tag:blogger.com,1999:blog-166224982024-03-14T08:04:32.193+01:00Carlo BertaniCarlo Bertani blog: un piccolo spazio aperto sul mondo, qui e sul sul mio sito, www.carlobertani.it..e adesso http://italianzihuatanejo.blogspot.com/ Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.comBlogger647125tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-35638441424405742942021-08-21T20:25:00.000+02:002021-08-21T20:25:09.333+02:00La banalità della guerra<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-FItAJJcy1qM/YSFEWaaLRUI/AAAAAAAACbY/sr6TOXVdXsAjvxF-7sM-E3qBLkU56CDuQCLcBGAsYHQ/s512/unnamed.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="512" height="263" src="https://1.bp.blogspot.com/-FItAJJcy1qM/YSFEWaaLRUI/AAAAAAAACbY/sr6TOXVdXsAjvxF-7sM-E3qBLkU56CDuQCLcBGAsYHQ/w400-h263/unnamed.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La scossa afgana è stata dura da digerire: come un corpo
attraversato dalla scarica elettrica, l’Occidente è steso a terra e bofonchia,
nell’attesa che il malore se ne vada. Qualcuno scrive di “inevitabilità”, altri
di “riscossa”, altri ancora di “speranza”: l’unica realtà è quella
dell’aeroporto di Kabul, dove ci sono più morti e feriti causati
dall’incresciosa disorganizzazione della fuga occidentale. Nemmeno capaci a
scappare ordinatamente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Terminata la guerra, ci saranno state certamente delle
vendette, delle rese dei conti…è inevitabile…pensiamo alla Berlino nel ’45 con
i russi in casa…ma non si sono viste le lunghe file di persone inginocchiate a
terra per tagliare loro la gola, e qualche senso questa “magnanimità” talebana
deve pur averlo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I Talebani hanno compreso che sono stati in grado di
riconquistare il Paese, ma sanno benissimo che nulla potrebbero fare per
fermare le squadriglie di B-52 che li sotterrerebbero di bombe: perciò, hanno
tolto all’avversario la ragione per bombardarli. Semplice: è bastato
disarticolare la “coalizione” mondiale nata nel 2001 dopo gli attentati alle
torri di New York, per le quali pare che non fossero nemmeno responsabili.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli Stati Uniti sono a terra e per un po’ non sapranno
risollevarsi, alla Gran Bretagna – dopo la Brexit – non è rimasta che la strategia del
pappagallo: ripetere, con molta discrezione nei termini, ciò che arriva da
Washington. Russia e Cina, insieme all’Iran hanno sposato, paradossalmente, la
strategia “salvinista”, ossia ognuno padrone a casa propria. L’Europa “guarda”,
“osserva”, “ragiona”. E tace.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In realtà, è stata una grande vittoria cinese sugli
occidentali senza che i cinesi facessero niente: sono bastate dichiarazioni
compiacenti e tranquillizzanti, mentre la Russia gongola per la ferrovia che
dall’Uzbekistan raggiungerà Mazar I Sharif e l’Iran quella che dal territorio
iraniano giungerà ad Herat: il collegamento verso Kabul sarà secondario.
L’importante, è rendere trasportabili per ferrovia le stratosferiche riserve
afghane di minerali preziosi, dei quali gli USA erano già a conoscenza ma, non
sapendo convivere con gli afgani, hanno dovuto rinunciare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si tratta anche d’Oro e diamanti – ma per quelli non era
necessaria la ferrovia – mentre servirà per le (stimate) 60 milioni di
tonnellate di Rame, per i 2,2 miliardi di tonnellate di Ferro ma soprattutto le
1,4 milioni di tonnellate di Terre Rare, oramai quasi monopolio cinese in tutto
il Pianeta: il vero potere nel controllo della produzione futura – armamenti,
telefonia, informatica, settore spaziale, ecc – riposa proprio nel possesso del
mercato delle Terre Rare, delle quali la Cina ha fatto grande incetta ed ha stabilito
contratti a lungo termine in America Latina. Il Litio dell’Argentina, della
Bolivia (ed oggi quello afgano) hanno fatto pronunciare a russi e cinesi una
frase fatidica nell’occasione della guerra afgana: “Un’alleanza invincibile”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In qualche modo, la guerra afgana ha ricordato la Suez del 1956, che segnò la
fine dell’imperialismo britannico in Oriente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Passata la buriana, verrà il tempo di tirare le somme di
questa apocalittica sconfitta nel settore orientale: si è cominciato con il
fallito tentativo d’egemonizzare la
Siria, terminato con una sconfitta plateale degli USA, della
GB, della Francia e d’Israele nell’unico territorio che consentiva d’arrivare
ai confini russi. Oggi è l’Afghanistan a segnare l’estromissione degli occidentali
dall’Asia Centrale e per Dicembre 2021 è già stato deciso l’abbandono dell’Iraq
da parte delle forze americane che ancora vi risiedono, con ovvi contraccolpi
sul mercato petrolifero e, vista la vicinanza dell’Iran, un nuovo elemento
geostrategico da tenere in conto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Rimane ancora l’asfittica Ucraina nel cercare di tenere a
bada il potente vicino, ma non ci pare che la dirigenza ucraina – abbandonata
da tempo dall’occidente ed in preda ad una crisi economica che ha dimezzato il
valore della moneta nel volgere di pochi anni – sia in grado di contenere i
russi che, peraltro, conquistata la
Crimea ed il bacino del Donbass, li lasceranno al loro
(amaro) destino.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fra pochi anni, gli unici “avamposti” dell’occidente in Asia
saranno solo più la
Giordania, l’Arabia Saudita ed Israele: auguri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A questo punto, la parola dovrebbe tornare alle armi, ma
anche qui ci sono dei punti di non facile soluzione e dovremo fare un passo
indietro per scorgerli nella loro interezza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da dove nacque il potere occidentale?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nell’Ottocento – solo per non andare più indietro – il
potere della Gran Bretagna si poggiava su tre grandi direttrici: l’artiglieria,
la flotta e la cavalleria.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Grazie alla flotta il potere britannico si poteva espandere
in tutti i mari e le terre, grazie alla cavalleria poteva controllare qualsiasi
tentativo di rivolta e grazie all’artiglieria dominava popolazioni e territori.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Questo fu, a grandi linee, ciò che permise il grande potere
coloniale inglese.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche perché dominate senza possibilità di riscossa, le popolazioni
coloniali permisero la nascita dei governi coloniali, in parte britannici ed in
parte indigeni: fu così che nacquero le future classi dirigenti nelle nazioni
ex coloniali.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Basti pensare alle migliaia di burocrati, tecnici e militari
che l’India trovò all’atto dell’indipendenza, mentre un Paese come la Tanzania (ereditato dai
tedeschi dopo la fine della Prima Guerra Mondiale e mai “ristrutturato”) si
ritrovò per gestire l’indipendenza 3 medici e circa 150 maestri elementari.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa fece andare in crisi il sistema inglese?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo abbiamo visto tutti ne <i style="mso-bidi-font-style: normal;">L’ultimo Samurai</i>: la mitragliatrice. Senza la mitragliatrice, i
samurai avrebbero vinto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Crollata la cavalleria, toccò alla fanteria assumersi i
compiti e, nella Prima Guerra Mondiale, sappiamo a quale disastro si andò
incontro: l’artiglieria dovette assumersi il compito di distruggere le fanterie
avversarie, ma l’artiglieria costava, ogni proiettile costava caro. E si
combatté per quattro anni, fin quando i rifornimenti di granate di uno dei
contendenti s’esaurirono.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Rimaneva la flotta, ma la flotta aveva adesso bisogno
d’esser protetta dai velivoli avversari e, nonostante la nullità della flotta
tedesca, nella Seconda Guerra Mondiale la flotta inglese fu decimata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo la fine della guerra la situazione trovò un nuovo
equilibrio: le portaerei americane controllavano i mari…l’URSS non ne aveva
quasi…ma l’URSS non ne aveva bisogno: dopo Hitler e Napoleone, venite a
conquistarci.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E furono proprio gli sconfitti, i tedeschi, a procurare
l’arma che avrebbe segnato un nuovo dissesto: prima il razzo, poi il missile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per molto tempo ci si rifugiò nelle certezze del nucleare:
oggi, con USA, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia, Israele, Pakistan, India,
Nord-Corea…più chi si prepara ad accodarsi…c’è oramai da stare bene attenti a
premere il bottone.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli americani avrebbero potuto portare in Afghanistan un
migliaio di carri armati e blindati (come avevano fatto i russi) del costo di
milioni di dollari ciascuno, solo per vederli distruggere da missili
spalleggiabili, del costo di migliaia di dollari ciascuno. E non lo fecero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Avrebbero dovuto creare un solido governo coloniale, ma
senza il controllo del territorio (per un massimo del 50% raggiunto) non
potevano farlo: oltretutto, non avevano esperienza di governi coloniali.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, se ne sono andati: tanto abbiamo le portaerei che
controllano i mari…le rotte…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fino a un certo punto: il bello è che gli americani lo sanno
benissimo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fintanto che si tratta di controllare la pirateria qualche
fregata basta ed avanza…ma in uno scenario di vera guerra – senza poter usare
le armi nucleari – il problema diventa serio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Basti pensare alla guerra in Iraq del 1991: una manciata di
missili <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Scud</i> <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>del 1950 lanciati dall’Iraq su Israele – e per
farceli arrivare avevano ridotto la testata bellica da 1 tonnellata a cento
chili d’esplosivo – causarono 156 morti fra la popolazione israeliana, morti
che gli israeliani nascosero dichiarandone uno solo, morto d’infarto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I famosi “Patriot” o cose del genere non beccarono niente,
perché la velocità dei missili che scendevano dalla stratosfera era troppo alta
per intercettarli: per prenderli sarebbero stati necessari dei laser di potenza
a lunga gittata. Peccato che, per ora, esistano solo sulla <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Enterprise</i> di Star Trek.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I missili a lunga gittata a velocità ipersonica, invece,
fanno già parte degli arsenali di Russia, Cina ed anche degli USA: solo che gli
altri non pretendono di governare tutti i mari del mondo, mentre gli americani
sì.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una salva di tre-quattro missili lanciati a breve distanza
di tempo, non sono intercettabili da nessuna nave e, quando incontrano una
portaerei, generano un disastro epocale: perforando il ponte di coperta,
incontrano aerei e serbatoi di kerosene che esplodono in un attimo. Poi,
incontrano anche l’apparato motore nucleare. Non vado oltre.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I sottomarini possono lanciare missili?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Certo, però o sono missili a testata nucleare oppure causano
poco danno, anche perché i sottomarini non hanno batterie di missili così
fornite da colpire così tanti bersagli: sono stati pensati per la guerra
nucleare e le armi convenzionali sono soltanto un adattamento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche l’USAF, purché attrezzata con il meglio del meglio,
può fare “cappotto” nelle guerre “non convenzionali”, ossia contro l’Iraq o
l’Afganistan: contro l’Iran, ad esempio, non sono andati oltre qualche drone.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In una vera guerra non nucleare non si può prevedere cosa
potrebbe succedere: certamente Russia e Cina hanno usato parole molto pesanti –
“alleanza invincibile” – ma la realtà sarebbe proprio difficile da individuare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perciò, la strategia procede con questi colpi – in parte
diplomatici, in parte militari – ma sempre senza raggiungere il limite della
guerra: all’interno di questa strategia, per ora, l’occidente s’è visto
perdente senza condizioni. In Siria, in Ucraina, oggi in Afghanistan.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La scelta, in anni lontani, fu una scelta del capitalismo
internazionale: utilizzare nazioni con basso costo del lavoro per conquistare
mercati e sconfiggere competitori. Alla fine, proprio quelli che dovevano
essere dei “mezzi di produzione” e basta si sono rivelati vincenti: riflettiamo
sulla non volontà di Marchionne d’intraprendere la via dell’auto elettrica, ad
esempio, e cosa ha portato come frutti, quando invece gli Agnelli, negli ultimi
anni del millennio, già sperimentavano le auto elettriche.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oggi, la Cina,
ha nelle sue mani il mercato dell’auto elettrica a costo contenuto ed ha
conquistato la benevolenza afgana per avere a disposizione proprio i minerali
che servono per costruirla. Sta costruendo a tamburo battente una grande
Marina, ma non la muove mai dal mar Cinese e non va a cercarsi dei guai
dappertutto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Invece, si muove agilmente in tutto il Pianeta per acquisire
contratti sui minerali che le servono, ma non “strozza” mai sul prezzo chi
vende: domani, se avranno più possibilità economiche, verranno da me a
comprare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oramai la Cina
spazia nella sua tecnologia da un settore all’altro: dalla meccanica appresa in
anni lontani dall’alleata URSS al tessile, appreso soprattutto in Europa: vi
meravigliavate di qualche decina di migliaia di cinesi a Prato? Erano solo
l’avanguardia, per imparare: oggi, sono 13 milioni gli addetti all’industria
tessile cinese, 13 milioni che lavorano su macchine tecnologicamente
avanzatissime e di buona qualità di prodotto. Poi venne l’elettronica e
l’informatica, fino all’acquisizione della IBM (oggi Lenovo) ma soprattutto i
grandi progressi nell’elettronica della difesa e dello spazio. Anche nelle
energie rinnovabili la Cina
guarda avanti, anche se non basta ancora per sopperire alle necessità
dell’industria: in ogni modo, ha ben 350 GW di potenza eolica installata –
maggiore di quelle di <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Europa, Africa,
Medio Oriente e America Latina<b> </b>messe assieme – e procede a balzi del 78%
sull’anno precedente.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non conosciamo la ragione di un simile balzo economico sul
resto del Pianeta: possiamo solo riconoscere che la loro politica estera non è
brutale come lo fu quella europea e non è nemmeno grezza come quella americana.
Ci sanno fare: riconosciamolo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Inutile raccontarsela: noi europei non contiamo quasi più
niente nei grandi mercati internazionali. Abbiamo rinunciato a troppe cose:
come quando facemmo fuori Gheddafi che era il nostro garante per il grande
progetto tedesco Desertec, ossia la captazione d’energia solare nel deserto
libico che ci avrebbe consegnato, da solo, il 25% dell’energia necessaria in
Europa. E perché? Per seguire Sarkozy o la Clinton? La Germania, solo per ricordarlo, non mosse un dito
contro Gheddafi: l’Italia s’accodò, scodinzolando, quando pochi mesi prima era
stato ricevuto a Roma in pompa magna.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Adesso è tardi per recriminare, per rimpiangere le occasioni
perdute: non abbiamo più chance per far sentire la nostra volontà. Ammesso
d’averne una.</p>
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</p><p class="MsoNormal"><br /></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vicenda dell’antisemitismo, che per noi giunge solo ad
Hitler o poco oltre, ha invece origine in tempi molto lontani: i primi a
praticarlo furono gli antichi Romani.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oddio, per i Romani non si distingueva molto fra Ebrei e Cristiani
e, dunque, le due vicende ebbero parecchie interconnessioni: la prima,
evidente, è che Gesù nacque ebreo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I Giudei avevano combattuto duramente contro i Romani e non
furono sconfitti definitivamente che nel 70 d.C. dopo l’assedio di Tito, figlio
di Vespasiano: lì, iniziò la diaspora ebraica. E’ plausibile pensare che, dopo
una lunga e sanguinosa guerra, non corresse proprio buon sangue fra Romani e
Giudei…ma si trattava di scenari comuni a tante altre conquiste.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I Cristiani, almeno storicamente, quasi non esistevano:
Giuseppe Flavio – ex generale giudeo poi diventato molto amico di Vespasiano,
al punto di prendere il nome della sua stessa <i style="mso-bidi-font-style: normal;">gens</i> – riporta (tramite Plinio il Giovane) qualche notizia su un
certo Gesù Cristo che afferma essere un maestro molto ben voluto e, soprattutto,
un essere “pacificatore” (e quindi molto lontano dalla ideologia dei
guerriglieri Zeloti). Su questi resoconti, però, cala il dubbio degli amanuensi
medievali: quanto dell’originale, veramente scritto proprio dal giudeo/romano,
è stato ri-scritto fedelmente?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E Ponzio Pilato?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Altro bell’affare: carnefice per alcuni, santo per i
cristiani ortodossi etiopi. Vacci a capire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, anche prendendo per buona la descrizione degli
Evangelisti (postuma d’ameno mezzo secolo dopo la morte di Gesù), si giunge ad
un risultato di poca rilevanza storica: fece frustare o fustigare Gesù? C’è una
bella differenza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ciò che appare fra le righe è che a Ponzio Pilato importasse
poco di quella vicenda: però, nessuna esecuzione capitale poteva essere
comminata se non dal potere romano. Insomma, dire che c’è buio pesto su quella
storia è ancora poco: si dà per certo che un tizio di nome Gesù fu crocifisso,
ma nessuno conosceva all’epoca un certo Barabba. E allora?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vera pietra angolare del Cristianesimo fu Paolo di Tarso:
ebreo ellenizzato che mai conobbe Gesù, però cittadino romano di lingua greca. Il
quale, dopo la morte di Gesù, fu la persona che tracciò le indicazioni per la
nuova fede la quale, così, dall’origine medio-orientale, si “munì” di una
filosofia greca “d’appoggio” e di una liturgia latina, ovvia per avere
diffusione nel vasto impero. Un bel pudding, presentato secoli dopo come un
tutt’uno. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, dopo queste premesse, possiamo fidarci –
prendendola con le molle – solo della storiografia dell’Età Moderna, ad esser
già larghi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La religione Romana era un Paganesimo complesso ed era, in
definitiva, una religione <i style="mso-bidi-font-style: normal;">civile</i>: era
il Senato Romano a decidere quali culti e quali Dei andassero onorati, in
seguito anche le bolle imperiali. Man mano che nuovi territori venivano
conquistati, nuovi Dei comparivano per l’approvazione senatoriale: non c’era
una Casellati a dirigere il simposio, e fu certamente una gran fortuna.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Siccome c’erano molti Dei, fra i popoli sottomessi, che riguardavano
la salute e la malattia furono accolti come Dei “corollari” al Dio Esculapio,
il quale già era il Dio greco Asclepio…insomma…nella <i style="mso-bidi-font-style: normal;">domus</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">medicorum</i> ci
potevano stare tutti…così i vari Dei virili e bellicosi, che erano tutti
discepoli di Marte…così ognuno poteva continuare a venerare i propri Dei se
“inscritti” dal Senato Romano fra quelli che erano “compresi” anche dai Romani.
Il sistema, bene o male, funzionava.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, il Paganesimo Romano ha molti punti di
connessione con il Pantheon induista e qualche connessione col successivo
buddismo, laddove però gli “dei” non godono di una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">esistenza inerente</i>, bensì come manifestazioni “esplicative” di
sentimenti e pulsioni presenti anche nell’animo umano: una formazione più
“psichica” rispetto a quella tradizionale induista.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il problema, per i senatori romani – fra una visita alle
terme ed una al lupanare – era quello di garantire, agli Dei “accettati” il
medesimo trattamento degli Dei tradizionali: insomma, a Roma si doveva
accettare tutto in blocco e, se non accettavi, erano ceci.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Senato aveva anche regole curiose, quale che per alcuni
riti c’era il “vietato ai minori”, mentre altri – perché apertamente in
conflitto con l’etica Romana – erano addirittura proibiti. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per questo motivo l’imperatore Adriano – ma s’era già nel II
secolo d.C. – decise di mettere un poco d’ordine nelle faccende religiose e
pubblicò un “Rescritto” nel quale indicava anche i Cristiani: ossia, se non
c’erano altre ragioni (ad esempio il rifiuto palese d’altri riti) nessuno
poteva condannare una persona, o spargere maldicenze, soltanto per la sua fede.
Gli ebrei erano lontani: popolavano soprattutto Alessandria d’Egitto ed
Antiochia, la seconda e la terza città dell’Impero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il problema erano che i primi a non accettare altre fedi
erano proprio i Cristiani.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La figura del Dio unico (ma “trino”, e questo in seguito
condusse a guai a non finire) cozzava violentemente contro una concezione
poliedrica della religione, giacché sostituiva alle mille pulsioni “condivise”
fra mortali ed immortali una figura unica che tutto sapeva e conosceva, ma
aveva attributi così lontani da quelli umani dal finire per essere una figura
esterna al vivere umano. Ossia, da quel momento “l’umanità” era più un dovere
che un piacere e tutti divennero “schiavi” di un padrone sconosciuto con
attributi extra-umani e, dunque, superiori. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La cosa non fu presa tanto bene da molti pagani, ma come
andarono a finire le cose lo sappiamo e con Costantino il Cristianesimo divenne
religione di Stato: difatti, già verso la metà del millennio, iniziarono le
prime persecuzioni verso gli ebrei.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La questione era semplice: i Giudei hanno ammazzato Gesù
Cristo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A parte che Gesù, senza il consenso dell’autorità Romana mai
avrebbero potuto crocifiggerlo ma, soprattutto, sarebbe come se oggi
decidessimo che gli americani sono tutti da eliminare perché hanno ucciso Sacco
e Vanzetti. Oppure gli inglesi, che impiccarono gratuitamente a Napoli
l’ammiraglio Caracciolo dopo aver invitato la moglie per un tè a bordo
dell’ammiraglia di Nelson, giusto per vedere con i suoi occhi il marito appeso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma: le colpe dei singoli non possono generare
ritorsioni che finiscono addosso ad etnie, razze o religioni dopo secoli.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il problema della ritorsione si diluisce con le generazioni:
in Europa più nessuno può avercela a morte con i tedeschi, ma chiedetelo ai
nostri genitori o nonni. Nei Balcani, quando la diluizione dei dolori
cominciava a scomparire, capitò un’altra guerra dove i croati tornarono
ustascia…i serbi cetnici, ecc…il tempo diluisce e cancella, ma con fatica.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come mai nel caso dell’antisemitismo non è accaduto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché i cristiani decisero – e questa proibizione fu valida
per tutto il Medio Evo, quando “ricchezza” era quasi sinonimo di “terra” – che
la proprietà immobiliare agli ebrei era proibita. Per più di mille anni! Vi
rendete conto di quale affronto fu verso persone che magari non erano nemmeno
parenti dei cosiddetti “assassini” di Gesù? Di certo non lo erano gli
askenaziti, poiché popolazioni d’origine georgiana che si convertirono
all’ebraismo nel VIII secolo d.C. e poi migrarono a Nord, verso l’Ucraina e la Polonia. Anche i sefarditi…sì,
almeno sulla carta erano i discendenti degli ebrei di Gerusalemme…passati poi
ad Alessandria d’Egitto, poi in Marocco, quindi in Spagna ed infine nelle
Fiandre dove gli spagnoli li avevano cacciati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Senza terra per sostentarsi è ovvio che si dedicarono
dapprima all’artigianato ed al commercio e, infine, all’usura: perché? Poiché i
nobili del XVII-XVIII secolo non avevano altro modo per procurarsi i soldi che,
senza pensarci troppo, perdevano ai tavoli da gioco. E, il prestito ad
interesse, era considerato peccato sia per i musulmani e sia (in modo molto
meno rispettato) per i cristiani.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il famoso “scudo rosso” dei Rothschild altro non era che
l’insegna convenzionale dove si poteva trovare un prestito ad Amburgo: in
realtà, pare che la famiglia si chiamasse Muller o qualcosa di simile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poi, la
Storia ci racconta di ebrei “maledetti” che prestarono soldi
agli inglesi durante la
Prima Guerra Mondiale, ottenendo in cambio le “basi” per
creare in futuro lo Stato d’Israele (dichiarazione di Balfour)…ma dove avevano
preso tutti quei soldi, al punto da finanziare una guerra?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dalle ferrovie.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il grande sviluppo delle ferrovie europee, nella seconda
metà dell’Ottocento, fu possibile solo grazie a enormi prestiti ottenuti sia da
prestatori ebrei, sia da banche ebraiche.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, furono proprio gli ebrei a mettere da parte i soldi
dei giocatori d’azzardo del Settecento per poi darli alle nazioni europee per
costruire le ferrovie nell’Ottocento e, infine, agli inglesi per fare una
guerra. Ma, domandiamoci: la guerra la decisero gli ebrei o gli squattrinati
inglesi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non diamo la colpa agli ebrei per le scellerate guerre
europee del Novecento, quando francesi ed inglesi si svenarono per non
concedere alla Germania un posto di primaria importanza nelle vicissitudini del
continente: tanto, oggi, ci sono arrivati lo stesso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Durante la Prima Guerra
Mondiale, però, gli ebrei combatterono e morirono su entrambi i fronti senza
distinzioni e nel 1938, quando Mussolini promulgò le leggi razziali, proprio
nella medesima “tranche” di provvedimenti, infilò anche la promozione a
Generale di Corpo d’Armata del gen. Levi (!). Ma Mussolini l’aveva già detto
precedentemente che i combattenti della Grande Guerra sarebbero stati sempre
rispettati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E’ curiosa, comunque, l’abitudine italiana ad infilare nel
medesimo corpus di provvedimenti approvati (Fascismo o dopo, non c’è
differenza) leggi che c’entrano come i cavoli a merenda. Anzi, se c’è un
provvedimento di primaria importanza, le altre “leggine” passano inosservate.
Andiamo avanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In Germania, però, c’era la necessità di creare un “vulnus”
che doveva essere sanato, giacché le popolazioni non vivevano proprio tanto
bene: <i style="mso-bidi-font-style: normal;">arbeit</i> ed ancora <i style="mso-bidi-font-style: normal;">arbeit</i>, ma soldi pochi. La ragione era
semplice e da ricercare nelle clausole pazzesche inserite a Versailles per
punire la Germania,
soprattutto da parte della Francia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">In termini economici,
la fissazione degli indennizzi di guerra a favore di Francia e Belgio aprì un
lungo contenzioso con il regime di Weimar. Furono valutati prima in 269
miliardi di marchi-oro, poi ridotti a 132<br />
miliardi, una cifra ingentissima che oggi sarebbe prossima ai 2.000 miliardi di
dollari. La Germania
perse inoltre tutti i suoi brevetti industriali (tra cui quello dell’aspirina
detenuto dalla Bayer), e la navigazione lungo Reno, Oder ed Elba fu
internazionalizzata. Infine, la
Germania dovette rinunciare al proprio impero coloniale, cioè
a Camerun, Togo, Tanzania, Rwanda, Burundi, Namibia (in Africa), NuovaGuinea,
Nauru e Samoa (nel Pacifico).”</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">(Fondazione Micheletti)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Questo, oltre alla perdita del 10% della popolazione ed il
15% del territorio, spartiti fra gli stati confinanti e creando ampie zone di
lingua tedesca all’interno della Polonia, cosa che poi fu fra i fattori
scatenanti della Seconda Guerra Mondiale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nella Germania così fortemente offesa non poteva che nascere
il revanscismo hitleriano ma, andare al nocciolo della questione, non era
possibile: le forze armate tedesche erano fortemente controllate da trattati
internazionali che le tenevano ai minimi vitali. E, quindi, era necessario
creare delle nuove “direzioni” ove dirigere il malcontento popolare. Gli ebrei,
giacché commercianti, medici od altri laureati, erano perfetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I nazisti non sono certo stati gli unici: nel film “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">La grande scommessa</i>” sulla crisi
economica del 2008, al termine, quando il trader Mark Baum (personaggio
inventato, ma che richiama la figura di Steve Eisman ed interpretato da Steve
Carell) deve finalmente incassare un miliardo di dollari dalle sue operazioni
finanziarie e sa che quei soldi saranno realmente pagati dalla classe media
americana, dice senza mezzi termini “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">I
media incolperanno gli immigrati, i messicani</i>…”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cose che osserviamo ogni giorno anche nella politica
nostrana, con lo slogan “prima gli italiani” il quale, in termini pratici, non
significa niente: la Lega,
anzi, vorrebbe eliminare il Reddito di Cittadinanza, che è proprio
principalmente diretto agli italiani più poveri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Allo stesso tempo, chiudendo le frontiere, finiamo per
impoverire proprio l’agricoltura italiana la quale, senza una forza-lavoro di
300-400.000 persone annue nei campi, non può fare altro che ridursi alle meno
remunerative coltivazioni di cereali (come sta succedendo), e non può più
dedicarsi alle colture ortofrutticole di maggior pregio. Facendo credere,
inoltre, che quei 300-400.000 potrebbero essere sostituiti da italiani il che è
drammaticamente falso: almeno 100-150.000 italiani lasciano il Paese ogni anno
per recarsi a lavorare all’estero, molti laureati, ma anche cuochi o gente che
lavora nella moda, ecc.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In definitiva, la “notte dei cristalli” (autunno 1938) fu
un’operazione abilmente orchestrata dal regime nazista per spostare
l’attenzione della povertà, a fronte di tanto lavoro, solo per pagare i debiti
di guerra: la successiva conferenza di Wannsee del 1942, in una situazione
completamente diversa – frequentata,<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>furbescamente, soltanto dalle seconde e terze linee del potere
hitleriano – sancì definitivamente la “soppressione” del popolo ebraico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo la guerra, gli inglesi offrirono una parte del
Tanganika per costituire lo stato ebraico ma gli ebrei rifiutarono colpendo sia
gli inglesi e sia le popolazioni arabe residenti con attentati e bombe a mano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Seppur fosse comprensibile la disperazione ebraica per
quanto era successo durante il nazismo, è un bel rebus chiedere di tornare in
una terra dove si era vissuti 2.000 anni prima e fondarci uno stato solo per
loro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Senza eccedere, potremmo solo dire – comparando – che noi
italiani dovremmo avere l’intera Dalmazia perché l’abitavamo 2.000 anni or sono
oppure, per la medesima ragione, affermare che la Turchia dovrebbe essere
dei Persiani, il Montana dei Pellerossa, la Scozia dei Norvegesi (Vichinghi) e l’Australia
degli aborigeni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma: la vicenda non funziona e non funzionerà mai.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 1952 Ben Gurion offrì ad Albert Einstein la presidenza
d’Israele che rifiutò, adducendo di non averne le capacità essenziali. E, si
dice, che quando rifiutò il premier tirò un bel sospiro di sollievo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Conosciamo oramai bene la storia d’Israele e, questo, ha
condotto ad una nuova stagione d’antisemitismo la quale, però, rimarrà sterile
e confinata a quattro assatanati da tastiera per secoli, fin quando lo stato
d’Israele esisterà e rimarrà il ricordo di Auschwitz.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una soluzione ci potrebbe essere, ossia creare un solo Stato
che comprende anche i territori arabi e governato come un qualsiasi stato
democratico, ma questo si scontra con la ferma opposizione degli integralisti
israeliani.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perciò, dal primo antisemitismo d’origine cristiana siamo
passati quello delle tastiere nascoste, che vomitano insulti senza ragione, se
non quella – che ho sempre sostenuto – della strana definizione di “stato
democratico” che si fonda, in realtà, su una concezione di stato confessionale,
che in nessun luogo del mondo civilizzato sopravvive ancora oggi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Storia
è anche questo: la possibilità di definire, con precisione, degli eventi e le
loro cause. Che rimane, purtroppo, un ben misero conforto e sempre sofferenze,
ora all’uno, ora all’altro.</p>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cercando le classifiche dei libri italiani più tradotti
all’estero, capitano delle sorprese.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La prima, in realtà, non dovrebbe esserlo ma in qualche modo
lo diventa, grattando via un po’ di polvere dai contorni della Storia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’autore italiano da sempre più tradotto in tutte le lingue
è Dante Alighieri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per molti di noi, che hanno trascorso molte ore per tre anni
di scuola ad ascoltar le sue sentenze, comprendo che la cosa possa apparire
inverosimile, ma noi non siamo parte in causa perché possedevamo già
l’originale in casa nostra: e, per giunta, scritta proprio nella nostra lingua
nell’epoca in cui la lingua dei dotti non era il Volgare, bensì il Latino.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Capovolgendo il dilemma, c’è da chiedersi perché tanti
italiani siano così stregati dalle opere di Shakespeare: sia che fosse un
inglese, come sostengono attualmente ad Oxford e Cambridge la metà dei filologi
e sia che fosse un italiano, come sostiene l’altra metà. Con, per sostenere le
loro tesi, una faretra molto fornita di frecce per il loro arco da entrambe le
parti: in ogni modo, William fu un autore inglese perché usò quella lingua per
esprimersi. E morta lì.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci stupiamo, e con molte ragioni per sostenere il nostro
stupore, che molti americani, russi, inglesi…s’iscrivano a dei corsi di
Italiano per leggerlo nella lingua originale. La prima impressione che
scaturisce è che abbiano tempo e soldi da buttare al vento: questa è la prima impronta
che colpisce e che poi s’esterna quasi con un vagito dei vecchi studenti: ma
come…e perché…tutte quelle ore a maledire terzine e quartine…e loro ci passano
pure il tempo libero? Con gli oceani per fare surf e le steppe innevate per lo
sci di fondo…Dante?!?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, Dante è poca cosa se circoscritto nel cortile
italiano, poiché fu il cantore – oggi lo definiremmo forse un uomo della
multimedialità – di tutta un’epoca: grazie a lui, una religione d’origine
orientale, con una filosofia greca come appoggio ed una liturgia latina per
esprimersi riuscì a creare un’immagine figurata, ma scolpita nelle menti, di
realtà visiva. A mio avviso, nemmeno Dante stesso poté accorgersi della potenza
della sua creazione, poiché era impossibile immaginare un simile evento nel
tempo stesso in cui si verificò.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, si badi bene, la gerarchia cattolica non appoggiò mai
apertamente l’opera di Dante ma nemmeno la condannò o la bandì: tutto passò
sotto silenzio ma, siamo certi, per molti secoli tutti i dotti cristiani,
certamente insieme ad Agostino, Paolo di Tarso, Cicerone ed Aristotele…lessero
la sua opera. Definita “commedia” tanto per non appesantire troppo il lettore.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre la vera moglie mai viene citata, Beatrice viene
glorificata sin a piazzarla dalle parti dell’Empireo, ma qui Dante la fa troppo
grande: già, oggi siamo più sgamati…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Beatrice, si pensa, era la moglie di un conoscente o di un
abitante del rione di S. Croce che Dante, probabilmente, non conobbe mai
veramente: inoltre, morì molto giovane, cosicché gli fu possibile piazzarla in
Paradiso. Ma in un altro passo si tradisce.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel V canto dell’Inferno, proprio dove sono sistemati i
libidinosi, Dante si cheta per qualche attimo perché non se la sente di
condannare con la solita frusta anche Paolo e Francesca che volano, sospinti
dai venti infernali…Virgilio quasi lo richiama ma lui non risponde…eh,
Alighiero, Alighiero mio…t’avessi mai visto un film di Pieraccioni…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In ogni caso, soprattutto in epoca Moderna, quando la stampa
diffuse di più la letteratura, intere generazioni s’adoprarono per piazzare
all’Inferno stuoli di vicini di casa o confinanti, mentre il medico era sempre
paradisiaco…e lo zio Gaspare? Mah…quello ha sparato al mi gallo – ne son certo
– però mi regalò n’ bel boccione di vino al mi matrimonio…ficchiamolo un po’ in
Purgatorio, qualche anno come Vallanzasca…che poi si ripiglia…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, una religione forse troppo seria trovò una colonna
sonora che poteva andar bene per tutti, dal graffiante Pasquino al gigione
Marchese del Grillo e la platea s’allargava…fra il serio e il faceto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In ogni modo, anche a me – se fossi nato in California – metterebbe
male pensare di passar le giornate a studiare l’italiano: e poi? Quando
l’avessi anche imparato potrei ritenere di capire Dante? No…meglio pizza e
cappuccino…questa è l’Italia…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Italia che, passato Dante, fu quasi dimenticata: oggi, solo
il Boccaccio gode ancora di qualche, minima visualizzazione nel mercato
internazionale, dovuto alla sua capacità di mostrare il lato meno nobile e più
godereccio della sua epoca. E tutti gli altri? Da Petrarca fino al Tasso,
all’Ariosto ma, passati i secoli, nemmeno il Manzoni, poi i tanti poeti, fino
al Verga…niente…Durlindane, pestilenze e Fresche Acque sono state triturate
nell’immensa discarica della cultura umana, oppure passate all’inceneritore per
il riciclo delle ceneri che hanno lasciato. Solo D’Annunzio gode ancora qualche
visualizzazione, ma soprattutto per la sua figura politica, e poi siamo già in
pieno Novecento…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Stupisce senz’altro di più il secondo posto poiché pochi di
noi l’hanno sentita nominare ed è un frutto strano, soprattutto perché si
tratta di un’autrice: ancora una volta, l’inveterato maschilismo italiano la
spunta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, Carolina Invernizio fu un’autrice, per dirla al
femminile, con i fiocchi e le frange: moglie di un ufficiale dei Bersaglieri,
poi madre, trovò il tempo per una produzione letteraria di tutto rispetto e
fondò anche un salotto letterario a Cuneo, nei primi anni del Novecento, che si
concluse alla sua morte nel 1916.</p>Disprezzata, "la
Casalinga di Voghera", "l'onesta gallina della
letteratura popolare", "la Carolina di servizio" come la definirono i
tanti colleghi maschi dell’epoca (compreso Antonio Gramsci) ci ha lasciato una
produzione monumentale: più di cento romanzi i quali ancora oggi – al tempo di
Amazon e dei libri elettronici – vengono tradotti e venduti, soprattutto in
America Latina.
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fa quasi sorridere la sua storia: come le sue contemporanee
che si dilettavano nella maglia, nel ricamo e nel merletto – e, a volte, ci
siamo ritrovati con armadi zeppi di lenzuola, federe e altre pregevolezze
divenute problematiche per la loro conservazione – la Invernizio si dilettava
nel romanzo popolare, detto “d’appendice” (“l’appendice” ai serissimi romanzi
dei suoi contemporanei maschi, oggi finiti nell’inceneritore), nel poliziesco,
nel giallo…e tuttora sopravvive.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Viene da pensare come l’Italia ha trattato la Invernizio e
riflettere, invece, su come la Gran Bretagna
ha trattato Jane Austen, Charlotte Bronte od Agatha Christie, che tuttora sono
pubblicate e largamente tradotte in tante lingue…ministro Franceschini…ci
facciamo una riflessione?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il terzo in classifica diventò, suo malgrado, lo scrittore
della “guerra fredda”…perché Giovannino Guareschi lo divenne?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’uomo era strano, ma vero. Lo dissero fascista, poi
democristiano…ma nulla è vero e palpabile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per capirlo, non posso far altro che raccontare un aneddoto
che capitò nella mia infanzia. Passavo le vacanze, a volte, in Emilia nel borgo
dov’era originaria la mia famiglia e, un giorno, accompagnai il mio prozio –
che si definiva “fascista” – al caseificio cooperativo per comprare il
parmigiano. Stetti un po’ in parte, mentre lui ed il venditore stapparono e
bevvero una bottiglia di Lambrusco amabile mentre assaggiavano, insieme, la
forma destinata all’acquisto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel ritorno, gli chiesi se non avvertiva una contraddizione
fra il suo sentirsi “fascista” e l’altro il quale, chiaramente, era un
fedelissimo del PCI emiliano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mi diede del matto “Ma cosa c’entra mai ‘sta storia? Non
capisci che prima della nascita del Caseificio Cooperativo quella gente faceva
una vita ben misera, schiacciati com’erano dagli agrari e dai caseifici
privati?” Non ribattei, ovviamente, nulla: avevo nove anni ed in quella frase
riposa l’apparente contraddizione sociale emiliana, e non sprecherò parole per
spiegarla.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Guareschi è stato l’unico giornalista italiano a scontare
interamente una pena in carcere per il reato di diffamazione a mezzo stampa:
chi lo mandò in galera fu De Gasperi, dopo due anni di campo di concentramento
per aver rifiutato le mostrine della RSI.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Scrisse con il cuore il suo “Don Camillo” senza mostrarsi
molto tenero col grande Fernandel, colpevole ai suoi occhi d’omosessualità.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Don Camillo fu tradotto in molte lingue però, a
differenza di mille altri libri, attecchì in quelle terre.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si radicò in Cina ed in Vietnam – diventando così la perenne
disfida fra un bonzo ed il locale partito del popolo – ma, sulle prime, se ne
seppe poco: d’altro canto, in quegli anni, non erano molti i lettori italiani
in lingua cinese o vietnamita. Dopo la morte di Guareschi, però, gli avvocati
si misero al lavoro ed iniziarono la noiosa disfida internazionale sui diritti
d’autore: non ce l’ho con tutti gli avvocati, però definirli “sostituti dei
topi per gli esperimenti” dai ricercatori, come affermò Robin Williams in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Hook</i>, mi pare che s’adatti bene alla vicenda.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In ogni modo, il Don Camillo di Guareschi contende, secondo
gli anni, la palma del primo posto con Dante nelle traduzioni per l’estero:
già…il cantore del Cristianesimo figurato se la gioca con quello della Guerra
Fredda consumata fra la gente…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I primi tre posti della classifica sono occupati stabilmente
da decenni e, per quanto appare, rimarranno tali per molto tempo: c’è poi la
media classifica e la zona retrocessione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nella zona centrale della classifica, da molto tempo –
proprio come nel Calcio – i nomi sono sempre gli stessi che salgono o scendono,
ma di poco.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le case editrici, poi, hanno qualche interesse (ben
comprensibile) a manomettere un poco la classifica per evidenziare il loro
“nuovo” campione, ma con scarsi risultati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oriana Fallaci spicca, fra quei nomi, per la sua grandezza,
la sua non-comprensibilità se cercata fino alla radice dei capelli, la sua
incoerenza radicalmente coerente ma, soprattutto, per il suo esser sempre donna
fra le righe e, molto spesso, sopra al pentagramma della sua vita. Poco importa
se, negli ultimi anni, la disperazione per il tumore che aveva in corpo la
lasciò in balia della disperazione e del dolore che poi maturò ne <i style="mso-bidi-font-style: normal;">La rabbia e l’orgoglio</i>, perché quello
che ci ha lasciato è di gran lunga più grande del libro che ne ha sancito la
cosiddetta saggezza della senescenza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Era l’amica del cuore della sorella maggiore di una mia
compagna d’università: non la conobbi personalmente, però qualcosa di lei mi
giunse dalle sue confidenze. Erano gli anni Settanta, gli anni di Panagulis,
gli anni del Vietnam: gli anni che segnarono una generazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, Oriana, per quella generazione, divenne una sorta di
totem da adorare senza mai scalfirlo: per tanti ragazzi dell’epoca indicò quel
sogno di donna perfetta e, per quella ragione, irraggiungibile. La donna da
amare appassionatamente, da guardare negli occhi per vederci transitare mille
pensieri, la madre caritatevole per un momento di dolore o di disperazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo Panagulis ebbe quel privilegio, ma Panagulis – greco –
come non poteva diventare il suo Ettore od Achille che combatteva una battaglia
impossibile, che ebbe solo la morte come finale prevedibile? Ma, in Oriana,
scoppiò allora nuovamente la donna e forse, il fatto di non aver avuto figli,
la scompose riducendola al silenzio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In ogni modo, esser vissuti in un’epoca nella quale è
vissuta l’ultima epigone “sul campo” della tragedia greca è già un privilegio,
da soppesare attentamente e, se si vuole, da gustare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Andrea Camilleri, invece, è stato (per ora) l’ultimo preso
per il culo dalla cosiddetta cultura letteraria italiana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per decenni sceneggiatore – bravissimo ma sconosciuto – solo
in tarda età è stato riconosciuto per l’autore che era: un altro passo da
meditare per Franceschini…a che serve essere bravi, se non si ha modo di
mostrarlo – e non sempre – solo quando si sta per “tirare il gambino” come
dicono a Genova?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non è stato mica l’unico a mettere se stesso nei panni di un
commissario, magistrato od indagatore che dir si voglia, però Camilleri ha
saputo tinteggiare il suo personaggio con garbo, insufflandogli quel tanto di
epica popolare per renderlo accessibile ai più, ma anche quell’amarezza che lo
configura nella sua Sicilia, terra dove la mafia esiste per davvero e non si può
fare finta che “uccida solo d’Estate”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Difatti, il suo commissario non si mette mai a combatterla
frontalmente: al più, tenta di correggerla quando l’ingiustizia diventa
insopportabile ed il dolore scoppia come un uragano. D’altro canto, da una
terra composita, generata dal connubio inverosimile (se non fosse capitato) di
Romani, Arabi, Svevi, Normanni, Spagnoli e Borbonici…che ci si poteva
aspettare?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un uomo che non ha avuto remore nell’affermare d’essersi
ispirato ad un mentore spagnolo, Manuel Vasquez Montalban, per tratteggiare il
suo eroe che si destreggia come può fra piccoli delinquenti e grandi bastardi.
Ma, bisogna farsene una ragione, sembra dirci Camilleri: e questa è, forse, la
ragione che lo stabilizzerà nella media classifica per molto tempo, e ne ha
tutto il merito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La perfezione della forma e la conoscenza sublime della
sostanza, questo potrebbe essere l’incipit per descrivere Umberto Eco. Ma, sul
personaggio c’è poco da dire: un ottimo docente universitario, buon descrittore
dei paesaggi e delle atmosfere che vuole portare all’attenzione del lettore…ma,
se gli andrà bene, rimarrà a metà classifica come la Fiorentina od il Torino
per lunghi anni. Oltre allo scrittore, manca il personaggio: come potete
osservare, man mano che si scende nella classifica, il collettivo – nel Calcio
– o la somma delle sensazioni ed esperienze vissute dall’autore, fa la
differenza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quasi identica sorte per Giorgio Faletti, catapultato dalla
televisione alla scrittura, e con merito. Lui raccontò che il suo esordio fu
quasi casuale, ossia un amico che lavorava in Mondadori lesse quello che
scriveva così, tanto per divertirsi. Difatti, scrisse qualche bel giallo, poi
scadde (a mio avviso) nel turpe mondo del sangue e dell’immondizia del crimine,
ossia quel composto di sangue, feci e pezzi di cervello che tanto sembra
interessare oggi i lettori. Con lui, concludiamo la classifica dei più
importanti ed entriamo nella zona retrocessione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una menzione la merita senz’altro Paolo Giordano, vincitore
del Premio Strega nel 2008 <i style="mso-bidi-font-style: normal;">con La
solitudine dei numeri primi</i>, romanzo interessante, però circondato da
un’ovvietà geniale. Giordano è anzitutto un fisico, quindi uno scienziato, ed è
circondato da un alone inconfondibile: quello dell’intellettuale. Peccato che,
nella nostra epoca, per essere conosciuti convenga di più essere dei
saltimbanchi televisivi, degli attori cinematografici (quelli, non mancano mai)
o dei cosiddetti “politici” ossia degli ottimi attori/saltimbanchi che la
buttano sempre in caciara.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Però l’argomento è stuzzicante – i numeri primi non sono
solo 1, 3 o 7…anche 3761 lo è, ma non ci dice niente – e quindi il
fisico/intellettuale non ha avuto difficoltà a descrivere la loro incapacità
d’avere relazioni, se associati a certi esseri umani. Ma, mi perdoni Giordano,
pur avendo scritto un libro stupendo, ha fatto – da buon fisico – la scoperta
dell’acqua calda. Quando una persona, dopo aver concluso piacevolmente il suo
libro, si chiede cosa c’era di così singolare in quel libro, si risponde che è
ovvio che esistano persone incapaci d’avere relazioni appaganti, sincere,
corrisposte, durevoli…ossia “normali”…perché la loro storia, ossia il loro
rapporto con la vita del loro tempo, non può appagarli. Sono, appunto, “numeri
primi”. Ed è per questo che un vero secondo libro di successo non è mai
arrivato: si consideri fortunato, la
Fisica è un pianeta stupendo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Susanna Tamaro è stata una fulgida cometa, passata velocemente
nel firmamento con <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Và dove ti porta il
cuore</i>, racconto se vogliamo interessante, ma di scarsi contenuti di
riflessione: ha venduto un sacco di copie nell’intero pianeta e, in qualche
modo, mi ricorda Carolina Invernizio. Solo che dalla Tamaro attendiamo un
secondo, simile successo: la
Invernizio ne scrisse più di cento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La decima posizione spetta a Roberto Saviano anche se il suo
libro <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gomorra</i> è un saggio e non un
romanzo. Ha venduto anch’egli un sacco di copie ed è stato tradotto in molte
lingue: peccato che solo in Italia non sia stata compresa e meditata la gravità
dei fatti che, inequivocabilmente, Saviano riporta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le ultime posizioni, come avrete ben compreso, sono molto
aleatorie e facile preda delle case editrici, che si battono sulle copertine
assicurando decine o centinaia di migliaia di copie. In realtà, la vera
possibilità inventiva degli italiani, oggi, è più ferma di un masso nella pianura.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Con la nascita del super-gruppo editoriale
Mondadori/Rizzoli/Einaudi la capacità produttiva è molto aumentata, ma a questa
prolificità non corrisponde la qualità letteraria. Se ne accorgono i lettori
incalliti i quali, sempre più spesso, prendono un libro dalla biblioteca
pubblica e lo rendono dopo averne lette sì e no venti pagine. Manca la capacità
di cooptare il lettore nel mondo della creazione onirica prelevata da un
contenitore letterario: questa è la vera natura della magia del libro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mancando quella certezza, è inutile sprecar soldi in
libreria, magari conviene riprendere in mano un libro già letto molti anni fa
dalla propria libreria, o scambiare con altri dei testi. Difatti, molte
librerie hanno corretto il tiro, e la libreria è diventata “wine and book”,
ossia un luogo d’incontro dove sorseggiare un libro, o sfogliare un buon vino
in compagnia. Perché? Poiché il mondo è cambiato e, ad ogni mutamento – osserva
Darwin – s’accompagna una mutazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Einaudi,
fino alla sua vendita al gruppo Mondadori, aveva una serie di lettori proprio a
Torino, ai quali affidava il giudizio dei testi che avevano, almeno, superato
le cinque o sei cartelle di lettura preventiva: si cercava di mantenere alto il
livello di qualità.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Appena Mondadori acquistò la casa editrice, licenziò subito
il settore dei lettori: a prima vista, parrebbe un tentativo di limitare le
spese, ma non fu solo quello. Grazie alle sue dimensioni il gruppo meditò di
diventare egli stesso il “creatore” di un nuovo gusto letterario: se avete
presente come cambiò la televisione con l’ingresso di Mediaset nel mondo televisivo,
se non proprio concordate con questa tesi, però il sospetto viene, eccome.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da dove vengono, allora, i libri che si pubblicano?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dalle agenzie letterarie: semplice no? Incarichiamo persone
esperte di segnalarci ciò che conviene pubblicare. E’ proprio così semplice?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le agenzie letterarie, bene o male, si resero presto conto
d’esser sedute su una gallina dalle uova d’oro e cominciarono a riflettere:
quando mi arriva un testo, come posso giocarmelo meglio se è un buon testo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Beh…magari segnalandolo ad un autore già noto…meglio ancora
rivenderglielo, riveduto e corretto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prendete un romanzo: cambiate la scenografia generale, la
città, se possibile il Paese, poi i nomi dei personaggi. Passate quindi alla
scrematura di qualche parte un po’ prolissa e non molto utile: quindi, lo
darete in redazione per un severo passaggio sui sinonimi, cambiate titolo ed
autore…voilà, il gioco è fatto!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In Italia si pubblicano <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">75.758 libri l’anno, 207 ogni giorno, 8,7 libri ogni ora, uno ogni 7
minuti: nel tempo impiegato per leggere questo articolo sono stati pubblicati
circa 2 o 3 libri. Chi volete che s’accorga di un falso? E, poi, dopo averlo
scoperto, vi ritrovereste di fronte al gruppo d’avvocati più agguerrito e coeso
della Terra. Che speranza avreste con la giustizia (min) italiana?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Oltretutto, le
agenzie letterarie si stanno raccogliendo, a loro volta, in super-agenzie
consociate, in modo di poter dirigere i gusti dei lettori spacciando “il
meglio”, ossia proprio quei 5 o 6 testi che avete abbandonato dopo 20 pagine.
Col trascorrere del tempo, quel “meglio” diventerà la colonna sonora per una
nuova generazione, come lo sono diventati i quiz in Tv o le soap opera su
Netflix: malaffare e corruzione a palate, armi e sesso a volontà, morti
sbrindellati in abbondanza e la tecnica del melange fra presente e passato per
confondere/incuriosire lo spettatore…certo…non tutte hanno il successo della
“Casa di carta”, però gli abbonamenti si vendono…il sistema gira…ma c’è
qualcosa d’ancora ricco culturalmente da notare?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Tornando ai libri,
l’unico fenomeno che fa “muover le stelle” è la speranza, irremovibile di una
grossa parte degli scrittori italiani, che non smette mai di postare nuovi
testi verso le agenzie. Le quali già abbiamo spiegato cosa fanno e, attenzione:
non ho potuto dire di più, perché non voglio dovermi scontare denunce e querele.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">In aggiunta,
ricordiamo che il mercato della letteratura italiana è di circa 50 milioni di
potenziali lettori, mentre gli altri (inglesi e spagnoli) si rivolgono a 500
milioni di persone: se a loro basta scalare uno scoglio di 5 metri, il nostro è di 50.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">E tutto questo
riposa nelle sole mani di Franceschini, il quale da molti anni ha nelle sue
mani le soluzioni.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Ma le soluzioni –
evidenziate dal Covid, Franceschini – non sono mai giunte: non bastano Firenze,
Venezia e Roma per il turismo italiano nelle città d’arte, non basta concedere
alle grandi navi da crociera di transitare dentro Venezia – anche se le case si
distruggono per il moto ondoso, ed è proprio questo che vi chiedono i
veneziani, vero? – perché la cultura, se non si rinnovano le fonti, deperisce
fino ad annullarsi: non possiamo solo vivere di cultura antica, altrimenti
finiamo come Petra o Leptis Magna dove qualcuno arriva, spende qualcosa e poi
se ne va.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Altra cosa è <i style="mso-bidi-font-style: normal;">creare</i> cultura: in campo letterario,
musicale, teatrale, grafico…tutti abbiamo visto il successo degli stilisti
italiani – in tutti i campi, dalla moda all’auto – e cos’hanno portato in termini
di valore aggiunto alla Nazione.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">E, investire
qualcosa nella cultura già lo avevo indicato: basta utilizzare i carcerati (a
scelta loro e dei direttori dei carceri) per leggere i manoscritti, poi
affidare la seconda scelta a neolaureati e, infine, pubblicare i libri
vincitori del concorso in forma tascabile grazie al Poligrafico dello Stato.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Non ci vorrebbe
tanto, ed anche pochi fondi per realizzarlo: s’obbligherebbero le case editrici
e le agenzie editoriali a tornare ad un modo di lavorare più onesto e, ogni
anno, migliaia di giovani autori verrebbero a galla.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Se non si vuole
farlo c’è una sola ragione: il “metodo Berlusconi” ha vinto e stravinto,
annichilendo anche la volontà politica. Di questo dovrete rendere conto di
fronte al Paese.</span></p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-17085980452106610552021-06-12T00:19:00.001+02:002021-06-12T00:19:33.011+02:00La conferenza postbellica di Jalta (quarta ed ultima parte)<p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-N28MlTvVwTA/YMPgtnqgnOI/AAAAAAAACZU/wEe30rY_6uUYVA6ivJyJp5MfjaJJ-kaegCLcBGAsYHQ/s299/216px-Josef_Mengele%252C_Auschwitz._Album_H%25C3%25B6cker_%2528cropped%2529.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="299" data-original-width="216" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-N28MlTvVwTA/YMPgtnqgnOI/AAAAAAAACZU/wEe30rY_6uUYVA6ivJyJp5MfjaJJ-kaegCLcBGAsYHQ/w289-h400/216px-Josef_Mengele%252C_Auschwitz._Album_H%25C3%25B6cker_%2528cropped%2529.jpg" width="289" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Josef Mengele, il medico-boia di Auschwitz<br /></td></tr></tbody></table></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nelle indagini storiche, l’assillo d’ogni ricercatore sono
le fonti, che devono essere ampiamente documentate ed affidabili: altrimenti,
si è subito cestinati ed accusati di complottismo. Ma c’è un “ma” che molte
volte non si nomina che però esiste, eccome.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, chi scrive veramente la Storia? Gli storici, che
traggono le loro fonti dagli archivi, sempre che da quegli archivi non siano
passati prima altri e sottratto od immesso quello che loro faceva comodo.
Quelli che la Storia
hanno il vezzo di “addomesticarla”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’esempio lampante fu lo storico inglese <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Hugh Trevor-Roper, autore del famoso libro <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gli ultimi giorni di Hitler</i> nel quale
cercava di tacitare le molte voci che, soprattutto dai Paesi del Socialismo
reale (URSS in testa), accusavano gli Alleati d’aver nascosto Hitler per loro
vantaggi.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Lo stesso Trevor-Roper,
però, durante la guerra era un agente segreto inglese, in stretto e costante
contatto con </span>Wilhelm Canaris, capo indiscusso dei servizi segreti
germanici, con il quale tentò d’intessere una trattativa – poi fallita poiché i
sovietici mangiarono la foglia – per una pace separata con la Germania. Insomma,
per quei due, la Guerra Fredda
sarebbe nata con almeno una decina d’anni d’anticipo: a questo punto, fregiarsi
del titolo di “storico ufficiale” inglese, mi sembra un poco esagerato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando poi dichiarò autentici i <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Diari di Hitler</i> nel 1983, subito dopo si scoprì che erano un falso:
insomma, molta confusione sotto il cielo…non vi stupirà sapere, allora, che
alcune notizie qui riportate provengono, addirittura, dalla prestigiosa e di
certo non accusabile di complottismo, Università Luiss di Roma.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il conflitto sul metodo, dunque – ricordando Popper –
dovrebbe nascere dal confronto aperto sui contenuti, ed analizzando
attentamente anche il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cui prodest</i>,
senza il quale molte “mosse”, in guerra o in diplomazia, finiscono per non
reggere se l’analisi si fa più serrata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Magari non prestare attenzione a chi spaccia teorie senza la
minima prova, ma ascoltare chi pone una serie d’eventi concatenati, segno
evidente che lasciano trasparire sospetti molto consistenti: non è un buon
affare per la cultura storica, anche se pare acquietare gli animi e
tranquillizzare la popolazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quel “andrà tutto bene”, propalato ai quattro venti durante
la pandemia, mostra tutti i suoi limiti, sia per le questioni pandemiche e sia
per le questioni storiche.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Devo confessare che di tutta la vicenda la parte che meno
m’impressionò fu la sorte di Hitler, anche se Abel Basti – pur comprendendo le
necessità editoriali – intervistò persone che dicevano d’averlo incontrato, e
la presenza di Ante Pavelic, il dittatore croato, fu sicuramente documentata
nel dopoguerra a Buenos Aires e pare che ci sia stato un incontro fra i due.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Stalin non ci credeva affatto alla morte di Hitler e, alla
conferenza di Postdam (a guerra finita) fece sapere come la pensava
chiacchierando con un addetto d’ambasciata britannico. “Dove avete nascosto
Hitler?” gli chiese, creando un notevole imbarazzo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche Mussolini fece la fine che fece per credere a delle
fandonie: lui – pilota – cosa ci avrebbe messo, volando di notte, a decollare
dal nuovissimo aeroporto di Linate a rifugiarsi in Spagna da Franco? Ma i
servizi segreti italiani non erano quelli tedeschi, è la più ovvia risposta.
Oppure Franco non voleva grane e declinò la richiesta? Come vedete, la strada
per la Valtellina
è zeppa di “bivi” mai indagati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In ogni modo, la figura dei due dittatori era oramai inutile
nel nuovo panorama internazionale: erano già iniziati i prodromi della Guerra
Fredda.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo capirono entrambi: l’interprete del loro ultimo incontro,
quello avvenuto dopo l’attentato ad Hitler, intervistato nel dopoguerra,
raccontò che a parte la sparata iniziale di Hitler sulle nuove armi che
avrebbero…eccetera, eccetera…ascoltato più per cortesia che altro da Mussolini,
stettero almeno un’ora a ricordare gioiosamente i loro passati di caporali, uno
sul fronte francese (con suo ufficiale Rudolf Hess!) e l’altro sul fronte
italiano: avevano creato e gestito un’epoca, e milioni di morti. Erano, usando
un termine oggi consueto, “obsoleti”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli uomini d’apparato, però, sono preziosi e vengono
salvaguardati, anche se hanno commesso qualche “marachella” durante la guerra:
ne avemmo anche noi, seppur frettolosamente “tutti assolti” dalle malefatte pre
e post belliche.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ne è un esempio il prefetto di Milano nel 1969, Marcello
Guida, il quale indirizzò immediatamente le indagini per la strage di piazza
Fontana verso Valpreda e gli anarchici, dimostratosi poi non solo un
“indirizzo” sbagliato, ma anche colluso con gli interessi della destra eversiva
dell’epoca. Ma chi era Marcello Guida?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fu, in epoca fascista, commissario e direttore della colonia
penale per motivi politici di Ventotene e, nel 1970, il presidente della Camera
Sandro Pertini, scendendo dal treno a Milano dove il prefetto era andato a
riceverlo in pompa magna, si rifiutò di stringergli la mano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre l’Italia non ebbe grandi “richieste” di personaggi
del mondo occulto dei servizi segreti, annessi & connessi, la Germania nel dopoguerra
viveva un incubo: suddivisa in quattro settori, uno comunista e tre
(s)governati dagli alleati, fino al 1950 restò letteralmente alla fame.
Bisognava farle pagare le bombe su Londra e, soprattutto gli inglesi, si misero
con impegno a farlo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Molti tedeschi abbandonarono la Germania in quegli anni,
ma c’era chi non poteva farlo alla luce del sole, perché mostrare un documento
poteva trasformarsi in un capo d’accusa di fronte ad un tribunale militare. Qui,
tornarono utili le vecchie conoscenze, in luoghi vissuti per secoli come contee
tedesche e che ora, per i ghiribizzi della Storia, languivano sotto il tacco
italiano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non era difficile giungere fino a Vipiteno (Sterzing) o
recarsi in altre località della ex <i>Operationszone Alpenvorland</i><span style="mso-bidi-font-style: italic;">, che fino al Maggio del 1945 conteneva il</span>
Trentino, l'Alto Adige e la
Provincia di Belluno sotto la Germania nazista: lì,
c’erano ancora molti amici. E proprio in quelle zone iniziò la “rat-line” (via
dei topi), ossia il percorso che portava gli ex nazisti a ricevere nuove
identità e documenti italiani, poi a Roma, dove soprattutto i religiosi croati
“sistemarono” centinaia di persone, quindi a Genova, dove il cardinal Siri li
imbarcava, con la buona volontà dei Costa, sulle navi e li spediva in
Sudamerica. Che gioielli di bontà cristiana: tutto sotto gli occhi di Pio XII,
che era stato nunzio apostolico per molti anni in Germania (firmando nel 1933
un Concordato dove riconosceva il partito nazista) e, nel 1936, come Segretario
di Stato aveva soggiornato a lungo in Argentina.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La domanda da porsi è allora: perché gli americani strinsero
quel patto scellerato con quella gente? Che, notiamo, in larghissima parte
abbandonò la Germania,
la quale era timorosa d’essere accusata di nazismo per secoli: molti
comportamenti, ad esempio, sono tollerati più in Italia o Spagna che in
Germania. Lo <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Horst Wessel Lied</i>,
l’inno nazista, in Germania è reato suonarlo ed ascoltarlo, e la legge viene
fatta rispettare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando, se ben ricordo era il 2003, mia figlia si recò in
Argentina con il fidanzato per conoscere la sua famiglia le chiesi, qualora si
fosse ritrovata a San Carlos de Bariloche – considerata il rifugio dei nazisti
argentini – di telefonarmi, e lo fece.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Qui era Estate e laggiù Inverno, sotto i contrafforti delle
Ande: mia figlia desiderava darmi delle informazioni, anche se il gelo sentivo
che l’attanagliava, ma avvertivo che non sapeva cosa raccontarmi. Sì…sulla
piazza c’era una birreria in stile bavarese…ma che prova è? Magari possiamo
trovarla anche a Roma od a Bari. Le case erano in stile nordico, ma erano quasi
sulle Ande…la notizia più curiosa fu che, lì vicino, era sopravvissuta una
comune hippie da anni lontani e che erano diventati famosi perché costruivano
delle bellissime stufe in terracotta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ciò che pensai, mentre lei parlava, fu che si trovava in un
teatro di posa abbandonato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un teatro di posa che era servito, per molti anni, per
immagazzinare, controllare e decidere la destinazione di ricchezze inaudite:
per noi italiani, la fine – mai conosciuta – dell’Oro della Banca d’Italia
trafugato dapprima a Fortezza, in Alto Adige. La parte sparita e mai recuperata
ammontava a due tranches del 1944, una di circa 64 tonnellate confluite nella
Reichsbank di Berlino e l’altra di circa 7 tonnellate prelevata dal Ministero
degli Esteri tedesco. In totale, circa 71 tonnellate mai ritrovate, e viene da
chiedersi cos’avessero trasportato i sottomarini a San Matias: 71 tonnellate
erano il carico di due sottomarini e mezzo, se le nostre ipotesi del capitolo
precedente sono corrette.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, se da una parte i servizi americani tollerarono questi
traffici, dall’altra chiesero qualcosa in cambio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto, la democrazia in Argentina era un optional: dal
1950 al 1970 l’economia crebbe parecchio e la povertà diminuì fino a toccare un
valore minimo del 7% (forse anche grazie all’enorme ricchezza precipitata
sull’Argentina?). I governi democratici si succedevano a periodi dittatoriali,
fino al 1976, quando prese il potere la giunta Videla. Lì, fu la catastrofe con
almeno 30.000 desaparecidos, persone scomparse e mai più ritrovate.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Parallelamente, in Cile nel 1973 andava in scena la seconda
rappresentazione: il golpe militare del generale Pinochet, che inaugurò un
periodo di disgrazie e morti senza fine.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre la presenza e l’attività di Klaus Barbie – il boia di
Lione – è documentata in Argentina ed in Bolivia, quella di Walter Rauff, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">SS-Obersturmbannführer</i> (simile a
Colonnello) nelle SS è documentata in Cile, dove godette della protezione di
Pinochet fino alla sua morte, avvenuta nel 1984.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fra Cile, Argentina, Bolivia e Brasile non si conosce il
numero delle vittime né la precisa identità dei loro assassini: si sa che il
neofascista italiano Stefano delle Chiaie operò in Argentina sotto la dittatura
e poi in Bolivia, in quel grande intervento che prese poi il nome di Operazione
Condor. I nazisti, probabilmente operarono dietro alle quinte, senza
intervenire direttamente, ma delle tracce le lasciarono, ben evidenti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Colonia Dignidad fu una di queste.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un orrore nazista, creato nel 1961 da un ex caporale della
Wermacht, medico o infermiere che sia stato (un medico caporale?): Paul
Schäfer, a 350
chilometri da Santiago del Cile, costruì un campo dove
una apparente setta idolatrava il loro leader, pedofilo e nazista fino al
midollo, con un annesso ospedale dove un medico (?) tedesco, Harmut Hopp,
riforniva di bambini il suo capo, mentre altri li utilizzava come cavie per i
suoi esperimenti. Pare che da Colonia Dignidad sia passato anche Josef Mengele,
il medico-boia di Auschwitz: non vi è la certezza, ma il marchio sembra proprio
il suo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel campo era proibita qualsiasi attività sessuale e, grazie
agli psicofarmaci, la gente viveva imbambolata più che tranquilla. D’altro
canto, un “campo” circondato da un recinto elettrificato qualche ricordo lo fa
rinvenire, e non sono bei ricordi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vissuto per molti anni nella totale indifferenza, il “campo”
divenne tristemente famoso dopo il golpe di Pinochet del 1973, quando parecchi
“indesiderati” gli fecero visita e scomparirono per sempre. Sotto Pinochet, il
campo fu inviolabile: nessun magistrato poteva indagare e chi lo faceva veniva
trasferito, se insisteva spariva. D’altro canto, la presenza della DIMA – la
polizia segreta del regime d Pinochet – era abituale a Colonia Dignidad.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando, finalmente, in anni recenti si riuscì a penetrare
nel “campo”, si scoprirono depositi di armi e di munizioni, molte risalenti
all’ultimo conflitto mondiale e, ben celato sotto terra ma perfettamente
funzionante, addirittura un carro armato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Harmut Hopp, il “medico” dell’ospedale, condannato in Cile,
è tornato in Germania dove vive libero, mentre Schäfer è morto a Santiago nel 2005 in carcere, dopo
essere scappato in Argentina e ripreso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Colonia Dignidad fu scoperta per la fuga di un suo “adepto”
che rivelò al mondo quella ignobile presenza: ma quante sopravvissero, in
silenzio, sia come “campi di adepti” o come semplici strutture dei servizi
segreti? In fin dei conti, agli USA interessava soprattutto il Rame cileno e
che l’URSS non mettesse piede in Sudamerica: paradossale, ma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>gli aerei che bombardarono il palazzo della
Moneda, uccidendo il presidente Allende, erano Mig-21 cileni. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, la lista di nomi che segue (probabilmente molto
incompleta) è tutta composta da gente scomparsa in Europa e ricomparsa in
Sudamerica, e mai più tornata per affrontare la giustizia nei Paesi dove
l’avevano offesa (salvo Eichmann e Priebke): </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span lang="DE" style="mso-ansi-language: DE; mso-bidi-font-family: Arial;">Josef Mengele, Adolf Eichmann, Klaus Barbie, Gerhard Bohne, Walter
Kutschmann, Erich Priebke, Erich Muller, Walter Rauff, Josef Schwammberger…ed i
meno noti:</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Ludolf von
Alvensleben, ex ufficiale delle SS in Russia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Josif Berkovic,
fascista croato. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">Gerard Blaton,
collaborazionista belga.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Michel Boussemaere,
fondò l’associazione Vlaanderren in Argentiniae.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">- Bytebier Gerard,
collaborazionista belga condannato a morte.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Bytebier Michel, suo
fratello.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Franz Calcoen, già
condannato a Bruges.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Kurt Christmann,
ex ufficiale delle SS e colonnello della Gestapo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Pierre Daye,
collaborazionista belga.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Jan Durcanksy,
ministro della Repubblica indipendente slovacca.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Erwin Fleiss,capo
delle SS nel Tirolo. </span><span style="font-family: "Times New Roman"; font-size: 12.0pt; line-height: 150%;"></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Fridolin Guth,
partecipò al fallito colpo di stato austriaco del 1934.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Hans Friedrich
Heffelmann, accusato di aver preso parte al programma di eutanasia di Hitler.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Friedrich Rauch,
ex ufficiale delle SS e vicino al Fuhrer.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Eduard Roschmann,
ex comandante del ghetto di Riga.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Bilanovic Vjubomir
Sakic, ex comandante del campo di concentramento di Jasenovac, Croazia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Franz Votterl, ex
dirigente della Gestapo e ufficiale delle SS.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Guido Zimmer, ex
comandante delle SS a Genova.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Albert Rits, ex
ufficiale delle SS. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-family: Arial;">-Fritz Lantschner,
coinvolto nel colpo di stato in Tirolo del 1934.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Queste persone, però, giunsero in Argentina tramite la
cosiddetta “rat-line” ossia le protezioni e le falsificazioni delle identità in
gran parte create in Alto Adige e poi in Italia, come ricordavamo all’inizio,
ma viene da pensare che prima giunsero delle “avanguardie” le quali, per prima
cosa s’incaricarono di spostare in Argentina le copiose ricchezze rapinate in
tutta Europa dai nazisti e quindi di sistemare degnamente i “profughi” che
arrivavano dall’Europa. Ecco perché, all’epoca, San Carlos de Bariloche era un
“teatro” molto attivo divenuto, nel 2003 (quando ci passò mia figlia) un teatro
di posa abbandonato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">C’è inoltre da ricordare che la Spagna, anche se oramai
controllata più rigidamente dagli ex-Alleati, forse chiuse più di un occhio a
cavallo del 1950, e nessuno poteva controllare chi partiva da Vigo per il
Sudamerica, soprattutto se dotati di documenti falsi e d’identità non
facilmente riconoscibili: d’altro canto, lo faceva tranquillamente anche
l’Italia. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non dimentichiamo, inoltre, che tutto avveniva con la
bonaria distrazione dei servizi segreti americani, che ebbero poi molti contatti
con quella gente: ricordiamo che, dopo il 1970, ci fu un momento nel quale
nell’America Latina non ci fu più un solo governo democratico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, non sappiamo quanti ex nazisti giunsero in
Sudamerica – probabilmente, i nomi scoperti sono soltanto la punta dell’iceberg
– e la Storia
ufficiale ha taciuto, sia per i limiti di ricerca attuati dai servizi segreti
di mezzo mondo ed altri storici per aperta collusione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Allora, vista la situazione di stallo nella quale gli
storici si sono trovati, perché continuare a negare l’evidenza di moltissime
prove che indicherebbero la sopravvivenza di un’ideologia perversa e soltanto
utile a fini strategici?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, la guerra al bolscevismo inaugurata da
Hitler continuò in America Latina, oggi forse connotata più dai grandi cartelli
internazionali del traffico di droga piuttosto che da ideologie anticomuniste
ma, comunque si voglia definirlo, un brutale assassinio della tanto sbandierata
democrazia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Chissà se un giorno, cancellati gli omissis dai documenti
secretati, i nostri nipoti sapranno veramente quel che è accaduto.</p>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel Maggio del 1982, durante la guerra delle
Falkland/Malvinas, una fregata antisommergibile argentina navigava lentamente
al largo del Golfo di San Matias, circa 500 chilometri a Sud
di Buenos Aires: il sonar di bordo dava la caccia ad un eventuale sommergibile
inglese che navigasse da quelle parti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un bimotore dell’aeronautica volava con rotta Sud con
pressappoco gli stessi compiti della fregata: il Paese era in guerra contro la Gran Bretagna, e tutti dovevano
cercare i maledetti inglesi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vide in lontananza la fregata argentina e, a scanso
d’equivoci, la chiamò con la radio. “Tutto tranquillo, qui sotto non c’è
niente…e da lì, si vede qualcosa?” “Niente, anche da qui niente, bella giornata
per esser già Autunno, vero?” “Già, proprio una bella giornata…adios amigo…”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“Adios…” ma il pilota osservò meglio e, sotto le onde, gli
parve proprio di aver notato per pochi attimi la sagoma di un sommergibile:
virò di bordo compiendo un largo cerchio per tornare dov’era pochi minuti
prima. Si abbassò, e fu allora che lo vide. “Attenzione: avete un sottomarino a
poppa! Presto! Attenti!” urlò nella radio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In pochi secondi il mare, a poppa della fregata, divenne
bianco di spuma a causa dei motori che ruggivano per allontanarsi rapidamente.
L’aereo compì un altro giro, si portò sulla verticale del rilevamento visivo e,
senza aspettare altro, sganciò due bombe di profondità, che scoppiarono dopo
una manciata di secondi. Anche la fregata virò di bordo e si portò dove aveva
visto scoppiare le bombe: per sicurezza, ne aggiunse quattro delle sue. Altri
geyser d’acqua del limpido Autunno argentino. Poi, si mise in ascolto col
sonar: niente, nessun rumore, né d’eliche che fuggivano e neppure di paratie
che si schiantavano. Entrambi fecero rapporto ai loro comandi che li elogiarono
per l’azione congiunta. Amen.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In realtà, non era il primo falso avvistamento: era da anni
che molti avevano notato qualcosa di simile in quelle acque, al punto che i
pescherecci passavano lontani per non rimetterci le reti. Anche gli ufologi
hanno trovato storie interessanti per i loro lettori: condendo il tutto con
luci verdi e un poco di suspense, riuscivano ad accalappiare i loro lettori.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prima di proseguire, però, dobbiamo fare la conoscenza di
Abel Basti, un giornalista argentino che ha trascorso la vita a ricostruire
l’avventura del nazismo in Sudamerica. Pazientemente, negli anni, ha raccolto
testimonianze e concatenato indizi, al punto di sostenere che Hitler non morì
nel bunker di Berlino, bensì fuggì in Argentina ed in altri Paesi del
Sudamerica.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In questa sua lunga ricerca sono venuti alla luce molti nomi
– uno l’abbiamo avuto sui nostri giornali, Erik Priebke, il “contabile” delle
Fosse Ardeatine – ma tanti altri si nascosero in molti luoghi ed oramai sono
morti da tempo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Recentemente, durante dei lavori di risistemazione del
Credit Suisse, sono stati trovati 12.000 nominativi di ex nazisti che avevano
conti milionari proprio in quella banca, quando era ancora la tedesca
Schweizerische Kreditanstalt: non possono non essere sospettati quei 3 miliardi
di marchi ricevuti per i 1.000 passaporti in bianco, oppure qualche carico
d’Oro giunto chissà come?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Uno dei pregi di Abel Basti è proprio quello d’essere
completamente ignorato dalla stampa anglosassone: recentemente, una piccola
casa editrice italiana ha pubblicato un suo libro, ma il resto non varca il
confine della lingua castigliana, ossia lo spagnolo. E, spesso, viene
presentato come un visionario: userò, in questo articolo, alcune delle sue ricerche
insieme ad altre, riconducibili ad altre fonti, ma la mia stima per il
giornalismo di Abel Basti è infinita.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tornando al 1945, pare proprio che il golfo di San Matias –
un posto quasi deserto – fosse diventato uno dei luoghi più gettonati della
Terra. Nell’unico commissariato di San Antonio Oeste, l’unico commissario era
tempestato di richieste, stranezze, avvistamenti...e quant’altro la popolazione
gli raccontava. Ed erano tutte concordi quelle voci: sottomarini sconosciuti
navigavano al largo, poi s’avvicinavano a terra, tornavano al largo…alcuni
pescatori avevano addirittura notato quei grossi battelli rifornirsi da
petroliere argentine.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E lui, cosa poteva fare? Aveva solo una barchetta…giusto per
girare in porto…che andassero a lamentarsi a Bahia Blanca o a Mar del Plata
dove c’era la Marina!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un giorno, però, un abitane del luogo andò a riferirgli che
al Sud della Baia, proprio di fronte a dove sorgeva l’immensa tenuta di un
piantatore tedesco, c’era stato movimento. Non sapeva dire di più…però rumori
d’autocarri o trattori…voci, luci nella notte…in un posto dove, in genere,
regnava il silenzio più assoluto, soprattutto la notte.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Va bene…andrò a vedere…chiamò due poliziotti del suo
comando, salirono in auto e scesero verso Sud: quando intravidero, in lontananza,
i grandi edifici e la sontuosa villa della tenuta, scesero fino alla spiaggia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Là giunti, capirono immediatamente che qualcosa d’importante
era capitato: sulla sabbia, che l’Oceano in fretta cancellava, erano impresse
nitide orme di camion, forse trattori o cingolati…doveva essere successo
proprio un bell’ambaradan, pensò il commissario. Decise di salire fino alla
tenuta, che si trovava a qualche centinaio di metri dalla spiaggia, per
chiedere cosa sapessero della strana vicenda.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Camminarono sulla via sterrata del bosco, proprio fra le
orme nitide e ben incise nella rena, segno che di lì era passato qualcosa di
molto pesante…ma alla villa non giunsero mai…perché, improvvisamente, si
trovarono inquadrati da quattro mitragliette dietro le quali c’erano quattro SS
in divisa, che fecero loro segno di girare i tacchi e d’andarsene.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prima d’obbedire, il commissario riuscì a “fotografare”
nella sua mente l’immagine: erano proprio quattro SS…notò le mostrine nere, il
piccolo stemma sull’elmetto ed i mitragliatori che maneggiavano erano i
classici Schmeisser tedeschi. In seguito, e sotto altri cieli sarebbero
diventati, con qualche modifica, il primo Kalashnikov. Dopo quella “fotografia”
visiva fece un cenno di saluto, girò i tacchi ed i tre tornarono verso la
spiaggia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il commissario era tranquillo, gli agenti un po’ meno…ma li
tranquillizzò…vedrete, domani come li concio…certo – pensò – stilare un
rapporto dove racconto d’esser stato fermato sotto la minaccia di quattro SS…e
chi mi crederà?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il giorno seguente si recò a Bahia Blanca, dove c’era il suo
superiore diretto e gli raccontò l’incredibile avventura, siglata in un preciso
rapporto che, per prudenza, aveva fatto leggere e controfirmare anche ai due
agenti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il superiore gradì molto il rapporto, si complimentò con il
commissario per la sua arguzia – ma anche per la sua prudenza – e gli comunicò
che, da quel momento, la cosa era di sua competenza e degli alti gradi della Polizia:
gli raccomandò di dimenticare la brutta vicenda, ci avrebbe pensato lui. Il
commissario però, tornato al suo commissariato, rifletté sulla cosa: non c’era
stato, da parte del suo superiore, il minimo cenno di sorpresa o di dubbio,
d’incredibilità.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, però, lui aveva fatto il suo dovere e,
consegnando il rapporto, non aveva più compiti per quella storiaccia. Perciò,
si dimenticò di tutto e riprese la vita di tutti i giorni: i “superiori” non si
fecero più vivi e non citarono mai più la storia. Amen.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La “cosa” la riprese in mano Abel Basti, decenni dopo,
quando intervistò e filmò le stesse persone che avevano, in gioventù,
raccontato le medesime cose al commissario. Anche lo scrittore volle recarsi su
quella spiaggia, parlò con la gente e, finalmente, un pescatore gli chiese di
salire sulla sua barca.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insieme, passarono la linea dei frangenti e giunsero in mare
aperto: dopo qualche minuto e guardando sempre a terra il pescatore, come per
fare un rilevamento visivo, arrestò il motore e si mise ai remi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il mare era calmo e limpido lontano dai frangenti della
costa ed il pescatore remava in piedi, osservando sempre quei misteriosi punti
a terra. Dopo un po’ si fermò e gli disse: “vai a prua ed osserva il fondo con
attenzione”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo scrittore si sporse dalla prua ma, lì per lì, non vide
altro che sabbia sul fondo. “Osserva meglio” lo riprese il pescatore dando,
ogni tanto, un leggero colpo di remi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo allora si accorse che la sabbia non era uniforme:
pareva quasi che si fosse adagiata su qualcosa di grande, lungo e
tondo…improvvisamente un fulmine gli attraversò la mente: un sottomarino!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo allora il pescatore raccontò la sua storia, che Basti
annotò con cura.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“Mio padre” iniziò il pescatore “quella notte era qui, anzi…un
poco più a Sud e stava gettando la rete. Forse la sua fortuna fu proprio quella
d’essere fermo e più lontano, con una barca modesta, a gettare la rete e
nessuno se n’accorse, altrimenti dubito che l’avrebbe raccontata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I sottomarini erano tre o quattro e s’erano arrestati poco
prima della linea dei frangenti, dove c’era ancora un poco di fondo per quei bestioni.
Dalle loro pance vomitavano fuori ogni genere di mercanzia, tutto sigillato
nelle casse di legno…due grandi motobarche – che mai aveva visto da queste
parti – facevano la spola fra i sottomarini e la spiaggia, dove venivano
scaricate da molti uomini e caricate su camion e rimorchi che dei trattori
conducevano nel bosco, molto probabilmente fino alla villa, da dove parte una
strada che confluisce sulla grande arteria che porta dal Nord fino alla Terra
del Fuoco.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo scarico andò avanti tutta la notte: mio padre rimase
nell’ombra perché le uniche luci erano il riverbero che scaturiva dai
boccaporti dei sottomarini, mentre a terra erano solo i fari dei camion a fare
un po’ di luce. Tutta l’operazione mostrava d’esser stata progettata con cura e
gli uomini addetti alle barche ed alle fasi di caricamento erano moltissimi, e
tutti si muovevano come se avessero previsto tutto quello che dovevano fare
senza una parola, un grido, una risata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Terminato lo scaricamento, scesero gli equipaggi dei
sottomarini mentre quei bestioni, lentamente e senza il minimo rumore si
allontanarono dalla costa: dopo circa un’ora, tornarono a terra dei canotti
pneumatici con pochi uomini a bordo. Mio padre, all’epoca, non capì perché
quegli uomini tornassero separatamente dagli altri sui battelli pneumatici ma,
trascorso qualche tempo, quando le reti iniziarono ad impigliarsi sul fondo,
qualcuno notò quei grossi ostacoli, oramai coperti di reti e di sabbia e mio
padre comprese che quella piccola pattuglia aveva il compito d’affondare i
sottomarini in acque profonde.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Forse fu la stanchezza, forse la fretta oppure l’alba che
s’appressava e la stima della distanza dalla costa li trasse in inganno: i
sottomarini sono posati su un fondale di 30-40 metri che, all’epoca,
consentiva nelle giornate di mare calmo d’osservarne le ombre sul fondo. Forse dovevano
condurli più al largo…non capì mai il motivo della fretta…ma, all’epoca, non
esistevano ancora le odierne attrezzature per l’immersione e l’immersione con
l’Ossigeno – già praticata all’epoca – non consentiva di scendere più di 12-15 metri, pena la morte e
forse pensarono, semplicemente, che nessuno se ne sarebbe accorto o sarebbe
potuto immergersi per indagare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In quegli anni, oltre a mio padre anche qualcun altro doveva
essere in mare perché – nonostante mio padre comprese subito che era meglio non
parlarne con nessuno – fiorirono dei racconti fantasiosi: qualcuno raccontò di
una coppia che scese sulla barca circondata da alti ufficiali, ma mio padre non
vide nulla del genere perché, alla distanza cui si trovava, non poteva
distinguere il sesso o le uniformi delle persone sui sottomarini. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando comparve l’aurora, pareva che non fosse successo
niente: le grandi barche a motore erano scomparse, tutta quella gente s’era
volatilizzata…camion, sottomarini, più niente…mio padre ritirò la rete e tornò
in porto. Tutto qui.”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto, dobbiamo chiederci perché quel pescatore parlò:
ma erano gli ultimi anni del millennio, forse già i primi di quello nuovo e
l’Argentina s’era oramai lasciata alle spalle la dittatura da molti anni.
Oramai la democrazia era solida e s’alternavano, al comando, destra e sinistra
come un minuetto. E poi, era una storia strana solo per gli altri, per i gringo
e gli europei…mica per loro…che queste storie le avevano ascoltate da padri e
madri già quand’erano bambini.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Abel Basti si recò a Buenos Aires e fece una richiesta
ufficiale alla Marina perché mandasse qualche sommozzatore ad osservare se
c’erano e cos’erano quei mostri sotto le onde, ma la Marina rispose che non aveva
soldi da sprecare per delle ricerche inutili. Avvisò, dunque, che lui stesso
avrebbe incaricato un paio di sommozzatori per andare a vedere: la Marina rispose che le
immersioni, nel golfo di San Matias erano proibite a causa delle pericolose
correnti. Ribatté che liberava la
Marina da qualsiasi responsabilità in merito e, questa volta,
gli rispose il ministero dell’Interno: ricordando che su quel tipo d’indagini
vigeva il segreto di Stato. Amen.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Stupisce osservare, a così tanti anni di distanza, come le
operazioni segrete della Germania in Argentina ebbero una pianificazione
certosina, iniziata già negli anni ’30 con mezzi di penetrazione finanziaria,
con loro uomini nelle istituzioni, proseguita durante la guerra con
l’installazione di stazioni radio che tenevano d’occhio il movimento dei
convogli britannici e lo comunicavano a Berlino e conclusa…conclusa…quando?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Doenitz, a metà del 1944, ordinò ai sommergibili di non
operare più in Atlantico sotto il 18° parallelo che, guarda a caso, corrisponde
proprio alle coste argentine. Perché?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poiché, per prima cosa, gli Alleati avrebbero trascurato di
pattugliare l’immensa area, come fecero, ma ai tedeschi quel “risparmio”
conveniva? Le navi inglesi ed americane si sarebbero sposate più a Nord, dando
la caccia ai tedeschi in una zona meno ampia. E i tedeschi si privavano di una
zona di “caccia” in mare molto vasta e difficilmente controllabile, soprattutto
per i convogli che doppiavano il Capo di Buona Speranza per immettersi in
Atlantico?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Doveva essere un motivo importante e vitale. Per la guerra?
Doenitz, oramai sapeva che era perduta difatti, proprio in quei mesi, raggiunse
il massimo numero di sommergibili operativi – più di 400 – semplicemente perché
limitò le missioni, oramai diventate quasi tutte missioni suicide. Li teneva in
porto, al massimo li mandava a Bergen perché l’Artico, in Inverno, consentiva
maggior protezione da navi ed aerei Alleati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Argentina era il luogo “sicuro e protetto” come lui stesso
aveva fumosamente indicato? Allora, bisognava tenerci lontani gli Alleati.
Quadra perfettamente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se la popolazione si fosse allarmata nel vedere sommergibili
vicino alle coste argentine, i tedeschi avevano preparato tutto…li fecero
arrivare alla luce del sole…per arrendersi!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Qui posso confermare, per conoscenza personale, cosa
avvenne.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mia figlia fu fidanzata per qualche tempo, una ventina di
anni fa, con un ufficiale di Marina argentino d’origine italiana. Si recò in
Argentina<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>la girò in lungo ed in largo e
il fidanzato venne a conoscermi mentre la sua nave era in porto a Capodistria.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ricordo ancora il giovanotto, seduto sul divano di fronte a
me, che mi raccontava la storia della sua famiglia, nata italiana e diventata
argentina.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Era una famiglia che con il mare aveva vissuto per
generazioni: in Argentina non esistono Istituti Nautici e l’unico modo per
diventare ufficiale di Marina Mercantile è diventarlo nell’Armada.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il padre dovette salire, con le pale in mano, per staccare i
cadaveri dalle pareti della stiva dell’incrociatore <i style="mso-bidi-font-style: normal;">General Belgrano</i>, silurato dagli inglesi nella guerra del 1982.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il nonno, invece – nato ancora in Italia, all’Elba – si
trovava di guardia, la mattina del 10 Luglio 1945 (la Germania s’era arresa due
mesi prima) a Mar del Plata, uno dei principali porti argentini: ricordiamo che
il 10 Luglio dell’emisfero australe corrisponde, meteorologicamente, al 10
Gennaio dell’emisfero boreale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il povero marinaio si trovava nella torretta di controllo
del porto e la bruma invernale e mattutina lasciava intravedere poco o nulla di
ciò che gli era attorno: probabilmente ascoltava la radio o si riscaldava un
po’ di caffè dal bricco del fornello ad alcool che gli teneva compagnia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Possiamo immaginare quando, gettando l’occhio sul tranquillo
bacino del porto, vide sbucare dalla bruma un sommergibile tedesco con tanto di
bandiera del III Reich al picco. Rimase gelato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oltretutto, il sommergibile aveva un cannone in coperta, che
gli pareva puntato proprio contro di lui e parecchi marinai in coperta, mentre
un ufficiale con il binocolo pareva scrutarlo col binocolo dalla torretta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, anche se a quell’ora era solo, doveva scendere per
capire cosa stava succedendo ma scese dalla torre disarmato: se questi la
mettono giù dura, sia chiaro che io m’arrendo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando fu a lato del sommergibile, oramai fermo, i marinai
gli gettarono le cime che lui, conciliante, assicurò subito alle bitte. Poi,
scese un ufficiale: forse il comandante? Gli parlò con cortesia, ma lui non
capiva niente di quello che diceva: insomma, per farla breve, non riusciva a
capire chi doveva arrendersi ed a chi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prima che scoccassero le fatidiche 8 del mattino ed il porto
riprendesse a vivere, i tedeschi avevano già messo a terra una passerella e se
la stavano filando di gran carriera: uscirono dal porto e se la diedero a gambe
per chissà dove. In pochi minuti l’U-530 fu quasi deserto, salvo qualche
ufficiale che rimase a bordo e lui, dopo essersi riavuto dalla sorpresa, corse
a telefonare ai suoi superiori per dire loro che…dunque…c’era un sommergibile
tedesco ormeggiato e lui non capiva cosa volessero e cosa dovesse fare…insomma,
aiuto!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-bidi-font-style: italic;">L’Oberleutnant zur
See</span> Otto Wermuth, il comandante, era però una persona gentile e
comprensiva: quando giunse finalmente un ufficiale che parlava inglese dichiarò
di volersi arrendere. E l’equipaggio? Allargò le braccia sconsolato: eh, sono
scappati…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’U-530 non stupì molto gli americani – prontamente accorsi,
ed oramai “alleati” dell’Argentina dopo la tardiva dichiarazione di guerra alla
Germania del Marzo 1945 (!), ultimo Paese del Sudamerica ad attuarla<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>– perché si trattava di un sommergibile
moderno e di grande autonomia (tipo IX C), in grado di raggiungere l’Argentina
con i propri mezzi. Dotato, inoltre, di radar e snorkel: che avesse fatto la
scorta ai veri sottomarini di San Matias? Eppure, non un solo siluro mancava
all’appello.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Wermuth fu interrogato a lungo dagli americani, ma non uscì
nulla d’interessante. Avevano l’autonomia per raggiungerla, invece di finire in
un campo di raccolta per prigionieri inglese: perché non farlo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Diversa fu, invece, la situazione dell’U-977 quando giunse,
il 17 Agosto 1945, ad arrendersi pure lui a Mar del Plata. Ma pensa te: invece
di recarsi a Portsmouth per arrendersi, calano fino in Argentina, proprio
dietro l’angolo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prima di tutto il sommergibile comandato dall’ <span style="mso-bidi-font-style: italic;">Oberleutnant zur See</span> Heinz Schäffer
era un sommergibile di media crociera (tipo VII C), in grado di raggiungere con
gran difficoltà l’Argentina o di non riuscirci affatto, col rischio di rimanere
senza gasolio in pieno oceano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Inoltre, mentre l’U-530 era in perfetto ordine e
perfettamente funzionante, l’U-977 era sporco, disordinato e mancavano
all’appello alcuni siluri. Il comandante dichiarò d’essersi fermato alle isole
di Capo Verde “per dare un bagno all’equipaggio”, poi fu sospettato
dell’affondamento – a guerra terminata – del vecchio incrociatore brasiliano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Bahia</i>, ma il comandante si difese
affermando che, all’epoca dell’affondamento del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Bahia</i>, si trovava ancora in acque nordamericane. Ma se si trovava
in acque americane, dopo aver attraversato l’Atlantico, come aveva fatto a
raggiungere l’Argentina? Non aveva sufficiente autonomia! E i siluri mancanti?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli americani requisirono i due sommergibili, interrogarono
a lungo i due comandanti, per sicurezza secretarono gli interrogatori con
valanghe di “omissis” e, qualche anno dopo, i due tornarono in Germania, per
scrivere libri sulle loro avventure e, soprattutto, sulla loro innocenza da
qualsiasi intrigo. Gli equipaggi – ossia i pochi che ritrovarono – scelsero
d’andare dove volevano: i più, rimasero in Sudamerica.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se le vicende dei due sommergibili sono molto diverse o più
o meno credibili, dobbiamo riconoscere che – affiancandoli ai (presunti) veri
sottomarini di San Matias – erano la ciliegina sulla torta. Avete notato dei
sommergibili? Eh, stavano navigando per arrendersi in Argentina…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Difficile anche ipotizzare un loro carico per l’Argentina,
giacché (soprattutto l’U-977) non avevano spazio di carico quasi per niente.
Però, l’attenzione internazionale (molto scarsa) si concentrò sui due
sommergibili che s’erano arresi e dimenticò in fretta il golfo di San Matias,
almeno i pochi argentini che erano a conoscenza di quelle vicende. Amen.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I sottomarini del tipo XXI potevano essere usati come navi
da carico? Entro certi limiti, assolutamente sì.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I sottomarini tipo XXI erano molto grandi, stazzavano circa
2000 tls, il doppio dei loro predecessori, ed avevano 6 lanciasiluri a prua:
non servivano più i lanciasiluri di poppa, giacché si poteva inserire qualsiasi
angolo di deviazione prima del lancio. Ma, avevano ben 17 siluri di riserva
conservati in un apposito locale a poppavia della camera di lancio:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-u138ClCqwjE/YMDUNqFDgfI/AAAAAAAACZA/INFsZ1GJB7woca1PXx66snITzKj2UP3jgCLcBGAsYHQ/s1000/Typskizze-XXI-21-1944OKM-Fa.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="516" data-original-width="1000" height="206" src="https://1.bp.blogspot.com/-u138ClCqwjE/YMDUNqFDgfI/AAAAAAAACZA/INFsZ1GJB7woca1PXx66snITzKj2UP3jgCLcBGAsYHQ/w400-h206/Typskizze-XXI-21-1944OKM-Fa.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Disegni dell'epoca di Type XXI<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ogni siluro pesava 1,5 tonnellate perciò, se consideriamo
che nel lungo viaggio l’imperativo era di non farsi scoprire, i siluri di
riserva erano inutili. Oltretutto, l’equipaggio di missione standard era di 57
persone le quali, in un lungo viaggio soltanto di trasferimento, non erano più
necessarie: ad esempio, tutti i siluristi o gli addetti alle armi contraeree
non servivano. Si può ipotizzare un peso di 30 tonnellate risparmiato.
Ricordiamo che 100 uomini con bagaglio leggero pesano intorno alle 10 tonnellate,
solo per fare un esempio:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-IT3DuaOlVnU/YMDUpPLIkOI/AAAAAAAACZI/DqDtkoWabMcQpoXrtdQttjwAuvfgsO-egCLcBGAsYHQ/s1000/Typskizze-XXI-21-1944OKM-Fa%2Bmod.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="516" data-original-width="1000" height="206" src="https://1.bp.blogspot.com/-IT3DuaOlVnU/YMDUpPLIkOI/AAAAAAAACZI/DqDtkoWabMcQpoXrtdQttjwAuvfgsO-egCLcBGAsYHQ/w400-h206/Typskizze-XXI-21-1944OKM-Fa%2Bmod.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il compartimento di prua, senza siluri ed adatto per il carico di 30 t<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il vano di carico, dunque, era uno spazio lungo circa una
decina di metri, largo 5-6
metri con un’altezza di 3-4 metri, in grado di
ospitare merci per 30 tonnellate, che potevano essere bilanciate (entro certi
limiti) con lo spostamento di acqua fra le casse di compenso di prua e di
poppa, mantenendo così il sottomarino in assetto. Forse lasciarono uno stretto
passaggio fino alla camera di lancio, oppure ignorarono anche quel problema,
ossia un improbabile combattimento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il carico di questi mezzi fu soprattutto Oro e metalli
preziosi, pietre preziose, opere d’arte, valuta ed armi: almeno, ciò che
possiamo ipotizzare. Probabilmente anche prodotti chimici e/o medicinali di
varia natura, ma non possiamo andare oltre nelle ipotesi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Molto probabilmente, il carico era un mix di persone e
merci, considerando il risparmio di personale dalla tabella standard
d’armamento: forse una ventina di passeggeri ed il resto tutto destinato a
carichi molto “paganti”, in ogni senso, se consideriamo che a Colonia Dignidad
(come vedremo in seguito) furono trovate molte armi dell’epoca.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se, veramente, l’Argentina potesse togliere il segreto di
Stato su quei sottomarini affondati in trenta metri d’acqua, avremmo delle
risposte, ma temo che – se ci fosse quel pericolo – alcune salve di bombe di
profondità cancellerebbero tutto, anche se i relitti – comunque – sarebbero
facilmente riconoscibili.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, per ora, nessun governo argentino di destra o sinistra,
di golpisti o democratici, d’alto o basso profilo, l’ha fatto. Amen.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">Continua nelle quarta parte, perché la storia da raccontare
è ancora lunga.</p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-11630240024256066772021-06-07T18:06:00.002+02:002021-06-07T18:06:22.434+02:00La conferenza postbellica di Jalta (seconda parte)<p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-AB8SYkldmcw/YL5DSaxmB7I/AAAAAAAACYo/HjBt5jMzngkRt7-XwMuo6vBsVK0w9Ff8wCLcBGAsYHQ/s448/Technikmuseum_U-Boot_Wilhelm_Bauer.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="448" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-AB8SYkldmcw/YL5DSaxmB7I/AAAAAAAACYo/HjBt5jMzngkRt7-XwMuo6vBsVK0w9Ff8wCLcBGAsYHQ/w400-h300/Technikmuseum_U-Boot_Wilhelm_Bauer.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il sottomarino Wilheilm Bauer, ex tipo XXI della 2° Guerra Mondiale<br /></td></tr></tbody></table></p><p>
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La
Germania del 1939 era una gabbia zeppa di lupi, e quasi tutti
volevano la guerra: il problema – si fa per dire – è che nessuno sognava una
guerra identica a quella dell’altro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">C’era chi voleva una guerra per abbattere il bolscevismo
sovietico, chi contro la
Francia per vendetta nei confronti della pace di Versailles
del 1919, chi vedeva rosso soltanto a pensare all’Impero Britannico…chi tornava
dall’emigrazione negli USA per aiutare la Patria, chi vedeva un alleato nell’Italia, altri
non si fidavano per niente degli italiani, chi voleva gli spagnoli al loro
fianco…chi rammentava le antiche saghe vichinghe…probabilmente l’alleato più
sconosciuto era il Giappone: lontano, misterioso, sconosciuto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I primi due anni di guerra andarono bene per la Germania, ma già nel 1941
le cose presero a precipitare: prima ancora di Pearl Harbour Hitler decise la
sua guerra contro il bolscevismo, sicuro che la Gran Bretagna avrebbe
senz’altro capito…ma insomma…come si fa a non capire che stiamo dalla stessa
parte?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Hitler desiderava iniziare le guerra fredda con una decina
d’anni d’anticipo ma gli altri non erano d’accordo…e molte cose cominciarono ad
andare storte: i racconti degli esuli ebrei terrorizzavano la popolazione, anche
se la vera e propria Shoa non era ancora iniziata. E poi, Londra temeva Berlino
e non si fidava: si erano liberati di un Re che puzzava troppo di Nazismo e,
forti del potere coloniale, pensavano di sistemare prima le faccende con i
tedeschi e solo in un secondo momento occuparsi dei sovietici, che già da molti
anni combattevano con i finanziamenti ai Russi Bianchi. Per gli inossidabili
imperiali britannici, fu un calcolo forse troppo azzardato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando gli USA entrarono in guerra, molti tedeschi e la maggior
parte degli italiani iniziarono, Ciano ed Umberto in testa, a temere
l’inevitabile sconfitta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Statunitensi e britannici erano entrambi potenze del mare e
del cielo, perciò fu proprio in mare ed in cielo che i progettisti tedeschi
furono spronati in un lavoro disperato e, in fin dei conti, inutile. Anche a
causa della poca lungimiranza nazista.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A parte il programma nucleare, che fallì per la
non-collaborazione e successiva fuga di Nils Borg e per il pessimismo sui
risultati di Heisenberg, le speranze puntavano su due invenzioni: il caccia a
reazione ed il sottomarino vero e proprio, vale a dire non dipendente dalla
combustione con l’ossigeno per la propulsione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il primo obiettivo fu raggiunto in fretta: già nel Luglio
del 1942 l’aereo con due reattori a getto sotto le ali decollò per il primo
volo, ma qui ci si mise, misteriosamente, proprio Hitler di mezzo. Il <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Messerschmitt</span> Me-262 era un
caccia, nel 1942, molto simile strutturalmente ai Mig-15 e Mig-17 che volarono
10-20 anni dopo, sennonché, Hitler voleva farlo diventare un bombardiere (!).</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci provarono tutti gli Assi della Luftwaffe a spiegargli che
un caccia che raggiungeva i 900 chilometri orari era una novità unica nel
panorama aviatorio dell’epoca, ma non ci fu niente da fare, al punto che la decisione
di Hitler appare sconclusionata anche volendo ammettere che lo pensasse
realmente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Forse, Hitler voleva usarlo come minaccia per riuscire ad
ottenere una pace separata col Regno Unito, ed attendeva con ansia che la
missione di Rudolf Hess – volato in Scozia per incontri con l’aristocrazia
britannica – desse dei frutti i quali, però, non giunsero mai. Ed Hess fu
condannato all’ergastolo anche se la vera Shoa, al momento della sua fuga, non
era ancora iniziata: fu trattenuto – oramai novantenne e solo (tutti gli altri
erano già usciti) nel carcere di Spandau – fino a quando Gorbaciov decise di
togliere il veto sovietico il quale era appoggiato, stranamente, da un analogo
veto inglese.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Comunque, Rudolf Hess decise d’impiccarsi per togliersi di
torno…anche se il suo medico raccontò che non era più in grado, a quell’età e
con le sue forze, d’impiccarsi da solo. Che volete: qualcuno gli avrà dato una
mano… </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tornando al nostro povero ed incompreso Me-262, i problemi
si rincorsero l’uno con l’altro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per diventare un (pessimo) bombardiere leggero si perse un
anno ed un secondo anno per riavere un caccia veramente funzionante, al punto
che i primi Me-262 giunsero ai reparti nel Giugno del 1944, oramai troppo tardi
per contare qualcosa, anche se diedero agli Alleati parecchi grattacapi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nello stesso Giugno del 1944 entrava in servizio la seconda
arma “futuribile” di Hitler: i sottomarini classe XXI e l’U-2501, il primo,
scendeva in mare ad Amburgo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Abbandonata l’idea del sottomarino nucleare o delle turbine
Walter – troppo lontane nel futuro per sperare in una realizzazione ancora
utilizzabile – la Kriegmarine
optò per un sottomarino che, negli anni ’40, assomigliava già ai sottomarini a
propulsione diesel/elettrica degli anni ’60-70.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli U-Boot del tipo XXI erano in grado di navigare
sott’acqua per lunghi periodi e per lunghe missioni: solo per fare un esempio,
un tipo XXI era in grado d’immergersi di fronte a Genova e, navigando a quasi 300 metri di profondità
(all’epoca, completamente invisibile), dopo 4 giorni di navigazione a velocità
economica, solo grazie alle batterie, emergere di fronte a Napoli.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poche ore a quota periscopica, usando i motori diesel
tramite uno snorkel per ricaricare le batterie, ed il sottomarino poteva
tornare negli abissi: la stessa energia elettrica garantiva la purificazione ed
il condizionamento dell’aria in immersione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tanto per capirci, le principali Marine del Pianeta giunsero
a questi risultati solo intorno al 1970, giacché il sottomarino
diesel/elettrico è silenziosissimo, confrontato con i chiasso delle turbine di
un sottomarino nucleare, identificabile già a molte miglia di distanza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il programma di costruzione prevedeva il montaggio in nove
settori completi di tutti i collegamenti elettrici ed idraulici già preparati,
per costruirli in serie in piccoli cantieri sui fiumi dell’interno e sottrarli
così ai bombardamenti. Tre giorni di sosta nel cantiere di assemblaggio ed il
sottomarino poteva prendere il mare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fra il Giugno del 1944 ed il termine delle ostilità furono
consegnati (secondo le fonti) dai 118 ai 121 sottomarini alla Kriegmarine, che
entrarono dunque in servizio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa ne fecero, i tedeschi, di un’arma del genere, la quale
poteva individuare ed attaccare con siluri elettrici senza l’uso del
periscopio, soltanto col rilevamento degli idrofoni ed il calcolo di rotta e
velocità grazie ad un calcolatore elettro-meccanico? Un mezzo con un’autonomia
di 15.500 miglia
marine, in grado di giungere quasi ovunque nel mondo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non ne fecero nulla.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Appena un sottomarino terminava un ciclo di addestramento di
4 mesi, cambiava comandante e tornava nel Baltico per un nuovo ciclo, ad
libitum: converrete che per una nazione che richiamava i ragazzi e li
schiaffava sui carri armati a morire, c’è qualcosa che non quadra. L’attuale
pontefice emerito, Benedetto XV, fu richiamato nella Flak, la contraerea e lì
servì il suo popolo. Ed Hitler.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Furono costruiti anche sommergibili dello stesso tipo ma per
uso costiero, il tipo XXIII e, negli ultimi giorni di guerra, due di quei
piccoli sommergibili affondarono tre navi al largo della Scozia, senza essere
scoperti dalle navi di scorta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un sommergibile del tipo XXI, invece, il pomeriggio del 7
Maggio 1945 – e dunque a guerra oramai conclusa da poche ore – si lasciò
sfilare nel periscopio a 500
metri di distanza l’incrociatore britannico <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Norfolk</i> (altre fonti indicano <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Suffolk</i>, erano gemelli) e la squadra di
navi che lo seguivano le quali, probabilmente, stavano tornando ai loro
ancoraggi consueti di Scapa Flow, nelle Orcadi. Lo annotò sul libro di bordo che
consegnò al suo ritorno a Bergen, dove si arrese mostrando con un ghigno
malefico il giornale di bordo al suo interlocutore britannico: nessuno degli
inglesi aveva rilevato niente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il progetto di quei sommergibili fu steso fra il 1940 ed il
1942, approvato da Doenitz nel 1943 ma solo nel 1944 il primo sottomarino entrò
in servizio: già a Dicembre del 1944 erano parecchi i sottomarini in servizio
e, a Bergen in Norvegia, fu creata la prima flottiglia di soli tipo XXI.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 1943, però, Doenitz – futuro successore di Hitler nella
carica di Cancelliere – fece una comunicazione assai strana e sibillina, almeno
per i tempi:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">“La Marina da Guerra del Reich
costruirà, molto lontano da qui, un sicuro rifugio per il nostro capo, Adolf
Hitler, affinché l’ideologia del Nazismo non vada perduta.” </i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Strana, perché nel 1943 la guerra non era certamente vinta
ma era ancora lontana da una fine inevitabile ed una dichiarazione sibillina,
perché parlava di luoghi molto “lontani” e “sicuri”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per inciso, questa dichiarazione portò poi, nel dopoguerra,
a mille congetture che condussero gli americani ad inviare una task force in
Antartide, che perse inutilmente vite umane nella ricerca di qualcosa che
nemmeno sapevano cosa potesse essere, in un posto dove c’erano solo ghiaccio, qualche
rara roccia e temperature proibitive, che condussero ad incidenti aerei per il
ghiaccio ed a morti congelati per le temperature siderali.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel frattempo, però, qualcosa si muoveva.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Juan Domingo Peròn – futuro presidente/dittatore argentino –
che nei primi anni ’40 era in Italia, aggregato alle truppe alpine per fare
“esperienza” col grado di colonnello, sparì dall’Italia per ricomparire
all’ambasciata tedesca a Berlino…per fare cosa? Eh…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo la guerra furono sequestrati, in Argentina, alcuni
passaporti perché intestati a persone non corrispondenti per età od altri dati
di varia natura: il problema era che i passaporti non erano falsi, bensì
regolarmente emessi dalla Repubblica Argentina, senza ombra di dubbio! Che
mistero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Qualcuno parlò, ed ammise che nel 1943 Peròn scambiò con i
tedeschi 1.000 passaporti argentini in bianco, a fronte della cifra iperbolica
di 3 miliardi di marchi: oddio, nel 1943 i tedeschi potevano far girare le
rotative della zecca come volevano, e non era un problema consegnare miliardi
di carta ad un colonnello argentino che se li sarebbe portati in Patria. La
cosa più difficile fu esaudire la seconda richiesta: l’invio in Argentina di
2.000 SS armate ed addestrate.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Pensate che voglia raccontarvi una fuffa? Nella terza parte
dell’articolo incontreremo “nel luogo sicuro e lontano” proprio quelle SS e
vedremo come la cosa andrà a finire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tornando ai sommergibili, la domanda più ovvia è sapere che
fine fecero: 6 furono affondati in mare da aerei Alleati, e questo è un dato
certo…per l’altro centinaio ci sono poche certezze e tante supposizioni senza
prove. Alcuni furono presi dai sovietici, dagli americani, inglesi,
francesi…incamerati nelle loro Marine e studiati attentamente…uno, addirittura,
fu recuperato dal fondo dai tedeschi, che lo tennero in servizio fino al Maggio
del1970, l’<span style="mso-bidi-font-family: Arial;">U-2540, rinominato <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Wilhelm Bauer</i></span>, che oggi si trova
a Brema ed è una nave-museo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Altri furono trovati sul fondo, sabotati dai loro
equipaggi…qualcuno sotto le macerie dei bunker…ma una certezza per tutti sulla
loro fine non c’è.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma una ricostruzione degli eventi dovrà pure essere stata
fatta – direte voi – almeno dalla Bundesmarine, la Marina del dopoguerra: certo,
è stata fatta con teutonica precisione. Chi fu il primo comandante della nuova
marina del dopoguerra della RFT? L’ammiraglio Friedrich Ruge, che era stato
comandante della Flotta del Nord nella Marina del III Reich: un sottoposto di
Doenitz. Dunque…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma torniamo un momento al 1945, a quella conferenza
di pace di Jalta: cosa cercavano, oramai, i contendenti?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si contendevano con qualsiasi mezzo gli agenti segreti del
III Reich, chi per sapere come difendersi (i russi) chi per sapere come
“tagliare le ali” ad un’Unione Sovietica che si era fatta non più il
ricettacolo dei comunisti del pianeta, bensì una potenza militare di
prim’ordine. Erano oramai lontani i tempi dei convogli artici per rifornire la Russia nel 1942: negli
ultimi anni di guerra la produzione bellica sovietica, per alcuni settori,
superava addirittura la produzione americana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I servizi segreti tedeschi divennero allora terreno aperto
di caccia: vuoi con i soldi, con i ricatti o con le “benevole” concessioni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Furono centinaia le persone che passarono di qua o di là
della futura Cortina di Ferro e nulla contava, veramente, cosa avessero
combinato durante la guerra: soprattutto erano molto ricercati gli appartenenti
ad ODESSA, la rete di spionaggio tedesca, la quale aveva anche un settore
dedicato alla fuga nei Paesi esteri se le circostanze lo avessero richiesto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il suo principale esponente, l’ammiraglio Canaris fu
giustiziato dai nazisti il 5 Aprile del 1945 accusandolo di tradimento, ma più
probabilmente per chiudere la bocca definitivamente alla “mente” che più sapeva
di quelle vicende.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, i sommergibili poterono prendere il largo? Lo vedremo
nella terza ed ultima parte.</p>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voglio raccontarvi una vicenda di tempi lontani, così
lontani che pochi degli attuali viventi possono ancora ricordare ma, se vi
stupite dei due golpe istituzionali accaduti in Italia – Monti e Draghi – vi aiuterà
a capire qualcosa sulla diplomazia internazionale e di come le nostre
democrazie siano soltanto delle abili rappresentazioni della realtà: dei veri e
propri falsi, sorretti soltanto dal bombardamento mediatico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, dopo aver letto i tre articoli, vi verrà da dire semplicemente
“Ma quelle di oggi sono soltanto frittelle…al confronto…”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto l’errore nel titolo era cercato e voluto, giacché la Conferenza di Jalta
andò in scena nel Febbraio del 1945, e dunque a guerra ancora in corso ma, per i
tempi della diplomazia, oramai la guerra era conclusa: era l’ora di pensare al
dopo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre i sovietici erano ad 80 km da Berlino e gli
angloamericani più distanti, perché avevano dovuto superare la Battaglia delle Ardenne
– l’ultima carta di Hitler – sul Mar Nero s’incontrarono Stalin, Roosevelt e
Churchill.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Erano gli stessi della Conferenza di Teheran svoltasi un
anno e mezzo prima? Fisicamente è indubbio, ma possiamo affermare che i loro
intendimenti fossero i medesimi? Ne dubito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Churchill doveva e voleva salvare quello che rimaneva
dell’Impero Britannico, ma con poche carte da giocare, mentre Stalin era quello
più avvantaggiato: l’Europa orientale era di fatto già sua e poteva sperare di
giungere fin dove giunsero (dall’altro versante) Druso e Germanico quasi due
millenni prima, ossia sul fiume Elba, e ci riuscì. Roosevelt era molto malato
(sarebbe morto poco dopo) e, probabilmente, le leve della diplomazia americana
gli sfuggivano già di mano: durante la Conferenza fu accusato di essere stato troppo “morbido”
con Stalin…ma gli Stati Uniti si preparavano a diventare potenza mondiale, con
l’eclissi della potenza inglese, ed avevano già gli occhi da altre parti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per questa ragione, la diplomazia era già al lavoro:
sapevano che il loro futuro nemico sarebbe stato l’URSS, ma in quel momento
potevano fare ben poco – sul piano militare – per impedirlo. L’Europa era a
pezzi e nessuno che avesse un minimo di sale in zucca pensava ad una nuova
guerra imminente contro l’URSS: Churchill accarezzò l’idea, ma fu costretto a
rimangiarsela in fretta e, poco dopo, fu addirittura (e stranamente) obbligato
a lasciare Downing Street avendo perso non tanto le elezioni (vinte dai
laburisti), bensì l’appoggio del suo partito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E i tedeschi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Erano a pezzi: non c’era più nessuno che credesse in una
soluzione se non la resa, ma Hitler manteneva ancora potere nella struttura
piramidale del Nazismo. All’Ovest, oramai, si fucilavano gli ufficiali per
scarso mordente nei combattimenti, mentre ad Est si moriva ammazzati dai russi
oppure da altri tedeschi se si abbandonavano le posizioni: era solo una
questione di tempo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il tempo giunse e, secondo la Storia ufficiale, Hitler si
suicidò…anche se il prezioso reperto del suo cranio, conservato a Mosca, alle
analisi del DNA ha mostrato d’essere di sesso femminile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Personalmente, ritengo che Hitler sia fuggito, ma non è
questa la cosa importante, ben più importante è analizzare cosa successe dopo
la sua presunta morte.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il successore designato da Hitler (nel suo testamento
politico) non era né Goering, né Bormann e neppure Himmler: era Karl Doenitz,
comandante supremo della Marina, che era sempre stato ai margini delle alte
sfere del Nazismo. Una stranezza, a meno di voler ammettere che una persona
meno coinvolta sarebbe stata più accettabile per gli Alleati (Stalin non si
poneva questi problemi ed a Jalta presentò le sue idee in merito: fucilare
immediatamente almeno 50.000 ufficiali tedeschi, così da recidere il male alla
radice) ma gli Alleati, cosa avrebbero chiesto al successore di Hitler? Se
fosse stato Himmler nulla, ma con Doenitz si poteva trattare, soprattutto da
posizioni di forza assolute.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Preso atto della nomina, Doenitz si trasferì a Flensburg –
sul Baltico, vicino al confine danese – e, protetto da un reparto di Fanteria
di Marina, cominciò a governare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“Cosa” governava? Difficile rispondere, però “quanto” sì:
dalla presunta morte di Hitler il governo di Flensburg rimase indisturbato fino
al 23 Maggio 1945, quando l’intero governo si consegnò in mani americane.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa fece Doenitz in quei venti giorni? Perché una colonna
americana non salì subito a fermarlo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si sa poco del governo di <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Flensburg</span> e – a parte il colloquio nel quale Doenitz si confrontò
con Himmler “sempre con la pistola puntata sotto la scrivania”, riferì – non
pare che ci sia altro di notevole da raccontare. Almeno, di “altro” che si
potesse raccontare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I confini fra la storia ufficiale, però, la contro-storia
oppure il complottismo sono molto labili, soprattutto se una nazione s’arrende
dopo quasi sei anni di lotta apocalittica e, alla fine, un governo di quella
nazione viene lasciato indisturbato per venti giorni senza colpo ferire.
Qualcosa di strano s’insinua fra i nostri gangli cerebrali, e chiede risposte:
e poi, perché Flensburg?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In una immaginaria rotta fra Kiel, sul Baltico, ed Oslo,
Flensburg pare proprio il baricentro. A dire il vero Oslo si trova al termine
del suo fiordo, mentre <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Horten</span>
è il vero porto della città norvegese e <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Kristiansand</span> si trova allo sbocco del fiordo nello <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Skagerrak</span>, da dove ci si può
immettere nel Mare del Nord e, da lì, in Atlantico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ebbene, una lunga e paziente analisi delle rotte e delle
missioni fra queste città (principalmente Kristiansand e Kiel) su documenti dell’epoca,
mostra che nei giorni a cavallo fra la fine della guerra e la pace, il mare di
fronte a Flensburg era più congestionato di <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Piccadilly</span> Circus all’ora di punta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Chi erano a muoversi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dato che gli Alleati, oramai, sorvegliavano tutte le rotte
con i primi aerei-radar, erano principalmente sommergibili i quali, data la
vicinanza fra le due località, potevano percorrere il tragitto quasi soltanto
in immersione, senza dare nell’occhio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa trasportavano?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non tanto marinai che fuggivano – senz’altro rimanere in
porto ed arrendersi era più comodo – bensì merci e persone, di tutti i tipi:
nel Reich c’erano ancora ricchezze incredibili, razziate in tutta Europa, e
tanta gente che sapeva bene di rischiare grosso se cadeva prigioniera. Poi
merci rare come il Plutonio prodotto dai centri di ricerca tedeschi: la bomba
di Hiroshima era all’Uranio, ma quella di Nagasaki era al Plutonio ed al nuovo
presidente Truman sfuggì “dobbiamo ringraziare i nostri amici tedeschi…”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Inoltre, c’era la tecnologia tedesca, della quale tutti
erano disperatamente alla ricerca: per quale motivo? Per giungere più in fretta
possibile alle prime posizioni nel pianeta post-bellico e dare la scalata al
potere mondiale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Su questa vicenda c’è una traccia anche nei documenti
sovietici: Stalin, quando si trattò di dare l’assalto a Berlino, stranamente,
tenne fuori il noto Maresciallo Zukov, comandante dell’Armata Rossa, dalla
vicenda.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Incaricò il generale Cujkov –
comandante delle armate del Nord – di assalire la città la quale, dopo furiosi
combattimenti, si arrese. E Zukov? Ricevette un altro compito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nella zona di Sud-Ovest di Berlino i russi sapevano che
esisteva un centro di Fisica Nucleare in mano ai militari, necessario ai
tedeschi per tentare di giungere per primi all’arma atomica. Alla testa di un
veloce reparto corazzato, Zukov travolse tutte la difese tedesche della
periferia Sud come una furia e si precipitò verso l’Istituto ma, quando vi
giunse, lo trovò “svuotato” di fresco: solo alcuni sacchi che Zukov prelevò. Ma
si rivelarono, per i sovietici, una delusione: erano soltanto il materiale di
scarto delle centrifughe, con un tenore d’Uranio irrilevante. Il materiale
utilizzabile aveva già preso il volo (probabilmente dal vicino aeroporto di
Tempelhof) verso la Norvegia
o chissà per dove. Insomma: il danno e la beffa.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E c’è una prova evidente su queste vicende: l’ultima
missione del sommergibile U-234, un grande sommergibile posamine, con elevata
autonomia, molto capiente ed in grado di raggiungere facilmente la costa
americana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fa addirittura sorridere come la filmografia dia una mano
alla falsificazione della Storia: il film <i style="mso-bidi-font-style: normal;">U-234
l’ultimo sommergibile</i> è una fandonia incredibile. Si pensi soltanto che il
sommergibile del film doveva raggiungere il Giappone, per consegnare armi
tedesche agli alleati nipponici: Plutonio, 2 caccia a reazione smontati, un
missile e vari siluri fra i più moderni della tecnologia tedesca. L’equipaggio
comprendeva una panoplia di alti ufficiali tedeschi e vari ingegneri e studiosi
d’alto livello: peccato che l’unico a conoscere il contenuto delle casse nelle
quali era stivato il carico fosse un ufficiale americano (ex) prigioniero di
guerra. Lo affiancava un uomo dei servizi segreti della Marina Tedesca: a
comandare il battello era un comandante di navi che mai aveva comandato un
sommergibile ed il vero U-234 si arrese, dopo 50 giorni nei quali aveva
compiuto la traversata. Fino al Giappone? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ah, ah! No, si arrese nei pressi dell’isola di Terranova (di
fronte al Canada) ad un cacciatorpediniere americano. Dove si erano già arresi
altri tre sommergibili tedeschi. Cosa trasportavano gli altri sommergibili?
Beh, chiedetelo a loro: la resa tedesca è il condensato più incredibile che si
possa immaginare, zeppo di contraddizioni e di silenzi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">C’erano a bordo anche due ufficiali nipponici, probabilmente
imbarcati per dare credito alla colossale fandonia, i quali – si dice – si
suicidarono col veleno. Perché non lasciarli su un canotto nelle vicinanze
delle Azzorre, territorio portoghese e dunque neutrale? Non sappiamo niente
della fine dei Tenenti Colonnelli Tomonaga e Shoji…eh, furono sepolti in mare
insieme alle loro cose…sempre che siano realmente esistiti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per capire come mai un Paese si arrende dopo sei anni di
guerra e viene lasciato operare, ancora per 20 giorni, un governo legittimo,
perché il suo capo (Doenitz) verrà condannato a Norimberga a 10 anni di carcere
ma ne sconterà solo 5 – e perché il Ministro per gli Armamenti del governo
Doenitz fu lo stesso Speer che lo era stato per Hitler, non essendo scevro da
coinvolgimenti nella Shoa (condannato a 20 anni a Norimberga, poi scontati a
15) – e perché prendono il via sottomarini tedeschi per consegnare al nemico,
ben prima della fine delle ostilità, il meglio che la Germania aveva saputo
produrre, ci vuole un po’ di pazienza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Abbiamo raccontato solo la parte centrale della vicenda, tralasciando
il prima (ossia come alcuni tedeschi si premunirono per giungere alla fine
della guerra con qualche carta ancora da giocare) ed il dopo, ossia tutte le
vicende che, inevitabilmente, scaturirono da quel “perdono” dispensato con
grande magnanimità dagli Alleati, pagato a Norimberga con sole 11 impiccagioni.
Curiosità: il boia di Norimberga morì anni dopo negli USA in un incidente
stradale, strangolato dalla sua cintura di sicurezza: eh, il karma…o la
vendetta?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’articolo è suddiviso in tre parti e non ho voluto,
scientemente, inserire note: sono convinto che le prove, se cercate, le potrete
trovare tranquillamente da soli, basta un poco d’intuito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vi lascio, però, una breve intervista a Paolo Mieli (1) il
quale, non potendo dire chiaramente quel che pensa, si limita a porre “forti
dubbi”: io (ed altri), che invece le raccontiamo chiaramente non abbiamo,
ovviamente, la direzione dei grandi giornali. E ti pareva.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">(1) <a href="https://www.youtube.com/watch?v=Fo3eRgPsPQY">https://www.youtube.com/watch?v=Fo3eRgPsPQY</a>
<span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-14516713257561882092021-05-25T10:13:00.003+02:002021-05-25T10:13:36.383+02:00A microfoni spenti, parliamone<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-O0UATJXY2fw/YKyxZW7I1aI/AAAAAAAACXo/gl9jLnSC8AwtXI3UDUP7z-uuDFLclMKgACLcBGAsYHQ/s835/GIUSTIZIA_TRIBUNALE_PROCESSO_FOTOGRAMMA-kFhF--835x437%2540IlSole24Ore-Web.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="437" data-original-width="835" height="209" src="https://1.bp.blogspot.com/-O0UATJXY2fw/YKyxZW7I1aI/AAAAAAAACXo/gl9jLnSC8AwtXI3UDUP7z-uuDFLclMKgACLcBGAsYHQ/w400-h209/GIUSTIZIA_TRIBUNALE_PROCESSO_FOTOGRAMMA-kFhF--835x437%2540IlSole24Ore-Web.webp" width="400" /></a></div><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E’ caduta la cabina di una funivia. Tutti, ovviamente, si
sono lanciati nella ricerca delle cause – remote o vicine – e pensano di averci
capito qualcosa. Poi, giungono i famosi “tecnici” – gli azzeccagarbugli
scientifici – i quali ci spiegheranno che, tanto…lasciate perdere…insomma…non
avete i mezzi per capire le cause che possono aver generato gli effetti del
disastro. Tanto, domani ne succederà un’altra, il lettore potrà distrarsi ed i
giornalisti scribacchiare e mettere, così, il pane in tavola.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Prima o dopo, però, si giungerà ad un un’aula di giustizia e
qui tutto verterà sull’analisi – e relative contrapposizioni – su un solo
termine: DOLO.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Dolo è il vero deux ex machina del diritto italiano e
solo con la certosina analisi delle sue sfaccettature potrà prevalere
sull’altro caposaldo che attende, silente, il pronunciamento: il Perdono (il
quale anche lui ha più sfaccettare nel Diritto).</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre il Perdono è un concetto più semplice da concepire,
il Dolo è, sinteticamente, il “<strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">principale criterio di imputazione soggettiva” ma può essere
intenzionale, diretto, eventuale, alternativo, soggettivo, oggettivo,
alternativo soggettivo, alternativo oggettivo, generico e specifico. A latere
del concetto di Dolo, riposa sempre la Colpa Cosciente: insomma, il
percorso del processo è quello di determinare se avevi proprio voglia di
delinquere e, se sì, con quale grado di precisa volontà.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Il concetto di
Dolo (e relativi attributi di precisazione) pare quasi una scacchiera che
dovrebbe aiutare il Magistrato/i nell’attenta calibrazione della pena, ma il Magistrato/i
non è il solo attore della vicenda: oltre all’imputato, nel codice di Procedura
Penale sono attentamente elencati Pubblici Ministeri, Avvocati (Difensori e di
Parte Civile) e consulenti (ingegneri, medici, militari, ecc). E Giudici
Popolari.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Nella gran
maggioranza dei casi, poi, i reati da soppesare sono più di uno, e quindi per
ogni reato si dovrà valutare il dolo. Infine, il Magistrato dovrà soppesare la
pena, da un minimo ad un massimo e gli eventuali precedenti penali.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Nei Paesi
d’origine Latina queste sono le basi del Diritto, mentre in quelli anglosassoni
si va meno per il sottile: ha ucciso un cervo del Re. Impiccatelo. Con una
corda d’Oro.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Certamente il
nostro Diritto è più preciso ed ha più mezzi per valutare – di questo siamo
coscienti – perché in alcune forme di Diritto s’appende magari un innocente ad
una corda senza tante storie.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Però, c’è un
però.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Il concetto di
prescrizione è proprio la scappatoia da un Diritto che, per funzionare,
richiede tantissimo tempo: è stato artatamente dilatato – e su questo siamo
d’accordo – però non dimentichiamo che per la funivia di Stresa la sentenza
finale di Cassazione sarà emanata intorno al 2040 e siamo sempre nell’attesa
che inizi – finalmente! – il processo di Primo Grado per il Ponte Morandi, a
quasi tre anni dal disastro.</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">E, domani, si
schianterà un altro treno oppure cadrà una funivia, una nave affonderà oppure
ci sarà un terribile incidente stradale per cause varie: carico sovrappeso,
inefficienza dei freni, mancata revisione dei veicoli, ubriachezza, distrazione...e
torna a valutare il tipo di Dolo, poi le aggravanti, le attenuanti…</span></strong></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><strong><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">Così è, se vi
pare.</span></strong><span style="mso-bidi-font-weight: bold;"></span></p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-32698246792619225962021-05-23T17:22:00.001+02:002021-05-23T17:22:27.495+02:00Cloaca Maxima Parlamentarum<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-KobY4OqAtYQ/YKpyy20a0sI/AAAAAAAACXU/0PaISrJ1RxgJz5dW4l5_6G0i_VHbHivcwCLcBGAsYHQ/s973/quilted-giraffe-1219054.webp" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="650" data-original-width="973" height="268" src="https://1.bp.blogspot.com/-KobY4OqAtYQ/YKpyy20a0sI/AAAAAAAACXU/0PaISrJ1RxgJz5dW4l5_6G0i_VHbHivcwCLcBGAsYHQ/w400-h268/quilted-giraffe-1219054.webp" width="400" /></a></div><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre la società<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>Autostrade ancora in mano a Benetton si frega le mani contenta, perché
la società è stata quotata 9 miliardi (prima era “solo” 7), si sentono urla
sconnesse, dissenzienti, consenzienti e incomprensibili (ma comprensibilissime)
sulla “salvaguardia” del patrimonio artistico da parte di Franceschini.
Parliamoci chiaro: non è che Franceschini s’è buttato a corpo morto contro le
colate di cemento, il primo esempio che ha menzionato riguarda solo i pannelli
solari (ma giungeranno anche le “pale eoliche”) perché il paesaggio italiano va
protetto da questi scempi. Pannelli solari e pale eoliche. Per le migliaia di
ripetitori delle antenne Tv manco una parola, quelle abbelliscono le torri
medievali, mica le rovinano: le portano sulle Tv di tutto il mondo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sull’altro versante, Benetton è soddisfatto perché la
società che prenderà in mano la Cassa
Depositi e Prestiti vale 9 e non 7, due miliardi di più in
saccoccia, mentre tutti conoscono il reale valore attuale della società
Autostrade: 0, zero, null.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nella maggior parte dei tratti appenninici si viaggia a
corsia unica: un bell’espediente per mascherare che le perizie eseguite dopo il
ponte Morandi hanno segnalato che la tenute dei piloni di sostegno sta
crollando: lo aveva già segnalato l’ing. Morandi in persona: il ferro-cemento
dura 50 anni, non di più. Difatti, in tutta Europa e negli USA si usava
l’acciaio – e di quello buono, non come quello marcio delle cerniere del MOSE
che oramai è da buttare – mentre da noi faceva scempio quel cemento, fatto di
acciaio di merda e tanta sabbia, così si guadagnava di più.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un bell’espediente, dicevamo, perché si paga il pedaggio
intero e ci si va ad incolonnare in una corsia unica per ridurre le masse, ma
ai politici non interessa: viaggiano in aerei di Stato, in elicotteri di Stato,
in auto con la sirena dello Stato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La situazione è disperante: lunghi tratti che vanno
completamente rifatti, viadotti da abbattere e ricostruire, altri dove solo i
piloni vanno rifatti…e c’è sempre la Salerno-Reggio, 400 chilometri di
non-autostrada da ricostruire. Uff – pensa Benetton asciugandosi il sudore
dalla fronte – l’abbiamo scampata bella…adesso ci penserà lo Stato a rifarle e
poi un giorno, quando saranno di nuovo a posto…magari i miei nipoti…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per capire il disastro italiano bisogna capire Roma, e su
Roma ci sono due graffiti illuminanti che vanno considerati ed attentamente
ascoltati: il film “La grande bellezza” di Paolo Sorrentino ed il libro “Peccati
immortali” di Aldo Cazzullo e Fabrizio Roncone.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo attraverso questi mezzi si può comprendere mio padre,
che restò basito quando consegnò l’assegno per il soggiorno a Roma (senza
ricevuta, ovvio) – a due passi dal Vaticano – e la suora sudamericana, senza
vergogna, lo infilò nel reggiseno, continuando poi “Se prima di partire volete
assistere alla Santa Messa, fra 5 minuti inizia”. Mio padre, basito, mi rispose
sottovoce: “L’ultima volta che ho visto<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>fare quel gesto fu da una puttana, poco dopo la guerra.”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma queste sono inezie, perché ci si dovrebbe chiedere come
mai dei parlamentari 5S siano favorevoli al Ponte di Messina o, al contrario,
come mai negli anni di governo non sia mai stato dato il via al primo campo
d’aerogeneratori in mare aperto. La realtà è che, se qualcuno li fa, sono
soltanto le mafie tramite i loro contatti con la Lega ex Nord. Ed oggi,
dovremmo ricordare Falcone e Borsellino? Chi ha veramente vinto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Paradossale, è che le “regole” imposte da Grillo ai suoi
parlamentari siano state proprio le norme che hanno contribuito al disastro
totale: come si può pensare – nella Cloaca Maxima Parlamentarum – potessero
sopravvivere dei giovanetti cresciuti ad hamburger e Coca-Cola al Mac Donald?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il vero potere abbisogna di reclute sempre nuove per mandare
avanti il teatrino della democrazia: altrimenti, dove troverebbero gente
acquiescente per ogni misfatto legislativo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Con la certezza di non poter essere rieletti dopo il secondo
mandato – e già infastiditi dal “obolo” da fornire obbligatoriamente a
Casaleggio (non potevano prendere il contributo statale come gli altri?) – si
sono sciolti in mille rivoli, tutti di corruzione che oggi non è ancora
evidentissima, ma nei prossimi mesi dilagherà per tutto il Parlamento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Giunti a Roma, e senza la minima protezione (impossibile da
attuare), sono finiti nelle mille feste romane, hanno assaggiato i festini hot
a base di cocaina e di “smutandate” e sono rimasti traviati: in fondo, già aspiravano
a diventare come quel tizio che passava dal Mac Donald, ma di rado, perché si
diceva che…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Buon lavoro, Giuseppe Conte: nemmeno le regole staliniane
hanno funzionato, e non saprei nemmeno dare un consiglio. Spostare Parlamento e
Governo a Camaldoli? Chissà… </p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-88445132777723305762021-05-18T13:51:00.000+02:002021-05-18T13:51:49.368+02:00I cantori del disastro<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-PyDFxE6U_fU/YKOp23ROr5I/AAAAAAAACWc/Q5HbftahtiUywb47_sJkvZgqWhs3SPp5wCLcBGAsYHQ/s781/un-tweet-e-morto-franco-battiato-500.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="500" data-original-width="781" height="256" src="https://1.bp.blogspot.com/-PyDFxE6U_fU/YKOp23ROr5I/AAAAAAAACWc/Q5HbftahtiUywb47_sJkvZgqWhs3SPp5wCLcBGAsYHQ/w400-h256/un-tweet-e-morto-franco-battiato-500.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un altro se n’è andato, era già un po’ che taceva ma non fa
nulla: quello che aveva da dire già l’aveva detto, nel suo trionfo romantico di
Prospettiva Nevskij o nel suo grido disperato di Povera Patria.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Già tanti se ne sono andati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dall’istrione con intelligenza a mille come Lucio Dalla,
alla certosina ricerca di “pennellate” storiche di Fabrizio che hanno dipinto
un’epoca: con diverse tecniche, ma uguale risultato di Michelangelo o di
Leonardo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Hanno raccontato tutto: dall’ironia di Don Raffaé, minuta
sarcastica sulla camorra napoletana, all’urlo disperato di Seveso di Venditti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non hanno più potuto cantare l’amore poiché altro di
terribile lo subissava: il potere oggi li acclama e li ricorda ma, a suo tempo,
non poté far altro che cancellarli, pena il mostrare la sua impotente realtà su
tutte le piazze italiane.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’intellettuale, questa figura diafana che dovrebbe redigere
cronache veritiere – nei libri, nel canto, nella pittura – non si sa più chi
sia, chi possa essere, chi possa diventare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un intero Paese acclama ciò che ha serenamente cancellato con
un tratto di penna: e i posteri, cosa potranno ancora ricordare?</p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-4163468417370490702021-05-17T15:07:00.011+02:002021-05-17T15:11:18.753+02:00L'ENI si muove<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-UuJD1UELcE4/YKJqUxt-7qI/AAAAAAAACWU/FBwt2Qi_OF0ulU3FjiWcHjRp9nrL6F2QQCLcBGAsYHQ/s960/north-sea-4173180_960_720.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="960" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-UuJD1UELcE4/YKJqUxt-7qI/AAAAAAAACWU/FBwt2Qi_OF0ulU3FjiWcHjRp9nrL6F2QQCLcBGAsYHQ/w400-h266/north-sea-4173180_960_720.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre il governo sguazza per riuscire ad imbastire la
risposta da fornire all’UE sugli impegni da sottoscrivere per ricevere i
finanziamenti, anche l’ENI si muove con scaltrezza. Il ministro della Giustizia
ha ricordato che senza riforme sostanziali (ossia che taglino nella carne e non
solo la pelle del sistema politico/tangentizio) per giungere a ridurre, in 5
anni, del 40% il tempo necessario per giungere ad una sentenza definitiva in
campo civile e del 25% in ambito penale, più la “faccenda” prescrizione, non
“salterà” soltanto la parte relativa alla Giustizia, bensì l’intero Recovery
Plan. E, sinceramente, pur ammettendo la “lunga mano” di Draghi in Europa, non
ci sono alternative: i Paesi del Nord Europa, se l’Italia verrà meno ai suoi impegni,
faranno blocco e fermeranno tutto perché l’Italia – grazie a Conte – è riuscita
ad aggiudicarsi la fetta più grossa del totale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">l’ENI si muove, come sempre s’è mossa, ossia senza mai
comparire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il piano energetico nazionale richiede una “spinta” come mai
era stata necessaria: le Rinnovabili, oggi, da quota 32 GW (di potenza
installata) dovranno giungere a 70 GW nel volgere di 8 anni. Mica una storia da
ridere: nel contempo, dovrà essere ridotta l quota termoelettrica da fossili.
Ahi, ahi…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A parte i tentativi puerili di far passare le centrali a
metano nella quota rinnovabile, ricordare che abbiamo a Caorso una bella
centrale nucleare…mai entrata in esercizio….che peccato…ma quando la TOTO <span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">Engineering</span><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;"> </span>ha fatto domanda per un’area di mare a 60 chilometri dalla
Sicilia<span style="mso-ansi-language: EN-US;"> </span>occidentale per installare
un campo di aerogeneratori in mare,<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>ai
piani alti dell’ENI c’è stato un sussulto, e subito sono apparse le
contromisure.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’impianto è simile a quelli installati in Scozia e negli
USA a grande distanza dalle coste e su alti fondali: le piattaforme sono
ancorate al fondo e, dunque, non vi è nessuna altra struttura da costruire.
L’impianto, poi, è assolutamente invisibile da terra. Per l’Italia si
tratterebbe di un record: i generatori sono 190 da 10 MW ciascuno, per una
potenza complessiva di 1.900 MW, pari a 1,9 GW, un primo passo verso
l’incremento dei 70 GW richiesti e richiederebbe uno spazio marino di 18 Km<sup>2</sup>,
che corrispondono ad un quadrato di 4,2 chilometri per
lato. Ma ecco il trucco.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I 18 Km<sup>2</sup>, sulla grande stampa, diventano 18
milioni di m<sup>2</sup>, dimenticandosi che un metro quadrato, in mare,
nessuno lo nota. Ma fa effetto, colpisce il numero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E così possono saltare sul banco le associazioni dei
pescatori, dei sindaci, dei traghetti…tutti contro quel furto di un tratto
“immenso” di mare che, riportandolo alle unità di misura del mare (i 4,2 km sono circa 2,5 miglia) un traghetto
copre in 10 minuti e che non toccano quasi nulla alla pesca. Anzi, una zona di
ripopolamento può far aumentare il pescato, come molte sperimentazioni hanno
dimostrato. Il tratto in questione, poi, è situato più a Nord delle classiche
rotte mediterranee e, non dimentichiamo, è solo una delle tre aree di mari
italiani (insieme alla Puglia orientale e alla Sardegna occidentale) dove
l’impianto in mare è redditizio quasi come nei mari del Nord.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’energia elettrica prodotta annualmente sarebbe di circa
5.548 GWh che, sui <span class="hgkelc">333.591 GWh del consumo annuo di sola
energia elettrica, sarebbe già una quantità stimabile, non decimali.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="hgkelc">Ma l’ENI non demorde, trasforma i km in
metri e la gente abbocca: se vogliamo veramente fare qualcosa – sia per i gas
serra e sia per l’esaurirsi delle fonti fossili – queste sono le scelte da fare
che, in realtà, non toccano niente a nessuno. Ma l’ENI pesca: sempre e soltanto
boccaloni.</span></p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-74289660430993963592021-05-15T17:32:00.001+02:002021-05-15T17:32:14.065+02:00E i politici sognano<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-RNdGHuTO0YM/YJ_pL6ltpKI/AAAAAAAACWM/z0VCDITaJwMSaktf6KwxyPnt1y45LC_twCLcBGAsYHQ/s1920/Marina-di-Loano.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1326" data-original-width="1920" height="276" src="https://1.bp.blogspot.com/-RNdGHuTO0YM/YJ_pL6ltpKI/AAAAAAAACWM/z0VCDITaJwMSaktf6KwxyPnt1y45LC_twCLcBGAsYHQ/w400-h276/Marina-di-Loano.jpg" width="400" /></a></div><br /><!--[if gte mso 9]><xml>
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<p></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La situazione economica italiana sta accartocciandosi su se
stessa: su 5 milioni di piccole e medie imprese italiane, l’85% – 300.000 – ha
chiuso i battenti nel 2020 e non si sa ancora quante spariranno nel 2021.
Insieme alle imprese, sono sparite 200.000 Partite IVA. A grandi linee, 1/6
dell’apparato produttivo italiano è scomparso nel 2020 e, nel 2021, s’attendono
cifre ancora più alte. Chi aveva “stretto la cinghia” nel 2020, può averla
definitivamente mollata nel 2021.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per ora, sono soltanto piccole imprese a conduzione
familiare et similia, ma il computo ad oggi è soltanto aleatorio: pochi dati
certi e mille ipotesi senza certezze.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre le tasse sono sospese dal 31 Marzo 2020 al 30 Aprile
2021, il computo degli emolumenti non percepiti dallo Stato verte intorno ai
1.000 miliardi e non si sa quali risultati genererà e quali saranno le
ripercussioni sul mondo bancario.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Di là della precisione millimetrica dei numeri, i fatti
indicano che l’apparato produttivo italiano – risollevatosi appena dalla crisi
del 2008 – ha incocciato “la pietra d’inciampo” del Covid: fino a dove è
rovinata, lo sapremo solo alla fine dei giochi. Se lo sapremo e se la crisi
economica avrà fine.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il contraltare, proposto dall’attuale governo, risiede solo
nelle cifre del turismo “che verrà” se mai verrà…per ora (2021) sono saltate 81
milioni di presenze turistiche, con una perdita – nel trimestre primaverile –
di 9,4 miliardi di euro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I politici, in questo sfacelo, sognano di lucrare sui
(pochi) soldi europei destinati a salvare il salvabile per non far precipitare
le nuove generazioni in una povertà nemmeno immaginabile oggi: sognano ponti ed
autostrade, gallerie ed aeroporti…sui quali percepire il solito 15% di
prelievo, come dei rappresentanti di commercio di merendine o di camicette. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il liberismo sfrenato e la “pietra d’inciampo” del Covid
hanno prodotto un cocktail micidiale: si riesce a comprendere perché Mattarella
abbia scelto l’uomo del Britannia e della cancellazione della Grecia per
salvare l’Italia dal baratro, ma temiamo che abbia sbagliato i conti alla
grande, come un contabile strabico di un dimenticato banco dei pegni. Di più,
Mattarella non è e non sa essere.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per comprendere come dal 2008 ad oggi tutto sia precipitato
basta osservare questa immagine di un qualsiasi porto turistico: da un lato i
grandi panfili da milioni di euro, dall’altra lo sterminato parquet delle
barche della classe media.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le barche che osservate a destra costano fra i 2 ed i 20
milioni l’una ed hanno costi di mantenimento annui parificabili nel 10% del
costo d’acquisto: siccome ce ne sono anche di più grandi, dobbiamo concludere
che esistono migliaia d’italiani in grado di spendere milioni di euro ogni anno
soltanto per lo sfizio d’andare in mare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per contro, osservate la platea della classe media, con
imbarcazioni fra i 20 ed i 100 mila euro, che costano parimenti poche migliaia
di euro l’anno per il loro mantenimento: c’è una curiosità che potrete notare
facilmente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I posti vuoti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sono la rappresentazione grafica della fine della classe
media italiana, o borghesia che dir si voglia, e il Covid non è ancora passato.
Cosa resterà alla fine?<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"> </p><p>
<span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">Venezia, Maggio 2021: <a href="https://www.youtube.com/watch?v=DYhPHxWWByw">https://www.youtube.com/watch?v=DYhPHxWWByw</a> <br /></span></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-72133562896744705942021-05-13T13:27:00.003+02:002021-05-13T13:27:45.831+02:00Traversando il deserto<p> </p><div style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-NmYQBgG270Q/YJ0M0NMQO0I/AAAAAAAACV8/Cx47VV3Wd34l2LOaAXXoiZvSD2XdE4XygCLcBGAsYHQ/s640/piaggio_finale_ligure_19_febbraio_2015__1_.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="480" data-original-width="640" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-NmYQBgG270Q/YJ0M0NMQO0I/AAAAAAAACV8/Cx47VV3Wd34l2LOaAXXoiZvSD2XdE4XygCLcBGAsYHQ/w400-h300/piaggio_finale_ligure_19_febbraio_2015__1_.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p><!--[if gte mso 9]><xml>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ieri sono dovuto andare a Pietra Ligure, e dunque ho
osservato una parte della nota Riviera di Ponente, una delle sezioni più
interessate al turismo estivo: bagni, sabbia ed ombrelloni al sole. Riflettiamo
che siamo alla metà di Maggio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sulle spiagge, in parecchi punti, c’erano le draghe che
spostavano la sabbia per fare un po’ di spiaggia, visto che in Liguria ci sono
tanti sassi e poca sabbia: di cabine, ombrelloni, ecc…nessuna traccia. Pare
ancora Inverno pieno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Alcuni alberghi, noti da generazioni, mostravano già i primi
segni d’abbandono: sale svuotate, persiane che sbattono, finestre dimenticate
aperte, porte sprangate nell’attesa di qualcosa che nessuno sa, conosce o
riesce almeno ad immaginare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non ho difficoltà a credere che, fra un mese, sotto il sole,
ci sarà gente ai bagni, bambini con bibite e gelati e tutto l’ambaradan delle
vacanze, ma qualcosa è cambiato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come un’icona del cambiamento, il relitto della Piaggio –
Finale Ligure – dà mostra di sé con i suoi calcinacci fin sulla strada, i vetri
rotti, i capannoni scoperchiati ed un silenzio d’abbandono totale. E siamo in
uno dei centri più noti della Riviera di Ponente. A Noli, sulla passeggiata,
non sono riuscito a prendere un caffè: tutto sprangato, chiuso, come se fosse
esistito eoni fa, non un paio d’anni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa è successo realmente?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Covid è soltanto un accessorio di un cambiamento già in
atto: è solo stato (ed è tuttora) un evento stocastico in una vicenda già
scritta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Negli anni ’60 del Novecento, piccole cittadine rivierasche
come Spotorno, Noli, Finale Ligure, Borgio-Verezzi, Pietra Ligure…poi Loano,
Borghetto S. Spirito, Ceriale…fino al Albenga furono sconvolte da una
rivoluzione edilizia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dapprima piccoli centri, con vocazione marinara, d’orticoltura
ed olivicoltura, videro alzarsi una selva di condomini: brutti, orripilanti,
accatastati gli uni agli altri che quasi balcone toccava balcone…ferro e
cemento a iosa. Qui e là, fra le nuove colate di cemento, ancora spuntano
antiche mura smozzicate, archi schiacciati da orribili cataste d’appartamenti, remoti
cortili sono diventati oscuri pozzi senza sole.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si potevano costruire villaggi più desueti alle spalle dei
borghi, lasciare che la vita scorresse fra le antiche mura ma la gente voleva
cambiarsi d’abito e tuffarsi subito, senza perdere tempo. Come in fabbrica. E
poi: perché dover terrazzare le colline quando si poteva costruire sugli orti
pianeggianti dietro le spiagge?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, migliaia di operai e dipendenti FIAT andarono all’assalto
di quella selva di cemento e s’installarono, beati da un condominio in città ad
uno al mare: vuoi vedere che, se avrò un po’ di fortuna, in spiaggia potrò
anche incontrare – e magari chiacchierare con lui – l’Ingegnere, che dalla mia
pressa intravedo appena, un paio di volte l’anno?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La FIAT,
a quell’epoca, aveva 100.000 dipendenti diretti a Torino ed un indotto che era
quantificabile dal doppio al triplo: un’intera città<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>lavorava per gli Agnelli. Oggi (fonte: ANSA)
gli stabilimenti torinesi occupano circa 6.000 dipendenti e dell’indotto non c’è
più traccia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, quel mondo trascorso e passato, finge d’esistere
ancora per un paio di mesi l’anno, ma è un mondo emaciato, livido, e nei suoi
occhi sbarrati si leggono solo più ansia per il futuro e tormento per l’oggi. Il
Covid, è stato solo una pietra d’inciampo, nulla più.</p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-15829801960592587872021-05-11T13:13:00.005+02:002021-05-11T13:13:55.611+02:00Tutto come prima<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-a_x5NUf8BCg/YJpmRPXVcZI/AAAAAAAACV0/IRJvinkPcmU2ID971f2JxJPMJBdf4OmHQCLcBGAsYHQ/s810/204325174-1190da88-8913-49f4-8b40-824f23921d97.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="486" data-original-width="810" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-a_x5NUf8BCg/YJpmRPXVcZI/AAAAAAAACV0/IRJvinkPcmU2ID971f2JxJPMJBdf4OmHQCLcBGAsYHQ/w400-h240/204325174-1190da88-8913-49f4-8b40-824f23921d97.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina è qualcosa di
rocambolesco ed assurdo sotto tutti i punti di vista: come saprete, il
Ministero dei Trasporti ha finalmente consegnato la relazione “pacata e
realistica” come aveva preannunciato Enrico Giovannini, Ministro dei Trasporti
che oggi si chiama “<em><span style="font-family: Arial; font-style: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-style: italic;">Ministero</span></em><span class="acopre"> delle infrastrutture e della mobilità sostenibili”. Tutto deve
cambiare a cominciare dai nomi e – come avrete ben capito – tutto lì si fermerà
lì. Enrico Giovannini ha svolto moltissimi incarichi per le principali
istituzioni internazionali, dalla Banca Mondiale all’OCSE, ed è stato molto
ascoltato sia da Nicolas Sarkozy che da Giorgio Napolitano. Ottime
presentazioni, come no.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="acopre"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span class="acopre">La recentissima relazione del Ministero
dovrebbe essere chiamata “Inno alla Gioia” ed inserita fra i parti migliori che
l’Umanità abbia mai generato, al pari del capolavoro di </span>Friedrich
Schiller/Ludwig van Beethoven che è diventato inno dell’Unione Europea.
Cos’hanno detto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Freude, schöner
Götterfunken</i>…eccetera: tutto si può fare! Anzi, si deve fare! Come? “Usando
il metodo TAV” ed utilizzando, ovviamente, le miliardate che giungeranno
dall’UE per “ricostruire” l’Europa del dopo pandemia: per la Sanità subito un nuovo
taglio da quelli del fondo che approvò il governo Conte…i soldi ci sono, avete
visto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma non doveva essere una relazione “tecnica”?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sì, ed è stata redatta all’insegna della semplicità. Una
campata unica? No…non siamo così arditi…un ponte a tre campate, come insegna la
tradizione, come quello che Morandi costruì a Genova.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La relazione non spiega quali siano i mezzi per andare a
piazzare due pilastri (in acciaio? Ehm…se li fate in acciaio, ricordatevi del
MOSE, che ancora oggi attende gli “Zinchi” per la protezione galvanica del
tutto) in un fondale intorno ai 150 metri, ossia un “affare” che, fra parte
immersa, emersa e sotterranea, dovrà giungere a circa 300 metri…ma non fa
niente…<i style="mso-bidi-font-style: normal;">keine probleme…Freude schöner
Götterfunken</i>…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E se i “problemi” li generasse la Terra stessa?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché sappiamo che la placca africana si muove verso
l’Europa di qualche millimetro l’anno, ma quei pochi millimetri –
geologicamente parlando – significano forze relative allo schiacciamento che
sono mostruose, e delle quali non siamo in grado di prevedere gli effetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sappiamo solo, parole di Enzo Boschi, ex direttore
dell’Istituto Nazionale di Vulcanologia e Geofisica<i style="mso-bidi-font-style: normal;">…<span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: bold;">“
che, a partire più o meno dal 500
a.C., negli ultimi 2.500 anni ci sono stati in Italia
almeno 560 terremoti forti, fortissimi e catastrofici, cioè dall’ottavo all’undicesimo
grado: in media uno ogni quattro anni e mezzo. Sono quelli di cui si hanno
notizie precise al punto da poter stabilire per ognuno con sufficiente
esattezza latitudine e longitudine dell’epicentro, l’anno in cui si è
verificato e l’intensità</span></i><span style="mso-bidi-font-style: italic; mso-bidi-font-weight: bold;">.”</span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, aggiungiamo noi, per i quali non esiste nessun metodo di
previsione. Ciò che conosciamo è che la zona di Messina è proprio attraversata
dalla faglia di contatto fra le due placche e che ha avuto già terremoti
spaventosi in passato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ovviamente, i “tecnici” del Ministero l’hanno considerato,
affermando che si tratta di movimenti di zolle molto profonde per le quali non
è possibile fare alcuna previsione…non è materia per noi, noi dobbiamo solo
dire se è possibile fare un ponte…che ci frega di quelle storie…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Allora…dunque…non sappiamo se conviene farlo…per questo si
userà il “metodo TAV”, ossia prima buca, scava, costruisci e spendi…se, quando
hai finito di scavare, quella direttrice di trasporti viene meno, ossia non
serve più…beh…come facevamo noi a saperlo? Noi abbiamo scavato bene…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E per le “zolle” che si muovono? Sono zolle profonde…per le
quali non abbiamo certezze su quei movimenti…e che volete: se Reggio Calabria o
Messina volessero costruire due bei grattacieli modello Abu Dhabi? Dovremmo
proibirglielo solo perché c’è il rischio di un terremoto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ecco.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il tema principale a favore del ponte, che sempre viene
ricordato, è che – finalmente! – si collegherebbe la Sicilia all’Italia: il
che, è pietosamente falso e per due ragioni:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">1) La
Sicilia è già collegata all’Italia da collegamenti aerei,
marittimi, ferroviari e stradali (tramite i traghetti, che ci mettono una
mezzoretta);</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">2) In realtà, il collegamento avverrebbe soltanto fra le
città di Reggio Calabria e Messina, poiché il retroterra d’entrambi i centri è
od un deserto scarsamente popolato, oppure aree difficilmente accessibili.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La velocità nei trasporti – ferroviari e stradali – dai due
centri verso l’entroterra è penosa: quella ferroviaria è allo sfacelo, binari
unici, linee vecchie e fatiscenti ed autostrade più di nome che di fatto. Per
andare da Catania a Messina servono circa 1 ora e mezza, mentre per Palermo
servono quasi 3 ore. Il treno è invece un enorme lumacone: ore ed ore per
compiere tragitti limitati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da Reggio Calabria, invece, parte anche una mulattiera di
montagna che si diceva fosse un’autostrada: ebbene, per andare da Napoli a
Palermo non bastano 10 ore (a correre come dei pazzi) mentre il traghetto ci
mette 9-10 ore senza doversi affannare e senza correre rischi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Di più: il percorso stradale teorico menziona 18 ore da
Genova a Palermo, ma non tiene conto delle inevitabili code per lavori
stradali, code per incidenti, rallentamenti negli svincoli e d’inevitabili
soste per rifocillarsi. In realtà, il percorso – anche di fretta – non può
essere inferiore alle 22-24 ore, mentre il traghetto impiega 20 ore e vi
scodella a Palermo od a Genova riposati e tranquilli. Il traffico merci, poi, è
un’assurdità: il tempo di percorrenza stradale ancora aumenta e, difatti,
sempre di più s’imbarca il camion a Genova per Palermo e viceversa.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ancora più assurda la situazione della Calabria, che non ha
grossi centri e che – sulla zona ionica – ha soltanto una misera statale, zeppa
di curve e generatrice d’incidenti. Che se ne farebbero del ponte? E sarebbe
l’attraversamento dello stretto sul traghetto in mezzora, il problema, dopo
averci messo ore ed ore per fare sì e no 200 chilometri?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">C’è poi il mezzo aereo, che gode di vantaggi particolari
trattandosi di un’isola: il volo Palermo-Roma ci mette un’ora e costa circa 40
euro. Nemmeno la benzina ci paghi, altro che il traghetto od il pedaggio del
futuribile ponte!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, sotto l’aspetto pratico, il ponte era un’idea del
dopoguerra, stantia ed anacronistica: la Sicilia ha moltissimi porti – dai quali merci e
passeggeri possono andare ovunque, perché l’isola è al centro del Mediterraneo
– ed è assurdo pensare d’andarci in automobile od in treno. Ha, inoltre, ben
quattro aeroporti dei quali uno internazionale: ma cosa volete di più?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In realtà, sanno tutti benissimo che è una costruzione
assurda, ma si sono oramai messi tutti d’accordo, compresa quella parte di 5S
che ha già due mandati e, quindi, sta cercando nuove “affiliazioni”. Conte hai
capito?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cosa vogliono veramente, da Renzi a Del Rio da Salvini a
Berlusconi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto, vogliono dimostrarci che nulla può essere fatto o
disfatto senza la loro approvazione e questo, francamente, è l’aspetto che più
dovrebbe darci fastidio: dovrebbe farci meditare sul nostro concetto di
democrazia all’italiana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il secondo aspetto è la “presa”…che avete capito? La presa
sull’opinione pubblica? Ma no…la presa dei soldi, che avverrà per gradi e senza
che ce ne accorgiamo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto, il costo dell’opera è valutato (da loro) in 4
miliardi di euro: il che, mi fa sorridere, sono soltanto 8.000 miliardi di
vecchie Lire! Riflettiamo che il solo terremoto dell’Irpinia costò, all’allora
governo, 50.000 miliardi di lire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oggi, però, devono stare “bassi” per non irritare troppo chi
è contrario…dei 209 miliardi del Recovery Found ne piglieremo solo 4, quasi
un’elemosina…per costruire qualcosa che dai tempi dei Latini si pensava di
fare, e citano pure Roma e Plinio il Vecchio, tanto per far inorgoglire anche
madama Meloni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In realtà, già sappiamo come vanno queste cose: si chiama
“avanzamento lavori” e lo attuano a piccole dosi, in ogni bilancio annuale: il
Parlamento ha votato quasi all’unanimità per costruire una nave “per soccorsi
umanitari” e, terminate le votazioni, scoprirono d’aver votato per una nuova
portaerei che si chiamerà “Trieste” e sarà la nuova ammiraglia della flotta.
Del resto, decisero anche che Ruby era la nipote di Mubarak: le cronache
parlamentari, in gaiezza, superano anche il Marchese del Grillo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Terminata l’opera – sia chiaro: tutta a carico dello Stato!
E’ un’opera essenziale per la
Patria! – si dovrà iniziare a percepire i pedaggi, che
dovrebbero – col tempo – rimpinguare le casse per l’opera costruita. Qui, sono
certo, avverrà una “smagliatura”: lo Stato s’accorgerà di non sapere come
gestire la cosa…insomma…la gente non vuole raccomandati sul Ponte! Nessuna
raccomandazione passerà!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo il “privato” sarà in grado di garantire la “pulizia”
dei raccomandati – sono certo che stampa e Tv forniranno servizi a raffica – e
così, per una modica cifra, qualche “privato” diventerà il vero padrone come i
Benetton per il ponte di Genova, che è tornato magicamente ad esser di loro
proprietà. Ci sarà un processo per quell’evento? Non credo proprio: con le
nuove norme europee sulla giustizia, la durata del processo penale sarà
limitata a 9 anni…ne sono già trascorsi quasi tre…quindi…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se, per caso, lo Stato non dovesse cedere al “privato” di
turno, oddio…ma siamo fra Calabria e Sicilia…Madonna mia…e i mammasantissima?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Notizia del 2035: “Per caso, ieri una nave ha incocciato un
pilone del ponte…solo di striscio, non ci sono danni”…ma tutto può succedere…se
non la capiscono, la prossima volta potrebbero dare la nave a Schettino e ci
penserà lui a beccarla dritta di prua con un bello schianto…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma non ce ne sarà bisogno: tutti d’accordo, anche gli ex
giovani del M5S, hanno deciso per il settore privato…in cambio, così, tanto per
dire…di posti nel consiglio d’amministrazione per i loro figli e nipoti…che
volete…la politica “deve controllare”…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per mia fortuna, probabilmente, a quella data sarò già morto
o rimbambito, così mi salverò dall’ennesimo voltastomaco.</p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-82118005990194748132021-04-29T18:35:00.000+02:002021-04-29T18:35:07.623+02:00L’Italia bizantina del post (?) Covid<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-8RgFrXV84LU/YIrdos4dh6I/AAAAAAAACVQ/ua_Mgn-dhokqace2xpFvVO856Gx1ycKVQCLcBGAsYHQ/s800/Cingolani-trivelle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="800" height="200" src="https://1.bp.blogspot.com/-8RgFrXV84LU/YIrdos4dh6I/AAAAAAAACVQ/ua_Mgn-dhokqace2xpFvVO856Gx1ycKVQCLcBGAsYHQ/w400-h200/Cingolani-trivelle.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fa quasi sorridere mettere quel “post” nel titolo, perché in
realtà non conosciamo il futuro, non sappiamo cosa farà il virus, non abbiamo
cognizione dei provvedimenti che saranno o non saranno presi…non siamo nemmeno
sicuri di quanto il vaccino ci proteggerà e per quanto tempo. Intanto, però, il
parlamento (min) italiano processa il ministro Speranza: per che cosa? Nessuno
lo ha capito bene: per aver chiuso gli italiani in casa? E cosa doveva fare un
ministro della Salute pubblica che, per la prima volta dopo un secolo, si trova
di fronte un’epidemia causata da un agente pressoché sconosciuto?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’altra certezza è che arriveranno soldi, tantissimi soldi,
da spendere, intercettare, far sparire, usarli in progetti inutili come il
ponte di Messina, sparpagliarli in mille rivoli dove milioni di sedicenti
politici potranno abbeverarsi, fino all’ubriacatura. Sono abituati a questo
comportamento, sanno come fare, e ciò che sta avvenendo lo conferma in pieno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tornano alla ribalta argomenti triti e ritriti: in fin dei conti,
il nucleare non produce CO<sub>2</sub>, e dunque perché non tentare di buttarci
a pesce sull’argomento? L’ENI, intanto, si modernizza: ha inventato il termine
“coltivazione” come sinonimo dello sfruttamento dei giacimenti: fa fine, non
impegna ed è molto “bio” nel lessico comune del Web. Quindi è diventato
l’alfiere, lancia in resta, della cattura dell’odiata anidride carbonica,
frutto di decenni di malcostume dei fossili: non bruciando più petrolio,
carbone e metano? No, ehm…andiamoci piano… “catturandola” e convogliandola nei
giacimenti già sfruttati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vicenda farebbe sorridere, ma sull’ignoranza delle
persone campano da secoli i nostri sfruttatori/governanti: non ho citato
Bisanzio a caso, perché l’Impero d’Occidente ebbe la buona grazia d’estinguersi
nel 476 d. C. mentre a Costantinopoli perdurarono, per quasi un millennio, con
i metodi usuali: corruzione, nepotismo, violenza gratuita, sacralità
pluri-offesa, e tutte le nequizie che bene abbiamo imparato da loro. Eleggevano
3 o 4 co-imperatori, i quali poi s’ammazzavano l’un l’altro, oppure ne facevano
uno all’anno, per mille anni. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vera novità è che oggi, grazie a Conte che seppe
mantenere un punto fermo nelle trattative, l’UE decise di compiere finalmente
un passo risoluto nella direzione che altri Paesi, già da tempo, avevano
intrapreso. Ossia, una rivoluzione tecnologica totale: d’altro canto, è puerile
citare noiosamente la “lotta” alla CO<sub>2</sub> senza capire che la CO<sub>2</sub> – poveraccia –
non ha nessuna colpa, semmai è stato l’uomo ad aumentarne oltre le 400 ppm la
diffusione nell’atmosfera, ed oggi ce la godiamo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per quelli che, invece, pensano che sia tutta una panzana di
Bill Gates & Al Gore li invito a recarsi in Alto Adriatico e leggere le
direttive delle Regioni rivierasche, le quali hanno imposto il rialzo di tutta
la cantieristica costiera a terra di circa 60 cm. Siccome io mi sono
interessato, ho saputo che nell’Inverno appena trascorso le acque hanno invaso
per ben quattro volte magazzini ed officine: una faccenda che nessuno ricordava
a memoria d’uomo e della quale non si trova traccia nemmeno negli annali.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tranquilli, però: sopra di noi regna il nuovo ministero
dell’Ecologia, dove mister Cingolani è già all’opera per rendere Next
Generation UE il più fantasmagorico ed omnia ricettivo piano che si possa
immaginare. Tutti dovranno rimanere soddisfatti, proprio come a Bisanzio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma cosa significa catturare le CO<sub>2</sub> per
togliersela dai piedi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci sono varie forme di pensiero su questo problema, salvo
che nessuno di questi mezzi ha una base scientifica coerente con l’obiettivo da
raggiungere: ossia, immettere la CO<sub>2</sub>
nei giacimenti di idrocarburi esausti oppure trasformarla in un composto
utilizzabile?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per prima cosa si deve catturarla e nessuno, finora, ha
fornito risposte chiarificatrici, giacché catturarla ha un costo non
indifferente e, mentre la “cattura” viene eseguita con finanziamenti pubblici,
le fasi successive sono tutte eseguite da aziende private. Ma guarda un po’, è
una storia che già conosciamo. (1)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Alcune ipotesi sui costi non sono molto chiare: secondo
alcune fonti, il costo del sequestro comporterebbe un aggravio sul costo
dell’energia elettrica di circa 1/3, che metterebbe il sistema completamente
fuori mercato. (2)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">C’è, però, chi utilizza la CO<sub>2</sub> per scopi “nobili”, ossia le
compagnie petrolifere: quando un giacimento è quasi esaurito, iniettano CO<sub>2</sub>
calda nel sottosuolo per sciogliere il poco che rimane – una sorta di
“risciacquo” del giacimento – poi estraggono quel che possono e chiudono il tutto.
Sempre che, poi, la CO<sub>2</sub>
– che è un gas – non scappi dalla sua “prigione”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In buona sostanza, tutto l’ambaradan che sta andando in
scena sui “giacimenti” (in funzione, “coltivati”, esausti, ecc) sulla costa
romagnolo-veneta parrebbe un tentativo italo-bizantino d’affibbiare allo stato
i costi per poi goderne privatamente degli effetti: d’altro canto, il buon
Cingolani – come primo atto da ministro (min) – ha subito firmato sette
permessi d’estrazione nelle acque italiane per l’ENI. E’ il futuro che avanza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vicenda del sequestro della CO<sub>2</sub> mi coinvolse
molti anni fa e fu una faccenda dai contorni esilaranti, che vedremo in
seguito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si può trasformare la
CO<sub>2</sub> chimicamente per ottenere qualcosa
d’utilizzabile?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Oddio, in Chimica tutto si può: dipende dai costi che quel
“si può” comporta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La CO<sub>2</sub>
è un gas che sublima a -57°C
e quindi, se si vuole separarla dall’aria bisogna raffreddare enormi volumi
d’aria a quella temperatura: si può farlo nell’Inverno siberiano? Sì, là si
arriva vicino a quelle temperature, ma non per periodi così lunghi e,
raffreddare milioni di tonnellate d’aria per separare la CO<sub>2</sub> (che solidifica,
il cosiddetto “ghiaccio secco”), ha dei costi non indifferenti. Perché sono 29
miliardi di tonnellate che buttiamo, ogni anno, nell’atmosfera.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La soluzione più semplice rimane sempre quella di farla
assorbire ai vegetali, però l’ENI non si occupa di agricoltura e foreste e
dunque il sistema naturale viene scartato. Cingolani che dice? Mah…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci sono altri mezzi per acchiapparla per via chimica ma finora
nessuno ha parlato di costi, perché la
CO<sub>2</sub> è un composto molto stabile e, per renderlo
utilizzabile, bisognerebbe idrogenarlo per farlo tornare un idrocarburo
utilizzabile. L’ENI ha subito proposto di idrogenarlo grazie all’energia
elettrica proveniente da fonti rinnovabili…oddio…ma allora, scusate…dovremmo
catturare energia con pannelli e mulini per, poi, gettarla sulla trasformazione
della CO<sub>2</sub> in idrocarburo il quale, bruciato, fornisce di nuovo CO<sub>2</sub>?
Mi gira la testa, scusate…oltre ai cosiddetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, Cingolani, ENI, ENEL e compagnia cantante state
cercando di prendere per il sedere noi o la Termodinamica
chimica? No, ditelo, altrimenti vi mandiamo di nuovo a Bisanzio per
scervellarvi sulla natura della Trinità, sul <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Filioque</i> e sul Credo Niceno. Fareste meno danni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ecco un esempio delle “Tribolazioni” ENI-ENEL di natura
conciliare (con riforma condivisa ed in Costituzione della Termodinamica
chimica) che mi sono rifiutato di guardare perche tutto può andar bene, ma
quanto costa? E chi paga? Cingolani non dixit.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><div style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-7bWTLs9RTf4/YIreJMU_iTI/AAAAAAAACVY/aD-FTO4CFaUE0q5xqrcdmjPGSPjw2851wCLcBGAsYHQ/s935/co2%2Beni.jpg" imageanchor="1"><img border="0" data-original-height="520" data-original-width="935" height="223" src="https://1.bp.blogspot.com/-7bWTLs9RTf4/YIreJMU_iTI/AAAAAAAACVY/aD-FTO4CFaUE0q5xqrcdmjPGSPjw2851wCLcBGAsYHQ/w400-h223/co2%2Beni.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vicenda del sequestro italiota della CO<sub>2</sub> ha
più attori, che hanno sì le grandi compagnie dell’energia come fulcro centrale,
ma hanno bisogno di corollari. Il più importante? L’INGV, l’Istituto Nazionale
di Geofisica e Vulcanologia, ossia quello che tiene sotto controllo i vulcani
italiani e cerca, con scarsa fortuna, di prevedere i terremoti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’INGV ebbe nella sua lunga storia (prima si chiamava
Istituto Nazionale di Geofisica) quasi un solo presidente, Enzo Boschi
(1942-2018) che tenne la presidenza per ben 28 anni, sotto le due differenti
nominazioni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Boschi fu presidente dal 1982 fino al 2011: una discreta
“tenuta” nel panorama italiano. Qual era il suo rapporto con la politica?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“<em><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Anch’io ho fatto tutto quello che in genere si fa per fare
carriera. Ho leccato il sedere quando c’era da leccarlo, ho assecondato, ho
chinato la testa: non ho paura a negarlo</span></em>…<em><span style="font-family: Arial; mso-bidi-font-family: "Times New Roman";">Sono sempre
stato gentile con i potenti perché sapevo che avrebbero potuto aiutarmi, come
vedo che fanno i giovani di oggi.[…] anche con i politici bisogna avere sempre
buoni rapporti</span></em>.” Dichiarazione di “grande nobiltà d’intenti” del 2008 a La Stampa. (3)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 2007,
mi trovo – mio malgrado – ad incrociar la lama con
questi personaggi e m’arriva una mail di rimando:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Buongiorno, che cosa rispondiamo all’articolista che
butta fango sulla sequestrazione geologica e Boschi? Attendo risposta. Sonia.</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Dott.ssa Sonia Topazio (a Fedora Quattrocchi)<br /></i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Capo Ufficio Stampa Ufficio di Presidenza Istituto
Nazionale di Geofisica e Vulcanologia</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Via di Vigna Murata</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i><span style="mso-spacerun: yes;"> </span>60500143 Roma</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La buona Sonia è pagata per gironzolare sul Web e scoprire
cosa pensa la gente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia: quando
trova qualcosa d’interessante è suo dovere riferire. Punto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un “Capo Ufficio Stampa” – forse – dovrebbe sapersela cavare
da solo, ma si sa che l’assunzione di responsabilità – nel Bel Paese – è un
comportamento assai raro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ciò che più stupisce è la risposta di “chi di dovere”:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i> </i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Cara Sonia</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Quel tipo che ha scritto quelle stupidagini ignoranti è
un blogger ignorante di nome Carlo Bertani (di cui ti allego foto per tua
conoscenza del soggetto). Dalle cose che scrive nel suo blog
(www.carlobertani.it ) non credo che sia una specialista del settore, forse
sarà politicamente impegnato, ma fa molta confusione sulla politica energetico-ambientale
e non credo abbia nessun Curricul Vitae per dire quello che dice sulla
sequestrazione geological di CO2 nel sito blog don chisciotte. Purtroppo ora va
di moda fare i blogger invece che stare sui banchi delle università a studiare.
E’ una vera iattura del protagonismo giovanile e non giovanile (vedi Beppe
grillo) moderno. Lui mi legge per conoscenza e spero abbia il buon senso di
chiedermi articoli e pubblicazioni scientifiche nazionali ed internazionali
prima di riscrivere qualcosa pubblicamente sull’argomento. Aspettiamo un paio
di settimane se si fa vivo e ci chiede una mano a capirci qualcosa e siccome
sto già preparando un articolo a mezzo stampa sul blog di beppe grillo potrei
sputare veleno anche sul suo blog ignorante (VAI ALL?UNIVERSITA’! VAI
ALL’ESTERO A STUDIARE COME ABBIAMO FATTO NOI RICERCATORI!) come irresponsabile
ignorante che se ne approfitta della povera gente che ha la sola III media e
non si può pagare le scuole e l’università per fare i soldi con un blog ……. si
informasse dagli scienziati che ci lavorano da anni prima di parlare sul sito
don chisciotte di politica energetico ambientale. E non mi spreco neanchè a
scrivergli sul blog perchè lui sennò ci guadagna pure.</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Un saluto</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i>Fedora Quattrocchi</i></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">(ricopiata ortografia compresa, rimane il mistero della
foto: dovevo aspettarmi un colpo di P.38? Oppure gli spilloni? Mah…)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La storia m’incuriosisce, e mi viene la voglia di capirci
qualcosa di più sulla faccenda: in fondo, avevo soltanto messo in dubbio un
progetto tecnico, cosa c’entravano tutti quegli insulti?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per Sonia Topazio fu facile: era una ex attricetta di film
soft-porno, aveva lavorato anche in un film con Tinto Brass, poi laureata in
Lettere era andata a fare l’addetto stampa all’INGV. Ovviamente, sapeva di
Geologia quanto io ne so di testi in aramaico, ma non fa niente. Vediamo come
spiega il suo arrivo all’Ufficio Stampa dell’INGV:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qW-i3Tl1n-Q/YIresFQC2vI/AAAAAAAACVg/aG17M2rr6K8kB7eSbZz81GtR-jV_5F5UACLcBGAsYHQ/s640/vlcsnap-2012-06-19-13h10m58s60.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="360" data-original-width="640" height="225" src="https://1.bp.blogspot.com/-qW-i3Tl1n-Q/YIresFQC2vI/AAAAAAAACVg/aG17M2rr6K8kB7eSbZz81GtR-jV_5F5UACLcBGAsYHQ/w400-h225/vlcsnap-2012-06-19-13h10m58s60.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I suoi accusatori hanno scritto sul web che quel posto lo
hai avuto davvero grazie a una relazione con il presidente <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">Enzo Boschi</span>? <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Se proprio lo vuoi sapere sono arrivata lì nell’unico modo possibile
nelle amministrazioni statali, per <span style="mso-bidi-font-weight: bold;">segnalazione
di un politico</span>. C’era un posto libero nella didattica e divulgazione e
così ho avuto il contratto. E poi diciamolo, ma anche se avessi avuto una
storia con il presidente, che male c’è? Che cos’è questo puritanesimo? Anche se
avessi avuto una simpatia, diciamo così, con un collega nessuno potrà dire che
ho avuto qualche vantaggio…</i>Chi era il politico? <i style="mso-bidi-font-style: normal;">“Si dice il peccato, non il peccatore. Facciamo così, ti dico il suo
nome se tu mi dici i nomi dei precari che insistono ancora con questa storia</i>”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Onesta, almeno. Però, anche quei precari che si chiedevano
perché una completa digiuna di Geologia fosse arrivata così in alto, qualche
ragione l’avevano. Ah, a proposito, Sonia Topazio oggi è dirigente del settore
Stampa e Divulgazione dell’INGV ed ha anche scritto un libro di Geologia – “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">I signori dei terremoti</i>” – una che non
l’ha mai studiata manco un giorno. A chi lo ha dedicato? Ad Enzo Boschi
buonanima, ma guarda te…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La buona Fedora fu quella che s’impegnò a fondo sul progetto
per la sequestrazione della CO<sub>2</sub> e per la quale ci fu lo scontro,
tuttora attuale. Io continuavo a ripetere: ma non conviene investire del denaro
in sistemi che la CO<sub>2</sub>
non la producano, invece di scervellarsi per riuscire a catturarla? Mi sembra
un po’ come chi va per farfalle col retino!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mesi dopo mi giunse una telefonata con voce calma e suadente
del padre – arrivò sul mio telefono fisso, che non fornivo a nessuno…ma quella
è gente che può… – il quale mi raccontò la solita tiritera…abbiamo fatto tanti
sacrifici per far studiare ‘sta figlia…sapesse…e adesso questa storia proprio
non ci voleva…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fedora non ha avuto fortuna dopo le dimissioni di Boschi:
nel 2014 è stata licenziata in tronco, seduta stante, dall’Istituto. Motivi?
Sconosciuti, salvo che oggi ha una libera docenza e che la causa giudiziaria
per il suo licenziamento si trascina negli anni. No, fortunata proprio no.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ho dato un’occhiata alla sua pagina Facebook, al suo sito
personale…dice d’essere assolutamente una seguace del PD ma, improvvisamente,
si presenta con i 5S per le europee, trombata. Quindi a Mantova, nelle liste
per le amministrative, trombata pure lì. Oggi mi sembra una no-vax che si
scortica contro il governo e va a tutte le manifestazioni contro le chiusure
organizzate, a Roma, dalla Meloni. Del sequestro della CO<sub>2</sub> manco più
una parola, dopo che l’hanno sequestrata gli altri. E chi la capisce più?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, forse l’ENI spera ancora che qualcuno tiri fuori
dei soldi per mettere ‘sta benedetta CO<sub>2</sub> sotto terra, anche se le
tre strutture presenti nel Pianeta sono riuscite, scucendo tanti soldi
pubblici, a trovare sistemazione per lo 0,3% della CO<sub>2</sub> presente
nell’atmosfera, sempre che questa non scappi un domani dal sottosuolo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Boschi è morto, Sonia è sempre ben piazzata con le sue
amicizie politiche, anche se ha ammesso “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">d’essere
oramai vicina alla menopausa</i>” mentre Fedora si sbatte, oramai senza futuro.
Tutti quegli anni spesi sui libri…eh, Sonia sì che aveva capito come va il
mondo…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Fine della storia, italo-bizantina, della cattura della
perfida anidride carbonica: Eccelso Cingolani, ci fai sapere qualcosa? Tu, che
con l’ENI vai a braccetto…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">PS: mi hanno risposto per l’idea sull’ACNA, esattamente come
dicevo io: “Abbiamo ricevuto e passato alle competenti strutture. Grazie”. A
mai più. Ovvio, mica ho delle belle tette da “condividere”.</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">(1) <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Cattura_e_sequestro_del_carbonio">https://it.wikipedia.org/wiki/Cattura_e_sequestro_del_carbonio</a>
</p>
<p class="MsoNormal">(2) <a href="https://www.rinnovabili.it/ambiente/cattura-e-stoccaggio-del-carbonio-333/">https://www.rinnovabili.it/ambiente/cattura-e-stoccaggio-del-carbonio-333/</a>
</p>
<span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%; mso-ansi-language: IT; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-size: 12.0pt; mso-bidi-language: AR-SA; mso-fareast-font-family: "Times New Roman"; mso-fareast-language: IT;">(3) <a href="https://www.greedybrain.com/divulgazione/i-veri-retroscena-del-caso-topazio/">https://www.greedybrain.com/divulgazione/i-veri-retroscena-del-caso-topazio/</a></span><p style="text-align: justify;"><!--[if gte mso 9]><xml>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-79335377369084504662021-04-10T00:42:00.002+02:002021-04-10T00:46:22.445+02:00Fra il dire ed il fare<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-b97Knznlnpo/YHDTgoQScAI/AAAAAAAACUQ/CEV9OAsCadonc_6U4crwGLKFigxDL4fbQCLcBGAsYHQ/s850/Acna-Cengio.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="567" data-original-width="850" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-b97Knznlnpo/YHDTgoQScAI/AAAAAAAACUQ/CEV9OAsCadonc_6U4crwGLKFigxDL4fbQCLcBGAsYHQ/w400-h266/Acna-Cengio.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">Ciò che osservate nella fotografia sorge a circa 5 km da casa mia: non molto ben nascosti, ci sono da 2 a 4 milioni di tonnellate di rifiuti altamente tossici, generati nei decenni durante i quali l'ACNA era in funzione, ed un fiume che spesso deborda la circonda.<br /></p><p style="text-align: justify;">Ho avuto un'idea - coerente con i dettami della "nuova ecologia" - ossia generare energia e mettere in sicurezza il territorio, cercando di spendere il meno possibile e, grazie all'energia, mettere anche qualche soldo da parte. L'ho inviata ai diretti interessati: ditemi cosa ne pensate. Grazie</p><p style="text-align: justify;">
</p><p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">Al Ministro della
Transizione Ecologica, Roberto Cingolani</p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">SEDE</p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">Al Sindaco di Cengio,
Francesco Dotta</p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">SEDE</p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">Al Sindaco di Saliceto,
Luciano Grignolo</p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">SEDE</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: left;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Buongiorno: mi chiamo Carlo Bertani e sono uno scrittore
ambientalista, potrete trovare sul Web le mie referenze, i miei articoli ed i
libri che ho pubblicato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vi scrivo per un’idea che potrebbe prender forma anche
grazie alla copiosa parte di finanziamenti per l’energia e l’ambiente che
giungeranno con il Next Generation UE nei prossimi anni e che riguarda il fiume
Bormida, la produzione idroelettrica ed il risanamento ambientale del ex sito
ACNA.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Bormida
di Millesimo esaurisce il suo tratto torrentizio proprio a Millesimo ed inizia
il suo tratto fluviale: c’è un solo tratto di quello fluviale che presenta
interesse all’uso idroelettrico, ossia il “salto” fra Cengio e Saliceto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Bormida
ha una portata parecchio mutevole: raggiunge apici di circa 80 m<sup>3</sup> nei mesi
primaverili ed autunnali, mentre scende ad un rigagnolo nel mese di Agosto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ho eseguito qualche calcolo (da controllare) che, con una
caduta di circa 20 metri,
permetterebbe di ricavare qualche centinaio (ho stimato circa 300) Chilowattora
in generazione costante, che rappresentano un valore economico annuo valutabile
intorno ai 200.000 euro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La presa d’acqua dovrebbe situarsi presso la “diga” (in
realtà un modesto scivolo) situato poche centinaia di metri a monte del sito
ACNA nel comune di Cengio: da lì, una condotta tubolare in materiale plastico
(ma robusto) del diametro di due metri potrebbe lasciare il corso naturale del
fiume ed essere posizionata sulla riva destra del fiume, passando all’interno
dell’ex stabilimento ACNA appena sotto la strada statale che porta a Saliceto.
Passato lo stabilimento, inizierebbe la corsa in caduta per esaurirsi nella
turbina, da posizionarsi al raggiungimento della zona piana nel comune di
Saliceto, in un luogo disabitato che corrisponde al termine del tratto in
discesa della statale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il dimensionamento dell’impianto dovrebbe essere
attentamente valutato già in sede di progetto, giacché la grande varianza di
portata del fiume potrebbe essere sfruttata in modo più elastico, magari con
più di una turbina in uscita: in questo modo, l’energia elettrica sarebbe
maggiore e maggiori gli introiti, ma non voglio andare troppo oltre poiché so
che in sede di progettazione ci sono persone ben più capaci di chi scrive per
attuare questi progetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Questa è la sezione energetica, e la salvaguardia
ambientale?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nell’ex stabilimento ACNA sono stivati circa 2 milioni di
metri cubi di sostanze tossiche (c’è chi sostiene il doppio, ma non è questo il
problema), le quali – anche recentemente – hanno<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>suscitato proteste da parte delle
associazioni ambientali, con l’intervento della UE, la minaccia di multare
l’Italia, l’ENI, ecc. Le rilevazioni di Syndial (l’azienda che opera i
campionamenti) ha accertato che, ancora oggi, nella zona di “confine” fra l’ex
stabilimento ACNA ed il fiume Bormida la quantità di cloro-benzene (sostanza
tossica e, purtroppo, ancora reattiva) è pari a 400 volte la quantità massima
consentita dalla legge. Non vado oltre.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gutta cavat lapidem</i>,
narravano i Latini ed è impossibile che il transito di così tanta acqua intorno
all’ex stabilimento non porti – oggi o in futuro – allo scioglimento e/o,
comunque, al dilavamento di quella “bomba” ambientale, giacché il corso del
fiume lambisce proprio i depositi di rifiuti tossici.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una volta completata la sezione idroelettrica, vi sarebbero
almeno due mesi estivi di tempo nel quale il vecchio corso della Bormida
rimarrebbe asciutto. A questo punto, sarebbe possibile pianeggiare ed asfaltare
il tratto del fiume che corre all’interno dell’ex stabilimento fino a
by-passarlo completamente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dando al fiume una sezione curva (una sorta di canale) con
sponde piuttosto alte, si eviterebbe che l’acqua del fiume venisse a contatto
con la parte inquinata o con acque reflue che rimarrebbero così contenute nel
sito, senza più lasciarlo: a questo punto, anche il recupero e la depurazione
di questi “cuscinetti” esterni alla massa inquinata sarebbe più semplice e meno
costoso. Una buona copertura dei siti interessati – con materiali plastico e/o
pannelli, ecc – eviterebbe il contatto fra l’acqua piovana ed il materiale
inquinante.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non dimentichiamo che oggi, negli usi stradali, si tende ad
usare asfalto con qualità di assorbimento per evitare le strade allagate ma
l’asfalto, come materiale in sé, è un tipo di sostanza fra le più impermeabili
che esistano. E, se l’asfaltatura venisse eseguita con alti spessori ed un
lavoro attento e ben controllato, si otterrebbe il passaggio dell’acqua “di
piena” – in surplus rispetto alla condotta idroelettrica – senza più entrare in
contatto con le sostanze inquinanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per quanto riguarda la progettazione e la realizzazione
dell’impianto idroelettrico i fondi sarebbero da attingere, come già detto, dal
fondo Next Generation UE mentre per gli aspetti tecnici sarebbe meglio
rivolgersi ad aziende con esperienza nella creazione e gestione del
mini-idroelettrico, come ABT Group, Meccanica Savio, Energred Idro, ecc.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per quanto riguarda la messa in sicurezza del tratto del
fiume Bormida che circonda l’ex stabilimento ACNA non mi pare che servano
chissà quali competenze: qualsiasi azienda di asfaltatura sarebbe in grado di
realizzarlo e, i costi, potrebbero essere accollati ad ENI, che ha sempre la
spada di Damocle sul collo delle multe UE: in fin dei conti, asfaltare – anche
con la massima cura ed attenzione – un tratto di uno o due chilometri di fiume
non mi sembra un costo astronomico. Soprattutto se, con questo intervento, il
fiume smettesse di essere il trasportatore di pericolosi percolati in aree
abitate.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In questo modo, poi, con dieci mesi circa di contatto,
nemmeno la fauna acquatica ne soffrirebbe, giacché – ad opera completata – si
potrebbe lasciare un minimo rigagnolo d’acqua anche nei mesi estivi.<span style="mso-spacerun: yes;"> </span><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non pretendo, ovviamente, di aver steso un “progetto”,
poiché qui devono entrare in gioco i tecnici: saranno loro a dover stabilire se
la condotta idroelettrica dovrà essere, singola, duplice o triplice…o ancora
stabilire i sistemi di ancoraggio della condotta al suolo, l’altezza per
prevenire danni da alluvioni, il posizionamento della turbina in un luogo
sicuro, ecc. Come, del resto, anche il tratto di by-pass che circonda lo
stabilimento ACNA dovrà avere sponde più o meno alte e la natura della
struttura, visto che la parte esterna dello strato d’asfalto sarà comunque a
contatto con gli inquinanti, ecc. Insomma, serve un minuzioso lavoro di
progettazione ma, il risultato, sarebbe grandioso: un problema che si trascina
da decenni e che mostra chiaramente di non essere stato risolto, finalmente lo
sarebbe. L’ex ACNA, in parole povere, diventerebbe un sito isolato dal
territorio, un “monumento” all’ignavia umana che smetterebbe di gettare i suoi
malefici effetti sull’intera valle e ben oltre.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da ultimo, vi confesso che non mi faccio illusioni: l’ENI è
una potenza, in cui parte del capitale azionario è nelle mani del Ministero del
Tesoro il quale, non a caso, gode dei vantaggi decisionali: la cosiddetta
Golden Share. E, anche qui, non vado oltre, ma ci sarebbe tanto da dire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per questo non lo farete mai: troverete mille scuse per non
attuarlo…era un’idea già pensata e non attuabile…il progetto potrebbe non
soddisfare i requisiti richiesti…le cose “si metteranno a posto da sole, con il
tempo”…i lavori di ripulitura del sito sono già a buon punto (?)…ed avrete
senz’altro altre mille ragioni da aggiungere.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche perché questa valle si sta, rapidamente, spopolando:
la popolazione scende di circa 1/3 ogni dieci anni e fra venti o trent’anni non
ci sarà più nessuno. Rimarrà un colosso, in parte demolito ed in parte ancora
lì, ad impaurire come monito chi volesse far tornare queste terre al “prima”,
ossia quando erano campagne fertili e succosi vigneti. Ciò che manca non è il
denaro o le idee: mancano le persone in grado di realizzarle.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Grazie</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Carlo Bertani</p>
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schizzo di massima.</p>
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</span></p><table align="left" cellpadding="0" cellspacing="0">
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<td height="963" width="49"><br /></td>
</tr>
<tr>
<td><br /></td>
<td><br /></td>
</tr>
</tbody></table><span style="mso-ignore: vglayout;">
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando, analizzando una situazione storica, si pongono dei
dubbi è sempre salutare: non significa creare una “nuova verità” storica, né
fare dell’inutile revisionismo, bensì sgombrare la piazza dal ciarpame e dalle
cartacce.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo storico Emilio Gentile (che si definisce un liberale) ha
compiuto un ottimo lavoro nei suoi libri: s’è guardato bene dal creare dei
diktat incontrovertibili, mentre ha dato un po’ di fiato ai molti dubbi che
ancora sussistono sulle vicende della 2° Guerra Mondiale italiana. Che,
paradossalmente, almeno per il copione, giungono fino ad oggi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un semplice esempio, che sempre mi ha traversato la mente è:
se Mussolini aveva ben compreso che la guerra era perduta, perché accettò
d’indossare i panni di un Quisling per fare un favore ai tedeschi? Mussolini
era un po’ gradasso ed un poco sopra le righe ma non era stupido, se non altro
era dotato del buon senso succhiato, col latte materno, dalla terra che lo
aveva generato. Una terra fatta di contadini, che crescevano impastati con la
malta della concretezza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per questa ragione accettò d’assecondare la Germania nel 1940: una
scommessa, la previsione di un “raccolto” che la grandine (più facile da
prevedere anzitempo per un intellettuale od un militare) devastò, e con essa
l’Italia intera.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Basti riflettere che, in tre anni di guerra, l’Italia non
riuscì a mettere in campo un carro armato almeno accettabile per gli standard
dell’epoca: i nostri corazzati li sbucazzavano le mitragliatrici. Una discreta
Marina, ma priva di un’aviazione propria (che fece la differenza) per questioni
interne agli equilibri di regime, mentre i nostri sommergibili erano sì tanti,
ma con delle dotazioni tecniche che fecero sbottare ad un ufficiale tedesco
della base atlantica di Bordeaux (dove operarono i nostri sommergibili
atlantici) “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">che la differenza fra un
sommergibile tedesco, rispetto ad uno italiano, è la stessa che esiste fra un
sommergibile italiano e le navi di Colombo</i>.”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Aviazione, in termini quantitativi, sembrava potente ma,
qualitativamente, faceva pena: soltanto nella Primavera del 1943 entrarono in
servizio caccia paragonabili agli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Spitfire</i>,
solo che – mentre da noi entravano in servizio a decine – fra gli Alleati li
contavano a centinaia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non voglio tediarvi oltre, però questa premessa bisognava
farla per giungere alla vera questione alla quale si deve rispondere: cosa si
aspettava Mussolini dalla seduta del Gran Consiglio del 25 Luglio 1943?
L’ultima riunione, prima di quella seduta, era stata il 7 Dicembre 1939. Una
vita prima. Perché, allora, convocarlo di nuovo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mussolini, quando prese posto quella sera, si portava
appresso alcuni avvenimenti che non poteva sottovalutare né dimenticare: il 9
Luglio del 1943 gli Alleati erano sbarcati in Sicilia, praticamente
indisturbati e il 22 dello stesso mese entravano a Palermo: due settimane per
conquistare l’isola! Già gruppi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">commando</i>
agivano in Calabria, per preparare lo sbarco nella penisola.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un Mussolini abulico e depresso si presentò a Feltre il 19
Luglio per un incontro (inconcludente) con Hitler: nello stesso giorno, gli Alleati
bombardarono per la prima volta Roma, inviando un avvertimento terrificante e
facendo circa 3.000 morti ed 11.000 feriti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quale poteva essere lo stato d’animo di Mussolini? </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tornato a Roma convocò subito il Gran Consiglio. La mia
ipotesi fu che il Duce del Fascismo sperasse d’essere esautorato: a ben
pensarci, altre scelte non le aveva.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Passò l’Ordine del Giorno Grandi e Mussolini fu spodestato:
insieme a lui sparì il Fascismo italiano e il giorno dopo, Domenica, non c’era
più una camicia nera per le vie di Roma e quasi deserti erano i gangli più
importanti del potere fascista.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Era rientrato a villa Torlonia alle 4 del mattino e, alla
moglie Rachele ansiosa che gli domandava “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">li
farai arrestare tutti, no</i>?” rispose “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">sì,
lo farò domani</i>…” Ma non lo fece, e secondo me lo sapeva benissimo: mentì e
basta. Ma non finisce qui.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poteva scatenare la Milizia fascista, arrestare i congiurati,
anticipare la guerra civile……invece no, chiese semplicemente udienza al Re –
che lo odiava di brutto – in una Domenica assolata ed afosa del Luglio romano,
scompaginando tutte le previsioni e le tattiche di Vittorio, che fu costretto
ad anticipare quello che da tempo pensava di fare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, dopo un colloquio afono, se ne andò tranquillamente,
accompagnato da un ufficiale dei Carabinieri in una ambulanza: per essere certi
della riuscita, i Carabinieri lo fecero accompagnare sull’ambulanza da tre
sottufficiali corpulenti, ma non ce ne fu bisogno. Mussolini appariva
tranquillo: la tranquillità di una persona depressa.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo vari giri in diverse caserme di Roma, giunse alla
Scuola Allievi Carabinieri di Roma, sita in via Legnano: il colonnello
Tabellini lo ricevette al circolo ufficiali ma poi, visto il giorno festivo,
mica poteva lasciarlo in un circolo quasi deserto in compagnia di un paio di
giovani sottotenenti attoniti! Invitò, quello che fino a poche ore prima era il
suo comandante supremo, a salire nella sua abitazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non sappiamo se ci fu una tranquilla cena in famiglia, ma il
colonnello Tabellini, che ebbe ospite il Duce nella sua abitazione all’interno
della caserma di Via Legnano, riferì: “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Tenne
un contegno che francamente mi meravigliò fino a sconcertarmi…in sostanza ebbi
l’impressione che il nuovo stato di cose lo avesse liberato da una situazione
insostenibile. Più che rassegnato mi sembrò sollevato.</i>”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ed è difficile non comprendere il senso, profondo e
rilevatore, di quelle affermazioni, fatte da un ufficiale che non lo conosceva
personalmente e che lo aveva immaginato per anni ed anni, probabilmente, del
tutto diverso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poi, Mussolini fu inviato “in crociera” nel Tirreno in varie
isole e, infine, mandato a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, credendo che gli
fosse impossibile scappare. Ma, anche qui, ci furono sorprese.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mussolini non aveva tanta voglia di finire come <i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span lang="DE" style="mso-ansi-language: DE;">Gauleiter</span></i><span lang="DE" style="mso-ansi-language: DE;"> </span>dell’Italia<span style="mso-ansi-language: DE;"> </span>Settentrionale sotto il tacco dei tedeschi, però comprese che aveva
delle responsabilità alle quali non poteva sottrarsi: era stato lui ad
insistere per la guerra – tutti i generali erano contrari, poiché l’Esercito
Italiano del 1940 non era impreparato, era semplicemente inesistente: poche
divisioni, incomplete, molte senza armamento – e, in quei giorni, dovette
sentirsi soverchiato dai suoi errori, abbattuto, depresso (e, in questo senso,
molti storici concordano).</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lo storico Emilio Gentile ebbe un colloquio con Vittorio
Mussolini, figlio di Benito ed ufficiale a Salò, il quale gli confessò che il
padre comprese che, andarsene al Nord in uno Stato fantoccio, non sarebbe stata
una repubblica “fascista e sociale” come lui intendeva. Sperava, però, che in
quella situazione un governo italiano sarebbe potuto essere almeno una forza di
mediazione fra lui e l’occupante tedesco.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se il gioco gli riuscì è difficile dirlo: tanti partigiani
morirono fucilati, ed anche molti giovani della Repubblica Sociale ci rimisero
la pelle. Ci sono alcune indicazioni (provate) che Mussolini cercò in tanti modi
d’evitare il campo di concentramento per gli ebrei (verso il ’45 giunse a dire
“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">dite loro che non abbiamo i camion per
portarglieli</i>”) però è molto difficile dare giudizi obiettivi in una
situazione così intricata: la “risiera” di San Sabba, a Trieste, funzionò
proprio all’epoca della Repubblica di Salò, e fu l’unico vero campo di sterminio
in terra italiana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche la disposizione dei Ministeri della Repubblica Sociale
fu decisa dai tedeschi: Mussolini abitava a Gragnano, nella villa Feltrinelli,
e doveva “ospitare” un tenente tedesco che gli teneva gli occhi addosso. I vari
ministeri, poi, furono sparpagliati sul territorio: Salò, ma anche Mantova,
Cremona, Verona, Padova e Venezia. Ai tedeschi bastava intercettare le
conversazioni telefoniche per capire cosa succedeva nella cosiddetta
“Repubblica”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ne volete un’altra?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La mattina del 9 Settembre 1943, i destini del Re e di
Mussolini, probabilmente, s’incrociarono una seconda volta, quando il convoglio
della famiglia reale e dei generali in fuga verso Pescara dovette passare quasi
“a tiro di sguardo” da Campo Imperatore, dov’era prigioniero Mussolini. Una
trentina di chilometri, nulla più.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il convoglio reale – se la cosa vi stupisce lo comprendo –
passò indisturbato, scortato da due autoblindo, in ben tre posti di blocco
tedeschi, nei quali nessuno ebbe nulla da ridire. Il 10 Settembre, imbarcati
sulla corvetta <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Baionetta</i> giunta da
Zara, i reali salparono da Ortona ed un ricognitore tedesco li sorvolò per un
tratto di mare, fotografò tranquillamente la nave della famiglia reale e se ne
andò, senza disturbare e senza essere disturbato. La nave giunse a Brindisi
sana e salva mentre, di fronte all’Asinara, il giorno prima i tedeschi avevano
affondato la nave da battaglia <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Roma</i>,
che andava ad arrendersi a Malta: l’affondamento fu cronologicamente preciso,
quasi al minuto, con la fuga del Re dal Quirinale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I tedeschi non avevano dunque più aerei in Adriatico?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non sembra proprio, dato che il 2 Dicembre del 1943 ben 105
bombardieri tedeschi – decollati dal Nord Italia e dalla Grecia – bombardarono
Bari (occupata dagli inglesi) in modo preciso e devastante.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E Mussolini?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Appena il Re fu a Brindisi, l’11 Settembre, scattò una nuova
operazione: la liberazione di Mussolini. Tutti sappiamo che fu un’azione dei
commando-paracadutisti tedeschi che giunsero, il 12 Settembre, con degli
alianti ed un ricognitore per portarsi via il prigioniero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ah, scusate, dimenticavo…Campo Imperatore era stato
fortificato e dotato di mitragliatrici pesanti contraeree le quali, però, molto
stranamente il giorno prima furono rimosse per ordine di un Ispettore di
Polizia, che nelle “foto ricordo” si nota mentre chiacchiera amichevolmente con
l’ex Duce. Anche i cani da guardia furono messi alla catena e fu dato l’ordine
di non sparare contro nessuno: morirono solo due italiani, che erano dislocati
distante e non avevano ricevuto gli ordini.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mussolini cenò tranquillamente e partì verso Pratica di Mare
sul piccolo ricognitore, dove lo attendeva un altro aereo per condurlo a
Vienna.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non è possibile dimostrare che vi fu uno scambio ma, se le
prove latitano, i dubbi sono forti e restano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo quei giorni zeppi di stranezze e di colpi di scena,
tutto s’acquietò. Gli Alleati – padroni dell’Aria e del Mare – non decisero di
chiudere la faccenda sbarcando, magari, in Romagna ed imbottigliando così le
divisioni tedesche nell’Italia peninsulare. No, preferirono una lunga guerra
durata quasi due anni, con tanti morti da una parte e dall’altra ed una
popolazione sfibrata, affamata, delusa, stanca di vivere quell’inferno. Ma
un’Italia stremata faceva parte del copione, ed i copioni vanno sempre rispettati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La ragione politica è semplice: Stalin desiderava che si
aprisse il fronte francese, mica che gli Alleati salissero dall’Italia verso
Vienna per incontrarlo in Ungheria! Quella è roba mia e non si tocca! E ci fu
lo sbarco in Normandia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La fine fu improvvisa: non ho mai creduto che Mussolini avesse
“bevuto” l’ennesima balla dei suoi apparati: quella della “ridotta” della
Valtellina. Dopo che gli avevano raccontato di centinaia d’aerei pronti a
difendere la Patria,
e storie di navi inaffondabili, credo che avesse compreso con chi aveva a che
fare. Difatti, Graziani si “sfilò” elegantemente dal corteo e sparì in un
monastero di Milano: quattro giorni dopo si consegnò al comando americano. Era
uno sterminatore d’etiopi, ma non era un ingenuo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mussolini, invece, non poteva “sfilarsi” e dunque sfidò la
sorte: Svizzera o morte. Ancora una volta l’antico romagnolo ebbe il
sopravvento e, di fronte al lancio dei dadi, non si tirò indietro: questa
volta, a tradirlo, fu un oscuro capitano tedesco e non la potenza Alleata, il
quale barattò il via libera in Svizzera con la vita di un italiano. E
chissenefrega se crepa un italiano: ne abbiamo ammazzati tanti…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Successivamente, le dietrologie e le false o vere “piste”
non mancarono.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Negli anni seguenti, la Storia ufficiale iniziò le sue indagini
affidandosi alle prove ed ai documenti ufficiali, senza i quali nulla può
essere validato! Peccato che i documenti ufficiali fossero spariti!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Storia
popolare si mise in moto e, come un caleidoscopio, creò un pantheon di figure,
ciascuna corrispondente ai desideri delle principali tipologie d’italiani dell’epoca:
la stampa diede una grossa mano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nacquero così, come generate da un palcoscenico, le figure
del Re Salvatore, Soldato, Fellone, Stupidotto, Nanetto…e quelle del Duce Eroe
che voleva Salvare la Patria,
Grande Statista, Gran Bastardo, uccisore di Soldati inermi e mal vestiti,
Fucilatore di Partigiani…e così via. A seguire, le figure di eredi al trono,
regine, gerarchi…non mancarono di generare nuove vicende e sbalorditive
“rivelazioni”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Più avanti i Reali inglesi, che tutto manovrano, furono ben
tratteggiati: persino un’ingenua principessa che muore in un sottopassaggio
parigino con, a bordo dell’auto, un uomo dei servizi segreti inglesi che
miracolosamente si salva..eccetera, eccetera…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un clamore afono, che ci fa sentire sgomenti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché ho raccontato queste vicende?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poiché nascono da un tempo lontano, del quale rischiamo di
perdere la memoria e di farci prendere per il naso. E poi: guardatevi
attorno…che ve ne sembra di figure come Draghi o Mattarella, Grillo o Renzi,
Letta o Salvini…forse non calcano anch’essi un palcoscenico e poi passano a
nuovi copioni, proprio come gli attori di teatro? Il Fascismo, radicato da
vent’anni, in una sola notte scompare dal panorama italiano: la Democrazia Cristiana
regna per decenni senza un alito di tempesta, poi nasce la bufera di
Tangentopoli, compare un ex poliziotto molisano che non sa nemmeno l’Italiano e
fa il magistrato (?) e tutto svanisce nel volgere di poche settimane?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vince le elezioni, a man bassa, un nuovo partito che –
miracolosamente – esprime un premier come mai se me sono visti in Italia ma
deve sparire, in fretta, senza inutili clamori. Il sipario s’abbassa: una nuova
scena, alla riapertura, è già pronta. Vengono prontamente richiamati personaggi
stantii, che aspettavano solo d’andare in pensione, giungono dall’estero ex
segretari di partito divenuti docenti universitari, calcano il proscenio
manager sconosciuti: ma un ex banchiere di Goldman & Sachs garantisce per
tutti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Baristi e ristoratori, che erano diventati la nuova leva
rivoluzionaria, si zittiscono immediatamente e scompaiono dalla scena, si
cambiano nel camerino ed escono dal teatro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Solo un uomo comprese tutto con decenni d’anticipo: Leonardo
Sciascia. A ciascuno il suo.</p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-80136452799475987722021-03-22T14:25:00.002+01:002021-03-22T14:25:38.451+01:00Cervelli all’ammasso<p> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-QaqEbzV2ldA/YFiaGQu9kjI/AAAAAAAACTU/3pxD8ze-HKwUA3L3tSuc-H4bWn7BmwBPACLcBGAsYHQ/s690/cingolani_1200-690x362.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="362" data-original-width="690" height="210" src="https://1.bp.blogspot.com/-QaqEbzV2ldA/YFiaGQu9kjI/AAAAAAAACTU/3pxD8ze-HKwUA3L3tSuc-H4bWn7BmwBPACLcBGAsYHQ/w400-h210/cingolani_1200-690x362.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Un pifferaio incanta un altro pifferaio<br /></td></tr></tbody></table></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La tragicomicità della politica italiana si basa soltanto
sugli scherni, i dejà vu, le battutacce nei confronti degli avversari:
programmi, decisioni, proposte…cosa sono?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, oggi, dobbiamo celebrare un rito propiziatorio per la
grande pensata del guru a 5 Stelle: la creazione (dal nulla, che finirà nel
nulla) di un cosiddetto Ministero della Transizione Ecologica aggiudicato a
Roberto Cingolani. Se scegliessi la vulgata imperante, direi soltanto che era
un fervente frequentatore della Leopolda, ma entrerei in contraddizione con
quanto sopra esposto: meglio, allora, passare ai progetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Devo riconoscere che il piatto è un poco poverello:
l’Idrogeno “Verde” e la fusione nucleare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Della seconda si fa presto a dire: sono almeno vent’anni che
la Francia si
è assunta l’onere del progetto, e risultati non se ne vedono. Non perché i
francesi non siano capaci di creare un generatore d’energia basato sulla
fusione nucleare: semplicemente perché, ri-creare le condizioni di pressione e
temperatura che ci sono sul Sole, non è mica uno scherzo. L’abbiamo già fatto,
creando le bombe all’Idrogeno, ma è del tutto evidente che creare un’arma
distruttrice che vive solo per qualche nanosecondo è molto diverso che riuscire
a “maneggiare” e confinare in un impianto sicuro quel po’ po’ d’energia per
trasformarlo in elettricità.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Cingolani s’illude e ci illude, poiché non siamo per niente
vicini all’obiettivo: vent’anni fa si raccontava che la centrale sarebbe stata
pronta per il 2020, oggi si è spostata la data al 2035, e la centrale continua
a non esserci e, se non c’è, nessuno può dire oggi se funzionerà effettivamente
oppure se si sarà trattato di un costosissimo esperimento fisico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In pratica, si tratta di una vecchia idea sovietica:
contenere in un anello toroidale (una figura geometrica simile ad un pneumatico
d’automobile) detto Tokamak grande alcuni (?) chilometri (oggi forse meno?) le
condizioni di temperatura e pressione del Sole, che rendono possibile la
fusione di due atomi d’Idrogeno in un atomo di Elio, più un mare d’energia
termica. Ossia circa 5700 gradi Kelvin, che sulla Terra non sono mai stati
raggiunti, salvo in quei nanosecondi delle esplosioni delle bombe all’Idrogeno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come si fa a contenerli? Qual è il “recipiente”? Scartati,
ovviamente, metalli e minerali di qualsiasi tipo rimane solamente un enorme
anello magnetico di forma toroidale di potenza inaudita: auguri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per carità: la fusione nucleare non è pericolosa, non genera
radiazioni o l’emissione d’isotopi radioattivi come la fissione. Se non
funzionerà, i danni saranno soltanto relativi all’impianto e si spegnerà da
sola: tutto qui.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, un Governo che s’attacca alla fusione nucleare per la
rivoluzione ecologica, mi sembra più un impiegato che s’attacca al tram per
arrivare in ufficio in orario.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E l’Idrogeno Verde?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da quando studiavo Chimica, ho sempre saputo che l’Idrogeno
è un gas incolore ed inodore e parecchie volte l’ho generato in laboratorio
senza mai osservare bagliori verdastri né strani odori.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Ministro, allora, dovrebbe spiegare che la produzione
dell’Idrogeno (che non esiste, libero in natura sulla Terra) sarebbe “verde”
perché prodotto con mezzi ecologici, ossia senza generare inquinanti. Detto
così, parrebbe pure logico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando scrissi “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Energia,
natura e civiltà: un futuro possibile?”</i> per Giunti (nel 2003) m’accorsi che
la quantità d’energia necessaria per sostituire le energie fossili sottaceva
una marea di problemi. In sintesi, si doveva far posto a tutta una serie di
nuove macchine in grado di captare, trasformare e connettere quantità d’energia
spaventose. Ma eravamo nel 2003 e, all’epoca, pensavo che nel volgere di
vent’anni avremmo potuto vincere la sfida: cosa che, oggi, appare chiaramente
persa, anche se si sono fatti dei passi in avanti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La richiesta d’energia di un Paese come l’Italia nel 2017
era di 169,7 MTEP (Milioni di Tonnellate di Petrolio Equivalente, Fonte:
QualEnergia.it): tanto per avere un confronto “visivo” necessitiamo, ogni anno,
di circa 850 superpetroliere da 200.000 tonnellate di stazza lorda l’una. Che
possono essere carbone o gas naturale, ma vengono considerate come petrolio
tenendo conto delle diverse rese d’energia di questa sostanze.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per comodità, conviene trasformare tutto in Terawattora
(TW/h) per non dover sempre distinguere fra il settore elettrico ed i
trasporti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ebbene, la quantità totale d’energia richiesta è di 1.974
TW/h, ed il settore elettrico ne assorbe circa 316.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Siccome le energie rinnovabili riescono a coprire circa un
terzo della richiesta elettrica, ossia 105 TW/h, sul totale generale
dell’energia richiesta (1974 TW/h) riusciamo soltanto a coprire il 5,3% della
domanda. Sconfortante.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poiché, nel 2020, eravamo terribilmente indietro su due
fronti: affrontare il problema dei trasporti e del riscaldamento domestico, che
sono le due voci più energivore del sistema, tralasciando il sistema
petrolchimico, ossia chi non lavora sul petrolio per autotrazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, questo – si noti bene – è lo sconfortante risultato
ottenuto dopo 20 anni di sforzi e di ricerche nel settore energetico. Domanda:
come faremo a “risalire” quel 95% circa che manca nei prossimi 30 anni, visto
che nel 2050 le nazioni della Terra hanno firmato un protocollo che le obbliga
a farlo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ecco, allora, che i Governi s’attaccano al tram della
fusione, oppure sognano di ricavare dalle energie rinnovabili quantità
d’energia rinnovabile pari a 20 volte la produzione attuale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voglio proporvi un breve esempio, tanto per comprendere il
problema.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Immaginiamo di voler coprire l’autostrada Roma-Napoli per
utilizzare la soletta ed impiantarci un impianto solare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sfruttando una lunghezza di 100 km ed una larghezza di 30 metri, potremmo
installare una superficie di pannelli pari a 2,4 milioni di metri quadri. Ci
sarebbero tanti vantaggi e nessun svantaggio: autostrada all’ombra e quando
piove rimane asciutta. Quanta energia ricaveremmo? 8 GW/ora ogni anno, ossia
una quantità infinitesima del fabbisogno totale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tutte le realizzazioni più ardite – dal piano eolico
decennale inglese di 41 miliardi di sterline a quello tedesco di 31 miliardi di
euro – servono soprattutto per coprire le utenze civili (ossia il sistema
elettrico) mentre il sistema industriale ed i trasporti restano sempre fuori da
questi calcoli. E, riflettiamo, sono proprio quelli che richiedono la maggior
parte d’energie fossili! Quanto consuma un aereo? Un treno? Un autosnodato? Una
nave? Riscaldare Milano?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche l’idea di usare l’Idrogeno “verde” per l’autotrazione
mi sembra un’idea balzana, non che non possa funzionare – la analizzai
vent’anni fa nel mio libro, soltanto che solamente in Germania ci fu,
all’epoca, qualche misero tentativo – e poi mi sembra che la tecnologia del
“tutto elettrico” con le batterie abbia preso piede: soprattutto da quando
sembra che sia possibile rigenerare le batterie esauste con bagni chimici,
eliminando il grande problema dello stoccaggio delle batterie esauste. Ci
arriveranno senz’altro prima dell’impianto francese della fusione: questo è un
punto fermo, perché l’auto elettrica ricarica il 30% dei consumi in frenata e,
ferma ad un semaforo, non consuma nulla.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, mi pare che questo strano ministero sia stato solo
un contentino per fare entrare anche i 5Stelle nel governo Draghi e mi pare anche
che, le esternazioni del ministro, non abbiano suscitato commenti entusiasti:
sono parole desuete, metodi in voga già da più di vent’anni e che non hanno
mostrato nulla.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Infine, un vero ministero dell’Energia in Italia già
l’abbiamo: si chiama ENI, fa affari con tutti, trivella qui e là da tutti,
comanda in Parlamento quando e come vuole e la Magistratura li
assolve se hanno combinato qualche fregnaccia. Dunque, i vari sottosegretari
con delega all’energia, sono solo lì per figura.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Volendo cercare, ci sono nuovi mezzi per generare energia,
soltanto che non vengono nemmeno considerati: c’è un progetto per perforare il
vulcano Marsili e trarne energia. Peccato che la cima del Marsili stia a -450 metri sotto al
Tirreno, mentre studi o progetti (sul modello islandese) per l’Etna – che è
comoda da raggiungere – non siano nemmeno considerati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Negli anni ’90 del Novecento, un ricercatore dell’ENEA stimò
in circa 850 MW le energie idroelettriche vicine a luoghi abitati che furono
abbandonate con la nazionalizzazione dell’ENI del 1961: erano modeste cadute
d’acqua ma, sommate, rappresentano l’equivalente di due grandi reattori
nucleari. Altri, catalogando cadute d’acqua più lontane dai centri abitati,
giunsero a circa 14.000 MW non utilizzati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le correnti sottomarine, in alcuni tratti di mare, giungono
a 2-3 nodi e sono costanti: affondando dei generatori con eliche di tipo
navale, potrebbero fornire ciascuno circa 20 MW, col vantaggio di poter
riemergere per le manutenzioni periodiche grazie alle casse allagabili, come
fanno i sottomarini.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Insomma, più che la “competenza” di un docente universitario
– che diverrà, immediatamente, bersaglio di tutte le lobby dei fossili –
sarebbe meglio ascoltare le mille voci che propongono progetti innovativi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non dimentichiamo che fummo noi italiani a scoprire il
petrolio in Libia: un geologo friulano, Ardito Desio, inviò a Mussolini una
bottiglia di petrolio raccolta in una pozza nel 1938, ma Mussolini non capì e
la mise in chissà quale soffitta. Sappiamo come finì.</p>
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</p><p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"> </i></b></p><p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;"><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;">“</i></b><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-size: small;">Come dimostra il meraviglioso processo della fotosintesi</span><b style="mso-bidi-font-weight: normal;"><span style="font-size: small;">,</span> </b><b><span style="font-family: Arial; font-weight: normal; mso-bidi-font-family: "Times New Roman"; mso-bidi-font-weight: bold;">l’agricoltura è chimica e la chimica verde è la prossima rivoluzione che
si svilupperà in modo esponenziale”</span></b></i></p>
<p align="right" class="MsoNormal" style="text-align: right;">Ve lo dico dopo chi è</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Sembra quasi una boutade, oppure una ciofeca buttata lì: il governo,
secondo Grillo, doveva accorpare il ministero dello Sviluppo Economico con
quello dell’Ambiente, ossia dare un’impronta decisamente “green” a tutto il
governo, senza esclusioni. Ovvio che assegnare a Giorgetti il primo ed a
Cingolani (amico di Renzi, spesso “fedele” della Leopolda) il secondo,
rinominato in un fumoso per la “transizione ecologica”, sembra più una presa in
giro che altro. Resta da capire se Draghi ha preso in giro i 5S, oppure se è
stato lo stesso Grillo a prenderli per il c…in ogni modo, il governo non ha
nessuna intenzione di farsi guidare in tal senso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un banchiere ha le preoccupazioni delle banche per la testa,
mica quelle della lattuga, e tutto l’ambaradan montato su da Renzi con l’aiuto
di Verdini & soci non è mica stato fatto per nulla: sono i 209 miliardi che
vogliono, non le pantomime sclerotiche di un vecchio coglione ignorante come
Grillo oppure l’ignoranza dei ragazzini 5S che siedono in Parlamento perché li
hanno votati mamma, papà, zii, cugini, amici e parenti vari sul sito di
Casaleggio. Pochi di loro sapranno che un tentativo di transizione “green” in
Italia già avvenne, e nemmeno sanno come finì: tanto, ignoranti sono tutti,
grandi e piccoli, e l’avventura del M5S è già finita.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel dopoguerra, Ravenna era la capitale dell’agricoltura
italiana. Perché? Poiché lì regnava, indisturbato, Serafino Ferruzzi: un tizio
che aveva inventato un modo semplice ma geniale per far soldi. Riuniva denaro
grazie alle sue conoscenze nel mondo della finanza legata all’agricoltura, li
investiva nell’importazione di cereali dal Sudamerica, poi rivendeva tutto sul
mercato italiano quando il momento era favorevole. Come faccio a saperlo?
Seguitemi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel Gennaio del 1973 venni assunto temporaneamente presso la
sede torinese del Ministero dell’Agricoltura, insieme ad altre tre persone: il
nostro compito era semplice, gestire la posta in arrivo. Per molti mesi mi
domandai come mai avessero assunto quattro persone per aprire e visionare sì e
no 200 lettere il giorno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lavoravamo poco, ma soldi non ne vedemmo fino a Giugno,
quando i sei mesi ci furono pagati, ed anche abbastanza bene, in un’unica
soluzione. Come mai?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I soldi, in realtà, erano già arrivati a Gennaio ma il
capoccione e altri due come lui – d’accordo – avevano consegnato tutto a
Ferruzzi: a Giugno, divisi i guadagni dell’operazione, ci consegnarono la
rimanenza. Il Ministero, ovviamente, era a conoscenza di questi traffici…ma
cosa volete che vi racconti, che l’Italia è un Paese di truffatori? Lo sapete
da soli.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 1979, però, l’aereo di Serafino Ferruzzi urtò una casa
in atterraggio a Forlì e l’imprenditore morì: fu un incidente vero, non come
quello di Mattei. Almeno, così sembra.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La famiglia decise d’accorpare gli 800 miliardi
(dell’epoca!) del capitale nelle mani di Raoul Gardini, marito della
primogenita Idina.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Qui inizia la storia della chimica “verde” italiana: una
vicenda legata ad un uomo visionario – Raoul Gardini – che aveva veramente
compreso le potenzialità della chimica “green”, ma per raggiungere i suoi scopi
aveva bisogno della “grande” chimica, ossia Montedison e, in definitiva, di
ENI.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E qui iniziò la sua parabola discendente: i due competitori
– Gabriele Cagliari (presidente dell’ENI) e Raoul Gardini – morirono entrambi a
breve distanza uno dall’altro: il primo “suicidandosi” con un sacchetto di
plastica nel carcere di San Vittore, il secondo “suicidandosi” a casa propria a
Milano, Palazzo Belgioioso, con uno, altri dicono due colpi di pistola. Fine
della chimica “verde” italiana, terminata in un mare di tangenti e ricorsi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Tutto ciò mostra come il legame fra la chimica e
l’ambientalismo “green” fallì miseramente, addirittura con due “suicidi”: sono
due settori molto vicini (come disse Gardini nell’incipit) e, maledettamente,
due faccende che rendono soldi come il cappello di un prestigiatore matto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Già nel 1975 era accaduto un primo “stop”, la legge Cossiga
contro la canapa: un assurdo, perché la canapa era coltivata (e fumata) dal
neolitico, generando una ricchezza che, oggi, viene valutata in circa 1,4
miliardi di euro l’anno, con un’occupazione per 10.000 addetti. Migliaia di
ettari svaniti nel nulla, proprio “fumati”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 1937 Henry Ford, addirittura, costruì la Hemp Body Car,
un’automobile costruita completamente con polimeri derivati dalla soia e dalla
canapa e funzionante ad etanolo ricavato dalla fermentazione della canapa. Anche
il grande Henry fu fermato dai giornali di proprietà dell’industria chimica:
seppe fermarsi prima d’essere ammazzato. Ecco l’auto:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-oN1Mv0p3eUQ/YChJsfFzoTI/AAAAAAAACSQ/OMgO2EhXlIgaDiuB4idq5mAUStf6sqAvACLcBGAsYHQ/s1024/car_ford_enecta_1024x1024.webp" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="489" data-original-width="1024" height="191" src="https://1.bp.blogspot.com/-oN1Mv0p3eUQ/YChJsfFzoTI/AAAAAAAACSQ/OMgO2EhXlIgaDiuB4idq5mAUStf6sqAvACLcBGAsYHQ/w400-h191/car_ford_enecta_1024x1024.webp" width="400" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quindi, quando affermiamo “green” bisogna avere ben chiaro
cosa s’intende e contro chi si va a parare: il governo Draghi vi sembra il più
adatto per una simile battaglia?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il governo Draghi è appoggiato anche dalla Lega, che è
sempre stata favorevole all’eolico: soprattutto quando il suo responsabile nazionale
per l’energia – Paolo Arata – è stato condannato perché molto “vicino” a Vito
Nicastri, “re” dell’eolico siciliano e condannato a 9 anni per aver favorito la
latitanza di Matteo Messina Denaro. Arata, a sua volta, ha travolto anche l’on.
Siri (sempre Lega) nelle sue faccende le quali, quando gira il vento, possono
anche far male a causa del vento “tangente”: non è il caso del nuovo governo,
che sono certo farà affari con tutti e saranno affari indisturbati.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vi confesserò che, per capire meglio come funzionava il
“giro” dell’eolico, mi sono spacciato per un sostenitore della Lega ed ho
chiesto ad un sindaco leghista quanto rendesse al suo Comune il parco eolico
installato: la risposta fu un dubbioso “Mi pare 15.000 l’anno…”. Feci due conti
sul tovagliolo di carta e glieli mostrai: era la cifra che rendeva,
annualmente, l’impianto: circa 450.000 euro. Lo vidi impallidire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il nuovo governo, se vorrà dimostrarsi “green” dovrà fare i
conti soprattutto con ENI, e qui la vedo dura, molto dura, perché ENI è una
potenza, vedi il caso Cagliari-Gardini.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Bisogna però essere chiari: io non ho nulla contro ENI, che
è una ricchezza per l’Italia. Addirittura, ENI partecipa mediante Saipem alla
posa di giganteschi aerogeneratori nel mare scozzese, grazie a Saipem 7000, la
più grande nave esistente per la posa di questi sistemi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il problema – e questo spiega perché in Italia non c’è un
solo aerogeneratore in mare – è che ENI ha una sorta di prelazione sulle coste
italiane, come potrete notare da questa cartina:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-jCsScmG8g1Q/YChJ3qkVdEI/AAAAAAAACSU/fo_JrvTBUy4-nbRAygAe3LcnMd7AONKzQCLcBGAsYHQ/s657/trivelle.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="394" data-original-width="657" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-jCsScmG8g1Q/YChJ3qkVdEI/AAAAAAAACSU/fo_JrvTBUy4-nbRAygAe3LcnMd7AONKzQCLcBGAsYHQ/w400-h240/trivelle.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ora, non so chi abbia preso queste decisioni: so però che le
uniche tre aree italiane dove è conveniente impiantare parchi eolici off-shore
solo al largo della Puglia, a sud della Sicilia, e a nord-ovest della Sardegna.
Chi sloggia? Le trivelle o i mulini? Credo che continueranno le trivelle:
Draghi è comprensivo, è anche “green”, Draghi è l’opera omnia della politica
italiana.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Gli annunci della creazione di impianti off-shore, in
Italia, sono stati tanti: il primo doveva essere di fronte a Termoli, ma
disgrazia volle che la Regione Molise
non concedesse l’arrivo a terra dei cavi elettrici. Votarono contro, uniti
nella lotta, il governatore di Forza Italia e Di Pietro: potenza dell’ENI…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’ultimo (che ricordo) è quello di Tricase, quasi a Capo
Santa Maria di Leuca, dove doveva sorgere un impianto colossale, a 20 km da terra, praticamente
invisibile e della potenza di 90 MW. Il Ministero per lo sviluppo economico
concesse un 5% circa del finanziamento totale, che era di circa 100 milioni di
euro. Cosa capitò?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nulla, semplicemente il Tar del Lazio cancellò il
finanziamento del ministero: l’azienda che stava per costruire l’impianto
ricorse, perché nel frattempo aveva avuto delle spese, ed il Consiglio di
Stato, finalmente, la zittì ponendo fine alla faccenda dicendo di non rompere i
cosiddetti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perciò, non meravigliatevi se fra qualche mese torneranno
alla carica per il Ponte sullo Stretto, per la TAV (che la Francia non vuole più), per qualche valico di
frontiera, per qualche buco nell’acqua o nella roccia: basta che costi tot, non
un soldo di meno. Saranno tutti buchi nell’acqua rigidamente verdi, per
rispettare la nuova normativa “green”: ponti verdi, valichi verdi, gallerie
verdi, dentro e fuori. La Lega
sarà felice e li farà stampare sulle cravatte, verdi, dei suoi parlamentari.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ultima cosa: da quando ero ragazzo, un governo prima di
ricevere le consegne andava in Parlamento per ricevere la fiducia: il governo
Draghi no, si giura, si raccontano mille frottole poi…se c’è il tempo…si va
anche in Parlamento…tanto anche noi abbiamo un garante, come i 5S, si chiama
Mattarella. Peccato che, per il governo Conte, non si aspettò nemmeno un voto
parlamentare: a casa, in fretta, su, fate posto…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ridicoli.</p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-34084571639870717612021-01-21T15:12:00.001+01:002021-01-21T15:12:50.663+01:00Covid e Clima: una lezione da non scordare<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-EpH8Qt2AJgk/YAmK5O7xWvI/AAAAAAAACRY/hp5Nf-g3rJ8YPDheKPasqmMP1BIu3k_bwCLcBGAsYHQ/s880/vostoktemp0420000bp.gif" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="422" data-original-width="880" height="191" src="https://1.bp.blogspot.com/-EpH8Qt2AJgk/YAmK5O7xWvI/AAAAAAAACRY/hp5Nf-g3rJ8YPDheKPasqmMP1BIu3k_bwCLcBGAsYHQ/w400-h191/vostoktemp0420000bp.gif" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La storia dell’Uomo, se espansa fino ai primordi, non supera
i 20 milioni di anni: la Terra
come pianeta, invece, ha 4,5 miliardi di anni. A dire il vero l’Uomo che
conosciamo – ossia l’Homo Sapiens – ha appena 200-300.000 anni mentre gli
ominidi che già erano bipedi e sapevano scheggiare qualche pietra non superano
i 5 milioni di anni: siamo giovani, giovanissimi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Covid-19 è un bruscolino, se confrontato alle tragedie
che ha vissuto la vicenda umana nel suo svolgersi per milioni di anni, eppure –
nonostante siamo la specie che è giunta agli apici della conoscenza – non siamo
nemmeno in grado di gestire un bruscolino come il Covid.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non siamo nemmeno in grado, a livello planetario, di gestire
una pianificazione dei vaccini che risponda ad una domanda semplice: cosa serve
per la sopravvivenza della specie?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Covid, nel suo comportamento, ci ha mostrato di non
essere in grado di sterminare l’umanità: però, se lasciato libero di circolare
come vuole, sappiamo essere in grado di sterminare facilmente una grossa fetta
del genere umano. In realtà, non siamo nemmeno così certi che, una volta uccise
le persone più anziane, non sia in grado – con qualche mutazione – di
rivolgersi ai più giovani. Il virus della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Spagnola</i>,
ad esempio, ebbe un comportamento simile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, una quota importante della popolazione umana ha
scelto di non comprendere, di non capire i rischi alla quale è esposta: sono i
comportamenti infantili dei negazionisti, i rifiuti fra il personale sanitario
alla vaccinazione, fino alle “rivolte” dei ristoratori, che non comprendono che
il virus non è “diverso dalle 8 del mattino alle 8 di sera” (come affermano),
bensì che il virus infetta per vicinanza, e se non c’è distanza fra gli esseri
umani, infetta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Detto questo, vediamo come affrontiamo il problema del clima
– che è senz’altro più grave del Covid – pur essendo la nostra civiltà la più
evoluta che mai ci sia stata sulla Terra: almeno, secondo le nostre conoscenze.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il grafico che ho mostrato, deriva da uno studio delle
temperature sulla Terra eseguito con un “carotaggio” in Antartide e ci fornisce
dati per gli ultimi 800.000 anni: è stato eseguito con il metodo di rilevazione
sugli isotopi dell’Ossigeno, che fornisce risultati validi. Dunque, per un
periodo nel quale il genere umano era già presente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Osservando il grafico, scopriamo che le aree nelle quali la
temperatura media del Pianeta è stata superiore a 0° gradi centigradi,
rappresentano circa il 10% del totale, mentre quelle inferiori a 0° gradi
centigradi sono il 90%: la Terra
risulta, in genere, un pianeta freddo: solo eccezionalmente temperato, per
brevissimi periodi caldo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, siamo sopravvissuti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Infatti, i reperti più importanti e significativi che siamo
riusciti a trovare negli scavi paleontologici si trovano quasi tutti in Africa
e tutti nella fascia equatoriale: proprio le aree dove il clima, durante le
glaciazioni, era almeno tollerabile, consentendo la caccia e la raccolta di
frutti ed ortaggi selvatici.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché questo squilibrio di 90 : 10 a favore del freddo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anzitutto, il clima sulla Terra è ciclico ed il freddo è
favorito sul caldo dalla velocità di reazioni termodinamiche: il freddo giunge
in fretta e si stratifica, mentre il caldo – per affermarsi – richiede un tempo
più lungo, per rompere i legami cristallini dell’acqua ghiacciata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci sono poi altri motivi legati ai cosiddetti feedback:
fenomeni complessi, che possono essere positivi o negativi, secondo il
feedback. Uno su tutti, ad esempio, è che le superfici ghiacciate riflettono
verso l’infinito la maggior parte della radiazione solare, un fenomeno chiamato
<i style="mso-bidi-font-style: normal;">albedo</i>. Siccome l’unico apporto
esterno d’energia è la radiazione solare, è ovvio che se viene riflessa verso
l’infinito non può riscaldare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, anche col clima più caldo, ci sono rischi di freddo: le
grandi masse di nuvole generate dall’evaporazione schermano la radiazione
solare, impedendogli di giungere a terra: ecco perché il freddo prevale sul
caldo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vero è che l’effetto serra – fino ad un certo punto –
consente una radiazione più calda, a causa della rifrazione che alcune molecole
provocano nella luce, trasformandola in radiazione infrarossa, ma stiamo
giocando una partita da apprendisti stregoni con – in aggiunta – interessi di
cassa che cercano di “deviare” il corso delle conoscenze scientifiche delle
quali siamo certi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In fin dei conti, non rischiamo solo una desertificazione
bensì, in un periodo più lungo, una glaciazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, su questo problema, lavorano alla grande gli avvocati
delle compagnie petrolifere, come nel Covid lavorano gli avvocati dei
ristoratori: l’unica nazione che è riuscita a (quasi) sopprimere la presenza
del virus sul suo territorio è la
Cina, il meno democratico, che quindi non permette le
gazzarre degli avvocati di parte.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Una nuova glaciazione si presenta abbastanza rapidamente –
tenendo conto dei tempi geologici – ossia poche migliaia di anni: l’umanità
sarebbe in grado di sopravvivere in quelle condizioni climatiche? <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sopravvivere</i> certamente, <i style="mso-bidi-font-style: normal;">vivere</i> assolutamente no: altro che la
bagarre dei ristoratori per il Covid!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La sfida non è tanto quella di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">eliminare</i> i gas che generano l’effetto serra, quanto di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">dosarli</i>, il che è francamente molto
difficile. Questo non significa non intervenire sul sistema
d’approvvigionamento energetico ma di farlo con sapienza, senza eccedere da un
estremo ad un altro per motivi semplicemente ideologici.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se non riusciamo ad eliminare un bruscolino come il Covid –
semplicemente con norme igieniche da far rispettare e vaccini distribuiti con
saggezza alle categorie che più ci proteggono – pensiamo di riuscire a
mantenere la concentrazione di gas serra senza finire in uno dei due estremi?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La vedo dura. </p>
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</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La novità che il Covid-19 ci ha portato non è stata soltanto
l’epidemia in sé, bensì prender atto che siamo esposti – e lo saremo ancor più
in futuro – a malattie nuove, portate dall’incommensurabile miscuglio di
molecole che stanno tutte nel posto dove non dovrebbero stare, ossia
nell’acqua, nell’aria e sulla terra.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per troppi anni ci siamo illusi che i parametri di “massima
allerta” – fissati dal genere umano – potessero salvaguardarci da guai futuri
ma, anche per la leggerezza con la quale sono stati by-passati con un’alzata di
spalle, la realtà, oggi, ci sbatte contro il muso tutte le nostre boriose
sentenze.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, premetto, qui non si tratta solo della tanto vituperata
C0<sub>2</sub>, bensì di una marea di composti che viaggiano, indisturbati,
intorno a noi e che rilasciati nel “brodo primordiale” degli oceani finiscono
per essere in contiguità con le più semplici molecole che possono entrare in
contatto con il nostro metabolismo: i virus.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se torniamo indietro nel tempo – non tanto, solo dall’inizio
dell’ultimo periodo interglaciale, circa 10.000 anni fa – scopriamo che
soltanto da un secolo, massimo un secolo e mezzo ad esser “larghi”, abbiamo
iniziato questo perverso percorso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per 10.000 anni l’equilibrio fra la specie umana e le malattie
è stato sempre il medesimo: sappiamo che in epoca augustea la peste dilagava
nel quartiere greco di Roma, e per secoli e secoli – insieme al colera, al
vaiolo, al tifo ed alle malattie esantematiche – le malattie condussero più
volte verso il limite dell’estinzione. Ci vollero due secoli, ad esempio,
perché Torino tornasse al numero d’abitanti che aveva prima del 1629, quando
iniziò la celebre epidemia di peste citata dal Manzoni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A metà Ottocento, però – dopo un secolo di lavoro complicato
da informazioni frammentarie e talvolta errate – finalmente Pasteur riuscì a
togliersi dalla mente tutte le superstizioni sui “miasmi” che portavano
malattie e comprese che gli agenti erano loro, quei minuscoli organuli che
osservava al microscopio. Erano stati definiti i Batteri, e vaccini ed
antibiotici furono i passi successivi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Che vi fosse qualcosa d’ancora più minuscolo Pasteur lo capì
dal “virus del tabacco”, un virus dei vegetali che fu intuito, più che
scoperto, intorno al 1870. Troppo piccolo per poterlo individuare, però,
sentenziò il grande vecchio della Biologia: bisognò attendere il 1931, anno di
scoperta del microscopio elettronico, per definirlo meglio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Questo breve excursus storico (che, spero, mi perdonerete)
era necessario per comprendere come la Medicina si sia evoluta, lentamente, soprattutto
nell’Ottocento e poi nel Novecento per poi evolversi ulteriormente nella
Medicina Elettronica, come andremo a scoprire, dimenticando un poco alcune
vecchie tradizioni e “posture” che sovrintendono al rapporto del medico col suo
paziente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come potrete notare, non è necessario esser medici per
disquisire di questi problemi, giacché si tratta di un argomento di base
filosofica, ossia capire i nessi dell’indagine, per chiarire i termini del loro
rapporto dialettico il quale, se inesistente, non può originare nessun tipo di
risposta razionale giacché – parafrasando Hegel – condurrebbe ad un universale
irrazionale e, dunque, irreale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Covid-19
ha negato, per la sua essenza, un anti-Covid-19 compreso
nella sua singolarità ed ha mostrato l’incapacità di contrastare una malattia
in assenza di specifici mezzi: finora, per ogni malattia conosciuta, c’era
sempre stato un antibiotico od un antivirale. A dire il vero, già Sars, Mers ed
(in parte) AIDS avrebbero dovuto metterci in guardia, ma così non è stato ed è
inutile piangere sul latte versato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I mezzi che la
Medicina ha messo in campo sono stati soprattutto tesi ad
evitare la polmonite interstiziale che ha condotto alla morte milioni di
persone nel Pianeta e dunque, trattandosi di “polmonite”, hanno usato gli
antibiotici. Un secondo pericolo era la formazione di trombi nelle arterie e,
dunque, antiaggreganti piastrinici: infine, cortisonici per ovviare a risposte
allergiche ed infiammatorie ed antipiretici per combattere la febbre.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non esistendo il farmaco univoco rispetto al virus, i medici
sono stati obbligati a dosare molto attentamente un mix di farmaci che
tendevano a ridurre gli effetti del contagio, pur sapendo di non possedere un
agente univoco il quale – per chi è guarito – è stato il buon funzionamento del
suo sistema immunitario.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Rimangono alcuni dubbi, ad esempio perché non indirizzarsi
verso gli anticorpi mono-clonali ricavati dal sangue dei guariti, ma non
vogliamo entrare in campi che esulano la nostra indagine, ossia finire in una
disputa fra virologi della Domenica Sportiva: se non l’hanno fatto, avranno
avuto le loro buone ragioni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La grande confusione, derivante dal terribile stress che
hanno provato i sanitari, certamente non ha aiutato a sondare per il singolo
paziente il bilanciamento dei farmaci: pratica difficile alla quale non tutti i
nostri sanitari sono allenati e le responsabilità non sono ad personam, perché
riposano in decenni di pratiche sì più veloci, ma che di fronte ad un attacco
sconosciuto mostrano il fianco con troppa facilità. Chiariamo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Era il 1970 – lo ricordo bene – quando ebbi una discussione
quasi “feroce” con due ragazze, entrambe “matricole” di Medicina.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il dissidio nasceva da due posizioni inconciliabili ed era impossibile
trovare una sintesi: è di primaria importanza il rapporto con il paziente
oppure è sufficiente una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">immagine</i> del
paziente, ricavata dai mezzi diagnostici?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Conoscevo le pratiche mediche di quegli anni – nei quali
erano già molto comuni gli antibiotici, ad esempio – ma i medici di vecchia
formazione non esulavano mai dall’approfondire il rapporto con il loro
paziente, di qualsiasi malattia si trattasse.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il mio medico – che era anche un amico di famiglia – mi
confessò che, una volta la settimana, una vecchietta lo veniva a visitare, lui
l’ascoltava per qualche minuto e poi le faceva l’iniezione. Di cosa? Acqua
distillata, 1 cc, rispose laconico. Perché?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poiché aveva solo bisogno di un rapporto di fiducia, di
sentirsi “importante ed amata” soprattutto dalla persona più importante del
borgo, ossia il medico. E così andò avanti per anni ed anni. Quel medico – che
“volava” in mille posti diversi ogni giorno, in sella ad una Harley-Davidson
tre marce (leva sul serbatoio) – salvando ora uno che aveva bevuto accidentalmente
varechina (io), chi s’era tagliato con la sega mezzo braccio, fino al contadino
che lo pregava, disperatamente, d’aiutarlo a far nascere un vitello – non
dimenticava mai il giorno dell’appuntamento per l’iniezione d’acqua distillata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le due ragazze – prim’anno di Medicina, ma già parlavano
come due primari – mi presero (neanche poi tanto garbatamente) in giro,
dileggiandomi con veemenza. Tu non capisci niente…(loro sì: eravamo negli
stessi banchi solo pochi mesi prima…) perché la Medicina si sta evolvendo
e queste forme “paternalistiche” nel rapporto col paziente non avranno più
senso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La
Medicina – questo era il succo del loro punto di vista – si
evolverà mediante la diagnostica per immagini, che ci consentirà diagnosi
rapide ed esatte fino a divenire una Scienza. Cosa che mi lasciava un poco
scettico, giacché la Medicina
è definita Arte, a volte Pratica, ma mai Scienza poiché le Scienze sono esatte e la Medicina mai potrà
esserlo, poiché nasce proprio dal quel rapporto dialettico medico-paziente che sopra
ricordavamo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, avevano in parte ragione: nessuno qui nega
l’importanza di una TAC o di una Risonanza, solo che a fidarsi soltanto delle
immagini si finirà con l’avere solo una <i style="mso-bidi-font-style: normal;">immagine</i>
del paziente, che è molto diversa dalla sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">realtà</i>,
e<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>che quindi non servirà più visitare ed
auscultare, basterà una telefonata. Che, ovviamente, la sua <i style="mso-bidi-font-style: normal;">immagine</i> farà quando avrà un problema.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Telefonata di esempio (ante Covid): “Ho la febbre e mi fanno
male tutte le giunture, le ossa…” “Quanta febbre?” “38 e mezzo” “Prendi la Tachipirina e, se vedi
che non passa, l’antibiotico per cinque giorni”. Fine del rapporto diagnostico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Magari per il 70% dei casi la cosa va a posto, ma il
restante 30%?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il restante 30% avrebbe avuto bisogno di un’ispezione a
bronchi e polmoni, magari uno “sguardo” all’apparato digerente…insomma: una
visita diagnostica.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I nostri medici, oggi, per la gran parte non si fidano più
dei loro mezzi di percezione per stabilire il malanno: senza la diagnostica per
immagini perdono gran parte della loro capacità diagnostica e brancolano nel
buio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il dottor Riccardo Munda (1) – un medico giovane, non ancora
specializzato, uno che (parole sue) aveva bisogno di lavorare – nell’inferno
della pandemia nelle valli bergamasche, ha accettato di fare il medico lassù,
partendo dalla Sicilia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si è trovato 1400 pazienti, parecchi malati di Covid-19 e ne
ha perduti e/o ospedalizzati…nessuno!</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">A chi gli domandava come aveva raggiunto un simile
risultato, rispondeva:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Me lo spiego con una
ragione semplice: l’assistenza domiciliare. Andare a casa di un mutuato non è
la stessa cosa che fare il medico stregone via cavo. Tanto per cominciare
andare significa fare una visita accurata, capire se ci sono problemi
respiratori e quanto sono seri, valutare lo stato generale del paziente,
prescrivere i farmaci giusti.</i>..”</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Che è, esattamente, quanto sostenevo poco sopra.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un secondo aspetto da rivedere, per le professioni
sanitarie, è togliere quel maledetto numero chiuso all’iscrizione, permettendo
una sana competizione basata sulle competenze per chi acquisisce la laurea.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vorrei ricordare – sono stato insegnante nei Licei – che in
tanti anni di carriera ho conosciuto un solo figlio di medico che avesse scelto
una facoltà diversa da Medicina. Chissà come mai? Per trovare già la “pappa
fatta”? Senz’altro, ma anche per godere dei vantaggi che l’ordine dei Medici,
qui e là, su e giù, non manca mai di fornire ai figli degli amici, magari
“segnalandoli” a qualcuno nella Commissione Medica per l’ammissione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Voglio chiarire che la mia non vuole essere un’accusa, bensì
un semplice sospetto: non tocca a me, bensì ad altri (Giustizia) valutare se
esistono questi comportamenti. In altre parole, la Medicina si sta
trasformando in un affare di famiglia e non è assolutamente detto che il figlio
di un medico abbia quella “scorza” che gli consente d’iniziare una professione
così difficile.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E, se togliamo il numero chiuso, ci troveremo con medici in
soprannumero? Se sono bravi possono andare all’estero, altrimenti andranno a
fare gli informatori per le case farmaceutiche: non è sufficiente sedersi alla
sedia che fu del padre, se mancano le precise motivazioni per seguire quel
percorso di formazione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La figura del medico “telematico”, inoltre, è quanto di più
gradito possa esistere per le case farmaceutiche: il sistema è veloce –
telefonata, diagnosi “telematica”, farmaco – in modo da rendere immediata una
scelta che ha rapporti precisi con la produzione di farmaci e la loro
distribuzione. In alcuni studi medici, già esiste una segretaria che ha praticamente
“potere di firma” per tutti i farmaci che il paziente usa normalmente, ma
questo allontana sempre di più il rapporto medico/paziente che prima
ricordavamo e che il dott. Munda, così chiaramente, esplicitava.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">In futuro, potremo recarci negli ipermercati ed acquistare
semplicemente i farmaci che sono elencati in una carta elettronica: giunti a
quel punto, saremo molto vicini al metodo americano di gestione della Sanità,
che non ci sembra funzioni così “alla grande”. Guardatevi <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Sicko</i>, di Michael Moore se non ci credete. </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per ultima cosa, ricordo che anni fa ci fu la proposta – non
ricordo di chi e di quale governo – di raggruppare i medici in studi: cosa che
già hanno fatto per risparmiare sui costi, ma che non sempre è così comoda per
i pazienti. Ricordiamo che, a Cuba, esiste una precisa legge che prevede
l’abitazione di un medico a non più di 15 minuti a piedi (al massimo 1,5 Km) da qualsiasi
paziente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La proposta che ricordavo, però, conteneva anche un aspetto
positivo: quegli studi medici dovevano essere dotati di semplici
apparecchiature di diagnostica per immagini (tipicamente: ecografia) le quali
avrebbe consentito ai medici di fare subito una ricognizione e, dunque, una
diagnosi. In questo modo, molte strutture ospedaliere sarebbero state meno “compresse”
da code e file interminabili, che portano a due fattori diversi: o il paziente
se ne frega e cerca altre soluzioni, oppure – invece di prendere appuntamenti
distanti mesi dalle sue necessità – si rivolge alla sanità privata o
convenzionata.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’ordine del Medici, ovviamente, non appoggiò quella
soluzione: c’era da meravigliarsi? Continueremo a fare i segretari per le case
farmaceutiche, con tanto di segretarie pagate dallo Stato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poi è arrivato il Covid e siamo nelle prime posizioni
mondiali per decessi rapportati alla popolazione: di chi è la colpa?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Del Governo, ovvio, recitano tutti in coro ma sono decenni
che la Sanità
italiana va a rotoli – pensiamo solo ai tanti ospedali “privatizzati” e su una
gestione regionale che fa disgusto quando non fa paura – eppure, quasi tutti
dimenticano che le leggi sono scritte e/o approvate dal Parlamento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Signori parlamentari, che vi lamentate ad ogni piè sospinto
d’essere by-passati dai decreti governativi, in questi decenni, dov’eravate?</p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">1) <a href="https://www.corriere.it/cronache/20_novembre_01/medico-siciliano-nembro-che-va-casa-pazienti-torino-brescia-6fd89d92-1c79-11eb-a718-cfe9e36fab58.shtml?refresh_ce-cp">https://www.corriere.it/cronache/20_novembre_01/medico-siciliano-nembro-che-va-casa-pazienti-torino-brescia-6fd89d92-1c79-11eb-a718-cfe9e36fab58.shtml?refresh_ce-cp</a>
</p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-29485792871388220692020-12-17T17:41:00.000+01:002020-12-17T17:41:01.538+01:00Giulio Regeni<p style="text-align: left;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-TbMHlg5Xa7Y/X9uHgJQIZmI/AAAAAAAACPc/kK7l41_WQ9sYvAHO1YxTIMI5AgBxQJK9wCLcBGAsYHQ/s1000/regeni-funerali-1000x600.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="1000" height="240" src="https://1.bp.blogspot.com/-TbMHlg5Xa7Y/X9uHgJQIZmI/AAAAAAAACPc/kK7l41_WQ9sYvAHO1YxTIMI5AgBxQJK9wCLcBGAsYHQ/w400-h240/regeni-funerali-1000x600.jpg" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Strana storia questa di un ragazzo della Carnia, nato in un
minuscolo borgo sui confini italiani e morto, ancora molto giovane, a soli 28
anni nella capitale egiziana dove sapere cosa stava facendo è arduo, se non
impossibile. Certo, i genitori non comprendono come quel figlio, così
intelligente e studioso, sia stato barbaramente torturato e infine
ucciso…già…da chi? e perché?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si fa presto a tirare le somme, giacché il presidente (o
dittatore, o generale, o <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gauleiter</i>
messo lì a governare l’Egitto…) si chiama Al Sisi: è il capo di stato (o di
tutta la banda) e, dunque, la responsabilità è sua. Una soluzione che può
acquietare solo un briciolo la famiglia, perché – tanto – nessuno rimuoverà
certamente quel tal Al-Sisi dal trono dei Faraoni, perché su quel trono è
giunto dopo lunghe e concordate riunioni proprio fa quelli che dovrebbero
chiarire la faccenda, ossia italiani, francesi, inglesi, americani, russi e
turchi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si dà il fatto che, trascorsi 4 anni dalla morte di Giulio,
le cose stiano esattamente come 4 anni fa: nessuno sa chi lo ha ammazzato,
nessuno sa il perché e, soprattutto, nessuno può sgomitare troppo per sapere la
verità. Ma torniamo al ragazzo, quando ancora viveva.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Di Giulio Regeni tutti concordano nel tratteggiarlo come un
giovane molto intelligente e studioso: aveva proprio il “pallino” per la grande
politica internazionale e la strategia, ossia era un giovane geo-stratega. Ne
abbiamo conosciuti altri, e ci arriveremo. Seguiamo la sua breve biografia:</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">“…e ancora minorenne si trasferì per studiare allo <i>Armand
Hammer United World College </i><i><span lang="EN-US" style="mso-ansi-language: EN-US;">of</span> the American West</i> (Nuovo Messico, USA) e poi nel Regno
Unito. Vinse due volte il premio "Europa e giovani" (2012 e 2013), al
concorso internazionale organizzato dall'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Istituto
regionale studi europei</i>, per le sue ricerche e gli approfondimenti sul Medio
Oriente. Dopo aver lavorato presso <i style="mso-bidi-font-style: normal;">l'Organizzazione
delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale</i> e aver svolto per un anno
ricerche per conto della società privata di analisi politiche <i>Oxford Analytica</i>,
stava conseguendo un dottorato di ricerca presso il <i>Girton College</i> dell'<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Università di Cambridge</i>. (Wikipedia,
Omicidio di Giulio Regeni.) (1)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ora, se facciamo due semplici calcoli, Giulio vinse i due
premi “Europa e giovani” quando aveva 24 e 25 anni: doveva essere davvero un
genio (era del 1988). Stupisce ancor più apprendere che il giovane se ne andò a
studiare negli USA quando era ancora minorenne: ricordo che gli studi superiori
terminano a 19 anni, e nemmeno alla fine della quarta si è maggiorenni: a meno
che Giulio Regeni sia andato negli USA e terminato là l’ultimo anno, avendo
però fatto la “primina”. Insomma, un percorso assai strano, anche per un genio.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Un genio che, molto giovane, s’innamora del Medio Oriente e
va a studiare nelle università anglosassoni ne rammenta un altro, nato
esattamente 100 anni prima di Giulio e che aveva fatto del Medio Oriente la sua
ragion d’essere.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nato nel 1888, Thomas Edward Lawrence (il futuro Lawrence
d’Arabia), nel 1907 a
19 anni (pressappoco come Giulio) entra ad Oxford, ma non solo nella celebre
università, bensì nella prestigiosa (e molto misteriosa) <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Round Table</i>, la “Tavola Rotonda” la quale – reminescenze esoteriche
a parte – è un cenacolo geopolitico, dove si dibatte (soprattutto) sul ruolo
del Medio Oriente nei tortuosi destini dell’Impero Britannico.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 1916 – ad un secolo esatto dall’assassinio di Giulio –
diventa Capitano (nel 1918 sarà già Tenente Colonnello) del British Army e
giunge nella penisola arabica, dove si compirà il suo glorioso destino.
Pressappoco alla stessa età di Giulio sarà catturato dai turchi, torturato e
seviziato, ma riuscì a fuggire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci lascerà una traduzione dell’Odissea dal greco antico e <i style="mso-bidi-font-style: normal;">I sette pilastri della saggezza</i>, il
racconto della sua guerra nell’Higiaz, spesso redatta in forma poetica: morirà
in uno strano incidente motociclistico nel 1935, che lascerà non pochi dubbi
sulla sua morte. Tutti gli atti ufficiali della sua vita sono, ancora oggi,
coperti dal segreto di Stato.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come potrete notare, ci sono molte similitudini nelle due
vite: se si fa la tara sulle differenze storiche dei due vissuti, c’è da
rimanere allibiti. Quasi identici luoghi, nomi, citazioni…Oxford, Cambridge,
Onu-Società delle Nazioni…torturato dai turchi l’uno, dagli egiziani (che,
all’epoca, erano ancora nell’Impero Ottomano) l’altro. E due morti misteriose,
in egual modo sintomatiche di un segreto contorto ma reale, al punto
d’eliminare due vite che potevano guastare qualcosa. A poco meno di un secolo,
non siamo ancora in grado di sapere perché la motocicletta di Lawrence, di
colore verde, avesse dopo l’incidente nitide e corpose striature di vernice
nera, né perché nessuno poté avvicinare Lawrence morente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così come il nome di chi torturò ed uccise Regeni è ancora
misterioso: dietro alla sua vicenda non sono mancate altre morti, ma una
risposta non c’è e – a mio parere – come per le tante stragi di Stato italiane,
mai ci sarà. Però, almeno tirando la coda di serpente del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cui prodest,</i> qualcosa riusciremo a leggere.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Giulio Regeni, a differenza di Lawrence, fu torturato ed
ucciso: ma, se la morte di Giulio era considerata necessaria per eliminare un
nemico, ben difficilmente avrebbero fatto ritrovare il cadavere. Molto
semplicemente, avrebbero insabbiato tutto e di sabbia, in Egitto, non ne manca
proprio: la sabbia egiziana ha celato discretamente non il frutto di un
delitto, bensì le stragi delle moltitudini per migliaia di anni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Invece, Giulio viene fatto ritrovare, a due passi dal Cairo,
sulla strada che porta ad Alessandria: da subito viene giudicato, in modo
puerile, un incidente stradale. Proprio il giorno del ritrovamento del cadavere
(3 Febbraio 2016), al Cairo era giunta l’allora ministro per le Attività
Produttive Federica Guidi, alla testa di una delegazione di 60 imprenditori,
per individuare nuovi settori per gli scambi commerciali fra Italia ed Egitto.
Vista la situazione, il ministro torna subito in Italia come atto di protesta
nei confronti del Paese africano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Non abbiamo elementi probatori per sostenere nessuna tesi:
però, che Al-Sisi avesse tutto quell’interesse nel presentarsi al ministro
italiano con quel cadavere sul gobbo, ci sembra veramente fuori da ogni logica.
Più probabilmente, aveva interesse a farlo chi desiderava che i rapporti fra Italia
ed Egitto precipitassero nel baratro. Torneremo su questo punto, ma cerchiamo
di sapere qualcosa di più su Al-Sisi e, soprattutto, sul suo predecessore,
Mohamed Morsi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Generale (oggi Feldmaresciallo) Abdel Fattah Al-Sisi è
l’ennesimo militare salito al potere dopo un colpo di stato, dopo Nasser, Sadat
e Mubarak.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il povero Mohamed Morsi, invece, era un ingegnere eletto
democraticamente nelle elezioni del 2012 dal partito della Fratellanza
Musulmana, un partito che è stato fondato da un insegnante, Hasan al-Banna nel
1928, che propugnava la “modernità coniugata all’Islam tradizionale”. Non hanno
mai sostenuto la lotta armata, seppur centinaia di essi siano stato scannati
senza remore da Nasser, Sadat, Mubarak e – oggi – Al-Sisi.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se nel 2012 gli egiziani elessero democraticamente l’unico
presidente che sia mai esistito, potremmo affermare che nel suo unico anno di
presidenza Morsi si avvicinò un po’ al modello iraniano: appunto, il tentativo
di coniugare l’Islam alla modernità. Il che – ossia un nuovo Iran sulle coste
del Mediterraneo – non andò a genio a molti, in particolare a quelli che
comandano o che vorrebbero (o potrebbero) contare nello scacchiere
mediterraneo. Chi “gioca” la partita mediterranea?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci sono attori di primo piano, e solitamente più defilati,
ed altri di livello inferiore, a vari livelli interessati ad alleanze,
territori, giacimenti, contratti…e tutto quello che ruota intorno al
Mediterraneo da più di due millenni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">USA e Russia (erede dell’URSS) sono attori di primo piano,
ed anche quando la Russia
è intervenuta militarmente in Siria, l’ha fatto con il piglio della grande
potenza: poco impegno, ma micidiale e conclusivo. Gli americani non sono molto
interessati al Mediterraneo, poiché hanno già altre gatte da pelare nei Caraibi
e nel Pacifico: si limitano al controllo e, come ha fatto la Russia, se intervengono
sono rapidi e micidiali (vedi la
Libia) mentre, per il resto, si limitano a “consigliare” i
loro alleati. E qui c’è il vero gioco geo-strategico, che coinvolge Francia,
Italia, Gran Bretagna e, ultimamente, la Turchia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si veda, ad esempio, come la situazione libica sia tenuta in
stallo da americani ed italiani, a Tripoli, contro francesi, egiziani e russi a
Bengasi: in pratica, osservando l’equilibrio delle potenze in gioco, potremmo
concludere un bilanciamento perfetto. Gli inglesi, da quando hanno perso Malta
ed Alessandria d’Egitto mantengono una scarsa presenza a Gibilterra ed a Cipro:
quel che conta, per gli inglesi, è che la compagnia di bandiera inglese – la BP – sia sempre in gioco.
Ovviamente, nel gioco strategico, sono più vicini agli americani.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Russia
è ancora molto soddisfatta per i colpi messi a segno in Siria (e con la Turchia) che le consente
basi aeree sulle coste del Mediterraneo e navali (Tartus): di più, non vuole (e
non può) fare, per questa ragione il suo appoggio a Bengasi è più legato alla
vendita di armi che altro. Già l’aver venduto il sistema antiaereo russo S-400
ai turchi (che non permetterà loro d’avere l’F35?) è stato un colpaccio:
vedremo cosa riserveranno i rapporti con la nuova amministrazione americana.
Francia e Italia, invece, meritano un paragrafo più approfondito e, forse,
qualcosa che c’entra con la morte di Giulio Regeni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre Chernobyl era stata considerata una iattura, Fukushima
è stata la dimostrazione che il sistema nucleare non può essere scevro da
incidenti: insieme ai mille problemi incontrati nella costruzione della
centrale finlandese di Oikiluoto da parte di AREVA (l’ente nucleare francese) la Francia ha compreso che la
sola via nucleare non conduce da nessuna parte, soprattutto per la vicinanza
dei Paesi europei eventualmente coinvolti in un disastro. Ciliegina sulla
torta, è cascata la miriade di problemi che ha incontrato l’apparato motore
(nucleare) della portaerei <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Charles de
Gaulle</i>, che è praticamente inservibile, o solo utilizzabile nei brevi
periodi fra una rottura e l’altra.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, si sa, che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale lo
sciovinismo francese è salito a mille: perché<span style="mso-spacerun: yes;">
</span>non costruire una portaerei nucleare che possa navigare a lungo in tutti
i mari della Terra? Ecco com’è finita.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">I francesi mormorano a denti stretti epiteti contro la
decisione italiana di una seconda portaerei (la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Trieste</i>)
che andrà ad affiancare la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Conte</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">di</i> <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Cavour</i>,
quando la <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Garibaldi</i> sarà messa
in disarmo o trasformata in semplice portaelicotteri. Portaerei grosso modo
corrispondenti alla tanto osannata <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Charles
de Gaulle</i>.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Le due portaerei italiane avranno una linea di volo centrata
sul F-35 e ben pochi conosceranno la genesi di questo aereo: molti penseranno
che, dovendo sostituire i Sea Harrier, sarà un derivato dei Sea Harrier. Niente
di più falso.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La concezione dell’F-35 deriva (controllate le immagini se
non ci credete) dai prototipi e dagli studi sullo Yak-141, costruiti nell’URSS
prima della sua caduta – e che avrebbero dovuto fornire la linea di volo per le
4 <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Kiev</i>, poi vendute o travolte nel
disastro dell’URSS – che i russi hanno “gentilmente” fornito salvo poi, volendo
anch’essi munirsi di un caccia imbarcato, oggi lo stanno riprendendo per
migliorarlo rispetto all’F-35 americano. Chiusa parentesi (scusate).</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-I8TGnlCuWmM/X9uI9JFSv6I/AAAAAAAACPo/6NBZxjlv-pw2cLMTvb6RuTcvzZ8nm1iHwCLcBGAsYHQ/s960/yak%2Bet%2Bsimilia.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="238" data-original-width="960" height="99" src="https://1.bp.blogspot.com/-I8TGnlCuWmM/X9uI9JFSv6I/AAAAAAAACPo/6NBZxjlv-pw2cLMTvb6RuTcvzZ8nm1iHwCLcBGAsYHQ/w400-h99/yak%2Bet%2Bsimilia.jpg" width="400" /></a></div><br /><p></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Dopo l’apoteosi nucleare, la Francia ha dovuto<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>rendersi conto che doveva rientrare – e pure
velocemente – nel gran gioco del gas, che è quello che consente di produrre
energia al minor tasso d’inquinanti: una delle ragioni della guerra libica del
2011 fu proprio questa, non tanto il controllo delle aree fornitrici d’Uranio
del Ciad e del Niger, che già controllavano. Ci fu, anche, una collaborazione
con l’Italia, ossia lo spiegamento di una forza comune nell’area sub-sahariana
per mantenere il controllo del Fezzan e delle aree limitrofe.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma, a questo punto, successe qualcosa.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Chi si era avvantaggiato dal parziale abbandono della
ricerca di petrolio e gas della Francia, “drogata” dall’apoteosi nucleare?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Principalmente l’ENI (ma anche la BP) perché l’ENI – negli anni
successivi alla guerra libica – fece il “colpo da maestro” nell’area del
Mediterraneo orientale, scoprendo due giacimenti di gas (Zohr e Noor) dei quali
non si conosce nemmeno, con esattezza, la quantità di metano che contengono: si
sa soltanto che sono i più grandi del Mediterraneo finora scoperti, più altri
minori nelle acque territoriali egiziane ed a terra.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quando si trovano miliardi e miliardi di risorse fossili, scattano
una serie di accettati ed abbastanza comuni accordi e pianificazioni
giuridico-economiche, accordi che soddisfano le compagnie, gli Stati
proprietari delle compagnie e gli stati limitrofi alle scoperte.
Sinteticamente, le compagnie pagano delle royalties agli Stati, che le
compagnie pagano in metano direttamente allo Stato limitrofo ai giacimenti (in
questo caso l’Egitto), oppure denaro…insomma, ci sono tante “varie ed
eventuali”, ma la sostanza è che, da quei giacimenti, guadagnano l’ENI,
l’Italia (praticamente proprietaria di ENI, grazie alla Golden Share), e
l’Egitto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se ci sono collaborazioni in ambito tecnico, vengono
suddivise nell’ambito della resa dei giacimenti: è il caso di BP, che partecipa
al 50% su alcuni giacimenti e della compagnia nazionale egiziana. Se lo avete
notato, Ansaldo ha appena consegnato ad un’azienda di Marghera la più grande
turbina a gas per la produzione elettrica che sia stata mai costruita, con
rendimenti mai raggiunti. E da dove viene il gas? Dai giacimenti egiziani, trasportato
su gasiere nei serbatoi dove rimane allo stato liquido intorno ai -170° e viene
scaricato fra Chioggia e Porto Levante, dove ci sono le piattaforme con gli <i style="mso-bidi-font-style: normal;">hub</i> dai quali partono i metanodotti.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E la
Francia?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Francia
ha ottenuto qualcosa con la guerra in Libia, ma è poco o nulla rispetto ai
risultati italiani. Con il governo Gentiloni scaturì uno strano accordo
mascherato da fumose “revisioni” dei confini marittimi: ossia, la Francia otteneva delle
aree di pesca italiane, mentre l’ENI otteneva libertà assoluta di sondare il
Mediterraneo occidentale, in acque internazionali, ad Ovest di Corsica e
Sardegna. L’accordo abortì con il nuovo governo: forse, non tutti si fidarono
delle assicurazioni francesi su quella “libertà assoluta”.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Mentre in Egitto parecchi pozzi sono affidati ad ENI al 100%,
altri a metà con BP, finalmente nel 2017 compare il primo pozzo suddiviso in
tre parti, la principale (circa il 40%) ad ENI e le altre due a BP e Total. Nel
2020, ad esempio, per la gestione del pozzo di Nor El-Hammad la ripartizione è
stata del 37,5% ad ENI (con il ruolo di Operatore), il 37,5% a BP (GB) ed il
25% a Total (Francia).</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come potrete notare, la situazione libica s’è molto
raffreddata e non ci sono più colonne corazzate che cercano d’entrare a
Tripoli. Sarà avvenuto il miracolo o si è trovato un accordo? Tutti questi
movimenti ricordano parecchio l’accordo Sykes-Picot del 1920, ossia la
necessità di suddividere le “dipendenze” coloniali (od ex-coloniali) fra le
potenze europee, senza dimenticare gli USA ed Israele, che fanno parte
anch’essi della torta del metano egiziano. Lawrence sbatté la porta, a Parigi,
andandosi a sedere con la delegazione araba – ossia quelli che avevano
realmente combattuto nell’Higiaz – ma la “madre” Gran Bretagna lo lasciò
sbattere, dimenticandosi di lui.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">E veniamo all’ultimo arrivato, ossia al nuovo Sultano di
Costantinopoli, il quale non vive certo giorni tranquilli: da un lato rischia
d’essere gettato a mare dalla NATO, dopo essere stato rifiutato dall’Unione
Europea e, dopo aver comprato il sistema di difesa aerea da Putin, di Putin si
deve fidare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da buon neo-Sultano Ottomano che si rispetti, la butta in
caciara: minaccia di tornare a riprendersi la Libia e si comporta come se in Egitto fosse un
suo dipendente a comandare, com’era nell’Ottocento.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Qualcosa gli danno, tanto per tenerlo tranquillo, ma quando
minaccia con al flotta le piattaforme dell’ENI e le gasiere in transito,
bastano due fregate (una italiana, l’altra francese) per fargli mettere le ali
ai piedi, mettere la coda fra le gambe e passare subito i Dardanelli, per
tornare nel più sicuro Mar Nero.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Possiede uno dei più numerosi eserciti del mondo, ma non ha
strutture all’avanguardia per proteggerle, qualora immaginasse qualche sortita
da qualche parte del Mediterraneo: insomma, tanta pubblicità ad uso interno e
Putin lo usa come “grimaldello” nei confronti della NATO, ma – a mio avviso –
non si fiderebbe di lui manco per comprare un’utilitaria. Perciò, Erdogan in
questa faccenda di morti e petrolio c’entra come il due di coppe, con la
briscola bastoni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ora, torniamo a Giulio Regeni ed alla sua sfortunata
vicenda.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 2015, l’ENI scopre Zohr, il primo grande giacimento di
metano in area egiziana: non sappiamo quali siano stati gli accordi
internazionali dell’epoca, sappiamo però che l’Italia è in forte contrasto con la Francia per la nuova
“suddivisione” del petrolio libico, che non la soddisfa affatto. L’Italia
costruisce una flotta di tutto rispetto, non solo portaerei, ma anche
sottomarini (di progetto tedesco) e parecchie navi di superficie. La Francia macina male la
cosa, perché il suo sciovinismo di nazione “vittoriosa” nella Guerra Mondiale
la fa credere onnipotente. Consiglierei i francesi di cercare un pusher
migliore: ciò non toglie, però, che qualche bastardata a livello di servizi la
possano pure immaginare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nel 2016 Giulio Regeni va in Egitto e si mette a studiare la
società egiziana partendo da un settore che lo solletica: i venditori
ambulanti, che in Egitto sono almeno 100.000 (la cifra esatta nessuno la
conosce, manco gli egiziani) e che sono la grande distribuzione “porta a porta”
in tutto il Paese. Vuole solo completare la tesi, niente di surreale.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Per le sue esigenze, contatta il segretario del loro
sindacato il quale, in passato, ha creato parecchi grattacapi al potere
politico, al punto che il segretario è attentamente controllato dai servizi
segreti, e lui lo sa benissimo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il nemico più difficile da stanare e distruggere, per
Al-Sisi, è sempre la Fratellanza Musulmana,
la quale ne ha ben donde: hanno defenestrato il presidente regolarmente eletto
e poi gli hanno fatto fare la solita “brutta fine”. Non più impiccato come Said
Qubd o i molti ammazzati in mille modi diversi: ufficialmente muore d’infarto,
nel 2019, durante l’ennesimo processo (era stato condannato a morte, poi
avevano deciso di rifare il processo: l’esito non è cambiato). </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma per Al-Sisi – per quanto ci sia simpatico come Francisco
Franco od Augusto Pinochet – non riusciamo a trovare una logica plausibile per scovare
una ragione per gioire, nel giorno della visita della Guidi in Egitto, a
sbattergli fra i piedi il cadavere di un ragazzo italiano.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Potrebbe mai, la Fratellanza Musulmana,
pensare che l’uccisione di Regeni potesse rappresentare un buon motivo per
liberarsi del sadico persecutore? Mi sembra molto strano, e per due motivi:
Giulio Regeni era una persona sconosciuta alla popolazione egiziana, inoltre la Fratellanza ha sempre
aborrito la via della guerriglia contro il potere. Non ci sembra un valido
motivo.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Al-Sisi ha cercato più volte di “fare giustizia”
all’egiziana per la questione Regeni, perché la cosa è sempre un fastidioso
scoglio nelle relazioni fra i due Paesi. Mi rendo conto che, messa così, la
vicenda assume tinte di cinismo ma, rediamoci conto che da parte egiziana così
viene vista.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, fece ritrovare i documenti di Giulio e la Polizia (?) uccise in un
conflitto a fuoco 4 terroristi (?) colpevoli del rapimento e quindi
dell’uccisione di Giulio. Tutto risolto? Per niente, poiché le prove
evidenziate agli inquirenti italiani mostrarono chiaramente che, dai tabulati
telefonici, i 4 “terroristi” si trovavano, la sera del rapimento di Giulio, a
più di 100 chilometri
dalla sua abitazione. Inoltre, i colpi evidenziavano non un conflitto a fuoco,
bensì l’uccisione a freddo e da brevissima distanza dei quattro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da questo, però, possiamo ricavare che Al-Sisi è riuscito a
mettere le mani sui veri assassini di Giulio – se aveva i documenti! Scomparsi
per anni! – ma, evidentemente, qualcosa gli impedisce di poterlo chiarire.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Quale può essere la ragione, per la quale non può farlo?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perché, evidentemente, i mandanti – sapere gli esecutori non
è poi così importante – sono personaggi vicini ad un’altra potenza e, se si
scontenta l’Italia, non si possono scontentare gli altri. Poi, che gli agenti
di una potenza straniera – magari per questioni di energia – abbiano deciso di
uccidere Regeni per avvelenare le relazioni italo-egiziane, non sarebbe per
niente strano. I servizi, spesso, si vendono al miglior offerente: in questo
caso, vengono semplicemente definiti “deviati”. Il “lavoro sporco” in questi
casi, non viene eseguito dai servizi del Paese interessato, bensì pagando
profumatamente settori che si conoscono dei servizi di quel Paese, senza
rischiare che un qualsiasi incidente porti in primo piano personale di Paesi
esteri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Perciò, la “coda di serpente” del <i style="mso-bidi-font-style: normal;">cui prodest</i> ci indica chiaramente che la vicenda è maturata e si è
conclusa nell’ambito del mondo dell’energia e dai sussulti internazionali che
esso provoca. Ovviamente, senza prove non si possono lanciare accuse. Perché non
uccidere, ad esempio, un ministro od un ambasciatore? Troppo pericoloso: storie
del genere difficilmente si concludono senza un lancio di missili, magari con
il palazzo presidenziale come obiettivo. Gli inglesi, ad esempio, non si fecero
problemi a buttare nel cesso Lawrence, dopo che gli aveva consegnato il Medio
Oriente su un piatto d’argento! E, tutto sommato, Giulio Regeni era meno
conosciuto di Thomas Edward Lawrence.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Rimane il dolore di quei due genitori. Potremmo affermare
“la persona giusta nel posto sbagliato”, ma questo non acquieterebbe di certo
il loro dolore.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Se vogliono, possono domandarsi di chi era la voce (era di
un italiano chiaramente del Sud) che alla radio militare – nella concitata sera
che portò al rogo del Moby Prince – con voce tranquilla, disse semplicemente “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mobby Prins, pigghiatelo n’tu culo”.</i> I
familiari di tutti quei morti ancora se lo chiedono. <span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">(1) <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Giulio_Regeni">https://it.wikipedia.org/wiki/Omicidio_di_Giulio_Regeni</a>
</p>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-18478535238471824392020-11-27T18:31:00.000+01:002020-11-27T18:31:12.832+01:00Protagora, Funari ed i sofisti alle prese con il Covid<p> </p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-1KPGX7XHbJc/X8E3R-5kGzI/AAAAAAAACOk/IUuayj0kV1QchS91okr6mBdBsvMZQA3bwCLcBGAsYHQ/s400/funari3.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="272" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-1KPGX7XHbJc/X8E3R-5kGzI/AAAAAAAACOk/IUuayj0kV1QchS91okr6mBdBsvMZQA3bwCLcBGAsYHQ/w273-h400/funari3.jpg" width="273" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">“<i style="mso-bidi-font-style: normal;">In televisione per essere eccezionali
bisogna mascherarsi da normali, abbassarsi al gradino più basso, corteggiare
senza pudore le casalinghe</i>.”</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">L’incipit viene da
Gianfranco Funari, ossia da colui che cercò una “liberazione” del
telespettatore da figura passiva, proiettandolo sul palcoscenico con tutte le
sue paure, ma anche le sue certezze tradizionali, i suoi input aggressivi nei
confronti del “altro”, visto più come avversario da colpire che come persona
amica da accettare. In qualche modo, questo ricorda la “teoria del plotone” ben
spiegata da Stanley Kubrik in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Full Metal
Jacket</i>, poi ripresa da Oliver Stone in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Platoon</i>
e, un po’ rabberciata in modo più sentimentale e canzonatoria, ma ugualmente
terribile, in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Forrest Gump</i> di Robert
Zemeckis, oppure esaltata in <i style="mso-bidi-font-style: normal;">We were
soldiers</i> di Randall Wallace.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">In buona sostanza,
il plotone è il tassello primario della lotta, in guerra come nel vivere
sociale, sia esso nelle paludi del Vietnam o nel bar dove si mangiano frittelle
e si gioca a freccette. In qualche modo, Funari portò lo stesso modello in
scena, conducendo una lotta accanita “fra” plotoni di vario genere, che non
cercavano mai una sintesi dei loro temi, bensì l’affermazione vittoriosa
sull’altro.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Quel modello, oggi,
è stato interiorizzato da tutti i lettori dei quotidiani, dei siti e dei blog:
senza i commenti, che devono essere una lotta senza quartiere, un “piatto”,
anche ben confezionato è privo di sale. Il “sale” è la lotta, la soddisfazione,
la vittoria.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Giorni fa, mentre
scorrevo i commenti ad un articolo su un quotidiano, mi sono imbattuto in un
commento molto “tranchant”, il quale, però, conteneva anche una verità
inconfutabile: i commenti hanno tutti medesimo valore? E come fare a
distinguerli?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ecco il commento
che mi ha fatto riflettere:</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><i style="mso-bidi-font-style: normal;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Con le sue competenze lei non può né giudicare,
valutare, stimare, né fare nessun bilancio sul piano medico o economico del
vaccino Spallanzani. Siete cittadini che leggono un articolo scritto al 90% a
mozzichi e bocconi e traete sempre conclusioni alla cazzo di cane (per citare
Boris). Smettetela di dire ogni volta la vostra come se foste giudici di un
programma televisivo.</span></i></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il commento è duro,
spietato, ma mostra anche l’altra faccia della situazione: quella di una
persona che era stufa di leggere un fiume di cazzate.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Da <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Torti in faccia</i> (1980) ad <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Aboccaperta</i> (1984) fino a <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Mezzogiorno Italiano</i> (1992) – trasmessi
da Telemontecarlo, Rai 2 e Mediaset – spiccò il volo la figura di Gianfranco
Funari sugli schermi italiani, fino ad accartocciarsi su se stesso con i troppo
pesanti attacchi verso i politici dell’epoca, che riuscirono a defenestrarlo
dalle reti nazionali. Non c’interessa, qui, raccontare la vicenda umana e
professionale di Funari, quanto comprendere come cambiò il costume televisivo,
nel senso del rapporto fra utente e dirigenza dei media nazionali.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Nella seconda metà
degli anni ’80 un nuovo personaggio salì alla ribalta televisiva: Vittorio
Sgarbi, il quale dapprima fu ospite del Maurizio Costanzo Show, per poi
“dilagare” su tutte le reti. A margine, vorrei solo notare una cosa: se Sgarbi
avesse posseduto una capra, come fu per me con la mia Ofelia, non
s’azzarderebbe mai ad usare quel termine per definire uno stupido, giacché le
capre sono animali intelligentissimi, molto caparbi, un po’ ostinati…ma furbi
come una volpe. Soprattutto se bisogna ingegnarsi per giungere a brucare il
prezzemolo del vicino, i capolini del roseto, i germogli degli olivi.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Sgarbi, uomo
intelligente – non ho dubbi – capì in fretta l’antifona propalata da Funari:
litiga, colpisci, affannati, ma conquista. E qui è il problema: sempre se si
crede che le “litigate” fra Sgarbi e la Mussolini fossero roba seria, e non
sketch preparati e poi svolti “come venivano” in diretta. Insomma, i due
avevano appreso la lezione di Totò e Nino Taranto i quali, prima prendevano un
caffè scambiando quattro parole in croce, poi salivano sul set ed il copione
(che, comunque, esisteva) veniva strapazzato come a loro più piaceva. Ed i
risultati erano sempre notevoli.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Oggi, sono pochi
coloro che rammentano compiutamente cos’era la Tv prima di quegli anni, e non
voglio sostenere “oh, com’era bello quel tempo andato…” perché non sono (e non
siamo) interpreti di un giallo di Agatha Christie, né siamo inglesi nostalgici
dell’Impero.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Però, il problema
esiste, anche se non nei termini di un ritorno al passato, bensì del
superamento di questa fase del “tutti contro tutti” per sbarcare verso lidi più
accoglienti e paciosi. </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Oggi, abbiamo un
Presidente del Consiglio che si nutre con un po’ d’aplomb britannico, qualche
tocco di Democrazia Cristiana d’antan ed una sorta di richiamo a Mattei, alla
sua filosofia di “Italia, Grande Paese”.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">A lato, abbiamo un
capo dell’opposizione che fa le “zingarate” in gruppo, andando a suonare
campanelli nelle case la sera e poi, dopo una bisboccia in spiaggia in mezzo a
donne plaudenti, fa cadere un governo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Se ci si ferma qui,
parrebbe proprio l’ennesimo “scontro” per accalappiare anche l’ultima
casalinga, quella nota agli istituti statistici, quella di Voghera. Serietà
estrema contro massima sfacciataggine.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Da un lato il
“bene”: serietà, misura, competenza…e dall’altro i richiami di “pancia” ai
gloriosi archetipi di <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Amici Miei</i>, la
furbizia di scatenare quei sussulti interni che lui ben conosce, come la paura
per il diverso, il timore della miseria, la paura della “perdita” di qualsiasi
tipo, ecc.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ma, di mezzo, s’è
messo il Covid-19.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Per gli aspetti
comunicativi, il Covid è stato paragonato ad una guerra e, pur non essendola
per niente, i suoi attributi le assomigliano: “taci, il nemico t’ascolta”,
“mettete la mascherina per proteggere voi e gli altri”, “attenti ai traditori”,
“chi si comporta senza seguire le nuove norme, danneggia se stesso e gli
altri”, “Vincere!”, “Tutto andrà bene!”, e così via.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Nello stesso modo,
c’è chi ascolta il “Bollettino ufficiale di guerra” e chi, invece, si
sintonizza su “Radio Londra”, la quale racconta che è tutta una bufala creata
ad hoc dal potere delle banche e dei banchieri. Ma tutti aspettano notizie, in
un senso o nell’altro.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Al termine del
primo round, Conte appariva il vincitore, al punto da costringere Salvini ad
una boiata pazzesca: organizzare un convegno di negazionisti in un’aula del
Senato, con l’ovvia partecipazione di Sgarbi e quella, fuori luogo e fuori
campo, di Bocelli, che il giorno dopo pianse e si scusò di fronte alla nazione
dicendo di non aver capito nulla.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Durante l’Estate di
Tregua, le opposte fazioni si rimbrottarono l’un l’altra più volte, ma Salvini
dovette aver compreso che la partita era persa, non solo nel classico gioco
“alla Funari” con l’avversario, bensì per la vigorosa “querelle” interna, dove
uno Zaia – che assumeva toni più garbati (alla Conte) che sbragate
all’arrembaggio (alla Salvini) – oramai lo superava nei consensi interni.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Anche l’altra
concorrente, la Meloni, parve comportarsi meglio – il fatto d’esser donna
l’aiutò senz’altro – ma la povera Giorgia deve sempre tenere d’occhio la Corsica,
come il protagonista del film <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ovosodo</i>,
di Virzì. Non fu forse proprio uno dei suoi “colonnelli”, appena nominato
Ministro della Difesa da Berlusconi, ad affermare in pubblico “<i style="mso-bidi-font-style: normal;">Ci riprenderemo la Corsica!”</i> E La Russa
guardava, gagliardo, l’altra costa dalle Bocche di Bonifacio (altra “sparata
alla Funari”).</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Cosa che, con due grasse
risate fra Berlusconi e Sarkozy, finì in una bolla di sapone però, c’è un però…il
suo elettorato non vedrebbe male le armate italiane sbarcare in Corsica – e
Giorgia lo sa – perciò non può lasciarsi andare al buonismo razionale di uno
Zaia, perché ci rimetterebbe la faccia. “Non ha le palle!” sarebbe l’unanime
commiato: cosa che, nei confronti della povera Giorgia, ci sentiamo
sinceramente di augurarle.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Mentre la Meloni
sgambetta, attenta a non inciampare, mister B. ha capito perfettamente che è l’ora
di mettersi nella scia del vincitore, perché nessuno si fila più <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Libero</i> con le sue sparate sugli “ultimi
giorni” di Conte, anche perché Trump – che si era messo a muso duro contro il
Covid – ha finito per lasciarci le penne. Politicamente, ovvio.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Cos’abbia in mente
il Cavaliere non s’è ancora capito, però nei confronti di gente che guarda alla
Corsica o va in giro a suonare campanelli, ha capito che la strada – almeno “non
perdente” – è quella di seguire chi sta, bene o male, dirigendo la guerra da
quasi un anno senza combinare troppi disastri e con qualche successo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Per contrasto,
anche dall’altra parte – in pieno stile Funari – c’era chi ad Ottobre voleva
vedere nuovamente tutto chiuso, fino a quando non ci fosse stato nemmeno più un
maledetto Covid in giro! <span style="mso-spacerun: yes;"> </span>Purtroppo,
però, non c’erano abbastanza risorse economiche per attuare quel piano – che,
senz’altro, anche nel Governo qualcuno accarezzò – ma il conto dei soldi non
tornava, e fu gioco forza non chiudere le fabbriche: anche se il mercato
interno languiva, le esportazioni (la Cina è ripartita alla grande) non
potevano essere buttate nel cestino della spazzatura.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Da qui un
sofisticato meccanismo di calcolo che ha condotto, ad oggi, alla diminuzione
della pressione sulle strutture sanitarie al prezzo, però, d’altri 15.000 morti
(per ora).</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Nell’opinione
pubblica si fa strada la percezione di un nemico che non concede quartiere, che
ad ogni nostra leggerezza ci chiede in cambio migliaia di decessi e, ad oggi,
sembra che nessuno vorrà cedere nel periodo natalizio per poi ritrovarsi
nuovamente nelle peste a Febbraio. L’esperienza estiva è stata sì una
“liberazione”, però una liberazione che ha chiesto in cambio un conto troppo
salato.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Rimane da giudicare
come valutare la risposta di quella persona ai soliti che giocano a fare i
virologi nelle Domeniche dispari ed i negazionisti in quelle pari. Messa in
questo modo, parrebbe perfetta…però…il giochino che c’ha insegnato e lasciato
Funari lo buttiamo alle ortiche? Torniamo alle paludate “Tribune elettorali” ammaestrate
e controllate attentamente da Jader Jacobelli?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Purtroppo, una
soluzione valida per tutti – a mio avviso – non c’è: almeno, io non riesco a
scorgerla.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Se cerchiamo una
sponda dalla filosofia, allora dovremmo chiedere lumi a Protagora ed alla scuola
sofista dell’Atene di Pericle: siccome non esiste una realtà oggettiva, ogni
discorso contiene in sé una parte di verità ed una di falsità. Ma, l’affermarsi
dell’epistemologia scientifica, ha distrutto ogni segno di democrazia del
sapere scientifico: o si vince, o si perde, come sosteneva Funari
(probabilmente, senza rendersene conto). </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Forse, un giorno,
saranno gli stessi giornali ad accorgersi – ma ci vorrà molto tempo – che i
commenti sono “merce” solo per gli “addetti ai lavori” che si occupano del problema
dalle segreterie dei partiti: banalmente, mi sono accorto che i commenti fin
verso le 10-11 del mattino quasi non si “muovono”. Un orario tipico della città
di Roma, dove alle 9 prendi ancora il cappuccino col maritozzo: gli
“influencer”, probabilmente, si mettono tardi al lavoro, ed osservano chi è
caduto nella rete per mazzolarlo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ovvio che, da parte
dello Stato, si dovrebbe vigilare meglio sulla natura e sulla violenza dei
commenti: da parte mia, mi sono già occupato di raccogliere molti commenti
(soprattutto antisemiti) raccolti dapprima su Don Chisciotte, poi su questo
blog ed inviati alla sen. Segre, che li ha trasmessi alla Polizia Postale. Come
ben saprete, lo Stato è lento nel prendere provvedimenti, ma quando parte è
inesorabile.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il risultato di
questi commenti, però, è marginale e molto ridotto ai soli siti (come, appunto,
Don Chisciotte) che sono piccole riserve indiane di fascistozzi con il busto
del Duce sulla scrivania, oppure vanno a Predappio vestiti da camicie nere una
volta l’anno: tutto sommato, possono continuare coi loro sogni da birbanti
perché sono, in realtà, insignificanti e privi di un futuro politico.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Più importante è
comprendere perché, nella vicenda Covid, in mezzo ai molti che discutono –
anche con interventi a volte dileggianti – compaiano dei tizi che non la
buttano più in caciara, bensì in insulti (mascherati per non incorrere nel
webmaster) o, peggio, in minacce.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Qui non ci
dovrebbero essere dubbi: se lo Stato lotta contro la pandemia – e migliaia di
sanitari rischiano per tutti noi – non si dovrebbe avere dubbi sull’azione
penale nei confronti di queste persone, poiché un conto è discutere su una
miglior o peggior soluzione, un altro sostenere teorie bislacche
sull’inesistenza del virus o come sia volontariamente propagato da fantomatiche
organizzazioni che sembrano la Spectre di 007. Che, paradossalmente,
metterebbero a rischio l’economia mondiale (dalla quale traggono ampi
guadagni!) per qualche cervellotica ragione.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Insomma, Funari non
ne ha colpa – perché fece bene a movimentare una discussione paludosa ed
incravattata – ma oggi siamo giunti al paradosso: se non segui il
Fake-pensiero, sei un povero stupido e si capisce bene come siano acchiappate
velocemente le menti dei giovani, sempre pronti a confondere la novità con la
verità.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Perciò, lo Stato
dovrebbe metterci una pezza…con l’art. 656 del Codice Penale, perché no?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Io, che assisto
quasi ogni giorno alla “vestizione” di un’infermiera che va a lavorare in un
reparto Covid, non ho dubbi.</span></p><p style="text-align: justify;"><!--[if gte mso 9]><xml>
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<![endif]--></p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-1525281367856519802020-11-08T20:15:00.000+01:002020-11-08T20:15:08.374+01:00Report scopre l’acqua calda<p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-xcWKOS9svnY/X6hDB4DcFKI/AAAAAAAACN8/RBQu45A_5N0mBBtTRszLRer6IvubLfjnQCLcBGAsYHQ/s990/image.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="660" data-original-width="990" height="266" src="https://1.bp.blogspot.com/-xcWKOS9svnY/X6hDB4DcFKI/AAAAAAAACN8/RBQu45A_5N0mBBtTRszLRer6IvubLfjnQCLcBGAsYHQ/w400-h266/image.JPG" width="400" /></a></div><p></p><p style="text-align: justify;">
</p><p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Report è sempre
stato un format ben fatto dalla RAI, ossia cercare la pagliuzza nell’occhio del
potere: proprio quella pagliuzza che tutti abbiamo visto lacrimare e che ci è
parsa evidente, al punto da rifletterci sopra. A questo punto, ecco che Report
entrava in scena e mostrava che la pagliuzza era, in realtà, una trave ed
eravamo stati fessi a considerarla solo una pagliuzza: gioco ben fatto e che ha
reso in ascolti per anni.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Salvo che, a volte
– come capitò al povero Paolo Barnard – la trave non era solo una trave, bensì
un tetto pericolante che coinvolgeva l’intero sistema farmaceutico, e l’unico a
volare giù da quel tetto fu il povero Barnard – cacciato dalla Rai – mentre la Gabanelli rimase appesa
per miracolo (sic!). Ma veniamo alla nostra storia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Nella maledetta
Primavera del 2020, ecco che un nuovo “Barnard” si presenta alla ribalta: si
chiama Francesco Zambon, lavora presso l’OMS e viene incaricato di coordinare
un gruppo di ricercatori per mettere nero su bianco quello che stava accadendo.
Il gruppo si riunisce nella sede di Venezia e, durante quell’infinito e lugubre
silenzio calato sulla laguna, stila un rapporto sulla risposta italiana alla
pandemia Covid-19.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Alcuni ricercatori
che lo lessero, dissero che era ben fatto: ossia – se abbiamo ben compreso – Zambon
& soci stesero una buona cronistoria degli eventi, analizzando ogni singolo
passaggio di quei tristi mesi. Parrebbe un lavoro ben fatto, al punto che il direttore
regionale dell’Oms per l’Europa, Hans Henri P. Kluge, lo firma e, dunque, lo
approva col suo sigillo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il “gruppo
veneziano” però, nel suo vagare temporale sul prima e sul dopo della pandemia
in Italia, non aveva potuto tacere che il Piano Pandemico – nessuno di noi
sapeva dell’esistenza di simili piani – italiano non esisteva, o meglio, era
fermo al 2006. E chi l’aveva scritto?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Non si sa con
precisione, però si sa che fra il 2014 ed il 2017, al Ministero della Salute,
il compito spettava a Ranieri Guerra il quale pare aver fatto, semplicemente,
un copia-incolla di quello del 2006 e vai avanti così che va bene. Risultato:
il lavoro del povero Zambon viene “secretato” dall’OMS e scompare dall’universo
telematico. Scompare anche il libro di Roberto Speranza sul Covid edito da
Feltrinelli, mentre l’audizione dello stesso Speranza di fronte al Copasir
viene anch’essa secretata.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Interessante anche
l’esternazione di Claudio D’Amario, attuale direttore generale del ministero
della Salute, il quale mette l’indice sul nodo centrale del problema: la
riforma del Titolo V della Costituzione, ossia le solite mene delle Regioni. A
chi toccava acquistare e mantenere le scorte di mascherine in caso di gravi
epidemie? Alcune defaillance s’erano già evidenziate durante l’epidemia di
aviaria, che era un bruscolino rispetto al Covid-19. E, nella Primavera del
2020, medici ed infermieri sono morti per la mancanza di protezione, mentre il
famoso “Piano di Tracciamento” è fallito miseramente per la mancanza di
rilevamenti sul territorio, ossia tamponi e medici che li eseguissero.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ma, tutto ciò, non
è una novità.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Quando si decise di
abolire le province (qualcuna sì, altre no, altre rinominate…insomma un
pasticcio a non finire!) si scoprì che il 70% delle strade italiane erano
strade provinciali: chi doveva provvedere? Comuni? Regioni? Nessuno ci aveva
pensato, risultato: buche e voragini a non finire.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Secondo risultato:
“rinominare” le ex Province in “Enti di Secondo Livello” – costituite dai soli
sindaci della provincia: a ben vedere, un vulnus costituzionale, giacché i
sindaci hanno poteri solo sul territorio comunale, che sono forniti loro
tramite elezioni democratiche: che c’azzecca il sindaco di Magenta con Milano?
– e fornendo, poi, come “cassa” la possibilità di piazzare i simpatici
autovelox, che sono per un tratto ai 90 km orari, per scendere improvvisamente a 60 km orari, proprio dove c’è
l’autovelox, e tornare a 90 km
orari subito dopo. Non importa, poi, se gente ubriaca, drogata, sballata od
esaltata sbaraglia ed uccide gente sulle strisce: l’importante è acchiappare i
soldi, l’altro è compito della Polizia Stradale. Che viene, poi, a misurare
dove sono stati sbattuti i morti.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Per mettere mano
alle leggi, ci vuole competenza ed attenzione: ancora ricordo quando il
ministro leghista sulla “Semplificazione” – Roberto Calderoli – fece un bel
rogo di “vecchie leggi” nella caserma dei Vigili del Fuoco di Bergamo. Tutti
contenti: e bravo!</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Salvo che, tutti
gli insegnanti italiani furono richiamati d’urgenza ad Agosto, durante le
ferie, perché il “semplificatore” aveva cancellato il Regio Decreto che
conteneva le norme per l’iscrizione alle scuole superiori, con relative tasse
da pagare. Non conosco bene il motivo, ma dovetti tornare dalle vacanze per
mettere una firma su un atto che il governo aveva subitaneamente emanato per
mettere una pezza sulla puttanata di Calderoli.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Perché vedete, in
Italia, non si fanno “Testi Unici” – ossia una nuova legge che contenga tutti
gli argomenti su quel settore – no…troppo lavoro…ecco allora “Visto il Regio
Decreto 12 Aprile del1926…la
Legge n 27 del 21 gennaio del 1954”…eccetera…decreta
che…troppo lavoro riportare tutto e cancellare la vecchia legge…no, un bel
copia-incolla e vai…</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ma ci sono anche
fatti ben più gravi. Ad esempio, il Vesuvio.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il Vesuvio è un
vulcano a magma acido, ossia è un vulcano esplosivo. Sta tranquillo per
decenni, o per secoli poi, salta il “tappo” ed esplode lanciando lava e lapilli
a chilometri di distanza: alla fine, una colonna composta di cenere rovente
scende rovinosamente dalle pendici del vulcano, distruggendo tutto. Quindi, il
Vesuvio si rigenera e torna a formare un cono, magari da un’altra parte, sempre
nella zona flegrea.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Quando avverrà
tutto ciò? Nessuno lo sa, ma una certezza c’è: avverrà, di sicuro, perché non è
come l’Etna, a magma basico, che ogni tanto butta fuori un po’ di lava e si
“scarica”.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Si dice che esista
un piano per l’evacuazione delle aree vesuviane in caso d’eruzione. Si dice,
probabilmente esiste, ma nessuno sa cosa dice realmente perché, nel frattempo
(ossia dal 1944, ultima eruzione) circa 500.000 persone sono andate ad abitare
tutto intorno al vulcano, quando proprio non sulle pendici della montagna…permessi
per edificare? Eh, signò, ma cche dite…</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il piano dice anche
che la via di fuga per questo mezzo milione di persone sarà l’autostrada Napoli-Salerno
verso Sud e Napoli-Roma verso Nord. Per 500.000 persone: auguri.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Si torna a parlare
di un ponte sullo stretto di Messina, o di una galleria: insomma, di qualcosa
del genere. Dal punto di vista tecnico è perfettamente possibile, se non ci
fosse un piccolo problema da risolvere.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">L’Istituto
Nazionale di Geologia e Vulcanologia afferma di non avere una mappa completa
delle faglie sottostanti lo Stretto, perché non si sa fino a che profondità
arrivino: sono le stesse faglie che “scivolarono” l’una sull’altra nel 1908,
generando il più grande terremoto e maremoto italiano in epoca storica.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Preferiamo fare un
“piano” per salvare le città dello stretto nel caso si presenti un nuovo atto
di quei movimenti tellurici, oppure decidiamo di passare direttamente al
“piano” d’evacuazione e salvataggio di migliaia di persone sul ponte, galleria
o di qualsiasi altro accidente si tratti?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Nel 1951 ci fu la
“rotta” del Po e la conseguente inondazione in Polesine, che causò morti e
danni incalcolabili per quelle terre, causando la susseguente emigrazione da
quelle terre.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il governo nominò
una figura – non un “piano” – il Magistrato del Po il quale, per gli aspetti
idraulici, aveva potere su 4 Regioni e 38 Province (quando esistevano): per
ora, ossia per 70 anni, la cosa ha funzionato. Nonostante i tanti attacchi
subiti (all’epoca, dai Verdi) ed i tentativi di limitare la sua autorità nel
campo, per ora resiste. Lo vogliamo sostituire con un “piano”?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Il primo atto è già
avvenuto: nel 2003, il Magistrato del Po è stato sostituito dall’AIPO – Agenzia
Inter-regionale per il fiume Po – che ha gli stessi compiti, ma deve mediare
con i poteri regionali e locali non avendo più potere diretto sugli argini,
sulle barene, sui canali di scolo, ecc. Speriamo che regga: l’argine o l’Agenzia?
Mah…</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Confesso di non
essermi meravigliato tanto per la vicenda del “piano” epidemico: chi mai
immaginava un simile evento? Però, se il piano era stato pensato, vuol dire che
qualcuno presagiva che il rischio ci fosse. Oltretutto, negli ultimi decenni,
con Sars, Mers ed Aviaria, qualche segnale c’era stato: era necessario un
“piano”?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Forse sì o forse
no: probabilmente, era necessario un responsabile, qualcuno dotato di mezzi
adeguati (ossia soldi) per far fronte ad una possibile pandemia: è sotto gli
occhi di tutti che il Governo, nella scorsa Primavera, ha annaspato. Gli
operatori andavano nelle corsie con maschere…da Carnevale…perché non avevano
altro, e sono morti a centinaia.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">La differenza si
vede oggi, perché a fronte di 40.000 contagiati abbiamo poco più di un migliaio
di ricoverati: segno che i tamponi oggi ci sono, e forse anche qualche cura
comincia a dare segnali incoraggianti. Lasciamo stare il vaccino, per favore:
medici seri affermano che un vaccino efficace e senza controindicazioni necessita
di due anni di prove per essere validato. Ed io credo poco alle corse contro il
tempo.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Piuttosto, sarebbe
meglio rimettere in sesto la
Sanità: noi non abbiamo la fortuna tedesca, che ebbe una
sanità di prim’ordine solo perché sarebbe stata la prima retrovia dell’impatto
delle divisioni sovietiche…eravamo un fronte secondario, come sempre lo siamo
stati.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ancora sotto
Gentiloni, il PD organizzò un convegno sulla Sanità italiana: ciò che venne
fuori fu che, a conti fatti, la sanità regionale s’era dimostrata un disastro.
Il problema – aggiunsero però – era che nessuno sapeva come fare per riportarla
sotto lo Stato. E se fosse stato peggio?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Anche all’indomani
del crollo del ponte Morandi tutti si sbracciarono ad affermare che le
autostrade dovevano tornare allo Stato, ma – a più di due anni di distanza –
nessuno ne parla più ed i Benetton continuano, imperterriti, sulla loro strada.</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;"> </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Ah, a proposito…c’è
il problema delle norme anti-Covid nei Tribunali…per fortuna uno solo è stato
dichiarato fuori norma. Uno solo, che fortuna! E qual è? </span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Quello di Genova,
che dopo due anni non è giunto nemmeno a terminare l’istruttoria sul ponte
Morandi…ancora nessun rinvio a giudizio…peccato, l’evento avvenne prima
dell’emanazione della legge Bonafede sulla prescrizione…che peccato…vuoi vedere
che i Benetton tifano Covid?</span></p>
<p class="MsoNormal" style="line-height: 150%; text-align: justify;"><span style="font-family: Arial; font-size: 10.0pt; line-height: 150%;">Anzi, no: facciamo
un bel “piano” e diamolo da stilare che so io…a Lunardi, oppure a Caltagirone…o
magari ai Benetton stessi, che sono esperti…che ne dite?</span></p>
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<![endif]--></p><p> </p>Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-16622498.post-15430324397786771922020-11-01T21:16:00.001+01:002020-11-01T21:21:59.377+01:00Giochi del mare, e del destino beffardo<div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Ccd0xhyucys/X58HbTKIoGI/AAAAAAAACL0/8nr-FejE71kiw01omDy8W0INYS3dE6ztQCLcBGAsYHQ/s1024/IMG_20180627_112928.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-Ccd0xhyucys/X58HbTKIoGI/AAAAAAAACL0/8nr-FejE71kiw01omDy8W0INYS3dE6ztQCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG_20180627_112928.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La Gretel alla fonda<br /></td></tr></tbody></table><br /></div><div style="text-align: justify;">Silenzio, solo silenzio.
</div><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nulla è più vero, nulla ha più sostanza: il nulla non può né
espandersi né comparire, giacché è l’assenza del sé, l’astrazione della
presenza.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Vie vuote, sguardi persi, contatti prima veri, poi sgusciati
via come anguille fra le mani: eternamente vive, ed eternamente libere.
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-FVF7rRobAgQ/X58H_iyoZhI/AAAAAAAACL8/T40QaMeZCJE8DWZqH2u--oI_JROzll2CgCLcBGAsYHQ/s1024/IMG_20180727_120858.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1024" data-original-width="768" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-FVF7rRobAgQ/X58H_iyoZhI/AAAAAAAACL8/T40QaMeZCJE8DWZqH2u--oI_JROzll2CgCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG_20180727_120858.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">In navigazione verso Portofino (con vento contrario)<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Venezia si perde, si osserva e si chiede chi è. Difficile
risponderle. La Venezia più splendida pare essere quella vuota, liberata dalle
presenze estranee le quali, paradossalmente, sono quelle che la fanno vivere.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">No, non la fanno vivere, perché – nota a margine –
arricchiscono soltanto americo-cinesi o russo-inglesi che l’hanno comprata,
come sul banco della pescheria: tranciata a pezzi oppure a fette, come il grande
tonno che mi occhieggia e mi guarda lamentoso, per la voglia di mare che ancora
ha negli occhi. Poi, la testa sarà buttata, perché la sua voglia di mare non
conta niente. Contano solo i baiocchi che genererà.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-kQwksdcYVr0/X58IgcKwASI/AAAAAAAACME/IKE1u1fCiMs1JgIuIbUsK1ydmTErQresQCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20200930-WA0013.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-kQwksdcYVr0/X58IgcKwASI/AAAAAAAACME/IKE1u1fCiMs1JgIuIbUsK1ydmTErQresQCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20200930-WA0013.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Eureka! L'Ammiraglio esulta: è finalmente entrato il bullone che ferma la delfiniera, così potremo agganciare lo strallo di prua!<br /></td></tr></tbody></table><br /> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Lasciamo ed entriamo, lasciamo l’automobile al piano numero
nove del parcheggio a torre per infilarci sul vaporetto numero 2 della
“circolare” che ci porterà alla Giudecca: sia sempre maledetto il bastardo del
cantiere, che ieri non ha “avuto tempo” per far calare con la gru la barca in
mare, ed oggi è già tempesta: come si può, con un mare che mostra onde oltre i
due metri, prendere il mare da un porto che – pur osservando scrupolosamente la
via segnata dalle briccole – non supera i due metri di profondità? Vogliamo,
nel cavo dell’onda, andare a sbattere con la chiglia nel fango? L’Ammiraglio,
dopo la riunione dello Stato Maggiore della <i style="mso-bidi-font-style: normal;">Gretel</i>,
ha sentenziato, e all’Ammiraglio si obbedisce e basta.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Bisogna cambiare porto – difatti gli avevamo detto che
saremmo andati a Novigrad, in Croazia – e lui, il gran bastardo, non ha trovato
il tempo per lasciarci andare, liberi in mare. Sa già che, con il periodo delle
tempeste, prenderà altri baiocchi, almeno quelli dell’Inverno. Speriamo che la
grappa gli vada di traverso, anche la miglior rakja della Bosnia, per tutto
l’Inverno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Q6lclRsl1rQ/X58KaHKRXqI/AAAAAAAACMQ/g44CN9c3I4kAkg0fujt50QE0WOEFhIdbgCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20200930-WA0024.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-Q6lclRsl1rQ/X58KaHKRXqI/AAAAAAAACMQ/g44CN9c3I4kAkg0fujt50QE0WOEFhIdbgCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20200930-WA0024.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Intanto, il Nostromo, ligio agli ordini spennella l'antivegetativa<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Venezia, in ogni modo – anche se non arrivi dalle bocche del
Lido o di Malamocco – è sempre un mistero: paradossalmente, non è né bella e né
brutta, ma solo affascinante, misteriosa, zeppa di consuetudini e di domande
inevase.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Come si fa a pensare un capoluogo di regione, una città che
tutti conoscono nel pianeta, un gioiello di storia gloriosa che, oggi, ha
53.000 abitanti? (1)</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Posso affermare di conoscerla bene, anzi, benissimo, visto
che ho imparato ad andar per mare – oramai 50 anni fa – proprio fra i suoi
canali interni, le sue “autostrade” da tenere sempre ben presenti, catalogate
dalle briccole che segnano il canale navigabile nella laguna. Ancora ricordo
quando mio padre volle tentare – senza ascoltare gli avvertimenti di un 17enne
– di “tagliare” una curva per accorciare il percorso verso Burano per leggere
un misterioso cartello che non riusciva a scorgere bene: quando riuscì a
leggerlo, c’era scritto solo “secca” e, nel medesimo istante, la prua s’infilò
nel fango del fondo. Così mi toccò scendere in mare per alleggerire la barca
(mio padre non sapeva nuotare, mio fratello aveva solo 8 anni), infilarmi fino
alle ginocchia nel fango e riportare la barca nel suo elemento: l’acqua. Anche
sotto la chiglia: meno male che era solo una lancetta di 4 metri a fondo quasi
piatto.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-qzN8eLjVVD8/X58LGXYONcI/AAAAAAAACMY/pZkLhYeNXEgzIxKr-NYiXbXQQ3AQGKNpQCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20200930-WA0025.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-qzN8eLjVVD8/X58LGXYONcI/AAAAAAAACMY/pZkLhYeNXEgzIxKr-NYiXbXQQ3AQGKNpQCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20200930-WA0025.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Ammiraglio è perplesso: il Capitano starà dando bene la vernice speciale dell'elica?<br /></td></tr></tbody></table><br /> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Poi, siccome non amavo molto arrostirmi sulla spiaggia,
accettavo volentieri di fare le mille “commissioni” che, volentieri,
assegnavano ad un ragazzo i “marinai” di terra ferma: uno scalmo perso, una
coppiglia d’elica rotta, un remo spezzato, una candela “fredda” di ricambio per
il motore…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, solo, m’infilavo fra le fresche calli di Fondamenta
Nuove, fra uno “squero” dove eleganti gondole prendevano forma<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e magazzini – sotterranei, non riesco ancora
oggi a capire come potessero esistere magazzini di materiale nautico sotto
terra, dove la terra non c’era! – per cercare quello scalmo, quella coppiglia…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Arsenale era ancora usato: non ne uscivano più galee,
certo…ma barconi da trasporto, qualche barca a vela, bragozzi…una volta mi
capitò d’incocciare un corteo funebre che traversava la laguna per dirigersi
verso l’isola di San Michele, dove c’è il cimitero (2). Un corteo di gondole,
silenzioso: nemmeno i remi schioccavano contro l’acqua della laguna. Ricordo
che spensi il motore, un segno di rispetto non richiesto ma gradito.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-spacerun: yes;"> </span></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><span style="mso-spacerun: yes;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-lqvVYfEuVzk/X58L-MqFRgI/AAAAAAAACMk/Ac3JPP62kJA352MC3bZd0P-wQ4sKVFd5wCLcBGAsYHQ/s1600/IMG-20200928-WA0000.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1200" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-lqvVYfEuVzk/X58L-MqFRgI/AAAAAAAACMk/Ac3JPP62kJA352MC3bZd0P-wQ4sKVFd5wCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20200928-WA0000.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Ammiraglio ed il Capitano valutano bene la tenuta, i rimandi ed il sartiame dell'albero. Terrà? Ancora non sanno del brutto scherzo che farà loro il "gruista" del cantiere.<br /></td></tr></tbody></table><br /></span></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">La Giudecca è sempre più “solida” e sincera delle rive del
Canal Grande: ci abitano più persone vere, non ectoplasmi, efebi od
ingioiellate da piazza San Marco, caffè Florian od Harry’s Bar…meglio Malamocco
e Pellestrina con i loro minuscoli orti, verdeggianti fra le case ed il blu
della laguna. Ma, in tutto, sono oramai 50.000 persone.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ci sono isole abbandonate, come le Grazie, Poveglia e tante
altre, che sono abitate solo per figura: Sant’Erasmo – un tempo “orto di
Venezia” – oggi è anche lei alla ricerca del turismo inconsistente di Venezia,
quel turismo che morde e fugge in un amen, e dove ogni morso lascia il segno.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Scendiamo dal vaporetto a Palanca – la fermata si chiama
così perché, all’epoca, traversare verso la Salute in gondola costava una
palanca – e noto con piacere che i vaporetti sono diventati silenziosi e
discreti: fa più casino il mio motore da 40 cavalli, che è un semplice diesel
da barca a vela. E’ per quello che fanno casino: per dirti “basta” ed alzare la
vela.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-z4ThnvzITT4/X58So4KKiqI/AAAAAAAACMw/gI7lNj0-F-Q8jSijmCuTjoAJDWQJ0zGIQCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20201003-WA0011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-z4ThnvzITT4/X58So4KKiqI/AAAAAAAACMw/gI7lNj0-F-Q8jSijmCuTjoAJDWQJ0zGIQCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20201003-WA0011.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Nostromo ed il Capitano complottano: come la prenderà, l'Ammiraglio, per il casino che c'è qua dentro? Mi sa che finiamo mozzi entrambi...<br /></td></tr></tbody></table><br /> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> Siamo ospiti di un amico dell’Ammiraglio, che insegna
all’Accademia a Venezia e lo attendiamo in un bar sul canale: finiamo nel
discorso più abominevole fra uomini…la tale? Sì, la conoscevo…abbiamo avuto una
storia…come, anche tu? Il terzo annuisce, sì, anch’io…bei tempi. Concordiamo:
che donna! Ne valeva senz’altro la pena. Suvvia: non scadiamo nelle bagatelle
da bar sport!
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Nessuno vuole parlare di se stesso, perché tutti abbiamo
troppo passato e poco futuro davanti, e lo sappiamo bene. E, in quel passato,
sono annidati molti nodi dolorosi che nessuno vuole far emergere, nodi che
hanno cominciato ad aggrovigliarsi quando ci conoscemmo, fra i banchi dell’università
nell’Autunno del 1969, e si sono aggrovigliati e dipanati solo dopo le lacrime.
Il bello – si fa per dire – è che ciascuno di noi ben conosce i nodi e le
lacrime dell’altro.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-If7AoFdoCpw/X58Ti_ZEaNI/AAAAAAAACM4/4QxboYLc5KEv4m684XFVSp6yhCx_2tjrACLcBGAsYHQ/s2048/IMG-20200930-WA0011.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1536" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-If7AoFdoCpw/X58Ti_ZEaNI/AAAAAAAACM4/4QxboYLc5KEv4m684XFVSp6yhCx_2tjrACLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20200930-WA0011.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'Ammiraglio e il Nostromo sono felici, anche dopo il brutto scherzo del gruista...eh, nella vita ne abbiamo passate tante, passeremo anche questa...(ed io rimango Capitano, eh, eh, eh...)<br /></td></tr></tbody></table><br /> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Da quel tempo lontano n’è trascorso di tempo…eppure –
chissà, forse una magia del Fato – non siamo rimasti amici: siamo stati
generati fratelli, l’uno per l’altro. Uno per tutti e tutti per uno, come i
Moschettieri.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Anche quando il Nostromo era disperso in terre persiane ed
io stavo per partire per andarlo a prendere con l’automobile, senza sapere per
certo dov’era: non esistevano telefonini…gli iraniani erano incazzati con tutti
ed orgogliosi della loro rivoluzione. E il Nostromo era là, da qualche parte,
fra Qom ed Isfahan. Gliela avrò resa quella sua Lambretta con la quale rimasi
senza benzina per correre dietro ad una donna…glielo avrò detto dove l’avevo
lasciata?</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-w8xNqddcxCM/X58Ug5-d8zI/AAAAAAAACNE/iEPEhCVM1Y0RSQutdk4_qUk3IDJy15JTACLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20201003-WA0004.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1488" data-original-width="1984" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-w8xNqddcxCM/X58Ug5-d8zI/AAAAAAAACNE/iEPEhCVM1Y0RSQutdk4_qUk3IDJy15JTACLcBGAsYHQ/w400-h300/IMG-20201003-WA0004.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">A Venezia, finalmente! Siamo un po' obnubilati dalle bottiglie...cerchiamo di tornare un po' in noi stessi...noi stessi? 'Azzo, che casino tornare in se stessi!<br /></td></tr></tbody></table> </p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">L’Ammiraglio è Ammiraglio e non si discute: a lui spetta
sempre la sentenza finale, perché così è, il rango glielo impone. Anche se ha
calcato tanti teatri italiani, e pure qualche set cinematografico, rimane un
Ammiraglio: lui ha il comando indiscusso dei due scapestrati che da una vita si
porta appresso. Il Nostromo, silente e meditabondo, ha sempre avuto un debole
per le belle donne: quando, però, ha notato che sempre più uomini ammazzavano
sempre più donne, ha fondato un’associazione, un luogo dove gli uomini
potessero sedersi in cerchio e guardarsi negli occhi, prima di dar mano ai
coltelli od alle pistole. Oggi, molti lo cercano ed anche dall’alto qualcuno
s’è accorto che sedersi in cerchio è la miglior soluzione per frenare la
stupida mattanza. Solo che, dall’alto, fanno fatica a capire le soluzioni
semplici, ma il Nostromo è tignoso e determinato: non molla mai, è una roccia di
determinazione, e continua a tallonarli. Mica si è Nostromi per nulla.
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Il Capitano, il Capitano…i due sanno che avere il comando di
una barca è una responsabilità mica da riderci sopra…capire subito perché non
parte la pompa di sentina rappresenta la differenza fra stare asciutti o finire
in mare…più che rispettarlo lo amano, come si amano i pazzerelli giocherelloni.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Così, ci godiamo insieme la pace di una Venezia inconsulta,
perché incapace di vivere la sua odierna pace e, pur amandola oltre ogni
possibile velleità, sa di non potersela permettere: questa è la dicotomia che
deborda dalla città più strana della Terra, la città dove ci sono i
supermercati, ma il camion del supermercato deve essere imbarcato dal
mini-traghetto merci che passa quasi ogni mezz’ora, per poi sbarcare nel solo
posto dove sia possibile la discesa del camion. E dopo? Dopo…barche, carrelli e
tante, tante braccia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-70PJv7ZJgVg/X58Vfb0WTHI/AAAAAAAACNM/ZmHctzI0TBQ40DqzrQ_nIxfC-rZxq1WewCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20201003-WA0008.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-70PJv7ZJgVg/X58Vfb0WTHI/AAAAAAAACNM/ZmHctzI0TBQ40DqzrQ_nIxfC-rZxq1WewCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20201003-WA0008.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Il Mulino Stucky, là fuori, veglia su di noi...<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Arriva Adriano, insieme a due suoi ex allievi e c’è subito
un <i style="mso-bidi-font-style: normal;">remescio</i> fra Adriano e l’Ammiraglio
perché l’Ammiraglio ha una barca a vela – un Dinghy 12 piedi<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>(3,6 metri) – ma non vorrebbe vederla
disseccarsi nel garage dove la tiene. Discutono, si animano…Adriano non ha
posto per metterla…pochi ormeggi nei canali, anche nei canaletti…e mi viene il
dubbio che per Adriano sia più comodo spostarsi con la “carta Venezia” coi
vaporetti, piuttosto che affidarsi al motore (che non parte, rimane senza
benzina…) mentre la navigazione a vela, nella laguna, è una follia, giacché non
ti riconoscono la precedenza, come usa in mare.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Io (il Capitano) ed il Nostromo osserviamo silenti il
battibecco fra due marinai che si rimpallano una barca in regalo: uno non può
più tenerla, l’altro non sa dove metterla…mah…il Nostromo osserva insieme a me
l’assurdo (ed amichevole) diverbio. Il Nostromo è tale perché suo fratello ha
una barca a vela in Liguria…ma suo fratello è il <i style="mso-bidi-font-style: normal;">maggiore</i>…e dunque “cazza un po’ la randa!”…si signore…”lasca un po’
il fiocco!”…fatto!...così, nella vita familiare, si diventa Nostromi senza
sapere nemmeno il perché.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Adriano ha le borse della spesa: ‘ndémo a magnar o non
andémo? Andiamo a cena, dai, e piantatela un po’ lì con quella barca! Nel
tragitto gli spieghiamo la nostra odissea col bastardo del cantiere, il motivo
per il quale non siamo arrivati via mare…te lo vedi? Non ghe se posto per
barche a Venezia! E si ricomincia.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Scorre la calle, strusciano i giubbotti da mare contro le
strette pareti di pietra ed arriviamo a casa, c’inerpichiamo su per una scala
da brivido, mentre Adriano ci racconta che, sotto, ha pure l’orto! Piccolo, va
beh…però per quel che serve basta…</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Adriano merita di conoscerlo (3) e mi raccomando, guardate
il filmato per due motivi: prima cosa gli orchestrali sono quelli che
gestiscono il bar dov’eravamo prima, per seconda cosa toccate con mano cosa
spreca la musica italiana, oggi, per trasmettere nell’etere un oceano di
cazzate.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-BBHdMuFCffU/X58V3U2n-4I/AAAAAAAACNU/X9hJUQKbWFo4YrEg8HwCGPPvfuvayZabgCLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20201003-WA0005.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1984" data-original-width="1488" height="400" src="https://1.bp.blogspot.com/-BBHdMuFCffU/X58V3U2n-4I/AAAAAAAACNU/X9hJUQKbWFo4YrEg8HwCGPPvfuvayZabgCLcBGAsYHQ/w300-h400/IMG-20201003-WA0005.jpg" width="300" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Tò: passava di qua una chitarra...<br /></td></tr></tbody></table><br /></p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Si mangia, finalmente, e si beve. E si suona: a volte mi
ricordo pure che sapevo suonare, ma il violino oramai dorme sonni gravidi di
eoni trascorsi, mentre il piano, quando lo apro, mi manda subito un messaggio:
“Accordare” “Accordare” “Accordare”…e piantala! Guarda che ti metto nella
stanza in fondo, al posto della pianola elettronica se non la pianti! Non la
pianta, ed ha ragione.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Eppure, nella magia veneziana di una notte di quasi-tempesta
anche le note tornano a scendere dalle mani, anche la voce torna a salire su,
verso il soffitto affrescato, nei toni tenui di una casa che ha visto Venezia
scorrere, dalla galea alla super accessoriata nave da crociera la quale,
orgogliosa come una baldracca stinta, ti sfila ad un tiro di fionda dalla
finestra, lasciandoti solo un’onda immonda che sciaborda, nervosa e prorompente.</p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> </p>
<p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">Ma la notte procede – ed il vaporetto della notte non
aspetta – così io e il Nostromo torniamo in albergo: una albergo che, almeno, è
economico e non nasconde la sua povertà portandola dignitosamente, come se il
tempo si fosse fermato in Via della Povertà. L’Ammiraglio si ferma da Adriano:
che vogliano continuare, ancora ed ancora, la bega di un Dinghy che nessuno
vuole? Mentre torniamo rammento sempre la sequela di maledizioni per il tizio
del cantiere, che mi fa dormire in un alberghetto squalliduccio mentre sarei
potuto addormentarmi con l’oblò di prua proprio sopra i miei occhi. E chi se ne
frega se fuori c’è tempesta…</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> <table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-Io6JonZgzhg/X58WYFBk7fI/AAAAAAAACNc/KCPP_KJoTSUHMvZ9dHnCjgIoUKbmFRGLACLcBGAsYHQ/s1984/IMG-20201003-WA0007.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="1488" data-original-width="1984" height="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-Io6JonZgzhg/X58WYFBk7fI/AAAAAAAACNc/KCPP_KJoTSUHMvZ9dHnCjgIoUKbmFRGLACLcBGAsYHQ/w400-h300/IMG-20201003-WA0007.jpg" width="400" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Venezia ci saluta con l'immagine di questa chiesa, vicina a san San Basilio...con quel cielo ambiguo, che già si tinge dei colori dell'alba...<br /></td></tr></tbody></table><br /></p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;"> Arrivederci alla prossima Primavera, non c’è altro da fare
per adesso: i marinai, quando sono a terra, piantano fave e piselli, così li
masticheranno, gioiosi, in mare, rammentando così l’eterno sposalizio fra
l’acqua e la terra, fra il sole ed il vento. All’infinito.
</p><p class="MsoNormal" style="text-align: justify;">PS: forse volevate leggere l’ennesima puntata della serie Tv
“Coronavirus & Company” in onda a reti unificate. Mi spiace: avevo voglia
di raccontare storie di mare<span style="mso-spacerun: yes;"> </span>e di una
città magica, che ancora una volta è capace di farti sognare e ti terrà
compagnia per tutto il lungo Inverno. Spero anche a voi.<br /></p>
<p class="MsoNormal"> </p>
<p class="MsoNormal">(1) <a href="https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/23/news/da-175-000-a-56-000-abitanti-cosi-si-svuota-venezia-1.10921951">https://nuovavenezia.gelocal.it/venezia/cronaca/2015/02/23/news/da-175-000-a-56-000-abitanti-cosi-si-svuota-venezia-1.10921951</a>
</p>
<p class="MsoNormal">(2) <a href="https://www.youtube.com/watch?v=eFoeIaEud2A">https://www.youtube.com/watch?v=eFoeIaEud2A</a>
</p>
<p class="MsoNormal">(3) <a href="https://www.youtube.com/watch?v=MN_len5r1LI">https://www.youtube.com/watch?v=MN_len5r1LI</a>
</p>
Carlo Bertanihttp://www.blogger.com/profile/04078245433745304119noreply@blogger.com8