12 febbraio 2010

La guerra di Cementland

Se dovessimo cercare le origini di Cementland, finiremmo nella notte dei tempi, almeno alla metà del secolo scorso, probabilmente prima. Ciò che sappiamo, oggi, è che Cementland occupa la penisola italiana ed altre aree europee, ma solo in Italia le sue colonne cingolate hanno sbaragliato le forze avverse.
Come vedremo in seguito, esiste ancora la resistenza partigiana – la quale, talvolta, riesce a colpire duramente Cementland – ma non esistono più forze in grado d’opporsi in campo aperto: tutti i partiti sono stati arruolati da Cementland.
La vicenda di Cementland non appartiene neppure all’universo complottista, giacché non vi sono eclatanti segreti, “gole profonde”, grembiulini che tramano: tutto avviene alla luce del sole, come per qualsiasi occupazione militare. O la sconfiggi, o ti massacra.

L’occupazione militare dell’Italia da parte di Cementland, come ricordavamo, iniziò in anni lontani: narrano le cronache[1], che il quotidiano “La Notte” – di proprietà della famiglia di cementieri Pesenti – all’indomani di Piazza Fontana fu il primo a correre in soccorso alla bufala della pista anarchica. Sapevano già tutto: era stato Pietro Valpreda.
Oggi, i Pesenti fanno parte dello Stato Maggiore di Cementland, ed hanno “diversificato” molto le loro attività – dalla finanza all’editoria – come potrete verificare nel “quadro” tracciato da uno dei fogli clandestini che appoggiano la resistenza a Cementland, “Imprese alla sbarra”[2].

Come è riuscita, questa forza d’occupazione, a mettere a ferro e fuoco la penisola italiana, a domarla ai suoi desideri, a costringerla alla resa, a farsi consegnare il territorio nazionale?

La strategia è stata, negli anni, quella di un costante aggiramento: come qualsiasi forza d’occupazione, si è servita – secondo le situazioni, i tempi e gli obiettivi da perseguire – dell’attacco frontale, oppure (più usato) del sostegno di più Quisling, a loro volta sodali nella ripartizione dei feudi conquistati.
Il Quisling più appariscente è senz’altro il gen. Berluskaiser, il quale ha costruito Milano 2,3,4,5…mentre medita – chissà? – di portare a termine Milano 8, che sorgerà alla periferia di Pescara.
Sarebbe però sbagliato fermarci a questo caso alla luce del sole, giacché il reggente di Cementland – che oggi ha assunto la carica di vicerè della colonia Italia – è circondato da stuoli di vassalli, valvassori e valvassini, i quali s’esercitano nell’arte della trasformazione del territorio in lande cementate, il primo e vero obiettivo di Cementland.
A volte assurgono a ruoli di governo, come Lunardi (“con la Mafia si deve convivere”), poi scompaiono nell’ombra appena c’è una campagna militare da portare a termine, un altro lembo di territorio da seppellire sotto i cingoli delle loro armate. Scambiano allora il posto con altri generali e colonnelli: per un Lunardi che assume un comando sul campo, uno Scajola va a sedersi allo Stato Maggiore.
Più complessa la gestione dei subordinati: qualcosa viene a galla durante le cicliche cerimonie d’investitura chiamate “Elezioni locali”, ma – presto – tutto torna un brusio appena avvertibile, protetto da milioni di metri cubi di cemento.

Per comprendere la strategia di Cementland, ci viene in aiuto un lavoro[3] preparato dal giornalista Vittorio Emiliani nell’occasione di un convegno che si svolse in Calabria sull’occupazione del territorio da parte di Cementland: tutte le fonti citate sono di agenzie come l’ISTAT, Catasto, ecc, quando non provengono proprio dagli archivi e dalla propaganda di Cementland.
Partiamo dall’inizio, proprio terra-terra, ossia dal suolo consumato ogni anno da Cementland in Italia, confrontandolo con gli altri Paesi europei la produzione di cemento, ossia il più comune munizionamento utilizzato dalle forze armate di Cementland:

PRODUZIONE DI CEMENTO IN EUROPA 2004 (milioni di tonnellate):
Spagna: 46,60
Italia: 46,05 (47,8 % al Nord)
Scandinavia: 35,77
Germania: 33,40
Francia: 21,54
Regno Unito: 12,01
Benelux: 11,03
Austria: 4,03
Altri UE: 10,16
Turchia 41,26

Fonte: Associazione Europea del Cemento

L’Italia è praticamente in testa, poiché bisogna ricordare che la superficie della Spagna è di 504.645 km², mentre quella dell’Italia è di 301.338 km²: in altre parole, l’Italia è appena il 60% circa della Spagna! Eppure, Cementland consuma la stessa quantità di munizioni in entrambe le situazioni operative.
Incredibile, poi, che in altri scenari operativi, i quali contemplano più territorio e più popolazione, il quantitativo di munizioni consumate sia enormemente minore.
Questo dato, se analizzato con maggior attenzione, è il corrispettivo del numero di Quisling e di vassalli che Cementland dispiega sul territorio e – per un diverso aspetto – la resistenza che incontra.

Nel 1998, in Germania – ad esempio – una nota rivoluzionaria proveniente dalla ex DDR – tale Angela Merkel, all’epoca Ministro per l’Ambiente, oggi Cancelliere – fissava per decreto la massima cifra di 30 ettari/giorno da concedere a Cementland, contro i 120 di prima. In Gran Bretagna, Cementland fu fermata nel 1946 con il New Towns Act, che sostanzialmente ricalcava lo stesso principio: la comunità definita “Stato” decide il massimo che può essere concesso all’invasore depotenziandone, così, le mire.

Il consumo medio annuo di territorio (periodo d’osservazione 1950-2005), in Italia – vale a dire le aree che Cementland ha occupato in media ogni anno – è di 221.745 ettari, ciò significa che la “soglia” italiana è di 607 ettari/giorno. Se pensiamo che i tedeschi ritennero che una soglia di 120 fosse inaccettabile e, per legge, la ridussero a 30…
Senza nessun controllo né opposizione, Cementland s’espande nel Belpaese ovunque, sempre di più: se la media 1950-2005 è di 607 ettari/giorno, quella del periodo 1990-2005 è più alta: 669 ettari/giorno. L’invasione s’espande a macchia d’olio.
C’è da chiedersi perché sia consentita una tale espansione, come mai nessuna autorità italiana s’opponga all’invasore. La principale ragione è che i governatori italiani sono governatori coloniali, espressioni di Cementland. Ma c’è dell’altro.

Come va la produzione in Italia? Come sta il sacro PIL? Non tanto bene, grazie: bisogna correre ai ripari.




Fonte: Arnaldo Sciamarelli su Eguaglianza&Libertà 17 Novembre 2006.

Come si può facilmente comprendere, senza il contributo di Cementland il PIL italiano sprofonderebbe sotto zero e no, non si può mostrare al mondo le mutande sporche! Interviene Cementland che tutto sistema: la calce non è forse un ottimo sbiancante?
La Germania, che fino a ieri era il primo esportatore mondiale – superata quest’anno per un’incollatura dalla Cina – può permettersi di contrastare Cementland – poiché, in definitiva, non ne ha bisogno – mentre l’Italia, che ha svenduto il proprio apparato produttivo oppure l’ha demolito, è obbligata a piegarsi ai diktat dell’invasore.

Siamo, in definitiva, come il conte Ugolino: divoriamo il territorio che un giorno sarà dei nostri figli per regalarlo a Cementland ed ai suoi vassalli. In cambio, otteniamo un PIL non proprio sotto zero: siamo come degli sciagurati agricoltori che si nutrono con le sementi dei futuri raccolti.
E’ sempre stato così? Non proprio.
In questa tabella, possiamo osservare chi sono gli “attori” del mercato edilizio, vale a dire chi costruisce e perché: ecco il raffronto (valori percentuali) di 20 anni, 1984-2004.



Fonte: elaborazione CRESME su dati ISTAT

Come si potrà notare, nello scorrere dei decenni l’edilizia pubblica s’è praticamente estinta, l’edilizia di cooperativa (assimilabile a quella popolare) ha perso parecchi colpi, ma anche i privati sono retrocessi: chi s’è imposto?
Le imprese: il “cuore” di Cementland.

Siccome neppure l’iniziativa privata basta più, scendono in campo le grandi corporazioni, veri e propri corpi d’armata di Cementland, i quali possiedono di tutto: giornali, reti televisive, parlamentari, amministratori locali, giornalisti…insomma, occupano l’Italia.
Rimane il problema di giustificare la cementificazione di vaste aree, la vera ragione dell’esistenza di Cementland: non bastano le autostrade, le centrali nucleari, i ciclopici ponti, perché queste sono le grandi campagne militari. Servono le piccole guerre d’ogni giorno per mantenere alta la produzione del munizionamento, per trovare sempre nuove missioni alle colonne cingolate, ai caterpillar d’assalto.
Ecco allora spuntare le mille iniziative sportive: si costruisce un ambaradan stratosferico in provincia di Torino – eh, ci fossero tutti gli anni le Olimpiadi… – e poi s’abbandona tutto alle ortiche[4].
La cosa non è nuova: per Torino e per la pratica di costruire e poi d’abbandonare.

Appena decenne, mio padre mi condusse (come tanti, all’epoca) in visita ad Italia ’61, la manifestazione per il Centenario dell’Unità d’Italia. Salimmo sulla famosa monorotaia che, da Corso Unità d’Italia, sarebbe dovuta giungere fino al centro, velocizzando il trasporto pubblico. Era nei piani, tutto previsto.
Invece, terminata la Festa, gabbato lo Santo.
Oramai ventenne, studiavo a Torino e mi prese il vezzo d’andare a curiosare la vecchia Italia ’61, con il ricordo di papà che magnificava tutto…che delusione…
Il Palazzo della Vela era abbandonato e, l’unica cosa rilucente, erano i fuochi accesi dalle prostitute che, saltuariamente, lo usavano per i loro scopi.
Ma passano gli anni e, coerente con i desideri di Cementland, l’opinione pubblica (vale a dire i giornalisti di Cementland) spifferano ai quattro venti l’orrore: Italia ’61 va in malora!
Giungono allora in soccorso alcune unità corazzate di Cementland: il fabbricato è in condizioni pietose – ma non si deve abbandonarlo! – e così si dà inizio ad una nuova ricostruzione. E giù soldi, e tangenti.

L’operato di Cementland può essere riassunto in pochi dati, sull’aumento delle unità abitative (senza andare troppo indietro) fra il 1991 ed il 2005. In questo periodo[5], la popolazione è cresciuta solo del 3%, mentre il numero di stanze del 23,8%!
Insomma, Cementland deve costruire, utilizzare il munizionamento, altrimenti il meccanismo s’inceppa ed il PIL crolla: non vorrete mica veder crollare il PIL, vero? E dopo?

Peccato che già Robert Kennedy si fosse accorto dell’inganno: pare che, appena una persona che ha responsabilità di potere lo ammetta…beh…non serva più…
Ecco cosa disse nel lontano 1968:

Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.

Ci pensò Sirhan Sirhan.

Un dubbio, però, rimane: se la legge della domanda e dell’offerta ha ancora qualche, seppur minimo, valore, con meno gente e più cemento i valori immobiliari dovrebbero decrescere. E invece…
Invece, le uniche città più care (abitazioni in centro) di Roma e Milano sono New York, Londra, Parigi, Zurigo e Monaco. Milano, è più cara di capitali del calibro di Madrid, Berlino, Amsterdam, Vienna, Bruxelles…
Come riesce, Cementland, ad ottenere questi risultati? Con due accorgimenti.

Per prima cosa, è necessario accentrate la popolazione: il territorio serve solo per le grandi manovre, ma è nei pressi delle città che hanno luogo le battaglie. Perciò, treni ad alta velocità ed abolizione delle linee secondarie. Piccoli ospedali? Rami secchi: tagliare. Scuola? Chiudere. Attività produttive? Emigrare all’estero oppure chiudere. Servizi per la collettività? Accentrare.
Va da sé che, chi ancora cerca di vivere nel territorio, può solo farlo se ha già un lavoro nei pressi: altrimenti, è obbligato ad inurbarsi. Cementland va in brodo di giuggiole.
Ma non basta ancora.

Maledetti italiani: scopano ma non fanno figli! Decrescono! Troppo!
Visto che c’è un intero continente che viene tenuto in condizioni di sempre maggior miseria, approfittiamone!
Non importa se la disoccupazione italiana (quella reale) supera forse già il 10%: meglio se giungono sempre nuovi barconi dall’Africa!
Qualcuno lavora? Bene! In nero? Meglio ancora! Si prostituisce, spaccia, ruba…non importa. Paga l’affitto? Per Cementland basta ed avanza, così il patrimonio immobiliare italiano può gloriarsi d’esser giunto alla stratosferica cifra di 3.522 miliardi di euro! E gli italiani, nel 2005, erano indebitati per 160 miliardi di euro con le banche![6]
Cementland e Bankenland sorridono, soddisfatti, e vanno a cena contenti.
Se qualcuno non crede a queste cifre, passi il confine francese e si rechi in Costa Azzurra: a parte gli improperi dei francesi – che vedono i valori immobiliari impazzire per la vicinanza all’Italia – scoprirà che i prezzi delle abitazioni, pur nella “gettonata” Costa Azzurra, decrescono man mano che ci si allontana dall’Italia.
Dopo Saint-Tropez il fenomeno, praticamente, si estingue: in Spagna, con l’equivalente italiano di un appartamento, si compra una villa.

Ora, qualcuno inorridisce per le parole pronunciate nella notte dell’Aquila a Roma, da quelli che sapevano che quella tragedia, per loro, si sarebbe trasformata in appalti, tangenti e prebende.
I giornali rincarano la dose, mettendo all’indice l’uso delle prostitute di Palazzo come strumento di corruzione e, in definitiva, di prassi politica.
Vorrei precisare e sottolineare che, chi scrive, non è per nulla scandalizzato dai sospiri delle alcove clandestine: lenoni e cortigiane, sotto varie vesti, hanno popolato i palazzi del potere in tutte le epoche. Verificare, per conferma, il potere che ebbe Madame de Pompadour in Francia: per certi versi, più devastante di quello che non ha mai avuto la D’Addario.
Per contro, ci schifano letteralmente i “ricami” che tutti tessono su queste vicende: dai moralismi da sacrestia di certa stampa – “conservatrice” o “progressista”, poco cambia – ai tentativi mediatici del Presidente del Consiglio di porsi come il “Chiavolini”[7] nazionale, contrapposto a Marrazzo, l’uomo che ambiva ad altre “vie”. Che pena.
Le cose da capire e da meditare sono ben altre.

Big Pharma, come sappiamo, ha ottenuto copiose raccolte di fondi grazie alla paura scatenata per la “maiala” che tutti doveva ucciderci. Con la “maiala” si sono arricchiti in parecchi e, addirittura, un oscuro sottosegretario di Cuneo è riuscito a riottenere la poltrona di Ministro della Sanità (o della Salute) che più non esisteva.
A margine – ma non a latere – un faccendiere della sanità pugliese forniva “carne fresca” per il sultanato Chigi/Grazioli. E chi paga?

La guerra di Cementland è più vicina alle nostre case di quanto immaginiamo: la “magnifica pensata”, trasferire il G8 dalla Maddalena a L’Aquila, è stata una mossa strategica di Cementland, nient’altro.
Con un colpo da maestro, il costruttore/editore/assicuratore/finanziere/politico…Berlusconi è riuscito a raddoppiare la posta, a duplicare i metri cubi di cemento: crediamo bene che gli Stati Maggiori di Cementland abbiano immediatamente inviato stuoli di “crocerossine” ardenti! Che, con l’immigrazione di tante bellissime e disponibili brasiliane, diventa uno scherzo fornire.
Torniamo alla domanda: e chi paga?

Negli stessi giorni, Berlusconi vola a Bruxelles e comunica le sue preoccupazioni: forse la disoccupazione, la produzione industriale, la corruzione…no…
Il problema sono le pensioni. Punto.
Troppa gente vive a sbafo: dopo aver lavorato una vita, va in pensione. Oramai, se ci riesce.
Patetica e vile la risposta del segretario della UIL Angeletti, un vero fleur du mal dell’oratoria, il quale si scaglia – apparentemente – contro ogni proposta: “le pensioni sono già a posto”, salvo poi aggiungere una postilla, ossia “tanto siamo già d’accordo con il Governo, di legare l’età della pensione all’aspettativa di vita.”
Il lavoro non è più una parte della nostra vita: diventa una pena da scontare, e l’età della pensione un “fine pena”.

Ecco da dove provengono le risorse per Cementland: dalle varie casse previdenziali. Non è forse vero che 3 miliardi di euro del fondo TFR dell’INPS sono state “stornati” sul bilancio statale, alla voce della spesa corrente?
Questo è soltanto un esempio: tramite le mille gabelle – nazionali e locali – più i prelievi effettuati sulle nostre casse previdenziali – sui nostri soldi – il governo s’impadronisce di risorse non sue. Poi, spaccia una riforma della scuola come “storica ed innovativa” quando, conti alla mano, altro non è che un colossale taglio degli organici per risparmiare quasi 8 miliardi nell’attuale legislatura. Ed affossare definitivamente la scuola pubblica, per avvantaggiare le scuole private le quali, magari grazie a dei prestanome, saranno di proprietà del presidente del Consiglio.
Per le stesse ragioni, non si ha più il “lusso” di trascorrere la notte prima di un intervento in ospedale: si va, digiuni, la mattina presto e s’aspetta. Fra un po’ metteranno i numeri per entrare nella sala operatoria, come dal salumiere. Anche qui si risparmia.

In definitiva, riducono tutte le prestazioni sociali e s’impadroniscono delle risorse degli italiani (ciò che ho appena scritto è solo una sintesi, per non tediare il lettore) mentre, dall’altra, finanziano Cementland sotto varie forme: il Ponte sullo Stretto, le centrali nucleari, la TAV, i vari G8, Olimpiadi, campionati sportivi, celebrazioni per i 150 anni dell’Unificazione, fiere varie…la lista potrebbe continuare.
Fantastico, poi, costruire delle strutture per poi far mancare i fondi: è un raffinatissimo gioco, da menti “raffinatissime”. I lavori s’arrestano e le strutture non terminate degradano: dopo anni si ricomincia, così s’assommano i metri cubi da costruire con quelli da demolire e da rifare. Cementland x 3.
Tanto, la “verità” ci viene raccontata – spesso con un’indignazione che sembra sincera – dai giornalisti del Presidente del Consiglio, dalle reti televisive del Presidente del Consiglio, dalla RAI dei dirigenti nominati dal Presidente del Consiglio, che ascoltiamo grazie ai decoder forniti dalle aziende del Presidente del Consiglio.

Come si può lottare contro questo mostro, questa forza militare che occupa la penisola italiana?
Qualcuno lo ha fatto, ed ha sconfitto Cementland. Come ha fatto?
A Savona, Cementland aveva ordinato la costruzione di un porto turistico da 600 posti barca (notare: in gran parte per imbarcazioni +15 metri, ossia “barche da sogno”, mica per chi ha un gozzo per la pesca o una modesta barca a vela d’altura) e, visto che erano attesi ricconi, cementieri, faccendieri, corruttori e quant’altro, bisognava preparare anche delle residenze.

Il grande architetto Fuksas – quello che si faceva invitare ad “Anno Zero” – aveva un problema: un progetto per una “torre” alta 150 metri era stato rifiutato in Russia. Talvolta capita che alcune unità combattenti di Cementland siano obsolete, oppure non adatte per vari motivi all’utilizzo operativo. Che fare?
Sbologniamo la torre a Savona, con il solito corollario di prebende per tutti: destri, sinistri, alti e bassi. Tanto, con qualche migliaio di metri cubi d’ottime munizioni, avremo sufficienti mezzi per ammorbidire tutti: non si hanno notizie di “massaggiatrici.”

Nasce però, in modo assolutamente spontaneo, un gruppo di persone che si radunano in un “Coordinamento” ed iniziano a proporre modeste iniziative contro l’attacco di Cementland.
Nel luogo scelto per il mega-porto turistico, c’è uno scoglio sul quale c’è la statua di una Madonna, detta “La Madonnetta”, che è lì da tempo immemore, alla quale la popolazione è legata per tradizione e per devozione.
Fuksas, allora, presenta la solita variante nella quale la Madonnina viene inglobata fra i moli galleggianti, le pompe del carburante e le gru per l’alaggio: insomma, diventa la Madonnina del porto turistico dei ricconi! La gente inizia ad incazzarsi.
Il Coordinamento della Margonara cresce – lo so perché la mia figlia maggiore ne fa parte – e propone, proprio dove dovrebbe scattare l’attacco di Cementland, una serie di manifestazioni: la spiaggia è demaniale, nessuno può cacciarli.
Oggi suona un gruppo, domani una modesta festa a base di musica, birra e panini, dopodomani una gara di nuoto…e la gente viene, legge, s’informa.
Poi nasce un blog – http://margonaraviva.blogspot.com/ - e la gente può accedere, conoscere, informarsi, essere informata delle iniziative. La protesta cresce.

Cementland, dapprima, sottovaluta la situazione: i carabinieri, ovviamente, perseguitano il Coordinamento. Ogni sera si chiedono i documenti, sempre alle stesse persone: si perquisisce, s’ispeziona, si minaccia, ma non salta fuori niente.
Per molto tempo tutto tace: anche i Verdi e Rifondazione glissano, il PD è una sfinge. Ma giungono le elezioni regionali. La Margonara diventa un problema politico: per qualche migliaio di voti si può perdere la Regione Liguria!
Nella stanze del PD s’impreca, ma la paura inizia a serpeggiare. E, se per colpa di questi maledetti idealisti, dovessimo perdere la regione?
Il 2 di Febbraio 2010 Fuksas è costretto a gettare la spugna: il Lanzichenecco – paradosso! – torna a Roma imprecando.
Sergenti e caporali locali di Cementland – il servaggio degli enti locali – strisciano e confermano la loro devozione a Cementland, poiché Cementland è vendicativa, ed hanno paura. Leggete cosa scrive[8] un tal De Cia, consigliere comunale di “Democrazia e Socialismo” (sic!):

"Ho letto le dichiarazioni che l'Architetto Fuksas ha fatto in questi giorni nelle quali dichiara di abbandonare il progetto del porticciolo turistico della Margonara. Sono ben consapevole di essere ancora una volta fuori dal coro di quelli che brinderanno a Champagne pensando di aver ottenuto una vittoria con relativa umiliazione del “odiato nemico”. Io ad esempio mi dispiaccio sinceramente che questo possa essere successo. Non considero per niente positivo che una realtà come la nostra ogni qual volta possa ottenere collaborazioni e esperienze professionali di carattere internazionale, si dimostri così provinciale da snobbarle o peggio denigrarle.Chi è contrario al porto alla Margonara, lo sarà comunque al di là di chi imposterà o firmerà il progetto e di quali contenuti architettonici e culturali esso sarà portatore. Ma io credo che non usare energie intellettuali o professionali di caratura internazionale, sia comunque una perdita per la Città. Stento a credere che il vero punto della discussione sul porto turistico sia divenuto l'unico intervento che faceva almeno pensare ad uno sforzo intellettuale e ad un approccio nel quale l'architettura si mette al servizio di un processo di riqualificazione del territorio. Stento a credere che le forze politiche principali, abbiano permesso di mettere in sordina la vera questione che riguarda questa come altre iniziative edificatorie e cioè se l'opera serve ed è utile al territorio, alla sua economia, alla sua qualità della vita.”

Si noti che, su tre aree del porto commerciale di Savona, una è praticamente inutilizzata e le altre parecchio sotto-utilizzate: non sarebbe difficile sistemare centinaia di barche nelle aree già esistenti. Ma, lì, il cemento c’è già: poche munizioni da sparare per Cementland.
La dichiarazione del consigliere comunale – mascherata con la solita patina pseudo-intellettuale ed un poco snob – è in realtà una profonda genuflessione nei confronti dell’architettura globalizzata, del modo di pensare globalizzato, dell’economia globalizzata. In fin dei conti, è una prostrazione a Cementland: speriamo di non essere radiati, anche se abbiamo fallito!

Se a Savona è stata vinta una battaglia – certamente non la guerra! – altre realtà lottano: la gente della Val di Susa contro la TAV prende le botte dai pretoriani giunti da Roma, ma non molla. Contro il Ponte sullo Stretto nascono iniziative e coordinamenti: gente che non vuole che le proprie città siano violentate dai mostruosi piloni del ponte, che avrebbero all’incirca la cubatura delle Twin Tower!
E a Vicenza, nel “profondo Nord” leghista, la gente scende in piazza contro la Cementland targata USA, la guerra che Cementland conduce in favore di chi fa la guerra.
Domani, dopo le elezioni, saranno comunicate le località dove sorgeranno le centrali nucleari: anche qui, la paura inizia a serpeggiare. La Polverini si smarca, corre per il “centro destra” che vuole le centrali ma non le vuole in Lazio, perché sa che la questione potrebbe diventare un pericoloso scivolone elettorale.

Non si può lottare contro le centrali di Berlusconi? Perché sono siti sottoposti all’autorità militare? Mais…qui à peur de qui?
Credete forse che Berlusconi abbia la forza di far sparare i soldati? Comandati dal general Bertolaso, che magari si porta dietro la brasiliana in tenda?
Ma va là!
Ci sono forme di lotta contro le quali il potere globalizzato poco può fare: se vince, è soltanto per il nostro disimpegno!
Cosa ci vuole?

Un coordinamento via Web – basta un blog per ogni centrale – che chiami a raccolta la gente quando spostano le armate di Cementland: migliaia di persone che arrivano con il sacco a pelo e si stendono sulle strade, sulle autostrade, sulle linee ferroviarie. Credetemi: non hanno sufficienti munizioni per sconfiggere un simile movimento.
L’errore sarebbe credere che bastino le manifestazioni – le “messe cantate” che ci lasciano fare – per sconfiggerli: se ne fregano delle messe, delle confessioni e del coro.
Quando, invece, la gente s’organizza e li contrasta sul campo – in modo assolutamente pacifico – non hanno armi: impariamo da Gandhi.


In fin dei conti, non è poi così importante vincere la battaglia ma combatterla: al più, ciascuno di noi potrà guardare negli occhi i propri figli e non sentirsi un rinunciatario, un vigliacco. E, questo, sarà il miglior insegnamento che potremo dare loro.




Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.



[1] Di Giovanni, Ligini, Pellegrini – La strage di Stato – vedi estratto: http://www.uonna.it/bilposs.htm
[2] Vedi: http://www.impreseallasbarra.org/index.php/Pesenti
[3] Vedi: http://dipiter.unical.it/Materiale_didatt_ciccone/ingegneria_del_territorio/Paesaggio,%20relazione%20Provincia%20RM%20%20%20%20%20%20%20%20%20%2011.10.07.pdf
[4] Vedi: http://tuttosbagliatotuttodarifare.blogspot.com/2010/01/abbandonati-gli-impianti-delle.html
[5] Fonte: Annuari ISTAT.
[6] Fonte: ANCI-CRESME, 2005.

[7] Raccontano gli annali apocrifi del Fascismo che, quando Mussolini riceveva qualche signora, gli addetti di Palazzo Venezia giustificavano la sua assenza poiché impegnato in un colloquio con il “Ministro Chiavolini”.
[8] Vedi: http://www.savonanews.it/it/internal.php?news_code=69056

34 commenti:

Orazio ha detto...

Carlo tu scrivi: "In fin dei conti, non è poi così importante vincere la battaglia ma combatterla: al più, ciascuno di noi potrà guardare negli occhi i propri figli e non sentirsi un rinunciatario, un vigliacco. E, questo, sarà il miglior insegnamento che potremo dare loro."

Questo tuo appello mi ricorda quello di Don Sturzo ai liberi e forti, ma come scrive un grande storico contemporaneo vivente. Hobsbawn, pochi erano quelli che allora, 1919, potevano raccogliere tale appello. Oggi, forse, in Italia sono pochi e radi coloro che possono e vogliono rispondere al tuo appello. Sono narcotizzati dalle dosi cavalline di istupidimento mediatico fatto dalle armate mediatiche del Berlusca. Amano la protezione civile che si organizzava buffet pantaugrelici a 90.000 euro più iva.

Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Beh, però a Savona, a Vicenza, Val di Susa, Calabria e Sicilia ci sono. E non sono mica pochi, perdinci.
Ciao
Carlo

doc ha detto...

La vita è bella!
Anzi più che bella!
E' entusiasmante!!!!
...
Lo capiremo in tempo?

Doc

halo1367 ha detto...

Caro Carlo, solo ora riesco a leggere questo tue informazioni e proposte.

Informazioni.

Come potrei non condividere l'importanza delle tue informazioni quando io stesso, nel blog seguente al tuo articolo "Consigli per gli acquisti", citavo il discorso del 18 marzo 1968 di Robert Kennedy sul PIL, come una sorta di discriminate culturale? E poi, ovviamente, politica ed economica.

Quando (mai!) dovesse nascere un paese che decidesse di prescindere dal PIL, quello sarebbe il MIO paese!

Altra informazione: il ruolo colpevole della sinistra italiana.
Qui, forse, mi divido un poco dalla tua visione.
Tu ritieni siano incorsi in "errori"?
Io, temo, che partiti (e sindacati) di sinistra siano predeterminati a far "passare" ogni sorta di scelta ANCHE nel tessuto sociale più popolare.
Raccogliere consensi su determinati postulati per poi FARE ben altro.

Fuksas? Un mito della cultura edificatrice italiana! Di sinistra.
Quanto sia lontano dalle vere esigenze del popolo NON suddito lo dimostri tu stesso.
Anche Savona (ma potrei ricordare, oltre a quelli che già citi tu, anche Rimini e quasi tutta la costa romagnola) un semplice errore oppure esempio normale di pianificazione sistematica di ciò che DEVE essere ANCHE in base alla cultura di "sinistra"?

Dopo le informazioni avanzi proposte. Una sorta di resistenza che nasca direttamente dalla rete!

Carlo, è una speranza per dare più senso alla nostra frequentazione del web o una pura illusione?

Tu dici: Beh, però a Savona, a Vicenza, Val di Susa, Calabria e Sicilia ci sono. E non sono mica pochi, perdinci.

E anche: Ci sono forme di lotta contro le quali il potere globalizzato poco può fare: se vince, è soltanto per il nostro disimpegno!

Solo il dio della speranza sa quanto io speri che tu non sia un illuso!

ciao Carlo
Fabrizio

halo1367 ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
halo1367 ha detto...

Quasi a supporto al mio pessimismo su quello che è ormai il meccanismo mentale della maggioranza degli italiani, posto questo breve video di Repubblica.

http://tv.repubblica.it/piu-visti/settimana/bertolaso-gli-aquilani-increduli/42483?video=&pagefrom=1

F.

Anonimo ha detto...

"Il lavoro non è più una parte della nostra vita: diventa una pena da scontare, e l’età della pensione un “fine pena".
Carlo queste sono parole sacre bisognerebbe scriverle su un nuovo "testamento".Il mondo del lavoro è divenuto impraticabile alcune volte mi viene da pensare se non stiano peggio i cassaintegrati e i disoccupati rispetto a coloro che continuano a vivere sotto il ricatto perenne di essere squalificati o cacciati via e con questo mi scuso con coloro che vivono il dramma di non avere lo stipendio.Questo articolo mi colpisce in maniera particolare, le cifre che snoccioli danno il senso del dramma che vive questo paese che nel cemento chiude oltre che i propri affari anche le coscenze. Carlo lasciami dire che la favola che racconti su quel gruppo di persone che riescono a bloccare un progetto cosi devastante per il loro territorio è solo un piccolo episodio sempre più raro in un paese dove,specie nei grandi centri urbani, è divenuto sempre più difficile aggregarsi e dove nessuno a voglia di attivarsi.Credo che tu abbia un pò troppa fiducia nella genta (o forse io ne ho troppa poca).Tutti gli anni vado in Spagna, per la precisione a Valencia dove ho amici e ho potuto vedere quello che hanno fatto sulle coste e ti posso assicurare che nemmeno in Calabria si vedono certi scempi.
Ora sembra che le leggi siano cambiate ma quei mostri non li butterà giù nessuno e molti di noi saranno felici di andare in vacanza a costi irrisori in quei residence mostruosi.Carlo più ti leggo e più mi rendo conto che hai ragione su diversi aspetti (specie in politica) però lasciami dire che non dai il senso che qualcosa possa cambiare e la tua dolce malinconia di un paese che non c'è più- che tu ci racconti sempre cosi bene- finisce per avvolgermi.
Con stima e ammirazione un saluto a te e a tutti coloro che frequentano questo blog raro rifugio di "teste pensanti".

Carlo Bertani ha detto...

Io non ho nessuna sfera magica per dire se, come e quando la gente si potrà ribellare: constato solo quello che è successo a Savona. Punto.
Lì, Fuksas se n'è andato: forse, se le elezioni erano lontane, magari non succedeva.
Ho guardato il video della gente incredula all'Aquila, poi mi sono chiesto: se fossi un aquilano, precario in tutti i sensi, che spero d'avere una casa dal governo, potrei permettermi l'indignazione? Oppure mi verrebbe più "spontanea" la prostrazione?
meditate, gente, meditate.
Ciao a tutti
Carlo

PS: ho appena vinto il premio Lourdes dell'anno, viaggio gratis per tutta la famiglia.
Oggi, Domaenica, mi hanno portato un camion di legna: neve per tutto il tempo dello scarico. (il meteo, solo due giorni fa, dava bel tempo).
La sera prima, però, s'era bucata la caldaia (a legna) in modo irreparabile.
Con stufa e camino si sopravvive (non escludo una migrazione ad Albissola), però il premio, due in due giorni, chi me lo toglie? -))

Unknown ha detto...

Caro Carlo,
articolo condivisibile, e come sempre illuminante.
Cementland prosegue strisciante nella sua opera demolente.
Accanto a queste grandi opere immani essa continua con piccole opere pervasive e devastatrici.
Per esempio sulle dolci colline del Monferrato, nei paesi sempre + spopolati le case abbandonate e pericolanti da anni non si contano... ma si continua a cementificare e bruciare territorio per far spazio a villette a schiera tutte uguali e orripilanti, come solo dei geometri possono disegnare....
e i sindaci a intascare oneri di urbanizzazione....
e i campi a sparire.
Aiuto.

Carlo Bertani ha detto...

Verissimo, drKumanann, io abito soltanto un poco più a Sud, in Langa, ed il fenomeno è il medesimo.
Le nevicate dello scorso anno sono state devastanti: crolli di vecchi fabbricati, macerie, avanzano le sterpaglie.
E' il contraltare dei bassi valori immobiliari delle aree rurali: a mio avviso, questo fallimento è dovuto alla pessima gestione dei fondi europei negli scorsi decenni.
Se le procedure fossero state diverse - ovvero quei soldi fossero stati indirizzati alle piccole realtà artigianali, agricole ed industriali per gestire le risorse del territorio - questi luoghi non si spopolerebbero.
Invece, preferirono - ovvio - accontentare i boiardi di Stato, i loro sodali, e non ci sono più attività produttive. I giovani se ne vanno, l'agricoltura muore, il bosco avanza: anche per l'energia ci sarebbe molto da fare, ma gli italiani sono sempre più poveri, la classe media borghese non ha più risorse per essere forza propulsiva.
Il capitalismo imperiale ha questi connotati - già lo disse Marx - e l'unica consolazione è che, chissà quando, dovremo ricostruire questa società da capo.
Ciao
Carlo

mozart2006 ha detto...

Io vedrei bene il sistema del voto ponderato

concesso in base ad un esame.

Basta prendere i “grandi temi” dei programmi elettorali (quando ci sono) e fare domande a difficoltà crescente.

Prendi “politica estera”, metti che la domanda base sia: dov’è l’Iraq sulla cartina, se non lo sai il punteggio relativo è zero, se no vai avanti.

Prendi “inseminazione artificiale”, metti che la domanda di base sia: cos’è uno spermatozoo, se non lo sai il punteggio relativo è zero, se no vai avanti

Il voto ponderato non toglie il principio del suffragio universale, ma solo una sua componente (ogni voto è uguale).

Purtroppo di queste cose non si può parlare perché la democrazia è tautologica: che tutti votino (in modo uguale) è un bene perché di sì. Mentre va bene che per qualunque altra cosa ci siano selezioni anche parecchio arbitrarie.

A me basterebbe anche solo la scuola dell’obbligo + un esamino veloce di storia,geografia,comprensione del testo e questioni su fatti degli ultimi due anni (cose tipo “chi è il presidente della Russia?” “Dove si trova il Sudan su questa cartina?”).

Già solo decurtare vecchietti rincoglioniti, fans del Grande Fratello e altri analfabeti di ritorno sarebbe un enorme vantaggio.

Carlo Bertani ha detto...

Lo so, Mozart, però questo ci porta dritti alla dittatura dell'aristocrazia culturale. Oppure, al dibattito interno di un partito unico, che a questo punto vedrei come il minore dei mali.
Ciao
Carlo

Anonimo ha detto...

Ciao Carlo,

Forse non lo sai ma ad Aosta, 45000 ab., hanno appena ampliato l'aereoporto nonostante la popolazione fosse contraria (che ce ne facciamo dei Boeing, noi?!)

Un saluto.

René.

doc ha detto...

Il rallentamento dei ritmi - economici e socio-culturali- devono diminuire: è , e lo sta diventando sempre di più, una necessità -oltre che economica- esistenziale.

Le abbuffate di mercato, globalizzazione, di super teconolgie, di mega-store dell'immondizia, di grandi e piccoli fratelli, hanno innescato il meccanismo del rigetto.

Il punto, semmai, è se il meccanismo farà in tempo a salvare il pianeta nel suo insieme.

O meglio se saremo capaci di dare una mano alla natura che - ad esempio nel caso della cementificazione selvaggia- sta già ribellandosi in modo (selvaggiamente autoconservante?) giustizialista.

Akira Kuroshawa - forse il più grande regista- con estrema semplicità, realisticamente attendibile, in due spaccati emblematici ci mostra le scelte possibili: quella di fuji-yama in rosso , ormai a portata di mano, e l'altra del villaggio dei mulini, l'unica alternativa per continuare a dire che:

la vita è bella
anzi più che bella
la vita è entusiasmante!!

Ed io, nonostante tutto (spesso mi sono trovato a vivere, lottare sottovento), concordo profondamente con il vecchio che (con 100+3 anni) va a cogliere gioiosamente dei fiori da portare al suo primo amore -che lo aveva lasciato per andare con un altro..- nel suo ultimo viaggio accompagnata dalla musica e da tutto il villaggio..

Doc

P.S. In fin dei conti la natura ha impiegato epoche per darci il godimento di alcune sue bellezze; nello stesso tempo, però ci ha tolto l'alibi del "ma io, da solo , che posso fare?".

Davide ha detto...

Stupendo articolo che voglio leggere con calma e attenzione. Grazie.
Piacere di conoscerti(/la),

Davide Galati

Orazio ha detto...

Alla trasmissione di Gad Lerner è saltato fuori che uno dei cementificatori appaltatori della P. C. era stato radiato dal 1995 dall'associazione costruttori. Solo in Italia ciò può accadere, essere cacciati dalla propria associazione ed ottenere appalti pubblici. Gli italiani prima di averlo nel paese il cemento c'è l'hanno in testa. Oh demente Italia, quale paese sopporterebbe simili cose senza rivoltarsi?
Che ne pensi Carlo?

Davide1969 ha detto...

Guarda, quando penso che le famigerate, ipotetiche, 4 centrali nucleari (ad uranio, almeno fossero alimentate a torio si tratterebbe della sperimentazione di una "nuova via"...) basterebbero a coprire appena una parte dell'incremento della richiesta energetica da qui al 2020 (perché prima di quella data è impossibile averle in funzione, semmai qualcosa dopo) e poi leggo il tuo articolo, viene da dire che "tout se tient".
Uno si chiede: "ma chi glielo fa fare, quando basterebbe attuare opportuni accorgimenti volti all'efficienza energetica per risparmiare più energia di quella che sarebbe prodotta dalle centrali?". Un malpensante quasi quasi si fa l'idea che il fine potrebbe essere non l'energia ma proprio la costruzione delle centrali.
L'abbandono del territorio in Italia viene contrastato abbastanza efficacemente solo in Alto Adige/Südtirol (che è Italia per modo di dire... Neanche Austria se per questo, loro sono molto attaccati alla loro indipendenza. Ma la mentalità è quella). Qui in Trentino, pochi chilometri più a sud, non siamo altrettanto efficaci, sebbene qualcosa si tenti di fare, a volte con qualche successo, e nonostante rispetto al resto d'Italia ci si possa ritenere dei quasi privilegiati.
Un esempio: se fossi andato a "ripopolare" una zona in forte calo demografico ad almeno mezz'ora d'automobile (ed un 40% in più di tempo viaggio se si usa la corriera ed occhio a non perderla, la prossima potrebbe passare domani) dai centri abitati più grandicelli, quelli nell'ordine di grandezza dei 10000 abitanti, mi avrebbero in pratica regalato quasi metà della casa, che per questo sarebbe costata come due garages. Uno, a Milano. Però... c'è sempre un però: il lavoro sta ad almeno 30 Km ma più probabilmente 50, di strada di montagna, per quanto ben curata. Fin qui poco male, ma bisogna vedere se la famiglia ha voglia di seguirti in un paese di 250 anime, maggioranza carta d'argento: mettiamola così, tanti nonni adottivi. Per carità, ne andasse della sopravvivenza uno non sta a pensarci due volte, tuttavia è improbabile che qualcuno ci vada, finché non si tratta per l'appunto della sopravvivenza. Nel conto vanno messi anche i quasi inevitabili 800 Km a settimana in automobile, fa un giro del mondo all'anno: costano sui 3000 euro l'anno ed inquinano. Diverso il discorso se uno ha l'autosufficienza, o quasi, restando in loco.
Ciò non toglie che certe lotte siano sacrosante. Quelle contro le opere inutili, spesso e volentieri tanto più inutili quanto più sono "grandi". Quelle contro le centrali nucleari, non per ideologia ma solo perché ormai esistono soluzioni migliori, più economiche e pulite. Anche più democratiche.
Ciao, a rileggerti.

Carlo Bertani ha detto...

Leggendo i vostri commenti, e la stampa web di oggi, il quadro è chiaro: un colossale trucco delle tre carte per fare soldi e sorreggere il sistema globalizzato del debito/credito e l'accentramento della ricchezza in poche mani.
Poi, esistono realtà migliori (Francia, Germania, ecc) e chi sta giungendo al capolinea: Grecia, Portogallo, Italia, ecc.
Il problema è il mostro che hanno creato, soprattutto grazie all'informazione globalizzata. La Klein insegna.
Noi, che tentiamo di crescere diversamente, con una diversa informazione, siamo la minuscola "Gladio" senza armi, senza soldi, senza poteri che ci sorreggano.
Difficile ipotizzare come finirà la partita: queste cose, in genere, nella Storia hanno sempre condotto a delle tragedie. E, più grande è l'inganno, più mostruosa la tragedia.
Michel de Notredame - a torto tacciato di cialtroneria - in una quartina afferma pressappocco "Verrà il tempo che gli esuli saliranno agli eremi".
Chissà perché, questi piccoli blog che appena punzecchiano, m'appaiono sempre di più come dei romitaggi.
Ciao a tutti
Carlo

Orazio ha detto...

Carlo non hai risposto alla mia domanda.

servo inutile ha detto...

(...la popolazione è cresciuta solo del 3%, mentre il numero di stanze del 23,8%!)

Grazie Carlo, è proprio di questi dati che abbiamo bisogno per comprendere come il prezzo degli appartamenti non segue assolutamente la legge della domanda e dell'offerta, perchè se così fosse, dovrebbero costare almeno il 30% in meno, bolla immobiliare a parte.
Ora mi chiedo se tutto questo non parta dal famigerato piano di rinascita massonica.
Mio padre è stato uno dei primi ingegneri ad aprire uno studio per il calcolo strutturale in cemento- armato nel Nord d'Italia, ed è stato in Friuli, dopo il terremoto devastante del 1978, per conto del ministero delle infrastrutture.
Più di metà dei personaggi politici che lui incontrò all' epoca, divennero socialisti durante la Craxicrazia e i loro figli oggi saranno con molta probabilità PDL, e senza quei personaggi gli ingegneri, gli architetti, i geometri NON LAVORAVANO!!!
Chi controllava i GeniCivili d'Italia nel periodo da te analizzato?
Per ovvi motivi d'incolumità non posso parlare, ma credimi che la responsabilità del naufragio istituzionale e dell'avanzata di Cementland potrebbe essere partita proprio da quei centri di smistamento tangenti che probabilmente coinvolgevano il semplice usciere quanto il massimo dirigente: chi indagherà mai?

Grazie per il tuo post

Carlo Bertani ha detto...

Scusa, Orazio, ma ti sembra - dopo il girone infernale di questi giorni, dove tutti hanno preso tangenti e se ne fregano, tirano avanti come sempre - che qualcuno si meravigli perché una persona cacciata dall'albo possa continuare ad agire?
berlusconi non potrebbe sedere dov'è, perché è (o era, all'epoca) titolare di pubblica concessione. Qui, non solo non esiste più l'etica, ma nemmeno la legge!
Siamo alla completa débacle dello Stato. Che ben si comprende da quello che Halo aggiunge sulla "genesi" delle tangenti e dei tangentari.
Siamo un Paese allo sfascio: mentre all'estero l'economia mostra timidamente di riprendersi, qui continua a scendere: siamo alla frutta!
Chi ci salverà? Bersani, Fini, Casini e Draghi che metteranno le pensioni a 67 anni? Che cosa ha fatto di nuovo Bersani? Stendere piani per tornare alla grappia, ora che sono fuori?
Non abbiamo scampo.
Ciao a tutti
Carlo

doc ha detto...

E' come - anzi peggio- in un multi-sala: puoi passare da un film all'altro senza che le sensazioni cambino.

In italia tutto si svolge nel circuito delle TV nazionali (quelle locali in alcuni casi sono addirittura più schifosamente addomesticate..): è un immenso grande fratello (o isola dei famosi) a carattere nazionale che va in onda tutti i giorni, ove ognuno degli attori fà, dice in sintonia con il canovaccio (spesso recitando il copione battutaxbattuta)) scritto dai manovratori.

La prima domanda è come si sia potuto arrivare a tanto.
E la seconda se è esiste una soluzione.

Intanto serve chiedersi se le analisi fin qui fatte dagli aventi a cuore le sorti della umanità italica siano state corrette ed esaustive.

In questi giorni ci sono state due situazioni che mi hanno fatto riflettere molto

1-La protesta molto veemente dei costruttori abusivi in alcuni territori avidentemente a rischio geologico ( e questo non puo' giustificare in nessun modo la "necessità di una casa");

2-Lo spaccato Scuola offerto agli Italiani domenica sera da Riccardo Jacona che mi ha ricondotto alle (anche) mie responsabilità di perdente generazionale per aver lasciato campo libero...

Ovvio che ci sono anche altri e numerosi indicatori ma queste due situazioni mi hanno riportato alle due domande di fondo:a) cui prodest; b)quando e come e' iniziato "il sistema"

In parte alla prima ha già risposto il post anche se va allargato al cosidetto Palazzo, incluso la cosidetta sinistra;

alla seconda - senza andare troppo indietro nel tempo , cioè fino ad almeno alla guerra di annessione sabauda- bisogna partire dal 25 aprile del 1945 per capire come sia stato possibile che la resistenza abbia potuto permettere ai gerarchi di partito - specie al mitico Togliatti , corresponsabile di assasinii di massa , anche e specie di compagni partigiani- di lasciare intatta la struttura fascista dello Stato.

E' stato il tempo , oltre alla frenetica necessità di dover ricostrruire, il loro grande alleato. E' bastato assecondare il naturale lento logorio del tempo alleaondolo, come sgradito compagno, alla voglia di emancipazione sociale delle popolazioni contadine/operaie, per favorire la lenta distruzione della cultura antifascita faticosamente riversata nella nostra Costituzione.

Venuta meno la necessaria pulizia dello Stato, la spinta culturale dei principi costituzionali alla base della Repubblica e' andata affievolendosi: è rimasto quasi solo un ricordo per i pochi nostalgici sognatori rimasti.

Il punto e' come fare per ripartire per ricostruire una cultura che abbia come base la costituzione e se siamo ancora in tempo.

In questo momento mi viene in soccorso Daniele Luttazzi con una sua affermazione. Luttazzi sostiene che tutto si gioca sul piano della comunicazione: sono d'accordo.
Dice anche che non puoi comunicare utilizzando figure retoriche dei tempi andati quando oggi il panorama sociale e' desolantemente
asfittico culturalmente: serve , per ribaltarli dal potere, mettersi al loro livello comunicativo utilizzando le stesse categorie ma partendo da un paradigma di partenza:

certo anche noi facciamo schifo, inciuciamo e quant'altro; siamo come voi, ma non abbiamo la spudoratezza di fare il presidente del consiglio, etcetera etcetera.

In conclusione, per evitare di diventare noioso, ribadisco che il terreno su cui portare la lotta e' nella scuola e nela TV: entrambe le relatà coinvolgono tutta o quasi la popolazione italiana.
L'alternativa e' una qualche catarsi o una serie di tragedie sociali.
Doc

servo inutile ha detto...

Non dimentichiamoci che la ricostruzione postbellica è stata voluta dal Piano Marshall che ci garantiva infrastrutture in cambio di adesione al modello capitalista liberal-democratico di stampo USA.
La DC aveva in mano le redini della sottomissione italiana a un piano di ricostruzione, che in ogni caso nessuno poteva rifiutare neanche il compagno Togliatti, che non aveva nessuna intenzione di aderire allo stalinismo visto il suo coinvolgimento con i servizi segreti.
Il suo compito era di far vivere il popolino nella speranza di una democrazia basata sulla giustizia sociale o di un'improbabile presa di potere più Trotzkista che bolscevica.
La classe politica che ci rappresenta siè autolaureata nel '68 a suon di sei politici, inventandosi le coop che oggi sfruttano la manovalanza intelettuale che chiamiamo Generazione 800 euro.
Tutto quello che è accaduto nel secolo breve, non è altro che la distruzione radicale delle ideologie basate sulle filosofie dell '800, per permettere all' uomo ad una dimensione di diventare il nuovo uomo soggiogabile alla nuova religione del Mercato.
Oggi si è arrivati all'ultima fase del capitalismo, quello finanziario, basato sulla moneta virtuale, la dematerializzazione delle forze economiche completamente avulse dalla produzione di beni e servizi, e la balcano-sinizzazione dei contratti e dei trattamenti dei lavoratori di tutto il pianeta.
Il Grande Fratello Orwelliano risentiva ancora delle vecchie ideologie e di una tecnologia dell' informazione che era solo propaganda.
Oggi siamo di fronte a nuovi e raffinati sistema di controllo sociale che tengono conto soprattutto del nostro sistema nervoso e della vulnerabilità dei nostri sensi facilmente ingannabili dai media.
Come ogni prodotto, siamo disassemblati e ricostruiti ogni istante, senza poter opporre nessuna resistenza.
Il fatto che qualcuno ne sia consapevole non incide ovvero non instaura un processo rivoluzionario.
Potendo agire solo all' interno del sistema, non essendoci più un esterno dove tirarci fuori, l' unica modo per sopravvivere e vivere di "Guerriglia informativa" spingendo le persone ad agire boicottando i prodotti del mercato che tendono ad essere vere armi di distrazione e distruzione della coscienza delle masse.

Carlo Bertani ha detto...

Molto lucidi i vostri commenti - doc e blachskull - direi "agghiaccianti" nella loro lucidità.
Sulla scuola meglio non contare troppo: le nuove regole imposte dalla Gelmini ai Dirigenti Scolastici (minaccia di "risoluzione del rapporto" se fiatano) prefigurano una scuola legata al carro come non mai.
Rimane la comunicazione: qualcosa incide, ma dire quanto è aduo. Si corre il rischio di una sopravvalutazione.
Wikio mi ha chiesto di tradurre in quattro lingue i miei articoli, che saranno postati in 5 Paesi europei: ho aderito, mi sembra una buona mossa.
Non condivido l'affermazione di un Togliatti non-stalinista: a mio avviso, non vi fu miglior difensore di Yalta, ovviamente per conto del Cremlino di Josif.
La vicenda greca aveva sentenziato che a Stalin interessava lo status quo: Togliatti s'adeguò, ed in questo ben s'inquadra il tradimento del "popolino".
Sono, però, disquisizioni che richiedono libri, altro che articoli, e che oggi non so a cosa potrebbero servirci.
Grazie e saluti a tutti
Carlo Bertani

servo inutile ha detto...

Grazie Carlo per la precisazione su Togliatti,mi riferivo al periodo post invasione Ungheria (Un Togliatti segretamente filo-baffone, nei fatti impossibilitato ad esserlo). Intanto colgo l'occasione per riconoscere nel tuo operato di ottima informazione un tassello nel piccolo-grande movimento di coscienza che i blogger più critici tentano di portare avanti, movimenti che hanno smascherato l'ultima bufala dell' influenza suina, per esempio, e presto smaschereranno quella del Global Worming.
Poi, dal momento che ho letto in tuoi post precedenti, se non erro, che vivi in Langa, luogo per me di adozione,volevo sapere, in merito a Cementland, cosa sai della nuova area edilizia di C.so Europa ad Alba, praticamente invenduta?
E della quantità di appartamenti vuoti nella medesima città che mal si sposano con i dati sulla povertà che ogni anno la Caritas, all' ombra della S.Paolo giustamente ci mostra dalle colonne della Gazzetta?

Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Vivo molto appartato, blackskull, in un remoto angolo della Val Bormida.
So poco, anzi niente, delle vicende locali come quella che citi.
E' mio costume non esprimermi su ciò che non conosco: se vorrai postare un commento (anche lungo, dividi in due) sulla vicenda lo sapremo in tanti.
Ciao e grazie
Carlo Bertani

doc ha detto...

...non c'e' via di scampo
mi devo fare per forza uno shampo...Shampòòòòò

Anche per noi non c'e' via di scampo, serve attaccarsi almeno allo Shampo-scuola.

Se nel campo mediatico l'impresa risulta obiettivamente difficile, nel settore scuola mi sembra realisticamente possibile - specie con la vera crisi che deve ancora arrivare- che avvenga l'implosione-domino.

Quanto al piano Marshall (doveva essere ed in parte fu il piano di ricostruzione dell'europa..) fu lo strumento di pianificazione politica - attraverso gli aiuti economici, proprio come hanno continuato a fare con altre entità- per il controllo globale: esso fu l'inizio - dopo il rifiuto di sstalin a parteciparvi- della guerra fredda.

In ogni caso esso era posteriore alla promulgazione della ns Costituzione (22/12/1947) e quindi senza che la DC avesse già il controllo della situazione interna (anche se in quell'anno tutchia e grecia avevano gia usufruito di aiuti del tipo conmtenuti nel piano).

Insomma la diagnosi funzionale e la terapia formale erano esatti: il grande errore fu che non si adottò la prognosi "riservata" adeguata per consentire la completa guarigione..

Doc
Un sunto completo della questione marshal si può trovare in:
http://cronologia.leonardo.it/marshal/marsh00.htm

servo inutile ha detto...

A proposito di Cementland, leggetivi questo articolo della Gazzetta d'alba e tenete conto che l' edilizia privata è inchiodata ovvero non si vendono nuovi alloggi e almeno il 30% degli alloggi ad Alba sono seconde case.
Questo il link
http://www.agdonline.it/drupal/?q=node/297

Buona lettura!

servo inutile ha detto...

VI posto questo articolo illuminante.
http://petrolio.blogosfere.it/2010/02/valsusini-al-bivio.html

Orazio ha detto...

Carlo dalla figuraccia, vedi canzone demenziale a Sanremo, fatta dal principe savoiardo mi pare che la tua preoccupazione che possa divenire chissa chi in Italia è ormai morta e sepolta. Invece il Caimano va col vento in poppa grazie al consenso degli italioti rimbambiti. Ora parla di lotta alla corruzione lui non è quello del processo Mills. Non so se ridere o piangere, dovrebbero piangere i milioni d'Italiani che lo sostengono. Marzo è alle porte, ti arrendi? Il caffe lo voglio scuro.

Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Doc, non ti fare troppe illusioni sulla scuola: combattiamo contro i mulini a vento. Due genitori vennero a dirmi: "prof, lo dica lei a nostra figlia di non guardare più Maria de Filippi".
Che possiamo fare, a scuola, contro la corazzata dei consumi? Certo, qualcosa si può, ma mica tanto.
Avevo già letto l'articolo della Billi - blackskull - è illuminante, così come la vicenda di Alba.
In fin dei conti, tenere gli appartamenti sfitti è l'unico modo che hanno per mantenere alte le pigioni e, di conseguenza, il valore degli immobili.
Le case non usate, vanno tassate.
Adesso, Orazio, non t'allargare troppo: pagherò il caffé, niente da dire.
Però, se alle Idi d'Aprile qualcosa dovesse cambiare, se sei un uomo d'onore me lo dovrai rendere. Corretto cognac.
E lo dico perché mi sembra che questa ultima vicenda sia il segno che Berlusconi è finito: il che, con le arie che tirano e le lingue in bocca fra Bersani e Draghi, non so se sia proprio un bene.
Ciao a tutti
Carlo

ladnag ha detto...

non è certo un caso che si utilizzi il famigerato "cemento armato" come munizione.
è pratico. veloce. anche se non lo conosci lo utilizzi. è lo specchio del capitalismo tradotto in pratica. è l'incubo dell'alienazione culturale trasformato addirittura in casa. la tua casa. venduto con menzogne da anni. ci sarebbe da aprire un dibattito sul "perchè" del suo utilizzo e sulle sue alternative. quello che scrivi è sacrosanto e veramente regali la speranza di non sentirsi soli carlo. nel senso di: "cacchio c'è un altro che vede quel che vedo io!". come si nota il dove vieni politico ahahha con la frase sul lavoro che è una pena. ti adoro anche solo per questo. e pensare che il cemento armato è nato ed è stato venduto agli italiani prima della televisione e di maria de filippi. quando si sono istupiditi gli italiani?
PS
ottimo l'articolo sul principe a sanremo. cacchio non pensavo conoscessi gli area.
pensa alla musica di quegli anni, dalle amenità commerciali a quelle di nicchia come gli area appunto. non erano realtà di molto più complesse rispetto a quelle attuali siano esse di nicchia o commerciali? si nota moltissimo l'abisso in cui stiamo precipitando noi nuove generazioni (con i miei 27 anni mi ci metto in mezzo lo stesso in barba alla vecchiaia)! a proposito ti voglio ricordare la presenza dei quintorigo e di un certo john de leo all'edizione del 2000 (circa le date non sono il mio forte) condotta da fazio.

servo inutile ha detto...

Il savoiardo si sta semplicemente rifacendo un lifting morale dopo la bufera giudiziaria che lo coinvolse a lcuni anni fa giù al sud.
Ci ha provato con Ballando con Le stelle, per capire se lo share gli permetteva subito dopo di sbattere la sua faccia sui cartelloni in campagna elettorale, ma non ie la fà!
Nulla di nuovo sotto il sole, trattasi di riciclaggio d' immagine sporca grazie alla lavanderia mediatica, che all' occorrenza sporca anche l' immagine di che ce l'ha pulita, vedi "I terroristi no global e notav e nograttacielo".
Se fossi Virgilio direi guardando il savoiardo:" Non ti curar di lui ma guarda e passa."

ciao

fausto ha detto...

Bolla scoppiata? Secondo quelli del Censis siamo al giro di boa pure qui in Italia....