Come mi piace il ministro Gianluca Galletti: mi piace
soprattutto per la sua competenza e per la sua statura istituzionale. Per
cercarlo su Google ho fatto fatica: continuavano a propormi solo galletti
amburghesi: vuoi comprare galletti amburghesi? Fissa il prezzo su…compra, qui,
galletti amburghesi congelati…tutta la fragranza…garantito…
Non sapevo che esistesse anche un ministro Galletti, un
ministro del governo Gentiloni, ex Renzi, ex UDC, ex Casa delle Libertà, ex
nuclearista convinto (anche nel proprio giardino! tuonava…) ex assessore del
sindaco Guazzaloca (cdx) di Bologna, convinto assertore della difesa della
famiglia, attivo partecipante al “Family Day”, ecc, ecc, ecc…
E’ il tipico politico della nostra era, come ritmava Fossati
in La mia banda suona il rock: “oggi, fare tutto è un’esigenza”.
Insomma, ha fatto carriera semplicemente perché è il commercialista di Casini.
Così, si fa anche il ministro dell’Ambiente, con sublimi
competenze che gli derivano dall’aver spulciato, per anni, bilanci e bilanci.
Buoni, truccati, da truccare, santissimi, maleodoranti e pizzineschi.
Quando l’Ambiente non dorme e da segno di sé – ancora
Fossati…”Panama, che non dà segno di sé”
– fra una piñacolada e un piatto di tortellini, si deve inventare qualcosa
perché c’è la siccità. Ovviamente, tipi come il nostro bel Galletto non credono
un acca del mutamento climatico: non perché se ne siano fatti un’opinione,
ondeggiando fra i sostenitori della teoria antropica e, all’opposto, quelli
della teoria dei cicli climatici naturali…no…semplicemente, non ne sa proprio
niente!
Proprio mentre è al telefono con Pierferdinando – Ehi, Pier,
devi mandarmi il bilancio della tua fondazione, altrimenti come faccio a farti
avere lo sgravio fiscale? Quand, mercul d’sira?
An pos brisa…go da andar a Mirandola, por la festa dal m’lon…eh, cusa vol c’at
diga…ben, alora fem Giobia…as fem du turtein d’la Cesira? Va be, a Giobia
d’sira… – mentre squilla l’altra linea, quella pubblica.
E un giornalista dei “nostri” – an pos brisa dirg ad no, ciao Pier, a Giobia – che gli chiede cosa
farà il governo per ovviare alla siccità. Lì per lì, gli viene da dire: cosa
vuole che ne sappia io?!? Poi, si ricorda d’essere il Ministro dell’Ambiente,
quello con la “A” maiuscola.
Prende tempo: un attimo…mi chiamano sull’altra linea…soldi
da dare agli agricoltori non ce ne sono, Sioux che facciano la danza della
pioggia non ne conosco…e poi è meglio di no, che quando l’acqua arriva ne
arriva sempre troppa (eh, non conoscere a fondo cosa vuol dire mutamento
climatico N.d. A.)…insomma…chiama la moglie: “come si chiamano le fontane di
Roma?”
“Nasoni, Gianluca, ma dai, come fai a non saperlo…”
Ma s’a vot ch’al sapia
mi…pronto, eccomi, mi scusi…
“Chiuderemo i Nasoni…le fontane di Roma…sa, per via del Lago
di Bracciano, delle sorgenti…metta giù due righe, tanto non possiamo far niente
con la Merkel,
figuriamoci con Giove Pluvio! Arrivederci, la saluto.” A l’è pront da magner?
Nell’Italietta post berlusconiana e post renziana, ci
scusiamo coi lettori: non riusciamo ad inventare nulla, nessun complotto…c’è
solo da ridere…
A parte, Ministro Nas…pardon, Galletti, che basterebbero dei
semplici rubinetti col pulsante a tempo (magari dietro la colonnina, per non
rovinare l’estetica)…ma lei si rende conto che è andato a scomodare una pulce
quando in casa è entrato un elefante?
Se, invece, vuole saperne qualcosa di più mi limito a
copiarle una soluzione (per carità: una delle molte: ci sono i dissalatori ad
energia solare, il recupero delle acque reflue dei depuratori, l’irrigazione a
goccia, ecc )…solo che è un po’ datata…la pubblicai il 4 Aprile del 2008…ma non
si preoccupi, è attualissima! Tanto, non avete fatto niente!
Le ragioni dell’acqua
(estratto)
Tre semplici chiuse
Il dimenticato “pianeta acqua” è dunque composito ed
insostituibile: dalla tazza di tè alla centrale idroelettrica, dal pomodoro
alla tintura dei tessuti. Cosa possiamo fare? Precisiamo che – a parte tanta
aria fritta – non si sta facendo nulla. Allora, cosa si potrebbe fare? I grandi
laghi prealpini hanno dei livelli minimi e massimi: secondo il Limno – la Banca dati dei laghi
italiani – il Lago Maggiore ha addirittura un’escursione di circa 3,2 metri dal livello di
massimo invaso al minimo, quello di Como di circa un metro e pressappoco 2 metri il Garda. Ci sono,
poi, altri laghi minori.
In Primavera, i laghi raggiungono alti livelli con le piene
primaverili e lo scioglimento delle nevi, ma tutta quell’acqua se ne va con il
finire della Primavera, e in Estate – quando servirebbe – sono già ai livelli
minimi. Basterebbero tre chiuse, tre sole chiuse che permettessero di mantenere
i laghi agli alti livelli primaverili, per rilasciare poi lentamente l’acqua
durante l’estate e utilizzarla per gli usi irrigui. Inoltre, mantenere su
livelli costanti i laghi creerebbe meno problemi alla navigazione interna.
Costo? Pochi milioni di euro (recuperati ampiamente, se ci fossero anche tre
turbine idroelettriche a valle delle chiuse). Non miliardi come il Ponte sullo
Stretto di Messina o per le banche venete.
Quanta acqua si riuscirebbe a trattenere in quel modo? Circa
1 miliardo e mezzo di metri cubi d’acqua. A quanto ammonta la portata del Po
nella stagione di magra? Secondo il Consorzio Navigare sul Po, a circa 420 m3/s: con quell’acqua
sarebbe possibile raddoppiare la portata del Po per un periodo pari a circa 41
giorni, ossia proprio nei momenti più acuti della siccità. Dalla gestione delle
risorse idriche, quindi, dobbiamo passare a quella del sistema acqua: sembra un
cavillo, ma è una distinzione profonda e di merito. La gestione del sistema
acqua non consente solo d’avere più acqua quando serve, ma anche ad evitare le
rovinose alluvioni dell’Autunno.
La gestione delle acque dolci
In Italia, non esiste il concetto di gestione delle acque
dolci: nei paesi dell’Europa Centrale, le merci viaggiano per il 30% su fiumi e
canali, da noi meno dell’1%. Il “pianeta acqua” incrocia anche il mondo del
trasporto, e dove lo fa i risparmi sono evidenti: in Germania il passaggio
delle merci dalla produzione alla distribuzione costa circa il 2% in meno che
in Italia, proprio l’aggravio che comprende il trasporto.
L’UE, nel suo libro bianco La politica europea dei trasporti fino al 2010: il momento delle scelte
ricordava che il bacino del Po è sotto-utilizzato per le sue potenzialità di
trasporto, ed era disposta a finanziare fino al 50% della fase di progetto e
fino al 10% delle opere per rendere navigabile il Po, dal Delta a Piacenza con
diramazione verso Milano. I costi? Il Consorzio Navigare sul Po li stimò nel 2000 in circa 400 miliardi
di vecchie lire: circa 200 milioni di euro che, con il contributo europeo, si
sarebbero ridotti probabilmente a 100.
Inoltre, risistemando i fiumi, s’otterrebbero fondi attivi
dalle cadute d’acqua (un tempo, le utilizzavano i mulini ad acqua): la Russia è il primo Paese al
mondo per lo sfruttamento delle cadute d’acqua delle chiuse.
Qualcuno ne ha sentito parlare? Si è fatto qualcosa?
Purtroppo, manca in Italia una visione politica che sia vicina alle necessità
del Paese, che guardi alla soluzione dei problemi senza verificare, prima, se
“tangenziale” fa rima con “tangente”. Sorella acqua è d’animo gentile e ci sta
mandando innumerevoli segnali: la stiamo sottovalutando, ingiuriando,
violentando. Non sia mai che passi ai fatti.
Non m’era mai capitato di ri-pubblicare un articolo e di
trovarlo così attuale. Per chi volesse legger l’articolo integralmente,
l’indirizzo è: http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=18621
At salùt, Nason!
Dighal a la festa dal m’lon: anche par far i m’lon ag vol d’laqua…