27 aprile 2014

Piccola storia ignobile...


“Ma che piccola storia ignobile mi tocca raccontare, così solita e banale come tante,


che non merita nemmeno due colonne su un giornale o una musica o parole un po' rimate,

che non merita nemmeno l'attenzione della gente, quante cose più importanti hanno da fare...”



Così cantava Francesco Guccini nel lontanissimo 1976, quando ancora eravamo poco di più che ragazzi: “Chi se n’è andato per età, chi perché già dottore...” Ricordate? Erano gli anni della nostra giovinezza, dei primi amori “seri”, dello studio...già...



Avremmo mai immaginato che questo sarebbe stato il finale (almeno, per adesso)?

Spicchiamo un salto proprio nel 1976 – l’anno dell’Icmesa e di Seveso – ed immaginiamo d’incontrare una zingara che ci legge la mano, che ci racconta il futuro.

“Tu vivrai a lungo ma, quando cercherai di lasciare il lavoro, te lo impediranno e dovrai faticare fino a tarda età, tirando avanti con le poche forze che ti rimangono...”



Già l’avresti guardata di storto. Ma la zingara continua:

“Non più pensione a 60 anni, no...nemmeno le donne a 55...ma a 67...70...non capisco bene...aspetta, lascia mano, due spiccioli per bambini chiedo, niente di più...una donna, una contadina...sì, contadina ma professoressa...decide lei, non si va più in pensione...”



Sì, e la lasciano fare: una bifolca che s’inventa di lavorare fino a 70 anni...ci sarà tanto lavoro!

“No lavoro, poco. Giovani lavorano per pochi soldi, spesso licenziati...non mettere su famiglia, troppo insicuri...vecchi al lavoro perché Stato non vuole pagare liquidazioni, tenere per loro, per vivere da Re...”



Eh già, e alle elezioni noi siamo così fessi da votarli, vero?

“Niente più elezioni...cioè no, elezioni ci sono ma truccate: tu voti chiunque ed è lo stesso, nessun nome puoi scrivere...legge non valida dicono i giudici...ma loro se ne fregano, il presidente se ne frega, capo di governo se ne frega, parlamentari se ne fregano...tutti, anche sindaci...tutti pronti solo ad arraffare, niente più lavoro, fabbrica chiude, ufficio chiude, niente pensioni...”



Si fa tardi – dice la mia compagna, dai...dobbiamo andare alla manifestazione per Seveso – e allora prendo cinquanta lire e le metto nella mano della zingara, la ringrazio e la saluto (almeno, la smetterà di tormentarmi...) e così è. Solo urla da lontano: “stai attento, non ti fidare!”



E a me tornano alla mente i versi di De Gregori in “Rimmel”:

“Chi mi ha fatto le carte,

mi ha chiamato vincente

ma uno zingaro è un trucco...”



Ma pensa te quella pazza...una società dove voti senza scegliere chi vuoi eleggere e tutti i partiti d’accordo per gestire il potere...roba da matti...

C’è uno scrittore che sto studiando per l’esame di Letteratura inglese...un certo Orwell – ribatte Lara – uno che aveva della fantasia...immaginava proprio una società così strutturata, lo ha scritto con una grande allegoria in un libro, “La fattoria degli animali”...sembrava, a leggerlo, quasi un veggente, come la zingara...

Ma smettila...dai che arriva il 34 barrato, manca poco che inizia la manifestazione...gliela diamo noi una bella lezioni a questi bastardi di democristi, socialisti e, già che ci siamo, anche a qualche comunista venduto ai padroni...sai come immaginava la rivoluzione un amico di mio padre, ex-partigiano? Tanti lampioni con gente impiccata: un padrone ed un comunista, un padrone ed un comunista...dai, sali che c’è l’autobus...



Così era, se vi piaceva e così è, se non vi piace.



Pochi giorni or sono, sono stato invitato ad un matrimonio: fantastica serata, con un compagno d’eccezioni, ossia il mal di denti. In mezzo ad una simil-discoteca.

Così (eravamo in un ristorante dentro ad un porto turistico) salivo spesso sulla torre dei piloti, dalla quale si godeva uno spettacolo grandioso: c’era vento – ed il dente godeva – ma almeno non c’era il fracasso.

Lo spettacolo era sì magnifico, ma c’era qualcosa che non andava: barche “popolari” a vela – ossia quelle sotto i 10 metri – ce n’erano pochissime, e questa non era soltanto la prova lampante che la cosiddetta “classe media” non esiste più in questo Paese. D’altro canto, ai saloni della nautica, vendono più solo qualche gommone e poi...via con le “barche da sogno”!



Per contrappasso, decine di metri di banchina erano riservati a veri e propri “incrociatori” del mare: tutta roba sopra i 20-30 metri di lunghezza, si riconosceva una nave militare “ricostruita” (una ex corvetta) ed una di questa navi aveva anche un piccolo ponte a poppa, per l’eventuale atterraggio di un elicottero. Ovviamente, su quasi tutte spiccava la bandiera delle Cayman.

E ce n’erano tante, troppe per un porto – tutto sommato – di provincia! E quante ce ne sono nei porti italiani? Migliaia?

Se il Ministro della Guerra delle Isole Cayman (ammesso che esista) decidesse – un giorno qualunque – di requisirle (come il Regno Unito nella 2° G.M.), per poi piazzarci sopra un cannone, un lanciamissili contraereo ed un paio di lanciasiluri, diventerebbe la prima Marina del Pianeta, potrebbero risalire il Mississipi e mettere a ferro e fuoco gli USA!



Pur ammettendo che l’Italia sia un Paese di ladri, truffatori e mafiosi – questo lo sappiamo – e che le raffinerie di droga pullulano in certe isole del Belpaese, quelle navi sono comunque troppe anche per i mafiosi, per i trafficanti di armi, di schiavi...i quali, peraltro, preferiscono starsene ai Carabi.

La bandiera? Le “esorbitanti” tasse sui natanti oltre i 14 metri (prima erano 10, ma si sa...cambiano i tempi...)?

Fatta la legge, trovato l’inganno.



“La tassa non è dovuta, inoltre, sulle unità a disposizione dei soggetti portatori di handicap, affetti da patologie che richiedono l’utilizzo permanente delle stesse unità.”



Cosa vuol dire? Che devono recarsi in barca all’ospedale? E chi non ha – soprattutto fra i signori ai quali nessun certificato medico viene negato – una bronchite cronica, male ad una gamba...qualcosa per cui il clima marino giovi?



Ecco dove s’annida il marcio di questo Paese, nel sangue infetto della sua gente: recenti inchieste hanno evidenziato che per “compensare” chi partecipava, a vario titolo, ad operazioni finanziarie poco pulite, oppure nere come il carbone, spesso si ricorreva alla nautica. Così, una tangente di qualche milione di euro si trasforma in ferraglia da diporto immatricolata alle Cayman. E tu, giudice, indaga le solite scatole cinesi.

Chi è questa gente?



Sono quelli che veramente ci governano.

Dalla torre dei piloti del porto turistico ho fatto un conto a spanne: in quelle acque ristrette, c’erano almeno 300 milioni di euro, mal contati. Da dove vengono?

Mani Pulite fu un’operazione che spazzò via una vecchia classe dirigente per sostituirla con una nuova, e l’unica specie che è sopravvissuta è stata quella di squali famelici, che si gettano su tutto quel che si muove. Al punto che in Italia, oggi, se sei un imprenditore e non hai le “coperture”, stai proprio fermo e galleggi appena.



E i lavoratori?

Abbandonati a loro stessi, in un tormento che può essere oggi l’incertezza d’essere pagati o di conservare il posto di lavoro, domani l’incertezza del giorno della pensione, dopodomani quello di trovare – all’occorrenza – una sanità che sappia curarti e non spedirti al Creatore così ce n’è uno di meno da mantenere.



Cosa dire ai colleghi della scuola, che ancora non hanno ben compreso come va l’andazzo, qual è l’atteggiamento da assumere?

Quando giungi ai 60 anni (ed oltre) non sei più in grado di reggere una classe (come guidare un camion, lavorare ad una macchina, ecc) e l’unico “scoglio” che è stato creato – ossia le belle leggi della Fornero (lavoro e pensioni, oggi “arricchite dal “job act” di Renzi) – serve solo per mantenere quella ferraglia che ho sotto gli occhi, le puttane che ci vanno sopra (più che consenzienti) e i loro magnaccia/compari/uomini d’affari che trattano ogni sorta di cosa su quei ponti lucidati con l’olio di tek.



Noi siamo solo gli schiavi: chi si preoccupa della vita di uno schiavo? Perché mai dovremmo occuparci di loro, svolgere bene il nostro lavoro, essere sempre “all’altezza della situazione”?

19 aprile 2014

Hasta siempre, colonnello!


Il colonnello Aureliano Buendia dev’essersi sentito stanco, stufo: ha ripiegato la sdraio e l’ha appoggiata al maestoso fusto della quercia dalla quale, per decenni, aveva osservato Macondo, che fa rima con Mondo.


Oh, quali meraviglie erano capitate da quando stava seduto sotto la quercia!

Quando era ancora giovane – ma si fa per dire, perché un colonnello non è mai giovane – era capitato lì e il posto gli era piaciuto: sotto la quercia scorreva quel mondo sempre uguale, le haciende prosperavano, ed i campesinos erano sempre stanchi, sempre affamati, spesso denutriti.



Poi era arrivata a Macondo una coppia: lui altero, lei conturbante, lui gentile, lei sfuggente, lui pronto per la sfida dell’Eros. Che lei aveva accettato prontamente.

Fu così che Macondo fiorì come il deserto di Atacama: finché durò l’ardore dei due amanti...poi, tutto tornò lentamente all’usuale grigiore – che il colonnello Buendia annotò diligentemente nel diario dei suoi occhi – finché, un giorno come un altro, ripiegata la sdraio è scomparso in una macchia lì presso.

Nessuno l’ha più visto, e nessuno mai più lo rivedrà: a meno che – è questo è il grande vantaggio degli scrittori – fra cinquanta o cent’anni un ragazzino svogliato riprenda in mano “Cent’anni di solitudine”, e lo faccia rivivere.



In Italia la notizia è arrivata scontata, come se ci fosse da qualche parte un file (e v’assicuro, c’è), nelle grandi redazioni per la gente famosa “over 70”, per i quali il “coccodrillo” deve essere sempre pronto: guai a farsi cogliere impreparati...la notizia si nota diversa – per come è comunicata – se era una morte “attesa” oppure una sciagura improvvisa che ha colto un giovane ereditiere.

Così, sul Fatto Quotidiano – non me lo sarei mai aspettato, mi ha colto di sorpresa – la notizia della morte di Gabriel Garcia Marquez era già pronta e confezionata, pronta al consumo immediato – che può durare anche una settimana – per poi precipitare nel limbo delle retrospettive, dei convegni, delle tavole rotonde.

Fin qui tutto normale, anche per il Fatto.



Poi, il giornalista cita il commento di Obama: “Era un visionario”.

Lì per lì sono rimasto basito: possibile che Obama, nell’occasione della morte, si prenda la briga di dare a Marquez del “visionario”?



Poi, passato l’iniziale stupore, la verità m’è apparsa chiara: il giornalista conosceva probabilmente benissimo l’inglese – come s’impara oggi, “in fretta e bene” (a ben vedere, un ossimoro) – ma non sapeva nemmeno dove inizia l’indagine semantica.

Come quando l’insegnante di Latino non s’accontentava della traduzione letterale, ma la voleva in italiano, anzi: “in buon italiano”. Perché la traduzione da qualsiasi lingua non può essere tecnicamente perfetta e, dal punto di vista di chi deve fruirla, diventare un inganno.

Mi sono allora preso la briga di buttare giù due sinonimi, per la lingua inglese e per quella italiana:



Visionary, prophet, creative thinker, futurist…



Visionario, mistico, idealista, utopista, allucinato, vaneggiatore e, addirittura, paranoico.



Il Vecchio ed il Nuovo Mondo (anche se di filiazione inglese) a confronto: in parte anche il mondo latino e quello sassone a confronto...eppure, eppure...seppur nelle lingue sassoni ci sia più un’accezione positiva nel termine – e in quella d’origine latina prevalgano, invece, quelle negative – l’Europa mostra tutto il suo carico di secoli, come un peso sulle spalle.



Si possono cercare nelle varie lingue più significati, però appare evidente che nel Nuovo Mondo un “visionario” è una persona che ha un’idea, un credo, una visione che porta avanti ostinatamente: mi salta alla mente Elon Musk (il creatore di Paypal) e la sua Tesla Motors il quale – testardamente – continua la sua lotta per vendere un’auto elettrica senza passare per la “tagliola” dei concessionari.



Nel Vecchio Mondo, invece – e particolarmente nei Paesi latini – avere una visione è considerato troppo pericoloso, inquietante per gli equilibri consolidati del potere. Anche la Cina e l’India – per differenti ragioni – scontano il medesimo problema: società controllate dal partito, oppure dall’ideologia religiosa.



Ma i Paesi latini del Sudamerica hanno solo la lingua in comune con la penisola-madre: il resto è nuovo, il melting-pot è accaduto anche là, tralasciando il doloroso destino degli indigeni. Ma la Storia è così: mentre piangi per i bambini trafitti dalle lame dei conquistadores (o dalle malattie) ecco che, le stesse lacrime, bagnano una nuova piantina. Che cresce.



Qualcosa sta cambiando a Sud del Rio Grande? Marquez ci credeva poco – lo sperava, certo – ma non riusciva a farsi convincere: forse le delusioni della generazione precedente – quella dei Bolivar e di Pancho Villa, tanto per capirci – lo invitavano alla prudenza.



Per questa ragione il colonnello Aureliano Buendia stava ad osservare, attento ad ogni segno, ma disincantato dal capatz di turno: non abbiamo risposte da dare, solo il tempo ci darà un vaticinio.



E la vecchia Europa?

Chi uccide le idee assassina il proprio futuro – verrebbe da dire – e forse mai titolo fu più azzeccato di “Ammazziamo il Gattopardo” (che non ho letto), ma nessuno ce la farà ad uccidere il Gattopardo perché mutevole, poliedrico, complesso. Non è come per il Minotauro e, d’altro canto, non s’intravede un Teseo all’orizzonte.

Ne abbiamo lasciati passare troppi senza curarcene – Pasolini, Sciascia, De André...solo per citarne alcuni – e ci sono rimasti, come affermava Tullio de Piscopo in una vecchia canzone, “i trentatrè canali” della televisione.

Che bastano ed avanzano per uccidere qualsiasi Mito: accesso obbligato al sogno, madre delle idee.

07 aprile 2014

La Pasqua dello scrittore








E’ un po’ di tempo che, quando mi viene in mente un pezzo da scrivere – chissà perché – giro lo sguardo e mi salta alla mente qualcos’altro da fare: scrivere sulle follie di Renzi? Che palle...oppure sul futuro dell’Ucraina? Oh certo, viene da ridere...


Allora, mi diverto a leggere quello che scrivono i bravi analisti americani i quali, con il sedere al caldo piazzato in una Fondazione – e l’assegno che arriva, puntuale, ogni fine mese dal politico/imprenditore/finanziere ecc...per scalare un po’ di tasse – fra un Big Mac ed una fetta di torta di mele ingentilita con lo sciroppo d’acero, s’inventano qualcosa (che viene riportato come una cosa serissima, qui in Italia) per concretizzare l’assegno del prossimo mese. Ed altri Big Mac e torte di mele: chissà se Maggie – quella bruna che ho conosciuto l’altra sera, con quella scollatura mozzafiato – me la darà? Mi sembrava d’essergli simpatico...



Così, si trova di tutto, ma proprio di tutto: l’Ucraina dell’ovest infarcita di missili NATO come una torta di mirtilli e la Russia che sbraita dalla Piazza Rossa mostrando centinaia di lanciatori pronti, la Bielorussa invasa prima da una perfida manovra “false flag” che punta, dopo aver ucciso Luckashenko con un drone che si schianta proprio sulla sua dacia (con relative scuse ufficiali: era un drone difettoso, come gli F-35), ad una successiva invasione che porterà al nord della Russia. Per il petrolio dell’Artico, ovvio.

Ce n’è per tutti i gusti: il lettore americano è convinto che, sotto sotto, esista ancora l’URSS e che tutte queste ammuine di Putin siano solo una manfrina. Diamogli sotto! Forza! Piazzeremo i Mac Donald sulla Piazza Rossa. Ma c’è già.

Della Seconda Guerra Mondiale ricordano la spiaggia di Omaha Beach e piangono: già...laggiù ci ha lasciato la pelle il nonno...e non hanno la minima idea di cosa fosse l’accordo Ribbentrop-Molotov per la spartizione della Polonia, che oggi si rinnovella.



E’ sparito quello che annunciava l’invasione dell’Iran per il giorno dopo, con cadenza settimanale: è andato avanti per anni “le portaerei Vinson e Nimitz sono già schierate all’imbocco dello stretto di Hormuz, i B-2 pronti a partire dal Kansas...” mah, avrà cambiato Fondazione...oppure ha sposato Maggie, che era ricca per via di una fabbrica di preservativi del padre. E se avesse aperto un fast food?



Lontano dagli USA, qui da noi, Domenica prossima è già la Domenica delle Palme...oh-sanna, ei-sanna, sanna sanna oh...e lo scrittore italiano si prepara, si prepara...a cosa si prepara? A nulla, perché manca la notizia.

A dire il vero, le notizie non mancherebbero, ad esempio: la Comunità Ebraica è scioccata dagli ammanchi nelle casse milanesi e per la “frittata” dell’Ospedale Israelitico di Roma e dei suoi rimborsi milionari, presi a ufo dalla Sanità pubblica. Mastrapasqua ci ha lasciato le penne, ma...Gad Lerner si meraviglia, s’offende, s’inalbera con i suoi correligionari... possibile che non ci sia un fermento d’orgoglio fra barbe e kippà? Possibile che tutto vada bene così?

Caro Gad...non so come tu possa essere ancora così ingenuo...passata la settimana di Pesach, con le azzime e tutto il resto, qualche primario italiano (ebreo) con altri primari italiani (cattolici) se ne andranno a mangiare l’abbacchio fuori porta, e rideranno di quei soldi...quel Mastrapasqua, che cretino (nel miglior stile dei romanzi di Sciascia)...e affonderanno il coltello nella coscia d’agnello. Rigorosamente kasher.



Fra pochi giorni saranno ventitre anni dal rogo del Moby Prince ed è saltato fuori che le perizie furono eseguite da uno studio legato all’ENI – per l’Agip Abruzzo (la nave colpita dal traghetto) ci può stare, ma per la compagnia del Moby Prince? – e, negli stessi giorni, Renzi, bello bello, confessa in pubblico il segreto di Pulcinella numero uno dell’energia italiota: l’ENI è infarcita di uomini dei servizi. Ma va? Noi credevamo che ci fossero ingegneri, crocerossine e Gesuiti per la cura di corpo ed anima dei poveri neri ai quali soffiavamo il petrolio per due lire.



Ma non è solo l’anniversario del Moby Prince, perché dodici ore dopo, a Genova, prende fuoco la Haven, superpetroliera scassatissima – è vero – ma che, pochi mesi prima, aveva ricevuto il benestare alla navigazione (la revisione) dal registro navale italiano (RINA), mica da quello del Madagascar.



Mi sono sempre chiesto quale probabilità ci sia che due incidenti di tale gravità avvengano a distanza di poche ore, in due porti lontani una manciata di miglia, nello stesso mare ed entrambi in circostanze così strane. Eh sì...perché un traghetto che sperona una petroliera carica – la prima rimane quasi intatta, il secondo brucia come un cerino – non è un fatto un po’ strano? E la Haven?



Oggi meta del turismo subacqueo – dopo aver distrutto i fondali del Mar Ligure, ed i soldi che dovevano servire per il risanamento dei fondali sono serviti per costruire le passeggiate a mare, mamma mia che pozzo di San Patrizio per i politici...i pescatori? I pescatori vadano affan...gli facciamo una bella legge di rottamazione, al punto che c’è gente che ha “rottamato” pescherecci in buono stato (roba di 20 e più metri), prendendo un sacco di soldi... – ebbene, oggi la Haven (meno la prua) giace su un fondale di 60 metri circa.

E cosa si nota a poppa, proprio sotto il fumaiolo? – dove mirerebbe anche l’ultimo comandante di Doenitz, entrato in servizio ad Aprile ’45 – uno squarcio di 6 metri di diametro, che tutte le perizie – ovvio – hanno certificato che si è creato per lo scoppio di una pompa. Mmazza o’, che pompa! Nemmeno se a manovrarla ci fosse stata Rita Hayworth! Oooops! Sono diventato scurrile, non lo ero mai stato, scusate, scusate...



Una nave è un solido immerso per tre lati in un fluido (acqua) e per uno in un altro (aria), dei quali il primo è più denso di 1000 volte (circa) rispetto al secondo: secondo voi, dove si scarica un’esplosione interna? Verso il lato meno “compresso” – ossia il ponte, le sovrastrutture – oppure in acqua?

Non fa nulla, non importa – se ho rotto le scatole venite ad ammazzarmi, tanto non me ne frega nulla...come ci avete provato con Fabio Piselli, ma vi è andata male... – prendetelo come un divertissement letterario/tecnologico di una bella mattina di Primavera...fra poco è Pasqua...

Ah, dimenticavo: se cercate le foto del relitto, troverete solo disegni della poppa, nessuna foto compromettente. Nei primi anni c’erano, poi sono sparite...saranno invecchiate...



Intanto, il nostro baldo premier ne studia una nuova tutti i giorni: non è un po’ in ritardo con la tabella di marcia? Dopo la legge elettorale, la riforma costituzionale, la riforma fiscale, la riforma amministrativa...oddio, ne dimentico qualcuna? Non dovevano essere una al mese?

Così m’era parso di sentire...una al mese, schiena dritta e di corsa, per concludersi – ad Aprile 2018 – con lo sbarco del primo italiano sulla Luna. Che potrà solo essere Corrado Guzzanti: è già stato su Marte...

La nostra balda segretaria della CGIL, invece – grande difensora dei diritti degli umili – si è scagliata contro il progetto di Marianna Madia (la ex fidanzata del figlio di Napolitano) di pre-pensionare nella Pubblica Amministrazione. Forse non sa che ENEL ha pre-pensionato 3.500 addetti su un totale di 30.000 – il 10% della forza lavoro! – ma ENEL è la cugina di ENI, si capisce...

Peccato che, nemmeno due anni fa (il 2 Settembre del 2012) dichiarava (1):



Susanna Camusso dà «per scontato» che chiederà, in caso di vittoria del centrosinistra alle elezioni, la revisione della riforma delle pensioni. «Per noi il tema è già aperto oggi, chiederemo che la riforma vada cambiata, a Bersani come ad altri»



Ah, ah, ah...però afferma, oggi, che è una questione di giustizia: se si fa, si fa per tutti. Giusto. Peccato che, per qualcuno, la giustizia sia più giusta, per altri un po’ meno.



La barzelletta più divertente, però, è la storia di Tanko, che ha scatenato la sana ironia degli italiani su Facebbok. Il nome, però, è azzeccato: sembra quasi il titolo di un romanzo di Ivo Andric, ambientato nella Bosnia più interna e buia, al tempo degli ottomani.

Se fossi il giudice che li dovrà giudicare, li condannerei a qualche anno di lavoro presso uno stabilimento della FIAT macchine agricole: hanno mostrato del talento. Lascerei, però, stare le costruzioni militari: abbiamo capito che erano “quattro amici al bar”, appassionati di meccanica e di Lega, ma lascino perdere i carri armati: c’è da farsi male.

Un Leopard non è una draga camuffata ed i mezzi dei “repubblicani” spagnoli del ’35 erano più seri: forse intendevano scavare un buco nella nuova tangenziale di Mestre? Per protesta, ovvio. Cosa si prende per danneggiamento stradale? Una multa oppure l’arresto?



E dopo questa chiacchierata, nella quale ho elencato un millesimo dei fatti, fatterelli e fattacci italiani, perché dovrei ancora scrivere?

In Italia, oggi, scrivi (e sei retribuito) se:



1) hai santi in Paradiso;

2) l’hai data/o via a qualcuno che conta;

3) sei parente/amico di un politico;

4) sei veramente bravo e sei disposto a chinare il capo di fronte al direttore (lo 0,001%).



Per quanto riguarda la narrativa siamo fottuti in partenza dal basso numero di lettori della lingua italiana: fra pochi anni, rimarranno solo gli scrittori di madrelingua spagnola ed inglese, più qualche russo. Vedremo cosa faranno i cinesi e gli indiani.

In Italia, ce ne sarebbero a bizzeffe di cose da raccontare e la fantasia non c’è mai mancata: il problema è che – anche grazie al cui prodest – il lettore sa già tutto! Cosa dobbiamo raccontare: che Renzi è un altro anello di una catena infinita di grembiulini? Ma lo sapete già: è amico di Verdini!

Che il treno scoppiato a Viareggio aveva un asse segato? Ma c’erano le foto sul Web!



Il problema è che, a fronte di questo scenario, nessuno s’indigna – come fanno in Spagna, ad esempio – perché l’indignazione è un sentimento serio, che mostra la propria contrarietà con fierezza e con fermezza. Ma a cosa serve, contro i panzer di Goldman Sachs?



Oggi, se rinascesse un Pirandello nessuno se ne accorgerebbe, dubito anche che un Pasolini verrebbe notato – al massimo un trafiletto di poche righe in cronaca “Retata di omosessuali e prostitute ad Ostia” – e Sciascia se n’è andato lasciandoci un’eredità pesante: “Siamo un popolo senza memoria e senza verità”. Amen.


Auguri a tutti di buone mangiate: vado a rincalzare le patate, che è meglio.


(1) http://lacittadisalerno.gelocal.it/cronaca/2012/09/02/news/camusso-guadagna-3800-euro-al-mese-1.5633523