15 maggio 2021

E i politici sognano

 


La situazione economica italiana sta accartocciandosi su se stessa: su 5 milioni di piccole e medie imprese italiane, l’85% – 300.000 – ha chiuso i battenti nel 2020 e non si sa ancora quante spariranno nel 2021. Insieme alle imprese, sono sparite 200.000 Partite IVA. A grandi linee, 1/6 dell’apparato produttivo italiano è scomparso nel 2020 e, nel 2021, s’attendono cifre ancora più alte. Chi aveva “stretto la cinghia” nel 2020, può averla definitivamente mollata nel 2021.

Per ora, sono soltanto piccole imprese a conduzione familiare et similia, ma il computo ad oggi è soltanto aleatorio: pochi dati certi e mille ipotesi senza certezze.

Mentre le tasse sono sospese dal 31 Marzo 2020 al 30 Aprile 2021, il computo degli emolumenti non percepiti dallo Stato verte intorno ai 1.000 miliardi e non si sa quali risultati genererà e quali saranno le ripercussioni sul mondo bancario.

Di là della precisione millimetrica dei numeri, i fatti indicano che l’apparato produttivo italiano – risollevatosi appena dalla crisi del 2008 – ha incocciato “la pietra d’inciampo” del Covid: fino a dove è rovinata, lo sapremo solo alla fine dei giochi. Se lo sapremo e se la crisi economica avrà fine.

Il contraltare, proposto dall’attuale governo, risiede solo nelle cifre del turismo “che verrà” se mai verrà…per ora (2021) sono saltate 81 milioni di presenze turistiche, con una perdita – nel trimestre primaverile – di 9,4 miliardi di euro.

I politici, in questo sfacelo, sognano di lucrare sui (pochi) soldi europei destinati a salvare il salvabile per non far precipitare le nuove generazioni in una povertà nemmeno immaginabile oggi: sognano ponti ed autostrade, gallerie ed aeroporti…sui quali percepire il solito 15% di prelievo, come dei rappresentanti di commercio di merendine o di camicette.

Il liberismo sfrenato e la “pietra d’inciampo” del Covid hanno prodotto un cocktail micidiale: si riesce a comprendere perché Mattarella abbia scelto l’uomo del Britannia e della cancellazione della Grecia per salvare l’Italia dal baratro, ma temiamo che abbia sbagliato i conti alla grande, come un contabile strabico di un dimenticato banco dei pegni. Di più, Mattarella non è e non sa essere.

Per comprendere come dal 2008 ad oggi tutto sia precipitato basta osservare questa immagine di un qualsiasi porto turistico: da un lato i grandi panfili da milioni di euro, dall’altra lo sterminato parquet delle barche della classe media.

Le barche che osservate a destra costano fra i 2 ed i 20 milioni l’una ed hanno costi di mantenimento annui parificabili nel 10% del costo d’acquisto: siccome ce ne sono anche di più grandi, dobbiamo concludere che esistono migliaia d’italiani in grado di spendere milioni di euro ogni anno soltanto per lo sfizio d’andare in mare.

Per contro, osservate la platea della classe media, con imbarcazioni fra i 20 ed i 100 mila euro, che costano parimenti poche migliaia di euro l’anno per il loro mantenimento: c’è una curiosità che potrete notare facilmente.

I posti vuoti.

Sono la rappresentazione grafica della fine della classe media italiana, o borghesia che dir si voglia, e il Covid non è ancora passato. Cosa resterà alla fine?    

 

Venezia, Maggio 2021: https://www.youtube.com/watch?v=DYhPHxWWByw

2 commenti:

spes ha detto...

“Per comprendere come dal 2008 ad oggi tutto sia precipitato basta osservare questa immagine di un qualsiasi porto turistico: da un lato i grandi panfili da milioni di euro, dall’altra lo sterminato parquet delle barche della classe media.”
Il quesito senza risposta :“è meglio vivere da stupidi in un mondo di intelligenti o è forse meglio vivere ,da intelligenti ,in un mondo di stupidi? in questo caso si propone in: è meglio una società di pochi stramilionari o una di molti, moltissimi centomilaeurari?
Se non mi sbaglio i grandi panfili sono quelli che “battono” bandiere con molti colori per coprire la mancanza di tassazione per proprietari che non hanno certo bisogno di beneficenza.Le barchette sono invece in possesso di persone che non sono stra ma che vivono nel Paese e in più in questo Paese pagano le tasse.
Lo stesso avviene per le grandi imprese multinazionali divenute tali per una strana legge economica capitalistica per la quale bisogna ingrandirsi sempre di più fagocitando le più piccole che ,alla fin fine,sono quelle distribuite sul territorio danno lavoro a gente del posto e partecipano alla vita economica del Paese al contrario delle grandi che,caso più clamoroso Google,intascano utili senza contropartite.
Chissà cosa hanno firmato con l’armistizio di Cassabile per cui , approfittando del piano Marshall,siamo passati ad essere “nicchia” industriale e restare incollati a quella realtà fino ai nostri giorni per cui ad es. l’Olivetti ha dovuto mandar giù a forza il ricatto IBM e ridursi a industria di macchinette per uffici.
Purtroppo per noi il mondo è strapieno di “nicchie “industriali che vanno e vengono e....tutto passa ,tutto scorre.
Ciao

Carlo Bertani ha detto...

I grandi panfili battono bandiera delle Cayman e non pagano nulla, le barche sotto gli 11 metri non pagano niente...assicurazione e basta...
Il problema è un altro: fino a che punto potremo permetterci questa divisione di ricchezza, col 10% che s'accaparra la metà del reddito nazionale mentre il restante 90% deve accontentarsi della metà? Ed aumenta sempre la differenza!
Ciao
Carlo