.Com’è attinente il verso di Guccini, se riflettiamo sul povero Vicino Oriente! Se rifletto che – quando scoppiò la guerra del ’67, il vero “giro di boa” fra arabi ed israeliani – ero un giovane studente ed oggi, mentre conto gli anni alla pensione, sono ancora qui a parlarne…
La notizia dell’attacco al Libano sembra la solita solfa che prelude a nuovi morti e rinnovate distruzioni – sempre uguale – ma racchiude, come prevede l’infinito copione medio-orientale, degli elementi di novità.
Israele dichiara di voler “cancellare” Hezbollah dal Libano, e sembra voler tener fede alle promesse, ma anche Bush voleva “eliminare” il terrorismo in Iraq (che, prima, non esisteva) ed invece ha aperto le porte dell’Iraq ad Al-Qaeda od a chi per essa.
L’attacco israeliano, in poche ore, ha cancellato decenni di sforzi del Libano per tornare ad essere un paese normale: tutto ciò è già avvenuto, con la distruzione sistematica delle infrastrutture ed il crollo dei flussi turistici. Da oggi, il Libano è nuovamente un nuovo francobollo medio-orientale in attesa di destinazione: protettorato israeliano? Siriano? ONU?
Chi ha più probabilità d’avvantaggiarsi della situazione è proprio Al-Qaeda, che da anni muove pedine nel Vicino Oriente per entrare il quel “mercato” di sangue, che fino ad un anno fa era controllato dalle formazioni guerrigliere regionali e non dal nuovo network del panarabismo al tritolo.
L’operazione in Libano – come dichiarato dagli israeliani stessi – sarà “lunga” e nessuno ne dubita: fecero la stessa dichiarazione gli USA prima dell’invasione dell’Iraq, ed oggi sono ancora là a contare lo stillicidio dei morti.
Prova ne sia, che gli USA hanno avvertito Israele dei rischi di un “indebolimento” del governo libanese: hanno capito la lezione irachena, mentre gli israeliani sembrano non aver meditato abbastanza su cosa significa impegnarsi in una guerra quando il nemico può fare affidamento su un prezzo del petrolio che viaggia oramai verso gli 80 $ il barile.
Benvenuti nel Grand Hotel del Libano, che riapre i battenti dopo meno di due decenni di pace – sembra affermare Hezbollah – che potrebbe in breve tempo essere sostituito dal network internazionale del terrore, quello che tira le fila dagli sperduti paesini del Pakistan. Chi non sa osservare e capire ciò che lo circonda, assicura sangue e dolore ad altre generazioni.
La notizia dell’attacco al Libano sembra la solita solfa che prelude a nuovi morti e rinnovate distruzioni – sempre uguale – ma racchiude, come prevede l’infinito copione medio-orientale, degli elementi di novità.
Israele dichiara di voler “cancellare” Hezbollah dal Libano, e sembra voler tener fede alle promesse, ma anche Bush voleva “eliminare” il terrorismo in Iraq (che, prima, non esisteva) ed invece ha aperto le porte dell’Iraq ad Al-Qaeda od a chi per essa.
L’attacco israeliano, in poche ore, ha cancellato decenni di sforzi del Libano per tornare ad essere un paese normale: tutto ciò è già avvenuto, con la distruzione sistematica delle infrastrutture ed il crollo dei flussi turistici. Da oggi, il Libano è nuovamente un nuovo francobollo medio-orientale in attesa di destinazione: protettorato israeliano? Siriano? ONU?
Chi ha più probabilità d’avvantaggiarsi della situazione è proprio Al-Qaeda, che da anni muove pedine nel Vicino Oriente per entrare il quel “mercato” di sangue, che fino ad un anno fa era controllato dalle formazioni guerrigliere regionali e non dal nuovo network del panarabismo al tritolo.
L’operazione in Libano – come dichiarato dagli israeliani stessi – sarà “lunga” e nessuno ne dubita: fecero la stessa dichiarazione gli USA prima dell’invasione dell’Iraq, ed oggi sono ancora là a contare lo stillicidio dei morti.
Prova ne sia, che gli USA hanno avvertito Israele dei rischi di un “indebolimento” del governo libanese: hanno capito la lezione irachena, mentre gli israeliani sembrano non aver meditato abbastanza su cosa significa impegnarsi in una guerra quando il nemico può fare affidamento su un prezzo del petrolio che viaggia oramai verso gli 80 $ il barile.
Benvenuti nel Grand Hotel del Libano, che riapre i battenti dopo meno di due decenni di pace – sembra affermare Hezbollah – che potrebbe in breve tempo essere sostituito dal network internazionale del terrore, quello che tira le fila dagli sperduti paesini del Pakistan. Chi non sa osservare e capire ciò che lo circonda, assicura sangue e dolore ad altre generazioni.