27 giugno 2007

Un sogno o un incubo?

Che strano sogno ho fatto stanotte, così strano che devo raccontarlo.
Ero tornato giovanotto, negli anni ’70, e trascorrevo la sera con gli amici sulle panchine dei giardini, come si faceva allora: pochi soldi e tanti sogni da discutere.
S’è avvicinato un tizio che diceva d’essere giunto con la macchina del tempo dal 2007: stranezza, è vero, ma nei sogni capita.
Approfittando dell’opportunità, gli abbiamo chiesto qualcosa del futuro: è vero che dopo il 2000 tutti viaggiano in elicottero e mangiano solo pillole? Così, si è messo a raccontare.
Ha detto che la gente viaggia sempre in automobile, ma ce ne sono così tante che, nelle città, stanno quasi sempre fermi in coda. Gli elicotteri, invece, volano per spegnere gli incendi.
E cosa brucia? Tutto – ha risposto – proprio ieri, quando sono partito dal 2007, mezza Sicilia bruciava, un po’ dappertutto. Poi, è mancata anche la corrente. Ma, abbiamo chiesto, e l’ENEL?
L’ENEL non c’entra, è che non c’è abbastanza corrente per tutti. Che strano, pensavo, dicono che nel 2000 ci si sposterà con il teletrasporto…che manchi la corrente…mah…
A Napoli, invece, stanno attrezzandosi per affrontare le malattie che deriveranno dalla spazzatura. Dalla spazzatura?!?
Sì, ha detto, perché Napoli è sommersa dalla spazzatura e nessuno sa come toglierla. Lo abbiamo guardato come si osserva un bastardino che ringhia ad un alano.
Che mandino l’esercito! Ha sbottato uno dei ragazzi.
L’esercito italiano è tutto all’estero, in Libano, in Afghanistan…
Apprensione: è scoppiata la guerra mondiale?
No, nessuna guerra: l’esercito è all’estero in missione di pace. Che strano, ho pensato, l’esercito serve a fare la guerra, mica la pace.
E come si lavora, nel 2007?
Nel 2007, i giovani vanno tutti a scuola. Bene, almeno in questo abbiamo migliorato. Dopo, lavorano su dei progetti.
Cosa sono ‘sti progetti? Fanno delle case? Dei ponti?
No, i progetti sono il lavoro stesso. Mica abbiamo capito tanto. Sembra, da quello che ho capito, che nel 2007 si lavori un po’ ogni tanto: tre mesi in una cosa, tre in un’altra…
Ah, la famosa rotazione nel lavoro, così non si è preda della noia…
No, ha spiegato il viaggiatore, si lavora ogni tanto, quando capita. E quando non si lavora?
Niente, ha detto, non si guadagna niente. E come si campa quando non si lavora? Non ha risposto. Abbiamo iniziato a pensare che ci prendesse per il sedere.
E la pensione?
Dipende, ha risposto. Come “dipende”?
Dipende dal governo, da quello che decide per quell’anno, per quel periodo.
Guardi che qui, ha sbottato un amico, gli uomini vanno in pensione a 60 anni e le donne a 55. Mica uno può non sapere quando andrà in pensione!
Più o meno lo sa – ha risposto – ma più o meno, perché dipende da un sacco di cose: da chi vince le elezioni, se scatta l’accordo…poi ha bofonchiato cose senza senso…scalini, scaloni…sarà un muratore, ho pensato.
Anche in ospedale, ha detto, non si va quasi più: si fa tutto da casa, soprattutto le analisi, basta pagare il ticket…
Come, ho chiesto, ma se uno sta male e deve fare delle analisi, non lo ricoverano più per vedere come sta?
No, le fa da casa: ogni volta paga il ticket…
Così, se sto male, ha sbottato il solito un po’ più spigliato, mi tocca pure pagare!
A quel punto è sembrato smarrito: ha guardato l’orologio ed ha detto che doveva ripartire con la macchina del tempo. E’ svanito nella notte.
Un nostro amico che stava avvicinandosi, fece in tempo a vederlo. Chi era quel tizio?
Niente, ho risposto, un matto che diceva d’essere giunto dal 2007. Sparava certe cazzate…dovevi sentirlo…adesso, con la storia che i matti non li possono più mettere in manicomio, li lasciano andare in giro…
Certo che, ha risposto un altro, di fuori di testa ne ho visti, ma uno così non m’era mai capitato!

15 giugno 2007

Buone vacanze, professore!

Caro professore,
la scuola è finita e s’appressano le vacanze. Avrai tempo per riflettere, per pescare, per scrivere o per fotografare. Per amare e per cercare d’esser amato, per coltivare senza limiti passioni ed odi: senza la cesura della campanella.
In altre parole, avrai tempo. E’ vero: chi “ha” gli esami dovrà aspettare ancora un poco, ma ci si sente già un po' in vacanza.
Anche la scuola va in vacanza, ma la scuola ricomincia, e sempre peggio. Non si capisce più cosa dobbiamo fare: se non vedi il bullo che sta “bullando”, sei colpevole. Se lo vedi e lo redarguisci, prima dovresti contare fino a mille prima di comminare la sanzione. La povera collega siciliana, usa il vecchio sistema: scrivi 100 volte “Sono un deficiente”.
Si scatena la bagarre e viene subito inquisita dal Ministero: ma quello – uno che si pianta sulla porta dei bagni e non lascia entrare i compagni definendoli “ricchioni” – non è deficiente per davvero?
E’ mancante d’educazione e d’intelligenza: dunque, deficiente di qualcosa. Cosa ha sbagliato la collega?
La collega non ha avuto tempo per riflettere: se ne avesse avuto, probabilmente avrebbe vergato diligentemente sul registro di classe la canonica “nota” e l’avrebbe indirizzata al Preside…pardon…Dirigente Scolastico. Il quale, avrebbe convocato i rappresentanti degli studenti – non stupitevi, queste sono le norme! – per discutere, più che comunicare, le decisioni da prendere.
Ne sarebbe scaturito un civile dibattito, nel quale il Preside avrebbe ricordato le elementari regole di buona educazione e di convivenza civile, che non contemplano l’insulto e la prevaricazione. Dall’altra, qualche paio d’occhi – un po’ stupiti, un po’ annoiati – avrebbero sopportato il sermone, per poi concludere che “aveva sbagliato” ma che, in fondo, era un “bravo ragazzo”. Siamo tutti “bravi ragazzi”, fin quando non ci trovano in casa il cadavere della vicina, sgozzato.
In definitiva – perché nessuno può sottrarsi alla morale – è il tempo a mancare, sempre lui, quello che sprechiamo in abbondanza. Tempo libero. Libero da che? Come se apprendere, conoscere, sapere fosse tempo coatto, rubato.
Tutti d’accordo, oramai: siamo rimasti solo noi, pochi, degeneri insegnanti, i quali ancora credono che conoscere sia un valore, qualcosa per il quale vale la pena d’impiegare il tempo, perché domani – anche se sarà la “Velina” di turno ad acchiappare i dobloni – ti rimarrà pur sempre la soddisfazione di non farti prendere per il culo dal primo che passa, e che urla più forte.
Tutti gli altri, ci son contro. Le famiglie, che vogliono solo leggere “Promosso” sul tabellone, i ragazzi che, grazie a quelle otto lettere, vogliono ricevere il telefonino che fa anche il caffé. I Presidi che, con pochi bocciati, sono promossi dai Sovrintendenti e i Sovrintendenti che, a loro volta, sono promossi a pieni voti dal Ministro di turno.
Con poco tempo a disposizione e molte – oramai tantissime – cose da insegnare, dobbiamo fare di necessità virtù: fra qualche anno, faremo 45 minuti di lezione e 5 minuti di pubblicità. Con buona pace dei mille Soloni che, quando non trovano orecchie che li ascoltino altrove, il Ministro di turno invia a fare pistolotti nelle scuole.
E i ragazzi? Credono di vivere più felici perché scansano un po’ di fatica, fin quando il loro tempo non sarà scaduto. Forse non s’accorgeranno di niente, forse non capiranno, chissà…recriminare? E che cosa? Si può recriminare per aver vissuto un’adolescenza avulsa dalla realtà?
Prima di nominare il Carpe diem, però, bisognerebbe almeno sapere cos’è.