14 ottobre 2020

Chiediamo soldi all'Europa? E per cosa farne?

 


Gentile Presidente Conte,

la vicenda è quella che da un ventennio assilla gli ex dipendenti delle ex Province nella Scuola, che iniziò con la riforma Berlinguer dell’Istruzione nel 1999 ed è terminata con una sentenza della Corte di Cassazione nel 2019. Una vicenda iniziata nel 1999 e terminata, con uno sberleffo all’Europa, nel 2019: tempismo eccezionale della Giustizia Italiana.

 

In Italia, all’epoca (fino al 2000), nella Scuola lavoravano all’incirca 70.000 persone suddivise fra docenti e non docenti, che prestavano il medesimo servizio dei colleghi dello Stato: il perché di questa stranezza è uno dei tanti misteri italiani, misteri che nascondono giochi di potere, collusioni politiche, controllo del voto ecc. Finalmente (e coraggiosamente) un ministro dell’ Istruzione (Berlinguer) si mise con pazienza a smantellare quel sistema, che generava incomprensioni e difficoltà: oltretutto, si parlava oramai di una prossima abrogazione delle Province, che giunse nel 2014. Nella stesura originale della legge (n. 124 del 1999) si tutelavano i dipendenti delle ex Province: l’anzianità di servizio sarebbe stata totalmente conservata e sarebbero entrati nelle graduatorie dello Stato con minime differenze di retribuzione a loro favore.

 

Ma qualcuno (Berlusconi) ritenne che anche quelle minime differenze fossero troppe e così, nella Legge Finanziaria per il 2006 (comma 218) inserì una “interpretazione autentica” la quale, altro non era che la totale riscrittura retroattiva di una norma, introdotta solo 6 anni prima.

In quella “interpretazione” – fumosa, farraginosa, in alcuni punti addirittura ilare, che denotava lo “stile giuridico” di Berlusconi – si compiva un’iperbole giuridica, anche difficile da interpretare: praticamente, chi aveva 40 anni di servizio scendeva a 20, oppure chi ne aveva 20 scendeva a 7. Insomma, più soldi per noi (Berlusconi aveva promesso l’abolizione di alcune tasse molto invise dagli italiani più ricchi, come lui stesso) e meno soldi per voi. Non c’è da stupirsi: quello è il mondo di Berlusconi e tutti in Europa lo hanno capito.

 

Nel frattempo, però, molti dipendenti si erano rivolti alla Giustizia Europea, che aveva respinto senza incertezze tutti i tentativi della Giustizia italiana di far passare come norma di “interpretazione autentica” una stupidaggine giuridica la quale, altro non era che il tentativo di risparmiare denaro stravolgendo retroattivamente una norma precedente e già contemplata nell’ordinamento giuridico.

Come avesse fatto la Corte di Cassazione ha “passar per buona” quella fantasiosa ricostruzione di un articolo di legge mi parve, all’epoca, incredibile: dopo le ultime vicissitudini in seno al Consiglio Superiore della Magistratura, credo d’aver iniziato a capire. Forse, se vogliamo veramente essere europei, abbiamo ancora molta strada da compiere: iniziano magari dalla Giustizia e dal sistema Legislativo.

 

La prima a demolire questa “fantasiosa” ricostruzione fu la Corte di Giustizia Europea, poi partirono le richieste personali alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, della quale non si contano più i ricorsi – tutti vittoriosi per i dipendenti – che sono costati allo Stato italiano pesanti sentenze, nel senso di pagamenti di spese processuali, danni, ecc, oltre al riconoscimento del diritto originario dei lavoratori. L’ultima sentenza è costata allo Stato circa 400.000 euro: perché lo Stato italiano dilapida in questo modo soldi pubblici?

Inoltre, nell’ultima sentenza si è avvertito il fastidio della Magistratura Europea per la mancata applicazione di norme che il Trattato di Nizza obbliga l’Italia ad applicare. Dulcis in fundo, partirà presto l’ennesimo procedimento giuridico contro la Presidenza del Consiglio – gli avvocati Sullam e Zampieri lo stanno già preparando – per la mancata applicazione della direttiva 77/187 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e della CEDU.

 

Eppure, pareva che una sorta di “gentleman agreement” fosse a portata di mano già nel Giugno 2020, all’incontro di Villa Pamphili, poi tutto è tornato a girare nel medesimo modo: la Ragioneria dello Stato continua a richiedere rimborsi di decine di migliaia di euro sulla base della sentenza della Suprema Corte di Cassazione…eppure, la Corte Europea era stata chiara: nell’ultima sentenza del Settembre 2019 era compresa una diffida (con formula ultimativa!) con l’invito ai vertici del Ministero dell’Istruzione a relazionare sul perché la questione non era stata ancora risolta! Della serie: l’Europa ci deve aiutare, poi noi facciamo come ci pare?

 

Mi rendo pienamente conto dei problemi che l’Italia (ed il mondo intero) sta attraversando, ma non si può – anche se un maledetto microrganismo cerca di farci impazzire – dimenticare il senso della vita che scorre ugualmente: domani, Covid o non Covid, la Ragioneria dello Stato invierà alle sedi periferiche l’elenco delle pazzesche richieste di decine di migliaia di euro da richiedere a 70.000 persone incolpevoli, soltanto sulla base di una sentenza della Suprema Corte di Cassazione che l’Europa ha definito, ad essere ancora veniali, una schifezza. Ed è la stessa Europa alla quale lei ha chiesto giustamente aiuto e che, a quanto sembra, è decisa a farlo? A cosa serve se le prassi giuridiche – controfirmate ed accettate – non vengono rispettate?

 

Non le pare, questa, una contraddizione incongrua, una sorta di gioco delle tre carte della serie “non vedo, non sento e non parlo” che giunge a massacrare decine di migliaia di famiglie italiane per colpa – diciamola tutta – di una classe politica che non sapeva come fare per salvare i suoi privilegi? Le sembra che sia cambiato qualcosa?

 

Bisogna avere i nervi saldi per sopravvivere in questa situazione, so che tanti altri vivono giorni difficili e lo fanno con coraggio ma, mi creda, campar male per colpa di una sentenza che non si comprende come sia stato possibile confezionare rende rabbiosi al solo immaginarlo. E come si fa ad andare avanti, sapendo che la nostra vita è stata stravolta da una sentenza che il fior fiore dei giuristi europei ha giudicata immonda?

Smettiamo, per favore, di parlare d’Europa se, in fin dei conti, siamo proprio noi a non mostrarci europei.

La saluto e la ringrazio

 

prof. Carlo Bertani, ex insegnante, giornalista e scrittore    info@carlobertani.it

Nessun commento: