31 agosto 2011





E' troppo bello scrivere con altre persone. D'ora in poi mi troverete solo su:






Arrivederci a bordo!





Carlo Bertani

17 maggio 2011

Facile previsione





Lo sconquasso che porteranno queste elezioni amministrative, è tutto contenuto nelle previsioni di Silvio Berlusconi, ossia che sarebbero state un confronto politico sul Governo e sulla sua persona. E, aveva ragione.
Gli italiani non hanno avuto remore a votare il “comunista” Pisapia ed il “campione delle toghe” De Magistris: paradossalmente, i due grandi nemici del Cavaliere da Arcore.
Domani, qualcuno dirà che in fondo…solo di sindaci si tratta…il governo procede, va avanti con le riforme…sì, sì…facciamo pure finta di crederci, ma la cosa non ci quadra: Berlusconi, aveva ragione.
Perché, questo voto amministrativo cala come una scure nelle stanze romane?

Poiché il crollo c’è stato ovunque ed ha toccato proprio i due partiti della coalizione: il PdL, ma anche la Lega, che è ridotta al ballottaggio a Varese.
Ma, le “gambe” della coalizione sono tre: come dimenticare i “Responsabili”, ossia Scilipoti & soci?
Tre “gambe”, che sostenevano la coalizione, si trovano oggi con una secco 10% in meno nei voti, non nei sondaggi: il risveglio nella realtà. Chi ne farà le spese?

I Responsabili, da domani, non chiederanno più poltrone (se lo faranno, è soltanto per raschiare ancora qualche euro prima del tonfo finale) bensì andranno a caccia del bene più prezioso: la rielezione.
E, qui, le cose si complicano.
Da un lato i Responsabili che chiederanno il “conto” della loro “responsabilità” – in fin dei conti, è gente che ha fatto saltare i ponti alle sue spalle – ma dall’altra ci saranno i PdL “doc” che diranno: e noi, che ci siamo sempre stati?
Di più: gli ex AN, rimasti con Berlusconi, si faranno avanti per chiedere che sia doppiamente valutata la loro fedeltà, ossia l’appartenenza al partito e il non aver ceduto alle “sirene” di Fini.

Ma, ricordiamo, un terzo dei voti s’è volatilizzato, ed un terzo dei parlamentari (più o meno) non troverà più posto a Roma.
Il “terremoto” milanese, inoltre, ha fatto scattare l’allarme al quartier generale di un’altra, importantissima “gamba” della coalizione: ci riferiamo a Formigoni e Lupi, a Comunione e Liberazione, ai gran commis della sanità lombarda e del cemento. Tanti anni trascorsi in beatitudine, approvando tutto quel che si voleva, senza mai incontrare ostacoli da parte del Comune.

La soluzione pare averla in tasca la Lega: procedere speditamente con le “riforme”, per tornare a convincere gli elettori della bontà del progetto originario.
Ora – se l’eventuale perdita di Milano fosse definitiva – ciò significherebbe l’addio ad ogni sogno di secessione: dunque, rimarrebbe la sola via istituzionale.
Ma, per fare le riforme che alla Lega stanno tanto a cuore – e che sono, non giriamoci intorno, più soldi al Nord e meno al Sud – bisogna convincere i “Responsabili” che è bene votarle, proprio per essere rieletti oppure avere qualche posticino nelle amministrazioni periferiche.
Si dà il caso, però, che i Responsabili siano in larga parte meridionali, e che avevano giocato tutto puntando sul cavallo dei posti e della rielezione, ossia considerando l’alleanza di centro destra salda ed immarcescibile.
Invece.

Al contrario, mesi, anni di non-politica, ossia di completa assenza dal panorama politico, hanno convinto molti elettori di destra che, oramai, Silvio Berlusconi è diventato un ronzino: Confindustria aveva, molte volte, avvertito.
S’aggiungano il penoso tormentone dei bunga-bunga e l’infinita disfida con la Magistratura di Berlusconi, l’assoluto immobilismo del contabile Tremonti nel gestire la pura ordinaria amministrazione senza, però, dimenticare di far volare il debito pubblico verso il 120% del PIL: molti italiani si sono stufati.

Oggi, c’è da parte del centro destra un silenzio che assorda: forse, staranno meditando che l’unico modo per uscire dall’impasse è creare una commissione, paritetica fra le tre forze, per il rilancio dell’azione di governo.
Potranno, magari, farne parte Lupi, Calderoli, Sgarbi e Scilipoti. Auguri.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

10 maggio 2011

Finalmente in mare





Come ogni vascello armato che si rispetti, l’Olandese Volante era già in mare da alcuni giorni: solo, le rigide consegne del comandante erano state “tutti i fari spenti, nessuna comunicazione radio, motori spenti, solo vela e lontano dalle rotte commerciali”.
Dopo alcuni giorni di dure esercitazioni, finalmente sono stati rimossi i blocchi ai motori (di ricerca) ed il vascello è ora visibile.
Lasciateci dire cos’è stato fino ad oggi l’Olandese Volante: in una parola, un miracolo.

Otto persone, delle quali solo pochissime avevano avuto precedenti esperienze nella comunicazione, hanno iniziato a lavorare circa sei mesi fa: alcuni di loro sono riusciti a conoscersi di persona, mentre per altri la distanza non l’ha, finora, concesso.
E’ stata, per tutti – me compreso – una scuola d’organizzazione, potremmo dire “l’organizzazione della fantasia” perché scrivere, in fin dei conti, è un’arte.
Non so se il “prodotto” è all’altezza delle aspettative, perché questo solo i lettori potranno deciderlo, però noi c’abbiamo messo tutto il nostro impegno affinché l’Olandese Volante fosse curato sin nei minimi particolari (come per ogni vascello in mare, la manutenzione è continua) e non fosse un “blog plus” o un “partitino minus”: siamo riusciti a creare ciò che desideravamo, ossia una rivista on-line.
E, credeteci, è stata per tutti una gran fatica.

Di là dei giudizi che ciascuno di noi potrà fornire, s’impone una riflessione: oggi è una bella giornata, e non solo perché l’Olandese Volante veleggia con eleganza.
E’ bella perché, nonostante gli apocalittici mezzi dell’informazione mainstream, la nostra nave è stata allestita e messa in mare praticamente senza mezzi finanziari, col lavoro di tutti, con la volontà di tutti di creare una nuova “palestra” d’informazione e di cultura.
Una “palestra” che ha cercato d’esser nuova anche nella forma, ad iniziare dall’abolizione delle tradizionali rubriche (Interni, Esteri, ecc) per lasciare al lettore la curiosità di visitare la “nave” seguendo il ritmo del rollio e del beccheggio, trastullandosi dove più gli pare e con la libertà di capire da solo quali sono le ripartizioni per argomento.
A margine, però, ricordiamo che sull’Olandese Volante – come su ogni vascello armato – vige una ferrea disciplina: leggere, al riguardo, le regole per i commenti.
E veniamo a questo blog.

Dopo anni di lavoro su questo blog ci sono affezionato, e non lo getterò in mare come un secchio di rifiuti, però il passo era obbligato: spesso, nel vorticare dei commenti, s’intuiva che c’era oramai un lavoro d’elaborazione collettiva, un “unico agire” nel quale il mio articolo era soltanto il “La” iniziale.
Può darsi che, ogni tanto, mi verrà la voglia di lasciar correre una vena intimista: lo utilizzerò per questo, come mio, personale, specchio al quale osservarmi. Il resto, oramai, è sull’Olandese Volante.
Permettetemi una riflessione: non so quanti “affermati” (ah!ah!ah!) bloggher l’avrebbero fatto, oppure si sarebbero accontentati delle tante “gloriuzze di Lissa” che il tempo ci concede.

Infine – lo so, morite dalla voglia di salire a bordo… – un ringraziamento, non di facciata, non la solita lacrimuccia di circostanza…non s’addice alla nostra nave.
Già sapevamo che i sardi sono “gente tosta”, ma che ne esistessero di “tosti” come Dario Murtas – il nostro webmaster – non eravamo del tutto certi. Oggi, lo siamo.

Benvenuti a bordo: http://www.lolandesevolante.net/

05 maggio 2011

Lato A e lato B




Passata in cavalleria le “rivolta” della Lega contro la missione in Libia, con l’apprezzamento di tutti per il mirabile lavoro di cesello compiuto, parola per parola, al fine di cambiare tutto per non cambiare nulla, la Camera è passata finalmente a cose più serie.
I forzitalioti sono soddisfatti, gli exaennini contenti, i futuristi raggianti, i democristi garruli, i pidieddini sorridenti…e i legaioli?
Possono tornare contenti alle loro malghe, ai loro masi, ai loro rascard e segnare una tacca sull’avito larice delle conquiste di Bossi: ancora una volta, la Lega è partita in quarta per ottenere qualcosa e se ne torna a casa con un nulla di fatto.
Alla prossima, saranno chiamati a votare l’ultima trovata degli avvocati di Berlusconi, la coppia Ghedini/Alfano, per stornare o cancellare un processo: vai Lega! Il popolo dei cornuti è con te! Quelli con le corna di Brenno, ovvio.

Così, adesso, avremo una data certa per la fine della missione in Libia: quella che deciderà Obama, quello che è stato votato dai liberal americani per “voltare pagina” rispetto a Bush, e che se ne va in giro ad ammazzare la gente disarmata con un colpo alla tempia per guadagnare lo 0,qualcosa nei sondaggi.
Dicevamo, prima, che la Camera ha finalmente qualcosa d’importante da dirimere. E’ una cosa seria.

Il Responsabile per la Comunicazione del PdL alla Camera – Giancarlo Mazzuca (Carneade: che era costui? E chi l’aveva mai sentito nominare…) – s’inventa un nuovo trastullo: in pieno stile bunga-bunga denoantri, decide di stilare la classifica dei lati B delle deputate PdL[1].
La cosa ci sembra, tutto sommato, insulsa: come si fa a limitare la cosa al solo PdL? Va beh che nel PD non ci sia gran che, ma vogliamo mettere un lato B come quello della Melchiorre[2]? Eh no, cari estensori della classifica: qui, è come giocare un campionato senza Inter e Milan!
Confidiamo che Berlusconi intervenga subito, per cancellare questa assurda limitazione e per dare ascolto ai richiami del Colle, per un politica che sia di fattiva collaborazione fra la maggioranza e l’opposizione!
Invece, di concordia ce n’è poca e, per la Lega, son sempre dolori.

Aveva chiesto che i padani non fossero chiamati a pagare le spese per la missione in Libia…e invece, che sfiga…Berlusconi annuncia che Tremonti dovrà rimettere, ancora una volta, i conti a posto[3].
Per quali motivi servono altri soldi?
Per pagare i precari e finanziare le missioni all’estero.
Quanto?
7-8 miliardi: alla faccia del bicarbonato di sodio, direbbe qualcuno!

Dunque…se ben ricordiamo, la distruzione della scuola italiana chiamata “riforma Gelmini” è cominciata, con il D.M n. 122, nel 2008, perché Berlusconi aveva promesso di togliere l’ICI ai ricchi e servivano soldi. Quanto? 7-8 miliardi: ah, ma allora è un’abitudine!

Mentre la Camera si trastulla con i lati B, Tremonti opera sul lato A – quello serio, dell’economia – che corrisponde al lato B di gran parte degli italiani, maschi e femmine, alti e bassi, giovani e vecchi, polentoni o terroni.
L’unica cosa che ci sentiamo d’aggiungere è una censura per le signore deputate: lasciateli fare! Non frapponete ostacoli alla classifica del buon Mazzucca, perché questi spiriti giocherelloni vanno rispettati…in fondo, che male fanno?

Meglio una classifica dei vostri lati B, piuttosto che si dedichino a metterlo nello stoppino nei nostri!


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

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02 maggio 2011

La Lega nel guado










Il “Pianeta Occidente” festeggia la (da verificare) morte di Bin Laden: dico “da verificare”, perché quella barba così nera ha insospettito anche me, poco avvezzo a complotti e complottismi.
Mi limito ad osservare che ci sono parecchi punti controversi in questa storia: per prima cosa, nessuno nomina il vero ideologo di Al-Qaeda, ossia il sessantenne medico egiziano Ayman Al-Zawahiri, che da molto tempo è la “mente” dell’organizzazione.
Per seconda, c’è da capire chi sono i referenti dei cosiddetti “insorti” di Bengasi: c’entra Al-Quaeda? E’ vero che vorrebbero instaurare un califfato islamico in Cirenaica? Se così è, quali appoggi hanno da parte delle monarchie wahabite del Golfo? Se così non è, ci sono soltanto Francia e Gran Bretagna dietro?
Come si potrà notare, i dubbi sono tanti perché – se dietro ai “ribelli” di Bengasi ci sono soltanto Paesi europei (come sostiene Gheddafi) – siamo in presenza del solito copione di stampo iracheno: scambiamo i curdi del nord Iraq con gli “insorti” di Bengasi, Saddam con Gheddafi, il petrolio al denominatore e la frazione è quasi la stessa.

Nell’attesa d’avere maggiori informazioni, d’ascoltare più “campane” sull’argomento, resta il dissidio interno al governo italiano sulla Libia. Dissidio apparente? Di sostanza?
Non ci sentiamo di definirlo solo apparente, uno dei tanti giochi delle tre carte di questo governo, ma la sostanza – se c’è – è soltanto di tipo elettorale: in definitiva, la Lega non vuole andare alle elezioni con una guerra (e la questione dei migranti) alle porte.
Nemmeno Berlusconi desiderava l’avventura libica (1911-2011: il Centenario!), però c’è stato costretto: da chi?

Beh, un uomo come Berlusconi, assomma alla classica sudditanza italiana verso gli USA il “bonus” d’essere ricattabile per mille e mille motivi: si va dai suoi scheletri nell’armadio come uomo politico alle tante, possibili rogatorie che possono giungere dall’estero riguardo le sue attività editoriali e di costruttore.
In altro modo, un simile voltafaccia nel volgere di così poco tempo – solo pochi mesi dopo il famoso “baciamano”! – non si spiega: oggi, addirittura, siamo noi a bombardare la Libia!
La Lega si trova, suo malgrado, nella stessa posizione dei vari partitini comunisti del governo D’Alema del 1999, ossia con un Kosovo ingombrante da far digerire agli elettori: essere un partito “di lotta e di governo”, talvolta, non è così pagante.
Chiede, allora, una risoluzione che impegnerà il governo su sei punti:

1 – Fine delle operazioni militari;
2 – Nessun intervento di terra;
3 – Fissare una data precisa per la fine delle operazioni;
4 – Non far pagare agli italiani i costi della guerra;
5 – Trovare una soluzione per la bocciatura del reato (carcere) di “clandestinità” sollevato dall’UE;
6 – Fare in modo che i migranti siano accolti dagli altri Paesi Europei.

Questo è il testo, tradotto dal “politichese”, della mozione che presenterà la Lega in Parlamento, visibile in nota[1].
Ma, proprio nel politichese, c’è la soluzione.

Nel “politichese”, esistono una serie d’avverbi e di locuzioni che rendono possibile tutto ed il contrario di tutto: vediamo i punti ad uno ad uno:

1 – Fine delle operazioni militari;

Nulla vieta che il governo proponga, sua sponte, la fine delle operazioni militari. Politichese: “verificate le condizioni”. Fatto: le condizioni si verificheranno alle calende greche.

2 – Nessun intervento di terra;

Anche qui, il governo può far suo l’emendamento. Politichese: “in un quadro di stabilità”. Poi, in Libia qualcuno rapisce degli italiani, oppure un petardo libico – nessuno sa bene come – scoppia a Vattelapesca, ridente borgo appenninico. Venuto meno il “quadro di stabilità”, armiamoci e partite.

3 – Fissare una data precisa per la fine delle operazioni;

Vedi sopra: la data viene fissata, salvo “accordi, da rispettare nell’ambito dell’art. 11 della Costituzione, con i partner internazionali”. Anche qui, calende greche.

4 – Non far pagare agli italiani i costi della guerra;

Beh, qui è facile. Il governo s’impegna a non caricare, con apposite misure definite nel bilancio, i costi delle missioni. Poi, fa confluire nella contabilità generale i costi – magari ampliando il budget per la Difesa alla voce “materiali” od altro – e, infine, Tremonti stampa certificati del debito pubblico oppure s’inventa la tassa sugli scarichi dei lavandini. Cosa c’entrano i lavandini con la Libia? Niente.

5 – Trovare una soluzione per la bocciatura del reato (carcere) di “clandestinità” sollevato dall’UE;

L’UE chiede che il reato di clandestinità non conduca al carcere. Bene: i centri di raccolta non sono strutture carcerarie, e poi…questa è una fase d’emergenza…li terremo lì qualche giorno, qualche mese, qualche anno…l’importante è non farlo sapere troppo in giro.

6 – Fare in modo che i migranti siano accolti dagli altri Paesi Europei.

Qui, ci sarà senz’altro il preciso impegno, da parte di Berlusconi, di far pesare tutto il suo “prestigio” internazionale per ottenere che “quote” di migranti siano trasferiti in altri Paesi. Siccome la Lega non può non credere alle parole – accorate! – pronunciate solennemente dal suo alleato in Parlamento, dovrà prenderle per buone.


In buona sostanza, si ripete il “copione” del Kosovo, quando il Parlamento si riunì per deliberare e le 19 aviazioni dei Paesi “alleati” già bombardavano da giorni, la contraerea italiana era già schierata e le basi di Aviano e di Gioia del Colle erano già in guerra.
In definitiva, gli elettori della Lega contrari alla guerra (perdite di commesse delle piccole-medie imprese padane, che ricevono quelle commesse dalle grandi imprese come sub-contraenti) ed ai flussi migratori, saranno, in modo furbesco, fregati come dei gonzi.
Continueranno la guerra perché ci sarà una “emergenza” dietro l’altra, e i migranti li nasconderanno nei vari CPT, militarizzando le aree.
Le elezioni non saranno proprio un successo? Colpa della sinistra e del suo diffondere l’inutile allarmismo. Perderanno qualche comune importante? Colpa dei candidati litigiosi e del tradimento di Fini. Il governo va avanti. E la guerra pure.

Speriamo solo che non sia approvata una sorta di “risoluzione 1973-bis” per risolvere il problema di Fukushima.
Copiando il testo dalla 1973 per la Libia, potrebbero approvare la soluzione del problema giapponese “con qualsiasi mezzo”. Dopo, una solerte “missione” internazionale di “volonterosi”, potrebbe sentenziare che la miglior soluzione per Fukushima – invece d’inquinare per decenni o secoli il Pacifico – sarebbe quella d’innescare sei reazioni nucleari a catena per i sei reattori. Insomma, un bel botto e tutto è risolto.
Il Giappone diventerebbe il Paese più radioattivo del Pianeta? Un record! E poi, i giapponesi ci sono già passati: sono abituati, e il Giappone non ha diritto di veto nel Consiglio di Sicurezza.
In fin dei conti – sussurrerebbero fra di loro i solerti giuristi del Palazzo di Vetro – dal punto di vista giuridico non fa una grinza: “con ogni mezzo”, come per la Libia!


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

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[1] Vedi: http://www.repubblica.it/politica/2011/04/29/news/mozione_lega-15552034/

28 aprile 2011

Buffoni






Siamo fra quelli che non credono in chissà quale “botto” della maggioranza sulla Libia: perché?
Poiché il copione non prevede i canoni della tragedia e nemmeno quelli della commedia: pura e semplice farsa, come sempre.
Eppure, qualche ragione i giornali della Lega & associati ce l’hanno: non s’è mai visto un governo compiere un simile, clamoroso autogol alla propria politica, nazionale ed estera.

Il Ministro degli Esteri Frattini, flebile, sussurra che non sarebbe opportuno, no, non si dovrebbe…i nostri aerei non dovrebbero bombardare la Libia, poiché siamo stati potenza coloniale occupante, in quel Paese, per quasi mezzo secolo. Ed abbiamo lasciato, fra le sabbie e gli uadi, un milione di morti impiccati, fucilati, cannoneggiati, bombardati, squarciati.
E’ la nostra cattiva coscienza storica che risuona, afona, come le vicende mai chiarite sulla Somalia, sull’Etiopia e sulla Jugoslavia: se solo avessimo un minimo di coscienza per quel che compimmo lontano dallo Stivale, staremmo zitti e mosca.

Eppure, alla ricorrenza del 25 Aprile, qualcuno torna a tirare fuori la questione delle foibe: pochi sanno chi fu Giuseppe Cobolli Gigli[1], in arte “Giulio Italico”.
Nel Settembre del 1927, sulla rivista fascista Gerarchia, scriveva, a proposito dell’abitato di Pisino (Pazin) che sorge al centro dell’Istria:

Il paese sorge sul bordo di una voragine che la musa istriana ha chiamato Foiba, degno posto di sepoltura per chi, nella provincia, minaccia con audaci pretese le caratteristiche nazionali dell'Istria.

Lo scriveva nel 1927, poiché – all’epoca – la pulizia etnica italiana era già avvenuta: poi, alla fine del conflitto, ci fu la vendetta slava.
Giusto ricordare tutte le vittime, ma non appropriarsi di un fenomeno tragico ed appuntarlo al palmares delle proprie “ragioni” e degli altrui “torti”.
Ma si sa: questa è l’Italia buffona, quella che di Storia (e, soprattutto, di storiografia) non sa nulla e s’appende alle labbra dei vari “Grande Fratello”.

Allo stesso modo, ci stiamo un poco stufando delle atmosfere di “comprensione” e “dialogo”, che hanno coinvolto anche personaggi sedicenti di “sinistra”, riguardo il 25 Aprile.
Siamo fra quelli che sempre hanno sostenuto la necessità di giungere ad un quadro storico condiviso, senza nemmeno discutere la pietà per tutte le vittime, qualsiasi divisa indossassero.
Quello che non intendiamo discutere è che quella guerra civile fu combattuta fra parti che avevano identico valore sul piano storico: gli ideali possono anche essere discussi, gli atti no.
Ora, non è il caso di ricordare che l’effimera Repubblica di Salò fu soltanto una creazione tedesca in territorio italiano: Mussolini non riuscì neppure a salvare il proprio genero dalla vendetta nazista.
Perché siamo stanchi?

Poiché notiamo – quei manifesti con scritto “25 Aprile: Buona Pasquetta!” – l’irrisione d’antica marca fascista per gli ideali altrui, per le vicende altrui, per i dolori altrui. Proprio da parte di chi chiede rispetto per i propri.
Se la Destra italiana desidera continuare su questa strada, s’accomodi pure: saremo costretti a tornare al uno sterile – ma coriaceo e fermo – antifascismo.
Sarà l’ennesima occasione perduta per giungere ad una storiografia condivisa, sarà l’ennesimo fallimento.

Già che parliamo di fallimenti, torniamo alla Libia.
Cos’ha in mente il Governo? Non lo sanno neppure loro.
Frattini non vuole bombardare e bombarda, Maroni non vuole i migranti e li accoglie, Berlusconi invitava Gheddafi a Roma ad ogni piè sospinto ed oggi lo tradisce. Che bel quadretto.
E gli interessi italiani?

L’avventura libica cambierà sostanzialmente il quadro del Mediterraneo, poiché il principale partner internazionale della Libia (scambio energia/tecnologia) eravamo noi. Domani, con le brutte arie che tirano sul nucleare, immaginiamo un po’ chi è zeppo di centrali e dovrà trovare delle soluzioni.
Fa quasi sorridere che messer Bruni si stizzisca per dover ricevere qualche migliaio di migranti: al bieco “scambio” della politica energetica, dovrebbe accoglierne milioni.
L’Italia aveva la possibilità di starne fuori, come fece la Grecia per il Kosovo, ma non l’ha fatto: ha ceduto, senza il minimo ripensamento, le basi (il “pezzo” più ambito) alla coalizione dei bombardieri. Qui, bisogna ricordare che l’opposizione è ancor più “bombardiera” della maggioranza.
Che ne sarà della nostra politica energetica? Che ne sarà dei libici?

La nostra politica energetica consiste nel concedere a compagnie estere i nostri (magri) giacimenti petroliferi: fra poche settimane, s’inizierà a trivellare al largo di Pantelleria[2].
Fanno quasi sorridere le dichiarazioni del Ministro dell’Ambiente Prestigiacomo, “che prometteva di difendere a spada tratta il Canale di Sicilia, costi quel che costi”.
Mettiamo la bella Stefania, e la sua difesa delle coste, insieme alla “difesa” dagli immigrati di Maroni, al “sussurro” di Frattini contro i bombardamenti, alla “solida amicizia” – strombazzata appena pochi mesi fa – di Berlusconi con Gheddafi.
Già che siamo in vena di farsa, vedremmo bene l’amazzone Prestigiacomo al comando della 206° divisione costiera[3], la notte del 10 Luglio 1943, sulla spiaggia di Licata.

La cosa che più ci scompagina i cosiddetti, però, è sapere che l’Italia – a differenza di tutti gli altri Stati del Pianeta – s’accontenta di un misero 4% come royalty per le estrazioni petrolifere. Vale a dire, il 4% a noi ed il 96% alle compagnie: nell’Iran di Mossadeq, la rivolta scoppiò perché la BP si teneva il 94% e lasciava allo Stato solo il 6%. Noi, ancora peggio dell’Iran dello Scià.
Perché?

Non c’è una risposta plausibile. A meno che.
A meno che non lasciamo scorrere l’immaginazione, correlandola al ben conosciuto “cui prodest”.

E’ assai strano che l’Italia – soprattutto un affamatissimo Tremonti – lasci correre sulla possibilità di lucrare sulle estrazioni petrolifere: sono dei boiardi di Stato, ma non sono fessi. Soprattutto se l’interesse toccato è il loro. E allora?

Visto che le altre nazioni richiedono una royalty che varia, in una “forbice” fra il 50 ed il 90%, è assai strano che l’Italia s’accontenti del misero 4%. Però.

Quel 4% finisce nel bilancio dello Stato – quello palese, quello di Tremonti – ma, la cosa, potrebbe non finire lì.
Una compagnia straniera potrebbe essere allettata dalla favorevole occasione, però, però…mettiamo che, ad un certo punto…manchi una qualsiasi certificazione ambientale, oppure qualcosa relativo alla sicurezza o, ancora, si scopra che non è stato presentato un certo prospetto geologico, un approfondimento sulla mensa dei dipendenti, la certificazione dei natanti adibiti al trasporto del personale…l’italica fantasia non ha limiti…

In quel caso, cosa succederebbe?

Beh…nella prospettiva di dover rinviare alle calende greche l’attività d’estrazione…magari la compagnia potrebbe inviare rapidamente a Roma un suo fiduciario, munito di “convincenti” promesse, che le cose andrebbero a posto rapidamente, se…se ci fosse la “collaborazione” fra la compagnia e le autorità competenti, ovviamente ricompensate per l’aggravio di “lavoro”.

A cose fatte, probabilmente, la concessione non costerebbe più il 4%, bensì il 24% od il 34%...ma sempre meno del 50-90% degli altri!

Ovvio che, la differenza, plusvalore, cagnotta…o come la vogliamo chiamare…non finirebbe più nel bilancio ufficiale dello Stato, ma si perderebbe nei mille “rivoli” delle mille “amministrazioni”.

No, ci siamo sbagliati, questa è solo una ricostruzione di fantasia: per dirla con Shakespeare, è soltanto un “Sogno di mezza Primavera”.
La pura realtà è che noi italiani siamo un popolo generoso, che mai ha torto un capello a qualcuno fuori dei propri confini, che accoglie generosamente tutti i migranti, che soccorre amorevolmente anche le compagnie petrolifere nelle loro fatiche. Che bravi che siamo.


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23 aprile 2011

Negozi aperti?




Sono d’accordo per una revisione dei calendari delle festività: era ora che qualcuno ci pensasse!
Perché mai, nell’assolata Primavera del Primo Maggio, dovremmo rimanere senza pane fresco, senza la possibilità d’acquistare una t-shirt, un gadget, una cartolina ricordo?
Il sindaco di Firenze, Matteo Renzi, bene ha fatto a porre sotto la lente d’ingrandimento la questione: altrettanto bene, ha fatto il segretario della CISL, Bonanni, ad affermare che sono questioni risolvibili con una trattativa sul territorio, fra esercenti, amministratori e sindacati.

Perché – e qui mi scappa proprio fuori dai denti – non ne potevo più di non trovare aperto un negozio nel giorno di Ferragosto, Festa dell’Assunta, né in quello dell’8 Dicembre, l’Immacolata Concezione e nemmeno nel giorno di Natale, quando se hai ritardato un po’ a comprare i regali non trovi più nulla.
Insomma, anche quel 2 Giugno…che sarà mai una Festa della Repubblica?

I lavoratori hanno un solo giorno nel quale festeggiano la condizione di chi, lavorando, mantiene aperta la baracca tutti i giorni dell’anno ma, se Matteo Renzi ha deciso che si festeggia lavorando, non vediamo perché non si possa pregare lavorando, in tutte le festività religiose.

Non era…ora et labora?


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18 aprile 2011

‘O pazzariell’


Mamma mia, com’è dura vivere in mezzo ai pazzi.

La morte di Vittorio Arrigoni è oramai passata in cavalleria, nessuno più ne parla sui grandi giornali, la Libia è in ultima pagina, il Giappone qualche volta compare in dodicesima, l’Afghanistan solo se i morti superano i dieci, l’Iraq se superano i cento.

Tengono banco il bunga-bunga, la strepitosa vittoria (in fieri) del centro-sinistra che strappa un’incollatura dell’0,5% al centro destra nei sondaggi, i tornado internazionali che flagellano gli USA, quelli italiani la Libia, Roba da pazzi.


Qualcuno ricorda ad Hamas una cosa ovvia: magari, prima d’ammazzarli, fateli cantare.

A dire il vero, non si capisce proprio il perché li debbano ammazzare: non sono mica colpevoli, sono pazzi!


Eh già, perché le prime notizie giunte da Gaza riferivano che Vic era stato rapito: avete capito, kattivoni komunistoni che venite a Gaza? Ecco quel che vi può capitare! Poi, la morte. Ammazzato, impiccato, strangolato. Hamas s’arrabbia, e mica poco: vogliono dedicargli una via!


Allora…dunque…non sono stati i palestinesi, no, sono stati i Salafiti. Anche i Salafiti, allora, s’incazzano una riga: eh, no! Mica andiamo in giro ad ammazzare chi è dalla nostra parte! Era una “cellula impazzita”! Cioè un tumore, a tradurlo in breve.

Fatto, sono pazzi, la questione è chiusa.


Nel buio della mia stanzetta, allora, ho provato ad immaginare un Salafita impazzito. Cosa fa un Salafita impazzito?

Eh, mica facile immaginarlo. Potrebbe obbligare la moglie a circolare per le vie di Gaza vestita come Lady Gaga, oppure obbligare i figli a recitare il Padre Nostro…che so…no, è proprio difficile immaginare un Salafita impazzito, anche perché ci sono illustri precedenti di “pazzia”.


Il 2 Agosto 1964, quattro motosiluranti nord-vietnamite attaccarono a suon di siluri e mitragliatrici il cacciatorpediniere Maddox, della marina USA: che pazzi quei nord-vietnamiti! Attaccare la più potente marina del Pianeta!

Dopo anni, si scoprì che, nel “feroce attacco”, non c’erano stati morti americani. Nemmeno feriti gravi. Nemmeno feriti lievi. Nemmeno l’ombra di un graffio sulla nave: manco una cima danneggiata, un altoparlante bucato, un graffio sulla falchetta.

La pazzia di quei nord-vietnamiti si risolse con l’invio di 520.000 soldati USA a Saigon e dintorni, buona parte dei quali uscirono pazzi per quel che videro.


Poco più tardi, un pazzo ammazzò John Lennon perché lo amava troppo, al punto che il settimanale “Cuore” – per spiegare l’assassinio di Salvo Lima, principale esponente della DC in Sicilia – non trovò altro titolo che “Salvo Lima come John Lennon: ucciso da un fan impazzito”.


Anche Saddam Hussein era pazzo: invece di dedicare le sue attenzioni al benessere degli iracheni, si dilettava nella produzione di fialette d’antrace, per uccidere i suoi avversari americani. Per fortuna che una di quelle fialette giunse nelle mani del Segretario di Stato Powell, che poté così mostrarla al mondo dai banchi dell’ONU! Che pazzo quel Saddam Hussein.

Ma, se era pazzo, perché l’hanno impiccato? Si giustiziano i pazzi?

Va beh, pare che la fialetta di Powell, dopo la ferale esposizione in mondovision, l’abbiano adoperata per “allungare” un gin tonic, con il quale Powell e l’ambasciatore israeliano festeggiarono l’evento. Mah.


Certo che, anche dalle parti dell’ONU, mica si scherza.

Nato per evitare scontri, guerre e morti, da un bel po’ di tempo sembra che a New York siano impazziti: oh, non c’è più una risoluzione che non preveda una guerra! Afghanistan, Iraq, adesso la Libia… Ma…come stanno andando le cose in Libia?

Pare che a Misurata siano state usate bombe a grappolo, sganciate dagli aerei di Gheddafi: ma…non c’era una no-fly zone? Invece, gli aerei della Santa Alleanza – “fuoco amico”, per carità – se la prendono con i poveri insorti e li ammazzano a dozzine. Roba da pazzi.


Anche in Italia, però, non si scherza. Nello stesso giorno del rapimento di Arrigoni – ma che caso… – su Repubblica compare un articolo di un certo Pasqua (ma sarà un nome vero o è uno pseudonimo?) nel quale viene accusata una quasi sconosciuta insegnante di Milano – tale Barbara Albertoni, in arte Cloro – per aver commesso il reato di negazionismo.


Si levan gli scudi bipartisan, il clamore pervade l’agorà (non quella di Cloro, l’altra) e il senatore PD Della Seta chiede addirittura il licenziamento della povera Barbara.


Poi, si va a scoprire che non c’è stato niente del genere, al punto che l’insegnante di Milano ritiene d’esser stata diffamata e ne chiederà conto – sembra che ci saranno degli strascichi legali – a quel Pes…scusate, Pasqua.

Si viene così a sapere che, semplicemente, Barbara/Cloro ha più volte accostato la sofferenza di Gaza con quella dei campi di sterminio. Che reato è?


Gaza vive da mezzo secolo la condizione di “territorio occupato” che – per il diritto internazionale – non ha senso perché si tratta di condizione susseguente, e solo per brevi periodi, ad una guerra: sostanzialmente, il periodo che intercorre fra un armistizio ed un trattato di pace. Mica mezzo secolo. L’ONU – forse prima d’impazzire? – aveva chiesto conto ad Israele di tutto ciò, di sistemare definitivamente i confini e le rispettive giurisdizioni con due risoluzioni – la n. 242 e la n. 338 – ma, dall’altra parte, sempre hanno fatto orecchie da mercante.


E, questo, con buona pace degli idioti i quali scrivono che la Shoà non è mai esistita e di quelli che ritengono i Palestinesi una razza inferiore.


Restiamo umani, per favore. Ciao Vic.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

15 aprile 2011

Pisanu-Veltroni: nuntereggae più. E sette più




Liberamente ispirato ad un testo di Rino Gaetano (Nuntereggae più), con sberleffo finale di Fabrizio de André.


Ma che bello. Mia moglie è così gentile da scendere a comprare il giornale. No, è perché c’è in omaggio un cd musicale che le interessa. In omaggio, mah…

Sulla prima pagina del Corriere della Sera campeggia la lettera, congiunta, di Giuseppe Pisanu e di Walter Veltroni, “Governo di decantazione per riscrivere le regole”.

Rimbomba nelle orecchie la rauca cantilena di Nicolò Carosio: “Rivera passa a Mazzola, duetto fra i due…ancora…ad un passo dalla porta Rivera cede a Mazzola…tiro…goooooool!!!” Non è possibile.


Nuntereggae più.


Oppure, Marco Travaglio che s’accorda con Niccolò Ghedini per stendere una riforma della Costituzione. La Sora Cesira e Apicella che duettano in coro, Nicole Minetti e Rosy Bindi che firmano, insieme, una proposta di legge per la protezione della giovane. E la passano alla Carfagna.


Nuntereggae più.


Che Guevara e Pinochet che passeggiano, in cielo, raccolgono more, mirtilli e lamponi mentre dissertano su Wagner e Šostakovič. Nichi Vendola e Roberto Castelli che giocano a boccette sulla spiaggia di Lampedusa. Lampedusa che s’affratella con Goteborg. Goteborg che diventa il 51° Stato degli USA.


…i ministri puliti, i buffoni di corte…

Nuntereggae più.


Che bella lettera: da strappare le lacrime. Da strapparsi le vesti.

Passiamo alla correzione.

No, non ci sono errori ortografici…due ex ministri…almeno la sufficienza la prenderanno…ma la commissione di maturità, sicuramente, vorrà approfondire, vorrà sapere dov’erano quei due mentre andavano in onda gli inciuci, quando Walterino non nominava, per “stemperare i toni” in campagna elettorale, il nome di sua santità Silvio, mentre Beppino gli votava la fiducia.


…ladri di polli…

Nuntereggae più.


Chissà dov’era Walterino mentre Lucianino (Violante) – mellifluo, cardinalizio – si rivolgeva a Berlusconi: “Abbiamo date ampie assicurazioni che le televisioni non saranno toccate…” Chissà dov’era Beppino negli ultimi 74 anni della sua vita.


…ladri di stato e stupratori

il grasso ventre dei commendatori…

Nuntereggae più.


Commento sintetico:

ben scritto ma scontato. Le argomentazioni dei maturandi sono desuete e, in alcuni passaggi, contorte. Alla lista delle buone intenzioni, dei buoni propositi, non fanno seguire nulla, se non fumose affermazioni di “governi di transizione”, di “sedimentazione”, di “proposizione”.

Che maleducazione.


…diete politicizzate, evasori legalizzati…

Nuntereggae più.


E adesso?

Cosa potranno rispondere i ragazzi a 500 euro nei call centre? E quelli che manco hanno un lavoro in un call centre? Gli anziani a 500 euro di pensione?

La carica dei 314 in Parlamento, la carica dei 500 nel Paese. Pile scariche, batteria a zero, motorino d’avviamento che gracchia.

Walterino e Beppino, in abito da Blues Brothers, che spingono una pesante Buick nera sul limitare di una spiaggia, mentre il vento strappa loro i cappelli e li fa rotolare sulla sabbia, umida e deserta.


…super pensioni, auto blu, sangue blu…

Nuntereggae più.


Il Consiglio di Classe, nell’appressarsi degli esami di Maturità, suggerisce una maggior applicazione, in particolar modo nelle tematiche scelte per la “tesina”. Senza voler essere offensivi, rammentiamo che argomentare senza valide conclusioni potrebbero bastare per un esame di Terza Media, non per un esame di Maturità.

Consigliamo, dunque, autocritica e penitenza – nel miglior stile delle rispettive tradizioni politiche – da mettere in atto, pariteticamente, nella scuola delle Frattocchie di Marino (RM) e nel vicino monastero dei frati Trappisti.


Eya alalà, pci psi dc dc pci psi pli pri dc dc dc dc

Nuntereggae più.


Intanto, i due maturandi stanno studiando, stanno stendendo un piano d’azione per far capire “che così non si può andare avanti”.

Che ore sono? A che ora vi siete svegliati stamani? Svegliaaaaaaa!!! Caffèèèèèè!!!

Ansiosi, aprono la casella di posta congiunta pisanuveltroni@frattacchioni.it e s’accingono a leggere le risposte, i commenti, le suppliche degli italiani al loro accorato appello.

Già dalla prima, però, hanno un sussulto:


Gli ultimi viandanti

si ritirarono nelle catacombe

accesero la televisione e ci guardarono cantare

per una mezz’oretta

poi ci mandarono a cagare.”

(Fabrizio de André – La domenica delle salme.)


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

10 aprile 2011

Ogni giorno ha la sua pena




Dopo il Giappone che ha scacciato il bunga bunga, dopo la Libia che ha scacciato il Giappone, dopo gli sbarchi a Lampedusa che hanno scacciato la Libia, finalmente – popolo: udite, udite! – Scalpo Appiccicato compra casa. Anzi, no. Anzi, forse.

Così, si sussurra nell’antro dei Ghedini e dei Gelmini: con due belle trovate – “usciamo dall’Europa” e “compro casa a Lampedusa” – si spera di mascherare la débacle della politica estera italiana, la Fossa dei Frattini, la trasformazione della Quarta Sponda nel Terzo Iraq.


Ora, sull’uscita dall’Europa – francamente – ci sganasciamo dalle risate e non perché Bruxelles ci sia così simpatica: semplicemente, perché il Paese più indebitato d’Europa, con la minor crescita, con una classe politica allo sbando, farebbe il più bel regalo alla speculazione internazionale. Con “l’uscita” dall’Europa finiremmo nel Protettorato d’Enotria, con la benzina a 4.000 lire il litro e gli stipendi a mezzo milione: non facciamo ridere.


Più gustosa la vicenda della casetta a Lampedusa…per carità, un modesto abituro appartato[1]…al quale si accede soltanto mediante un angusto tratturo, percorribile solo con le zoccole. Sappiamo che, per il rinnovello Mister Brillantina, Duca di Arcore e di Lampedusa, questo non è proprio un problema.

Ma un problema c’è.


Il problema è che la stamberga è stata costruita su terreno demaniale, oppure si tratta di un vecchissimo bunker italiano ristrutturato o, ancora, del solito gozzo abbandonato su una spiaggia sul quale è stata costruita una portaerei. Non indaghiamo: sta di fatto che il terreno “è di tutti noi”[2].

Lo stesso Mister Margarina della Certosa, però, afferma che si stanno cercando “soluzioni” per risolvere la questione della villa “La Palma”. Allora: una Palma o Due Palme? La seconda, visto che il giardino “è sulla spiaggia”, sembrerebbe la candidata, poiché le spiagge sono del demanio, L’agenzia ASCA, d’altro canto, riporta proprio “Le due Palme”[3].

Siano Due o Una Palma, quel che sconcerta in questo bailamme è che Mister Banano della Bandana – a fronte di una tragedia che si sta consumando sulle nostre coste – pensi a comprar casa.


I più furbi, quelli dei Quartierini Alti, sogghigneranno sotto i baffetti: ma va là, Bertani, è solo una questione di marketing elettorale…i pupari, che muovono Mister Burattino del Graçiol & de Chigi, hanno sentenziato che, per risolvere la questione d’immagine relativa alla pratica n. 2345 “Lampedusa”, bisognava comprar casa, far vincere il Premio Nobel all’isola e sposare la sorella del Parroco. A giorni, ci sarà il terzo annuncio.

Se a Stoccolma si faranno orecchie da mercante, e magari si rifletterà che Gaza ha qualche “merito” in più, allora l’Italia lascerà l’Unione Europea ed andrà nell’Unione Africana, con capitale Lampedusa e sede del Governo alla Palma…o due Palme…beh, Bonaiuti sta ancora studiando la questione.


No, Gran Sentenzieri dei Mille e un Complotto, ciò sarebbe vero se Mister Pisellino Turbato fosse non dico un grande statista, bensì soltanto uno statista. E’, invece, soltanto un ragiunatt de Milan.

Perché?

Poiché, che lui compri casa o non compri casa, non frega un emerito picchio ai lampedusani, ai siciliani, agli italiani, nemmeno ai lobotomizzati di RaiSet, ai Minzolin-dipendenti, agli adepti del Vero Fede, ai buongustai della Marmellata di Mora.


Quello di Lampedusa è soltanto l’ennesimo sfregio alle istituzioni, poiché affermare che “si stanno cercando soluzioni” per poter acquistare la villa che sorge su terreno demaniale, vuol soltanto dire che – grazie alla quisquilia che l’acquirente è il Presidente del Consiglio – si farà in modo che quel terreno sarà, magari, “demaniale di pertinenza della Presidenza del Consiglio”.

Dopo, grazie ad un comma appiccicato ad una legge che regola la divisa dei bovari nelle manifestazioni folcloristiche – che sarà approvata fra uno sbadiglio e l’altro – ci sarà la postilla, che prevedrà qualche forma di “riscatto” per Cemento Bollente delle Mille e Una Villa.


Intanto, fra una villa e l’altra, le navi da guerra USA stanno già posizionandosi per lo sbarco[4], mentre dalle parti dell’Europa non si fa più mistero che, senza i marines, non sarà possibile risolvere niente[5].

E pensare che, da questo modesto blog, già avvertivo[6] del rischio lo scorso 18 Marzo: a questo punto – visto che Mister Carabina Inceppata ha deciso di procurarsi una poltrona in prima fila per lo show aeronavale, stile Normandia, che sta per andare in onda a reti unificate – vorremmo avvertirlo di un rischio.


Occhio al “fuoco amico”.


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.


Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.



05 aprile 2011

Terra di confusione



“Passa correndo lungo la statale, un autotreno carico di sale.


che già confonde la notte e il giorno,

e la partenza con il ritorno, e

la ricchezza con il rumore, ed il diritto con il favore,

e l'innocente col criminale,

ed il diritto col carnevale.”

Francesco de Gregori – Adelante, adelante – dall’album Canzoni d’amore – 1992.


L’autotreno accelera, mi sorpassa in salita e corre verso a galleria, la imbocca e, sfruttando la discesa, scompare alla mia vista; osservo il tachimetro: sto facendo i 110 km l’ora, ossia il limite per quel tratto autostradale. Ma a quanto andava? Ho appena fatto in tempo a leggere, sul retro, i limiti di velocità cui è soggetto: 70 sulla viabilità ordinaria ed 80 in autostrada. E allora? Non dovrebbero avere un limitatore automatico di velocità? Non sono così sprovveduto da non sapere come funziona: l’elettrauto che ti sistema – a norma, per carità! – il limitatore di velocità, prima d’incassare i soldi ti chiama e ti dice…beh, non sa come dirtelo…va beh…che quel pulsantino là sotto, ben nascosto, elimina il limitatore. Amen.


Parlando con il tizio che ha fatto per anni il camionista, ne saltano fuori delle altre: appena passata la frontiera francese, tutti quei TIR/Formula 1 diventano cheti come agnellini, non superano i canonici 80. Perché? Diamine! Perché i francesi ti strapazzano già per due chilometri in più! Mica è l’Italia! Così, se in Francia devi stare a modino, appena superi Ventimiglia giù sull’acceleratore, corri cavallo oh, oh! E i documenti? Beh, i documenti…i flic, quando ti fermano, non chiedono più i documenti, il disco…sì, li guardano…ma non ci fanno troppo affidamento. “Lo sappiamo” ridacchiano “sappiamo tutto: che questi turni di riposo sono falsi, che questi giorni di ferie non sono mai stati goduti, eccetera…è tutto falso!” Allora, ti fregano chiedendoti la tale chiave da 22 fatta in quel certo modo…che devi avere a bordo…perché, almeno lì, possono fregarti per farti vedere che non sono così fessi.


E’ una buona metafora per capire cos’è diventata l’Italia – e non a caso già de Gregori l’aveva notata – un Paese nel quale un Presidente della Repubblica è costretto ad ammettere che “il suo compito è difficile, oneroso, per la partigianeria delle forze politiche”. In realtà, racconta solo una parte della verità: l’altra parte ci dice che le stesse forze politiche – “così partigiane” – sono colluse fino al midollo per non cambiare il primo scalino che ci farebbe uscire da queste melme: la legge elettorale.


Sarebbe un primo passo, ma non è possibile far nulla con questa legge, perché è fatta apposta per garantire pochi oligarchi e fare in modo che controllino tutto. Chi la scrisse? Calderoli. Chi la controfirmò? Ciampi, quello che oggi sbraita, rivolto a Napolitano, che “non sempre si firma”.


Eppure, sulla porcata del porquero c’erano pesanti indizi d’incostituzionalità. Da questa, primigenia falsità – non c’è più nessun legame fra chi vota e chi è eletto, in spregio alla Costituzione – deriva tutto il resto, fino al TIR che mi supera ai 120 l’ora. La falsità, allora, dilaga: oggi, Maroni si lamenta per la situazione dei migranti, ma non racconta la falsità che c’è sotto. L’Europa non collabora? Ma, Maroni, chiese mai all’Europa di collaborare?


Oppure, se non sbagliamo, il suo governo concesse 5 miliardi alla Libia perché facesse il “lavoro sporco” sui migranti? Perché istituisse i famigerati lager nel deserto? Già, ma, per intraprendere una trattativa seria, bisogna far parte di un governo serio, che ha “grande rispetto internazionale”. Così dichiarava il Presidente del Consiglio: all’estero, c’accolgono lanciando fiori. E invece. Invece, USA, Francia e GB s’installano nelle nostre basi, pretendono assistenza logistica e collaborazione.


Poi, nel momento delle decisioni, chiudono la porta in faccia a Berlusconi (o chi altro): no, grazie, voi non siete invitati. Ah, intanto che aspettate, dateci una lucidatina alla limousine, che s’è impolverata…avete strade così sporche in Italia…


Perché gli accordi con l’Europa non ci sono? Perché, dati alla mano, l’Italia è fra i Paesi europei che hanno minor presenza d’immigrati. Francia e Germania, sempre tirate in ballo, ne hanno ben di più. Noi, invece, professionisti della falsità, pensiamo che bastino “solo” 5 miliardi alla Libia per sistemare la questione: è la logica del “ragiunatt” da Arcore. E andiamo in Tunisia a chiedere i rimpatri. Rispondono picche: perché? Ma è chiaro: se la Libia ha preso 5 miliardi, a noi quanto dai? Così facendo, il governo di “alto profilo internazionale” s’è ridotto ad essere una vittima nelle mani degli usurai: domani potrebbero chiedere qualcosa il Marocco, l’Egitto, la Mauritania…


E sul fronte interno? La maggioranza c’è, come no. C’è fin quando c’è qualcosa da dare ai “Responsabili”, poiché questi – passato il primo momento – mica s’accontentano più del mutuo pagato o del debito estinto. Vogliono di più: posti, governo, cariche. Allora, Berlusconi sale al Quirinale con una lista di sottosegretari che sembra quella dei soci coop, e pretende pure che Napolitano li nomini. Il Presidente gli fa presente che, leggi alla mano, c’è un numero da rispettare, un quadro che non può essere dilatato. Rabbia: Napolitano è contro di me.


E’ anche contro di me perché non accetta il fatto che io possa governare “in pace”, senza questo “fastidio” dei processi: altra falsità. In realtà, se non esistessero i mille trucchi delle tre carte degli avvocati Ghedini ed Alfano, la sentenza del processo Mills sarebbe già scritta. Se l’avvocato inglese prese i soldi da Berlusconi – la posizione del premier fu a suo tempo stralciata e rinviata per una delle tante leggi e leggine ad personam – che altro resta da dire? Aspettare la prescrizione. Ma, la prescrizione, non è un’assoluzione: capito, Minzolini?


Continuiamo?

L’Italia fa una “pausa di riflessione” sul nucleare, perché il Giappone ha colpito e non si può far finta di niente. Nel frattempo, però, limita, cancella o rimanda a data da destinarsi ogni decisione sull’incentivazione delle rinnovabili: con effetti retroattivi! Mio cugino ha appena installato i suoi pannelli fotovoltaici e, adesso, non sa. Mi chiede se avrà l’incentivo: intero, ridotto o niente? E chi lo sa! Questi emanano pure le norme retroattive! Il governo ha detto che deciderà a Giugno: perciò, accendete la radio quando sarete sotto l’ombrellone, chissà che decidano qualcosa.


Ma l’ultima è grandiosa, fantasmagorica, stellare.


Per risolvere i mali italiani, abbiamo bisogno della Guardia Nazionale, degli eserciti regionali. Non contenti d’essere l’unico Paese che ha due Polizie sul territorio – Polizia di Stato e Carabinieri – tre con la Guardia di Finanza, più la Polizia Provinciale e quella Municipale, adesso vogliamo creare anche gli eserciti regionali. Ma che bella idea! Ne avvertivamo la mancanza!


Tutti i giovani in cerca di lavoro aspettavano, finalmente, una “chiamata alle armi” nei nuovi battaglioni territoriali: mio nipote vuole fare l’ufficiale nel “Madunina”, mentre mio figlio vuole diventare il trombettiere del “Bugianèn”. Il mio pastore tedesco è incerto se fare domanda come Rex o come Rin-Tin-Tin, ma solo nel battaglione “Alpenjager”. Mia figlia si travestirà da Lassie per fare la portaordini nel “Cardinale Ruffo”. Un futuro assicurato.


Passa un altro TIR, con targa rumena e rimorchio italiano: accosto per farlo passare, perché anche questo ha il “piede fuori”.

Speriamo che incappi, domani, nella sottocompagnia territoriale del battaglione “Enzo Ferrari”: quelli sì che non scherzano!


Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione ella fonte.

Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.

28 marzo 2011

Un dilemma inesistente



La crisi libica sta sparigliando le carte nella politica interna, almeno apparentemente: elettori di destra, delusi dall’evidente débacle che si prospetta per l’imprenditoria italiana con lo “sbarco” di Francia e GB in Libia, mostrano insofferenza per il Cavaliere.

Elettori di sinistra sono altrettanto delusi, osservando gli impeti guerrafondai che tornano alla luce e, soprattutto, ricordano la tragedia del Kosovo che, solo a distanza d’anni, s’ammette essere stata un colossale errore. Ma, senza capire niente dagli errori del passato.


Le domande che veleggiano sul Web sono due: che fine farà Gheddafi? Che fine farà il Cavaliere? Entrambi, usciranno indeboliti o rafforzati dalla vicenda? Ce la faranno a sopravvivere politicamente alla buriana?


Sul campo, l’unica novità che traspare nella strategia di Gheddafi è il frettoloso abbandono delle aree orientali – la Cirenaica – per assicurarsi, almeno, le spalle coperte e la difesa di Tripoli: ciò spiega la ritirata dai centri dell’Est e la pervicace insistenza su Misurata. Si tratta, evidentemente, del tentativo d’inaugurare una guerra di logoramento nei confronti della NATO e degli insorti, senza mai dimenticare la lezione di Rommel: nel deserto, ogni avanzata corrisponde ad un allungamento delle proprie vie di rifornimento, ed un accorciamento di quelle del nemico.


La partita, poi, si giocherà sul piano diplomatico e, il lavoro degli ambasciatori, richiede tempo e lunghi mercanteggi sul futuro delle risorse strategiche libiche. Gheddafi, da vecchia volpe qual è, cercherà di giocare le sue carte in seno alla Lega Araba e all’Organizzazione degli Stati Africani: soprattutto nella seconda, gode ancora di credito. Perciò, per Gheddafi, la strada è segnata: una sorta di “Stalingrado” nel deserto, nell’attesa che s’incrinino le alleanze occidentali (come avvenne per il Kosovo nel 1999) e che le bombe dei velivoli occidentali finiscano per diventare, nell’immaginario dei media transnazionali, altrettanto assassine dei suoi obici.


In Italia, qualcuno si domanda se non sia il caso di tenersi stretto il Cavaliere, per non cadere nella brace di Massimino il Conquistatore. Falso dilemma.


Anzitutto, sgombriamo il campo dalla leggenda che i Governi italiani cadano per la politica estera: nemmeno il governo D’Alema cadde per la politica estera, bensì dopo, quando i “conti” non tornarono più all’interno della coalizione (o era terminata la ragione del suo esistere[1]). Teoricamente, nemmeno Mussolini cadde per la politica estera – almeno, sul fronte delle istituzioni – poiché il voto avverso avvenne in Gran Consiglio, organismo che era interno al Partito Fascista e, dunque, non era autorizzato ad esprimere un voto di “sfiducia” verso il premier. In ogni modo, si può affermare che Mussolini cadde sulla politica estera, anche senza un voto parlamentare (il parlamento era ininfluente da anni), mediante un artifizio orchestrato dal Re.


Nell’Italia repubblicana, non abbiamo notizie di Presidenti del Consiglio che siano caduti espressamente sulla politica estera, mentre è certo che alcuni voti espressi in passato, che avevano negato la fiducia per questioni di politica estera, furono i prodromi per successivi tonfi. In sintesi, è raro che un governo cada direttamente sulla politica estera, mentre i riflessi della politica estera (ad esempio, accordi che “saltano”, alleanze che si “raffreddano”, ecc) conducono a nuovi equilibri nelle lobbies che assicurano la fiducia all’esecutivo e, da qui, il passo verso la crisi è sin troppo breve. Pensiamo, ad esempio, a quanto siano “volatili” i voti del gruppo dei “Responsabili” alla Camera.


Questo “posticipare” gli effetti della politica estera avviene, da parecchi anni, per “soccorsi vari” delle opposizioni, le quali – poi – accusano il governo di non avere più una maggioranza in politica estera…quindi, il governo chiede un voto di fiducia complessivo, lo ottiene…insomma, buffonate di tutto il mondo unitevi.

Ciò che conta, in questo bailamme, è verificare alcuni assiomi:


a) i mutamenti negli equilibri interni, catalizzati dalla politica estera, hanno più effetto sulle lobbies che sui singoli partiti.


b) le decisioni susseguenti, sono prese quando – trascorso un lasso di tempo – gli effetti si manifestano nella politica interna.


Alla luce della prima di queste due affermazioni, possiamo concludere che è assai arduo stabilire se sia meglio la sopravvivenza politica di questo o di quello, poiché la sopravvivenza di un governo, a quel punto, non si gioca più sul fronte dei partiti, bensì a livello di gruppi parlamentari interni alle singole formazioni: le lobbies. Più interessante il secondo punto, poiché qui si toccano i nervi scoperti dell’imprenditoria italiana.


Un certo Paolo, sul sito Padania.org[2], fa i conti in tasca all’imprenditoria italiana, ossia quanto essa perderà, in termini d’appalti, dopo “l’assalto” franco-inglese:


IMPREGILO: 3 miliardi di Euro di contratti acquisiti in Libia.

ASTALDI: 600 milioni di Euro in Libia per elettrificazione ferrovie.

FINMECCANICA: Joint-Venure con La Libyan Investiment Authority che acquistava elicotteri Augusta. Miliardi di euro.

ENI : Inutile stabilire i valori.

SAIPMEM : 5 miliardi di euro capo cordata costruzione autostrada (soldi anticipati dai libici). SELEX S.I.: 300 milioni di Euro per il controllo dei confini del Sud.

Migliaia di piccole e medie imprese italiane in Libia: diversi miliardi di Euro di contratti. (tra cui le mie aziende).


Resta difficile stabilire la principale “voce” di questa lista: l’ENI. L’Italia importava circa un terzo della produzione libica, ossia più di 500.000 barili il giorno. A circa 100$ il barile, fanno la rispettabile cifra di 50 milioni di dollari il giorno, pressappoco 40 milioni di euro. In un solo mese, sono 1,2 miliardi di euro che prendono altre vie: ci rendiamo conto di quale terremoto rappresentino movimenti pari ad 1,2 miliardi di euro mensili?!? Circa 15 miliardi l’anno?!?


Cerchiamo di conoscere meglio chi sono gli attori che stanno giocando non la partita internazionale, bensì quella energetica. Scopriamo chi è Stefano Saglia[3]:


Nato a Milano nel 1971…inizia a far politica giovanissimo…giornalista professionista…nel 1995, approda a soli 24 anni al Consiglio Provinciale di Brescia…eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel maggio del 2001…nella XV° Legislatura è stato Vice Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera…nonché responsabile del settore Energia di Alleanza Nazionale…relatore alla Camera di importanti riforme tra le quali il riassetto del settore energetico in Italia…viene nominato Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico…riceve le deleghe dal Ministro Claudio Scajola in materie di competenza del Dipartimento Energia, nonché in materie inerenti mercato, concorrenza, consumatori, vigilanza e normativa tecnica. Saglia è anche delegato alla Presidenza del CNCU, Consiglio Nazionale consumatori ed Utenti.”


Se si sa leggere fra le righe, questa è la perfetta biografia del lobbista. Non ha quasi passato: “giornalista professionista”…a soli 30 anni è già “Vice Presidente della Commissione Attività Produttive”, a 40 è il padre padrone del sistema energetico italiano, con poteri che spaziano dall’ENI a “mercato, concorrenza, consumatori, vigilanza e normativa tecnica.” Termina, addirittura, con la presidenza di quella che dovrebbe essere una “controparte”, ossia la tutela degli utenti.

Ma…chi “tutela” Saglia? Un uomo che, nella gerontocrazia imperante, appare come un miracolo vivente?


Se prendiamo nota delle sue “esternazioni”[4] – dal nucleare al solare fotovoltaico e termodinamico – non ci sembra molto “caldo” su queste proposte: il nucleare può andare ma, prima, dobbiamo trovare il modo di sistemare le scorie da qualche parte…Rubbia è degno di stima, ma le sue centrali hanno un rendimento inferiore a quello del nucleare… Insomma, ce n’è sempre per tutti.

Dove, invece, non ci sono obiezioni “tecniche”, si cavalca la “tigre” paesaggistica:


Il vero problema sulle rinnovabili riguarda l’eolico. Dato che l’Italia ha un paesaggio specifico ed è difficile costruire la pale per ragioni ambientali.[5]


Il risparmio energetico e’ una cosa che ci sta molto a cuore, nel senso che a me sembra che, prima di immaginare di riempire di mulini a vento località che non hanno vento…”[6]


E’ di nuovo Saglia? No, questa volta è Scaroni. Verrebbe quasi da dire il “capo”, Scaroni: simpatici questa gente di “Viadalvento”, vero? Ecco i nomi dei loro sostenitori[7]. Una bella lista d’onorevoli e professori, generali e consiglieri…tutti, inesorabilmente, nemici giurati dell’eolico.


Ecco dove il lobbismo attraversa le istituzioni (Saglia), si sostanzia nelle holding (Scaroni) e si presenta come la pura essenza della difesa del paesaggio (magari, con la buonissima fede dei sostenitori, ai quali vorremmo però fare una domanda: e le migliaia d’antenne Tv, tralicci, “torri” per le telecomunicazioni, “parabole” fin sui campanili, sono un “valore aggiunto” per il paesaggio? Le colate di cemento? Le case a schiera sui litorali?)


A questo punto, tiriamo le somme sul dilemma iniziale: tenersi il Cavaliere o cercare di cambiare cavallo? Domanda inutile e tempo perso.

cavalli disponibili sono tutti della stessa scuderia, hanno tutti identico marchio. Come uscirne? Anzitutto, per “uscirne” veramente, c’è bisogno d’elaborare una proposta politica che sia antitetica proprio ai valori fondanti della “scuderia”: la globalizzazione è l’unica soluzione, non ci piace bombardare ma se si deve fare si fa, tutte le energie alternative sono belle ma non servono a niente, la politica è sporca ma, tanto, un’altra non può esistere, gli italiani sono un popolo immaturo che va “guidato”…continuiamo?


L’unica soluzione è fondare un’altra scuderia, diversa proprio dai temi di partenza. In parte, già esiste: dopo anni di dibattiti sul Web sono nate centinaia di proposte, siti, associazioni, gruppi…lentamente, ma inesorabilmente, dopo le “piazze africane” anche quelle italiane avranno il loro momento. Quando?


Ciò che possiamo ragionevolmente attenderci, dall’avventura libica, è un mutamento degli equilibri interni italiani, susseguenti alla montagna di soldi che si sposterà dalle tasche dell’ENI ad altri, oppure – sempre con l’ENI come intermediatore – verso altri fornitori e mercati. Le perdite che, invece, colpiranno le aziende italiane faranno sanguinare il cuore della Lega la quale, però, più che gridare il solito “attenti all’immigrato” non potrà fare. Dunque, una perdita secca “d’ascolto”, per la Lega, da parte dell’imprenditoria del Nord. In questo panorama, l’opposizione-zerbino si posiziona sui crinali protetti dalla NATO e dalla no fly zone: aspetta, per osservare se i rivolgimenti interni alle lobbies consentano il colpo di grimaldello. Il quale, onestamente, sarebbe il solito topolino che scaturisce dalla montagna.


Voci non confermate, invece, sembrerebbero aggravare la situazione sul fronte interno: la querelle sugli incentivi negati (o resi incerti) alle rinnovabili sembra sia arrivata ai “piani alti”, ossia al settore bancario. Gli incentivi per le rinnovabili avevano creato un “giro” di denaro consistente: dalle banche agli investitori, dagli investitori alle aziende, dalle aziende alle banche…e non sembrano, queste ultime, molto contente della “chiusura” del Governo, soprattutto perché Fukushima ha allontanato l’altra “speranza”, il nucleare.


Potremmo domandarci il motivo dell’anomalia italiana, un Paese che non preme sulle rinnovabili e raggiunge gli obiettivi europei (20-20-20, nella parte per le rinnovabili) otto anni prima del previsto. La cosa si spiega per il basso livello degli investimenti nel fotovoltaico (10-20.000 euro) e per l’ancora sostanziale tenuta del risparmio (ancorché in diminuzione) italiano. In altre parole, per molti, piccoli investitori l’investimento nel “concreto” è parso più avvincente del “astratto” mercato azionario, mentre quello obbligazionario (BOT, CCT, ecc) dà rendimenti asfittici.

Ma, “dirottare” quei fondi verso le rinnovabili, significava offrire agli italiani un’alternativa…già…e Tremonti, con la sua ossessione dei “conti in ordine”, come la pensava? Se, per gli italiani, la solita “sbobba” targata BOT-CCT non era più appetibile, poteva esserlo per gli investitori esteri e per i fondi sovrani: questa è gente che s’accontenta di poco (sotto l’aspetto economico, date le masse monetarie in gioco) però gioca su più campi, anche in quello politico-strategico, poiché con enormi investimenti è possibile farlo.


Potrebbe esserci aria di revisione del rating dell’Italia, soprattutto del suo debito, e questa potrebbe essere la più importante tappa della strategia messa in atto contro l’Italia: le parole di Seif al Islam Gheddafi – “l’Italia pagherà il suo tradimento” – riecheggiano e fanno pensare. Soprattutto perché, noi italiani, ben conosciamo i rischi che giungono dalla “Quarta Sponda”.


Questa volta, invece di un’armata che si presenta una mattina qualsiasi sulle coste della Sicilia, potrebbe giungere qualcosa d’altrettanto grave: un declassamento che ci farebbe finire nell’altro incubo, quello dei PIIGS forever.


Per questa ragione, è necessario accelerare nel dibattito e nella proposizione: per avere, finalmente, un diverso marchio rispetto ai ronzini del padrone.

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25 marzo 2011

Non se ne poteva più…



21 Aprile
A malincuore, alla fine, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU è stato costretto ad approvare la Risoluzione 1973bis: sono stati giorni d’attesa e di batticuori, ma la decisione era oramai nell’aria, inevitabile.
Fino all’ultimo, l’ambasciatore italiano all’ONU ha sperato in un veto da parte degli Stati Uniti, ma le ultime notizie sull’ammontare del debito americano – e, soprattutto, l’irritazione di Pechino per la dichiarata insolvibilità di quel debito, che la vede principale creditrice – hanno condotto all’astensione il rappresentante statunitense, che ha lasciato il Palazzo di Vetro senza rilasciare dichiarazioni. La risoluzione ha visto dunque 13 voti favorevoli, 1 astenuto ed un voto contrario (Trinidad &Tobago).
A Roma, nei palazzi della politica, la consegna è di non rilasciare dichiarazioni: lo stesso rais Berlusconi è asserragliato con i suoi fedelissimi nel bunker antiatomico di Palazzo Grazioli.
La risoluzione istituisce una no fly zone sui cieli italiani, fin quando il rais Berlusconi non lascerà il potere: questo è, sostanzialmente, il succo della decisione.
D’altro canto, dopo il rifiuto di lasciare la poltrona di Presidente del Consiglio a seguito della condanna per sfruttamento della prostituzione, la decisione era nell’aria e, la politica italiana – totalmente asservita al capataz di Arcore – non era più in grado di reagire autonomamente. Da qui, l’intervento dell’ONU.
Nella risoluzione, sono circostanziate le ragioni della decisione e, soprattutto, i timori: si ricorda la brutale repressione del dissenso interno (cita espressamente Genova e la Caserma Diaz) con l’aggravante della giustizia mai applicata nei confronti dei colpevoli, per quella che viene definita dall’ONU “macelleria di stampo nazista”.
I timori, invece, riguardano la “chiamata alle armi” del Ministro Bossi: ai primi movimenti di valligiani, che hanno cominciato a scendere dalla Val Camonica e dalla Val Brembana armati di fucili da caccia, l’ONU ha preferito non porre più indugi.
La Risoluzione 1973bis è molto elastica – hanno dichiarato la Cina e il Brasile, che sembrano i Paesi più determinati a farla rispettare – ed il comando delle operazioni è stato concordato nell’isola di Aruba, nel territorio del Venezuela. Gli aerei della coalizione, che useranno le basi francesi, tunisine, libiche e nell’ex Jugoslavia, saranno forniti da 29 Nazioni, dall’Algeria alla lontana Nuova Zelanda. La Francia – obtorto collo – è stata costretta ad aprire le sue basi agli aerei della coalizione.
La domanda che si pongono gli italiani, attoniti, è: il rais di Arcore, se ne andrà spontaneamente oppure resisterà?

22 Aprile
La giornata s’è aperta con una notizia che ha lasciato attonite le massaie italiane, le tante che – di prima mattina – avevano appena acceso la Tv per il meteo: due aerei hanno lanciato dei missili su un convoglio di resistenti che scendevano dalla Val Brembana verso Bergamo. Nel tratto fra Branzi e San Pellegrino Terme, due (forse tre, ma c’è incertezza sul terzo missile) missili hanno centrato un convoglio di resistenti, appartenenti ad un’etnia molto vicina al Ministro Tremonti. I danno sono rilevanti: alcune BMW dei tipi X4, X5 ed X6 sono state completamente distrutte, insieme ad una Porsche Cayenne ed alcune AUDI. Non ci sono, per ora, notizie di vittime, giacché – fortunatamente – il convoglio era in sosta per fare rifornimento.
Qualcuno s’è stupito che gli aerei della coalizione, partiti da Marsiglia – due Sukhoi cinesi – si siano spinti così in profondità ed abbiano rilevato il bersaglio con gran precisione: altri affermano che, il fumo dei barbecue accesi dai resistenti, sia stato notato oppure rilevato dai sensori di bordo. Alcuni degli insurgents sono stati, in ogni modo, accompagnati all’ospedale di Bergamo per il grave shock subito.
Da parte del rais, nessun commento, mentre la seduta per un voto di fiducia al governo è stata rimandata a data da destinarsi, “causa eventi bellici”. Il portavoce Bonaiuti non ha aggiunto altro.
Il portavoce del Partito del Governo – Capezzone – ha invece inveito contro “la vigliacca aggressione subita dai cittadini della Val Brembana, che stavano recandosi a Roma per difendere il legittimo Governo uscito dalle urne e voluto dagli italiani.”
Nel pomeriggio, il fatto più grave.
Alle ore 15.23, otto miglia nautiche al largo di Ancona, la motonave “Maurizia” – iscritta al Registro Navale di Taranto – è stata centrata da un missile antinave lanciato da un velivolo e si è incendiata. Non ci sono ancora notizie precise, ma pare che vi siano delle vittime. In ogni modo, la coalizione ha autorizzato la partenza di mezzi di soccorso da Ancona per soccorrere i naufraghi, ma non l’invio di elicotteri: su questo punto, la risoluzione è chiara, “nessuna attività aerea”.
Il Governo Italiano – per bocca del Ministro La Russa – ha denunciato la “vile aggressione, che travalica il mandato della risoluzione”, aggiungendo che l’Italia “non si piegherà alle inconsistenti richieste dell’ONU”, ritenendole “un’indebita intromissione negli affari interni di uno Stato sovrano”.
Fonti della coalizioni hanno invece sostenuto – mostrando fotografie scattate da velivoli e mappe satellitari – che la motonave aveva imbarcato armi portatili, missili spalleggiabili antiaerei ed anticarro nel porto di Brindisi ed era diretta a Venezia, per consegnarle al concentramento di “Veneto Libero” – la formazione paramilitare comandata da Mario Borghezio – in partenza per Roma, per soccorrere il “governo del fare”.

23Aprile
Già nella notte, i decolli si sono susseguiti dagli aeroporti della Corsica, della Provenza e del litorale croato: destinazione, bombardare le milizie che assicurano, dal Nord, la sopravvivenza politica del rais.
Sono state colpite le aree di concentramento dei “Volontari della Libertà” a Varese, Bergamo, Brescia, Treviso, Vicenza e Mestre. I danni sono ingenti.
Non è stato confermato il ferimento (qualcuno avanzava, addirittura, l’uccisione) del “generale” Salvini, comandante del raggruppamento “Madunina”, mentre il leader Bossi è già segnalato in Svizzera: pare che abbia passato il confine già nella notte.
A Roma, fonti vicine al rais hanno riferito risposte spavalde, della serie: “non saranno certo quattro missili a fermare il Governo voluto dagli italiani e sorretto dalla volontà delle riforme, il Governo del fare”.
Ma, nel pomeriggio, una forza anfibia s’è presentata di fronte ad Anzio ed ha sbarcato una divisione corazzata, la quale sta già dirigendosi verso Roma, senza incontrare resistenza.

24 Aprile
Dopo i bombardamenti sulle aree di concentramento delle milizie lealiste nel Nord, la coalizione ha preso di mira un’area che nessuno riteneva d’importanza militare: la zona di Ansedonia e di Capalbio.
Velivoli decollati dalla Corsica hanno colpito alcune abitazioni – tutte, al momento, disabitate – nell’area: sono andate completamente distrutte le lussuose ville[1] del presidente della Repubblica Napolitano, di Pancho Pardi, Giuliano Amato, Piero Fassino, Claudio Petruccioli…
Un gruppo di velivoli s’è poi diretto a Sud, dove ha distrutto altre abitazioni dei VIP a S. Severa (Ciampi), Martinafranca (Violante), Ravello (Brunetta)…
Contemporaneamente, altri velivoli decollati dalla portaerei Vikrant hanno colpito le ville del Sud, dalla Puglia a Pantelleria, fino al massiccio attacco che ha completamente distrutto la più famosa villa del rais italiano: Villa Certosa, in Sardegna.
Stranamente, per questi attacchi non c’è stata nessuna veemente reazione del Governo e del rais, che rimane asserragliato nei sotterranei di Palazzo Grazioli.
Voci non confermate, però, affermano che – dopo la distruzione di un patrimonio immobiliare valutato oltre un miliardo di euro – il rais abbia deciso di trattare, anche perché il mandato delle coalizione non concede limiti territoriali per colpire le sue proprietà immobiliari. Pare che il suo avvocato, Al-Ghedini, lo abbia informato dei rischi che corrono le sue ville nei Caraibi.

25 Aprile
Ogni attività di governo, da parte del rais Berlusconi, è cessata: lo shock per la perdita di gran parte del patrimonio immobiliare dei politici italiani – di destra e di sinistra – ha condotto, nella notte, a febbrili incontri, che hanno condotto alla resa.
Lo stesso conducator è probabilmente fuggito a bordo prima di un’auto, poi sul panfilo del figlio Piersilvio. Molto probabilmente, nella notte ci sono stati incontri fra l’infaticabile sottosegretario Gianni Letta ed il generale Nalandam Raijv Khan – comandante della 4° divisione indiana sbarcata ad Anzio – per stipulare un accordo che ponesse fine alle attività militari e, quasi certamente, contenesse una clausola per consentire la fuga del rais. Il quale, sembra scomparso nel nulla, ne ha dato notizia Enrico Letta, che accompagnava lo zio Gianni all’incontro.
Indiscrezioni, sembrano indicare che sarà instaurato un governo di coalizione che preluderà a nuove elezioni: in soli quattro giorni, l’Italia è stata finalmente liberata dal rais che la opprimeva da almeno vent’anni.
Il popolo italiano, da oggi, può guardare al futuro con nuova (!) fiducia.


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