La lenta morte dell’alta velocità
Lunedì 5 dicembre ero a Sauxe D’Oulx – in Val di Susa – per tenere una conferenza sull’energia agli studenti del locale Liceo Scientifico: proprio il lunedì che precedette la tempesta, quel tentativo di “genovizzare” la protesta popolare con un improvviso, violento e sanguinoso assalto dei reparti speciali, alle 3.30 della notte fra il 5 ed il 6 dicembre.
E’ difficile immaginare un lunedì più tranquillo: la gente prendeva il caffè al bar, lavorava, studiava, faceva la spesa nei negozi; al termine della conferenza, riuscimmo addirittura a visitare un’antica abbazia della zona. Nessuno poteva immaginare che, da Roma, la Legione Imperiale fosse già in viaggio per attaccare il villaggio di Asterix.
Cosa raccontano il sangue versato sulla neve fresca, la gente picchiata senza motivo, le minacce e le invettive dei legionari (vi massacriamo tutti!), il disprezzo nei confronti di gente comune che chiede soltanto di non diventare una Chernobyl dell’Uranio e dell’amianto? La risposta è giunta dal ministro Lunari: lo facciamo e basta, e se non siete d’accordo sono pronti altri pretoriani.
Questa è la triste realtà di un potere che mostra tutta la sua auto-referenza nell’incapacità di dialogare: come un serial killer, affida la sua inabilità nell’esprimere le proprie pulsioni al sangue.
L’altro aspetto della vicenda è la vicenda stessa: com’è possibile che per costruire 54 Km di gallerie si giunga a tanto?
Non entriamo nel merito della TAV – che richiederebbe una lunga trattazione – ma limitiamoci a focalizzare un semplice aspetto: tutto il materiale scavato dalla montagna, dovrebbe essere trasportato a fondo valle (e poi, dove andrebbe a finire?) con teleferiche. Il che significherebbe – in una valle stretta e ventosa – spargere minerali ricchi d’Uranio e d’amianto ai quattro venti, fino a Torino. Già oggi, la Val di Susa presenta un tasso d’alcuni carcinomi più alto della media, e sono malattie strettamente legate all’intrusione nei polmoni dei sopraccitati minerali: gli abitanti dovrebbero accettare di morire – per generazioni – in silenzio?
Se il grande Padre Bianco di Bruxelles, e Capelli Gialli Custer inviato da Roma, hanno decretato la morte delle tribù della Val di Susa lo dicano, lo affermino senza peli sulla lingua: il Cavallo di Ferro dovrà attraversare la montagna passando proprio sui loro territori, e se non sarà possibile fare diversamente potranno migrare od estinguersi. Le tribù potranno anche stendere insieme ai Washicu un bel trattato – firmato da entrambe le parti dopo aver fumato insieme il calumet delle “compensazioni” economiche – che metterà tutto a posto: finché l’acqua scenderà il fiume, l’erba crescerà nella prateria, ed i carcinomi continueranno a dilagare.
1 commento:
Caro Carlo, succedono cose simili anche in altre parti d'Italia senza che nessuna dica una parola: vedi la questione di Colleferro, con le sue industrie altamente inquiananti e gli inceneritori (pardon, termovalorizzatori) costruiti a pochi metri da una scuola elementare e con un aumento vertigino dei carcinomi e delle malattie respiratorie. Una volta c'era gente che perdeva la vita per un ideale: possibile che adesso si stia perdendo l'ideale della vita?
Posta un commento