Terrafugia tfx |
Mentre anche la
FIAT (pardon…FCA) si decide a costruire un’auto elettrica,
altri già pensano ad automobili volanti. Ad Ottobre sono partite le
prenotazioni della Terrafugia TF-X, che vi porta, a terra, a 160 km orari mentre in cielo
vola a 3.000 metri
d’altitudine a 300 all’ora (1). Ma non
finisce qui: l’auto (o velivolo) ha una riserva di un megawatt di potenza
elettrica per soddisfare tutte le vostre voglie di velocità e distanza. Anche
altri stanno pensando allo stesso obiettivo, e circa 7 nuove auto/aeromobili –
tutte elettriche – saranno disponibili intorno al 2020, fra un paio d’anni (2).
E non costano poi mica un capitale: se avete 200-300.000 dollari da gettare,
potete scegliere fra diversi modelli.
Sembra una storiella fantascientifica, ma il modello cinese
(ad esempio) non necessita di licenza di volo perché è completamente
automatico: una sorta di drone ingrandito, dove immettete dove volete andare e
lui, automaticamente, vi porta. Ed è quello che costa meno: circa 200.000
dollari.
Non dico che sia un oggetto a portata di tutte le tasche (io
faccio parte dei più che non possono), ma se considerate che, nel Pianeta, c’è
l’1% della popolazione (circa 70 milioni) che sono più ricchi di zio Paperone…qualche
milione di auto volanti? E perché no?
Drone- taxi cinese |
Mentre all’estero si ritiene l’auto elettrica un obiettivo
già raggiunto e da superare, a Torino hanno finalmente raggiunto l’accordo:
faremo la 500 elettrica! Oh, non c’è ancora eh? La faranno negli stabilimenti
di Mirafiori. Dopo il 2020. Verrebbe da dire che, costruendola oggi, hanno
sfangato tutta la parte di ricerca e sviluppo. Per contro, l’AUDI sta meditando
un’auto a levitazione magnetica, mentre a Mirafiori di magnetico, per ora, c’è
solo la bobina. Ai tempi dell’avvocato Agnelli qualcosa si mosse (una Panda ed
un Ducato elettrici) poi si spense la luce, e fu il buio.
Sappiamo già tutto dell’auto elettrica? L’energia elettrica
dove la prenderemo? Le tasse sui carburanti, che fine faranno? Il Litio per
fare tutte quelle batterie, dove lo troveranno?
Se stanno premendo così velocemente sulla transizione
all’elettrico, significa che i conti li hanno fatti per bene: solo che l’auto
elettrica apre nuovi orizzonti, sia sotto l’aspetto diciamo “ecologico”, sia
per gli aspetti finanziari ed anche per quelli sociali.
Ci sono vari aspetti da approfondire riguardo all’auto
elettrica:
1) le caratteristiche, tecniche e di bilancio energetico,
del prodotto stesso;
2) i nuovi problemi di trasferimento delle energie che si
genereranno;
3) i problemi fiscali, e come si potrà ovviarli;
4) gli aspetti di indipendenza energetica del trasporto;
5) la “sociologia” dell’auto elettrica, ed i cambiamenti che
procurerà.
Vediamo un po’.
Le caratteristiche
del nuovo mezzo
Oggi, stiamo vivendo una vicenda tecnologica molto simile ai
primi anni del Novecento: dal 1900 al 1915 ci fu la fase di transizione dalla
carrozza motorizzata alla vera automobile, ossia con pesi e volumi realmente
confacenti ad un veicolo a motore.
Successivamente ci fu un’evoluzione che durò più di un
secolo, ma la Prima Guerra
Mondiale – se permise senz’altro un progresso nella parte tecnica dei
propulsori e nei metodi di produzione – non mutò molto la parte estetica
dell’automobile. Intendendo l’estetica non fine a se stessa, bensì in relazione
con l’oggetto, complesso, che andava a definire: l’auto del 1915, non era
diversa da quella del 1920.
Come ricordavamo, la lunga storia dell’automobile è stata un
lento e costante progredire nella parte tecnica, alla quale è sempre stata
associata la fantasia dei progettisti: mai, però, un progettista si è potuto
permettere di disegnare un’auto senza tenere, come riferimento, i requisiti
tecnologici richiesti.
In qualche modo, oggi, dobbiamo “rivestire” l’automobile elettrica
con un concetto estetico nuovo, e più confacente con la mutata tecnologia: non
corriamo troppo, però: stiamo soltanto adattando dei modelli di serie con nuovi
propulsori! La vera auto elettrica, è di là da venire: ostinatamente,
ragioniamo ancora in un mondo di “carrozze”!
Il primo aspetto della “rivoluzione” elettrica è che le
grandi case automobilistiche non saranno più i padroni del vapore, bensì dei
comprimari: diventano quasi dei lavoratori “sotto impresa”. La Tesla, ad esempio, è stata
creata da Elon Musk, che è quello che ha inventato PayPal. Anche Google ed
Apple sono della partita…e questo ci mostra uno degli aspetti più innovativi di
tali veicoli: la semplicità, che facilita l’ingresso nel mercato di nuovi
attori.
Il propulsore elettrico è molto simile al motore della
vostra lavatrice, ed il banco batterie è quasi simile alla batteria della
vostra auto: tutto ciò (più un po’ d’elettronica che, oggi, costa un’inezia)
comporta la vera rivoluzione nel mondo dell’automobile.
La Cina è la grande protagonista della trazione elettrica: è
un Paese dove la motorizzazione di massa deve ancora avvenire. Già per i mezzi
minori (motociclette, piccoli mezzi a tre o quattro ruote) la diffusione è
totale, ma solo nei primi 5 mesi del 2018, in Cina, sono state costruite e
vendute 328.000 auto elettriche od ibride (poche).
I cinesi vendono una specie di Smart
prodotta in Cina a circa 12.000 euro ma, con gli interventi statali e locali,
un cinese non la paga nemmeno 5.000 euro!
Oggi, tutte le case automobilistiche
cercano di rientrare più velocemente possibile dai costi di ricerca e sviluppo
sostenuti ma, siate certi, fra pochi anni i prezzi caleranno precipitosamente,
perché un assioma è certo ed incontrovertibile: l’auto elettrica è
semplicissima ed ha meno della metà delle dotazioni necessarie per muovere
“l’antenata” a combustibile.
L’auto elettrica non ha fluidi in movimento (radiatore,
tubi, ecc), non ha gas di scarico (silenziatori, sonde Lambda, tubi, ecc), non
ha combustibili in movimento (benzina) che devono essere miscelati…eccetera,
eccetera. E’ di una semplicità tecnologica impressionante: è quasi
un’automobilina del Luna Park un po’ ingrandita e provvista di batterie.
In cosa potrà essere differente il futuro?
Schema di telaio per auto elettrica |
Dopo molti anni, si sente nuovamente la parola “telaio”:
perché? Poiché associati al telaio il propulsore, le batterie e poco altro,
tutto il resto sarà una “cover” intercambiabile.
Anzitutto, la durata di un’auto elettrica è senz’altro
maggiore della sua collega termica, e questo per il semplice fatto che un
motore elettrico costa poco, è semplice da costruire e da sostituire: è quasi
come cambiare il motore della lavatrice!
Ciò che preoccupa di più è il banco batterie: però, man mano
che il tempo passa, il problema si riduce. Arriveranno a riusare le batterie nuove, non a riciclarle. Già oggi, sono possibili dei trattamenti che consentono
d’arrivare a contenere l’80% della potenza elettrica originaria. Chissà cosa
inventeranno.
Per le carrozzerie sembra che la fibra di carbonio la spunterà
sulla lamiera metallica, anche perché ci sono studi già molto avanzati per far
scendere (addirittura del 90%!) il costo della fibra di carbonio. Nuovi sistemi
di produzione, nient’altro: la fibra di carbonio non richiede miniere o pozzi
d’estrazione chilometrici.
L’auto con il telaio, non la carrozzeria portante (come
oggi), potrebbe quasi essere eterna: vi stufate dell’auto che possedete? Niente
paura. Già oggi vendono telai che s’adattano a carrozzerie diverse: insomma,
quasi una cover per il telefonino!
Carrozzeria in fibra di carbonio |
Di più: avete necessità, per il lavoro, di possedere un
furgoncino o camioncino per sistemarci i vostri attrezzi di lavoro?
Niente paura: per il week end, staccate i collegamenti della
carrozzeria/camioncino e ci attaccate quelli di una berlina a 5 posti! Questo
sarà possibile poiché la parte meccanica non sarà coinvolta, e basterà
collegare gli slot elettrici per riavere i medesimi comandi. Un po’ come i
collegamenti interni del computer, ovviamente più robusti ed atti alla bisogna.
Insomma, non ci sono problemi insolubili per la questione
delle batterie: il Litio è abbondante e ce n’è per tutti. Certo, bisognerà
cambiare paradigma – non come si fa in Italia, che s’accumulano nei depositi i
rifiuti e poi si dà loro fuoco – bensì imparare a riciclare, a riusare. Senza
questo mutamento, non è solo questione di Litio: ogni elemento, se puntiamo
solo ad usarlo e poi gettarlo via, diventerà un problema: è dalla fine del
Neolitico che raccogliamo, scaviamo, cerchiamo metalli: prima o dopo,
ineluttabilmente, finiscono.
Il bilancio
energetico del nuovo modo di trasportare
C’è un dibattito aperto su molti campi: anzitutto chi
definisce l’auto elettrica “ecologica” osserva il problema superficialmente –
per leggerezza o per motivi meno nobili – poiché l’auto elettrica sarà
“ecologica” quando saranno ridefiniti i metodi di produzione per rifornirla: se
continueranno ad essere i fossili, l’ecologia della vettura rimarrà un sogno,
od un inganno. In ogni modo, riconosciamo che per i grandi centri urbani sarà una
novità positiva: un po’ meno per chi abita presso una centrale a carbone.
Oggi, in Italia, le fonti rinnovabili forniscono circa il
33,2% (2) della produzione nazionale elettrica – ed è un dato già confortante –
ma, domandiamoci, cosa succederà quando ai consumi elettrici tradizionali, 342 TWh (2), si dovrà sommare l’equivalente potenza necessaria,
pari a circa il 30% in più entro il 2050 (2)? Che sarebbero circa 100 TWh in
più, i quali dovrebbero prevedere un’espansione iperbolica dei settori
tradizionali delle rinnovabili: idroelettrico, fotovoltaico, eolico e
geotermico.
Insomma, il passaggio è stato repentino,
e tuttora ENEL si chiede come farà a rifornire le migliaia di colonnine
necessarie: ci sono piani per nuove linee elettriche, ma per la produzione sarà
giocoforza affidarsi ad una lenta transizione, nell’arco di mezzo secolo,
forse, e non è detto. Perché stendere linee elettriche ad alta potenza non è
difficile: il vero problema è contenere al massimo le perdite di potenza dovute
all’effetto Joule, giacché i principi della Termodinamica non sono stato
aboliti de lege.
C’è, inoltre, un’altra riflessione: pur
adottando processi di cracking e di reforming nella distillazione frazionata
del petrolio, la qualità degli idrocarburi (gas, benzine, gasoli, nafte, ecc)
che si ricavano è, a grandi linee, fissa: cosa ne faremo della benzina? Agli
albori dell’era del petrolio, quando si ricavavano solo asfalti ed idrocarburi
pesanti, la benzina veniva gettata! Poi, nacque il motore a ciclo Otto e trovò
un suo uso.
Non penso che sarà molto pratico far
andare le centrali termoelettriche a benzina! A meno di non sforare, e di
parecchio, sui costi di produzione complicando inutilmente dei processi chimici
e catalitici.
Potrebbe, a questo punto, rivelarsi vera
la profezia di Colin Campbell, che ammonì: “L’era
del Petrolio potrebbe concludersi ben prima dell’esaurimento delle risorse”.
Eppure, l’auto elettrica, è senz’altro
più parca nei consumi: ha un propulsore con un’efficienza del 90%, quando è
ferma in coda non consuma nulla, in frenata recupera parte dell’energia spesa.
C’è un clamoroso balletto delle cifre (ciascuno tira l’acqua al suo mulino…)
ma, grosso modo e considerando tutta la catena di perdite d’energia, si può
affermare, con calcoli empirici, che l’elettrico batte il termico 60 a 30 in efficienza.
Trasformare petrolio, carbone e gas in
energia elettrica per alimentare le nuove auto è un pessimo affare:
100 (fossili)> 40 (energia
elettrica)>35 (trasformazioni e trasporto) = 30 energia meccanica.
100 (energia da rinnovabili)> 90 (trasformazioni
e trasporto)= 80 energia meccanica
Siccome il motore elettrico ha un’efficienza del 90%, questa è
la situazione, anche se siamo in pieno empirismo e ne siamo coscienti: questo
perché ancora non esistono le linee di distribuzione elettrica (alto
voltaggio?) dedicate all’autotrasporto, perché non si sa, in futuro, quale sarà
lo share coperto dalle rinnovabili, se le centrali termoelettriche rimarranno
in esercizio, se verrà dedicato più spazio ai turboalternatori a gas – turbine
a gas di derivazione navale, più elastiche delle centrali per le variazioni di
potenza e con rendimento che arriva al 62%, prodotte dall’Ansaldo di Genova (14)
– se la mobilità investirà anche altri settori e diventerà veramente
intermodale, perché qui è il nodo sui risparmi del trasporto. Ad esempio, le
navi possono essere alimentate elettricamente, e possono anche fungere da
stazioni di ricarica mediante grandi aerogeneratori a bordo…insomma, stiamo
parlando del futuro con gli occhi del passato.
In passato (Libro bianco sui trasporti,
2000-2010), l’UE raccomandò caldamente il trasporto a “quota costante”, ossia a
livello del mare – per ovvi vantaggi energetici – poi varò la TAV, che doveva
arrampicarsi sui Pirenei, poi sulle Alpi, quindi sui Carpazi. Direi che i
grandi burocrati europei, più che di un buon psichiatra, abbiano bisogno di un
elettrauto per il loro cervello. Ma vi rendete conto che sono comandati da un
tizio come Juncker?!?
Qual che, per ora, non compare è
l’alimentazione ad idrogeno mediante le celle a combustibile: un settore sul
quale puntò la Germania. Ma, le celle a combustibile hanno un rendimento che
varia dal 30 al 45% (8), mentre alcune celle – costosissime – per uso spaziale
arrivavano al 75%. In più c’è da considerare la perdita di energia nella
trasformazione da energia elettrica in Idrogeno, che alcuni studi israeliani
sembrano indicare nel 100% (è solo uno studio teorico), mentre nella pratica
odierna non si supera il rendimento del 75%.
Se non vogliamo imboccare la via delle
trasformazioni energetiche, la quale ci conduce a creare altra tecnologia per
sfruttare le perdite d’energia, l’unica via è un “tutto elettrico”, nel quale,
giocoforza – allo stato attuale della tecnologia – l’uso degli accumulatori è
l’unica soluzione. Vorrà dire che la ricerca punterà sulla rigenerazione delle
batterie esauste, mentre oggi si propone di stoccarle in grandi impianti per la
conservazione dell’energia, pur con rendimenti minori.
Visto che è attualità di questi giorni,
vorrei ricordare a Salvini che “a
bruciare i legnetti” ci finiremo se continueremo a pensare – soltanto ed
irrimediabilmente – che bisogna bruciare qualcosa per produrre energia, quando
la realtà mostra proprio il contrario.
Vi sorprenderà sapere che, in Cina, la
produzione eolica ha superato quella nucleare (12) – del quale sono ben forniti!
– ed ha raggiunto l’enorme cifra annua di 150 TWh, quasi la metà del fabbisogno
italiano! I cinesi producono auto elettriche per il mercato interno, ma s’adoperano
pure su come alimentarle!
Quando si parla di Cina non si deve
cadere nell’errore di fare paragoni con l’Italia: la Cina è un grande Paese,
dove per spostarsi le distanze sono enormi: il treno, l’aereo o la nave sono
più convenienti. Conobbi negli anni ’70 un ingegnere sovietico, di Mosca, che
lavorava a Kiev e gli chiesi se avesse l’auto. E perché? – fu la risposta – a
Kiev uso i mezzi pubblici, che funzionano, e quando vado a Mosca a trovare i
miei genitori prendo l’aereo. Sarei pazzo a guidare da Kiev a Mosca e ritorno!
Insomma, il mondo della trazione
elettrica pare trascinarsi appresso quello della produzione energetica: è
chiaro che, oggi, ci arrangiamo con quello che abbiamo (fossili) però, in
futuro, la tecnologia cambierà e, cosa curiosa, abbiamo già molti mezzi per la
nuova tecnologia. Solo che non li sfruttiamo a dovere.
Riflettiamo che, negli ultimi vent’anni,
la produzione da rinnovabili d’energia elettrica italiana è passata da circa
10-13% circa (idroelettrico + geotermico) ad un 33%, un grande risultato,
dovuto a due forme di captazione: eolico e solare fotovoltaico.
Questo risultato può essere superato, e
di parecchio.
L’Italia, ad esempio, non ha campi
d’aerogeneratori in mare, come invece hanno Gran Bretagna, Germania ed altri
Paesi. Le zone più adatte per queste installazioni sono tre: il basso
Adriatico, il canale di Sicilia e l’area di mare prospiciente la Sardegna
nord-occidentale. Questo perché il regime dei venti è più forte e costante ed i
fondali sono accessibili per l’ancoramento delle piattaforme, che sarebbero
sempre sul limite delle acque territoriali, praticamente invisibili da terra. E
sarebbero un ottimo esempio d’interazione: produzione elettrica e salvaguardia
delle risorse ittiche.
Avevo già fatto questa proposta molti
anni fa (10): nei tre campi eolici in mare, era possibile trarre 150 TWh,
grosso modo quella che servirà per alimentare il parco autoveicoli (elettrici)
italiano.
L’energia eolica prodotta in mare costa
il 15% in più, però ha un rendimento superiore del 25% (che compensa le
perdite, anzi…): il problema è ridurre al minimo i costi d’installazione. Per
questo è necessario programmare l’intervento con mezzi adatti: certo, si
possono rimorchiare le piattaforme in mare, ma dopo – quando si deve installare
la torre e l’aerogeneratore stesso – meglio farlo dall’aria: più pratico,
veloce, meno costoso. Nessun mezzo aereo è in grado di rimanere fermo con
decine di tonnellate appese al gancio baricentrico: servono dirigibili di nuova
generazione. Non siamo stati forse fra i primi a costruirli? Non sarebbe il
primo caso, nella Storia umana, delle ripresentazione di una tecnologia
abbandonata: qualcuno ricorda l’abbandono delle armi da fuoco da parte del
Giappone nel loro Medio Evo? Poi le ripresero, dopo secoli.
Carlo Rubbia indicò un quadrato di 40 km
di lato per sopperire a tutti i problemi energetici italiani, grazie ad una
grande centrale termodinamica: come vedete, le premesse per un futuro “tutto
elettrico” – senza inquinamento di nessun tipo, né alla fonte né all’utilizzo –
ci sono tutti. Basta volerlo fare: indicai anche, per i campi eolici in mare,
il finanziamento, le fonti e le tempistiche. Sempre nel medesimo articolo (10).
E’ semplicemente una battaglia che si
gioca, in campo energetico/politico, fra opposte fazioni: nient’altro. Ne vanno
di mezzo potenze in ascesa (Cina), il potere di monete di scambio (dollaro USA),
gli equilibri militari ed energetici (Russia), il futuro di una unione “in
cerca d’autore” (UE), chi avrà potere in Africa (ancora Cina), e
quant’altro…l’unica cosa che non possiamo permetterci di fare è tranciare
sentenze certe per un futuro che non conosciamo. Non abbiamo la sfera di
cristallo.
Aspetti fiscali
Per fortuna, il governo ha capito che
affidarsi alle “tasse ecologiche” generalizzate sugli autoveicoli era una
boiata pazzesca: quanti italiani si sarebbero trovati, dalla sera alla mattina,
senz’auto? Perché un Paese col 10% della popolazione in povertà certificata,
mentre un altro 20% arriva a fine mese con fatica, non poteva essere sbattuto
sulla via della coercizione “ecologica”! Come potrebbero permettersi una spesa
di 30.000 euro per l’acquisto di un’utilitaria elettrica?
Si ha un bel dire che l’auto elettrica sarà “risparmiosa”:
per lo Stato, sarà una vera sciagura. Ovviamente, se il bilancio dello Stato
rimarrà questo.
Per quanto riguarda le sole accise su carburanti e
lubrificanti, lo Stato guadagna circa 25 miliardi l’anno. Tutte accise
“straordinarie”, immesse in momenti “eccezionali”: il primo fu Mussolini, che
la mise per la guerra d’Etiopia. Divenute, poi, consuetamente “normali” e
consolidate nel credito annuale.
Calcolando anche le altre spese – bollo, IVA
sull’assicurazione, ecc – il “peso” contributivo a favore dello Stato del
comparto degli autoveicoli è di 71 miliardi di euro, il 16,8% del gettito
fiscale annuo.
Nelle more della transizione all’elettrico – vista la
situazione del bilancio statale – ammettendo che molte “tasse” siano
“riversabili” tout court sul nuovo mezzo, almeno quelle sui carburanti dovranno
trovare una diversa sistemazione.
La questione non è semplice: se, per ipotesi, gravassero
l’energia alle colonnine di ricarica dei medesimi importi, gran parte degli
utilizzatori ricaricherebbero l’auto a casa, tramite la rete ENEL nelle ore
notturne. Non è poi così difficile ipotizzare stazioni di ricarica abusive, o
semi-abusive, ricariche “a pagamento” da parte di privati che hanno lo spazio
per farlo…insomma, un bel guazzabuglio, visto che nessuno può impedire di ricaricare l’auto di
un “amico”.
D’altro canto, non sarebbe nemmeno possibile estendere
queste accise su tutta la rete elettrica, poiché il costo del Kwh per esigenze
domestiche non può essere gravato da accise originariamente pensate per la rete
dei carburanti. L’energia elettrica domestica è già cara in Italia.
Avrei una soluzione per il problema – che è un problema di
bilancio dello Stato, non d’imposte sui carburanti – ma già so che non sarà mai
attuata: forme di prelievi sui grandi patrimoni, perché fin quando il 10% della
popolazione si prenderà il 50% dei redditi – ma non paga su di essi il 50%
delle tasse – non ci saranno mai soluzioni. A questo, ed a tanti altri
problemi.
Penso, invece, che sarà rivisto il sistema dei prezzi
elettrici, in modo da gravare ugualmente sui cittadini: e pensare che, la produzione
elettrica notturna, potrebbe immessa sul mercato a prezzi di 1/3 ad 1/4 del
corrispondente prezzo diurno (prezzi della Borsa Elettrica). Questo perché il
consumo notturno è scarso, e l’energia prodotta inutilmente viene – di norma –
pompata in alto nei bacini idroelettrici (per farla ridiscende durante i
periodi di alta richiesta, con ovvie perdite d’energia), giacché le centrali
termoelettriche non sono molto elastiche nelle variazioni di produzione. Non
hanno una sorta di “acceleratore” o di “freno”, perché sono sistemi di potenze
pari o superiori a 500 MW.
In ogni modo, qualcosa s’inventeranno: fregarci è il loro
mestiere, e sono profumatamente pagati per farlo. Pensate che la corrente
elettrica viene pagata in Borsa Elettrica a prezzi che variano da un minimo di
50-60 euro per Megawatt a circa 200, nelle ore di punta. E, nella bolletta
elettrica comune, a fasce orarie, di quanto varia? Pochi decimali. In più,
oramai da molto tempo, la parte d’imposte e prebende varie, supera la quota
relativa al consumo.
Prima di parlare di mondo “elettrico”, un po’ di cosette
bisognerebbe chiarirle: con chi? Con ENEL, che è la cugina prima di ENI…capito
mi hai?
Sistemi di
autoproduzione
Nulla vieta (per ora) il “fai da te” per ricaricare le
batterie dell’auto: i mezzi usati possono essere, al momento, il solare e
l’eolico. I quali, per loro natura, sono incostanti. Quindi, la decisione è
intimamente legata all’uso che fate dell’automobile: se avete percorsi
costanti, oppure no. Lasciamo perdere l’uso dell’auto per svago: stiamo
parlando di lavoro, se avete un percorso abbastanza costante, variabile, molto
variabile, ecc.
Se decidete per il solare (e già lo avete) non vi conviene
utilizzare l’energia che già consumate e rivendete all’ENEL: con i prezzi
attuali dei pannelli, conviene fare un impianto dedicato. Quanti ne servono?
Non ho esperienze dirette sul solare ma – a spanne – direi almeno
6-8 pannelli (2mx1) che potrebbero fornirvi 10-15 Kwh il giorno, ed un sistema
d’accumulo (7-8 batterie da 100
A possono bastare). In questo modo, potreste avere 1-2
ore circa d’autonomia: tutto dipende da quanto e come utilizzate l’auto, e
dalle migliorie tecnologiche le quali, in questo campo, crescono come funghi.
Sull’eolico ho più esperienza, perché sulla mia barca ho
installato un aerogeneratore da 500 Watt di potenza massima, 3 batterie per i
servizi ed una per il motore.
A dire il vero non mi è mai capitato di rimanere senza
corrente: il frigorifero è elettrico come il forno a microonde, entrambi
funzionano a 220 Volt, mediante un inverter. Purtroppo non posso fornire dati
più precisi, giacché anche il motore, quando è in moto, ricarica le batterie.
In definitiva, l’aerogeneratore mantiene sempre le batterie cariche e non mi
serve di più.
Se volessi ricaricare le batteria di un’ipotetica auto
elettrica, potrei usare un mulino come quello – costo circa 350 euro compreso
il controller – e potrei ottenere circa 4-5 Kwh il giorno, poiché con il
diametro di un metro di più non si può ottenere.
L’ideale sarebbe poter installare un mulino più grande,
diciamo due metri di diametro, che potrebbe fornire all’incirca la stessa
energia che si ricava dal fotovoltaico, se non si fosse messo di mezzo
Berlusconi. Sapete com’è il tizio: è ovunque, come le male erbe. Basta che
qualcuno chieda un favore ad un “amico” qualunque, e lui risponde sempre. Come
no.
Così, con apposita legge – D.M. n. 112/2008 – il Silviuzzo nazionale decretò che il massimo concedibile
“in libero uso” (altro che le armi!) erano i modelli di diametro 1 metro e di altezza
massima 1,5 metri,
appena più grandi scattavano le forche caudine della burocrazia, permessi,
dichiarazioni, autorizzazioni, ecc. (7). Sembra una stupidaggine, ma non lo è:
con modelli da 2 metri
di diametro, già si può pensare di rendersi indipendenti dall’ENEL. Ovvio, se
abitate in zone ventose: nella Pianura Padana non pensateci nemmeno, altrove
munitevi di un anemometro e misurate.
Sociologia del mondo
“elettrico”
Il primo dato che salta agli occhi è che gli addetti
all’industria metalmeccanica diminuiranno vertiginosamente. C’è, ovviamente, un
dibattito aperto sull’obsolescenza programmata dei componenti, ma l’auto
elettrica ha veramente pochi componenti sui quali si possa imbastire
l’obsolescenza programmata.
L’automazione ridurrà le catene di montaggio a semplici
macchine di processo robotizzate, e quando un motore elettrico si romperà in
pochi minuti sarà possibile sostituirlo. Già oggi la sostituzione del banco-batterie
richiede pochi minuti.
Qui s’innesta un problema sociale di vaste proporzioni,
perché il settore dell’auto occupa, in Europa, 2,3 milioni di persone nella
produzione diretta e 9,8 nei componenti accessori (13): la Cina ha già superato
l’UE negli occupati dell’industria dell’auto. Quante di queste persone
perderanno il lavoro? Non lo possiamo sapere oggi: di certo, o l’eterno
problema della redistribuzione dei frutti della produttività troverà una
soluzione politica, oppure sarà il disastro sociale.
Nella sua oramai secolare storia, l’auto ha percorso una
china sempre più scoscesa: da status symbol per pochissimi – fino alla 2GM –
per poi diventare utilitaria per tutti. Con l’auto elettrica l’auto cesserà
d’essere un feticcio: anche il nostro rapporto con l’automobile cambierà,
inevitabilmente.
Tolti i modelli di gran lusso, tutto il resto saranno delle
lavatrici viaggianti. Di più: equipaggiate con sensori che rendono la guida un
optional, poiché l’auto – se interfacciata con la segnaletica attiva – potrà
viaggiare da sola.
La durata dei mezzi, poi, ridurrà di molto le vendite: potremo
pensare ad una sola auto per la vita, sottoposta ogni 15-20 anni ad una copiosa
revisione. Le carrozzerie? Sono come le cover dei telefonini! Per questo motivo
è importante il ritorno al telaio, robusto ed indistruttibile (salvo incidenti)
ed anche le possibilità d’incidente saranno ridotte. Riflettiamo sull’incidente
della cisterna di gas a Bologna della scorsa Estate: se fosse stato un veicolo
elettrico con guida automatica, in coda com’era, non sarebbe mai avvenuto!
Anche le tradizionali officine meccaniche quasi spariranno,
per lasciare il posto a delle officine-fabbriche dove ti ristrutturano l’auto
per altri dieci o vent’anni in un paio di giorni.
Quello che è più importante è capire – non tanto dove
andremo a spasso con la nostra utilitaria – quanto quale nuova strada prenderà
il grande comparto delle merci: potranno essere TIR elettrici? Nulla lo vieta,
però rimarrà sempre il mezzo meno conveniente, che viene così utilizzato
soltanto per il gran sacrificio della vita, da parte degli schiavi al volante.
Gente che non ha più una vita sociale, relazionale: gli sbandati
dell’autostrada. Poi, altri sbandati che devono fare 100 consegne al giorno per
campare. E andare, tutti, in pensione a 67 anni, se c’arrivano, se un
guard-rail o un infarto non decidono anzitempo il loro destino.
Immagino un mondo dove, al posto dei grandi ipermercati, ci
siano strutture quasi totalmente automatizzate dove, inserito un codice inviato
via sms, ritiri il tuo pacco da un tapis roulant. Anche qui: che fine farebbero
le migliaia di persone che lavorano nell’ipermercato?
Per ora, sono soltanto sogni, vaghe ipotesi…
Quello che non mi piace, è di vivere in questa fase di
transizione, e che il vero futuro dell’auto elettrica non lo vedrò mai, a meno
che non s’avveri il secondo scenario: “Guarda,
nonno: la mia nuova auto” “Cos’è,
l’hai rubata al Luna Park? Dai: portami a fare un giro, ma devi riportarmi per
le sette, perché le infermiere devono andare a casa per cena…”
Come narrava il don Juan di Castaneda, l’uomo, nella sua vita,
incontra quattro nemici. Il primo è la paura, che superata genera il cinismo,
solo dopo arriva il potere. E il quarto? La vecchiaia. Già…
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(12) https://www.qualenergia.it/articoli/20150306-cina-la-produzione-eolica-supera-quella-da-nucleare/
(14) https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-02-23/viaggio--turbina-gas-piu-potente-d-europa--181231.shtml?uuid=AEmGzx5D&refresh_ce=1
5 commenti:
Come a tuo solito hai scritto un bell'articolo chiaro, divulgativo e propositivo. Convengo che il "sistema" si è messo in moto e forse con una accelerazione che non ci aspettiamo per cui, ad ogni buon conto, non cambio la mia vetusta Punto.
In tutto questo interessantissimo discorso non vedo trattato l'argomento fondamentale del risparmio energetico, attraverso il quale si potrebbe quasi bypassare tutti o quasi i 100 Thw, in più eventualmente richiesti.
Piccolo particolare: negli ultimi venticinque anni, i problemi delle auto sono circoscritti alla parte elettronica.
La parte meccancia va a meraviglia, ma su centraline et similia, cala il buio.
L'auto si spegne, va in Assistenza e lì i Tecnici "tirano un D20" per capire qual'è il guasto!
Con l'auto elettrica avremo il fenomeno aumenato di circe 120 volte.
alcune annotazioni: la Smart originale doveva essere elettrica; le batterie al litio sono già superate, come peso e costo e biodegradabilita', persino, da batterie in grafene e addirittura da batterie derivanti dalla Canapa...motivo per cui stanno ricomparendo in giro gli stessi rapporti medici, ovviamente neodatati, sull'aumento del crimine e/o della pazzia legati alla marijuana, che furono messi in giro , commissionati da industria petrolifera, negli anni 20 del secolo scorso, per la campagna demonizzatrice e proibizionista della canapa.
Il risparmio energetico è contenuto nell'efficienza energetica del mezzo: sì, bisognerà trovare 100 e più TWh per farli punzionare, ma se ne risparmieranno 300 di energia primaria. Cioè fossili.
Il problema delle centraline è solo un incidente di percorso: un tempo erano i radiatori, poi la corrosione...a tutto c'è un rimedio ed una soluzione.
Quello della Canapa è un mistero tutto italiano: per "proteggerci" da qualche mg di Cannabinolo, abbiamo gettato alle ortiche una fibra vincente, che dall'edilizia alle nuove tecnologie aveva moltissimo da dire. Siamo in un pondo di pazzi? Sì.
Ciao a tutti
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