29 novembre 2015

Che ne facciamo di questo Bucintoro?



Abbiamo nuovamente il Bucintoro. Splendida nave, davvero: ma non ha più le dorature a guazzo, i fregi e le sculture. Ha, invece, cannoni a tiro rapido, missili e (dovrebbe avere) aerei: stiamo parlando dell’orgoglio nazionale, dell’ammiraglia della flotta italiana: la portaerei Cavour.
La quale, poveraccia, rischia d’essere declassata – a pochi anni dalla nascita – a semplice portaelicotteri: come uno studente al quale dicono: “no, tu, più che qualche corso d’avviamento al lavoro...”. Poveraccio, come ci rimane male, e come ci rimarrà la Cavour se continuerà la vulgata imperante, quella che recita che diventerà una splendida portaerei con gli F-35.

Vediamo perché “osiamo” fare questa affermazione, ma non per la nota polemica sugli F-35: per altre ragioni, forse meno conosciute, ma più decisive. La nave non potrà mai operare come portaerei, perché non è adatta al velivolo scelto, né è stata costruita con i requisiti di una portaerei.

Prendiamo in esame i pesi, a vuoto e massimi al decollo, degli unici tre (in realtà solo due, lo Yak-141 non entrò mai in servizio, e non consideriamo il vecchio Yak-38) velivoli V/STOL:

F-35B: 13.300 – 31.800 Kg
Harrier II: 5340 – 14.100 Kg
Yakovlev 141: 11.650 – 19.500 Kg

I pesi degli Yakovlev sono quelli dei pochi prototipi costruiti: l’aereo, in ogni modo, conquistò 12 record mondiali per la categoria VTOL, riconosciuti dalla FAI.

Soprattutto il confronto dell’F-35 con l’Harrier rivela un “passo” molto diverso, ossia da un aereo specificatamente progettato per l’impiego V/STOL da piccole portaerei, si è passati ad aereo terrestre adattato: la Spagna, ad esempio, non ha preso in considerazione l’F-35B per la sua piccola portaerei “Principe de Asturias”.
Noi, invece, abbiamo costruito una portaerei un po’ più grande, ma sempre più modesta delle “Tarawa” (e classi successive) dei Marines statunitensi – che hanno un ponte di volo di circa 30 metri più lungo: 30 metri, non sono pochi in decollo/atterraggio – e poi abbiamo deciso che sì, poteva imbarcare anche un po’ di battaglione San Marco, con mezzi blindati e tutto il resto. Così, una nave di nemmeno 30mila tonnellate di dislocamento, dovrebbe fare la portaerei e la nave da sbarco: in più, dovrebbe gestire un aereo pesantissimo: ma vi sembra possibile?!?

E questo è uno dei problemi dell’F-35B: in primis, l’aereo è stato valutato sulla Tarawa e ancora non si sa se verrà costruito, per problemi tecnici (riscontrati in prova proprio sulla nave) e perché sono pochi aerei, rispetto agli ordinativi delle altre versioni. Di conseguenza, c’è il rischio che la Cavour, terminata la vita utile degli Harrier, rimanga una semplice portaelicotteri, incapace di proteggere i convogli mediante la componente aerea, mancando clamorosamente l’obiettivo previsto per un Paese che intende “difendersi”.
A parere di chi scrive, durante la lunga e contrastata crociera di un paio d’anni fa per fare da “salone itinerante” dei prodotti militari italiani, l’obiettivo migliore sarebbe stato uno solo: venderla.
In definitiva, l’aereo è pesante, troppo pesante per appontare sulla Cavour: ci spieghiamo meglio.

Una volta decollati grazie allo sky jump, gli F-35 devono pure tornare; qui entra in gioco l’eccessivo peso che abbiamo sopra riscontrato: oltre 30 tonnellate! Quasi un TIR a pieno carico!
In condizioni di bassa pressione e caldo umido, i motori non ce la fanno a fornire la spinta necessaria all’atterraggio verticale (1) e, dunque, l’aereo deve scaricare il carico bellico in mare e parte del carburante: la cosa, già fa rizzare i capelli.
Il problema (che si presenta sempre quando gli aerei sono in ricognizione armata) è quello di scaricare non solo le bombe (costano poco) ma i missili, i quali hanno dei prezzi che vanno da 1 a 2 milioni di euro l’uno: mettiamoci solo 4 missili e un po’ di carburante...voilà: 6-7 milioni ai pesci. Per aereo. E per appontaggio.
Ovviamente, è impossibile: c’è un’alternativa B? Sì, c’è, ma si chiama “fabbrica di vedove”.

L’aereo, invece d’appontare verticalmente, s’avvicina a bassa velocità alla nave ed apponta “normalmente” (come sulle grandi portaerei) “manovrando” sulla rotazione degli eiettori – in questo modo affida ancora una parte della portanza alle ali – poi, appena toccato il ponte, subito una spasmodica frenata per fermare 30 tonnellate d’aereo in 120 metri. Auguri. Forse può funzionare con un Harrier, ma non con un bestione da 30 tonnellate.
Per questa ragione affermavo, prima, che i 30 metri di differenza da una Tarawa fanno già una differenza, quella fra fermarsi al limite del ponte o finire in mare: in ogni modo, anche i Marines sono poco convinti.
Per i non addetti, ricordo che questa versione dell’aereo non avrà a disposizione il tradizionale gancio d’appontaggio.

Insomma, abbiamo costruito la portaerei fidandoci dello zio Sam, il quale è nei guai fino al collo per i tanti problemi dell’aereo, al quale s’è aggiunto questo – che, ricordiamo, riguarda solo l’eventuale F-35B – e che potrebbe far pendere la bilancia verso una cancellazione del programma della versione a decollo/atterraggio corto/verticale.
Gli USA non hanno questi problemi: la US Navy già sperimenta il “superdrone” Pegasus per la difesa aerea, che ha un raggio d’azione doppio rispetto al F-35 e costa la metà (2). Insomma, che alla fine resteremo in braghe di tela non è proprio una certezza ma – diciamo – un serio “dubbio ben motivato”.

Cosa succede nel mondo?
Il Regno Unito sfoglia la margherita come l’Italia – nel senso “aerei convenzionali o a decollo verticale”? Ovviamente, prima di costruire le portaerei. La Francia ha i Rafale (convenzionali), la Spagna rinuncia, l’India imbarcherà (?) i convenzionali Mig-29 con ali ripiegabili, la Cina ha copiato dei Su-27 russi...insomma, molta confusione sotto i cieli orientali.
Noi, restiamo in mezzo al guado, anche perché ci sono molti dubbi che la portaerei sia poi così importante come si crede, e come la II G.M. ce l’ha lasciata, ossia come una regina: o una grande papera in mezzo al mare?

Dopo l’ “exploit” del (quasi) sconosciuto missile russo Kalibr – lanciato contro le installazioni terrestri dell’ISIS da una corvetta nel Mar Caspio (3) – ci preoccuperemmo molto, se fossimo un ammiraglio in comando su una portaerei, di riportare a casa la baracca. Perché, lo stesso missile può essere lanciato da sottomarini, il che lo pone assolutamente all’esterno di qualsiasi area di ricerca e soppressione della minaccia subacquea, sia mediante aerei sia con gli elicotteri. Ricordiamo che il Kalibr è dotato di autoguida terminale sul bersaglio.
Questo, però, è un altro discorso che riguarda l’uso della portaerei nel suo complesso: altra cosa è stabilire che fare di una portaerei come la Cavour.

Premesso (per la seconda volta!) che venderla sarebbe la miglior cosa da fare, la nave andrebbe ristrutturata radicalmente, poiché si tratta di un ibrido senza senso: piccola portaerei, modesta nave da assalto anfibio. Questa è stata l’impostazione errata: far convivere sulla stessa nave due esigenze diverse, la seconda delle quali cozza violentemente contro le impostazioni della difesa italiana. Chi dobbiamo andare ad assalire a migliaia di chilometri dalle nostre coste? Con una nave? Due? Tre? Ma lasciamo perdere...
Diversa è la faccenda se si torna all’impostazione originaria: difendere “Blue Water” (ossia anche in pieno Mediterraneo) gli interessi italiani e le proprie navi mercantili. Uno strumento potente per l’offesa che potrebbe recare al nemico, non certo con qualche Harrier e pochi elicotteri come oggi.

Una portaerei che, a pieno carico, disloca 28.000 tonnellate è in grado, se ben strutturata, d’imbarcare circa trenta velivoli: lasciamo la scorta antisom alle fregate e concentriamoci sugli aerei. Diciamo, un mix di 24 aerei e 6 elicotteri.
I dati non sono campati in aria: sono pressappoco quelli delle vecchie Kiev della Marina Sovietica (simili per tonnellaggio).
Il problema è dove andare a prendere gli aerei: gli Harrier invecchiano, gli YAK non ci sono e l’F-35 s’appresta ad essere il più grande “bidone” che lo zio Sam ci va a rifilare. Dove prenderli?
Ma in Italia!

C’è un aereo, italiano, che è stato venduto in Israele, Polonia, Qatar e che partecipa alla selezione per un nuovo velivolo americano! Buy italian?
Si tratta dell’ottimo Alenia Aermacchi M-346 Master (4), un addestratore di quarta generazione il quale, però, presenta caratteristiche molto prossime ad un caccia leggero, ovviamente nella versione monoposto.

Le stime prevedono che il modello sarà costruito in oltre 600 esemplari entro il 2020, escludendo la versione da combattimento, alla quale a volte ci si riferisce con la designazione non ufficiale M-346K. Quest'ultima è un candidato alla sostituzione del caccia leggero Northrop F-5E Tiger II, diffuso in numerose aeronautiche militari nel mondo.” (Wikipedia)

Difatti, in Israele ed in Qatar l’aereo è stato venduto nella configurazione da addestramento – poiché la legge italiana impedisce la vendita di armi a Paesi che hanno conflitti in corso (la solita foglia di fico italiana) – ma, da quelle parti, poi, si modifica...

Insomma, si tratta di un buon velivolo. Vediamo i dati, comparati al Sea Harrier ed al F-35:

F-35B: 13.300 – 31.800 Kg
Harrier II: 5340 – 14.100 Kg
M-346 Master: 7400 –10.200 Kg

Lontanissimi entrambi dalle quasi 32 tonnellate dell’F-35, i due aerei sono abbastanza simili per prestazioni: entrambi subsonici con 1,2 Mach di velocità di punta…certo, il secondo è un addestratore e, dunque, bisognerebbe valutare i pesi una volta “sbarcato” il secondo seggiolino, caricato un radar aria-aria, eccetera...però, diciamo che a pesi ci siamo. E i costi?

L’addestratore costa 20 milioni di euro: il caccia costerà di più, ma sempre intorno ad un terzo di un F-35, il quale costa circa 100 milioni e non si sa nemmeno, nella versione “B”, se verrà costruito e quanto costerà.
Quindi, potremo avere una linea di volo per la Cavour che costerà circa 1 miliardo, contro i 3 del (ipotetico) F-35. E sarà un prodotto costruito in Italia, che darà lavoro agli italiani, non come i pochi posti creati a Cameri per l’occasione.
C’è un solo problema: non è un velivolo a decollo verticale, ma convenzionale, anche se i dati di corsa di decollo sono molto promettenti, 280 m, e per l’atterraggio 580 m (5). Pur ricordando che il velivolo, in configurazione da difesa aerea sarebbe piuttosto leggero (bombe e missili aria-terra pesano molto) – potrebbe essere armato con 4 AIM-120 Amraam e due Sidewinder, come l’Harrier, ed imbarcherebbe un migliaio di chili o poco più, poca roba – però necessiterebbe comunque di catapulte per il lancio e sistema di cavi (gancio) per l’atterraggio. E’ possibile?

In teoria sì, nulla è impossibile...dipende dai costi e dalla volontà di farlo, perché i costi non sarebbero tanto sul velivolo, quanto sulla nave.
Il risparmio sugli aerei, rispetto agli F-35, sarebbe di circa 2 miliardi: bastano per ristrutturare la nave da così:



a così?

La prima (in basso) è la Cavour com’è oggi, mentre le due (ipotetiche) configurazioni in versione “vera portaerei” si differenziano per una diversa disposizione delle catapulte: la cosiddetta “isola” con il fumaiolo, ecc, non andrebbe modificata. Sarebbe una ricostruzione/modifica pari a quelle che subirono alcune portaerei dopo la II G.M. con l’ingresso in servizio dei jet, come le inglesi classe Majestic o le americane classe Essex: per le Essex, ad esempio, furono necessari 7-8 mesi di lavori. Non soffermatevi troppo sui dettagli dei disegni: sono soltanto delle indicazioni.

La Cavour è costata (secondo Wikipedia) 1,35 miliardi, secondo l’ex ministro Mauro (6) 3,5 miliardi (semplicemente, 1,5 la nave e 2 miliardi gli aerei: gli americani gli hanno fatto uno sconto da 3 a 2 miliardi? Dubitiamo) ma la cosa non sposta i termini del problema, anche se (secondo alcune stime) gli F-35B verrebbero a costare 140 milioni l’uno, l’aereo più costoso della storia.

O ce la teniamo così, azzoppata, senza aerei o, al più, con degli aerei che daranno problemi dal primo all’ultimo giorno di servizio – l’F-35, di guai, ne ha a bizzeffe: motori, elettronica...nulla va per il verso giusto...ma la considerazione del troppo peso, in appontaggio, su un ponte così piccolo taglia la testa al toro – oppure la modifichiamo o, meglio, la vendiamo (terza volta) sempre che qualcuno la voglia, perché di scemi che tirino fuori fior di soldoni per una nave del genere mica se ne trovano tanti.
L’errore non è stato solo progettare la nave in sé (la duplice missione, difesa aerea e proiezione di potenza, su una nave così piccola), ma l’aver costruito una nave fidandosi degli americani ad occhi chiusi e, soprattutto, senza riflettere sul rapporto misure del ponte/pesi dei velivoli.

Il discorso generale, per l’Italia, di possedere una portaerei ci conduce direttamente alle spese per la Difesa: il 73% dei fondi che il Ministero dell’Economia destina alle imprese, anche quest’anno, andrà al comparto difesa. Ma l’Italia si muove fra il 7° ed il 9° posto (secondo gli anni) nella classifica dei venditori di armi, con una fetta del mercato mondiale intorno al 2% (7): in altre parole, vendiamo bombe, ma quanti italiani ci campano sopra?
Dall’altra, a forza di ricordare “si vis pacem, para bellum” si finisce per andare a bombardare la Libia, in Iraq e tutto il resto...ma, serve avere delle armi per difendersi?

Lascio ad altri questo dilemma, vecchio come il mondo, e ritorno alla Cavour: a meno di credere alla favoletta del F-35B che tutto risolverà...che facciamo, la ormeggiamo a Venezia e poi tiriamo fuori questo moderno Bucintoro, una volta l’anno, per celebrare il matrimonio con le acque?

(7) https://en.wikipedia.org/wiki/Arms_industry#World.27s_largest_arms_exporters

3 commenti:

Roberto ha detto...

Salve!

Io l'avrei chiamata "stella marina" perché Cavour
non mi smebra adatto per una portaerei ed in più
porta sf...

Mi dispiace Carlo ma questo argomento sembra non
aver interessato nessuno.
Anche io mi trovo perplesso per un articolo
abbastanza tecnico e "militare"... anzi "marina militare"...

Nondimeno ti ringrazio perché non ne sapevo nulla
di nulla ed lameno adesso se qualcuno parlerà di
portaerei italiane potrò stare sull'argomento.

Ti rivelo anche che in questo mio commento ho intenzione
di andare fuori tema (più del solito) ed anzi so benissimo
che il mio tema è invece adatto per l'altro tuo articolo,
quello sull'aereo militare russo abbattuto dai turchi, mi
sembrava che questo fosse troppo deserto ed in più la tentazione
di fare il primo commento...

Ieri i russi hanno denuciato al mondo la turchia o meglio
l'oligarchia turca perché farebbe traffico di petrolio
a "nero" con i 'terroristi' del Daesh...

Hanno mostrato foto di migliaia e migliaia di camion che
trasportano l'oro nero dalla Siria e dall'Iraq verso la Turchia
eccetera

Hanno detto che l'affare è tanto grande che rende milioni e milioni
di dollari a Daesh

Allora desidero sottopporre a questo blog una mia piccola riflessione:

-dove finisce questo petrolio a "nero" cioè a costo ridotto?
-supponiamo che finisca nei canali "paralleli" al commercio
del petrolio 'regolare'
-quindi significherebbe anche che finisce nelle pompe di benzina e gasolio
anche europee?
-quali pompe? quelle cosiddette 'bianche' ? (cioè senza brand)

Quindi il cittadino europeo ed italiano che si rifornisca da
pompe di carburante nelle quali ci sia petrolio proveniente
dal mondo Daesh INCONSAPEVOLMENTE (però solo fino a ieri)
fornisce danaro ai terroristi?

Mi viene da dire: "il mondo è piccolo!"

I nostri morti, che noi europei oggi piangiamo sono
dovuti, in minima parte, anche alla nostra continua
"indifferenza" sulle 'persone' alle quali diamo i nostri denari?

Mi verrebe da dire: "vabbè io vado a metano..."
E lo dico con una punta di orgoglio perché io vado a metano
da più di 30 anni ed a quei tempi rifornirsi era una impresa
ed ho 'collaudato' a mie spese la prima Multipla (acquistata nuova nel 1999)
sulla quale ho speso oiltre 6mila euro per guasti vari...

Io ho creduto nel metano come scelta ecologica ed
adesso è divenuta anche una scelta politica e sociale?

(Adesso però non dirmi, caro Carlo, che il metano proviene
dalla Libia ed ho 'mantenuto' per anni un feroce dittatore)

A me è sempre piaciuto pensare che il metano provenisse
dalle fredde steppe russe...

saluti

RA

Roberto ha detto...

Aggiungo...

Se la mia idea ha un fondo di verità
e se -come penso- già si sapeva che migliaia
di mezzi in movimento per le aride lande
siriane irachene e turche non erano lì
a fare gite di piacere...

Allora non ci sarebbebisogno di bombardare
basterebbe controllare le compagnie che
vendono petrolio ed impedire che nessun
barile 'abusivo' venga commerciato.

L'europa e tutto il mondo occidentale ma
cnhe la Russia glii Usa ecc.. dovrebbero
imporre un rigidissimo protocolloo di controllo
della provenienza del petrolio.

... e non ci sarebbe più bisogno di
bombardare...

Gli avremmo tolto, così senza colpo ferire,
la sorgente 'nera' dei soldi...

saluti

RA

Carlo Bertani ha detto...

Ma se sono loro che conducono la danza? Dai, Roberto, dattela...ciao.