28 luglio 2017

Tenutario di cesso pubblico

Così, dala sera alla mattina, mi ritrovo con un cesso chimico sotto casa, nel quale, stanotte, "depositeranno" migliaia d'ubriachi alla festa della Birra. E così andrà avanti per i prossimi dieci giorni di festeggiamenti. Incavolato, ho fatto un esposto al Prefetto.



Al Prefetto della Provincia di Cuneo, dott. Giovanni Russo

Alzandomi, stamane, ho scoperto d’essere diventato un cesso pubblico. C’è di peggio – anch’io lo ammetto – quello che assolutamente non sopporto sono l’ignoranza e la stupidità, soprattutto quando sono strettamente legate all’interesse personale. Vengo al dunque.

Il Comune di Saliceto – come altri comuni – tutti gli anni organizza la cosiddetta “notte bianca” o brava, o rosa…insomma…che è una festa della birra mascherata, come si nota dalle immagini.






Il motivo di tanto clamore? Non lo so: una vocina mi sussurra che si tratti di soldi, di qualcosa che il Comune organizza e dal quale ricava soldi per i sempre più disastrati bilanci, con i trasferimenti dallo Stato ridotti all’osso. Quando esiste ancora l’osso. Ma non lo sostengo, è un puro sospetto, un sogno di mezza Estate, mettiamola così.
Personalmente, non ho nulla in contrario, solo che la disorganizzazione ed il pressapochismo, in questi frangenti, la fanno da padrone.

Il Comune di Saliceto ha un’ampia area d’interesse storico, che racchiude il Castello dei Del Carretto e la piccola cattedrale, diventata famosa con il film The broken key (2016).
Come si può notare, ci sono ampie aree per sistemare i servizi igienici, come sempre è stato fatto negli anni precedenti: solo che, quest’anno, “qualcuno” ha deciso diversamente.
I gabinetti chimici – che poche ore dopo iniziano a puzzare come paludi di birra andata a male – sono “dispersi” nel centro storico. Qui, bisogna fare un po’ di topografia.

 Questa è l’area nella quale, gli scorsi anni, venivano installati i servizi igienici: lontana dalle abitazioni, vicina ai luoghi della festa. Una soluzione razionale ed igienica.






Come si può notare, nessun servizio igienico è installato nei pressi degli stand di mescita. Non nella piazza della chiesa…




E nemmeno nella vasta area del parco del castello


Insomma, la gente che beve non deve essere disturbata da persone in fila innanzi ai servizi…e…dove li mettiamo?

Ecco la soluzione trovata: in mezzo alle case, anche a parecchia distanza dalle mescite.
Questo è l’unico gabinetto “a portata” di…insomma, dove ci sia la speranza d’arrivare sani e salvi e “depositare”.




Li “disseminiamo” a macchia di leopardo nel borgo: ovvio che chi ha in corpo un paio di litri di birra non avrà difficoltà a trovare un gabinetto…correndo con le mani sulla patta, lei cosa immagina?

Sotto alle finestre della gente, per giorni e giorni (la festa dura fino al 12 Agosto) e, tutti gli anni, l’azienda è venuta a rimuovere i gabinetti soltanto al termine dei cosiddetti festeggiamenti.

Non vorremmo che finisse come negli anni scorsi, con centinaia d’ubriachi che fanno i loro bisogni ovunque, invadono giardini privati, buttano immondizia nelle case…una sorta di calata degli Unni del Terzo Millennio. E, si badi bene, sono tutti italiani.
 

Ho protestato, ma il Comune (nella persona del Vigile Urbano, Stefano Spadi) è stato irremovibile: quando l’ho informato che avrei avvertito la Prefettura, ha risposto “E chiamala, chiamala…” poi, voltandosi, se n’è andato.
A latere (ma non troppo), vorrei ricordare come si è giunti a tutto questo.
La cittadina di Saliceto ha un centro storico del quale si fregia, ma la maggior parte della popolazione vive in altre zone: considerano il centro storico una sorta di palcoscenico, nel quale vanno in scena le feste, le sagre, ecc.
Vive per 10 giorni l’anno: per il resto, è dimenticato ed all’abbandono.

Basti notare che la famosa chiesa, sul lato sinistro, presenta gravi problemi strutturali che nessuno s’interessa a determinare con esattezza per quantificare (e possibilmente ovviare) i pericoli per la popolazione.
 

La situazione dei parcheggi è al collasso, ma a nessuno è saltato in mente di attuare, come in altri luoghi, l’opzione “residenti” per il posteggio. La gestione dei rifiuti è per lo meno dilettantesca, senza una raccolta differenziata degna di questo nome.
Abbandono totale: una “ripassata” di cera prima della festa e tutto va per il meglio. Fino all’anno prossimo, basta che il palcoscenico stia in piedi.

Il dramma, tutto italiano, è che a nessuno interessa: la “dittatura” della maggioranza vige come sempre, e la maggioranza abita lontana dal centro storico. A chi rivolgersi, dunque?

Lei, in questo territorio, rappresenta lo Stato: un’ammirevole innovazione napoleonica, che speriamo vivamente non osino abolire o “re-interpretare”, svuotandola d’ogni potere d’intervento.
Io, da parte mia ho pubblicato molti libri e centinaia d’articoli, molti sul degrado ambientale e sulle sue cause: sono un illuso, credo ancora nella legge e nella forza, possibilmente “gentile”, del Diritto.
Veda Lei, se ancora può fare qualcosa.

La saluto cordialmente

Prof. Carlo Bertani

PS: il testo sarà pubblicato su alcuni siti e sui più noti social network.


16 luglio 2017

Marianna Madia vuole salvare i Boschi!


Fra le tante nequizie e disperazioni che suscita la nostra amata classe politica, come ogni anno, non mancano gli incendi estivi: stavolta è toccato al Vesuvio, che ha sfoderato un bel pennacchio e copiose nuvolaglie, forse per celare il disgusto che ci circonda. Nonostante gli sforzi dei giornalai e dei tanti parolai di regime, la realtà è amara: dei 38 elicotteri dell’ex Corpo Forestale, soltanto 6 sono in grado di volare. Chi per guai veri, chi per guai burocratici, chi perché ha cambiato arma e destinazione d’uso…non stiamo a sottilizzare. La colpa è tutta sulle fragili spalle del Ministro Madia, colpevole di una riforma della P.A insulsa e senza senso, utile solo a salvare i Boschi, del Veneto e dell’Etruria in primis, sia chiaro.
Fatto è che, nel lungo Stivale e le sue infinite coste, solo 6 elicotteri dell’ex Corpo Forestale (i più esperti, insieme ai Vigili del Fuoco) sono riusciti a levarsi in volo. Per giunta sono in gran parte elicotteri piccoli, che portano un migliaio di litri d’acqua.

Due anni fa filmai un incendio boschivo nei pressi di Spotorno (SV), ed ebbi tutto il tempo di sistemare bene la videocamera: ci misero tre giorni a spegnarlo. Un Canadair sganciava acqua come poteva, sollecitato dalle forti correnti ascensionali che gl’impedivano di collimare bene sul bersaglio, consci anche che gli incendi, in Liguria, sono devastanti: della flotta primigenia di Canadair, ben due si schiantarono nei pressi di Savona, con la morte dei 4 piloti. Mestiere ingrato sganciare acqua sul fuoco: forse, è meno pericoloso sganciare bombe in giro per il mondo.
A far da Sancho Panza al solitario aquilone giallo, un AB-212 con il “secchio” che riempiva in mare: poche centinaia di litri, su un fronte di chilometri di fiamme. Punzecchiature di spillo. Per fortuna, dopo tre giorni, venne un po’ d’acqua dal cielo: Giove Pluvio s’impietosì degli umani e delle loro fatiche di Sisifo.

Come se non bastasse la nostra imperizia ed insipienza nel volerci intestardire a “sganciare” dell’acqua sul fuoco, la politica italiana ha fatto veramente bingo nell’assegnare il Corpo Forestale sotto il comando dei Carabinieri: non c’è nessuno, come i Carabinieri che – storicamente, ma soprattutto negli ultimi decenni – siano lontani da boschi e foreste, montagne e colline. Molte caserme di campagna sono state chiuse, ed i militi fanno solo più comparse sporadiche, due giretti in macchina, una la mattina e l’altro il pomeriggio. Figuriamoci che fine hanno fatto gli uomini della Forestale.

Eppure non mancano i progetti di grandi dirigibili in funzione antincendio, in grado di posizionarsi in alto e, grazie al GPS collegato con l’anemometro, far scendere una pioggia di ore sul fronte dell’incendio. 160 tonnellate d’acqua (progetto Cargolifter) contro la decina dei Canadair, e le poche “secchiate” degli elicotteri. Perché?
Poiché tutti quei progetti sono stati boicottati dalle banche, non perché non potessero diventare remunerativi – antincendio, spostamento di carichi pesanti, aerosoccorso, sorveglianza radar, installazione e manutenzione di strutture isolate (rifugi alpini, aerogeneratori, isole), ecc – ma soltanto perché l’industria aeronautica, grazie al potere del lobbismo ha saputo fermare, ancora una volta, il pericoloso rivale.
Sempre in prima pagina le foto del disastro dell’Hindenburg: pochi lo sanno che oggi i dirigibili sono riempiti con inerte Elio, ed hanno sistemi di casse interne come i sommergibili, per variare la spinta senza sprecare il gas. Basta poco: una leggenda metropolitana, tanta ignoranza, ed “olio” per oliare chi ha il potere. Il quale, nella maggior parte dei casi, non ha nemmeno idea di cosa sia un dirigibile ed a cosa possa servire.

Ora, non si tratta di “sparare sul pianista” come al solito, ma la Riforma Madia – pur portando il cognome della grande “protetta” di Walter Veltroni – ci sembra eterodiretta, perché dalle parti di via Nazionale e da quelle del Ministero dell’Economia, si chiedeva una sola cosa: risparmi.
Tutti dobbiamo risparmiare, anche i Carabinieri ed i Forestali, perché la vicenda delle banche fasulle richiede montagne di denaro, denaro vero, non la fuffa che hanno spacciato per molti anni.

Questo sistema è ottimo solo per tosarci ancora una volta: saggezza vorrebbe che il sistema bancario fosse responsabile in toto dei guai che combina – come al tempo del Banco Ambrosiano, quando tutto fu sistemato all’interno del sistema bancario – perché se c’è qualche deficiente che medita d’arricchirsi sulle spalle dei correntisti, se a pagare sono le altre banche, saranno le banche stesse a metterlo sul chi vive. Se a pagare è la fiscalità generale, è un invito a nozze: ruba tu che rubo anch’io, tanto, poi…

Come si può notare, anche dei fenomeni che sembrano assai distanti hanno origini comuni: brucia tutto perché non si costruiscono mezzi adatti, perché quelli esistenti sono obsoleti e di scarso numero, poiché le “riforme” impongono di “risparmiare”, poiché – infine – ci sono voragini innominabili da colmare. Perché qualcuno, prima, s’è riempito le tasche.

Ci vuole, però, un capro espiatorio: oh com’è gratificante assicurare alla giustizia il colpevole! Dagli al piromane! Dagli al nuovo untore!
Non nego che possa esistere qualche pazzoide del genere, e che qualcuno abbia da nascondere qualche abuso edilizio dando fuoco a tutto, però…sapeste com’è facile che tutto prenda fuoco in condizioni di calore come le attuali! Sapendo già che l’incendio, per legge, bloccherà ogni tentativo di cementificazione.
Nel 1976 bruciò la cascina dove abitavo: barre di ferro e bottiglioni di vetro, immagazzinati nel fienile, innescarono del fieno, forse troppo fresco, che era appena stato ammassato.

Ferro nei boschi? Ci ho trovato anche delle lavatrici! Un mio collega, appassionato storico, riuscì a scovare anche il relitto di un B-17 dell’ultima guerra. Vetro? Centinaia di bottiglie di birra: sono più pericolose delle pietre aguzze e delle vipere.
Lo strame che s’accumula nel bosco, anno dopo anno, con un po’ di rugiada notturna fermenta e produce gas infiammabile, in pratica metano. Basta nulla, una bottiglia che faccia da lente, un pezzo di ferro rugginoso che si scalda al sole…chilometri quadrati di bosco, e nessun sistema antincendio di prevenzione…non si può sostenere che non si è in grado di spegnere gli incendi: è colpa dei piromani!

Io, al posto dei giornalai di regime, i “piromani” li andrei a scovare dalla parti di via Nazionale…

10 luglio 2017

Stormi di avvoltoi

Geerd Hamer fotografato a Parigi, 1978, con la moglie e la figlia al processo contro Vittorio Emanule di Savoia, poi assolto per l'uccisione di suo figlio Dirk
Il 2 di Luglio è morto, in Norvegia, Rike Geerd Hamer, il medico divenuto famoso per la Nuova Medicina Tedesca, che ha avuto – come tutte le scoperte – amanti appassionati e tremendi detrattori. Ma passi: si sa che così va il mondo. Hamer era anche il padre di Dirk, che nel 1978 fu ucciso con una fucilata da un pazzo, al largo dell’isola di Cavallo, in Corsica. Quel pazzo fu ed è Vittorio Emanuele di Savoia, il quale la fece franca grazie alle sue amicizie ed alle balle che raccontò alla corte di Parigi: lui stesso lo ammise, mentre era in carcere al compagno di cella – che il giudice Woodcock gli aveva “associato” apposta, perché rivelasse qualcosa del giro di prostituzione del quale era accusato. Il padre e la madre di Dirk (entrambi medici) s’ammalarono di cancro e la madre morì.

Ma non è questa la vicenda centrale dell’articolo, perché subito – a cadavere ancora caldo, potremmo dire – c’è chi si getta sulle spoglie proprio come un avvoltoio, ed ha il coraggio di titolare l’articolo “Hamer è morto, ma gli avvoltoi come lui no”. Da leggere, in nota: (1)

Ora, che il Fatto Quotidiano sia diventato merce per allocchi, l’abbiamo capito: molto è cambiato da quando il giornale fu fondato, e la qualità degli articoli è sempre peggiore. Non ipotizziamo quali lobbies lo conducano – o se se le fanno da soli – ma pubblicare un articolo del genere fa pensare ad una mente malata, perché quando una persona – diciamo “controversa” – muore si fa un bilancio: si può anche essere duri con lui, ma ricordiamoci cosa ha passato quell’uomo: si è visto ammazzare il figlio sotto i suoi occhi, ed ha vissuto tutta l’odissea giudiziaria nella quale, già si sapeva, il Vittorio doveva uscire pulito, se non altro per questioni diplomatiche (e d’amicizie occulte).

Sentite come lo tratta Salvo di Grazia, un ginecologo siciliano che lavora a Treviso.

E’ morto in Norvegia, dove era latitante, Rike Geerd Hamer. Un nome che a tanti non dirà nulla ma che, in realtà, ha cambiato (tragicamente) la vita di molti. Hamer era un medico, anzi un ex medico, che dall’inizio della sua carriera dimostrò egocentrismo e tendenza alla truffa. Brevettò degli strumenti chirurgici che poi si rivelarono pericolosi, chiedeva soldi agli amici che non restituiva e mentiva sulle sue credenziali.
Finché un giorno fu protagonista di una tragedia. Il figlio Dirk fu ucciso da una fucilata in un fatto che poi si mescolò al gossip estivo avendo come protagonista Vittorio Emanuele di Savoia, della famiglia reale italiana. Questo evento distrusse definitivamente la sua psiche già debole e lo fece impazzire. Iniziò a delirare, riservando alla memoria del figlio una devozione maniacale. Un giorno raccontò che Dirk gli apparve in sogno svelandogli una nuova cura misteriosa.

Ho lasciato i grassetti, per far notare l’odio, convulso, che scorre nelle vene di questo medico, per altro indagato, in passato – a Treviso – per la morte di un paziente.

Ora, sia chiaro, non ho nessun motivo per difendere Hamer: non sono medico, non ho né ho avuto il cancro (incrociamo le dita) e quindi limito la mia critica alla deontologia professionale del giornalista, della quale il dottor Di Grazia pare non conoscere nemmeno le note più salienti. Nemmeno la chiave che c’è all’inizio della partitura.

Di fronte ad una teoria che non si considera valida, in ambito scientifico, si contrappone una tesi che la invalida: questo secondo Popper, oppure la si brucia sul rogo nel nome di un sapere più vasto ed esoterico, del quale si detengono le chiavi.
La conoscenza medica, il suo dibattito, va avanti per tesi ed antitesi, provate sperimentalmente: non ho difficoltà a credere che gli insuccessi di Hamer siano reali e certificati dalla pratica medica, non per questo, però, affermo che Hamer sia stato un ciarlatano.

Come potrà notare, dottor Di Grazia, “volo alto” sui mille e mille congressi pagati ai medici dalle case farmaceutiche, “volo alto” sul fatto (provato da sentenze) che un Ispettore Generale del farmaco – a libro paga del Ministero della Sanità, tale Duilio Poggiolini – si fosse arricchito al punto di dover nascondere i lingotti d’oro nei divani di casa. E che oggi, gli stessi “ispettori” del farmaco – diventati 20 a causa della riforma regionale – siano considerati (non lo dico io, è attualità del dibattito politico) come una delle ragioni del dissesto finanziario regionale.
E la smetto subito di “volar alto”, perché quella “altitudine” mi provoca vertigini, dovute al voltastomaco.

Di Hamer posso dirle poco: mi ha impietosito – ricorda la pietas di cristiana memoria? – la sua vicenda umana…sotto l’aspetto professionale ho poco da dire, perché non sono in grado di valutare (ovviamente) la sua pratica medica. Però, come fa una persona curiosa qualunque (e così recita la deontologia professionale di un giornalista), ho cercato documentazione.

Hamer ha coniato le “5 nuove leggi della biologia”, capisaldi della sua teoria della Nuova Medicina Germanica.
Mi ha colpito, come semplice osservatore, la prima: le altre – più attinenti a questioni mediche più complesse – eviterò di toccarle.

“Prima legge ("La regola ferrea"): le gravi malattie hanno origine da un evento di shock o trauma psicologico ("sindrome di Dirk Hamer") che viene vissuta dall'individuo come acuto e drammatico. Il contenuto del conflitto psicologico determina la posizione della comparsa di un focolaio di attività nel cervello che può essere visto in una TAC come una serie di anelli concentrici, detta "focolaio di Hamer", che corrisponderebbe alla posizione della malattia nel corpo. Lo sviluppo successivo del conflitto determina ulteriori cambiamenti. Hamer sostiene che i focolai siano spesso scambiati per lesioni cerebrali o tumori del cervello.”

Io non so, ovviamente, dare un giudizio su quanto afferma Hamer, però – semplice ragionamento logico – mi sono chiesto se la malattia possa avere un’origine psichica. Molti affermano che c’è un legame fra la “salute” mentale e quella del corpo. I Latini usavano dire “mens sana in corpore sano”, e qui finisco.
Altra curiosità che mi è venuta, è stata: è così approfondita la nostra conoscenza della psiche?

La Psichiatria, lei m’insegna, ha poco più di un secolo di vita, almeno sotto l’aspetto scientifico. Il motivo? Prima c’erano “umori” e demoni, e a nessuno passava per la mente d’andare ad indagare la psiche umana: faceva caldo, sul rogo faceva un caldo infernale. Nomen omen.
Può darsi che Hamer abbia avuto un’intuizione, un’intuizione e basta. Il suo errore, se errore è, è stato quello di credere d’aver raggiunto una teoria mentre, le molte sperimentazioni dall’esito infausto, indicano il contrario.
D’altro canto, la storia della pratica medica è zeppa di questi errori: lo sa, vero, che un tempo curavano la sifilide col Bismuto? Ed i preparati mercuriali, dei quali la pratica medica s’è nutrita per secoli?
Oggi si ammette la malattia psicosomatica: la colite d’origine nervosa e molti dolori dell’apparato gastrointestinale.

Molti sono stati i precursori inascoltati: Michel de Notre Dame, medico della regina di Francia Caterina dé Medici, si sgolò e scrisse libri per affermare che la peste bubbonica era trasmessa dalle pulci dei topi, e quindi era sul topo che bisognava agire. Pubblicò anche un trattato sulla conservazione degli alimenti (botulino?) che, all’epoca, era un problema esiziale. Ironia della vita: divenne famoso per una sorta di divertissement che chiamò Centurie, sotto lo pseudonimo di Nostradamus.

E se Hamer avesse capito qualcosa sull’origine psicologica dei tumori? Io non lo so, ma non è detto che qualcuno, un giorno, non si presenti ad un congresso scientifico con prove “quadrate”, a prova d’antitesi.
Le propongo un esempio:

Nikola Tesla è stato un grande inventore: è il “padre” della corrente alternata, mica bazzecole.
Negli ultimi anni della sua vita si raccontava che fosse andato “fuori di testa”: balbettava che fosse possibile la trasmissione della corrente elettrica senza fili, via etere. Qualcuno suggerì che gli USA avessero posto il segreto sui suoi ultimi studi, altri che era semplicemente impazzito. Io, sinceramente, non ho le competenze né le conoscenze per fornire un’opinione.
Oggi, però, ulteriori ricerche ed esperienze, in Giappone, hanno consentito la trasmissione via etere di 1,8 Kwh ad una distanza di 55 metri (2): è poco, ma gli inizi sono sempre difficili. Chi avrebbe mai scommesso, cinquant’anni fa, che auto elettriche avrebbero attraversato gli Stati Uniti?

Insomma, dottor Di Grazia – di grazia – provi la mattina a sciogliere nel caffè anche un cucchiaino di dubbi, di domande, d’incertezze. Può darsi che come medico non possa permetterselo – anch’io, da insegnante, mi fornivo da solo delle certezze che non avevo, ma questo lo richiede la pratica professionale, mi rendo conto – ma come uomo, come giornalista, lei è obbligato a farlo, pena il vomitare (mi scusi, ma non trovo altra perifrasi per definire il suo pezzo) delle insulsaggini con tanta rabbia in corpo, anche se la pratica medica (odierna) glielo suggerisce.
Lo sa che la psicologia buddista tibetana si chiama Lorig? Magari c’è qualcosa da imparare da gente che ha indagato la mente per secoli: peccato, c’è solo qualche sporadica traduzione in inglese e nulla in italiano.

E poi…non so cosa Hamer abbia sentenziato sugli ebrei, sul fatto che si curassero con la sua medicina in segreto e non la comunicassero al resto del mondo, per distruggere i goim.
Non oso pensarlo, però il rabbino Levy Rosenbaum, arrestato dalla polizia di New York, capeggiava un’organizzazione che rapiva bambini per rivendere i reni (3). Siccome la fonte è sospetta (palestinese) le fornisco altre prove: (4) (5) (6) (7)…quante ne vuole, sono stato il primo a scrivere, in Italia, del traffico d’organi!
Il problema, grave – ripeto, non voglio entrare nelle dichiarazioni di Hamer – è che, da parte dell’estremismo sionista, la vita di un goim non vale niente.

Insomma, non riesco proprio a comprendere perché un uomo tanto provato dalla vita – non deve essere stato uno scherzo vedersi ammazzare il figlio e l’assassino che la fa franca e ride sotto i baffi – debba essere crocifisso per le sue idee, anche in campo medico. I suoi pazienti furono dei creduloni? Peggio per loro: anche in questi campi, bisogna sempre mantenere vigile l’attenzione, mai assumere atteggiamenti fideisti! Come dice? Vero? Ma se il “suo” giornale non fa che difendere un movimento politico iper-fideista, spacciandolo per la “democrazia del web”!

Prima di lasciarla, voglio raccontarle chi mi guarì dal mal di schiena, quando oramai m’infilavano cortisone con la pompa del benzinaio: un bravo medico, agopuntore. E non me lo consigliò lo stregone di Timbuctu: me lo dissero al rinomato Rizzoli di Bologna: stia lontano dai luoghi dove spacciano la chirurgia vertebrale come il sancta sanctorum!
La saluto: domani, se ha piovuto abbastanza, proverò ad andare a funghi…ah, già…secondo loro avrei già dovuto essere su una sedia a rotelle…