30 marzo 2020

Il problema è nel manico

John Maynard Keynes

“Il lungo termine è una guida fallace per gli affari correnti: nel lungo termine, siamo tutti morti.”
John Maynard Keynes, economista inglese

Il titolo che avete appena letto è un vecchi adagio, o proverbio, che si cita quando un lavoro od una situazione non si riesce proprio a risolverla: nasce dal fatto che se il martello ha un manico non adatto, oppure debole, rotto, venato…nulla può essere portato a termine con l’attrezzo inadatto all’uso.
Per cercare di capire cosa sta succedendo nel mondo della grande finanza, bisogna fare un passo indietro e domandarci come si è giunti a questo punto (virus a parte), perché dietro c’è una storia che è la Storia della Teoria del Valore.
Senza affrontare questo argomento, è del tutto inutile fare previsioni o buoni propositi per l’avvenire poiché, passato il Coronavirus, il mondo che ci riceverà sarà, ancora una volta, schiacciato da questo irrisolto problema. E finirà per schiacciarci tutti.

Tutti d’accordo (Germania compresa) stilammo, in anni lontani, un trattato che doveva prevenire, nella vecchia Europa, il rinnovarsi di cosucce da nulla…capitate nel ‘900: robetta come discutere i disaccordi interni europei sotto forma di corpi d’armata, formazioni di bombardieri sulle città e sottomarini appena fuori del porto. Con qualche modesto danno al “capitale umano”…decine di milioni di morti e danni per miliardi di trilioni di miliardi…

Detto fatto, nacque l’Unione Europea, dapprima CECA (Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio) che fu tutt’altro che cieca nel risolvere le questioni riguardanti l’importantissimo settore: ricordiamo, però, che la CECA nacque nel lontano 1951.
Nel 1957, col Trattato di Roma, venne alla luce la CEE (Comunità Economica Europea), la quale dovette subito risolvere i problemi derivanti dal possesso di reattori nucleari mentre uno Stato, la Francia, era dotata anche d’armamento atomico e porre le basi per una futura, vera unione europea.

Il vero atto di nascita della successiva UE fu il trattato di Maastricht del 1992, che legava le economie dei Paesi che ne facevano parte con legami ancor più stretti: proprio quelle regole e legami che sono percepiti – oggi, con la pandemia di Coronavirus in atto – diversamente da Italia, Francia, Spagna, Irlanda, Slovenia, Belgio, Grecia e Lussemburgo mentre si sono opposti Paesi che hanno qualcosa di sinistro: Germania, Austria, Finlandia ed Olanda i quali, eccetto l’Olanda, erano tutti a braccetto di Hitler.
Ma, un aspetto poco noto della vicenda, riguarda le date: la CECA e la CEE nacquero prima del 1971, mentre l’UE nacque dopo. Cosa successe nel 1971?

Un pasticcio che, ancora oggi, genera infiniti guai nell’economia mondiale: fino al 1971, l’unica moneta ad avere ancora un corrispettivo in oro – il dollaro USA, e mediante il cambio in dollari anche le altre monete avevano ancora un corrispettivo aureo – il 15 Agosto del 1971, per firma unilaterale del presidente Nixon, abrogò la convertibilità in oro del dollaro (1). In nota una spiegazione più dettagliata.
In effetti, gli USA avevano fregato tutti, stampando una quantità di moneta ben superiore al controvalore in oro, giacché le astronomiche spese per la guerra in Vietnam avevano prosciugato il bilancio statale: siccome la Francia aveva richiesto la conversione in oro del Franco, e non essendoci abbastanza oro a Fort Knox, giocoforza Richard Nixon fu costretto ad abrogare, con un colpo di spugna unilaterale, gli accordi di Bretton Wood del 1944, sui quali s’era poggiata l’economia del dopoguerra. Se qualcuno ricorda, in quegli anni il dollaro USA era scambiato a 625 lire per un dollaro, e qual tasso di cambio fu stabile per molti anni. Per forza: era ancora legato all’oro.
Su cosa poggiano, e cosa garantiscono le attuali monete?

Nulla, assolutamente nulla.
E, l’Unione Europea, nata nel 1992 con il trattato di Maastricht, nacque già nell’era del nulla.
Per me – che ricordo di non essere un economista – la questione della Teoria del Valore di merci e lavoro – senza un valore di riferimento – sembra un po’ una caciara, oppure un truffa legalizzata, o come preferite.

In buona sostanza, i valori delle monete – giacché tutte le Nazioni sono indebitate – sono sostanzialmente stabiliti dalla “solidità” di quel debito, ossia se saranno capaci di onorarlo. Più aumenta la “volatilità” di una Nazione, più salgono gli interessi da corrispondere agli investitori: sarà un caso che l’1% della popolazione mondiale possieda più del 50% della ricchezza planetaria? Si tratta di un vero e proprio Olimpo: 18 milioni di famiglie (2), pressappoco 50 milioni di persone, che controllano l’economia mondiale.
E chi lo decide?

Ci sono apposite istituzioni mondiali, le agenzie di rating che sono principalmente tre: Moody’s, Fitch e Standard & Poors, tutte con sede a New York. Semplice, no?
Se sei bravo, ti presto i soldi e te li do ad un interesse contenuto, se sei cattivo…eh…voglio un interesse maggiore…che ci vuoi fare, piccolo mio…anch’io ho le mie esigenze…devo in qualche modo “assicurarmi” che tu mi renda i soldi…e lo farò stipulando degli altri contratti, “derivati” dal tuo debito, con altre banche, eccetera, eccetera. Dai cosiddetti “derivati” giunse la crisi del 2008.
E, per dirla tutta, bisognerebbe sapere chi paga le agenzie di rating: c’è un bellissimo film al riguardo, La Grande Scommessa, con Brad Pitt. Candidato all’Oscar come miglior film, gli regalarono l’Oscar per la miglior scenografia non originale: chi credete comandi ad Hollywood? I registi o le agenzie di rating?

Ciò che teme la Germania è sin troppo facile da indovinare: quanto ci costerà questa dannata epidemia? Noi abbiamo solo qualche centinaio di morti…italiani, francesi e spagnoli migliaia…chissà come mai? Beh…non sono capaci di “stornare” i morti per Coronavirus sotto altre voci…così ci hanno consigliato le agenzie di rating…

Dunque…se abbiamo capito bene…tutto ciò che facciamo sul fronte dell’economia viene deciso da qualche Paperone che sta a New York? Che decide, ovviamente, il numero di giorni nei quali teniamo l’economia a freno, per non pagare milioni di morti?
Bel finale di commedia, per gli Stati nazionali, le “Unioni” di Stati e le Confederazioni…tutto a muzzo di qualche magnate che, a New York, decide della vita di tuo padre a fronte di una perdita di un tot per cento?

Sarà, io non sono un economista e quindi non so decidere se questa sia la soluzione migliore, però sul fatto che debba esistere una Teoria del Valore delle merci – non delle persone! Le “risorse umane” non fanno parte del mio vocabolario di non-economista – non ho dubbi, perché qualche cavolo di mezzo per stabilire il valore delle merci dovrà pur esistere, no?
No, non esiste: domanda ed offerta, facilità di reperimento, solidità dell’azienda. Fine.

Un tempo, esisteva.
Il lavoro di un falegname era considerato poco, giacché la materia prima era di facile reperimento, mentre quella di un fabbro era più cara, poiché il metallo richiedeva una tecnologia più complessa: quella dell’orafo era ancor più costosa, data l’accuratezza del suo lavoro, la preziosità del materiale ed il rischio di perdite. Ma, ce n’era una ch’era ancor più cara. Quale?

Quella del medico, perché il medico sapeva salvaguardare qualcosa di ancor più prezioso dell’oro: la vita umana.

Siccome in questo caso ci troviamo di fronte ad un conflitto insano, giacché tutte le filosofie hanno sempre conferito il massimo valore alla vita umana, ci troviamo in un contesto d’inconsulta disfida, laddove il risultato – chiediamo ai platonici, agli aristotelici, agli stoici, ai cristiani, agli ebrei, ai musulmani, ai confuciani, ai buddisti, agli induisti, agli scintoisti, agli animisti sotto ogni cielo ed al di là d’ogni mare – sarà sempre lo stesso: la vita umana sopra ogni cosa.
Qualcuno dirà che ai marxisti non importa tanto la vita del singolo, poiché è la sopravvivenza e l’elevazione delle masse ad essere più importante: regola che può essere validata in un contesto bellico – forse, nell’assenza d’alternative – ma dovremmo concludere che quelle 18 milioni di famiglie di ricconi che ci comandano sono 18 milioni di comunisti, che allignano in quel di New York. Dovremmo subito avvisare Trump.

E non tiriamo in ballo l’eterna storia degli Ebrei che affamano il mondo perché si ritengono una razza eletta: gli Ebrei possono ritenersi cosa vogliono, ma non hanno il potere di governare l’economia mondiale. La maggior “cassaforte” mondiale, oggi, è la Cina: vi sembrano ebrei i cinesi? E i sauditi? I giapponesi? I tedeschi? Oops! Scusi frau Angela.

Il vero problema è che l’umanità, nella follia bellica del ‘900 – della quale i tedeschi hanno qualche responsabilità più degli altri – ha distrutto qualsiasi ancoraggio certo, sicuro, valido, concreto…senza il quale ogni moneta è sulle montagne russe, ogni Stato sempre sotto giudizio, oggi il paradiso, domani l’inferno. E’ così che vogliamo vivere?

Per tornare ad una base della Teoria del Valore più affidabile, potremmo nuovamente affidarci all’oro il quale, ahimè per noi, di guai ne ha creati non pochi nella Storia umana: basti pensare all’inflazione, e conseguente carestia, in Spagna con l’arrivo dell’oro rapinato nelle Americhe.
Il Sudafrica diventerebbe lo Stato più ricco del mondo? Dichiarerebbe guerra al suo avversario, la Russia, che circonderebbe le miniere siberiane con un muro alto centinaia di metri?
Bel dilemma.

Però, se non sapremo trovare una risposta congrua nella Teoria del Valore, non potremmo mai trovare soluzioni – valide, sensate e durature – per dare valore alle monete, e si torna da capo, con i 18 milioni di famiglie che decidono: pollice alto, pollice verso.

Qualcuno ha tentato di fornire soluzioni: un gruppo di economisti serbi propose un metodo di calcolo basato sul valore di un’ora di lavoro operaio. Molto marxista, però oggi ci dovremmo chiedere: come si fa ad uniformare il valore di un’ora di lavoro in Germania con la stessa ora del Burkina Faso?
Altri propongono soluzioni complesse, come Fabio Conditi, che “ingegnerizzano” ancor più l’economia con monete parallele, alternative…ed io non ho risposte: non sono un economista, sono soltanto un piccolo scrittore, un dipintore di vicende umane proiettate nel grande schermo della Storia. Figuratevi: non so nemmeno giudicare se John Maynard Keynes fu un genio, un illuso od un economista bistrattato dai saccenti statunitensi! Posso solo dire che aveva uno sguardo mansueto.

Oggi, però – mentre medici ed infermieri s’affannano, a rischio della loro vita, per curare i malati nelle corsie ospedaliere, a contatto con i corpi madidi di sudore, coi lamenti dei morenti come colonna sonora – mi aspetto che anche qualche economista alzi il sederino dal comodo giaciglio dei consigli d’amministrazione, delle banche e delle multinazionali. Qualcuno che abbia ancora una coscienza, e che riconosca che il nostro mondo economico è solo un mostro che non sta in piedi, se non è in grado di rallentare l’economia per pochi mesi: quando usciremo da questa maledizione biblica, faremo meglio a ricordarcene ed a tartassarli quanto basta. Senza clemenza.

Perché una cosa l’abbiamo imparata: se stessimo per morire, e qualcuno ci facesse sopravvivere al prezzo dell’oro, non guarderemmo l’oro. Ce ne libereremmo subito, in cambio della vita.

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