06 aprile 2016

Teppa Rossa






“Il problema dell’umanità è che gli stupidi sono strasicuri, mentre gli intelligenti sono pieni di dubbi.”
(Bertrand Russell)

Oh, com’è diventata divertente la politica italiana! Credevamo che i giochetti petroliferi fossero appannaggio delle “Sette Sorelle”, e invece...va beh, a noi hanno pure ammazzato un presidente dell’ENI...ma oggi è più frizzante, più intrigante...eh sì, ci voleva proprio Renzie per smuovere un poco le acque!

Gli ingredienti ci sono tutti! Un vero romanzo giallo tutto da scrivere – se Camilleri ne avesse voglia...forza Montalbano, dai... – con colpi di scena improvvisi, emendamenti approvati in piena notte, giudici impertinenti, Cuperlo piagnucolanti (“Dimmi, Matteo: sei forse diventato soltanto un capo partito? Ma dov’è finita la “mia” sinistra, quella bella, ridente, quella di una volta...no, Matteo, così mi fai piangere...” sigh, sigh, sigh...).

Se abbondano il noir e le povere vedovelle singhiozzanti come Cuperlo, non manca il rosa carnascialesco, quello made in Italy che più non si può! Bisogna richiamare in servizio Stefania Sandrelli per girare un nuovo “Divorzio all’italiana”...con tutte quelle storielle goderecce di provincia...una ricca figlia di strapresidenti di tutti i presidenti con la quale la natura è stata grifagna...la bellezza, sogno d’ogni donna, poco o nulla...ma lei, perbacco, non s’arrende! E trova il suo bel ragazzotto che, però, non ha i soldi per riempire il serbatoio della Lamborghini. Vieni, amore, stammi vicino, ti lascio un emendamento sul comodino...con questo, vedrai...

E poi c’è la rivale – non certo in amore, ma per bellezza – la Boscosa figlia di strapresidenti di banche e banchetti, la quale – pura come le storiche Angeliche e Beatici – è tutta santa: Dio, Patria e Partito. Lei non ha posto per amori di poca cosa, lei vuole tutto! Il massimo! Qualcuno sostiene che sia matta per Matteo, ma sono semplicemente storielle che si raccontano a Firenze e dintorni, fra Rignano ed Arezzo, Maremma imboscata!
Però, come s’incazza Matteo quando gliela toccano!        

E così la figliola di tanto padre, divenuta ministra, deve andare a batter cassa proprio dall’odiata rivale (in bellezza, sia chiaro) per avere un provvedimento per la Lamborghini carino carino, un bon bon tutto rosa incartato con un emendamento. Passata la stagione delle leggi ad personam, si varano gli emendamenti ad mutandam? Mah...

La questione terminerà nelle aule di giustizia, ma a noi rimane un dubbio: passi Toni Servillo nella parte che fu di Mastroianni, ma chi ci mettiamo a fare la Sandrelli per “Divorzio all’italiana 2: la verità smutandata”?

E veniamo a cose più serie, perché ridere un poco fa sempre bene, ma ci sarà un referendum fra qualche giorno, e bisogna scoprire cos’hanno architettato ‘sti bravi figlioli di cotanti padri. Perché ci sono cose che non quadrano, non cubano e non stanno nemmeno nelle mutande.

Da quando fu varata la riforma del Titolo V della Costituzione, le Regioni videro aumentare copiosamente i loro poteri: si decide qui, da noi, che c’entra lo stato? Le grandi scelte alle piccole comunità... – la scelta della TAV, difatti, fu affidata ai comuni della val di Susa, come no... – e Dio per tutti!
Così, le prime installazioni d’aerogeneratori dovettero passare sotto le forche caudine delle Regioni, che invocavano sempre il famoso “danno paesaggistico” per opporsi.

Famosa fu la Santa Alleanza fra Iorio (presidente molisano, centro dx) e Di Pietro (IDV, centro sx) sul quale scrissi un interessante articolo sulle convergenze (quando, ancora, tutti si scannavano fra destri e sinistri) delle due compagini quando c’erano soldi di mezzo (1).
Giunto Renzi al seggiolino più alto, se ne infischiò del Titolo V e di tutte le altre balle e disse: Maremma molinara, qui decido io! Ed ha avocato al Consiglio dei Ministri ogni decisione in merito a nuovi impianti off-shore da sistemare nelle acque territoriali.
Risultato? Eccolo:



Fonte: Legambiente

Tutti bocciati, non uno che gli andasse bene.
Se facciamo una somma dei MW che sarebbero stati installati, scopriamo che abbiamo “lasciato” al vento ben 2536 MW di potenza elettrica di fonte eolica (con tutto l’indotto di know-how e di posti di lavoro), ossia 2,536 GW. Quanta energia producono, in mare, 2,536 GW?

Nella regione mediterranea, le produzioni più elevate si raggiungono proprio in mare: mentre sulle coste del Mare del Nord si raggiungono e si superano anche le 4000 ore annue, nell’area mediterranea, a terra, il rendimento è limitato a 2000-2500 ore/anno, mentre in mare questo dato è superiore del 30% circa, con un aumento dei costi d’installazione del 25%. Ovviamente, più l’impianto è esteso, più s’ottengono risparmi di scala.
La resa degli impianto off-shore è preferibile rispetto a quelli a terra anche per un altro motivo: i venti sono più costanti e l’energia prodotta è più “spalmata” nelle 24 ore e, generalmente, nelle 8760 ore che compongono un anno solare.
Di conseguenza – dato che condizioni di omotermia su tutto il Mediterraneo (ed i conseguenti venti) sono molto rare – è molto difficile che la produzione eolica subisca forti variazioni nel corso dell’anno.

I costi (2)? Il costo di un MW di produzione eolica (qui, dipende molto dalle dimensioni del rotore) è in una “forbice” compresa fra 42 e 180 euro (fotovoltaico: 80-140), (carbone: 40-90), (gas: 140-210). Come si può notare, le “forbici” sono molto ampie per tutte le fonti, poiché dipendono da un’infinità di fattori: variazioni del prezzo dei fossili, piovosità (per l’idroelettrico), irraggiamento (per il solare), ecc.
Ciò che si può capire, però, è che le fonti rinnovabili stanno scalzando le fonti fossili proprio sul fronte dei costi (si noti l’altissimo costo del gas metano): per questa ragione i veri costi degli impianti a fossili – ossia i costi sanitari e sociali – sono abilmente nascosti nelle pieghe dei bilanci, oppure ignorati. E si nota che, in Italia soprattutto, si tende a privilegiare una sorta di “allungamento” della vita utile delle fonti fossili. Stupefacente il recente “ammodernamento” della centrale di Civitavecchia a carbone “pulito” (?), che ha avuto costi esorbitanti...ma tant’è: non si deve muover foglia che l’industria dei fossili non voglia.

In definitiva, quanto produrrebbero quei 2,536 GW di potenza installata? Stimando un dato realistico di 3000 ore/anno alla potenza di picco, otterremmo circa 7.600 Gigawattora, che corrispondono a 7.600.000.000 Kilowattora.
Siccome il consumo medio annuo di una abitazione civile è intorno ai 4.000 Kilowattora, con quell’energia si potrebbero alimentare 1.900.000 abitazioni, vale a dire una città di circa 6 milioni d’abitanti. Se vi sembra poco...
Siccome da una tonnellata di petrolio si ricavano 11.630 Kwh (2), quelle installazioni avrebbero generato, ogni anno – e, con la dovuta manutenzione, per sempre – l’equivalente di circa 653.500 tonnellate di petrolio, che sono pari a circa 4,5 milioni di barili annui. Gli impianti lucani producono, attualmente, circa 31 milioni di barili l’anno. Solo sette volte quello che i primi campi off-shore eolici avrebbero prodotto: se fossero stati approvati! Ed erano i primi!

Invece, Renzi boccia ogni impianto eolico ed approva tutte le possibili trivellazioni: non importa se le patologie tumorali, in val d’Agri, impazzano, se un piccolo paradiso naturale è stato trasformato in un girone infernale: a lui, di noi, non frega una mazza.
La storia la conosciamo, ed è tutta una storia toscana, della Toscana che conta, quella fra Arezzo e Prato, Firenze e Valdarno. Una terra zeppa di pietre, argille, ghiaie, rocce, ciottoli, sassi, lastre, scogli, massi...e Massoni.
Come non ricordare l’interessamento di Verdini, Carboni e Cappellacci per l’eolico sardo? Correva l’anno 2010. Ne nacque il filone d’inchiesta battezzato “P3” (3), che si perderà sui binari morti delle prescrizioni e dei non luogo a procedere, come tutti gli altri...

Ecco la verità, sic et simpliciter, tutti gli sbandierati giochini amorosi sono soltanto lì per abbagliare la gente: in realtà, le royalties che i francesi di Total pagano per il petrolio lucano sono poca cosa, se paragonate al bilancio dello stato, ma sono cifre consistenti se paragonate a quelle che ha incassato la “fondazione” (prontamente varata) dello stesso Renzi, 100.000 euro dalla British American Tabacco, ad esempio (4), mentre una legge che regolamenti lo spadroneggiare delle lobbies in Parlamento rimane sul binario morto.
E la Basilicata? Rimane una delle più povere regioni italiane, dove l’export è calato del 5,3% e l’occupazione del 2,8% (5): altro che Lucania Saudita! Ora, salirà – e parecchio – nella classifica dell’inquinamento e dei tumori, perché i dati epidemiologici già lo raccontano. E qualcuno dice “La Lucania saudita è diventata una terra dove siamo seduti su laghi di petrolio, con degli stracci addosso”. Niente di diverso dalla Nigeria.

Perciò, a questa gentaglia che fa affari anche col demonio basta riempirsi le tasche, possiamo dare un segnale d’avvertimento, un ulteriore “avviso di mora” con il referendum del 17 Aprile. Solo una comunicazione di “sgradimento" per tutte le loro porcate: tanto, poi, aggiusteranno una nuova legge e non potremo mai star loro dietro coi referendum.
Ma qualcosa conta: anche a noi, recarci al seggio per esprimere il nostro dissenso, costa poco.