Abbiamo nuovamente il Bucintoro. Splendida nave, davvero: ma
non ha più le dorature a guazzo, i fregi e le sculture. Ha, invece, cannoni a
tiro rapido, missili e (dovrebbe avere) aerei: stiamo parlando dell’orgoglio nazionale,
dell’ammiraglia della flotta italiana: la portaerei Cavour.
La quale, poveraccia, rischia d’essere declassata – a pochi
anni dalla nascita – a semplice portaelicotteri: come uno studente al quale
dicono: “no, tu, più che qualche corso d’avviamento al lavoro...”. Poveraccio,
come ci rimane male, e come ci rimarrà la Cavour
se continuerà la vulgata imperante, quella che recita che diventerà una
splendida portaerei con gli F-35.
Vediamo perché “osiamo” fare questa affermazione, ma non per
la nota polemica sugli F-35: per altre ragioni, forse meno conosciute, ma più decisive.
La nave non potrà mai operare come portaerei, perché non è adatta al velivolo
scelto, né è stata costruita con i requisiti di una portaerei.
Prendiamo in esame i pesi, a vuoto e massimi al decollo,
degli unici tre (in realtà solo due, lo Yak-141 non entrò mai in servizio, e
non consideriamo il vecchio Yak-38) velivoli V/STOL:
F-35B: 13.300 – 31.800 Kg
Harrier II: 5340
– 14.100 Kg
Yakovlev 141: 11.650 – 19.500 Kg
I pesi degli Yakovlev sono quelli dei pochi prototipi
costruiti: l’aereo, in ogni modo, conquistò 12 record mondiali per la categoria
VTOL, riconosciuti dalla FAI.
Soprattutto il confronto dell’F-35 con l’Harrier rivela un
“passo” molto diverso, ossia da un aereo specificatamente progettato per
l’impiego V/STOL da piccole portaerei, si è passati ad aereo terrestre
adattato: la Spagna, ad esempio, non ha preso in considerazione l’F-35B per la
sua piccola portaerei “Principe de
Asturias”.
Noi, invece, abbiamo costruito una portaerei un po’ più
grande, ma sempre più modesta delle “Tarawa”
(e classi successive) dei Marines statunitensi – che hanno un ponte di volo di
circa 30 metri
più lungo: 30 metri,
non sono pochi in decollo/atterraggio – e poi abbiamo deciso che sì, poteva
imbarcare anche un po’ di battaglione San Marco, con mezzi blindati e tutto il
resto. Così, una nave di nemmeno 30mila tonnellate di dislocamento, dovrebbe
fare la portaerei e la nave da sbarco: in più, dovrebbe gestire un aereo
pesantissimo: ma vi sembra possibile?!?
E questo è uno dei problemi dell’F-35B: in primis, l’aereo è
stato valutato sulla Tarawa e ancora
non si sa se verrà costruito, per problemi tecnici (riscontrati in prova
proprio sulla nave) e perché sono pochi aerei, rispetto agli ordinativi delle
altre versioni. Di conseguenza, c’è il rischio che la Cavour, terminata la vita utile degli Harrier, rimanga una semplice
portaelicotteri, incapace di proteggere i convogli mediante la componente
aerea, mancando clamorosamente l’obiettivo previsto per un Paese che intende
“difendersi”.
A parere di chi scrive, durante la lunga e contrastata
crociera di un paio d’anni fa per fare da “salone itinerante” dei prodotti
militari italiani, l’obiettivo migliore sarebbe stato uno solo: venderla.
In definitiva, l’aereo è pesante, troppo pesante per
appontare sulla Cavour: ci spieghiamo
meglio.
Una volta decollati grazie allo sky jump, gli F-35 devono
pure tornare; qui entra in gioco l’eccessivo peso che abbiamo sopra
riscontrato: oltre 30 tonnellate! Quasi un TIR a pieno carico!
In condizioni di bassa pressione e caldo umido, i motori non
ce la fanno a fornire la spinta necessaria all’atterraggio verticale (1) e,
dunque, l’aereo deve scaricare il carico bellico in mare e parte del
carburante: la cosa, già fa rizzare i capelli.
Il problema (che si presenta sempre quando gli aerei sono in
ricognizione armata) è quello di scaricare non solo le bombe (costano poco) ma
i missili, i quali hanno dei prezzi che vanno da 1 a 2 milioni di euro l’uno:
mettiamoci solo 4 missili e un po’ di carburante...voilà: 6-7 milioni ai pesci.
Per aereo. E per appontaggio.
Ovviamente, è impossibile: c’è un’alternativa B? Sì, c’è, ma
si chiama “fabbrica di vedove”.
L’aereo, invece d’appontare verticalmente, s’avvicina a
bassa velocità alla nave ed apponta “normalmente” (come sulle grandi portaerei)
“manovrando” sulla rotazione degli eiettori – in questo modo affida ancora una
parte della portanza alle ali – poi, appena toccato il ponte, subito una
spasmodica frenata per fermare 30 tonnellate d’aereo in 120 metri. Auguri. Forse
può funzionare con un Harrier, ma non con un bestione da 30 tonnellate.
Per questa ragione affermavo, prima, che i 30 metri di differenza da
una Tarawa fanno già una differenza, quella fra fermarsi al limite del ponte o
finire in mare: in ogni modo, anche i Marines sono poco convinti.
Per i non addetti, ricordo che questa versione dell’aereo
non avrà a disposizione il tradizionale gancio d’appontaggio.
Insomma, abbiamo costruito la portaerei fidandoci dello zio
Sam, il quale è nei guai fino al collo per i tanti problemi dell’aereo, al
quale s’è aggiunto questo – che, ricordiamo, riguarda solo l’eventuale F-35B –
e che potrebbe far pendere la bilancia verso una cancellazione del programma
della versione a decollo/atterraggio corto/verticale.
Gli USA non hanno questi problemi: la US Navy già sperimenta
il “superdrone” Pegasus per la difesa
aerea, che ha un raggio d’azione doppio rispetto al F-35 e costa la metà (2).
Insomma, che alla fine resteremo in braghe di tela non è proprio una certezza
ma – diciamo – un serio “dubbio ben motivato”.
Cosa succede nel mondo?
Il Regno Unito sfoglia la margherita come l’Italia – nel
senso “aerei convenzionali o a decollo verticale”? Ovviamente, prima di
costruire le portaerei. La Francia ha i Rafale
(convenzionali), la Spagna rinuncia, l’India imbarcherà (?) i convenzionali
Mig-29 con ali ripiegabili, la Cina ha copiato dei Su-27 russi...insomma, molta
confusione sotto i cieli orientali.
Noi, restiamo in mezzo al guado, anche perché ci sono molti
dubbi che la portaerei sia poi così importante come si crede, e come la II G.M.
ce l’ha lasciata, ossia come una regina: o una grande papera in mezzo al mare?
Dopo l’ “exploit” del (quasi) sconosciuto missile russo Kalibr – lanciato contro le installazioni
terrestri dell’ISIS da una corvetta nel Mar Caspio (3) – ci preoccuperemmo
molto, se fossimo un ammiraglio in comando su una portaerei, di riportare a
casa la baracca. Perché, lo stesso missile può essere lanciato da sottomarini,
il che lo pone assolutamente all’esterno di qualsiasi area di ricerca e
soppressione della minaccia subacquea, sia mediante aerei sia con gli
elicotteri. Ricordiamo che il Kalibr
è dotato di autoguida terminale sul bersaglio.
Questo, però, è un altro discorso che riguarda l’uso della
portaerei nel suo complesso: altra cosa è stabilire che fare di una portaerei
come la Cavour.
Premesso (per la seconda volta!) che venderla sarebbe la
miglior cosa da fare, la nave andrebbe ristrutturata radicalmente, poiché si
tratta di un ibrido senza senso: piccola portaerei, modesta nave da assalto
anfibio. Questa è stata l’impostazione errata: far convivere sulla stessa nave
due esigenze diverse, la seconda delle quali cozza violentemente contro le
impostazioni della difesa italiana. Chi dobbiamo andare ad assalire a migliaia
di chilometri dalle nostre coste? Con una nave? Due? Tre? Ma lasciamo
perdere...
Diversa è la faccenda se si torna all’impostazione
originaria: difendere “Blue Water” (ossia anche in pieno Mediterraneo) gli
interessi italiani e le proprie navi mercantili. Uno strumento potente per
l’offesa che potrebbe recare al nemico, non certo con qualche Harrier e pochi
elicotteri come oggi.
Una portaerei che, a pieno carico, disloca 28.000 tonnellate
è in grado, se ben strutturata, d’imbarcare circa trenta velivoli: lasciamo la
scorta antisom alle fregate e concentriamoci sugli aerei. Diciamo, un mix di 24
aerei e 6 elicotteri.
I dati non sono campati in aria: sono pressappoco quelli
delle vecchie Kiev della Marina
Sovietica (simili per tonnellaggio).
Il problema è dove andare a prendere gli aerei: gli Harrier
invecchiano, gli YAK non ci sono e l’F-35 s’appresta ad essere il più grande
“bidone” che lo zio Sam ci va a rifilare. Dove prenderli?
Ma in Italia!
C’è un aereo, italiano, che è stato venduto in Israele,
Polonia, Qatar e che partecipa alla selezione per un nuovo velivolo americano!
Buy italian?
Si tratta dell’ottimo Alenia Aermacchi M-346 Master (4), un addestratore di quarta generazione
il quale, però, presenta caratteristiche molto prossime ad un caccia leggero,
ovviamente nella versione monoposto.
“Le stime prevedono
che il modello sarà costruito in oltre 600 esemplari entro il 2020, escludendo
la versione da combattimento, alla quale a volte ci si riferisce con la designazione
non ufficiale M-346K. Quest'ultima è un candidato alla sostituzione del caccia
leggero Northrop F-5E Tiger II,
diffuso in numerose aeronautiche militari nel mondo.” (Wikipedia)
Difatti, in Israele ed in Qatar l’aereo è stato venduto
nella configurazione da addestramento – poiché la legge italiana impedisce la
vendita di armi a Paesi che hanno conflitti in corso (la solita foglia di fico
italiana) – ma, da quelle parti, poi, si modifica...
Insomma, si tratta di un buon velivolo. Vediamo i dati, comparati
al Sea Harrier ed al F-35:
F-35B: 13.300 – 31.800 Kg
Harrier II: 5340
– 14.100 Kg
M-346 Master: 7400
–10.200 Kg
Lontanissimi entrambi dalle quasi 32 tonnellate dell’F-35, i
due aerei sono abbastanza simili per prestazioni: entrambi subsonici con 1,2
Mach di velocità di punta…certo, il secondo è un addestratore e, dunque,
bisognerebbe valutare i pesi una volta “sbarcato” il secondo seggiolino,
caricato un radar aria-aria, eccetera...però, diciamo che a pesi ci siamo. E i
costi?
L’addestratore costa 20 milioni di euro: il caccia costerà
di più, ma sempre intorno ad un terzo di un F-35, il quale costa circa 100
milioni e non si sa nemmeno, nella versione “B”, se verrà costruito e quanto
costerà.
Quindi, potremo avere una linea di volo per la Cavour che costerà circa 1 miliardo,
contro i 3 del (ipotetico) F-35. E sarà un prodotto costruito in Italia, che
darà lavoro agli italiani, non come i pochi posti creati a Cameri per
l’occasione.
C’è un solo problema: non è un velivolo a decollo verticale,
ma convenzionale, anche se i dati di corsa di decollo sono molto promettenti, 280 m, e per l’atterraggio 580 m (5). Pur ricordando che
il velivolo, in configurazione da difesa aerea sarebbe piuttosto leggero (bombe
e missili aria-terra pesano molto) – potrebbe essere armato con 4 AIM-120
Amraam e due Sidewinder, come l’Harrier, ed imbarcherebbe un migliaio di chili
o poco più, poca roba – però necessiterebbe comunque di catapulte per il lancio
e sistema di cavi (gancio) per l’atterraggio. E’ possibile?
In teoria sì, nulla è impossibile...dipende dai costi e
dalla volontà di farlo, perché i costi non sarebbero tanto sul velivolo, quanto
sulla nave.
Il risparmio sugli aerei, rispetto agli F-35, sarebbe di
circa 2 miliardi: bastano per ristrutturare la nave da così:
La prima (in basso) è la Cavour
com’è oggi, mentre le due (ipotetiche) configurazioni in versione “vera
portaerei” si differenziano per una diversa disposizione delle catapulte: la
cosiddetta “isola” con il fumaiolo, ecc, non andrebbe modificata. Sarebbe una
ricostruzione/modifica pari a quelle che subirono alcune portaerei dopo la II
G.M. con l’ingresso in servizio dei jet, come le inglesi classe Majestic o le americane classe Essex: per le Essex, ad esempio, furono necessari 7-8 mesi di lavori. Non
soffermatevi troppo sui dettagli dei disegni: sono soltanto delle indicazioni.
La Cavour è
costata (secondo Wikipedia) 1,35 miliardi, secondo l’ex ministro Mauro (6) 3,5
miliardi (semplicemente, 1,5 la nave e 2 miliardi gli aerei: gli americani gli
hanno fatto uno sconto da 3 a
2 miliardi? Dubitiamo) ma la cosa non sposta i termini del problema, anche se
(secondo alcune stime) gli F-35B verrebbero a costare 140 milioni l’uno,
l’aereo più costoso della storia.
O ce la teniamo così, azzoppata, senza aerei o, al più, con
degli aerei che daranno problemi dal primo all’ultimo giorno di servizio – l’F-35,
di guai, ne ha a bizzeffe: motori, elettronica...nulla va per il verso
giusto...ma la considerazione del troppo peso, in appontaggio, su un ponte così
piccolo taglia la testa al toro – oppure la modifichiamo o, meglio, la vendiamo
(terza volta) sempre che qualcuno la voglia, perché di scemi che tirino fuori
fior di soldoni per una nave del genere mica se ne trovano tanti.
L’errore non è stato solo progettare la nave in sé (la
duplice missione, difesa aerea e proiezione di potenza, su una nave così
piccola), ma l’aver costruito una nave fidandosi degli americani ad occhi
chiusi e, soprattutto, senza riflettere sul rapporto misure del ponte/pesi dei
velivoli.
Il discorso generale, per l’Italia, di possedere una
portaerei ci conduce direttamente alle spese per la Difesa: il 73% dei fondi
che il Ministero dell’Economia destina alle imprese, anche quest’anno, andrà al
comparto difesa. Ma l’Italia si muove fra il 7° ed il 9° posto (secondo gli
anni) nella classifica dei venditori di armi, con una fetta del mercato
mondiale intorno al 2% (7): in altre parole, vendiamo bombe, ma quanti italiani
ci campano sopra?
Dall’altra, a forza di ricordare “si vis pacem, para bellum” si finisce per andare a bombardare la
Libia, in Iraq e tutto il resto...ma, serve avere delle armi per difendersi?
Lascio ad altri questo dilemma, vecchio come il mondo, e
ritorno alla Cavour: a meno di
credere alla favoletta del F-35B che tutto risolverà...che facciamo, la
ormeggiamo a Venezia e poi tiriamo fuori questo moderno Bucintoro, una volta
l’anno, per celebrare il matrimonio con le acque?
(1) Fonte: National Audit Office UK (http://www.nao.org.uk/wp-content/uploads/2013/05/10149-001-Carrier.full-report.pdf)
(7) https://en.wikipedia.org/wiki/Arms_industry#World.27s_largest_arms_exporters
Salve!
RispondiEliminaIo l'avrei chiamata "stella marina" perché Cavour
non mi smebra adatto per una portaerei ed in più
porta sf...
Mi dispiace Carlo ma questo argomento sembra non
aver interessato nessuno.
Anche io mi trovo perplesso per un articolo
abbastanza tecnico e "militare"... anzi "marina militare"...
Nondimeno ti ringrazio perché non ne sapevo nulla
di nulla ed lameno adesso se qualcuno parlerà di
portaerei italiane potrò stare sull'argomento.
Ti rivelo anche che in questo mio commento ho intenzione
di andare fuori tema (più del solito) ed anzi so benissimo
che il mio tema è invece adatto per l'altro tuo articolo,
quello sull'aereo militare russo abbattuto dai turchi, mi
sembrava che questo fosse troppo deserto ed in più la tentazione
di fare il primo commento...
Ieri i russi hanno denuciato al mondo la turchia o meglio
l'oligarchia turca perché farebbe traffico di petrolio
a "nero" con i 'terroristi' del Daesh...
Hanno mostrato foto di migliaia e migliaia di camion che
trasportano l'oro nero dalla Siria e dall'Iraq verso la Turchia
eccetera
Hanno detto che l'affare è tanto grande che rende milioni e milioni
di dollari a Daesh
Allora desidero sottopporre a questo blog una mia piccola riflessione:
-dove finisce questo petrolio a "nero" cioè a costo ridotto?
-supponiamo che finisca nei canali "paralleli" al commercio
del petrolio 'regolare'
-quindi significherebbe anche che finisce nelle pompe di benzina e gasolio
anche europee?
-quali pompe? quelle cosiddette 'bianche' ? (cioè senza brand)
Quindi il cittadino europeo ed italiano che si rifornisca da
pompe di carburante nelle quali ci sia petrolio proveniente
dal mondo Daesh INCONSAPEVOLMENTE (però solo fino a ieri)
fornisce danaro ai terroristi?
Mi viene da dire: "il mondo è piccolo!"
I nostri morti, che noi europei oggi piangiamo sono
dovuti, in minima parte, anche alla nostra continua
"indifferenza" sulle 'persone' alle quali diamo i nostri denari?
Mi verrebe da dire: "vabbè io vado a metano..."
E lo dico con una punta di orgoglio perché io vado a metano
da più di 30 anni ed a quei tempi rifornirsi era una impresa
ed ho 'collaudato' a mie spese la prima Multipla (acquistata nuova nel 1999)
sulla quale ho speso oiltre 6mila euro per guasti vari...
Io ho creduto nel metano come scelta ecologica ed
adesso è divenuta anche una scelta politica e sociale?
(Adesso però non dirmi, caro Carlo, che il metano proviene
dalla Libia ed ho 'mantenuto' per anni un feroce dittatore)
A me è sempre piaciuto pensare che il metano provenisse
dalle fredde steppe russe...
saluti
RA
Aggiungo...
RispondiEliminaSe la mia idea ha un fondo di verità
e se -come penso- già si sapeva che migliaia
di mezzi in movimento per le aride lande
siriane irachene e turche non erano lì
a fare gite di piacere...
Allora non ci sarebbebisogno di bombardare
basterebbe controllare le compagnie che
vendono petrolio ed impedire che nessun
barile 'abusivo' venga commerciato.
L'europa e tutto il mondo occidentale ma
cnhe la Russia glii Usa ecc.. dovrebbero
imporre un rigidissimo protocolloo di controllo
della provenienza del petrolio.
... e non ci sarebbe più bisogno di
bombardare...
Gli avremmo tolto, così senza colpo ferire,
la sorgente 'nera' dei soldi...
saluti
RA
Ma se sono loro che conducono la danza? Dai, Roberto, dattela...ciao.
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