18 agosto 2019

Salvini, non è di sua competenza?


Un escursionista francese cade: sta compiendo un’escursione dalle parti del Salento, telefona al 118 (o 112, 115, o chi cavolo è che deve soccorrere la gente in difficoltà) perché è caduto e teme d’aver entrambe le gambe spezzate e si sente rispondere che “non è possibile localizzarlo”. Ovviamente, la ligia operatrice, non manca di chiedere nome e cognome, nazionalità (il ragazzo vive in Italia da due anni, e parla un buon italiano) e poi gli raccomanda di tenere acceso il cellulare, cosicché si riesca a localizzarlo. Ma qualcosa non funziona.

Sono le 9.30 del mattino del 9 Agosto: l’escursionista si lamenta, parla a fatica, ma riesce, comunque, a mantenere acceso il telefono fino alle 19, quando si spegne, probabilmente per la batteria oramai scarica. Non sappiamo di più – ossia se il ragazzo svenne, se avesse avuto una batteria di scorta, non sappiamo nemmeno se è ancora vivo! – perché, a distanza di nove giorni, nove giorni! – ancora non sanno dov’è!

Scansiamo subito le facili soluzioni: quando sul cellulare ci compare “com’era il supermercato xy?” non significa che ci hanno localizzato via satellite, vuol dire semplicemente che il supermercato xy ci ha rilevato con un suo sensore all’interno, che ha poi provveduto ad inviare il messaggio, in barba a tutta la normativa (carente) sulla privacy delle persone.

La faccenda di rilevare una persona dispersa, se però ha un cellulare acceso, non è poi di così difficile soluzione: non serve mandare gli elicotteri a zonzo per le montagne se non lo si è rilevato! Come si fa a rilevarlo?

Sono già in vendita piccoli dirigibili – lunghi una quindicina di metri, completamente automatici e controllati da terra –  che costano circa 20.000 euro: al loro interno (non portando persone) si possono installare decine di chili di materiale elettronico: proprio quello che serve per rilevare le chiamate dei cellulari che – fra parentesi – sono potenti e disturbavano (e parecchio!) il sistema di combattimento dell’F-22.

Una manciata di questi mezzi, a 10.000 piedi di quota, potrebbero avere sotto controllo tutta la Nazione, mari compresi, visto che – mentre si bloccano le navi maggiori con 150 persone a bordo per poi imbastire manfrine infinite – i gommoni con 20-80 persone continuano ad arrivare, ovunque. Uno, addirittura, è sbarcato a Taranto, proprio nei pressi della principale base della nostra Marina!

Ora, non vorrei fargliela lunga: bensì vorrei che lei si mettesse, per un attimo, nei panni dell’escursionista francese: ferito gravemente, probabilmente caduto in un crepaccio o in un burrone, che è riuscito a telefonare ma non a dare indicazioni precise: però, ha mantenuto per ben 10 ore il telefono acceso!
Dov’eravate in quelle 10 ore? Cosa facevate? Guardi che non abbiamo dimenticato Rigopiano, con la centralinista che quasi sfotteva…ma no…che valanga…non abbiamo notizie…e non mi dica che, all’epoca, governava il PD, perché il 9 Agosto 2019 governava lei: non sul mare – dove non ha competenze – ma sulla superficie solida della Nazione, dove le competenze, proprio lei, è tenuto ad averle!

Lei, il 9 Agosto, era proprio lì vicino, su qualche spiaggia italiana a farsi fotografare con tutte le bellezze al bagno, ed a sproloquiare sui “Sì” e sui “No”, sui “pieni poteri” e sulla caduta di un governo inefficiente (del quale continua a far parte!), a centellinare se il migrante è minorenne o maggiorenne, a fare proclami su nuove elezioni che avrebbero ridato all’Italia quel “potere” su chissà che cosa, chissà dove, chissà come. Un potere che veleggiava solo nella sua mente: ma, quel potere – reale – sui soccorsi doveva esercitarlo lei! Perché non l’ha fatto? Perché la centralinista del cento qualcosa risponde “non siamo in grado di localizzarla”?

Lo sa, vero, che il servizio di soccorso notturno tramite elicotteri non funziona? Una decina di anni fa, i piloti di elicotteri italiani con la qualifica al volo strumentale, sa quanti erano? Quattro!
Gli svizzeri sono stufi di venire a soccorrere alpinisti in difficoltà sui versanti italiani delle Alpi! Ci dicono: “Ma se compriamo da voi gli elicotteri Agusta-Westland, perché non provvedete da soli?”

Perché è tutto un gran casino: un anno fa circa, i Carabinieri – risparmiare! – spostarono l’unico elicottero presente nella Liguria occidentale, di base all’aeroporto di Albenga – si, proprio l’aeroporto dove il ministro Scajola si faceva venire a prendere in DC9 – e l’hanno trasferito presso Torino. Non so oggi come siano le cose, però ad essere trasferiti furono piloti e motoristi, mentre il resto (furieri, sentinelle, addetti alle comunicazioni, ecc, una trentina di persone) rimasero lì. Alla faccia dei “risparmi”.

Io non so chi abbia la famosa “chiave” per intercettare le chiamate dei cellulari ovunque siano: se ce l’ha la Polizia, i Carabinieri, la Finanza, l’AMI…e non m’interessa, ma un sistema di ricerca e salvataggio – in un Paese turistico, ad Agosto! – deve essere in grado d’intervenire, in pochi minuti e con mezzi automatici, per fornire all’elicottero le coordinate per il soccorso.

Mi spiace dirglielo, ministro (?) Salvini, ma lei ha sbagliato, e sbagliato con la vita delle persone, perché in questo dannato Paese i segnali, e pesanti, erano già arrivati: Rigopiano (29 morti), poi le gole del Pollino lo scorso anno (10 morti), adesso il ragazzo francese. Spero che nessuno abbia l’orrido coraggio d’affermare che i morti sono “statisticamente diminuiti”, perché se a cadere nel burrone fosse stata una cordata, saremmo alle solite.

E alle solite ci siamo quando, invece di pensare alle proprie competenze, un ministro della Repubblica si mette a dissertare su questioni che non conosce (gli equilibri istituzionali) e ad intrufolarsi in materie nelle quali non ha competenze (il soccorso in mare).

Se preferisce, la vicenda di Bibbiano è il fallimento di un gruppo criminale d’appartenenti al PD mentre questa, paradossalmente, è tutta sua, che governa su Polizia, Vigili del Fuoco e vari corpi destinati alla protezione civile. Lei, dov’era, mentre il ragazzo agonizzava (ed agonizza, probabilmente) solo come un cane?

10 agosto 2019

L’uomo nero


Si fa presto a credere/incolpare Salvini di ciò che sta accadendo: in realtà, Salvini – come sempre – recita il suo copione come dai tempi nei quali scaldava la sedia al Parlamento Europeo – fu uno dei maggiori assenteisti – e poi piombava a Milano, dove imbastiva roboanti interviste dove se la prendeva con i “negher”, gli albanesi, i marocchini, e via discorrendo.
Non varrebbe nemmeno la pena di scaldarsi così tanto per una persona del genere: non ha mai fatto una mazza, non capisce una cippa di questioni economico/politiche e se la cava piuttosto male anche nel confronto politico.

Difatti, sa fare solo comizi: è il comiziante perpetuo, l’infaticabile arringatore, proprio come lo è Renzi, come lo fu Mussolini, e come lo fu Berlusconi, per altro avvantaggiato dall’entrare – come e quando voleva – nelle case degli italiani per rincitrullirli.
Quest’uomo, che chiede i “pieni poteri” (!) – manco fossimo in guerra, e non sa nemmeno cos’era la figura del dictator latino! – fa più pena che risentimento. Crede d’andare al governo, di fare e disfare a suo piacimento, d’obbligare l’UE ad un deficit del 3,5% non per fare innovazione, ma semplicemente per non far pagare le tasse ai suoi compagni di merende.

Perché se vuoi capire Salvini, devi un momento allontanarti dalla sua figura e mettere sotto la lente d’ingrandimento i suoi compagni di merende, sui quali – al posto della Flat Tax o della TAV – stava per abbattersi la “madre” di tutte le riforme, ossia la riforma Bonafede sulla Giustizia, che fermava la prescrizione dopo il primo grado di giudizio. Insomma, o c’è un’archiviazione od un’assoluzione, oppure vai avanti senza più l’ombrello protettivo e, se c’è da andare in galera, ci vai.
Difatti, con i 5S al governo, abbiamo tutti visto Formigoni entrare in carcere – grazie alla Spazzacorrotti – ma uscire dopo pochi mesi perché la norma era di difficile applicazione retroattiva. In altre parole, il passato è passato, ed il diritto ha un cardine che deve essere rispettato: nullum crimen, nulla poena sine praevia lege poenali, che grosso modo vuol dire che i reati si possono giudicare solo sulla base di una legge pre-esistente.

La riforma Bonafede, invece, fermava la prescrizione subito dopo un giudizio di condanna di primo grado: questo è l’aggravio, pesante, per tutti i corruttori ed i corrotti di professione, che in Italia sono la maggior parte degli im-prenditori. Benetton docet.
Non mi soffermo neppure un attimo sulle nuove “promesse” di Salvini, perché la sua macchina propagandistica è ritmata proprio da questo processo: sfornare ogni giorno che passa nuove illusioni – per occupare la mente degli adepti costantemente e, contemporaneamente, cancellare le promesse mancate. Non doveva rispedire in Africa 500.000 persone? E chi se ne ricorda più…

Torniamo, allora, alla genesi di questo governo e studiamo bene le mosse di un partito di minoranza che deve coalizzarsi con quello di maggioranza relativa: l’obiettivo è, semplicemente, scardinare l’azione di governo per far apparire gli altri incapaci e, grazie alla formidabile macchina di propaganda studiata, invertire i flussi.
La Lega  e questo lo ha detto subito chiaramente – non abiurava la sua partecipazione all’alleanza di centro destra, e qui – ai 5Stelle – qualche sospetto doveva già scattare, ma non scattò: si fidarono ingenuamente di Salvini, pensarono che volesse far sinceramente parte del “governo del cambiamento”, ed oggi è tardi per recriminare, però non è affatto tardi per combattere chi ha tradito. Conte lo ha dimostrato alla grande: Salvini continui pure la sua campagna elettorale sulle spiagge, quando rientrerà nei palazzi del potere troverà pane per i suoi denti.

E veniamo all’uomo nero.
Alla formazione del governo, Giorgetti andò ad occupare una posizione chiave: sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Era giusto: al partito di maggioranza relativa il presidente, all’altro partito il ruolo di “assistenza”. Bisogna sapere, però, che fra Conte e Giorgetti non c’è mai stata collaborazione: tuttavia, Giorgetti era a conoscenza di tutte le mosse di Conte che, ovviamente, “passava” in anticipo alla macchina propagandistica.
Giorgetti, dall’inizio del governo di coalizione, da un lato informava gli spin doctor dell’informazione, dall’altra si teneva in contatto con Berlusconi che, oggi, rialza la testa e torna a porre condizioni a Salvini.

La sera precedente lo scontro in Parlamento sulla TAV, Salvini, con Giorgetti, era ad Arcore, dove si è incontrato con Berlusconi e Tajani: avranno parlato di TAV? Senz’altro, perché interessava a tutti i cementieri amici del Cavaliere, ma il punto essenziale era un altro: la riforma Bonafede, la fine dei tanti trastulli tangentizi, sempre protetti dalla “coperta lunga” della prescrizione: in queste faccende, il ministro Bongiorno è maestro, da sempre, senza scomodare gli avvocati del Cavaliere.
La riforma, se ben ricordate, fu subito richiesta dai 5Stelle, ma Salvini si oppose richiedendo una “rivisitazione complessiva del processo penale”, che Bonafede accettò di buon grado, giungendo ad una riforma che tiene conto di vari fattori – come la durata dei processi, che si accorcia, alla responsabilità dei magistrati, ecc –  insomma, è una buona riforma, che non si vede il motivo di non dover approvare.

Già: ma che fine faranno i Benetton, ad esempio, oppure i Siri e gli Arata, se si dovesse dimostrare che erano in combutta con Nicastro, grande “elemosiniere” del boss Messina Denaro?
La riforma Bonafede tranciava un principio che è vecchio quanto lo Stato Italiano: la Giustizia deve essere severissima con i cafoni, ma non deve toccare i padroni del vapore. Non perdo tempo a segnalare la lunga lista: l’ultimo a godere della prescrizione è stato Umberto Bossi, per la questione dei 49 milioni spariti.
Allora, bisogna far presto: non si può più aspettare: Matteo, ma non vedi che i sondaggi ti acclamano nuovo dux della Nazione?

Su questo, ho dei dubbi.
Anzitutto, che il governo cada non significa che il Parlamento verrà sciolto: di questo meccanismo il padrone assoluto, piaccia o non piaccia, è Mattarella il quale, per adesso, se n’è andato in vacanza in Sardegna. Quando tornerà? Non ha fornito date.
La freddezza di Mattarella – che prima di partire ha incontrato Conte – non stupisce ed è stato senz’altro molto infastidito dalle boutade di Salvini: voler aprire una crisi Ferragosto, non sta in piedi. Le ultime elezioni ad Ottobre furono quelle del 1919: non mi sembra che i bolscevichi occupino le fabbriche in armi…che fretta c’era?
La TAV poteva passare, le Autostrade pure…ma la riforma Bonafede no, perché da quel giorno in poi sarebbero finiti i giochetti lucrosi, le commesse gustose, gli appalti all’acqua di rose.

Il M5S ha commesso molti errori, su questo non c’è dubbio:
1) Ha creduto a Salvini, senza precauzioni, mostrando quanto sono allocchi;
2) Non si è premurato di costruire una propria rete giornalistico-televisiva, quando ne aveva tutti i mezzi;
3) Ha emarginato il suo uomo di punta nel dibattito: Alessandro Di Battista;
4) Non ha mai fatto valere il vecchio manuale Cencelli, ossia che aveva (ed ha) il doppio dei parlamentari della Lega;
5) Non ha saputo creare un’organizzazione interna, diversificata, polivalente;insomma: un partito vero;
6) Non ha mai chiarito i suoi rapporti con la Casaleggio & Associati.

Non per questo, però, il M5S è finito, tutt’altro. E’ l’unico partito italiano a non aver avuto nessun condannato per reati di corruzione e, inoltre, non prende un soldo di finanziamento pubblico, ossia li devolve (essendo obbligato ad incassarli) verso la società civile. Mai stato un problema, un ammanco.
Poi, vorremmo ricordare che Renzi prese, alle elezioni, più del 40% - e dunque ben oltre Salvini – eppure in pochi anni è crollato ed oggi, a parte le furberie che mette in atto, non conta più niente.
E credetemi: Renzi, come persona – per abilità dialettica, comportamento, furbizia ed altre doti – ne fa due di Salvini.

Salvini parla alla “pancia” dei suoi elettori ed ha trascinato, appunto, quella parte del M5S che non ragionava con la testa, bensì con la pancia: attenzione, però, perché basta un po’ di dissenteria od una colica, e la pancia ti dimentica, con una scorreggia vai in fumo, attento Matteo.
Sta commettendo già i primi errori: ieri, a Peschici, è andato a dire che è meglio investire in imprese che creino reddito – si vede che Salvini, per quanto riguarda la questione meridionale, ne sa più di Salvemini – e, inoltre, ha concluso: “piuttosto che i soldi del reddito di cittadinanza”. Un fenomeno, veramente, che ha compreso l’elettorato meridionale.

E poi, questa richiesta di “pieni poteri” e di “elezioni subito”…non ha pensato quanto può aver irritato il Presidente della Repubblica? A tutti gli osservatori internazionali risponde con un “me ne frego”: c’era già uno che rispondeva così, ma non è finito tanto bene.
Oggi, la Lega è in grado di vincere le elezioni: oggi, 10 Agosto, San Lorenzo. Fra due o tre mesi?
Anzitutto, non è assolutamente detto che il governo cada: non voglio entrare nel merito delle mille dietrologie di questi giorni ma, se il M5S volesse (ma non lo vorrà) accettare l’aiuto di chicchessia, non farebbe niente di eticamente scorretto, essendo stato tradito sul campo da un alleato che è sempre rimasto legato al suo padrone, Berlusconi. E, Dudù, continua a scodinzolare senza rendersi conto che lui, proprio Matteo Salvini, non governerà mai l’Italia.

Se il governo dovesse cadere, Mattarella non acconsentirà mai che il Ministro dell’Interno – soprattutto questo ministro dell’interno – sia colui che gestisce la macchina elettorale essendo, lui stesso, il candidato premier! Ma qualcuno, sa ancora ragionare sugli equilibri costituzionali?!?
Sarà un altro a governare, probabilmente Mario Draghi, e allora Salvini si renderà conto d’aver congegnato tutta la faccenda per metter nelle mani dell’UE, ancora una volta, il potere. E tutto questo, badate bene, è perfettamente logico nella sequenza programmata dei banchieri europei, perché Salvini – anche se un po’ sbruffone, è uno del “giro”, mica sconosciuto come quel, quel…Vanvitelli, no, Toncinelli…mah… – è sempre stato accettato: sono 26 anni che è in politica, non ha mai fatto altro!

Ovviamente, dopo un’appassionata campagna elettorale fra lui, Grillo, Conte, Di Battista e un “ripescato” Renzi (che non sa ancora cosa farà, ma è furbo come una volpe e belloccio: una parte gliela troveranno) il risultato non sarà quello che si aspettava: ancora una volta, sarà Mattarella l’ago della bilancia e, con una Finanziaria da spedire in Europa ed un aumento dell’IVA da evitare, si metterà nelle mani di sir Mario Draghi, an Italian politician. E, questa volta, una maggioranza si dovrà trovare, e si troverà.
Subito, il ragazzotto, si metterà ad urlacciare contro l’Europa Ladrona, ma sarà Inverno, le spiagge saranno deserte, le Tv stufe del solito pistolotto sui migranti e sulle tasse: lo sostituiranno con qualcun altro, oppure manderanno in onda una super grandiosa tele-novela dal titolo “Italiani, prima di tutto!” con Mark Harrison, Isabel Incontreras, Gérard Malvenu, Tamas Malinkovic e la partecipazione straordinaria di Albano Carrisi, nella parte del Barone Nero.

Peccato, tanti sogni e speranze di poter vivere in un Paese normale – senza più ponti che crollano e ferrovie inutili da costruire, gente che deve andare in galera e schizza fuori dal “gabbio” dieci minuti prima della sentenza…finite con una telenovela inguardabile…anche Albano, oramai stonato…non potevano metterci che so…Baglioni? Mah, che Paese…

04 agosto 2019

Agosto italiano


Strano mese quello delle calure agostane, già bilanciate dai primi rovesci di pioggia, dai primi avventi d’Autunno, ma lasciati ancora oltre la porta d’ingresso, in silente attesa. Pare una forma di sospensione del tempo, quasi la timidezza d’osservare il dopo, il rendersi conto, anzitempo, di ciò che avverrà.

L’Agosto più colmo di sorprese fu senz’altro quello del 1943, durante il quale i canti di guerra mutarono senso: “La guerra continua”, fu l’incipit di Badoglio al 26 Luglio del 1943: già, ma da che parte si continuava ancora non era stato raccontato agli italiani. C’era il fatidico Agosto di mezzo – il mese delle vacanze – il mese nel quale tutto viene deciso.

La coreografia dell’epoca è interessante: il gran teatro definito “Gran Consiglio del Fascismo” dormiva sonni profondi – a volte sereni, altre funerei – dal Dicembre del 1939. Ohibò: c’è una nuova guerra: che facciamo?
Meglio starne fuori: vediamo come butta. Poi, decideremo se giocare la parte di Gengis Khan oppure quella di “Una Svizzera moltiplicata per mille”(1).

Mussolini, un socialista, sa bene che, nel 1922, era stato chiamato al potere dal Re per debellare la rivoluzione bolscevica che s’era installata nelle fabbriche italiane, ed aveva svolto il compito con diligenza. Ma oggi?
Nel 1943 sa di essere finito – chissà quante volte avrà rimpianto l’altra soluzione, quella di essere semplicemente spettatore (e fornitore d’armi) per le potenze in guerra: l’aveva prospettata lui stesso, “Una Svizzera moltiplicata per mille”. In fin dei conti, Spagna, Portogallo e Turchia ne sono rimasti fuori, con notevoli vantaggi.
“Fuori”, adesso, può solo osservare il quartiere di San Lorenzo raso al suolo dai B-17 americani e sa perfettamente che è stato soltanto un avvertimento: a parte il Vaticano ed il Quirinale, in poche settimane tutto sarà ridotto in briciole.

Ripensa agli avvertimenti di Badoglio, Ciano, Umberto, Balbo, in quel lontano Giugno del 1940…e tanti altri…”Potremo essere pronti a fine 1942, non prima”…ma ha sbagliato, ed oggi non può più farci niente. Perciò, conscio della ribellione latente nel Gran Consiglio, lo convoca ugualmente, per andare incontro al suo destino: pensava forse di vincere i riottosi consiglieri? Poteva non sapere che Dino Grandi – ex ambasciatore a Londra e grande amico di Winston Churchill – non avesse preparato la trappola? Poteva sperare che il Re, suo grande nemico da anni, lo rimettesse in sella? No, Mussolini sapeva: non era il grande statista che alcuni ancora pensano, ma un uomo di parola sì. Lo convocò apposta, per uscire di scena potendo dare la colpa ai “traditori” e salvare, in qualche modo, il suo “onore”. Il che, poi, è tutto da dimostrare.

Il grande pasticcio nel quale ci aveva infilati – sapendo di non poter scendere in guerra senza armi moderne, senza carri armati, con i biplani, con una Marina nella quale le cariche di lancio dei proiettili non erano precise, senza una strategia per l’utilizzo dei sommergibili, senza radar, senza ecogoniometri, senza bombardieri di “peso”…insomma, con un’industria non all’altezza dei tempi – terminò con un Paese, prima, ancora indipendente in politica estera, dopo, colonizzato come tuttora continua ad essere.

Poteva resistere?
Nei primi giorni di Luglio incontra Hitler a Feltre e lo scongiura di cercare una pace separata con l’URSS, ma il tedesco non lo ascolta nemmeno. Resistere all’invasione? E con che cosa?
L’avventura africana, appena conclusa, ha decimato l’esercito: i prigionieri si contano a centinaia di migliaia, mentre molte divisioni sono sparse in Francia, in Grecia, in Russia, in tutti i Balcani. L’industria aeronautica ha appena iniziato a produrre caccia di qualità: la Reggiane sforna il Re-2005 Sagittario, che è superiore ai caccia britannici ed americani, ma ne entreranno in linea 6 (sei!). La Marina non può fare niente: appena uscita dai porti, sarebbe stata immediatamente assalita da centinaia di aerei e decine di sommergibili. La Sicilia, in meno di un mese, è perduta: sbarcati il 10 Luglio, gli americani entrano a Palermo il 22. Il 3 Settembre gli angloamericani sbarcavano in Calabria, l’8 Settembre a Salerno: fin qui, la cronaca.

Che poi il fronte italiano, dopo la caduta del Fascismo, avrebbe preso un andazzo sonnacchioso fu una decisione politica, dettata dalla necessità di mediare ogni decisione fra Gran Bretagna, USA e, soprattutto, URSS, la quale aveva retto – da sola – l’impatto col Terzo Reich per quasi tre anni.
Domandiamoci: chi avrebbe mai impedito agli alleati di sbarcare – ancora nel 1944 – sul litorale romagnolo, indisturbati, e di mettere fine alla faccenda un anno prima? Lo impedì Stalin che temeva l’invasione dei Balcani.

Appena le calure agostane si chetano, ecco che riprende il gran movimento: c’è da stupirsi che il Re – in fuga verso Brindisi per fare il “reuccio” di uno Stato inesistente e Mussolini, che scende dalla sua “prigionia” sul Gran Sasso per andar a fare il sotto-Gauleiter per l’Italia di Hitler – non finissero per incontrarsi? Le loro strade quasi s’incrociarono, ma non avvenne: sarebbe stato un bell’incontro delle reciproche vergogne, mai confessate.

Questo per concludere, per chiarire ancora una volta a coloro che ancora credono al “tradimento” od alla felice conclusione di una guerra (già persa) a fianco dell’alleato germanico: Hitler, nelle sue memorie, giunse a dire che “sarebbe stato meglio che gli italiani non fossero mai entrati in guerra”.
Del resto, nella porzione d’Italia conquistata era normale che tutte le persone abili ad un qualsiasi lavoro diventassero operai al servizio dei nuovi padroni. Come, del resto, avvenne al Nord: i pochi reparti di Salò non parteciparono quasi mai alla difesa al fronte, e la famosa divisione “Monterosa” – addestrata ed equipaggiata in Germania – non sparò mai un colpo sulla linea gotica.
Addirittura, le navi per lo sbarco in Sicilia furono caricate da migliaia di prigionieri italiani, che non avevano scelta: almeno, mangiavano.

Eppure, ancora oggi, ci sono persone che pensano a quegli eventi come un colossale tradimento ai danni del popolo italiano, non alla inevitabile nemesi di scelte sbagliate ed avventate, compiute nel 1940.

Siamo un Paese colonizzato, inutile girarci attorno. Fra le grandi potenze planetarie – USA, Cina, Russia ed Europa – non contiamo una cippa, giacché l’Europa è quella definita ad Aquisgrana, ossia un potentato franco-tedesco con ammennicoli vari, come il Benelux od il Lussemburgo.
Già sappiamo che l’assassino del Carabiniere di Roma, prima o poi, sarà estradato negli USA e là sarà liberato dopo un po’ di galera a tarallucci e vino. Siamo l’unico Paese che ha partecipato ad una guerra (Libia) contro un suo alleato e contro i propri interessi!

Ma, adesso, siamo nell’Agosto del limbo: divertitevi, mangiate, bevete, andate a ballare, in spiaggia, nei locali…tanto altro non si può fare…la cronologia italiana è sempre la stessa: dopo le decisioni prese in zona Cesarini nella calura di Luglio, si devono lasciar passare le mollicce vacanze agostane.

Solo un anno fa, s’era appena insediato un governo: una compagine difficile da gestire, anche se i due partiti erano ferocemente contrari all’euro ed all’Europa, entrambi contrari alla TAV ed anche la Lega difendeva la lotta dei Comuni della Val di Susa:

E' il 7 dicembre del 2005 quando la Padania intervista Maroni sulla questione e titola col suo virgolettato: "Non sono i no global. La protesta della Val Susa non va ignorata, bisogna comprendere le ragioni della gente". Per l'allora Ministro del Welfare "il problema non si risolve con strumentalizzazioni o con l'intervento delle forze dell'ordine" (2)

Accorpano persone come Borghi e Bagnai, che stanno trascorrendo una sonnacchiosa legislatura, ben lontana dalle ire antieuropee di un solo anno fa: anche Paolo Savona s’acquieta e non si fa più sentire. Di Battista, almeno, è stato onesto: ha capito, ha sbattuto la porta e se ne è andato.

Piccole manovrine crescono: il governatore della Liguria Toti – ex direttore del TG4 di Mediaset – all’ultimo istante, prima che i riflettori si spengano e si dia l’avvio ufficiale alle vacanze, lascia Forza Italia con qualche lacrimuccia agli occhi. Già da un anno masticava la scelta, quella di una sorta di Forza Italietta “depurata” dal fantasma ingombrante del Cavaliere, per associarsi alla Lega stravincente (per ora) ed alla pallida Meloni, che sa di un melone acerbo. Speriamo nella tintarella. Un esito ampiamente previsto: Berlusconi abbozzerà o s’incazzerà? Mah…eppure, in qualche modo, bisognerà fermare la riforma di Bonafede…

Quello che gli italiani, spesso, dimenticano è la Parte Seconda della Costituzione e, in particolare, il Titolo Secondo, ossia gli art. 83-91: la sezione che descrive i poteri del Presidente della Repubblica.
Pochi sapranno che la figura, nel 1946, fu ricopiata quasi pari passo da quella del Re.

Lo abbiamo visto in opera un anno or sono, quando al posto di Savona andò Tria: un ministro del governo Monti!
Con un sapiente e misurato uso di verbi, avverbi ed aggettivi – “sentito il…”, “nei casi previsti…”, “qualora…” et similia, il presidente fa il cavolo che vuole: un anno fa ci provò il povero Di Maio a pronunciare il famoso termine “impeachment” (che non esiste nella lingua italiana), per poi dover genuflettersi 550 volte e dire trecento Pater, Ave e Gloria ogni mattina appena sceso dal letto.

In effetti, l’ultimo, grave dissidio fra la figura di garanzia (Presidente/Re) ed il Governo fu proprio quello fra re Vittorio e Mussolini: un dissidio profondo, ma mantenuto allo stato latente per un intero ventennio: scoppiato poi, evidentemente, quando la situazione era diventata insostenibile per i motivi sopra esposti.

La velleità di parte del panorama politico d’andare rapidamente ad elezioni si scontra proprio con il Presidente, che mai e poi mai acconsentirà ad andare ad elezioni “al buio” senza una legge Finanziaria da definire e promulgare nel prossimo Autunno. Senza considerare anche un dato curioso, ma che gli importa assai poco: la maggioranza degli italiani vuole che questo governo vada avanti, cosa mai accaduta nella storia della Repubblica ad un anno dall’insediamento.

In qualche modo, si stanno scontrando due modi d’interpretare la politica e l’azione di Governo ed il servaggio americano: quello che ha regnato per 70 anni – da Gelli a Sindona, da Calvi a Marcinkus, da Cagliari a Gardini, da Moro ad Andreotti, da Prodi a Berlusconi, da D’Alema ad Amato, da Monti alla Fornero, da Renzi a Gentiloni…senza contare i “comprimari” che hanno insanguinato e gettato nel mistero ogni loro azione: da De Pedis al Vaticano, da Pippo Calò a Woitila, dai Bontade ai Messina Denaro, dai Bertone ai Ratzinger… – perché questa è l’Italia che ha contato e che, ancora oggi, vuole  contare.  Difatti, ogni azione giudiziaria di un certo peso va a scontrarsi, precisa come un orologio, con eventi e persone che la storia di questo Paese hanno diretto, cambiato, insanguinato: Massoneria, Mafie, Servizi Segreti. Qui c’è la vera continuità.

Sinceramente, osservando questo sconfortante scenario, poco c’azzeccano i movimenti di un Toti o di un Di Battista nel mefitico panorama delle istituzioni, quando anche il CSM è stato raggiunto dal puzzo di cloaca.
E l’altro modo d’intendere la politica? E’ perduto, sconfitto, nella penosa parabola dei Borghi e dei Bagnai, dei Savona e dei Di Maio, dei di Battista e dei Salvini. Le promesse elettorali? Aria fritta, alle quali il Quirinale sorride, sornione.

Scomposti burattini, messi in scena da abili mani: sempre le stesse, ogni anno che passa. Come narrava Guccini, “Diverso tutti gli anni, ma tutti gli anni eguale”.

(1) Dichiarazione di Benito Mussolini.
(2) https://www.fanpage.it/politica/tav-in-val-di-susa-quando-la-lega-diceva-no/