23 luglio 2020

Plotoni allo sbando


Il plotone, da sempre, è la pedina essenziale dell’ordinamento militare: se il plotone funziona, le compagnie funzionano, funziona il battaglione…e così via: a terra, in mare come in cielo.
Questo è un assioma essenziale del pensiero militare: in Vietnam, ad esempio – la compagnia C, appartenente alla 23° Divisione di Fanteria USA – si abbandonò nel 1968 al massacro indiscriminato di civili vietnamiti (504 vittime), ricordata come “massacro di My Lai”. Molti altri massacri sono rimasti nascosti di quella guerra, ed i comandi “purgavano” tutti i rapporti di fonte giornalistica. Ne discende, direttamente, che un esercito che non funziona, che non ha ben presente i suoi compiti (ed i suoi limiti), pur possedendo armamenti “stratosferici” rispetto al nemico – aerei, carri armati, artiglieria, marina, ecc – perde la guerra, inesorabilmente.

La Storia è zeppa di questi avvenimenti, dalle repressioni inglesi in India, che generarono il vero supporto all’indipendenza indiana, alle più recenti guerre americane in Oriente dai molto dubbi risultati (Iraq, Afghanistan) fino a ricordare la “terra bruciata” che i nazisti attuarono in Ucraina, che condusse – dopo la disperata resistenza a Stalingrado – alla rovinosa sconfitta. E tanti altri: Libia ed Etiopia per gli italiani, Algeria per i francesi, Messico per gli spagnoli, ecc.
In altre parole, se un esercito dilaga in azioni violente contro le popolazioni, concede all’avversario che ancora combatte la vera ragione per continuare a combattere: se sono incazzato perché so che non sarò fatto prigioniero bensì fucilato, torturato, massacrato…combatterò con più veemenza, senza risparmiarmi. Tanto, sarebbe inutile e cadere prigioniero la peggior iattura.
Alle forze armate italiane, schierate sul Piave dopo Caporetto, veniva spesso ricordato il pessimo stato delle popolazioni italiane sotto occupazione straniera, soprattutto le donne. E fu una motivazione più convincente dei richiami all’amor patrio di Cadorna.

Vorrei qui ricordare che l’architettura italiana delle varie forze dell’ordine è assai strana: due su tre (Carabinieri e Guardia di Finanza) sono militari mentre una sola, la Polizia, è un ordinamento civile. Questo fatto, assai strano ed unico in Europa, mi fu spiegato da un commissario di Polizia: lo Stato non si fida, e dunque ogni Forza è in continuo incontro/scontro con l’altra, che non si può mai sentire sicura all’interno dell’ordinamento. Guarda a caso, le indagini sulla caserma di Piacenza sono state gestite dalla Guardia Di Finanza.

Ogni volta che si scoprono dei comportamenti da vera e propria struttura criminale all’interno delle Forze dell’Ordine si ricorre sempre al medesimo contrattacco, quello delle “mele marce”. Gli altri sono tutti bravi…meno questi, che verranno puniti…certo, come no…abbiamo visto tutti cosa c’è voluto per scoprire la verità sul caso Cucchi. Ma anche molti altri – la caserma di Aulla, con 27 rinvii a giudizio per violenze, torture, ecc – dove, dalle intercettazioni, era saltato fuori che i militari minacciavano anche un magistrato che li indagava. Le notizie vengono oscurate nella maggior parte dei casi: su una stazione della Campania settentrionale, a due anni dalle vicende (violenze, torture, ecc) tutto è scomparso dal Web. Evidentemente, più che a dare la caccia ai mafiosi, gli informatici dei Carabinieri sono molto occupati a cancellare la memoria di questi eventi. E, qui, sono i Comandi ad essere coinvolti.

I Carabinieri sono circa 115.000, suddivisi in circa 110.000 sottufficiali e 4.000 ufficiali: un rapporto assai strano per una forza di Polizia Giudiziaria che lavora sul territorio. Perché, se dividete 110.000 per 2.000 ufficiali inferiori (circa la metà degli ufficiali superiori e trascurando gli alti gradi) saprete che, per ogni ufficiale effettivamente a contatto con le truppe, scoprirete un numero che non è assolutamente consono con la realtà: 55. Per ogni ufficiale inferiore – Sottotenente, Tenente o Capitano che sia – ci saranno 55 Carabinieri, Brigadieri e Marescialli: un numero troppo alto.
Generalmente, il plotone è formato da 15-30 uomini (secondo gli eserciti) ed è comandato da un Tenente o Sottotenente: il Capitano più difficilmente viene a contatto diretto con le truppe, poiché deve sorvegliare l’intera Compagnia, che è formata da 3-4 Plotoni.
Tutto questo in tempo di pace: ovvio che, in tempo di guerra, le cose siano diverse.

Ancora differenti se, in una nazione, quei militari hanno compiti di Polizia Giudiziaria, dove devono scoprire reati, analizzarli, consegnare rapporti, eseguire arresti, sorvegliare le strade…ecc, ecc.
L’Italia è un Paese molto “polverizzato” in migliaia di piccoli Comuni: i comuni con più di 100.000 abitanti sono soltanto 45. Quelli con più di 50.000 abitanti un centinaio: tutto il resto è una miriade di piccoli e piccolissimi centri dove l’unica autorità di Polizia Giudiziaria sono i Carabinieri, dispersi in una miriade di piccole Stazioni, dove ci sono dai 4 ai 6 militari. La Polizia è presente nelle Questure, ossia solo nei centri maggiori, mentre la Guardia di Finanza si occupa di reati finanziari. Le 4.500 Stazioni dei Carabinieri sono, in sintesi, quasi l’unica presenza dello Stato nel vasto territorio nazionale dove, invece – lontano da strutture più articolate e quindi più pericolose per loro – vivacchiano alla grande le organizzazioni criminali.

Le 4.500 Stazioni dei Carabinieri sono, genericamente, al comando di un Maresciallo: purtroppo, in molti accadimenti delittuosi, s’è visto come la figura del Maresciallo non sia capace di tenere a bada, se sgarrano, i sottoposti. Quando non si mette egli stesso a capo della combriccola. E, conti alla mano, c’è un solo Ufficiale per una decina di Stazioni, il quale si fa vivo raramente e solo se capitano situazioni che richiedano con urgenza una presenza più qualificata.
Eppure, le retribuzioni non sono così basse: se un Carabiniere semplice guadagna intorno ai 1.500 euro, un Maresciallo si avvicina già ai 3.000 mentre – per citare un semplice paragone – un operaio semplice s’aggira intorno ai 1.300 euro ed un insegnante – personale laureato – giunge a fatica e solo a fine carriera ai 2.000.
Anche le norme previdenziali, tuttora, sono molto di “manica larga” nei confronti delle Forze dell’Ordine e la riforma Fornero li escludeva a chiare lettere.
Qual è, allora, il problema?

Il vero problema ha due aspetti: la vicinanza con le organizzazioni criminali – la mafia sa bene come distribuirsi sul territorio – e la lontananza dei comandi la quale, se associata alla totale mancanza d’ispezioni a sorpresa, consente proprio quella garanzia d’immunità sulla quale i Carabinieri di Piacenza si basavano.
Per carità, le informazioni via Trojan o le intercettazioni telefoniche vanno benissimo: però, se qualche Tenente alzasse il sederino dalla poltrona e, ogni tanto, svolgesse un’azione di controllo sulle varie Stazioni senza avvertire, forse le cose andrebbero meglio.
Ad esempio, durante il lockdown, ho spessissimo notato i Carabinieri che andavano a controllare le persone all’ingresso dei supermercati, ma sempre senza mascherina. Della serie: noi siamo noi, e voi non siete un cazzo. E ne sono morti diversi fra loro, proprio per questa sottovalutazione dei rischi.

Non si può chiedere ad un Carabiniere di conoscere il Diritto: però un Tenente conosce sia il Codice Civile e sia quello Penale oltre, ovviamente, alla Costituzione.
Lo dico per ricordi personali: la mia famiglia è stata una famiglia di Ufficiali e sapete cosa mi raccontavano sempre?

Se un uomo al tuo comando non si comporta bene e non fa il suo dovere è soltanto colpa tua che non hai vigilato, perché avevi i mezzi e l’autorità per farlo. Capito signori Ufficiali?

10 luglio 2020

Emergenza!

Cantiere abbandonato dal 2019 dell'Aurelia-bis

Incommensurabile, incondizionata, infinita: questa è la norma che regola, da decenni, la vita politica italiana.
Senza uno stato continuo di fibrillazione – generato dalla proclamazione di emergenze – l’apparato dello Stato è inerte, silente, non reattivo: pare più la burocrazia papalina del primo Ottocento che quella di una Nazione del 2020.
Per avventurarci in questo dedalo di secche e sacche, inframmezzati da canali insicuri, da mappe incerte, da carte nautiche fasulle, avremo bisogno d’analizzare alcune realtà locali: non è mio uso avvicinarmi alla politica locale però, quando è necessario farlo – sempre nell’ottica d’analizzare per comprendere orizzonti più vasti – lo si deve fare.

La prima emergenza – e questa è stata veramente un’emergenza – è il Coronavirus salvo che, in Italia, esiste il Coronavirus italicus: una variante del virus che richiede norme ad hoc, adattamenti speciali, norme precise (?) e comportamenti consapevoli (?).
Ad esempio, si tratterebbe di una sotto-categoria che non contagia tramite le goccioline del Flueggen, ossia la respirazione di un contagiato, e quindi l’uso della mascherina è un optional che, man mano che il tempo trascorre, è svanita insieme alle ultime nevi primaverili.
Siamo chiari: nessuno chiede d’andare in spiaggia con la mascherina, però sarebbe più opportuno tenerla nel percorso verso la spiaggia. Nessuno chiede di tenere la mascherina in strada se camminiamo da soli, ma d’averla se siamo in una via affollata: sono norme semplici, di buon senso, che chiunque con un po’ di sale in zucca sa attuare senza bisogno d’apposite norme.

Già, ma gli italiani sono persone – per abitudine – irriguardose e schifate dalle norme, così entrano nei negozi senza mascherine e, se glielo fai notare, ti rispondono con sbuffi irati, quando non con gli insulti.
Eppure, il virus non ha per niente lasciato gli italici lidi: ancora oggi – in piena Estate, con i raggi ultravioletti ed il tempo più asciutto che ci aiutano parecchio, accorciando la vita del virus nell’aria – abbiamo centinaia di nuovi infetti ogni giorno e decine di morti. Già, ma il virus è diventato un fattore di lotta politica: se sei di sinistra pensi di proteggerti, se sei di destra te ne sbatti, perché è soltanto un’invenzione delle oligarchie mondialiste per dominarci meglio. Se non ci credete, leggete cosa dice il dott. Gudrun Sturmtruppenland, dell’Università di Palo Basso (California): non vorrete mica mettere in dubbio gli articoli – disponibili sul Web all’indirizzo www.sturmtruppenland/Coronavirus.com - dell’esimio luminare statunitense?!? 

Una cosa che forse non saprete, però, è che l’emergenza Coronavirus, in Italia, è stata dichiarata fino al 31/12/2020. E, se le cose continueranno ad andare avanti così, c’è il serio rischio che sarà prorogata. Cosa prevede questa emergenza? Obbligo di mascherine? Sorvoliamo. Assembramenti? Non pervenuti. Distanze di sicurezza? Cosa sono?
C’è una particolarità, però, nella quale il diktat governativo è chiaro: per il personale sanitario non è più possibile chiedere le normali ferie estive. Oddio, sì…qualche giorno te lo concedono…se chiedi 15 giorni ti danno una settimana con due reperibilità in mezzo: così, in quella settimana, col cavolo che puoi andare al mare e in montagna perché devi stare accanto al cellulare e, entro 20 minuti, presentarti in ospedale. Un bel modo di riposarsi.

Perché – è ovvio – bisognerà trovarsi pronti per un’eventuale seconda ondata autunnale ed il miglior modo per essere pronti è diventare “rapidi ed invisibili” (come i sommergibili nella guerra fascista): in altre parole, lo stato di emergenza è il miglior modo per tenere la gente in ansia, anche se in ¾ del territorio nazionale i ricoveri per il virus sono veramente ridotti al lumicino.
Ah, ma di cosa si lamentano?!? Hanno ricevuto soldi sonanti per l’emergenza!

Qui in Liguria (sono le Regioni a doverli conferire) non hanno ricevuto un euro, e in altre regioni domande, controlli, supervisioni, contestazioni…per 100 euro in più: se desiderate, leggete uno dei tanti siti dove il personale infermieristico (il più provato dall’emergenza) si lamenta (1).
Non è che – per caso – la nuova (e reale) emergenza è stata usata per nascondere il vero misfatto? Ossia la cronica carenza di personale sanitario, dovuta ai molti “risparmi” attuati nella Sanità? Gli stessi “risparmi” che hanno condotto Formigoni in carcere, perché a fronte dei “risparmi” erano apparse crociere gratis ed altre regalie per i vari “consoli” della Sanità pubblica?

Se sospettate che ci sarà una seconda ondata di Coronavirus – basta osservare come fu l’andazzo della Peste di Milano del 1630 per capire – non era forse meglio dotarsi, per tempo, di nuovi operatori sanitari, magari…assumendoli? Aaaagh! Assumere! Parola desueta: non vogliamo rischiare d’avere personale in surplus! Questo è il nuovo Verbo della sanità liberista: il risparmio sul capitale umano! Avete capito?
Niente ferie, niente soldi: se ci sarà una nuova emergenza di contagi sarete di nuovo “eroici” e la Presidenza della Repubblica sta già meditando su un’onorificenza ad hoc…pare una spilla d’argento con scritto “Io c’ero”, del costo totale di qualche migliaio di euro. Si risparmia, suvvia.

Ma non basta ancora, perché se il Coronavirus è stato una iattura inaspettata, chi s’attendeva che in due anni sgombrassero tutte le macerie e ricostruissero il Ponte di Genova? Eh no…tutta colpa del 5 Stelle e dei loro metodi spicci…la costruzione di un ponte, in Italia, è  un evento generazionale…ossia, almeno una decina d’anni…difatti, siamo riusciti a cacciare quel pazzo di Toninelli…questo non capiva che un’emergenza richiede i tempi dell’emergenza, come il MOSE…lo cominci con i nonni…e se lo godono (se, se lo godranno) i nipotini!

Fatto è che, ‘sto maledetto ponte è pronto per l’inaugurazione: come si fa adesso? A chi lo consegneremo?
Saltate le prime soluzioni d’assegnarlo al sindaco di Genova, si comprese che andava assegnato al gestore della società autostradale…già…ma a chi? E i nodi sono venuti al pettine, sempre in zona Cesarini.
La proposta di Conte ai Benetton è stata molto salata: la restituzione del 51% delle azioni della Società Autostrade allo Stato, pagata a prezzi di mercato i quali, però, viste le cattive acque nelle quali naviga la società dei Benetton, sarebbero proprio un piatto di lenticchie, intorno ai 2,5 – 3 miliardi di euro per riavere il controllo della società che gestisce quasi 3.000 km d’autostrade italiane.. Qui, per capirci qualcosa, bisogna fare un passo indietro, per capire come mai le agenzie di rating, nel Gennaio del 2020, abbiano tagliato a Junk (spazzatura) il rating delle azioni Atlantia.

In anni molto lontani, Atlantia (Benetton) partecipò alla gara per la gestione delle autostrade spagnole, perdendola per un soffio nei confronti di Abertis (società spagnola). Ma Benetton non si perse d’animo.
Nel 2017 si presentò all’acquisto di Abertis ossia, non essendo riuscito ad aggiudicarsi la gestione, si comprava il gestore! Come aveva fatto?
“Risparmiando” sulla manutenzione in Italia ed aumentando i pedaggi ogni anno, col consenso consapevole delle forze politiche.
Dopo il crollo del Morandi, la società cominciò ad affondare: il suo valore in Borsa scese ai minimi e la sua credibilità fu definitivamente offuscata.
Tutto sommato, per i Benetton sarebbe conveniente prendere i quattro soldi che lo Stato offre per riprendere il controllo della società anche perché, ad essere onesti, di alternative non ne hanno tante.

Se, invece, decideranno d’obbligare Conte a rescindere il contratto, avranno sì la pallida speranza d’incassare – in anni molto lontani, dopo 3-4 livelli di giudizio (la sola corte europea non basterà certo) e sempre che le varie corti diano loro ragione – i 20 miliardi di penale, ma qui entrano in gioco i “grandi lavori” che stanno andando in scena, in queste settimane, soprattutto sulle autostrade liguri e limitrofe.
Perché, insieme al personale di Atlantia, ci sono anche tecnici del Ministero dei Trasporti che potranno “toccare con mano” lo stato di abbandono in cui sono stati lasciati decine e decine di gallerie e viadotti. E staranno molto attenti ad edulcorare le perizie, giacché sanno d’avere la Procura di Genova col fiato sul collo ed avranno capito che i “bei tempi” dei Benetton che tutto compravano e controllavano, sono finiti.

Personalmente, ritengo che Benetton – in zona Cesarini, ossia nel prossimo fine settimana – accetterà la proposta di Conte, perché in caso contrario andrà ad infilarsi in un oscuro budello giuridico senza fine. Se saranno cocciuti e pazzi, non accetteranno.
Già, ma sul fronte politico, però…direte voi.

Il fronte politico è ancor più delicato e pericoloso, giacché la proposta di Conte è sensata e priva di rischi in entrambi i sensi dovesse finire. Il PD giocherà male le sue carte, non votando la proposta Conte? Non è così stupido: credono, oramai, più a Fitch e Standard’s & Poor che ai Benetton e non si metteranno contro il loro elettorato per una causa persa in partenza. Rimane l’incognita Renzi.
Renzi e Berlusconi giocano, oramai, con le stesse carte, ma con elettorati di base diversi: se Renzi dovesse votare contro il governo Conte, potrebbe dimenticarsi una rielezione del suo partito alle prossime elezioni e, oltretutto, esporrebbe il suo partito ad un’eventuale scissione interna, a voti contrastanti…insomma…mentre Berlusconi ha poco o niente da perdere, lui ha da perdere tutto.

In definitiva – proprio avvicinandosi i giorni dell’inaugurazione del nuovo ponte con tutta la retorica che svilupperà – i rischi politici aumentano per tutti, anche per la Lega, che a suo tempo fu favorevole alla revoca della concessione. Se non ci credete, osservate cosa dicono della faccenda Libero ed Il Giornale: salvo riportare qualche sproloquio di Renzi, niente, nemmeno un trafiletto.
Con la definitiva soluzione del problema delle autostrade si chiudono le famose “emergenze” italiane? Manco per idea.

Proprio nei giorni nei quali scoppiava il “bubbone” Coronavirus, a Vado Ligure erano terminati i lavori per la costruzione della nuova piattaforma Maersk, ed erano giunte le prime due navi dall’Oriente: poi, con il lockdown, scese il buio. E fu quasi un bene, altrimenti ben altri “bubboni” sarebbero scoppiati: prova ne sia che, ad oggi, nulla si muove in quel di Vado Ligure.

Pochi sapranno della vicenda, ma riteniamo che la costruzione e la messa in opera del più grande e tecnologicamente avanzato porto del Mediterraneo, non sia una cosa da passare sotto gamba: sono 4 ciclopiche gru che lavorano senza operatori, salvo una sala per il controllo degli automatismi.
Ovviamente, un simile porto – che, in qualche modo, fa parte della cosiddetta “Strategia della Via della Seta” (con Trieste) è in grado di scaraventare sulle banchine migliaia e migliaia di container per ogni nave che arriva: oggi, è in costruzione una nuova piattaforma per l’ormeggio di due navi in attesa di scaricare.
E a terra?
Poco o nulla s’è ancora mosso.

Il nuovo porto dovrebbe sostenere l’import/export per le merci dell’Oriente per l’Italia, la Francia Meridionale e la penisola iberica. Mica bazzecole. E le infrastrutture?
Le infrastrutture stradali constano sulla Savona-Genova, Savona-Ventimiglia e Savona-Torino: tutte autostrade costruite e concepite negli anni ’50-’60 per il traffico turistico: sono quasi tutte a due corsie. Solo il tratto Voltri-Alessandria è a tre corsie ma, a parte che si trova ad una trentina di chilometri da Vado Ligure, su di esso (costruito negli ultimi anni ’70) si sono già puntati gli strali del Ministero dei Trasporti a causa dei risicati (pare) carichi che i piloni potrebbero reggere. Insomma, il solito gigante con i piedi d’argilla.
Non meglio stanno le infrastrutture ferroviarie (2): Savona-Ventimiglia (binario unico), Savona-Torino (binario unico), Savona-Alessandria (binario unico) e Savona-Genova (doppio binario, ma soggetta ad intenso traffico).
Le infrastrutture per ricevere, distribuire e spedire migliaia di autotreni il giorno? Allo stato pressoché iniziale: forse per questa ragione, anche dopo il Coronavirus, gli arrivi sono cessati.

Si tratta di costruire un nuovo e moderno raccordo ferroviario, addirittura un nuovo casello autostradale (con la viabilità per arrivarci!) dedicato solo al porto, il quale getterebbe una marea di camion in autostrade pensate e costruite più di 50 anni or sono.
Ritengo che chi ha proposto delle simili soluzioni – per un porto che dovrebbe avere le stesse funzioni di Amburgo, Rotterdam o Cherbourg – sia stato mendace o completamente ignorante sui problemi che generava. Insomma, sarebbe come a dire che il porto di Vieste, di Civitavecchia o di Ancona diventa un grande terminal internazionale soltanto perché ci piazzi le più moderne gru del pianeta. E dopo?!?

Le soluzioni “ponte” non si sono fatte attendere: appositi studi, affidati a studi d’architettura, che hanno generato tanti topolini, dei quali – a porto oramai funzionante! – non vi è traccia.
Una piccola “chicca” ve la voglio regalare:

“L’unica via di accesso/uscita dallo svincolo risulta la rampa bidirezionale, che si innesta sulla “Aurelia bis”, per la realizzazione della quale è necessaria l’adozione di una soluzione interamente in viadotto.”

è scritto in uno di questi rapporti.

Non si capisce bene cosa significhi quel nebuloso “interamente in viadotto”, però vi posso chiarire cosa sia la cosiddetta Aurelia Bis (4)
L’Aurelia Bis sarebbe dovuta essere la tangenziale di Savona, perché la città scoppiava per il traffico ed i parcheggi introvabili: i lavori, iniziati nel 2013, erano stati appaltati per 128 milioni euro e dovevano terminare nel 2015. Inutile raccontare che, oggi, tutto è stato lasciato all’incuria per il fallimento di una delle aziende costruttrici. Gli aruspici indicano altri 4 anni per finirla, ed altri 72 milioni di euro. Bisognerà consultare un oracolo?

Il vero problema, per non finire nella solita “emergenza” è quello di capire che l’Italia e la sua rete, stradale e ferroviaria, non è in grado di sostenere il traffico per la metà meridionale dell’Europa: anche a metterci mano, ci vorrebbe almeno un decennio.
Cosa ci vorrebbe a capire che le merci devono giungere via nave il più possibile al porto di destinazione? Lo raccomandava l’UE stessa in anni lontani, prima di farsi fagocitare nel budello senza fine dell’euro.

L’Italia è un Paese marinaro: a parte i porti turistici, abbiamo circa una sessantina di porti in grado di ricevere e sbarcare una nave. E come? Ripristinando la navigazione di cabotaggio, tramite la quale avveniva la distribuzione delle merci in tutto lo Stivale. Perché far correre un autotreno da Savona-Vado a Palermo invece di spedirlo via nave? A Livorno, Civitavecchia, Napoli, Bari, Taranto, Brindisi…
Ancora nel 1946, l’Italia trasportava merci per 16,5 milioni di tonnellate su fiumi e canali: oggi, “si dice” che il traffico sia minore di un solo, misero milione di tonnellate ma, in realtà, nessuno lo sa perché il settore è stato estinto per dare in mano tutto ai famelici lupi automobilistico/autostradali.
Perché far viaggiare su camion le merci per la Spagna? La Spagna non ha forse Barcellona, Valencia, Algesiras, Malaga…e poi Faro, Lagos, Lisbona, Porto…in Portogallo? Mancano forse le navi?

No, non manca niente. Vedrete che, fra qualche mese, inizierà la nuova emergenza ligure: tutto fermo, considerando che una sola nave, quando sbarca i suoi container, riempie una corsia autostradale per almeno 100 chilometri. I quali, poi, si assommano alla viabilità ordinaria e si devono spostare: mi sembra impossibile che non si riesca a capire.
Sarà la solita emergenza, l’emergenza stupidità: a quella siamo assuefatti.

2) Per lunghi tratti.
4) https://www.savonanews.it/2020/04/08/leggi-notizia/argomenti/attualit/articolo/aurelia-bis-riaffidati-i-lavori-e-cominciate-le-prime-lavorazioni-sul-territorio-savonese.html