“Chi non conosce la verità è uno sciocco, ma chi, conoscendola, la chiama bugia, è un delinquente.”
Bertolt Brecht
E’ di oggi la notizia che il Tribunale di Milano ha condannato Google per aver pubblicato un video girato in una scuola, nel quale si vedeva un giovane affetto da autismo vessato da alcuni compagni di classe[1].
Il fattaccio avvenne nel 2006 in un Istituto Tecnico di Torino: la notizia ed il video fecero il “giro” del Web e, solo dopo, delle redazioni dei giornali.
Ricordiamo che quel video fu importante, per comprendere il livello di “bullismo” nel quale erano precipitate alcune scuole: seguirono quelli con le “pruderie”, le “attenzioni sessuali” – vere, false, presunte, poco importa, questo è la Magistratura a doverlo accertare – da parte d’allievi ed insegnanti.
La condanna, di per sé mite – 6 mesi con la condizionale – è stata inflitta a tre dirigenti di Google per non aver rispettato la privacy del ragazzo vessato, mentre non è stata riconosciuta la diffamazione dello stesso.
Lasciamo la vicenda processuale – i genitori del ragazzo avevano già ritirato la querela nei confronti degli imputati, mentre l’associazione ViviDown proseguirà in Appello per il reato di diffamazione – e scendiamo nel mondo di tutti i giorni, quello dove le botte sono botte e gli sputi pure.
Caliamoci nella parte del ragazzo: solo, impaurito, abbandonato, mentre i suoi aguzzini lo spintonano, lo picchiano, inframmezzando il tutto con saluti nazisti mentre vergano sulla lavagna il simbolo delle SS.
Prima di procedere, vediamo quali possono essere state le responsabilità della scuola, perché – come s’appurò in seguito – quel comportamento era abituale.
Fenomeni sporadici di violenza (contro se stessi, altri, ecc) possono avvenire ovunque ed è molto difficile essere presenti nell’attimo “fuggente”.
Ovvio che durante una lezione è responsabile il docente e, se non è addormentato o in trance, nulla avviene, poiché il docente ha tutti i mezzi per intervenire. Se non ha sufficiente carisma per affrontare la situazione, può sempre avvertire il Dirigente, che a sua volta dovrà prendere provvedimenti, fino a chiamare la Polizia.
E’ invece più difficile controllare i tempi di pausa, ossia l’intervallo oppure i cambi d’ora, poiché in quegli istanti i docenti si spostano da una classe all’altra, lasciandola “scoperta”. Pochi sapranno, però, che la sorveglianza dei corridoi è assegnata ai Collaboratori Scolastici (i bidelli) i quali non sono soltanto dei “frati scopini”.
Chi svilisce i bidelli di fronte agli allievi (purtroppo, talvolta avviene) commette dunque un grave errore, poiché mina l’autorità di chi ha un compito da portare a termine, ossia “supplire” nella sorveglianza mentre i docenti cambiano classe.
Il momento più pericoloso è sempre l’intervallo, perché i corridoi s’affollano e, qualora avvenga un’improvvisa colluttazione – pur mantenendo il proprio posto di sorveglianza in corridoio (ci sono appositi turni) – quando si riesce ad arrivare è sempre tardi.
Capitò molti anni fa nella mia scuola, quando due allievi si presero a botte per una questione di femmine: un dente rotto ed una mano sanguinante. Quel giorno non ero in servizio, ma mi raccontarono che tutto avvenne così fulmineamente che nulla si riuscì a fare.
Un caso più grave avvenne in una scuola non lontana – non citerò il luogo, perché la storia fu assai triste – quello di un ragazzo che, durante l’intervallo, attraversò di corsa la classe e si gettò nel vuoto dalla finestra aperta, uccidendosi. Il tutto, sotto gli occhi dell’insegnante che era seduta alla cattedra, che dovettero poi portare via, anch’ella, in ambulanza per lo choc subito.
La docente fu ovviamente assolta da qualsiasi responsabilità, poiché non si poteva assolutamente prevedere una cosa del genere. Se mai, sarebbe stato necessario ascoltare prima quel ragazzo, capire cosa lo agitava, ma si sa: voti ed interrogazioni hanno sempre la precedenza, con tanto di tabelle esplicative per la valutazione, mentre ascoltare qualsiasi cosa che non sia ripetere la lezione è un optional, che pochi praticano.
Tornando a bomba sul caso di Torino, si scoprì che quei comportamenti erano abituali: il poveretto, chissà da quanto tempo subiva botte ed angherie.
Chi interviene a salvarlo? Il docente? Il Preside? Un ispettore del Ministero? Miss Gelmini in persona? “Papi”?
No, chi lo salva è la colossale ignoranza e la spavalderia dei suoi aguzzini, i quali – non contenti – pubblicano il “frutto”, la prova provata della loro “virilità” nei confronti di una persona inerme. E, se non ci fosse stato Google (o chi per esso, nel senso dell’informazione), oggi quel povero ragazzo sarebbe ancora là a prender botte e sputi.
Ma, l’informazione, cos’è?
E’ una roba che se la prende, da un lato, con il Presidente del Consiglio – e non a torto – e dall’altro con la Magistratura e la “cattiva stampa”. Per noi, gente comune, bisogna perlomeno che ci passi sopra un camion e che dopo faccia retromarcia, per “fare notizia”.
Se non ci fosse stato quel filmato reso pubblico da Google – diamoci una sveglia, signori miei – nessuno si sarebbe accorto di niente: tante belle chiacchiere sul “bullismo”, fiumi di parole con l’autorevole intervento degli strizzacervelli e dei pedagogisti. Quel video, a differenza delle chiacchiere, inchioda.
Mi piacerebbe chiedere a quel ragazzo se quel filmato – indubbiamente difficile da “digerire”, poiché essere filmati alla berlina non fa piacere a nessuno – non ha cambiato la sua vita, almeno per quanto riguarda la sua vita scolastica.
Se così non fosse – ossia se le cose fossero continuate come prima – allora sarebbe la scuola a doversi giustificare ed, eventualmente, a pagare.
Invece, s’invoca la “privacy”.
Ma quale privacy? Quella di prender botte e star zitti?
I giornalisti che fotografarono i bambini vietnamiti che scappavano, con il napalm americano che mordeva loro la carne, rispettarono la “privacy” di quei poveretti, oppure ritennero che fosse di primaria importanza mostrare la mostruosità di quei bombardamenti?
Chi riesce, oggi, in Afghanistan, a raggiungere un villaggio appena “bonificato” dalle forze occidentali – nel quale si notano gli inequivocabili segni delle bombe a caduta libera o di quelle a grappolo – e filma l’orrore dei corpi straziati, dovrebbe forse porsi il dilemma di rispettare la “privacy” di quei cadaveri e dei loro congiunti?
Ci viene il sospetto che questo “richiamo alla privacy” sia il prodromo sin troppo acclarato di un rinnovato “me ne frego!”, di lontana memoria.
Mentre il Paese sta sprofondando nella melma, mentre non c’è più angolo della vita politica che non emetta soffocanti miasmi, il Presidente del Consiglio lancia invettive contro le intercettazioni, che mettono a nudo il groviglio d’interessi corrotti che stanno strangolando il Paese: noi, la gente italiana.
Il problema non è chi dà le botte oppure chi ruba sulla Sanità, non è neppure scoprire se ci sono persone che sono state probabilmente elette al Parlamento grazie alle “soffiate” dei mafiosi.
Il problema è che qualcuno possa scoprirlo.
Che qualcuno pubblichi, smascheri le “bordate mediatiche", mostri il centro dell’Aquila ancora ridotto in macerie. Che ci sia qualcuno che fotografa il viso di una madre sanguinante, perché i pretoriani romani sono saliti lassù, in Val di Susa, per far rispettare l’ordine imperiale.
Nella società dell’apparire, nessuna voce dissidente deve giungere all’udito delle persone: un mieloso, mellifluo cantico di benemerenze deve tutto circondare, quello dei “paladini del bene e della libertà”, l’ultimo miracoloso ritrovato del capataz di Arcore – probabilmente una costola di Mediaset – che dovranno contrastare il “pessimismo” degli italiani.
E, qualora i “paladini” si trovassero di fronte a filmati imbarazzanti – oggi un ragazzo picchiato, domani un assessore che intasca una mazzetta, dopodomani una telefonata dove si concorda un voto di scambio – s’invocherà la “privacy”.
Non dimenticherò mai che, sul cadavere d’Alfredino Rampi, si giocarono le fortune della P2 e, ahimè, le nostre simmetriche disgrazie.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Bertolt Brecht
E’ di oggi la notizia che il Tribunale di Milano ha condannato Google per aver pubblicato un video girato in una scuola, nel quale si vedeva un giovane affetto da autismo vessato da alcuni compagni di classe[1].
Il fattaccio avvenne nel 2006 in un Istituto Tecnico di Torino: la notizia ed il video fecero il “giro” del Web e, solo dopo, delle redazioni dei giornali.
Ricordiamo che quel video fu importante, per comprendere il livello di “bullismo” nel quale erano precipitate alcune scuole: seguirono quelli con le “pruderie”, le “attenzioni sessuali” – vere, false, presunte, poco importa, questo è la Magistratura a doverlo accertare – da parte d’allievi ed insegnanti.
La condanna, di per sé mite – 6 mesi con la condizionale – è stata inflitta a tre dirigenti di Google per non aver rispettato la privacy del ragazzo vessato, mentre non è stata riconosciuta la diffamazione dello stesso.
Lasciamo la vicenda processuale – i genitori del ragazzo avevano già ritirato la querela nei confronti degli imputati, mentre l’associazione ViviDown proseguirà in Appello per il reato di diffamazione – e scendiamo nel mondo di tutti i giorni, quello dove le botte sono botte e gli sputi pure.
Caliamoci nella parte del ragazzo: solo, impaurito, abbandonato, mentre i suoi aguzzini lo spintonano, lo picchiano, inframmezzando il tutto con saluti nazisti mentre vergano sulla lavagna il simbolo delle SS.
Prima di procedere, vediamo quali possono essere state le responsabilità della scuola, perché – come s’appurò in seguito – quel comportamento era abituale.
Fenomeni sporadici di violenza (contro se stessi, altri, ecc) possono avvenire ovunque ed è molto difficile essere presenti nell’attimo “fuggente”.
Ovvio che durante una lezione è responsabile il docente e, se non è addormentato o in trance, nulla avviene, poiché il docente ha tutti i mezzi per intervenire. Se non ha sufficiente carisma per affrontare la situazione, può sempre avvertire il Dirigente, che a sua volta dovrà prendere provvedimenti, fino a chiamare la Polizia.
E’ invece più difficile controllare i tempi di pausa, ossia l’intervallo oppure i cambi d’ora, poiché in quegli istanti i docenti si spostano da una classe all’altra, lasciandola “scoperta”. Pochi sapranno, però, che la sorveglianza dei corridoi è assegnata ai Collaboratori Scolastici (i bidelli) i quali non sono soltanto dei “frati scopini”.
Chi svilisce i bidelli di fronte agli allievi (purtroppo, talvolta avviene) commette dunque un grave errore, poiché mina l’autorità di chi ha un compito da portare a termine, ossia “supplire” nella sorveglianza mentre i docenti cambiano classe.
Il momento più pericoloso è sempre l’intervallo, perché i corridoi s’affollano e, qualora avvenga un’improvvisa colluttazione – pur mantenendo il proprio posto di sorveglianza in corridoio (ci sono appositi turni) – quando si riesce ad arrivare è sempre tardi.
Capitò molti anni fa nella mia scuola, quando due allievi si presero a botte per una questione di femmine: un dente rotto ed una mano sanguinante. Quel giorno non ero in servizio, ma mi raccontarono che tutto avvenne così fulmineamente che nulla si riuscì a fare.
Un caso più grave avvenne in una scuola non lontana – non citerò il luogo, perché la storia fu assai triste – quello di un ragazzo che, durante l’intervallo, attraversò di corsa la classe e si gettò nel vuoto dalla finestra aperta, uccidendosi. Il tutto, sotto gli occhi dell’insegnante che era seduta alla cattedra, che dovettero poi portare via, anch’ella, in ambulanza per lo choc subito.
La docente fu ovviamente assolta da qualsiasi responsabilità, poiché non si poteva assolutamente prevedere una cosa del genere. Se mai, sarebbe stato necessario ascoltare prima quel ragazzo, capire cosa lo agitava, ma si sa: voti ed interrogazioni hanno sempre la precedenza, con tanto di tabelle esplicative per la valutazione, mentre ascoltare qualsiasi cosa che non sia ripetere la lezione è un optional, che pochi praticano.
Tornando a bomba sul caso di Torino, si scoprì che quei comportamenti erano abituali: il poveretto, chissà da quanto tempo subiva botte ed angherie.
Chi interviene a salvarlo? Il docente? Il Preside? Un ispettore del Ministero? Miss Gelmini in persona? “Papi”?
No, chi lo salva è la colossale ignoranza e la spavalderia dei suoi aguzzini, i quali – non contenti – pubblicano il “frutto”, la prova provata della loro “virilità” nei confronti di una persona inerme. E, se non ci fosse stato Google (o chi per esso, nel senso dell’informazione), oggi quel povero ragazzo sarebbe ancora là a prender botte e sputi.
Ma, l’informazione, cos’è?
E’ una roba che se la prende, da un lato, con il Presidente del Consiglio – e non a torto – e dall’altro con la Magistratura e la “cattiva stampa”. Per noi, gente comune, bisogna perlomeno che ci passi sopra un camion e che dopo faccia retromarcia, per “fare notizia”.
Se non ci fosse stato quel filmato reso pubblico da Google – diamoci una sveglia, signori miei – nessuno si sarebbe accorto di niente: tante belle chiacchiere sul “bullismo”, fiumi di parole con l’autorevole intervento degli strizzacervelli e dei pedagogisti. Quel video, a differenza delle chiacchiere, inchioda.
Mi piacerebbe chiedere a quel ragazzo se quel filmato – indubbiamente difficile da “digerire”, poiché essere filmati alla berlina non fa piacere a nessuno – non ha cambiato la sua vita, almeno per quanto riguarda la sua vita scolastica.
Se così non fosse – ossia se le cose fossero continuate come prima – allora sarebbe la scuola a doversi giustificare ed, eventualmente, a pagare.
Invece, s’invoca la “privacy”.
Ma quale privacy? Quella di prender botte e star zitti?
I giornalisti che fotografarono i bambini vietnamiti che scappavano, con il napalm americano che mordeva loro la carne, rispettarono la “privacy” di quei poveretti, oppure ritennero che fosse di primaria importanza mostrare la mostruosità di quei bombardamenti?
Chi riesce, oggi, in Afghanistan, a raggiungere un villaggio appena “bonificato” dalle forze occidentali – nel quale si notano gli inequivocabili segni delle bombe a caduta libera o di quelle a grappolo – e filma l’orrore dei corpi straziati, dovrebbe forse porsi il dilemma di rispettare la “privacy” di quei cadaveri e dei loro congiunti?
Ci viene il sospetto che questo “richiamo alla privacy” sia il prodromo sin troppo acclarato di un rinnovato “me ne frego!”, di lontana memoria.
Mentre il Paese sta sprofondando nella melma, mentre non c’è più angolo della vita politica che non emetta soffocanti miasmi, il Presidente del Consiglio lancia invettive contro le intercettazioni, che mettono a nudo il groviglio d’interessi corrotti che stanno strangolando il Paese: noi, la gente italiana.
Il problema non è chi dà le botte oppure chi ruba sulla Sanità, non è neppure scoprire se ci sono persone che sono state probabilmente elette al Parlamento grazie alle “soffiate” dei mafiosi.
Il problema è che qualcuno possa scoprirlo.
Che qualcuno pubblichi, smascheri le “bordate mediatiche", mostri il centro dell’Aquila ancora ridotto in macerie. Che ci sia qualcuno che fotografa il viso di una madre sanguinante, perché i pretoriani romani sono saliti lassù, in Val di Susa, per far rispettare l’ordine imperiale.
Nella società dell’apparire, nessuna voce dissidente deve giungere all’udito delle persone: un mieloso, mellifluo cantico di benemerenze deve tutto circondare, quello dei “paladini del bene e della libertà”, l’ultimo miracoloso ritrovato del capataz di Arcore – probabilmente una costola di Mediaset – che dovranno contrastare il “pessimismo” degli italiani.
E, qualora i “paladini” si trovassero di fronte a filmati imbarazzanti – oggi un ragazzo picchiato, domani un assessore che intasca una mazzetta, dopodomani una telefonata dove si concorda un voto di scambio – s’invocherà la “privacy”.
Non dimenticherò mai che, sul cadavere d’Alfredino Rampi, si giocarono le fortune della P2 e, ahimè, le nostre simmetriche disgrazie.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
15 commenti:
Sulla 'privacy' stendo un velo pietoso, perchémai l'hanno chiamata con una parola inglese?
Forse perché non volevano spiegarsi bene.
Per le spiegazioni, ci penseranno i paladini?
Ma i 'paladini' metteranno camicie tutte uguali e di egual colore? Avranno una stessa divisa? e sopratutto, saranno già ladri e corruttori o li istruiranno dopo? All'istruzione ci penserà la mafia o la massoneria? Sarà Gelli a disegnare la divisa?
Cito parole tratte da Repubblica, secondo questo giornale, pronunciate direttamente da un signore di bassa statura che da 18 anni imperversa con ste cavolate: "Noi vogliamo restare liberi, amiamo la libertà. Siamo già tutti sottoposti al controllo dei telefoni e oggi è già uno stato di polizia. E' un sistema barbaro."
La prima cosa che mi viene alla mente è che se lui è il capataz il deus ex machina l'omnipotenziario da 18 anni a questa parte, come mai sembra che non ne sappia nulla?
Questa frase fa il paio con le dichiarazioni di 'brogli' quando fu eletto Prodi per un soffio, il bassa statura, che era il capataza anche allora e che aveva, con i suoi ministri, il totale e completo controllo delle fasi elettorali, disse che gli 'altri' avevano imbrogliato. Da che mondo è mondo i brogli li hanno fatti sempre chi il potere lo deteneva e non gli altri...ah! a proposito, qualsuno sa come è andato il riconteggio?
Se uno dice liberamente queste cose ed è creduto da anche una sola piccola parte dei cittadini, allora vuole dire vche siamo messi male, ben vengano allora i 'paladini' ad istruirci meglio, a farci 'cpaire' certe arditezze semantiche...perché a me ed a molti dei miei amici sembrano frasi senza senso ed anche un pelino 'pericolose'...
saluti.
GMG
Oramai la notizia non fa più notizia, le persone chiuse nel proprio guscio di paura e ipocrisia tollerano qualunque cosa.Tra eccessi di populismo c'è qualcuno (vedi Jacona ) che ancora fa buona televisione mettendo a nudo quella propaganda cosi ben orchestrata dal nostro governo.Purtroppo le immagini finiscono dopo quel centinaio di fotogrammi che ci regalano quello scampolo di emozioni che danno libero sfogo al nostro malessere, dopodichè, ritornando nel nostro guscio releghiamo tutto alla "normalità".Quanti casi come quello del ragazzo vessato dovremmo sopportare prima che le nostre coscenze si ribellino?Gli unici che possono fermare tutto ciò siamo noi, denunciando o oscurando certi atteggiamenti.Nel frattempo l' ultimo scandalo è scoppiato, un' altro Senatore della cosidetta repubblica si è scoperto sedere tra le istituzioni grazie ai voti dell' andrangheta con l' appoggio della quale ha potuto collezionare una truffa sull' iva(da noi pagata) di quasi 400 milini di euro che probabilmente andrà ad incidere notevolmente sulla prossima finanziaria dove non sapendo più dove tagliare penseranno di ridurre ancora di più il corpo docente e non, sostituendolo con delle telecamere per poter controllare quei ragazzi, i quali, quando avranno bisogno di parlare con qualcuno potranno sceglere tra chattare con il telefonino su facebook o accendere la tv sempre sullo stesso e guardarsi Maria De Filippi.Il mio sconforto è totale soprattutto se penso (scusate se lo ribadisco) che in mezzo a tutta questa "melma nostrana" c' è ancora chi reputa il degrado attuale figlio dell' immigrazione.
Tu Carlo scrivi:
"Nella società dell’apparire, nessuna voce dissidente deve giungere all’udito delle persone"
Che altro aggiungere a ciò e a quello che io stesso ho scritto nei commenti all'articolo precedente?
Solo due considerazioni.
La prima è che consolante leggere commenti come quelli di Roberto e Marco03.
Riconoscersi fra persone intrinsecamente oneste, credo che sia l'esercizio più importante (in questi nostri tempi di bugie e ruberie elette a sistema) che il "cittadino" possa mettere in atto.
La seconda considerazione è che per i magistrati italiani il lavoro è davvero improbo.
Dovunque infilino le mani delle loro inchieste trovano verminai orrendi, di costituzione recente o storicamente consolidata.
Prima che il Grandebugiardo ci tolga anche il diritto di conoscere (almeno a posteriori) quanto lor signori siano sporchi, c'è qualcuno che ha voglia di convincermi che questo sistema può ancora essere "riformabile" anziché sperare in una auto-distruzione per implosione?
Stato di polizia, dice lui.
Ed è vero, probabilmente, guardando a diversi processi in corso che nascono da abusi di agenti di polizia o carabinieri.
Ma ciò riguarda sempre e solo la povera gente, il disadattato, l'emarginato, il tossico-dipendente e MAI componenti del mondo politico-affaristico che ci avvolge come una "gelatina" disgustosa.
E allora ben venga YouTube o Google a fare l'abuso.
Se ho capito ciò che scrive Carlo, ben venga ogni denuncia che scoperchi vergogne, abusi e nefandezze del potere.
Di qualunque potere.
Ma siamo ancora in tempo per sperare?
Ieri avevo segnalato un link ad un articolo. Lo ripropongo perché trovo molto significativi i modi ed i toni che la malavita usa quando parla con i politici.
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/02/24/news/di_girolamo_e_i_clan-2408369/
Fabrizio
Le elezioni del 2006 mai mi convinsero per due ragioni:
1) Pur considerando la flessibilità dei sondaggi, è molto difficile che un vantaggio superiore al 5% si "perda" in un pomeriggio. I metodi sono quelli utilizzati in Germania per Di Girolamo, d'altro canto già spiegati da Nanni Moretti ne "Il portaborse".
2) Come mai Beppe Pisanu è scomparso dalla scena di governo? Eppure, era uno dei pochi "presentabili" del precedente governo Berlusconi. Cosa avvenne in quella agitata notte? Perché il flusso dei dati si arrestò nella notte, proprio in coincidenza di un (presunto?) tempestoso colloquio fra Papi e Pisanu? Prova ne sia che Pisanu fu "alienato": Papi, probabilmente, voleva la vittoria, Pisanu gli concesse un pareggio.
Oggi scontiamo danni che iniziarono in tempi lontani, quando un'associazione segreta riuscì a penetrare nelle "stanze" della Repubblica. Prima di Moro, a metà degli anni '70.
Quanto durerà?
Non credo ancora molto, ma a me spaventa il dopo. Sai che zanne hanno Montezemolo e Draghi?
Un movimento popolare di rinascita civile è lontano, lo ho ripetuto già tante volte: per ora possiamo solo assistere - agendo però nell'informazione - al degrado totale.
Ciao a tutti
Carlo
Nel mondo falsamente rovesciato, il vero è un momento del falso.
(Guy Debord da " La società dello spettacolo")
Google è un mezzo di comunicazione.PUNTO
Tutti i giorni i tg ci mostrano facce di gente uccisa, vilipendiata, stuprata, a torto o a ragione violando sitematicamente la privacy di chiunque.
I dirigenti di Google dovevano mostrare solo i bulli aguzzini e non la vittima? Forse.
Oppure consegnare immediatamente il video alla polizia postale? Si, si poteva.
Ma quale sarebbe stato il tempo di reazione delle forze dell'ordine e dell' opinione pubblica?
A mio avviso, blachskull, è stato meglio così: certo, non avremo mai la controprova. Però, i responsabili furono puniti ed il ragazzo protetto: in questo caso, l'informazione ha fatto il suo dovere, pur dovendo mostrare l'offeso in una luce di certo poco gradevole.
Si poteva fare di più e meglio? Forse. Giungere ad una condanna, però, mi sembra un poco sinistro, quasi un tintinnio di manette per chi vuole fare informazione.
Ciao e grazie
Carlo Bertani
Stanno tornando i porti delle nebbie, in alcuni tribunali e procure italiani.
Storicamente Roma-Padrona e il caso Squillante/Toro ne e' un esempio.
Serve convincersi quindi che pezzi importanti della magistratura sono funzionali, anzi sistemici fin dai tempi dell'imposta unita d'italia.
E serve anche convincersi che occorre darsi da fare per difendere l'altra parte - che secondo me e' maggioritaria- della magistratura senza la cui opera l'italia non avrà nessuna possibilità di alzarsi in tempi abbaqstanza brevi.
La notizia di questo post fa il paio- non come effetti- con quella dell'esclusione da scuola di tutti gli altri diversi..
ma solo per la vicinanza temporale: si può affermare che sta diventando la normalità.
E il potere sta facendo di tutto per cucire il vestito su misura a tutta una serie di atrocità civili appunto normalizzandole.
Sulle elzioni 2006 c'e' un bellissimo film/documento di Enrico Deaglio molto vicino alla realtà.
Doc
"Oggi scontiamo danni che iniziarono in tempi lontani, quando un'associazione segreta riuscì a penetrare nelle "stanze" della Repubblica. Prima di Moro, a metà degli anni '70."
potresti spiegarti, entro i limiti dati da mammagoogle ?
Troverai - Mike - qualche riferimento on line su "la strage di stato", dove s'inizia a capire che corpi separati dello stato tramarono contro lo stato stesso.
Poi, ci furono le BR ed ebbero una buona "scusa" per aumentare la dose d'infiltrazione. Dopo Moro ci fu l'apoteosi.
Spero che questi pochi riferimenti ti consentano d'imbastire una ricerca personale su quegli eventi, perché non si tratta dello spazio di Google: qui, sarebbe necessario un libro.
Prova a cercare:
Ledeen Moro
Maletti Miceli La Bruna
Gelli commissione P2
Comunque, fatti sentire se hai dei dubbi.
Ciao
Carlo Bertani
Di fronte a problemi complessi, la prima soluzione deve essere semplice, altrimenti si corre il rischio di rincorrere sempre il mutare degli eventi.
E' ovvio che il rapporto fra informazione ed educazione segue un processo "evolutivo" - virgoletto per chiarire che evolutivo non è sinonimo di migliore - ma noi viviamo dall'interno il fenomeno, anche quando lo analizziamo.
Potremmo affermare una "simbiosi dinamica".
In questo caso, a mio parere la prima istanza è quella di garantire comunque l'informazione, poiché quel video - a dirla tutta - ha salvato quel ragazzo dalle botte.
Se, invece, dovessimo cercare soluzioni di più ampio respiro non potremmo trovarle, poiché il vulnus viene dall'alto.
In quale Paese il presidente del Consiglio - gestore di concessione pubblica - è anche il principale editore di riferimento?
Già qui casca l'asino.
In realtà, sempre partendo da cose semplici, questa sentenza finisce proprio per mandare un sinistro segnale a chi desidera fare informazione senza essere "targato". Tutto qui.
Saluti
Carlo Bertani
come spesso capita, ti ho citato
http://controinformoperdiletto.blogspot.com/2010/02/sabato-27-col-popolo-viola.html
succede spesso che io pensi di scrivere di una cosa e tu lo hai già fatto, tanto che ormai prima guardo sul tuo blog....
Carlo ti sei dimenticato di me e della scommessa?
Io sono per una nuova scegli tu la scadenza della prossima. Tanto il Berlusca va spedito verso il poterte assoluto.
Poi sarebbe bello se tu scrivessi un articolo sulla nuova carriera degli insegnanti che prevederà insegnanti di Seria A, serie B e serie C.
Ciao
p.s.
Come il regime mussolinioano cadde per la sconfitta in guerra, come cadrà il regime berlusconiano?
Io sono solo un cadetto di Guascogna,
ma la gente che non sogna non la sopporto...
http://www.youtube.com/watch?v=aznmbLLacfY
Possibile che non sentiate già il rombo della valanga che li travolgerà?
Nonostante tutto - prescrizione per Mills- la valanga si è messa in moto..
Doc
Grazie Cugino per la tua diffusione dei miei scritti.
orazio, le Idi di marzo non sono ancvora giunte: non dire quattro se non ce l'hai nel sacco, come ti ha ricordato Fabrizio/doc.
Divertitevi con il prossimo, che vado a pubblicare.
Carlo
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