Cosa sta almanaccando Mattarella? Strano rimandare le consultazioni
a ben un mese dal voto, non può essere solo “dimenticanza” o rispetto per la Settimana Santa:
qui, gatta ci cova.
Intanto, il governo “dimissionario” ed in carica solo per
“l’ordinaria amministrazione” ha pensato bene di compiere un atto piuttosto
pesante in politica estera: non sappiamo cosa sia capitato alla ex-spia russa
in Gran Bretagna, non ci sono prove che siano stati i russi e di bugie, in
passato, ne sono state raccontate in abbondanza (ricordiamo la fialetta
d’antrace di Powell!) eppure, abbiamo espulso due funzionari russi dall’Italia.
Atto grave in politica estera, che un governo dimissionario non dovrebbe
permettersi (trincerandosi proprio dietro questa qualifica): forse Mattarella
dimentica d’essere stato ordinario di Diritto Costituzionale?
Poi, ci sono le nomine in scadenza – come ha paventato
Rovertini, economista del M5S – ossia il “Gotha” dei funzionari ed
amministratori che dovranno governare “robetta” come ENI, ENEL, Cassa Depositi
e Prestiti e via discorrendo, per una sessantina di persone. Eppure, è prassi
che lo spoils system lo pratichi il nuovo governo: il perché non è nemmeno da
spiegare.
Insomma, una “polpetta avvelenata” che obbligherà il prossimo
governo a dover “sgombrare” persone scomode, con il relativo codazzo di
repliche, querele, i soliti “veleni” e, infine, ricorsi al TAR ed al Consiglio
di Stato. Questo è stato il senso dell’avvertimento di Rovertini.
Ma, domandiamoci: in cosa spera Mattarella?
In primis, Mattarella spera d’esser costretto a nuove
elezioni: questo darebbe modo a Gentiloni di scrivere il nuovo DEF e
consegnarlo al nuovo governo nell’Autunno, quando i giochi saranno già fatti e
si dovrà seguire, obtorto collo, le indicazioni del DEF (poiché i tempi saranno
strettissimi). Un DEF scritto da Padoan & Company ed approvato dall’Europa
con un coro d’applausi. Oh, grande gioia: questo spiegherebbe la strana “pace”
sul fronte dei titoli di Stato e relativi spread.
Tutto sommato, lasciar passare del tempo, corrodere i
primitivi segni di dialogo fra Lega e M5S, “riabilitare” Berlusconi come leader
politico senza strascichi giudiziari è un modo per togliere entusiasmi,
rinfocolare antiche diatribe e, in definitiva, offuscare una verità
semplicissima: la maggioranza degli italiani ha espresso un giudizio pesante
sull’operato dei governi europeisti e sulla gestione di questa Europa.
Mattarella spera, inoltre, in un “ravvedimento” del PD, che
abbandoni quell’opposizione che sa tanto di Aventino per rientrare nei ranghi
della “responsabilità”, che tradotto dal politichese vuol dire mettere a
disposizione i propri voti per un governo.
Quale governo?
Certo, Mattarella, Gentiloni ed i loro padroni, a Bruxelles,
canterebbero lodi al Signore se almeno una cinquantina di PD decidessero
d’essere più “responsabili” e s’aggregassero al gran circo Barnum di
Berlusconi, e Salvini accettasse di fornire carne da macello per l’estrema
“responsabilità”, per il “volume del debito che preoccupa”, per la “fluidità
della situazione internazionale”…ed altre balle che a Bruxelles stampano da
tempo con il ciclostile.
Meno gradito – ma sempre meglio dell’opzione “A” – sarebbe
un governo M5S con il PD: più difficile perché ci vorrebbe l’intero PD, ed
anche perché non si vede perché il M5S dovrebbe suicidarsi per le varie
faccende che ricordavamo.
Identica cosa si potrebbe dire per Salvini, ma lì la
questione è più complessa.
Senza voler tornare a chi ha vinto ed a chi ha perso,
proviamo a ragionare in termini di elettorato, ma di elettorato in termini di
ricchezza o, se preferite, di classe per le varie forze politiche. Perché lo
spauracchio di nuove elezioni è sempre presente, ed ogni partito tiene “famiglia”,
ossia teme le emorragie di voti, per qualsivoglia ragione.
Il M5S è stato il vero vincitore ed ha raggruppato un
elettorato molto variegato, inevitabilmente. Ha come “collante” la molto
avvertita avversione per un potere che si esprime come “Casta”, ossia una
gretta oligarchia la quale, come bene primario, reputa la propria sopravvivenza
come necessaria per una generica “salvezza” del Paese. Un terzo dell’elettorato
li reputa, invece, la causa dei mille guai italiani e li vuole spodestare: come
e con quali modalità è poi tutto da vedere, poiché non basta certo il miliardo
di risparmio che Fico ha promesso per la sua gestione come Presidente della
Camera. E’ senz’altro un segnale di buona volontà, necessario, ma poco rilevante
per il bilancio finanziario del Paese.
L’elettorato M5S è giovane, con livello d’istruzione
medio-alto, e questo li porta a credere che sia “facile” rimediare ad una
situazione disastrosa: sono disposti a dare credito al loro partito, ma non si
sa fino a quando, ossia se giungeranno al potere con grandi difficoltà – e a
fronte di una situazione disperante (a questo ci penserà Padoan, se scriverà
lui il DEF) – non si sa quale potrà essere la tenuta del suo elettorato.
I sondaggi, per nuove elezioni, li danno ancora in crescita ma
è difficile che vadano oltre il 35%: riflettiamo che sono già – per delle
elezioni politiche nazionali! – della percentuali “bulgare”. Roba da DC dei
tempi d’oro.
Dalla loro posizione, non possono che osservare il “resto”
dall’alto e chiedere chi sarebbe disposto a discutere con loro partendo, però,
dal loro programma: c’è da stupirsi?
Quello che si reputa “vincente” – e, invece, non è vero per
niente – è il centro-destra.
L’unica vera “vittoria” è stata l’aver impedito al M5S la
maggioranza assoluta: se la Lega
fosse andata per i fatti suoi, avrebbe racimolato sempre un buon gruzzolo di
voti ma – questo è l’inganno di questa legge elettorale – nei collegi
uninominali del Nord il M5S sarebbe stato, in molti casi, vincente e questo lo
avrebbe portato al cosiddetto “cappotto”.
Se tralasciamo il modesto contributo dei “Meloni-boys”, non
c’è nulla di più distante dell’elettorato della Lega da quello di Forza Italia.
E dubito che Salvini potrebbe essere il leader di una sorta di “partito unico”
che esprima i desideri d’entrambi.
Se partiamo dalla ripartizione per ricchezza italiana,
l’indice di Gini ci racconta che il 10% della popolazione gode di circa il 50%
della ricchezza. Ciò significa un reddito pro-capite di queste 6 milioni di
persone è all’incirca di 150.000 euro annui. Mentre per i restanti 54 milioni è
di circa 18.000 euro annui.
Ovvio che queste cifre sono soltanto indicative e vanno
prese con il beneficio d’inventario delle statistiche: servono, però, a
comprendere le differenze. Ora, Forza Italia ha sempre avuto un programma
elettorale centrato sul calo delle tasse, e questo è proprio quello che cercano
i possessori di grandi ricchezze. Ogni calo delle tasse significa un taglio al
welfare o ad altri servizi essenziali, ma a loro non interessa: hanno soldi per
curarsi dai migliori medici, mandano i figli alle scuole private, ecc.
Il loro Capo, Berlusconi, incarna proprio il tipo di persona
che loro desiderano: l’uomo che evade le tasse, che corrompe, che sgomita per
affermarsi, che ha in spregio la legge.
Ma, l’elettorato della Lega, è così ricco? Da chi è composto?
Chi vota la
Lega vuole pagare meno tasse, è vero, ma perché lavora. E’
soprattutto composto da artigiani, piccolissimi imprenditori, professionisti,
ma anche operai. Vuole pagare meno tasse perché suda per mettere insieme le
migliaia di euro che deve pagare ogni anno, ha sognato che liberandosi del Sud
le cose migliorassero, poi ha sognato che l’Europa fosse la manna che piove dal
cielo: oggi, chiede senza più cercare capri espiatori.
Come si possono mettere d’accordo due istanze così distanti?
Riescono a stare insieme soltanto per il potere mediatico,
per battute e barzellette, per le personificazioni di “maschi alfa” che
rivendono all’elettorato femminile ma, una volta al governo, hanno sempre agito
come Robin Hood al contrario. E chi pagò? La
Lega Nord, giunta ad un soffio
dall’estinzione. Meno di quanto pagò Forza Italia, segno che il “malessere” dei
grandi ricchi trovava risposte: meno che mai, Monti “risolse” i problemi
finanziari colpendo le pensioni dei lavoratori, un altro gesto in linea con Berlusconi.
Colpisci tante formichine e lascia stare i potenti: poi, le formichine si sono
incazzate.
Come ha “ricostruito” la Lega Salvini?
Anzitutto scrollandosi di dosso il passato: via il “Nord” e
via il simbolo del quale – come molti sapranno – era proprietario Berlusconi.
Nel 1994, dopo la caduta del primo governo Berlusconi, Bossi lo insultava
ripetutamente e, dalle querele conseguenti – che Berlusconi, facilmente, vinse
– la Lega Nord
perse la proprietà del simbolo, che Berlusconi ottenne in cambio di parecchie
centinaia di milioni di lire che Bossi avrebbe dovuto pagare.
Salvini ha sì, allora, centrato l’interesse sulla lotta
all’immigrazione: poi, però, s’è reso conto che l’argomento era di difficile
“presa” su chi lavorava fianco a fianco con stranieri. Ossia, andava bene il
vecchio andazzo “ci rubano i posti di lavoro” poi, rendendosi conto che la
questione del lavoro è più vasta – c’entra più la delocalizzazione che
l’immigrazione e, più d’ogni altra cosa, l’automazione – ha capito che la
realtà era più complessa e richiedeva un diverso approccio, soprattutto in
chiave europea.
A quel punto, Salvini andò ad occupare una posizione che
era, in parte, comune alle tematiche del M5S, ampliando il suo consenso anche
in aree che prima gli erano precluse.
L’avvicinamento fra Salvini e Di Maio non è strumentale,
ossia non è dovuto alla semplice somma aritmetica, bensì i due elettorati hanno
molti punti in comune, più di quelli che ha con Berlusconi (che la vecchia Lega
non ha mai amato e sempre solo sopportato per necessità) e si è trovato con un
“compagno di strada” verso il quale, subito dopo le elezioni, non lesinava
complimenti. Corrisposti.
Da qui il grande timore, che ha “consigliato” Mattarella a
posporre oltre ogni sensato limite l’inizio delle consultazioni: e l’urgenza
del DEF, dov’è finita?
C’è poi il PD. Il PD, mio Dio…il PD in ogni salsa, il PD in
ogni dove…senza capire che il PD è solo l’ultimo anelito di parecchie
formazioni politiche che non hanno mai capito il mondo dopo il 1991. Forse, perché
non l’avevano compreso sin dai tempi del dibattito fra Karl Kautsky e Rosa
Luxemburg, terminato tragicamente con l’assassinio della Luxemburg. Mentre
l’idea “entrista” di Kautsky ha ancora cavalcato la Storia per quasi un secolo,
prima di venire meno.
Il PD è stato sconfitto da se stesso, ossia dalla completa
incomprensione di cosa doveva diventare la sinistra di fronte al crollo del
grande impero sovietico: soprattutto di fronte alla ricomparsa dell’impero
germanico, che ha affilato le armi per la terza volta. Persino Andreotti
l’aveva ben compreso, quando affermò d’essere un grande estimatore della
Germania e sibilò, ironicamente, “al
punto di volerne sempre due”.
Senza più idee, senza più comprendere le tematiche del
lavoro (si vedano le contorsioni agoniche del sindacato, divenuto un semplice
CAF), senza saper opporre all’internazionalizzazione del capitale una
internazionalizzazione dei lavoratori, come poteva finire?
A fare il reggicoda del liberismo.
Perciò, il PD (ed i quattro scagnozzi che vorrebbero
“rifondare” qualcosa: ricordino, questi signori, quando applaudivano estatici la Fornero) potrà andare
sull’Aventino oppure svendere i suoi quattro voti a chi vuole, perché – proprio
nel mondo della sinistra – il M5S ha un milione d’idee in più. Proprio per
questo ha difficoltà a coordinarle (uno vale veramente uno?) ed a contenerle in
una progressione coerente (la democrazia digitale?), altro…si vedrà. Ci vuole
tempo.
Paradossalmente, se volessimo “leggere” la situazione
odierna con i vecchi termini, ci sono un moderno centro-sinistra ed un moderno
centro-destra, M5S e Lega. Frapposti e scomposti fra di loro si muovono vecchie
entità che blaterano litanie desuete, dipingendo mondi oramai scomparsi, come i
grandi manieristi di tutte le epoche al comparire degli impressionisti.
Si può comprendere che un vecchio professore di Diritto
Costituzionale, “consigliato” da un decrepito avvocato napoletano, non abbia
saputo partorire niente di più che la vecchia tattica: temporeggiare. Andò bene
a Quinto Fabio Massimo ma…riconosciamolo…ebbe anche un bel po’ di c…con
Annibale!
Auguri di Buona Pasqua, Presidente!