Sembra quasi un
destino, che tutti i Cesare Battisti debbano finire male: chi impiccato al
castello di Trento, e chi marcirà nella patrie galere soltanto perché un
ministro dell’Interno – fascista e razzista – ha fatto una telefonata ad un
capo di Stato brasiliano, anch’egli fascista e militarista. E’ una storia
vomitevole, poiché su tutta la vicenda giudiziaria di Cesare Battisti aleggia
un’ombra di dubbio, che si trasforma in certezza quando si leggono le conclusioni
cui giunse la Corte di Cassazione nei confronti dell’accusatore di Battisti,
Pietro Mutti:
“Questo pentito è uno specialista nei giochi di
prestigio tra i suoi diversi complici, come quando introduce Battisti nella
rapina di viale Fulvio Testi per salvare Falcone […] o ancora Lavazza o
Bergamin in luogo di Marco Masala in due rapine veronesi. Del resto, Pietro
Mutti utilizza l'arma della menzogna anche a proprio favore, come quando nega
di avere partecipato, con l'impiego di armi da fuoco, al ferimento di Rossanigo
o all'omicidio Santoro; per il quale era d'altra parte stato denunciato dalla
DIGOS di Milano e dai CC di Udine. Ecco perché le sue confessioni non possono
essere considerate spontanee”. (1)
Per le giovani
generazioni, per tutti quelli che non sanno nulla di quegli anni, bisogna
fornire loro qualche ragguaglio.
Negli anni del
“pentitismo” vigeva una regola: tutti quelli che prendiamo – e che non
ammazziamo – devono fare un nome, altrimenti li lasciamo al fresco per tutta la
vita (o quasi).
Purtroppo, in
quegli anni, abbiamo conosciuto in molti (senza saperlo) qualcuno che era nella
lotta armata, stupendoci poi come degli allocchi quando leggevamo il nome sul
giornale. Ma com’è possibile…ci chiedevamo.
Ma i grandi eroi
che sostenevano la lotta allo Stato “fino alla morte” – gloriosa, ovvio –
appena messo piede in carcere cantavano come degli usignoli, e non era proprio
la Gestapo a torturarli. Quelli che rividi, dopo anni, mi confessarono di non
essere mai stati nemmeno picchiati. Io, però, ne conoscevo pochissimi.
Cosicché, parecchi
che avevano disgraziatamente creduto come degli allocchi che il problema si
risolvesse sparando a qualche giornalista, poliziotto…o quant’altro, finirono
per raccontare storie oramai desuete: ossia, gli inquirenti le conoscevano già.
E non valevano niente.
Cosicché, per
“riveder le stelle” s’inventavano qualsiasi fregnaccia, inguaiando anche gente
che non sapevano nemmeno dove stessero le BR, e mai avevano avuto fra le mani
una pistola.
Fui fra i molti
“sfortunati”, i quali ebbero l’onore di una citazione da parte di qualcuno fra
gli sciagurati del girone delle gole profonde: me la cavai con una
perquisizione e poi tanti saluti. E se, per caso, non m’avessero trovato, fossi
stato in Australia, mi fosse presa la paura di tornare…e così via?
La vicenda di
Cesare Battisti mi ricorda qualcosa di simile, perché leggendo le risultanze
processuali non c’è nulla che possa incolparlo, se non – appunto – le solite
“gole profonde” che non sapevano più chi tirare in ballo.
Domandiamoci:
perché non solo la Magistratura brasiliana, ma anche quella francese si
rifiutarono di consegnarlo? Erano tutti brigatisti? No.
Perché s’accorsero
per tempo che la giustizia (min.) italiana era andata per farfalle: secondo i
“ricostruttori di realtà processuali” Battisti avrebbe commesso due delitti, lo
stesso giorno, a centinaia di chilometri di distanza! Ma chi è, la Primula
Rossa?
Marco Barbone
uccise, nel Marzo del 1980, Walter Tobagi (dandogli persino il “colpo di
grazia” mentre era a terra). Nel Novembre del 1983 fu condannato ad 8 anni e 6
mesi e contemporaneamente scarcerato per meriti di “pentitismo”. Si pentì,
aderì a CL e divenne un responsabile comunicazione della Compagnia delle Opere.
La vita di Walter Tobagi – giornalista di razza – valse 3 anni e qualche mese
di carcere?
Valerio Fioravanti,
pur scontandogli la strage di Bologna (perché fatto ancora oggi assai incerto),
uccise 8 persone confessando completamente i fatti (93 con la strage di
Bologna) e fu condannato a 134 anni ed 8 mesi di carcere. E’ fuori dal 2009.
Bisognerebbe
richiamare in cattedra Cesare Beccaria, perché riscrivesse il suo “Dei delitti e delle pene”: che logica
giuridica c’è in tutto questo?!?
Un ministro
dell’Interno che si gloria di una giustizia come questa, che s’indora di meriti
non suoi – la tratta degli schiavi fu sconfitta da Minniti nel 2017, col penoso
accordo con la Libia, tuttora in vigore – e che rigioisce affermando che quel
“assassino comunista deve marcire in galera”, non merita altro che disprezzo
perché si dimostra un uomo misero, che sa solo ragionare in termini di share e
di (futuri?) voti. Un uomo di Stato è di tutt’altra pasta.
Persino un uomo di
destra, come il Presidente Francesco Cossiga si chiese, verso la fine del suo
mandato, se non fosse il caso di chiudere quella orribile stagione, con
un’assoluzione “storica” per quel periodo. Chiediamo a Salvini: il delitto
Matteotti fu sanato?
Invece, per miseri conteggi
elettorali, quest’uomo non ha remore a sbattere in galera un marziano che viene
da un altro mondo, soltanto perché una realtà processuale falsata da un pentito
definito dalla stessa Corte di Cassazione italiana uno “specialista nei giochi di prestigio”, a conti fatti, deve scontare
non so quanti ergastoli, per i quali si è sempre detto innocente.
Ma già so che i
corifei, infima specie fra gli adulatori, non tarderanno a fare schiamazzi di
“giustizia”, mentre la vera Giustizia meriterebbe almeno di sentire come si
giustifica, cosa ha da dire, come lui ritiene che andarono le cose: un uomo che
non ha mai visto un giudice che lo condannasse!
No, va bene così, 8
anni a Barbone perché era di CL, 26 a Fioravanti – contro 134 e rotti – e tanti
saluti per Battisti, che crepi in carcere.
Mi dispiace per i
figli di chi perse la vita, che hanno perso pure il diritto di sapere chi
veramente uccise i loro cari.
4 commenti:
Le tue considerazioni garantiste valgono anche per ciavardini e priebke, immagino.
Anzi ne sono sicuro.
Non conosco la vicenda giudiziaria di questi due signori: so soltanto che Priebke, alle Ardeatine, era incaricato di "smarcare" dalla lista gli uccisi, però gli fu ordinato di partecipare ad una uccisione, e lo fece.
Vicenda dalle modalità vergognose.
Vergognosi i ministri, vergognosi i filmati, vergognose le parole.
Uno stato democratico applica la giustizia, non la vendetta. Siamo in pieno medio Evo, e ben ci sta, a votare certi figuri.
Oramai, cara Eli, comandano gli spin doctor di tutte le parti politiche. Un breve sondaggio ed indicano subito cosa deve dire, come e quando. Una fetecchia puzzolente. Ciao. Carlo
Posta un commento