Non prendete questo articolo, vi prego, come una difesa
dell’immigrazione, clandestina e non: non è questo.
Vuole essere un calepino, un block notes di appunti dove ho
cercato di mettere insieme le tante – moltissime! – argomentazioni che riguardano
il vertiginoso calo demografico europeo. Voglio portare soltanto delle
argomentazioni sensate, perché continuare ad invocare le cannonate della Marina
contro le navi degli immigrati mi sembra non solo improbabile al 100% ma, in
fin dei conti, inutile e dannoso.
Ottaviano Augusto, primo imperatore, fu anche il primo –
dopo un secolo di guerre civili – a governare un impero senza guerre dentro le
sue frontiere, e la rinnovata stabilità interna condusse a tempi più
tranquilli: l’Egitto forniva grano in abbondanza, i Galli erano diventati abili
nella produzione di ceramiche, la
Spagna forniva il pesce ed il prelibatissimo (per i loro
palati) garum. C’erano ancora guerre
di contenimento alle frontiere, ma la società italica – grazie alle abbondanti
re-distribuzioni delle terre ai reduci – visse una nuova età aurea.
Immediatamente, però, la popolazione romana percepì che i pericoli
erano passati, che ci si poteva divertire! Augusto giunse al punto di dover
esiliare la figlia, Giulia, in un’isola per la sua condotta scandalosa.
Come per noi, anche per Augusto il problema era di dover
garantire una natalità di “qualità”, altrimenti, un impero con i figli degli
schiavi – non educati, che non conoscevano la lingua, ecc – non lo mandavi certo avanti.
A dire il vero, molti funzionari dello Stato venivano già
allora cercati fra i figli dei liberti, che diedero buona prova
nell’amministrazione e, nelle legioni ausiliarie, nell’esercito, ove la
promessa della cittadinanza faceva gola.
Eppure, un sistema che aveva molto potere e gran parte del
mondo allora conosciuto ai suoi piedi, dopo un secolo iniziò a scricchiolare, al
secondo iniziò qualche crollo, nel terzo era già nella tormenta. Perché? Non
perché erano giunti altri popoli da altre terre, bensì perché avevano cessato
di riprodursi!
Ah, le donne…
La donna, inutile nasconderselo, è centrale nelle vicende di
natalità: un tempo, anzi, la sua vita era centrata proprio sulla riproduzione,
almeno fino alla Prima Guerra Mondiale. Poi, ci fu il cambiamento: le donne,
forzatamente, entrarono nell’apparato produttivo…e non ne uscirono più!
D’altro canto, la donna di fine ‘800 aveva desideri,
aspettative, programmi, sogni…che non sono nemmeno paragonabili a quelli
odierni, dove apprezza l’indipendenza che la società moderna le consente mentre,
a fine ‘800, non poteva nemmeno ereditare, bensì solo consegnare la propria
dote al marito.
Oggi, se vuole, può placare la sua ansia di figli semplicemente,
con un figlio generato da un rapporto qualunque (magari anche d’amore, poi
concluso) mentre gli anticoncezionali la metteranno al sicuro da gravidanze
indesiderate.
D’altro canto, oggi, non penso che si possa (e si desideri)
riportarle – per editto – a quella condizione: eppure, qualcosa bisognerà fare.
Ma dovrà essere un “fare” che riguarda la società nel suo insieme, non certo le
sole donne. Perché anche le donne, pur emancipate e liberate da una sudditanza
incongrua, non sono affatto contente!
Alcuni dati
sull’Africa
Nel 1950 il paese
sahariano del Niger, con 2,6 milioni
di persone, era più piccolo di Brooklyn. Nel 2050, con 68,5 milioni di
persone, avrà le dimensioni della Francia. A quel punto, la Nigeria,
con 411 milioni di persone, sarà
considerevolmente più grande degli Stati Uniti. Nel 1960, la capitale della
Nigeria, Lagos, aveva solo 350.000 abitanti. Era più piccola di Newark. Ma Lagos
ora è sessanta volte più grande, con una popolazione di 21 milioni, e si
prevede che raddoppierà di nuovo nella prossima generazione, diventando la
città più grande del mondo, con una popolazione all’incirca uguale a quella
della Spagna. (1)
V’invito a leggere l’articolo citato in nota.
Le grandi “paure” dei demografi del Novecento – Cina ed
India – le abbiamo alle spalle, giacché sia l’India e, soprattutto, la Cina stanno imboccando anch’esse
la via del declino demografico.
Il vero problema, dunque, non è l’Africa – rimasta la sola
grande area d’incremento demografico – ma le modalità di gestione dei movimenti
migratori.
I dati sull’Europa
L’Unione europea ha
raggiunto una popolazione di 509,4 milioni nel 2015, i suoi paesi
costituenti hanno aggiunto circa un centinaio di milioni di persone (ossia
immigrati, N. d. A.) dall’inizio degli
anni Sessanta. Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Ue, prevede che la sua
popolazione raggiungerà probabilmente i 518 milioni entro il 2080.
L’Europa dovrà importare persone. Senza migrazione, mostra Eurostat, la
popolazione europea nel 2080 scenderebbe a 407 milioni…Per mantenere costante la
popolazione attiva della Germania, ai tedeschi serviranno 24,3 milioni di immigrati. (ibidem)
Meno siamo, meglio
stiamo?
Apparentemente, le cose sembrerebbero stare così: ma è poi
proprio vero?
Le “piramidi” demografiche ci mostrano un ben diverso
andazzo: finché la base dei nuovi nati è larga, l’avvenire è assicurato ma,
quando la “piramide” quasi si capovolge, le giovani generazioni sono troppo
scarse per consentire ad una società la stabilità necessaria. Germania e
Giappone sono le società più “vecchie” del Pianeta, con metà della popolazione
sopra i 47 anni, seguite a ruota da Italia ed Austria.
Oggi, stanno “uscendo” dall’età riproduttiva le generazioni
degli anni ’80 – già di per sé scarse – e si affacciano le generazioni degli
anni ’90, ancora più scarse: già oggi, perdiamo circa 200.000 abitanti l’anno, ogni
anno una città come Brescia, Perugia o Catania sparisce.
Ovviamente le città non scompaiono, sono le aree periferiche
e le campagne a spopolarsi: in Spagna, ad esempio, c’è una società immobiliare,
la Aldeas
Abandonadas (2), che non vende solo abitazioni, bensì interi villaggi abbandonati!
Se voglio percepire
il mutamento, se così lo vogliamo definire, mi basta affacciarmi alla finestra:
quando acquistai questa casa, nel 1999, se mi affacciavo alla finestra vedevo
una piana ordinata dai campi di grano, granturco ed erba medica. Nel paese
giravano trattori carichi di patate o di legna. Oggi, qualche erbaio
abbandonato e tanti noccioleti, che sono un modo per far rendere qualcosa il
terreno quando non si hanno più le forze per coltivarlo.
Eppure, il pane, il
vino, l’olio, i formaggi…continuiamo a consumarli: soltanto, non sappiamo più
da dove arrivano.
I giovani, quando
insegnavo, li salutavo e molto raramente li ho poi incontrati: finito il Liceo,
Università…poi, solo racconti di genitori o di amici…vive a Udine, a Montreal,
a Friburgo…
Il problema del
rapporto fra occupati e produzione è sempre un dilemma: la produttività è
cresciuta di circa un punto percentuale l’anno, ossia si produce di più grazie
all’automazione. Ma, per contrappasso, le attività sociali crescono: basti
pensare, oggi, a quanti lavorano per l’assistenza degli anziani.
Sull’altro versante,
però, i frutti dell’automazione non sono stati suddivisi fra capitale e lavoro,
bensì i contratti di lavoro sono diventati sempre più precari, e le retribuzioni
premiano a dismisura i “piani alti” dell’impresa, mentre i lavoratori di basso
livello hanno visto le loro retribuzioni inaridirsi, con buona pace del
sindacato, venduto a chiunque offrisse qualche vantaggio a loro, non ai
lavoratori.
Se desideriamo
osservare dov’è finita la grande immigrazione dai Balcani (Albania, Romania,
ecc) basta che ci rechiamo in un qualsiasi cantiere edile: è raro che la lingua
“base” sia ancora l’italiano. Così come il settore tessile è in mano cinese, e
l’agricoltura latifondista si serve principalmente di africani.
Forse, se le paghe
nel settore agricolo fossero quelle sindacali, chissà…può darsi che qualche
italiano si presenterebbe, ma dubito che sarebbero in tanti. Meglio, sarebbe
gestire l’agricoltura mediante vere cooperative, come si fa in Olanda od
in Spagna: in Italia, però, il latifondo è sempre presente e nessuno mai l’ha
scalzato. Ho visitato, personalmente, un campo di 14 km x 5 in provincia di Padova ed
una tenuta di migliaia di ettari in quel di Gravina, in Puglia.
La realtà sono,
invece, le “aziende” che sfruttano all’osso gli africani, pagandoli quel che
vogliono e poi, come se non bastasse ancora, “aziende” che concimavano le
verdure destinate al consumo con compost ricavato dai rifiuti ospedalieri (3). Figuriamoci
cosa gliene importa di far raccogliere i pomodori a 10 euro il giorno e se chi
lavora, la sera, non ha nemmeno un tetto sotto il quale riposare!
In altre parole, per
non continuare all’infinito a respingere (e poi far sbarcare lo stesso) navi e
barconi, bisognerebbe che il governo si facesse portavoce, in Europa, di una
conferenza diretta a trovare una soluzione, una vera soluzione. Ma una
soluzione dignitosa anche per loro: siamo in grado di garantirla?
Potrebbe essere un
quantitativo standard, deciso a livello europeo – tenendo conto anche dei
bisogni europei di manodopera – stabilito di anno in anno con la ripartizione
per ogni Paese perché l’Europa non può affidarsi a fumose trattative, di volta
in volta, per queste faccende. Rimarrebbero i richiedenti asilo: ma, se non si
vanno a fomentare guerre, è difficile che la gente scappi. Perché non iniziamo
a ritirare il nostro contingente in Mali? Perché non chiediamo alla Francia di
fare altrettanto?
Nemmeno va bene il
concetto scaturito dall’accordo irlandese: dove arrivano, se li tengono.
Bell’accordo!
Ci sono poi persone
che temono d’inquinare la propria razza con culture diverse: questo, signori
miei, è puro razzismo.
La cultura italiana,
per quel che vedo e noto, se n’è già andata da un pezzo: la religione cattolica
è diventata solo più un pio ornamento, per una civiltà che – nel bene e nel
male – ne fece il suo cardine. Gli italiani credono alla reincarnazione,
frequentano swami e comunità di vario tipo: una situazione molto simile a
quanto avvenne nella decadenza dell’Impero, quando Adriano accettò Cristo come
uno dei tanti Dei, nel frastuono afono della decadenza.
Non parliamo poi
della vita sociale: un tempo, il bar era il luogo di ritrovo, dove eri sicuro
d’incontrare gli amici di sempre, dove facevi la partita a calciobalilla od a
ping-pong…esisteranno ancora, qui e là, posti del genere, ma io noto i bar già
chiusi alle 9 di sera, i baristi non sono più orgogliosi, come un tempo, del
loro mestiere “sociale”…no, contano i guadagni e basta.
Vi rendete conto che
non riusciamo nemmeno più ad imbastire una Nazionale di Calcio almeno decente,
anche se distribuiamo cittadinanze italiane a destra ed a manca, facendo ridere
i polli?
Nessuno ne ha colpa
e tutti ce l’hanno…quando una cultura decade, decade l’arte: la musica si fa
rumore, il disegno impazzisce, la danza è scomposta…e, soprattutto – forse
inconsciamente – passa la voglia di “passare il testimone” ad una discendenza,
alla quale, non si saprebbe come giustificare la scelta.
Quindi, di cosa
dovremmo sentirci defraudati dalle altre culture? Non sto parlando di chi
delinque, ovvio, ma di chi ha semplicemente la pelle o gli occhi diversi dai
nostri.
Ciò che
m’intristisce è notare che anche gli immigrati, quando vengono da noi, smettono
di fare figli: non subito, dopo un po’, quando realizzano dove sono finiti.
La nostra società ha
così tante motivazioni di tristezza, al suo interno, da scoraggiare chiunque ci
arrivi: si sforzano di mantenere le loro radici culturali, ma finiscono in una
terra di nessuno dove ogni cosa perde di valore, ogni suono si tace, ogni
volontà si estingue: per forza si chiudono nelle loro cerchie...vi rendete
conto di cosa proponiamo? Un mondo di persone sole, in perpetuo contrasto le
une con le altre, nessun valore superiore ma solo denaro, potere e denaro, auto
di lusso, moto rombanti…c’è da meravigliarsi se non ridiamo più? Se non
accettiamo più la scommessa di fare un figlio con la gioia nel cuore e la
speranza di un buon avvenire per tutti?
Siamo un popolo
infelice: abbiamo ben poco da proporre, da salvare…altro che temere fumose
contaminazioni culturali!
4 commenti:
Il motivo principale (non il solo, ma il principale) per cui in famiglia si rinuncia a fare quel figlio in più è *economico*. Ma egregio prof. Bertani, che leggo sempre con sincero interesse, ma proma di andare a pensare ad una strategia di compensazione demografica tramite gli africani... ma *aiutare* le famiglie italiane, no? Uno sgravio fiscale? Un assegno familiare meno ridicolo? (io ho moglie e 2 figli a carico e l' "aiuto" che lo Stato mi da è di ben 78€/mese.
Perché, se il problema era solo economico, negli anni del dopoguerra - e per vent'anni a seguire! - si fecero figli in abbondanza? Le consizioni economiche non erano molto buone, la vita dei lavoratori era dura...come mai?
Io credo che soffermarsi sull'esempio dei Latini sia utile: in entrambe le situazioni, l'aumento dei redditi e la facilità del vivere condussero all'estinzione della natalità.
Forse le ragioni sono più profonde e sottili, più sociologiche che economiche. Vuoi vedere che, con la sicurezza economica, l'uomo tende a sopprimere la necessità riproduttiva?
Ricordiamo gli anni '80, gli anni dell'edonismo...non facciamoci inglobare nelle risposte troppo semplici...
Ciao a tutti
Carlo
"Ciò che m’intristisce è notare che anche gli immigrati, quando vengono da noi, smettono di fare figli: non subito, dopo un po’, quando realizzano dove sono finiti".
Forse la risposta è tutta nella frase copiata sopra: spostare le persone da territori dove si figlia di più a territori dove si figlia di meno.
Perché?
Perché con l'automazione non ci sarà più lavoro.
Le elite, che hanno memoria (la famosa frase "Che mangino le brioches"...), sanno che le masse affamate possono diventare pericolose.
Tanto vale ridurre le masse, senza colpo ferire.
Quindi, riducendo l'incremento demografico.
Oppure, sterilizzando (e ci stanno riuscendo perfettamente, da decenni.
Mi chiamo Christian Hofman. Questo è un giorno molto felice della mia vita grazie all'aiuto che il Dr. .nosakhare mi ha dato per aiutarmi a recuperare la mia ex moglie con il suo incantesimo di amore e magia. Sono stato sposato per 6 anni ed è stato così terribile perché mia moglie tradiva e cercava il divorzio, ma quando mi sono imbattuto in Dr..nosakhare e-mail su Internet su come ha aiutato così tante persone a recuperare il loro ex e aiutare sistemare la relazione e rendere felici le persone nella loro relazione. Ho spiegato la mia situazione e poi ho cercato il suo aiuto, ma con mia grande sorpresa, mi ha detto che mi avrebbe aiutato con il mio caso e che ora sto celebrando perché mia moglie è cambiata totalmente in meglio. Vuole sempre essere al mio fianco e non può fare nulla senza il mio regalo. Mi sto davvero godendo il mio matrimonio, che grande festa. Continuerò a testimoniare su Internet perché Dr..nosakhare è un vero incantatore. HO BISOGNO DI AIUTO? CONTATTO
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