Lo sconquasso che porteranno queste elezioni amministrative, è tutto contenuto nelle previsioni di Silvio Berlusconi, ossia che sarebbero state un confronto politico sul Governo e sulla sua persona. E, aveva ragione.
Gli italiani non hanno avuto remore a votare il “comunista” Pisapia ed il “campione delle toghe” De Magistris: paradossalmente, i due grandi nemici del Cavaliere da Arcore.
Domani, qualcuno dirà che in fondo…solo di sindaci si tratta…il governo procede, va avanti con le riforme…sì, sì…facciamo pure finta di crederci, ma la cosa non ci quadra: Berlusconi, aveva ragione.
Perché, questo voto amministrativo cala come una scure nelle stanze romane?
Poiché il crollo c’è stato ovunque ed ha toccato proprio i due partiti della coalizione: il PdL, ma anche la Lega, che è ridotta al ballottaggio a Varese.
Ma, le “gambe” della coalizione sono tre: come dimenticare i “Responsabili”, ossia Scilipoti & soci?
Tre “gambe”, che sostenevano la coalizione, si trovano oggi con una secco 10% in meno nei voti, non nei sondaggi: il risveglio nella realtà. Chi ne farà le spese?
I Responsabili, da domani, non chiederanno più poltrone (se lo faranno, è soltanto per raschiare ancora qualche euro prima del tonfo finale) bensì andranno a caccia del bene più prezioso: la rielezione.
E, qui, le cose si complicano.
Da un lato i Responsabili che chiederanno il “conto” della loro “responsabilità” – in fin dei conti, è gente che ha fatto saltare i ponti alle sue spalle – ma dall’altra ci saranno i PdL “doc” che diranno: e noi, che ci siamo sempre stati?
Di più: gli ex AN, rimasti con Berlusconi, si faranno avanti per chiedere che sia doppiamente valutata la loro fedeltà, ossia l’appartenenza al partito e il non aver ceduto alle “sirene” di Fini.
Ma, ricordiamo, un terzo dei voti s’è volatilizzato, ed un terzo dei parlamentari (più o meno) non troverà più posto a Roma.
Il “terremoto” milanese, inoltre, ha fatto scattare l’allarme al quartier generale di un’altra, importantissima “gamba” della coalizione: ci riferiamo a Formigoni e Lupi, a Comunione e Liberazione, ai gran commis della sanità lombarda e del cemento. Tanti anni trascorsi in beatitudine, approvando tutto quel che si voleva, senza mai incontrare ostacoli da parte del Comune.
La soluzione pare averla in tasca la Lega: procedere speditamente con le “riforme”, per tornare a convincere gli elettori della bontà del progetto originario.
Ora – se l’eventuale perdita di Milano fosse definitiva – ciò significherebbe l’addio ad ogni sogno di secessione: dunque, rimarrebbe la sola via istituzionale.
Ma, per fare le riforme che alla Lega stanno tanto a cuore – e che sono, non giriamoci intorno, più soldi al Nord e meno al Sud – bisogna convincere i “Responsabili” che è bene votarle, proprio per essere rieletti oppure avere qualche posticino nelle amministrazioni periferiche.
Si dà il caso, però, che i Responsabili siano in larga parte meridionali, e che avevano giocato tutto puntando sul cavallo dei posti e della rielezione, ossia considerando l’alleanza di centro destra salda ed immarcescibile.
Invece.
Al contrario, mesi, anni di non-politica, ossia di completa assenza dal panorama politico, hanno convinto molti elettori di destra che, oramai, Silvio Berlusconi è diventato un ronzino: Confindustria aveva, molte volte, avvertito.
S’aggiungano il penoso tormentone dei bunga-bunga e l’infinita disfida con la Magistratura di Berlusconi, l’assoluto immobilismo del contabile Tremonti nel gestire la pura ordinaria amministrazione senza, però, dimenticare di far volare il debito pubblico verso il 120% del PIL: molti italiani si sono stufati.
Oggi, c’è da parte del centro destra un silenzio che assorda: forse, staranno meditando che l’unico modo per uscire dall’impasse è creare una commissione, paritetica fra le tre forze, per il rilancio dell’azione di governo.
Potranno, magari, farne parte Lupi, Calderoli, Sgarbi e Scilipoti. Auguri.
Gli italiani non hanno avuto remore a votare il “comunista” Pisapia ed il “campione delle toghe” De Magistris: paradossalmente, i due grandi nemici del Cavaliere da Arcore.
Domani, qualcuno dirà che in fondo…solo di sindaci si tratta…il governo procede, va avanti con le riforme…sì, sì…facciamo pure finta di crederci, ma la cosa non ci quadra: Berlusconi, aveva ragione.
Perché, questo voto amministrativo cala come una scure nelle stanze romane?
Poiché il crollo c’è stato ovunque ed ha toccato proprio i due partiti della coalizione: il PdL, ma anche la Lega, che è ridotta al ballottaggio a Varese.
Ma, le “gambe” della coalizione sono tre: come dimenticare i “Responsabili”, ossia Scilipoti & soci?
Tre “gambe”, che sostenevano la coalizione, si trovano oggi con una secco 10% in meno nei voti, non nei sondaggi: il risveglio nella realtà. Chi ne farà le spese?
I Responsabili, da domani, non chiederanno più poltrone (se lo faranno, è soltanto per raschiare ancora qualche euro prima del tonfo finale) bensì andranno a caccia del bene più prezioso: la rielezione.
E, qui, le cose si complicano.
Da un lato i Responsabili che chiederanno il “conto” della loro “responsabilità” – in fin dei conti, è gente che ha fatto saltare i ponti alle sue spalle – ma dall’altra ci saranno i PdL “doc” che diranno: e noi, che ci siamo sempre stati?
Di più: gli ex AN, rimasti con Berlusconi, si faranno avanti per chiedere che sia doppiamente valutata la loro fedeltà, ossia l’appartenenza al partito e il non aver ceduto alle “sirene” di Fini.
Ma, ricordiamo, un terzo dei voti s’è volatilizzato, ed un terzo dei parlamentari (più o meno) non troverà più posto a Roma.
Il “terremoto” milanese, inoltre, ha fatto scattare l’allarme al quartier generale di un’altra, importantissima “gamba” della coalizione: ci riferiamo a Formigoni e Lupi, a Comunione e Liberazione, ai gran commis della sanità lombarda e del cemento. Tanti anni trascorsi in beatitudine, approvando tutto quel che si voleva, senza mai incontrare ostacoli da parte del Comune.
La soluzione pare averla in tasca la Lega: procedere speditamente con le “riforme”, per tornare a convincere gli elettori della bontà del progetto originario.
Ora – se l’eventuale perdita di Milano fosse definitiva – ciò significherebbe l’addio ad ogni sogno di secessione: dunque, rimarrebbe la sola via istituzionale.
Ma, per fare le riforme che alla Lega stanno tanto a cuore – e che sono, non giriamoci intorno, più soldi al Nord e meno al Sud – bisogna convincere i “Responsabili” che è bene votarle, proprio per essere rieletti oppure avere qualche posticino nelle amministrazioni periferiche.
Si dà il caso, però, che i Responsabili siano in larga parte meridionali, e che avevano giocato tutto puntando sul cavallo dei posti e della rielezione, ossia considerando l’alleanza di centro destra salda ed immarcescibile.
Invece.
Al contrario, mesi, anni di non-politica, ossia di completa assenza dal panorama politico, hanno convinto molti elettori di destra che, oramai, Silvio Berlusconi è diventato un ronzino: Confindustria aveva, molte volte, avvertito.
S’aggiungano il penoso tormentone dei bunga-bunga e l’infinita disfida con la Magistratura di Berlusconi, l’assoluto immobilismo del contabile Tremonti nel gestire la pura ordinaria amministrazione senza, però, dimenticare di far volare il debito pubblico verso il 120% del PIL: molti italiani si sono stufati.
Oggi, c’è da parte del centro destra un silenzio che assorda: forse, staranno meditando che l’unico modo per uscire dall’impasse è creare una commissione, paritetica fra le tre forze, per il rilancio dell’azione di governo.
Potranno, magari, farne parte Lupi, Calderoli, Sgarbi e Scilipoti. Auguri.
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