15 agosto 2013

Caro Presidente




Gentile Presidente della Repubblica,


le scrivo con il cuore in mano, certo della sua comprensione: anch’io sono un pregiudicato, ebbene sì, lo confesso di fronte a lei ed al mondo, sperando – almeno – in un tardivo perdono.



Ho attentato alla vita altrui: da lei, così giusto ed equanime – proprio lei che ha dato un buffetto a Sallusti al posto del carcere e s’appresta a studiare attentamente il caso Berlusconi – m’attendo una parola di conforto e, se fosse possibile, la cancellazione del mio reato, per il quale ho già pagato il mio debito nei confronti della società e della Giustizia.



Lei, che è stato così lungimirante nel caso Sallusti/Cocilovo – precedendo anche un solo giorno di carcere con la preventiva grazia – sarà senz’altro così cortese da ascoltare la mia supplica, sempre che casi ben più importanti del mio gliene lascino il tempo.

Ci sarà ben un limite al numero di “grazie” che lei può concedere in un arco temporale. O no? Ma allora...lei è come un decreto “svuota carceri”! Chissà quanti immigrati, colpevoli solo di trasgressione del permesso di soggiorno, la benediranno! Ah no, solo i cittadini italiani?

Le spiegherò in poche parole la mia triste vicenda, sicuro d’esser ascoltato da una mente attenta ed empatica.



Alcuni anni or sono, riscaldavo la mia casa con una caldaia a legna: per lei, abituato al sole di Napoli, il fatto apparirà curioso...eppure sì...qui, nella profonda Langa, per riscaldare una casa per un solo Inverno ci vogliono circa 150 q di legna. Pensi che, un paio d’anni or sono, proprio qui vicino, una nonnina – rimasta senza legna, con un metro di neve fuori – non è riuscita far di meglio che morire di freddo.

Avevo provviste abbondanti per affrontare il generale Inverno, ma mancavano le “micce”, ossia legnetti piccoli per accendere il fuoco: m’industriavo con cartoni, legnetti, compensati e vecchi mobili di legno leggero. Che erano verniciati: lo sapevo, ma non avevo altro modo di procurarmi dei legnetti in quella landa abbacinata dal riverbero del cielo sulla neve, che assomigliava alla profonda Russia descritta da Alexandr Puskin ne “La figlia del Capitano”.

Lo so: dovevo accettare la mia sorte e morire onorevolmente di freddo, ha ragione.



C’è però una complicazione, in quest’Italia ci sono sempre delle complicazioni: da quando Antoine de Saint- Exupéry scrisse “Il piccolo principe”, nessuno vuol più vivere sul suo asteroide. E farsi gli affari propri.

Peccato che il mio idolo sia il Beato Robinson Crusoe, il quale (a mio parere) ebbe un po’ di sfiga solo quando incontrò Venerdì: fosse stata “una” Venerdì avrei capito, ma anche barattare il silenzio di un’isola deserta con le chiacchiere di una donna...beh...c’era da pensarci.

Cosicché, anch’io ho i miei vicini e, per la ferrea legge della statistica, ci sono sempre un paio di rompicoglioni che passano il giorno a fiutare l’aria, come cani da tartufi in pensione: non mi vengono a chiedere niente, non dicono nulla, tacciono, ma parlano come in confessionale col Maresciallo dei Carabinieri. Il quale non m’incontra, non fa inchieste, nulla: trasmette tutto al giudice di Mondovì, competente per territorio.



Del tutto ignaro, un giorno arriva il postino con una raccomandata importantissima, per la quale ci vuole assolutamente la mia, e solo la mia, firma autografa: è un Decreto Penale di Condanna per l’art. 674 C.P.



art. 674 “Chiunque getta o versa, in un luogo di pubblico transito o in un luogo privato ma di comune o di altrui uso, cose atte a offendere o imbrattare o molestare persone, ovvero, nei casi non consentiti dalla legge, provoca emissioni di gas, di vapori o di fumo, atti a cagionare tali effetti, è punito con l'arresto fino a un mese o con l'ammenda fino a duecentosei euro.”



Insomma, diventai un puzzone certificato.



Il meccanismo giuridico del Decreto Penale di Condanna è una meraviglia del diritto: noi, per ora, ti condanniamo e paghi l’ammenda. Poi, se vuoi il processo per dimostrare la tua innocenza, fai ricorso e parte la fase istruttoria che può terminare anche con il tuo arresto. Fin qui, paghi 206 euro e finisce tutto.

Ovvio che scelgo la seconda opzione: che sia un modo per incamerare altri soldi, oltre a quelli che già ci rapinano con la TARSU, la RAI e tutte le altre gabelle?



Riuscii, fra le lacrime, a confessare la mia colpa solo all’impiegata del Tribunale (non c’era nessun altro), la quale mi porgeva il bollettino: “vada qui sotto alla Posta, paghi 206 euro come indicato ed è tutto a posto...non si crucci...”



Ma io non ricorro anche perché sono colpevole, colpevolissimo: è vero, attizzavo il fuoco con dei compensati verniciati, non c’è storia! Chissà quanti decreti penali di condanna avranno pagato quelli dell’ACNA! Mi viene un brivido solo a pensarci. E proprio nella sua città, Napoli, c’è per caso qualcuno che “getta”? Mah...



Bando alle ciance, caro Presidente, le scrivo come ad un padre per confessarle il mio pentimento: ho demolito prontamente, a colpi di mazza, la vecchia caldaia a legna e carbone e l’ho sostituita con una modernissima caldaia a pellet, con un rendimento termico del 92%! E’ quella la giusta fine che meritano i diavoli tentatori!

Sono salito sul tetto ed ho sistemato vicino al comignolo incriminato un vaso con una verbena odorosa, ho bruciato poi fasci d’incenso nel camino e, non sazio, tutti gli anni irroro il tetto con acqua di colonia: capirà, lo cospargo con la “macchina” del verde rame e mi costa una cifra...15 litri ogni stagione...ma non fa nulla, niente è mai sufficiente per l’espiazione. Come dice? Serve Chanel numero 5 per una completa riparazione? Farò un mutuo.



Eppure, la traccia resta nel casellario giudiziario (così m’hanno detto) e, soprattutto, nella mia coscienza ambientalista affranta.

A scuola non è più come prima, no, me ne sono accorto. Quando qualcuno dice “Eh...fare la doccia? Ma l’ho già fatta a Pasqua...” gli altri ridono. Se ci provo io cade un silenzio di ghiaccio: ho il marchio dello zozzone addosso, nulla da fare.

Ho tentato con l’eleganza più raffinata, con profumi costosi, deodoranti a prova d’allevamento suino...niente...ho finito per scorticarmi la pelle sotto docce bollenti, bagni turchi, in mare, nel fiume...nulla...la gente continua a pensare: se le laverà le mutande?



Serve un suo intervento: così non si può andare avanti, m’annuso le ascelle 30 volte il giorno, mi lavo le mani in continuazione, no...è il peso della colpa che m’opprime!

Voi che siete stato così comprensivo col dramma di Sallusti, che v’accingete a prendere sotto la vostra ala protettrice anche l’anima pia e penitente di Berlusconi...Eccellenza, vi prego...



“Eminenza vi bacio v'imploro...

voi vi basta una mossa una voce

c'ha 'sto Cristo ci levano 'a croce...”



Grazie, Presidente, grazie: so che capirete, ed io mi sento già salvo.



11 agosto 2013

Colpo di Ferragosto sulla CDP




Nella disperata ricerca di fondi per pagare debiti europei e rimpinguare casse italiane vuote, l’accoppiata Letta/Lupi sta rimettendo nero su bianco la vecchia proposta di Lupi (ossia di Comunione e Liberazione, e dei sodali che rappresenta): usare i denari (quasi 100 miliardi) della Cassa Depositi e Prestiti, l’ultimo baluardo di risparmio degli italiani.


Dopo che i crolli in borsa salassarono per bene i piccoli risparmiatori ora, le stesse persone, sono nuovamente prese di mira per salvare un’accoppiata che ben conosciamo: banche e cemento.

Mi sono occupato a dovere di cemento in un vecchio articolo – La guerra di Cementland – e là troverete tutte le informazioni sul settore: ciò che mi preme, oggi, è mettere a conoscenza chi non lo fosse dell’ennesima truffa che sta per materializzarsi sulla pelle degli ignari italiani: l’assalto alla “diligenza” della Cassa Depositi e Prestiti.



La Cassa Depositi e Prestiti è senz’altro la più accessibile per la classe politica, tanto che ha un “suo” uomo alla presidenza: quel Franco Bassanini che tutti ricordiamo come il primo “picconatore” della scuola italiana, con la scusa del “federalismo amministrativo”.

Come se il vostro uomo all’Avana non bastasse, è pure il marito di Linda Lanzillotta – parlamentare con Scelta Civica (Monti) e vicepresidente del Senato – che è stata anche, en passant, consulente della banca J.P. Morgan dal 2001 al 2006. Sì, proprio lei, la stessa banca che ha chiesto d’abbandonare la nostra Costituzione “perché vecchia e scritta sotto l’influenza dell’URSS” e di sostituirla con un vago giudizio dei “mercati”.

Bassanini, per chi non ricorda, fu anche chiamato in Francia per la cosiddetta “commissione Attali” da Salkozy in persona, che doveva “riscrivere” l’amministrazione francese: per fortuna che i francesi sono meno fessi e cacciarono lui e Sarkozy.

Il risparmio postale vi fa gola – lo sappiamo – è una cassa ricca, come lo era l’INPS prima che ci metteste le mani e ci metteste un solo uomo al comando, Mastrapasqua. Tremonti, con quei soldi, voleva costruire la sua “Banca del Sud”: voi, cosa volete fare? Non a caso, state per dividere i due settori delle Poste: da un lato il servizio trasporti, dall’altra quello bancario. Insomma, una “bad company” che dovrà vedersela con le paghe da fame del settore del piccolo trasporto – ma supportata, anche, dalle stesse leggi che voi avete approvato sul lavoro: estrema “flessibilità”, ossia la solita schiavitù che ha sostituito il lavoro – ed una Banca. Sì, a quel punto, le Poste saranno una vera e propria banca in grado di muoversi come tutte le altre.



Il piano è di una semplicità disarmante: partiamo dall’edilizia.

L’edilizia è in crisi, questo lo sanno tutti: picchia oggi e picchia domani sul portafogli degli italiani, aumenta l’età pensionabile (e rimanda, dunque, le liquidazioni), congela i contratti e – inevitabilmente – nelle famiglia italiane la crisi di liquidità è evidente.

Un tempo, c’erano almeno i soldi per fornire ai figli una parte del costo di un mutuo (ovvio, qui le situazioni sono le più disparate) e non obbligarli ad essere “strozzati” per 30 anni con cifre esorbitanti.

L’edilizia, di conseguenza, ha iniziato a soffrirne: sono arrivati, in soccorso, i capitali russi i quali hanno comprato a più non posso sul mercato dell’edilizia residenziale, soprattutto quella delle aree turistiche. Anche cinesi ed europei in genere (più la mafie nostrane, col loro bisogno di “ripulire” soldi) hanno contribuito a salvare il salvabile: mancando, però – si fa per dire – la “quisquilia” del mercato interno (i 60 milioni d’italiani) le cose sono iniziate a precipitare.

Anche nei bar la mattina, in quelli dove si ritrova quel mondo prima di partire per il lavoro, s’ascoltavano discorsi deprimenti: “Sì, ho quel piccolo lavoro...mettono a posto una casa...ma al risparmio...poi, più niente...” oppure “è crollato il tetto del fienile: lo rifacciamo...dopo, però...” e via discorrendo.

Le notizie ufficiali narravano di un settore in crisi, con tanti “meno” da tutte le parti e la cronaca, ogni tanto, ci raccontava di un colpo di pistola, una tanica di benzina, un volo sull’asfalto di un titolare di una piccola impresa edile.

Fin qui, senza aggiungere altro, la situazione dell’edilizia: ciascuno, secondo le proprie conoscenze, potrà aggiungere altri particolari.



Questo mondo, in realtà, è andato avanti fin troppo: perché?

Poiché le palazzine invendute, le ville dei falliti, i nuovi quartieri abitati a metà, le costruzioni “ardite” (e vuote) di qualche architetto di spicco erano trasformate, dalle banche, in pegni di credito. Ti servono 300 milioni? Quanto vale il quartiere Ovest? Tu affermi 500 milioni? Possiamo prenderci in carico il tuo “debito” in cambio di 200 milioni. Accetti?



Qui, capirete bene, c’erano una serie di vicende, contratti, accordi che avevano la peculiarità d’essere fra i più vari immaginabili, ma con un denominatore comune: le banche si riempivano di fuffa.

Oggi, il governo Letta sta cercando di “garantire” i mutui (e, quindi, banche e cemento) con una serie di scatole cinesi che terminano tutte con la Cassa Depositi e Prestiti, presieduta da Bassanini e custode del risparmio postale. Finora, la CDP investiva in ENI, ENEL, ecc.

La peculiarità di tale risparmio – non bisogna essere delle cime per capirlo – è di essere il luogo del piccolissimo risparmiatore: fondi che transitano per qualche anno, nell’attesa di trasformarsi in una piccolissima impresa. Vuoi un bar, vuoi una pizzeria...un camion, un’attrezzatura da lavoro...insomma, una faccenda ben diversa dai capitali che girano in banca.

Se ne sono accorti, ed ecco la loro “contromisura”.



Bisognerà capire – con gli attuali chiari di luna – dove gli italiani guadagneranno i soldi per pagare i mutui: due, tre anni, poi un’impresa fallisce, il lavoro viene trasferito all’estero, oppure qualcuno scappa con la cassa...le modalità sono tante, ma il risultato è sempre il medesimo: gente con il c... per terra.

Uno scenario che non ricorda la crisi dei “subprime” americani?

Con la differenza che loro scaricarono le loro perdite – anche grazie ad un po’ di ferraglia militare pronta all’uso – sulle banche di mezzo mondo che acquistarono, chi obtorto collo, chi perché fesso: il governo Letta, invece, intende scaricare tutto (tecnicamente, poi, ci penseranno le banche ai mezzi da inventare) sulle poche migliaia di euro risparmiate – ahimé, in tempi lontani – dalla nonnina per il nipotino, su una liquidazione salvata, su quattro – ma proprio quattro – euro di risparmio.



C’è ben poco da fare: per ora c’è solo la proposta, ma stiamo ben attenti. E’ inutile lanciare allarmismi prima del tempo, ma stiamo accorti: per far fallire i loro piani, basterà ritirare i depositi e conservarli come una volta, sotto la piastrella.

Uno scenario argentino, col blocco dei Bancomat (ed ora Postamat)? Difficile a credersi, poiché a questo punto la fiducia congiunta di consumatori/investitori scenderebbe sotto i piedi, e siamo nel centro dell’Europa, non nel mondo alla fine del mondo.



In ogni modo, la discussione è aperta.

Vedi : La guerra di Cementland

08 agosto 2013

Cassandra crossing


Nella foto: Christa Wolff, autrice di "Cassandra"

Questo articolo era stato scritto, in origine, per la nota vicenda della pensione del personale della scuola in "quota 96": pare sia piaciuto molto, perciò lo ripropongo qui.




Tempo grigio, nuvole basse, sbuffi di vapore dalle valli che si materializzano in nebbia dimenticata nelle forre. Sono appena passate le sei del mattino, ed il chiarore ti lascia indovinare solo i contorni del visibile – la forma, la Gestalt, come la chiamano i tedeschi – mentre per i chiaroscuri, per le mille sfaccettature del colore ci sarà tempo: il giorno – ancorché grigio – fornirà risposte.

Così è per la nostra vicenda, terminata, svanita in uno uadi del deserto: fiumi di parole da una parte e dall’altra. Inutili, come un ombrello senza pioggia che t’impaccia soltanto.

Oggi scade il tempo: non ci raccontate altro, vi prego. “Chi mi riparlerà di domani luminosi, dove i muti parleranno e taceranno i noiosi...” cantava Fabrizio de André.

Attori claudicanti, figure diafane, cercano una parte da recitare nel dubbio dell’alba dopo averle passate tutte, dal condottiero che annuncia vittorie all’inquisitore che semina i suoi miasmi di morte.



Questo è il giorno delle Cassandre, che troppe volte avevano provato ad urlare, a gridare in faccia l’inganno: le Cassandre, però, hanno voci tremule che si perdono nel clamore della folla. Oggi, dovete ascoltarle: vi tocca, poi si vedrà cosa fare.

Una massa d’idioti già si litigavano: “perché a noi la liquidazione due anni dopo, e a quelli...” “e quelli nati il 2 di Settembre?” “sono del ’53, ma ho una quota 101...” Che miserie: tutti cercano di scendere dal Titanic, ma le scialuppe sono colme. Le anime nere al governo ridono – non sanno sorridere, non conoscono pietà né l’ironia – e ci guardano, commiserandoci: i Polli di Renzo, al confronto, avevano il cuore di Giovannino dé Medici.



Decido d’uscire nell’alba grigia, carica di vapori e invitante come un morbido ed ovattato girone infernale: il rumore dei passi si perde mentre lascio il sentiero per inoltrarmi fra prati, campi e sempre lei, la nebbia.

La prima figura che si fa avanti è un giovane magro ed elegante: giacca rossa, capelli impomatati, aria greve e sognante. Chi sei, gli urlo, Fassino o Fassina?

Che scherzo del destino: che domani ci tocchi un Brunetto ed una Brunetta, o Rutelli e Rutelle?

“Sono Fassina”: ah, bene, credevo d’avere a che fare col “sindaco più amato d’Italia” e la cosa m’annoiava.

Già che sei qui, spiegami una cosa: se non siete riusciti a trovare 180 milioni per salvare 6.000 insegnanti, ci dite dove troverete una cifra pari a circa 45 volte ciò che chiedeva il personale di quota 96 per gli esodati? Sono più di 8 miliardi: dove li pescherete?

Qui, le alternative sono soltanto due – Fassina: la smetta di contar balle, con quell’aria da studentino dandy – e le elenco: o trovate un accordo con il M5S e create un bel reddito di cittadinanza tassando le rendite finanziarie – sfidando, a questo punto, le burocrazie europee che vedono ogni tassa sui redditi da capitale come il fumo negli occhi – oppure le vostre mire sono sulla Cassa Depositi e Prestiti, che è il risparmio postale degli italiani. Ma qui rischiate grosso: toccare il risparmio degli italiani? Il piccolo risparmio, quello della nonnina per il nipotino?

Come risposta, biascica qualcosa in politichese...fondi europei, fondi strutturali, fondo schiena, fondo marino...oh, Fassina! Dicci come fa uno che non ha diciottomila lire in tasca per pagare un pranzo a prezzo fisso a trovarne – così, d’amblé – otto milioni!!!

Fugge, si perde nella nebbia: eh, questi giovani...questi bocconiani...adesso che ci penso, anche Sara Tommasi – la pornostar – è una ex bocconiana con tanto di laurea. Che prendano anche me a girare i film porno? Già mi vedo i titoli: “Decrepito trash”, “Il nonno e Cappuccetto Rosso”...va là, Bertani, va là, cammina...



Silenzio: passi leggeri s’odono a dritta. Scarroccio un po’ nel campo appena arato e chi ti vedo? Una donna, abbastanza giovane...ma chi sarà?

E’ la carrozza...cioè, no...non è la carrozza, è la Carrozza, il nostro Ministro. Ossequi, madama la Ministra.

Buongiorno a lei, signor giornalista: mica vuole estorcermi qualche confessione a denti stretti, di quelle che domani dovrò smentire, per caso?

Oh no, madama Ministra, non sia mai...però una domanda gliele voglio fare: poi, vedrà lei se rispondere.

Mi ha molto incuriosito il giochino della tabellina del tre: quanti sono i quota 96? 3-6-9 (mila). Scomodiamo l’archetipo, ossia i Tre Porcellini? Oppure è una faccenda da mercato rionale, delle serie “sono nove etti, signora, faccio un chilo o lascio?” Qui c’entra la Cabala, inutile negarlo.

Ma è chiaro, lapalissiano, semplicissimo signor giornalista: si tratta di un’estrapolazione statistica compiuta fra le medie storiche dei pensionamenti nell’Istruzione, compiuta dai tecnici del ministero scorporando i dati non coerenti, come la Ricerca e l’Università...è chiaro adesso, signor giornalista?

Beh, sì, cioè no...e perché, allora, c’è chi dice tre, chi sei e chi nove?

Si mette a ridere, la sua risata argentina quasi stride nel nebbione che stiamo attraversando: “Ma perché ognuno ha la sua statistica, perbacco! Siamo un Paese democratico: non lo scordi mai! Ognuno, in questo Paese libero, può alzarsi la mattina e dire al mondo qual è la sua statistica, la sua opinione...e raccontarlo a tutti...in un talk-show, ad esempio. Questa è libertà!”

Provo a ribattere: non era più semplice aprire una rilevazione su Istanze on-line? Era un modo più rapido...

“Ma cosa dice mai signor giornalista! Ma si rende conto? Vuole confutare l’immediatezza del calcolo matematico, la sua capacità di giungere in un lampo al risultato perfetto? Ma diamine...”

M’inchino e le bacio la mano: arrivederci ministra, arrivederci...

Buona giornata a lei, signor giornalista!

E sparisce. S’ode una voce nella nebbia: è una canzone, che la giovanetta canta mentre s’allontana:



Farem la nuova scuola

Si grande e si perfetta...

Sognar non è vietato

Lassù sulla nuvoletta...



Noto che l’ultimo verso pecca di un errore di sillaba, ma non fa nulla: eh, ce ne fossero di giovani così...appassionati, decisi, preparati...

Allontanandomi, però, mi sovviene quanto raccontano gli anglosassoni sulle falsità. Esistono tre diversi livelli di falsificazione della realtà: le mezze verità, le bugie e le statistiche. Già.



Il passo si fa pesante perché siamo in leggera salita: ovvio che, chi viene dalla parte opposta sarà in leggera discesa – medito – quando un mormorio mi sovviene. E’ quasi una giaculatoria, un rosario a denti stretti...ma non capisco, non riesco a decifrare le parole.

Un’ombra m’incrocia a qualche passo di distanza...viro di 180 gradi e, in silenzio e facendo ben attenzione a non tradire la mia presenza, l’ascolto.



“Il partito per primo si deve servir

ricorda Manuela non dimenticar

per gli sciagurati si deve provar

ma nulla che intacchi il verbo PD

soltanto il partito ti può salvar

a lui soltanto obbediente sarai

se la sofferenza non si può cancellar

soltanto il partito redimer potrà...”



Maledizione, s’accorge di me.

Buongiorno, signora...ehm...onorevole...Ghizzoni.

“Lei è Bertani, la riconosco: m’ha fatto penare non poco, lo sa?”

Non era mia intenzione...

“Non si fa così, ricordi...sto proprio leggendo “Il manuale del giovane piddino” ed il suo comportamento è stato sconveniente, cattivo...è per caso un seguace di Berlusconi?”

No, onorevole, lungi da me...

“E allora? Se ho detto che è stato fatto tutto il possibile, è stato fatto e chiuso! Si dovrà fare altri quattro anni di lavoro? E allora? Se la prenda con Berlusconi, che ha rovinato l’Italia! E’ scritto qui...”

Sì, lo so, il manuale del giovane comunis...pardon...piddino...però lei aveva promesso, onorevole...

“Ma cosa, promesso?!? Avevo chiarito che si faceva il possibile!”



Cara signora mia – mi sto arrabbiando una riga – se ci sono più (finte) fazioni all’interno del suo partito: esempio, Gnecchi-Damiano da un lato e Ghizzoni-Boccia dall’altro, non è colpa nostra. Se mai, di chi ha pensato di creare un partito così bislacco che tutto deve contenere, Inter e Juventus, il Diavolo e l’Acqua Santa, i piselli con la marmellata eccetera...ma quando si fanno delle promesse, ogni promessa è debito. Devo ricordarle pacta servanda sunt?

E poi, già che ci siamo, le ricordo che lei ha tranquillamente votato a favore della Riforma Fornero, della Spending Review e di tutte le porcate del governo Monti, più quelle che adesso sta tentando di far passare Letta. A dire il vero poche: il vostro governo non governa, galleggia come una barca sfondata nel mare tranquillo. Alla prima tempesta invernale, andrà a fondo.

Nessuno la obbligava a votare tutte le porcate che ha votato: a meno che...il partito, l’unità del partito, i comodacci del partito, le correnticole del partito, gli equilibrismi del partito...il vostro partito sarebbe quello che dovrebbe difendere i lavoratori? O la CGIL, vostra parente stretta?

Oppure, dopo che la Bastico è andata in pensione – del ’51, come me, con quanto di pensione? – le è stato ordinato di “seguire” la questione di quota 96, tanto per tranquillizzarli e farli giungere, nel 2014 (forse) alla nuova riforma Damiano?

Ma passi: e la chiarezza? Si rende conto cosa vuol dire per gente già anzianotta passare due Estati da incubo in tal modo? Sono, semplicemente, distrutti. Però, se non c’era lei a raccontare la rava e la fava ogni giorno, magari s’organizzavano diversamente, come hanno fatto gli inidonei e gli ITP, con i COBAS. I quali, grazie alle loro lotte ed alla loro unione, hanno per ora bloccato le stravaganze di Bondi e sono ancora al loro posto.

Stavolta sono io ad andarmene, con i fumi che quasi forano la nebbia: è mai possibile essere così creduloni?



Ricordate cosa dice Eddie Murphy al termine de “Il principe cerca moglie”? Dopo aver recitato una barzelletta aggiunge: “Ma guarda cosa bisogna fare per farvi ridere, bbastardi...”

Io ho già scritto in un altro articolo – che la gentaglia del PD ha chiesto fosse ritirato – cosa si dovrebbe fare: ce n’è per tutti, di scheletri nell’armadio ne hanno tutti, basta presentarli per bene a lor signori. Volete quelli di Damiano? Di Fioroni? Di chi? Non c’è problema, possiamo sputtanarli tutti.

Vorrei sapere di più sulla “Maestra Caterina” e sui miracolosi anfratti del Tribunale di Roma, così come desidererei avere notizie del nostro avvocato, Naso, il quale oggi sarà in vacanza – comprendo – ma che, recentemente, è stato troppo uccel di bosco. Forse siamo stati un poco ingenui?



E poi c’è da lottare, ma lottare sul serio: ascolto troppe diatribe interne, troppe voci discordanti, troppe inutili facezie. E non provate a dare la colpa a Raoul per quell’articolo: è acqua passata.

Adesso – visto che il prossimo anno saremo a scuola – cominciate a fare un bel esame di coscienza per quando slinguavate le varie Guzzoni, i Boccia, i Damiano...coraggio, provate a pensarci.

Io ci sto ed ho anche qualche idea, ma è l’ultima volta che impegno il mio tempo e le mie forze per sentire, dopo, delle contestazioni: sono fatto così, non credo nei partiti, nei sindacati, nel potere – perché il potere, se non gli servi, abusa di te – e, con l’attuale legge elettorale, non ha bisogno di nessun voto: gli bastano quelli degli apparati. Perciò: niente rapporti con questa gente.



Io sono qui, fatemi sapere.

05 agosto 2013

La Battaglia di Mezzo Agosto








La Battaglia di Mezzo Agosto del 1942 è ingiustamente poco conosciuta in Italia: fu l’unica, limpida vittoria aeronavale italo-tedesca nel Mediterraneo della II G.M. anche se solo di vittoria tattica si può parlare, giacché quattro mesi dopo Rommel era già sconfitto ad El Alamein. In ogni modo, le forze italo-tedesche affondarono ben 16 unità navali inglesi (fra le quali una portaerei), a fronte della perdita di due soli sommergibili. L’operazione “Pedestal” – così chiamata dai britannici – fu una delle sconfitte più brucianti della II G.M.




Oggi, a giudicare dai titoli sarcastici della stampa inglese, hanno vinto loro: ma non è solo la stampa inglese, è quella internazionale a farsi beffe dell’uomo che ha regnato sull’Italia per quasi 20 anni. E non è detto che non finisca dritto in galera: chi di Cirielli ferisce di Cirielli perisce – parrebbe d’osservare – perché (altro che grazia!) non è assolutamente scritto da nessuna parte che chi ha più di 70 anni non vada in galera.

“Può” non andare – c’è scritto nella “sua” legge – ma a decidere è il giudice di sorveglianza, sulla base degli atti: Berlusconi, per la sua storia giudiziaria, non è tanto ben messo. Insomma, le carte sono sempre in mano alla Magistratura la quale – corretta o scorretta che sia, non m’interessa – ha il pallino in mano.

La Storia s’annuncia per tragedie e, per chi evoca assurdi parallelismi, copre tutto con le amare risate di una farsa.

Vediamo quali carte rimangono in mano al Cavaliere.



La grazia: buffonesco chiederla. Napolitano non può, in un simile frangente, dare un simile schiaffo alla Magistratura: questo sì che condurrebbe non ad una guerra civile (ah, ah, ah!) bensì ad una guerra dichiarata fra i poteri della tripartizione.



Far cadere il governo. Possibile, ma sconsigliabile. L’unico “aggancio” col potere che gli rimane sono i ministri che bazzicano nel governo Letta: proprio perché in quel governo tutti bazzicano, nessuno fa nulla. Dopo aver giocato quella carta – la quale, fino al termine dell’anno solare non avrebbe peso, i ministri verrebbero sostituiti ed il governo galleggerebbe prendendo qualche voto, ora qui, ora là – non rimarrebbe altro e si vedrebbe pericolosamente messo in un angolo. Berlusconi l’ha capito e ben si guarda dal parlare di caduta del governo, anche se i valvassori si sono inchinati ed hanno rimesso le deleghe nelle mani del vassallo.



La fuga. Scenario più “gettonato” fino all’altro ieri, oggi più difficile perché a Berlusconi è stato ritirato il passaporto: non sappiamo se gli sia stato ritirato anche quello diplomatico Per uscire dall’Italia (pare che il Nicaragua fosse la meta), anche con un volo privato, si prospetta dunque uno scenario da “spy-story” con trucchi vari ed i servizi che chiudono entrambi gli occhi. Come capitò per Kappler, vecchio e malato, ricoverato all’ospedale del Celio. Gli italiani capirono cos’era successo e chiesero, sui muri di Roma: “Carabinieri: dov’eravate mentre Kappler faceva le scalate?”

Napolitano non potrebbe mai fornire un salvacondotto, fosse anche per recarsi a Montecarlo e prendere in affitto la casa da Fini (!), per i motivi sopra esposti riguardo alla grazia. L’ordine superiore di “chiudere un occhio” potrebbe arrivare comunque, ma senza mandanti evidenti: passerebbe come l’ultima scorrettezza del Cavaliere, il quale – a questo punto – potrebbe avere qualche problema con la gestione del suo patrimonio mediatico. La figlia Marina? Uno scenario che fa ridere: quanto ci metterebbero i capoccioni del PdL a fare man bassa di posti e ad emarginarla? Non lo vedo proprio.



Guerra civile. Lo trattiamo solo perché è stato nella lista. Ci sovvengono i ricordi di Bossi e delle “calate” dai monti di 10 milioni di fucili. Meno male che, per decenza, nessuno ha tirato in ballo la solita retorica patriottarda del Piave che mormora, gli 8 milioni di baionette, la ridotta della Valtellina...etc. Come si facciano a presentare scenari simili è pazzesco: secondo Bondi, gli italiani che fanno fatica ad arrivare a fine mese e che cercano – almeno, quelli che possono – un po’ di refrigerio e qualche tuffo a bassissimo costo in mare, sarebbero pronti ad imbracciare, ad imbracciare...che cosa? Un manico di scopa? Per carità.



Tutto sa di feuilleton d’Agosto, l’ennesimo fotoromanzo italiano da spacciare sulle spiagge: leggete! leggete! La storia del Cavalier servente, la primula rossa della politica Italiana! Un euro, leggete!

Il finale sarà di una semplicità disarmante: verranno concessi gli arresti domiciliari, Berlusconi li trascorrerà tranquillo in una sua residenza romana (ha, recentemente, trasferito la sua residenza in quel di Roma) e proverà a rimettere in piedi la baracca di Forza Italia. Mi spiace per gli amanti delle “tinte forti” e dei “gialli” politico- istituzionali: pazienza, in un libro di Ken Follet troveranno tutti gli arnesi del mestiere, compresi i sotterranei con documenti apocrifi, dai quali salterà fuori che Napoleone era gay ed il retro dei quadri dov’è ritratta S. Maria Goretti nuda.

Vale invece la pena, oggi, di tracciare un primo quadro storico sulla vicenda di Berlusconi, che finisce – questa volta definitivamente – in questi giorni.



Nato da una costola di Craxi, nei desideri di Bettino Berlusconi doveva essere l’amplificatore, il megafono della “nuova Italia” tutta da bere, da tagliare a pezzetti e da mangiare: le sue televisioni dovevano essere il “piatto forte” del sistema craxiano. L’organigramma dell’epoca è sopravvissuto: si rifletta sulla presenza ai vertici dell’ENI di un uomo come Scaroni, su Cicchitto, Sacconi, ecc.

In pochi anni, però, cambiò il mondo: 1989, Caduta del Muro di Berlino, 1991, cade l’URSS, 1992, inizia la tragedia jugoslava. Lo scenario internazionale è sconvolto, al punto di contraddire Andreotti, il quale era profondamente convinto che la riunificazione tedesca fosse una chimera.



La Germania torna attore internazionale di prim’ordine e subito chiede “rispetto”: le armate croate – da sempre vicine a Berlino – scatenano il finimondo, che Margaret Tatcher aborriva, poiché nei piani britannici la Jugoslavia doveva “transitare” tutta intera nell’Occidente capitalista. Qui, Berlino vinse la sua prima battaglia.

Ma, nel 1992, se ne giocò un’altra: il famoso “scambio” tedesco-francese per esser certi di una guida “a due” del futuro continente, unito sotto la bandiera UE. L’Italia doveva essere deindustrializzata e, possibilmente, smembrata: a questo si lavorò sul Britannia in mare, e con il sen. Miglio a terra.



Trascurando migliaia d’altri eventi, giungiamo al 1994: serve qualcuno per continuare il saccheggio che è appena iniziato e l’ultimo segretario del PC – Occhetto – non dà fiducia, giacché ancora troppo vicino al mondo socialista dell’Est. Che non esiste più.

Berlusconi si fa avanti: in un panorama devastato – insieme al PCI, sparisce anche la DC, suo contraltare – non è difficile ottenere la fiducia dei poteri forti: sì, gli intellettuali liberali storcono il naso, ma i ragiunatt lo ritengono idoneo per continuare a fare i danè.

E qui c’è il primo errore di Berlusconi: diventare il paladino della piccola e media impresa. Intendiamoci: non c’è nulla di sbagliato, in termini assoluti, in questa scelta ma la grande impresa è la sola che può promuovere la ricerca industriale, i nuovi saper tecnici...insomma, il cosiddetto “progresso tecnologico”.

I laureati “emigranti” di oggi sono in gran parte figli di quelle scelte (ovviamente, nei successivi governi del Cavaliere).

La grande impresa, insoddisfatta, lo fa saltare grazie ad un non tanto insolito “operai e padroni uniti nella lotta” in salsa italiota: Bossi si presta ma eccede, e per tutti gli insulti ricevuti dal “padano” Silvio chiederà miliardi di danni. Vince, ovviamente, la causa e, in cambio, chiede la proprietà del simbolo della Lega: si sa, Berlusconi è fissato coi simboli.



I successivi cinque anni di Prodi sono definiti da Berlusconi “la traversata del deserto”, mentre l’euro s’afferma: siamo onesti, all’epoca nessuno di noi presagì che l’euro sarebbe stato il disastro che si è rivelato. Piuttosto, c’era il dubbio – assai grave – di capire come avrebbero convissuto le due Europe, quella centrale e le periferie: oggi lo sappiamo, anche se la moneta in sé – giacché solo un mezzo, come tutte le monete – sarebbe modificabile come qualsiasi mezzo tecnico.



Il vero banco di prova è il quinquennio 2001-2006 dove, ad onor del vero, Berlusconi non conclude molto: sforna una riforma della scuola in zona Cesarini, che cadrà sotto il “cacciavite” di Fioroni. La riforma della giustizia non va in porto, quella del lavoro idem: si continua a navigare a vista, con mille contraddizioni interne e fra partiti, i quali sono sempre più “trasversali”, un eufemismo per celare il potere delle lobbies.

Dopo la breve parentesi di Prodi nasce il III governo Berlusconi: qui, con quella promessa d’abolire l’ICI da onorare, il sistema va in tilt. Va in tilt la finanza locale – gravata di ben 5 livelli: Stato, Regione, Province, Comuni e Comunità Montane/Circoscrizioni – e la scuola, alla quale vengono chiesti 8 miliardi per sanare il “buco”.

Apparentemente, la scuola è quella di sempre, ma ve lo dice uno che la conosce bene: è solo il vuoto simulacro di cos’era vent’anni fa.



Negano la crisi e la crisi avanza – ancora una volta, gli USA ci scaricano addosso i loro problemi: un tempo era solo la loro inflazione, adesso sono pure dei falsi titoli bancari, né più e né meno di quel che fece Callisto Tanzi – ed il debito supera il 120%.



Gli errori sono molti: aver gettato miliardi di euro nelle missioni internazionali – ma, qui era l’ENI (e gli USA) a dettar legge: ricordate? “Comprate azioni dell’ENI...” – chiedendo al Paese sacrifici che non era in grado di reggere. Poi, le infrastrutture: l’inutile “buco” della TAV – che finirà presto con la rinuncia francese all’opera, oltralpe giudicata inutile – il Ponte e tutto il resto, ossia i rivoli nei quali si perde la corruzione. La mafie chiedono ed i politici non possono sottrarsi: dal cemento ai rifiuti, dall’agricoltura al mercato immobiliare.

Anche l’energia è andata come è andata: se l’ENEL pagava gli operai per manifestazioni anti-ambientaliste, immaginate chi sovvenziona il gruppo di “Resistenza dell’Appennino Ligure” che ho scoperto esistere solo dopo che, su una vecchia discarica lontano dalle abitazioni, s’è parlato d’installare un aerogeneratore. I soldi non mancano di certo, la benzina è la più cara d’Europa.



Nel frattempo, in questi ultimi vent’anni, la società italiana è stata disossata: l’età della pensione è aumentata di 10 anni (57-67), l’aspettativa di vita di 2. La cassa dell’INPS è diventata l’ultima spiaggia, dopo rimane solo la Cassa Depositi e Prestiti, ossia il risparmio postale. Quello sì che può innescare una rivoluzione se viene “toccato”: non sto scherzando, ci sono milioni di piccolissimi risparmiatori, ma milioni.



Nel frattempo il Paese è diventato “una periferia d’Europa” – parole del FMI – ed è vero: paradossalmente, l’Italia possiede ancora il secondo apparato manifatturiero d’Europa, dietro la Germania.

Ma è stato scassato il volgere delle generazioni – la sociologia è scienza negletta, ma implacabile nei suoi esiti – storpiata la figura femminile, adescati al demone del consumo, sin dalla tenera età, anche i bambini: ieri, c’era qui una festa in piazza (sotto le mie finestre) dedicata ai bambini. Ho atteso che qualcuno mettesse sul piatto “I tre porcellini” o anche il “Ballo del qua qua”: niente, disco music come per gli adulti. Che disastro e che affronto al mondo dell’infanzia! Sembrava uno show di Maria de Filippi!



No, non si può tracciare un quadro positivo di Berlusconi e dei suoi anni: se vogliamo tentare un paragone – difficile, quasi impossibile: anni lontani, diversa cultura, situazione economica, etc... – con Mussolini diciamo che il Fascismo fu violento e prevaricatore, ma Mussolini era un uomo di solida cultura contadina, e dunque italiana. Almeno in politica estera, fino al 1935 non fece errori: dopo, fu travolto dal demone tedesco.

Berlusconi ha conservato la facciata della cultura italiana, ma non ha mai compreso la cultura e la società italiane, la loro profondità: la sua formazione da “Reader’s Digest” gli ha impedito d’indagare inferenze complesse, sillogismi arditi. Quel mondo italo-americano degli anni ’50 non lo ha mai abbandonato.

E’ rimasto ancorato ad un mondo vecchio, credendo di riproporlo: i suoi amici...il “fedele” Confalonieri...il “compare” Dell’Utri...la grande tomba di famiglia che doveva contenerli tutti...un mondo intriso di piccola magia e d’astrologia, di Viagra e salutismo.



Quale potrà mai essere la soluzione al rebus? Finalmente avremo i due partiti fotocopia utili per fare una Grosse Koalition in salsa italiota, come comanda madama Europa: nessuno userà più la millenaria intelligenza di un popolo per trovare idee nuove, soluzioni ardite, sogni possibili. Una vecchia classe politica – un vero e proprio Ancien Régime – collassa e si rinnova immediatamente, nelle apparenze, come l’Araba Fenice.

Dopo Atene, anche Roma cadrà.