Principe,
quale meraviglia e quale onore, aver appreso che ci allieterà, al prossimo Festival di Sanremo, con la sua presenza. Mancava, veramente ci mancava.
L’aver saputo, poi, che non sarà presente come ospite bensì come concorrente, ci ha esaltato il cuore: l’erede al trono d’Italia che scende fra gli umili mortali per concorrere – senza raccomandazioni, beninteso! – con le migliori ugole d’Italia! Un solo dubbio: al suo ingresso sul palco, suoneranno la Marcia Reale?
Leggendo la sua confessione, maturata prima di prendere la ferale decisione, l’emozione ci ha sopraffatto: ha scritto lei stesso la canzone che canterete! Lei, Pupo ed il tenore Luca Canonici: speriamo, almeno, nel tenore.
Visto che è precipitosamente corso a Parigi per prendere lezioni di musica – lo sa che, un tempo, il Belpaese era la terra della musica? – e quindi non ci ascolterà, preso come sarà fra la chiave di tenore e qualche bequadro che “scappa” sempre, spiegheremo noi, con umiltà, la nobile decisione.
Lei ha scritto una canzone mentre era a Roma a preparare, con l’immancabile Pupo, una serie di trasmissioni televisive chiamate “I Raccomandati”. Proprio lupus in fabula, è il caso di dirlo.
Così, nelle solinghe serate romane – ha provato a telefonare a papà? Se era solo…beh…lui è nel “giro” e qualcosa le rimediava…– ha preso carta e penna ed ha scritto una testimonianza…ma che diciamo…un’ode all’Italia, Paese amorevole, gioioso, comprensivo…di tutto di più. Titolo, ovvio: “Italia amore mio”.
Poi, al ristorante, l’ha fatta leggere a Pupo il quale – subito esaltato dal real libretto – ha preso la chitarra e ne ha tratto un’ode celestiale, tanto da farla correre subito a Parigi dalla maestra di piano. Certo, con un critico musicale come Pupo, non si possono fare brutte figure. Confidiamo, nuovamente, nel tenore.
Dato che lei – ci permetta – è appena entrato nel mondo della musica e della canzone, la vorremmo rassicurare: già parecchi anni or sono, un menestrello genovese – tal Ivano Fossati – aveva sentenziato che, oggi, “fare tutto è un’esigenza”. Sicché, non ha troppo da preoccuparsi per la sua esibizione: possiamo anticiparle che, sicuramente, negli anni abbiamo ascoltato cose ben peggiori.
Ciò che più ci incuriosisce – Principe – sono i contenuti dell’ode italica da lei vergata, perché ci chiediamo quale Italia avrà visto: ma, l’ha vista – lei – l’Italia? Sa almeno leggere l’italiano? Lo speriamo vivamente.
Eh sì, perché questo Paese comprensivo, dove tutto s’aggiusta sempre, è lo stesso dove è stato fatto scendere dal treno un handicappato grave (senza braccia!) poiché non era riuscito a comprare il biglietto alle macchinette a terra. Sì, Principe, fatto scendere anche se mostrava, nel taschino, i soldi per pagare il biglietto! Se vorrà prendere atto del misfatto, legga, legga il collegamento in nota[1].
Le Ferrovie si sono scusare, sì, ma solo per “l’eventuale” umiliazione subita: “eventuale”. Ha capito, Principe? Provi lei a prendere un treno senza braccia e vedrà quali “eventualità” incontrerà sulle Ferrovie Italiane e questo – è bene dirlo – non per sola colpa del personale, ma soprattutto per i “lavaggi del cervello” che subiscono affinché non vada perso manco un centesimo. Se, poi, il treno ritarda di mezzora, che problema c’è? Nei piccoli paesi s’aspetta, come nei giorni scorsi, a -10° con le stazioni chiuse. Se il treno ha due ore di ritardo, lo si sopprime, così il problema è risolto: uno spunto per una nuova canzone?
Se vorrà fare un intero ellepi – mi creda – di materiale ce n’è, in abbondanza.
Recentemente, la Corte dei Conti[2] (che qualcuno vorrebbe eliminare o depotenziare) ha comunicato che le truffe ai danni dell’Unione Europea, quest’anno, sono state pari a 153 milioni di euro. Il trucco, caro Principe, si spiega in breve.
Siccome i finanziamenti che utilizzano i fondi europei – e questo solo in Italia – devono “passare” all’approvazione delle Regioni e delle Province, è chiaro che ciascuno vorrà la sua parte. Se, ad esempio, chiedo un finanziamento per impiantare un panificio e devo corrispondere il 20% a Caio, il 15% a Tizio ed il 10% a più Semproni, alla fine mi resteranno giusto i soldi per fare un capannone. E il resto? Non arriverà mai! Viaggi, percorra l’Italia dei capannoni abbandonati, è da decenni che se ne costruiscono, ovunque! Poi, provi a cantarla. Suggeriamo il titolo “Due cuori e un capannone”, ma siamo certi che l’amico Pupo saprà far di meglio.
Speriamo che lei abbia trascorso un sereno Natale: noi, italiani, abbiamo atteso trepidando la tredicesima per metterla da parte per il mutuo, mentre il Governo ha incassato quasi 5 miliardi dallo “Scudo Fiscale”. Non conosce il termine? Glielo spiego in un attimo.
Un certo signor Tremonti, che da quasi un decennio gestisce l’economia italiana, lasciò per anni che gli italiani – non tutti certo, solo i ricchi, quelli che grazie alla false fatturazioni riescono a frodare il fisco – portassero i loro “sudati” risparmi nei paradisi fiscali. Poi venne la crisi finanziaria, e quei soldi servivano in Italia: che fare?
Presto fatto: basta pagare il 5% e tutto rientra, compresa la non perseguibilità dei reati fiscali commessi su quei soldi! Il giochino, poi, proseguirà quando quei soldi – in Italia – avranno fruttato: invece di pagare circa il 40% di tasse, li esporteranno nuovamente all’estero! Ogni volta, un 35% secco di guadagno!
Ma torniamo all’Arte, quella con la “A” maiuscola, al 60° genetliaco del Festival della Canzone Italiana: già, canzone…comprendiamo che, per i suoi nobili natali, sia stato concesso uno strappo alla regola.
Un tenore, eh, Principe?
No, non dica che è già successo, perché Canonici non è certo Pavarotti ma, soprattutto, lei tutto ci sembra meno che Zucchero o Sting: non mescoliamo la farina con la crusca, per favore.
Inoltre, dovremmo domandarci quanto questo Festival della Canzone Italiana sia veramente degli italiani, oppure sia una vetrina del peggio.
Eh sì, Principe, perché mentre lei era lontano dall’Italia, affaccendato con le sue banche svizzere, qui in Italia una bella stagione di canzoni e di musica l’abbiamo avuta: lei non sa nulla, vero? Ma, Pupo, non le ha raccontato niente? Ah, forse perché gli sarebbe stato difficile rispondere alla sua domanda, ovvero: “Ma tu, Pupo, dov’eri?”
Già, dov’era Pupo? Avevamo di meglio.
Ora che è libero fringuello e gira per l’Italia, potrà toccare con mano che in tante cittadine liguri (e non solo) fioriscono piazze, vie, piazzette…dedicate a Fabrizio De André. Speriamo che lei, leggendo, non rammenti il Manzoni e lo parafrasi, al punto di chiedere a Pupo “chi era costui?”, perché tutti gli italiani lo sanno. Ma…sa chi fu Alessandro Manzoni?
Le basti sapere che De André è considerato uno dei maggiori poeti italiani del ‘900: per qualcuno il migliore, per altri se la gioca con Montale. Non sono certo queste “graduatorie” ad interessarci: roba da Festival di Sanremo. No, qui si parla d’Arte, al punto che Fernanda Pivano – allieva di Cesare Pavese – giunse a dire che “Bob Dylan era il De André americano”. Il che, soppesando i parallelismi fra le due culture, non fa una grinza.
Oppure, digiti su Google “cantastorie di Pàvana” ed osservi cosa esce: clicchi pure in alto, sul primo collegamento.
Francesco Guccini rimane il testimone di una generazione e della sua storia, ma seppe andar oltre, seppe congiungere le generazioni, le storie, le vite, i luoghi. Anch’egli amava l’Italia…oh, come l’ha amata…ma si è ritirato nel suo eremo di Pàvana, sull’Appennino a lui caro. Scrive, ogni tanto pubblica qualcosa, storie che non sono mai noiose o scontate.
Entrambi non ebbero mai la pensata di scrivere un’ode all’Italia, eppure l’amarono nei loro versi.
Chi invece la scrisse una canzone per l’Italia, “l’Italia liberata”, fu Francesco de Gregori, ma non so se si riconoscerebbe in quelle rime: lei, è uno svizzero prestato a casa Savoia. Dalla quale ci “liberammo”.
Così come non potrebbe mai comprendere un verso di De Gregori come “…confonde la giustizia con il Carnevale…”: vero che non le dice nulla? Eh, lo crediamo bene: lei non sa chi è Corrado Carnevale, il giudice ammazzasentenze!
Sarebbe ingiusto ricordare solo questi tre cantautori, perché ve ne furono tanti altri: il “professor” Vecchioni, il quale ricordava agli eroi che “giunti al mare, non c’è più nulla da conquistare”, il raffinato musicista genovese Fossati e la sua “Pianta del tè”, il menestrello Branduardi, il giullare Dalla, che si divertì a toccare i vertici della poesia in “Com’è profondo il mare”. E poi tanti altri…la ricerca di una musica rock italiana: la Premiata Forneria Marconi, gli Area…la canzone popolare…i Tazenda, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e tutta la “banda” napoletana, dai Bennato a James Senese, da Alan Sorrenti a Pino Daniele…
E quanti, quanti ne dimentichiamo!
Come dice, Principe, a quanti festival della Canzone Italiana parteciparono? Quanti vinsero?
A parte qualche fugace apparizione, quasi nessuno di quelle persone salì sul palco dell’Ariston, almeno in quegli anni. Per lei non significherà nulla, ma s’immagina – all’indomani della tragedia di Seveso – se Antonello Venditti avesse lanciato alla platea dell’Ariston il suo “risarciteci i cuori!”? Lei sa cosa fu Seveso, vero?
No, Principe, per loro ci fu sempre e soltanto la “riserva indiana” del Premio Tenco per la canzone “d’autore”. Ma, se la logica non m’ha completamente abbandonato, quando si definisce “canzone d’autore” quella del Tenco, dovremmo chiederci: all’Ariston, cosa va in scena? Il festival dei figli di nessuno? Tertium non datur. O no? Capisce il Latino?
Così è la storia – Principe – e, se avrà modo di capire un po’ di più l’Italia, comprenderà che questa nazione ha completamente cancellato una generazione, ovunque: dalla politica alla canzone, in egual modo.
Siccome quei grandi nomi avrebbero, con la sola loro presenza, oscurato chiunque – perché erano poeti – si decise che quelli erano dei “pazzarielli”: sa, Principe, cos’è per Napoli “O’ Pazzariell’”?
E’ una persona che, in quanto assunto come pazzo, può raccontare la verità: tutto qui. E, siccome questo è il Paese del quale uno dei suoi più grandi scrittori – Leonardo Sciascia – sentenziò che è “senza memoria e senza verità”, tutto ciò che è vero dev’essere confinato, giacché non si può assumerlo come falso, ma nemmeno si può raccontare. Un Limbo? Faccia lei.
Perciò, quando salirà sul palco dell’Ariston, rammenti queste parole e rifletta sul destino che questo Paese – da lei, a suo dire, tanto amato – le ha riservato: un posto di serie B, per quelli che di serie A non potranno mai essere. Cane, Princeps.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
quale meraviglia e quale onore, aver appreso che ci allieterà, al prossimo Festival di Sanremo, con la sua presenza. Mancava, veramente ci mancava.
L’aver saputo, poi, che non sarà presente come ospite bensì come concorrente, ci ha esaltato il cuore: l’erede al trono d’Italia che scende fra gli umili mortali per concorrere – senza raccomandazioni, beninteso! – con le migliori ugole d’Italia! Un solo dubbio: al suo ingresso sul palco, suoneranno la Marcia Reale?
Leggendo la sua confessione, maturata prima di prendere la ferale decisione, l’emozione ci ha sopraffatto: ha scritto lei stesso la canzone che canterete! Lei, Pupo ed il tenore Luca Canonici: speriamo, almeno, nel tenore.
Visto che è precipitosamente corso a Parigi per prendere lezioni di musica – lo sa che, un tempo, il Belpaese era la terra della musica? – e quindi non ci ascolterà, preso come sarà fra la chiave di tenore e qualche bequadro che “scappa” sempre, spiegheremo noi, con umiltà, la nobile decisione.
Lei ha scritto una canzone mentre era a Roma a preparare, con l’immancabile Pupo, una serie di trasmissioni televisive chiamate “I Raccomandati”. Proprio lupus in fabula, è il caso di dirlo.
Così, nelle solinghe serate romane – ha provato a telefonare a papà? Se era solo…beh…lui è nel “giro” e qualcosa le rimediava…– ha preso carta e penna ed ha scritto una testimonianza…ma che diciamo…un’ode all’Italia, Paese amorevole, gioioso, comprensivo…di tutto di più. Titolo, ovvio: “Italia amore mio”.
Poi, al ristorante, l’ha fatta leggere a Pupo il quale – subito esaltato dal real libretto – ha preso la chitarra e ne ha tratto un’ode celestiale, tanto da farla correre subito a Parigi dalla maestra di piano. Certo, con un critico musicale come Pupo, non si possono fare brutte figure. Confidiamo, nuovamente, nel tenore.
Dato che lei – ci permetta – è appena entrato nel mondo della musica e della canzone, la vorremmo rassicurare: già parecchi anni or sono, un menestrello genovese – tal Ivano Fossati – aveva sentenziato che, oggi, “fare tutto è un’esigenza”. Sicché, non ha troppo da preoccuparsi per la sua esibizione: possiamo anticiparle che, sicuramente, negli anni abbiamo ascoltato cose ben peggiori.
Ciò che più ci incuriosisce – Principe – sono i contenuti dell’ode italica da lei vergata, perché ci chiediamo quale Italia avrà visto: ma, l’ha vista – lei – l’Italia? Sa almeno leggere l’italiano? Lo speriamo vivamente.
Eh sì, perché questo Paese comprensivo, dove tutto s’aggiusta sempre, è lo stesso dove è stato fatto scendere dal treno un handicappato grave (senza braccia!) poiché non era riuscito a comprare il biglietto alle macchinette a terra. Sì, Principe, fatto scendere anche se mostrava, nel taschino, i soldi per pagare il biglietto! Se vorrà prendere atto del misfatto, legga, legga il collegamento in nota[1].
Le Ferrovie si sono scusare, sì, ma solo per “l’eventuale” umiliazione subita: “eventuale”. Ha capito, Principe? Provi lei a prendere un treno senza braccia e vedrà quali “eventualità” incontrerà sulle Ferrovie Italiane e questo – è bene dirlo – non per sola colpa del personale, ma soprattutto per i “lavaggi del cervello” che subiscono affinché non vada perso manco un centesimo. Se, poi, il treno ritarda di mezzora, che problema c’è? Nei piccoli paesi s’aspetta, come nei giorni scorsi, a -10° con le stazioni chiuse. Se il treno ha due ore di ritardo, lo si sopprime, così il problema è risolto: uno spunto per una nuova canzone?
Se vorrà fare un intero ellepi – mi creda – di materiale ce n’è, in abbondanza.
Recentemente, la Corte dei Conti[2] (che qualcuno vorrebbe eliminare o depotenziare) ha comunicato che le truffe ai danni dell’Unione Europea, quest’anno, sono state pari a 153 milioni di euro. Il trucco, caro Principe, si spiega in breve.
Siccome i finanziamenti che utilizzano i fondi europei – e questo solo in Italia – devono “passare” all’approvazione delle Regioni e delle Province, è chiaro che ciascuno vorrà la sua parte. Se, ad esempio, chiedo un finanziamento per impiantare un panificio e devo corrispondere il 20% a Caio, il 15% a Tizio ed il 10% a più Semproni, alla fine mi resteranno giusto i soldi per fare un capannone. E il resto? Non arriverà mai! Viaggi, percorra l’Italia dei capannoni abbandonati, è da decenni che se ne costruiscono, ovunque! Poi, provi a cantarla. Suggeriamo il titolo “Due cuori e un capannone”, ma siamo certi che l’amico Pupo saprà far di meglio.
Speriamo che lei abbia trascorso un sereno Natale: noi, italiani, abbiamo atteso trepidando la tredicesima per metterla da parte per il mutuo, mentre il Governo ha incassato quasi 5 miliardi dallo “Scudo Fiscale”. Non conosce il termine? Glielo spiego in un attimo.
Un certo signor Tremonti, che da quasi un decennio gestisce l’economia italiana, lasciò per anni che gli italiani – non tutti certo, solo i ricchi, quelli che grazie alla false fatturazioni riescono a frodare il fisco – portassero i loro “sudati” risparmi nei paradisi fiscali. Poi venne la crisi finanziaria, e quei soldi servivano in Italia: che fare?
Presto fatto: basta pagare il 5% e tutto rientra, compresa la non perseguibilità dei reati fiscali commessi su quei soldi! Il giochino, poi, proseguirà quando quei soldi – in Italia – avranno fruttato: invece di pagare circa il 40% di tasse, li esporteranno nuovamente all’estero! Ogni volta, un 35% secco di guadagno!
Ma torniamo all’Arte, quella con la “A” maiuscola, al 60° genetliaco del Festival della Canzone Italiana: già, canzone…comprendiamo che, per i suoi nobili natali, sia stato concesso uno strappo alla regola.
Un tenore, eh, Principe?
No, non dica che è già successo, perché Canonici non è certo Pavarotti ma, soprattutto, lei tutto ci sembra meno che Zucchero o Sting: non mescoliamo la farina con la crusca, per favore.
Inoltre, dovremmo domandarci quanto questo Festival della Canzone Italiana sia veramente degli italiani, oppure sia una vetrina del peggio.
Eh sì, Principe, perché mentre lei era lontano dall’Italia, affaccendato con le sue banche svizzere, qui in Italia una bella stagione di canzoni e di musica l’abbiamo avuta: lei non sa nulla, vero? Ma, Pupo, non le ha raccontato niente? Ah, forse perché gli sarebbe stato difficile rispondere alla sua domanda, ovvero: “Ma tu, Pupo, dov’eri?”
Già, dov’era Pupo? Avevamo di meglio.
Ora che è libero fringuello e gira per l’Italia, potrà toccare con mano che in tante cittadine liguri (e non solo) fioriscono piazze, vie, piazzette…dedicate a Fabrizio De André. Speriamo che lei, leggendo, non rammenti il Manzoni e lo parafrasi, al punto di chiedere a Pupo “chi era costui?”, perché tutti gli italiani lo sanno. Ma…sa chi fu Alessandro Manzoni?
Le basti sapere che De André è considerato uno dei maggiori poeti italiani del ‘900: per qualcuno il migliore, per altri se la gioca con Montale. Non sono certo queste “graduatorie” ad interessarci: roba da Festival di Sanremo. No, qui si parla d’Arte, al punto che Fernanda Pivano – allieva di Cesare Pavese – giunse a dire che “Bob Dylan era il De André americano”. Il che, soppesando i parallelismi fra le due culture, non fa una grinza.
Oppure, digiti su Google “cantastorie di Pàvana” ed osservi cosa esce: clicchi pure in alto, sul primo collegamento.
Francesco Guccini rimane il testimone di una generazione e della sua storia, ma seppe andar oltre, seppe congiungere le generazioni, le storie, le vite, i luoghi. Anch’egli amava l’Italia…oh, come l’ha amata…ma si è ritirato nel suo eremo di Pàvana, sull’Appennino a lui caro. Scrive, ogni tanto pubblica qualcosa, storie che non sono mai noiose o scontate.
Entrambi non ebbero mai la pensata di scrivere un’ode all’Italia, eppure l’amarono nei loro versi.
Chi invece la scrisse una canzone per l’Italia, “l’Italia liberata”, fu Francesco de Gregori, ma non so se si riconoscerebbe in quelle rime: lei, è uno svizzero prestato a casa Savoia. Dalla quale ci “liberammo”.
Così come non potrebbe mai comprendere un verso di De Gregori come “…confonde la giustizia con il Carnevale…”: vero che non le dice nulla? Eh, lo crediamo bene: lei non sa chi è Corrado Carnevale, il giudice ammazzasentenze!
Sarebbe ingiusto ricordare solo questi tre cantautori, perché ve ne furono tanti altri: il “professor” Vecchioni, il quale ricordava agli eroi che “giunti al mare, non c’è più nulla da conquistare”, il raffinato musicista genovese Fossati e la sua “Pianta del tè”, il menestrello Branduardi, il giullare Dalla, che si divertì a toccare i vertici della poesia in “Com’è profondo il mare”. E poi tanti altri…la ricerca di una musica rock italiana: la Premiata Forneria Marconi, gli Area…la canzone popolare…i Tazenda, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e tutta la “banda” napoletana, dai Bennato a James Senese, da Alan Sorrenti a Pino Daniele…
E quanti, quanti ne dimentichiamo!
Come dice, Principe, a quanti festival della Canzone Italiana parteciparono? Quanti vinsero?
A parte qualche fugace apparizione, quasi nessuno di quelle persone salì sul palco dell’Ariston, almeno in quegli anni. Per lei non significherà nulla, ma s’immagina – all’indomani della tragedia di Seveso – se Antonello Venditti avesse lanciato alla platea dell’Ariston il suo “risarciteci i cuori!”? Lei sa cosa fu Seveso, vero?
No, Principe, per loro ci fu sempre e soltanto la “riserva indiana” del Premio Tenco per la canzone “d’autore”. Ma, se la logica non m’ha completamente abbandonato, quando si definisce “canzone d’autore” quella del Tenco, dovremmo chiederci: all’Ariston, cosa va in scena? Il festival dei figli di nessuno? Tertium non datur. O no? Capisce il Latino?
Così è la storia – Principe – e, se avrà modo di capire un po’ di più l’Italia, comprenderà che questa nazione ha completamente cancellato una generazione, ovunque: dalla politica alla canzone, in egual modo.
Siccome quei grandi nomi avrebbero, con la sola loro presenza, oscurato chiunque – perché erano poeti – si decise che quelli erano dei “pazzarielli”: sa, Principe, cos’è per Napoli “O’ Pazzariell’”?
E’ una persona che, in quanto assunto come pazzo, può raccontare la verità: tutto qui. E, siccome questo è il Paese del quale uno dei suoi più grandi scrittori – Leonardo Sciascia – sentenziò che è “senza memoria e senza verità”, tutto ciò che è vero dev’essere confinato, giacché non si può assumerlo come falso, ma nemmeno si può raccontare. Un Limbo? Faccia lei.
Perciò, quando salirà sul palco dell’Ariston, rammenti queste parole e rifletta sul destino che questo Paese – da lei, a suo dire, tanto amato – le ha riservato: un posto di serie B, per quelli che di serie A non potranno mai essere. Cane, Princeps.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
[1] Vedi: http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/cronaca/ragazzo-braccia/ragazzo-braccia/ragazzo-braccia.html
[2] Vedi: http://www.repubblica.it/2009/12/sezioni/politica/fondi-comunitari/fondi-comunitari/fondi-comunitari.html
17 commenti:
Le famiglie Savoy e Berlusca potrebbero unirsi con una serie di matrimoni incorciati, (necessariamente prolifici) Berlusca potrebbe essere adottato dal principe. Con una sapiente campagna mediatica il popolo italiano, già rimbambito a dovere, sarebbe stordito e ottenebrato ed accetterebbe che l'Italia si trasformasse in un regno i cui il re sarebbe Berlusca con diritto di successione nella nuova famiglia Berlusca-Savoy.
Può sembrare uno scherzo, ma se un paese sopporta gli sproloqui di chi dice che ha diminuito le tasse senza spernacchiarlo, può digerire tutto, basta bombardarlo a dovere con le armate mediatiche.
Ciao Carlo, hai scritto un pezzo piacevole. Alle idi di Marzo, dopo il caffè che berrò alla tua salute, scriverai un pezzo sulla mente debole degli italiani?
Orazio
Rileggendo la notizia del "ragazzo del treno" ed il commento di Orazio all'articolo, mi viene da fare da fare una considerazione.
In questo paese il fascismo si è fatto strada nell'animo della gente comune in modo inesorabile.
E l'animo umano è come il pesce: se si vuol capire quanto è marcio bisogna annusare cominciando dalla testa...
Berlusconi prima o poi morirà, quello che temo è che il "berlusconismo" si sia impossessato dei corpi e delle menti degli italioti come una piovra.
Al solito per capire cosa è successo bisogna ricorrere alla cultura. Nanni Moretti nel "Caimano" disse già tutto.
Berlusconi ha già vinto fin da quando gli hanno permesso di cambiare le priorità morali ed il cuore della gente con le sue televisioni.
Mentre i grandi strateghi della "sinistra" stavano a guardare attoniti l'uragano che ha distrutto definitivamente un Paese e una cultura.
Anzi questa nomenclatura politica, immonda e traditrice di milioni di uomini e donne che meritavano ben altri dirigenti, da troppo tempo (sempre?) è stato il terminale politico delle élite economiche europee che scelsero proprio Berlusconi per svolgere il compito di manipolatore delle menti italiote.
Certo ebbe un grande incidenza la mafia, ma non riconoscere il ruolo della politica nello sviluppo del berlusconismo è, secondo me, un errore grave.
Il fatto che fu Bettino Craxi il padrino politico del Grandebugiardo la dice lunga. Come del resto va ricordato l'appoggio evidente della sinistra democristiana e di certi settori del PCI guidati da un certo Giorgio Napolitano.
Ho il cuore stretto in una morsa di sofferenza nel considerate la "sinistra" come responsabile ed attore primo della manipolazione delle menti del popolo e spero sempre che qualcuno mi dimostri il contrario...
Io vedo invece un diverso scenario, ossia una vicenda "bulgara", dove un ex re diventa primo ministro. Non è da sottovalutare questo rischio, perché Berluskaiser non ha eredi: come Ugolino, li mangia uno dopo l'altro.
Dovrebbe però fermarsi di fronte a chi è "Unto" più di lui, a patto di controllarlo, ovviamente. E' uno scenario che fa gelare il sangue: la presenza a Sanremo del regal rampollo non è casuale.
Tutto ciò è possibile perché, da decenni, la sinistra ha sposato i valori borghesi: c'è poco da aggiungere.
Pensiamo a cosa sono diventati i vertici sindacali.
Guardano le stesse TV, leggono degli stessi personaggi e non hanno più un ideale che li protegga. Persino la Chiesa (pur claudicante...) finisce per essere più pregna di "sostanza", e talvolta prova ad alzare la testa.
Sono più pungenti certi preti che stuoli d'insulsi parlamentari.
Per questo scrissi che bisogna spegnere definitivamente la televisione: da lì il cancro è partito, solo annullandola si può iniziare a disintossicarsi. E quanto tempo rimane per fare mille cose.
Sempre di più, penso che l'Italia si rigenererà solo quando avrà passato chissà quai forche caudine. Una catrsi, certo, ma a quale prezzo? Da certi abissi è difficile risalire: solo l'acqua può, colmandoli, consentire la risalita. A patto di saper nutare: bene ed a lungo.
Ciao a tutti
Carlo
Ho impiegato un pò a capire chi fosse il principe, ultimamente dormo poco (il piccolo piange) e i congresso dell' IDV mi ha impegnato con altri cantastorie, seppur conditi da alcune piacevoli sorprese vedi le dichiarazioni di De Magistris con il suo forte richiamo a non costruire la classe dirigente sulle tessere e al dapprima coraggioso Genchi che finalmente dice qualcosa che tutti sanno e nessuno dice e poi si rimangia vigliaccamente le sue dichiarazioni. Comunque, grazie a mia moglie ho capito chi è il principe , sia Sanremo che il gossip li seguo poco e comunque non mi sorprende questa nuova trovata che restituisce e rigenera l' ignoranza di un popolo che non sa più distinguere tra un menestrello e un cantautore, tra un politico e un politicante, tra un ladro e un gentiluomo.Caro Orazio vorrei permettermi di dirti che, non sarei più tanto sicuro della tua vittoria, la lettera depositata da Ciancimino al processo Mori sa prorpio di bomba, convengo invece che anche se sarà destituito il nostro Burlone capo e la sua immagine ci accompagnerà nei secoli proprio come i Savoia o Mussolini che deposti a loro tempo piano piano, si riaffacciano in maniera prepotente sempre amati da un popolo di rincitrulliti come noi Ciao a tutti!
Caro Marco,
come ben sai non condivido, pur rispettandole, le tue "vicinanze" politiche. Sappi, però, che con questa aperta dichiarazione sulla scommessa, ti toccherà tirare fuori 45 cent, se perderemo!
Ciao
Carlo
Carlo noto che glissi sulla scommessa della permanenza del Berlusca al potere oltre marzo. In un qualsiasi paesze,dopo le prove portate da Ciancimino, il capo del governo sarebbe stato costretto a dimettersi, da noi invece si prepara la sua apoteosi ad opera del popolo demente.
Ti sei dimenticato Bertoli!! Lo so che non li potevi citare tutti ma sono un fanatico di Pierangelo che ci posso fare
Se Berlusconi ha potuto dire quello che ha detto oggi su Eluana Englaro senza provocare un moto di sdegno nazionale, ma anzi.. ciò significa che il popolo italiano è il peggiore della terra senzxa un briciolo di dignità e decenza. Ahi serva Italia!
Se per quello, Greciudd, ho dimenticato anche Conte! E la Nannini?
Ciò che mi preoccupa un po' è il livello che s'è abbassato: sarò vecchio, ma non vedo dei De André all'orizzonte. Anzi, nemmeno qualcosa di meno.
Orazio: che questo Paese sia la rappresentazione della farsa in politica, lo sappiamo.
Potrò anche perdere alle Idi di Marzo (dovresti, però, offrirmi l'attenuante della "duomata", con la quale il Papi ha vignato) però l'aria mi sembra che non spiri tanto in favore del Bkaiser. A me, sembra oramai nella ridotta della Valtellina: mi tornano alla mente le parole di Massimo Decimo Meridio: "il tempo degli onori sta per finire, Principe".
E' una sensazione che ho da tempo.
Ciao a tutti
Carlo
Ciao Carlo,
ho comiciato a leggere i tuoi articoli su disinformazione.it nel 2002/03 circa, quando tratti di energia e' un piacere leggerti ma dall'altra parte ti fa rabbia pensare a tutte le possibilita' che stiamo sprecando. Per cio' che riguarda il berlusca io posso anche capire tutto l'astio contro lui, ma almeno si sa quali interesse protegge, i suoi. Se cade lui e va su un fini o un casini o un bersani, quali interesse pensate che proteggano, quelli dei cittadini? Penso che l'esperienza di prodi, sia all'IRI che al governo, insegni. Sempre meglio conoscere il proprio nemico.
Matteo
Se vuoi una proroga fino al calendimaggio va bene, tanto il Berlusca in salsa mediorientale (vedi i basigi a Teheran) non lo sposta nessuno.
Ciao
p. s.
Non ti fanno schifo le dichiarazioni del nano su Eluana?
Si anch'io - MattoMatteo - non salto dalla gioia per le varie ipotesi Draghi, Fini, ecc.
Però, penso che un Berlusca in meno sia, per lo meno, la fine di un potere orwelliano gestito da un singolo attore, e per questo forte.
Insomma, si rimescolerebbero le carte, che non sarebbe male.
Ti confesso che il primo ad essere deluso dall'energia sono io: scrissi quel libro per Giunti nel 2003 solo per vedere che, sette anni dopo, qualcuno inizia a comprenderne la prefazione. Vedi i tedeschi che vanno a fare i contratti in Africa per il solare: non bastava dare uno sguardo alle effemeridi? Mah...
Non voglio proroghe - Orazio - perché sono un uomo d'onore - ))
Staremo a vedere quanto durerà ancora il nanetto. Su Eluana si è confermato: uno che perde sempre le migliori occasioni per tacere.
Ciao a tutti
Carlo
Forse sono
....celebrative del nulla
lungo un facile vento
di sazietà
di impunità
D'altronde sembra normale che
...la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come una anestesia
Come una abitudine
E' difficile digerire il teatrino,
si è molto difficile..
Per chi viaggia in direzione
ostinata e contraria...
E' forse il caso di concludere che
Escluso il cane,
eccetto il cane...
tutti gli altri.....?
Oppure chiudere con Gaber con
qualcuno era comunista...?
O più semplicemente mi sono incamminato sul sentiero di una paranoica depressione..
Doc
Sarà pure depressione - doc - ma non devi preoccuparti: i depressi sono, in realtà, le persone più informate e spesso lungimiranti.
La tua, inoltre, mi sembra una depressione molto poetica, che nessuno di noi scambierebbe mai con il sensazionalississimo orrimismo del principe.
Ciao
Carlo
PS: ti piace il neologismo "orrimismo"? -))
Orrimismo? bah!, foneticamente è molto scarso, lessicalmente altrettanto... ma se piace a te, va bene lo stesso:figurati che stavano facendo la santificazione diretta di berto -la-so per cui in confronto il tuo neologismo è uno zuccherino..
Doc
P.S. Per il resto, sei io fossi Dio...
Vedi Carlo come il Berlusca affronta i problemi. Il caso Bertolaso e i suoi squallidi sodali che ridono sulle disgrazie degli aquilani. In qualsiasi altro paese ci sarebbe una sollevazione popolare, in Italia invece sono li a guardare appecoronati e a seguire gli ordini del loro neodux.
Ciao
Non seguo il festival di Sanremo.
Semplicemente non mi interessa.
Ma quello che allego mi sembra una bella appendice a questo articolo di Carlo.
http://www.repubblica.it/speciali/sanremo/servizi/2010/02/20/news/polemica_lippi-2370241/
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