Zitti zitti, una ventina di balilla un po’ cresciuti – il Gran Consiglio dell’Ulivo – si sono riuniti a Palazzo Venez…pardon, Chigi (sempre di notte, la tradizione insegna…) per decidere di farla finita con ‘sti rompicoglioni del Web. Speriamo che la prossima volta si riuniscano il 25 Luglio e che ci sia anche, fra i presenti, il genero del Capo. Se sanno di Storia come di Internet, può darsi che la fortuna ci arrida.
Cos’hanno deciso il 12 Ottobre del 2007? Invece di farlo nel giorno della scoperta dell’America, potevano deciderlo il 28 Ottobre, così celebravano la Marcia su Roma.
Hanno meditato d’imbavagliare chiunque apra o gestisca un sito od un blog, imponendogli la stessa normativa che si applica ai giornali! In altre parole, per scrivere queste cose, io dovrei essere un giornalista iscritto all’Albo (che loro stessi controllano, leggete il mio “Alì Babà e i Quaranta Ladroni”, se non ci credete) oppure avere un responsabile del sito (ovviamente, con “pedigree”). In barba all’art 21 della Costituzione!
Naturalmente, il giornalismo di regime continuerà a godere del suo miliardo di euro l’anno di finanziamenti – quest’anno, mascherato in Finanziaria con una diminuzione dei finanziamenti “ufficiali” ed un parallelo aumento degli sgravi postali – che alla fine resteranno quindi equivalenti. Sono la stampella del potere. E per il Web? Per il Web i doveri: cosa vogliono di più?
La procedura, poi, impone ovviamente dei costi ed una trafila che si può trovare sul sito del Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), splendido strumento di “democrazia” che ha sede a Napoli. Semplicissime forche caudine, a meno di non avere anche un ufficio legale annesso.
S’arrampicano sui vetri, per giustificare l’intervento, affermando dubbie argomentazioni sulla diffamazione a mezzo stampa: come se non ci fossero già stati procedimenti giudiziari per articoli Web!
Ho spiegato tutto l’andazzo con un articolo, titolo – Il decreto bulgaro di Prodi – che potrete trovare sul Web facilmente.
Dopo il Vday di Grillo, hanno una paura dannata e la paura fa brutti scherzi. Al punto di non capire che, di fronte ad una simile legge, chi è un po’ più sveglio (e faranno in fretta a diventarlo in molti) s’assicurerà un dominio estero. Carlobertani.ru? Carlobertani.tk? C’è solo da scegliere. Dopo, dovranno chiedere una rogatoria: non facciamo ridere…
E i provider italiani? Come saranno felici di veder migrare milioni di contratti verso altri lidi!
Tanta stupidità non si riesce a credere: questi, di Internet, non hanno ancora capito niente. Lavorano per distruggere il Web italiano!
Se provassero, invece di partorire simili “pensate” – sul filo della paura – a rendere almeno governabile il 30% del Paese, che vive sotto il tallone della Mafia, della Camorra e della N’drangheta, qualcuno gliene renderebbe merito.
Sarebbe meglio cominciare dal nostro “piccolo” Sud, perché il Web – ossia il Pianeta – è un po’ più vasto.
Se, invece, si dedicano a queste attività liberticide, non rimane che rispondere con il “vaffa” di Grillo. Magari da un provider russo, venezuelano, indiano, messicano, groenlandese…
Cos’hanno deciso il 12 Ottobre del 2007? Invece di farlo nel giorno della scoperta dell’America, potevano deciderlo il 28 Ottobre, così celebravano la Marcia su Roma.
Hanno meditato d’imbavagliare chiunque apra o gestisca un sito od un blog, imponendogli la stessa normativa che si applica ai giornali! In altre parole, per scrivere queste cose, io dovrei essere un giornalista iscritto all’Albo (che loro stessi controllano, leggete il mio “Alì Babà e i Quaranta Ladroni”, se non ci credete) oppure avere un responsabile del sito (ovviamente, con “pedigree”). In barba all’art 21 della Costituzione!
Naturalmente, il giornalismo di regime continuerà a godere del suo miliardo di euro l’anno di finanziamenti – quest’anno, mascherato in Finanziaria con una diminuzione dei finanziamenti “ufficiali” ed un parallelo aumento degli sgravi postali – che alla fine resteranno quindi equivalenti. Sono la stampella del potere. E per il Web? Per il Web i doveri: cosa vogliono di più?
La procedura, poi, impone ovviamente dei costi ed una trafila che si può trovare sul sito del Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC), splendido strumento di “democrazia” che ha sede a Napoli. Semplicissime forche caudine, a meno di non avere anche un ufficio legale annesso.
S’arrampicano sui vetri, per giustificare l’intervento, affermando dubbie argomentazioni sulla diffamazione a mezzo stampa: come se non ci fossero già stati procedimenti giudiziari per articoli Web!
Ho spiegato tutto l’andazzo con un articolo, titolo – Il decreto bulgaro di Prodi – che potrete trovare sul Web facilmente.
Dopo il Vday di Grillo, hanno una paura dannata e la paura fa brutti scherzi. Al punto di non capire che, di fronte ad una simile legge, chi è un po’ più sveglio (e faranno in fretta a diventarlo in molti) s’assicurerà un dominio estero. Carlobertani.ru? Carlobertani.tk? C’è solo da scegliere. Dopo, dovranno chiedere una rogatoria: non facciamo ridere…
E i provider italiani? Come saranno felici di veder migrare milioni di contratti verso altri lidi!
Tanta stupidità non si riesce a credere: questi, di Internet, non hanno ancora capito niente. Lavorano per distruggere il Web italiano!
Se provassero, invece di partorire simili “pensate” – sul filo della paura – a rendere almeno governabile il 30% del Paese, che vive sotto il tallone della Mafia, della Camorra e della N’drangheta, qualcuno gliene renderebbe merito.
Sarebbe meglio cominciare dal nostro “piccolo” Sud, perché il Web – ossia il Pianeta – è un po’ più vasto.
Se, invece, si dedicano a queste attività liberticide, non rimane che rispondere con il “vaffa” di Grillo. Magari da un provider russo, venezuelano, indiano, messicano, groenlandese…
4 commenti:
Facci sapere il tuo prossimo dominio mi raccomando!!
René.
E' incredibile come tutti, quando sono al potere, pensino più ai propri comodi (da attuare) e ai propri nemici (da debellare) e non al bene della collettività!
Avevo appena deciso di creare il mio blog di ricette...anche questi rientreranno nel Decreto? A parte le battute, la cosa è molto grave e non bisogna dormirci sopra, ma cosa possiamo fare?
http://www.corriere.it/politica/07_ottobre_23/levi_legge_editoria_no_bavaglio_ai_blog.shtml
oggi il corriere pubblica un'intervista a levi in cui si legge che l'obbligo di registrazione sarà obbligaotrio solo per gli "operatori del mercato delleditoria" e che da domani metterà mano alla legge per eliminare i passaggi ambigui.
avranno funzionato di più le proteste dei blogger oppure quelle dei provider?
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