28 marzo 2011

Un dilemma inesistente



La crisi libica sta sparigliando le carte nella politica interna, almeno apparentemente: elettori di destra, delusi dall’evidente débacle che si prospetta per l’imprenditoria italiana con lo “sbarco” di Francia e GB in Libia, mostrano insofferenza per il Cavaliere.

Elettori di sinistra sono altrettanto delusi, osservando gli impeti guerrafondai che tornano alla luce e, soprattutto, ricordano la tragedia del Kosovo che, solo a distanza d’anni, s’ammette essere stata un colossale errore. Ma, senza capire niente dagli errori del passato.


Le domande che veleggiano sul Web sono due: che fine farà Gheddafi? Che fine farà il Cavaliere? Entrambi, usciranno indeboliti o rafforzati dalla vicenda? Ce la faranno a sopravvivere politicamente alla buriana?


Sul campo, l’unica novità che traspare nella strategia di Gheddafi è il frettoloso abbandono delle aree orientali – la Cirenaica – per assicurarsi, almeno, le spalle coperte e la difesa di Tripoli: ciò spiega la ritirata dai centri dell’Est e la pervicace insistenza su Misurata. Si tratta, evidentemente, del tentativo d’inaugurare una guerra di logoramento nei confronti della NATO e degli insorti, senza mai dimenticare la lezione di Rommel: nel deserto, ogni avanzata corrisponde ad un allungamento delle proprie vie di rifornimento, ed un accorciamento di quelle del nemico.


La partita, poi, si giocherà sul piano diplomatico e, il lavoro degli ambasciatori, richiede tempo e lunghi mercanteggi sul futuro delle risorse strategiche libiche. Gheddafi, da vecchia volpe qual è, cercherà di giocare le sue carte in seno alla Lega Araba e all’Organizzazione degli Stati Africani: soprattutto nella seconda, gode ancora di credito. Perciò, per Gheddafi, la strada è segnata: una sorta di “Stalingrado” nel deserto, nell’attesa che s’incrinino le alleanze occidentali (come avvenne per il Kosovo nel 1999) e che le bombe dei velivoli occidentali finiscano per diventare, nell’immaginario dei media transnazionali, altrettanto assassine dei suoi obici.


In Italia, qualcuno si domanda se non sia il caso di tenersi stretto il Cavaliere, per non cadere nella brace di Massimino il Conquistatore. Falso dilemma.


Anzitutto, sgombriamo il campo dalla leggenda che i Governi italiani cadano per la politica estera: nemmeno il governo D’Alema cadde per la politica estera, bensì dopo, quando i “conti” non tornarono più all’interno della coalizione (o era terminata la ragione del suo esistere[1]). Teoricamente, nemmeno Mussolini cadde per la politica estera – almeno, sul fronte delle istituzioni – poiché il voto avverso avvenne in Gran Consiglio, organismo che era interno al Partito Fascista e, dunque, non era autorizzato ad esprimere un voto di “sfiducia” verso il premier. In ogni modo, si può affermare che Mussolini cadde sulla politica estera, anche senza un voto parlamentare (il parlamento era ininfluente da anni), mediante un artifizio orchestrato dal Re.


Nell’Italia repubblicana, non abbiamo notizie di Presidenti del Consiglio che siano caduti espressamente sulla politica estera, mentre è certo che alcuni voti espressi in passato, che avevano negato la fiducia per questioni di politica estera, furono i prodromi per successivi tonfi. In sintesi, è raro che un governo cada direttamente sulla politica estera, mentre i riflessi della politica estera (ad esempio, accordi che “saltano”, alleanze che si “raffreddano”, ecc) conducono a nuovi equilibri nelle lobbies che assicurano la fiducia all’esecutivo e, da qui, il passo verso la crisi è sin troppo breve. Pensiamo, ad esempio, a quanto siano “volatili” i voti del gruppo dei “Responsabili” alla Camera.


Questo “posticipare” gli effetti della politica estera avviene, da parecchi anni, per “soccorsi vari” delle opposizioni, le quali – poi – accusano il governo di non avere più una maggioranza in politica estera…quindi, il governo chiede un voto di fiducia complessivo, lo ottiene…insomma, buffonate di tutto il mondo unitevi.

Ciò che conta, in questo bailamme, è verificare alcuni assiomi:


a) i mutamenti negli equilibri interni, catalizzati dalla politica estera, hanno più effetto sulle lobbies che sui singoli partiti.


b) le decisioni susseguenti, sono prese quando – trascorso un lasso di tempo – gli effetti si manifestano nella politica interna.


Alla luce della prima di queste due affermazioni, possiamo concludere che è assai arduo stabilire se sia meglio la sopravvivenza politica di questo o di quello, poiché la sopravvivenza di un governo, a quel punto, non si gioca più sul fronte dei partiti, bensì a livello di gruppi parlamentari interni alle singole formazioni: le lobbies. Più interessante il secondo punto, poiché qui si toccano i nervi scoperti dell’imprenditoria italiana.


Un certo Paolo, sul sito Padania.org[2], fa i conti in tasca all’imprenditoria italiana, ossia quanto essa perderà, in termini d’appalti, dopo “l’assalto” franco-inglese:


IMPREGILO: 3 miliardi di Euro di contratti acquisiti in Libia.

ASTALDI: 600 milioni di Euro in Libia per elettrificazione ferrovie.

FINMECCANICA: Joint-Venure con La Libyan Investiment Authority che acquistava elicotteri Augusta. Miliardi di euro.

ENI : Inutile stabilire i valori.

SAIPMEM : 5 miliardi di euro capo cordata costruzione autostrada (soldi anticipati dai libici). SELEX S.I.: 300 milioni di Euro per il controllo dei confini del Sud.

Migliaia di piccole e medie imprese italiane in Libia: diversi miliardi di Euro di contratti. (tra cui le mie aziende).


Resta difficile stabilire la principale “voce” di questa lista: l’ENI. L’Italia importava circa un terzo della produzione libica, ossia più di 500.000 barili il giorno. A circa 100$ il barile, fanno la rispettabile cifra di 50 milioni di dollari il giorno, pressappoco 40 milioni di euro. In un solo mese, sono 1,2 miliardi di euro che prendono altre vie: ci rendiamo conto di quale terremoto rappresentino movimenti pari ad 1,2 miliardi di euro mensili?!? Circa 15 miliardi l’anno?!?


Cerchiamo di conoscere meglio chi sono gli attori che stanno giocando non la partita internazionale, bensì quella energetica. Scopriamo chi è Stefano Saglia[3]:


Nato a Milano nel 1971…inizia a far politica giovanissimo…giornalista professionista…nel 1995, approda a soli 24 anni al Consiglio Provinciale di Brescia…eletto per la prima volta alla Camera dei Deputati nel maggio del 2001…nella XV° Legislatura è stato Vice Presidente della Commissione Attività Produttive della Camera…nonché responsabile del settore Energia di Alleanza Nazionale…relatore alla Camera di importanti riforme tra le quali il riassetto del settore energetico in Italia…viene nominato Sottosegretario di Stato allo Sviluppo Economico…riceve le deleghe dal Ministro Claudio Scajola in materie di competenza del Dipartimento Energia, nonché in materie inerenti mercato, concorrenza, consumatori, vigilanza e normativa tecnica. Saglia è anche delegato alla Presidenza del CNCU, Consiglio Nazionale consumatori ed Utenti.”


Se si sa leggere fra le righe, questa è la perfetta biografia del lobbista. Non ha quasi passato: “giornalista professionista”…a soli 30 anni è già “Vice Presidente della Commissione Attività Produttive”, a 40 è il padre padrone del sistema energetico italiano, con poteri che spaziano dall’ENI a “mercato, concorrenza, consumatori, vigilanza e normativa tecnica.” Termina, addirittura, con la presidenza di quella che dovrebbe essere una “controparte”, ossia la tutela degli utenti.

Ma…chi “tutela” Saglia? Un uomo che, nella gerontocrazia imperante, appare come un miracolo vivente?


Se prendiamo nota delle sue “esternazioni”[4] – dal nucleare al solare fotovoltaico e termodinamico – non ci sembra molto “caldo” su queste proposte: il nucleare può andare ma, prima, dobbiamo trovare il modo di sistemare le scorie da qualche parte…Rubbia è degno di stima, ma le sue centrali hanno un rendimento inferiore a quello del nucleare… Insomma, ce n’è sempre per tutti.

Dove, invece, non ci sono obiezioni “tecniche”, si cavalca la “tigre” paesaggistica:


Il vero problema sulle rinnovabili riguarda l’eolico. Dato che l’Italia ha un paesaggio specifico ed è difficile costruire la pale per ragioni ambientali.[5]


Il risparmio energetico e’ una cosa che ci sta molto a cuore, nel senso che a me sembra che, prima di immaginare di riempire di mulini a vento località che non hanno vento…”[6]


E’ di nuovo Saglia? No, questa volta è Scaroni. Verrebbe quasi da dire il “capo”, Scaroni: simpatici questa gente di “Viadalvento”, vero? Ecco i nomi dei loro sostenitori[7]. Una bella lista d’onorevoli e professori, generali e consiglieri…tutti, inesorabilmente, nemici giurati dell’eolico.


Ecco dove il lobbismo attraversa le istituzioni (Saglia), si sostanzia nelle holding (Scaroni) e si presenta come la pura essenza della difesa del paesaggio (magari, con la buonissima fede dei sostenitori, ai quali vorremmo però fare una domanda: e le migliaia d’antenne Tv, tralicci, “torri” per le telecomunicazioni, “parabole” fin sui campanili, sono un “valore aggiunto” per il paesaggio? Le colate di cemento? Le case a schiera sui litorali?)


A questo punto, tiriamo le somme sul dilemma iniziale: tenersi il Cavaliere o cercare di cambiare cavallo? Domanda inutile e tempo perso.

cavalli disponibili sono tutti della stessa scuderia, hanno tutti identico marchio. Come uscirne? Anzitutto, per “uscirne” veramente, c’è bisogno d’elaborare una proposta politica che sia antitetica proprio ai valori fondanti della “scuderia”: la globalizzazione è l’unica soluzione, non ci piace bombardare ma se si deve fare si fa, tutte le energie alternative sono belle ma non servono a niente, la politica è sporca ma, tanto, un’altra non può esistere, gli italiani sono un popolo immaturo che va “guidato”…continuiamo?


L’unica soluzione è fondare un’altra scuderia, diversa proprio dai temi di partenza. In parte, già esiste: dopo anni di dibattiti sul Web sono nate centinaia di proposte, siti, associazioni, gruppi…lentamente, ma inesorabilmente, dopo le “piazze africane” anche quelle italiane avranno il loro momento. Quando?


Ciò che possiamo ragionevolmente attenderci, dall’avventura libica, è un mutamento degli equilibri interni italiani, susseguenti alla montagna di soldi che si sposterà dalle tasche dell’ENI ad altri, oppure – sempre con l’ENI come intermediatore – verso altri fornitori e mercati. Le perdite che, invece, colpiranno le aziende italiane faranno sanguinare il cuore della Lega la quale, però, più che gridare il solito “attenti all’immigrato” non potrà fare. Dunque, una perdita secca “d’ascolto”, per la Lega, da parte dell’imprenditoria del Nord. In questo panorama, l’opposizione-zerbino si posiziona sui crinali protetti dalla NATO e dalla no fly zone: aspetta, per osservare se i rivolgimenti interni alle lobbies consentano il colpo di grimaldello. Il quale, onestamente, sarebbe il solito topolino che scaturisce dalla montagna.


Voci non confermate, invece, sembrerebbero aggravare la situazione sul fronte interno: la querelle sugli incentivi negati (o resi incerti) alle rinnovabili sembra sia arrivata ai “piani alti”, ossia al settore bancario. Gli incentivi per le rinnovabili avevano creato un “giro” di denaro consistente: dalle banche agli investitori, dagli investitori alle aziende, dalle aziende alle banche…e non sembrano, queste ultime, molto contente della “chiusura” del Governo, soprattutto perché Fukushima ha allontanato l’altra “speranza”, il nucleare.


Potremmo domandarci il motivo dell’anomalia italiana, un Paese che non preme sulle rinnovabili e raggiunge gli obiettivi europei (20-20-20, nella parte per le rinnovabili) otto anni prima del previsto. La cosa si spiega per il basso livello degli investimenti nel fotovoltaico (10-20.000 euro) e per l’ancora sostanziale tenuta del risparmio (ancorché in diminuzione) italiano. In altre parole, per molti, piccoli investitori l’investimento nel “concreto” è parso più avvincente del “astratto” mercato azionario, mentre quello obbligazionario (BOT, CCT, ecc) dà rendimenti asfittici.

Ma, “dirottare” quei fondi verso le rinnovabili, significava offrire agli italiani un’alternativa…già…e Tremonti, con la sua ossessione dei “conti in ordine”, come la pensava? Se, per gli italiani, la solita “sbobba” targata BOT-CCT non era più appetibile, poteva esserlo per gli investitori esteri e per i fondi sovrani: questa è gente che s’accontenta di poco (sotto l’aspetto economico, date le masse monetarie in gioco) però gioca su più campi, anche in quello politico-strategico, poiché con enormi investimenti è possibile farlo.


Potrebbe esserci aria di revisione del rating dell’Italia, soprattutto del suo debito, e questa potrebbe essere la più importante tappa della strategia messa in atto contro l’Italia: le parole di Seif al Islam Gheddafi – “l’Italia pagherà il suo tradimento” – riecheggiano e fanno pensare. Soprattutto perché, noi italiani, ben conosciamo i rischi che giungono dalla “Quarta Sponda”.


Questa volta, invece di un’armata che si presenta una mattina qualsiasi sulle coste della Sicilia, potrebbe giungere qualcosa d’altrettanto grave: un declassamento che ci farebbe finire nell’altro incubo, quello dei PIIGS forever.


Per questa ragione, è necessario accelerare nel dibattito e nella proposizione: per avere, finalmente, un diverso marchio rispetto ai ronzini del padrone.

Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.

Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.



22 commenti:

mozart2006 ha detto...

Minkia che schiaffone !!
No dico, la Merkel che non partecipa alle operazioni in Libia e si è pure astenuta all' ONU viene invitata alla conferenza dei quattro e il nano che ha dato le basi militari, gli aerei, le navi e si becca i profughi ...è stato escluso !!!

Com' era? "Con Berlusconi finalmente l' Italia conta nel mondo"

si come no ....lo chiamano quando c'è da organizzare il buffet o sistemare le fioriere !

Orazio ha detto...

Mio caro Mozart la Merkel è sempre il capo di stato di un paese serio e capace ci mettere in campo un esercito degno di questo nome. Ad un certo punto se si vorrà avere due Libie, una dell'est e una dell'ovest, basteranno le bombe, se si vorrà una sola Libia ci vorrà un supporto di terra e alla fine il più potente stato europeo non potrà essere lasciato fuori. L'Italia degli ebeti servi di Berlusconi non conta niente è fatta solo di buoni a nulla. C'è una pubblicità tedesca per convincere i cittadini a pagare il canone che dice se il canone non voterai avrai un paese come quello di Berlusconi l'Italia degli ebeti suoi servi. Infine la Germania è il solo paese ad avere una crescita del PIL superiore al 5%.
Ebeti d'Italia smettetela di votare il nano di Arcore. ma voi inebetiti a TV spazzatura continuerete a votarlo.

mozart2006 ha detto...

Un paese allo sbando.

Irriconoscibile il DNA dei grandi del Rinascimento, o degli eroi del Risorgimento.
Sacche di resistenza si annidano qua e là, ma la lotta sembra impari, ogni giorno di più.

Alcuni ringraziamenti, per aver reso possibile tutto questo.

Al nano, per aver pensato ai cazzi suoi tralasciando quelli di tutti.
Al popolo di Forum e di merdacce simili, per aver contribuito a regalarci il nano.
Alla sinistra cogliona, rissosa ed autolesionista, idem come sopra.
Ai coglioni in verde, per aver retto il sacco in cambio del nulla.
Al pastore di porci, per la legge omonima, che ha tolto al popolo anche la voce.

A Benedetto XVI, pastore ondivago di un gregge disamorato.
Ai contestualizzatori, punti cardinali del dissesto, o almeno complici di esso.

Ai corrotti ed ai corruttori.
Agli avvocati di corte.
Alle cortigiane.
Ai vassalli.
Ai servi inside.
A coloro che dicono “tutti hanno un prezzo”, perchè potrebbero aver ragione.
A coloro che “il nucleare è sicuro” anche in questi giorni.
A quelli che “ma l’ alternativa qual è?”.

A tutti costoro ma non solo a loro, perchè tanti altri dovrebbero prendere le mazze da baseball e scendere in piazza, e non lo fanno.

Grazie.

gix ha detto...

Chissà magari B., che doveva cadere alla fine del 2010, è stato precettato con tutto il suo governo proprio perché era in programma la partita con Gheddafi nel fatidico mese di marzo. Servivano le basi per gli aerei e con una crisi di governo in corso sarebbe stato un problema in più per gli “alleati”. Sarà anche vero che i governi in Italia non cadono tanto facilmente per questioni di politica estera, ma forse è una questione che va posta in modo diverso, visto che pare indubitabile che i nostri governi, questo di B. poi non ne parliamo, non hanno una politica estera propria e quindi non fanno nulla che non sia approvato dalla politica estera dei paesi “alleati”. Le ultime prove di B. lo fanno apparire come un candidato manciuriano a cui sia andato in corto circuito il chip nel cervello: per ora serve ancora, insieme ai suoi ministri più allineati, poi si vedrà.
Molto più importante, a questo punto, mi sembra il discorso delle lobbies economiche, queste si che influenzano gli sviluppi della politica e possono decidere da un momento all’altro se mollare o meno B.
Ma mi rimane una domanda, e qui devo dare ragione ad Orazio, che ci ricorda del terzo ebete degli italiani. Quante casalinghe di voghera ci sono ancora in Italia, quanti pensionati anticomunisti nostalgici, quanti cattolici che si turano il naso e votano B. nonostante tutto? Quanto contano questi in rapporto alle lobbies? Per sapere cosa succederà non si può prescindere dall’orientamento di queste categorie, e personalmente la vedo molto dura riguardo ad un loro cambiamento d’opinione. Solo i giovani possono portare un vero cambiamento, anche se poi inevitabilmente sfruttato da qualcuno, è un fatto naturale.

mozart2006 ha detto...

“Does it help you in your job the fact that your prime minister is considered a laughing stock?”

Oh, bullshit, it isn’ t the Prime minister considered a laughing stock but the whole country. Too bad,because there really are some great people in it, but unfortunately, their not the ones in politics!!!

Carlo Bertani ha detto...

Anzitutto, vi prego di non usare più gli insulti e le perifrasi insultanti: si possono dire le stesse cose, con ancor più mordente, senza insultare.
Esempio:
"sono degli ebeti"
Invece:
"quelli che, la mattina, si dimenticano d'accendere il cervello".
Credetemi: la seconda viene ricordata meglio.
Se inserite testi in altre lingue, mettete la traduzione!
Carlo

Carlo Bertani ha detto...

Io non sottovaluterei le lobbies, anche in presenza di "maggioranze silenziose", per un semplice motivo.
L'anonimo elettore, può anche non andare a votare per B. perché schifato.
La lobby dell'ENI, ad esempio, si trascina appresso i lavoratori dei petrolchimici, i camionisti che portano i carburanti e la rete dei distributori. Aggiungete impiegati, dirigenti e varie ed eventuali (mogli, mariti, figli, ecc) e vedrete che bei numeretti saltano fuori.
Per la monnezza? Lavoratori degli inceneritori, camionisti, ecc
Altri numeri.
La politica, oggi, conta soprattutto su quei numeri: poi, ci sono gli aspetti mediatici, ma quelli andranno a votare per interesse, toccati nel portafogli, non per un vago "input" mediatico.
Sono voti più sicuri.
Grazie a tutti
Carlo

Orazio ha detto...

Premesso che ritengo le parole secche più efficaci delle circonlocuzioni, mi atterrò alle disposizione di Carlo.
Vediamo un po' la situazione. Il capo del governo italiano va a Lampedusa e con il suo solito modo da imbonitore da fiera rionale mette tutti i lampedusani nel sacco mediatico, anche se una piccola sparuta minoranza contestatrice viene tenuta a debita distanza, qui si tratta di vedere se fra una settimana arriveranno altri immigrati, se si vedremo i titolari di bed and breakfast, grande maggioranza tra i lampedusani, tornare a sollevarsi e non basteranno i giochi da imbonitore da fiera del nano a calmarli. Passiamo alle note capacità diplomatiche di Maroni che dopo aver stretto un accordo con il ministro tunisino confessa candidamente che si è dimesso il giorno dopo. Parafrasando Petrolini si può dire
: "Non c'è lo con il ministro, ma con il suo elettorato che non lo molla" Elettorato che crede che una battutaccia da bar degli avvinazzati basti a risolvere il problema "fora di ball" C'è chi ha detto che la Lega a furia di parlare alla pancia del suo popolo lo ha ridotto senza testa, perché solo un popolo senza testa può seriamente credere che per l'Europa un afflusso di alcune migliaia di disperati sia considerato un problema epocale quando la Germania negli anni '90 delle guerre jugoslave assorbì più di 400.000. E se poi ci escludono dal gruppo che conta nelle decisioni in questa guerra di Libia certo non è ininfluente il fatto che uno strato che strepita per alcune migliaia di disperati non è uno stato serio, oltre al fatto che Berlusconi non è credibile come nemico di Gheddafi. Indubbiamente la situazione si sta ingarbugliando e la nascita di due Libie, una dell'est e una dell'ovest sarà probabile per i prossimi mesi o anni e i francesi ci terranno fuori da tutto visto che hanno avuto la delega di Obama a gestire lo scenario libico nel quale noi siamo i soliti italiani doppiogiochisti ed inaffidabili. Berlusconi poi fuori dall'Italia non se lo fila nessuno, ma questo è accuratamente nascosto al popolo degli E... Guardate questo sondaggio di EMG per La 7:

Federazione della Sinistra: 1.0% • Il movimento Cinque Stelle: 2.0% • I radicali: 0.9%
I verdi: 0.8%
Sinistra, Ecologia e Libertà: 8.1% Il Partito Socialista: 0.9% • L’Italia dei Valori: 4.8% •
Il Partito Democratico: 25.4% • L’Alleanza per l’Italia: 1.0% • L’UDC: 7.1%
L’Mpa: 0.7% •
La Lega Nord: 11.4% •
Il Popolo della Libertà: 29.1% • La Destra: 1.5% •
Futuro e Libertà: 3.7% •
Altro: 1.6% •
Scheda bianca: 2.8% •
indecisI: 15.7%
•Stima dell’affluenza: 74.0%
Quindi se non si andrà con tutto lo scghieramento anti Cavaliere assieme questo personaggio da operetta vincerà ancora sempre grazie al solito 1/3 degli e... o meglio di coloro che fanno fatica a mettere in correlazione causa ed effetto.
Se poi vogliamo considerare che laprobalile affluenza non sarà inferiore al 74-75% del corpo elettorale ciò dimostra che gli italiani non correlano crisi economica-politica e sociale con l'operato dei politici tutti che si sono nel frattempo tolte le multe per affissione illegale. Se non sono e.... gli italiani che sono? Leggermente ingenui con ridotte capacità di organizzare la visione del mondo? Rimango del parere che una parola secca come una frusta sia la migliore descrizione. Ma Carlo non vuole così e io mi adeguo.
In ultimo vi dirò che quando ci sarà l'attacco di terra l'Italia manderà le sue truppe che faranno spareranno ma con delicatezza per non addolorare troppo il loro capo di stato a sua volta dispiaciuto che il collega libico sta rischiando il posto e la pelle?

Ciao Carlo

gix ha detto...

Sono d’accordo, anche se ho usato l’espressione altrui, “1/3 ebete degli italiani” per semplificare il discorso, accolgo il tuo invito Carlo, non si deve fare e basta. Dobbiamo tutti quanti imparare a rispettare gli altri, c’è poco da fare, l’insulto presuppone sempre, da parte di chi lo fa, una idea di presunta propria superiorità nei confronti del destinatario. Ma il problema è che la tua giustissima richiesta non viene accolta prima di tutto da coloro che dovrebbero dare l’esempio; quando un politico accoglie una massa di disperati con le parole “fora di ball”, anche se lo fa per secondi fini, ammetterai che è difficile portare avanti una battaglia di civiltà come questa. Per rispettare l’altro poi occorre conoscere le sue ragioni, provare a farsi un’idea propria sul punto di vista di colui che ci sta di fronte, ma questo costa fatica, studio e sacrificio. Comunque, siccome la gran parte degli Italiani, checché se ne dica, è migliore di questa gente, come mi pare dica Mozart 2006 in inglese, è giusto provare ad andare avanti per questa strada.
Riguardo alle percentuali di Orazio mi viene da pensare una cosa. Il terzo degli italiani che vota B. è destinato grossomodo a rimanere stabile nel tempo, visto che è formato da categorie sociali ben precise che certo non si distinguono per mobilità delle opinioni; questo blocco, per me, si estinguerà solamente…per cause naturali. Quello della Lega, anche se sembra un blocco altrettanto compatto, formato più o meno dalla stessa tipologia di persone, in realtà potrebbe essere soggetto a dinamiche imprevedibili. Quanti leghisti sono veramente convinti che uno come Bossi sia un grande statista? Questo è un interrogativo su cui bisognerebbe ragionare seriamente, ma a me sembra che, nonostante tutto, il voto leghista rimane soprattutto un voto di protesta.
Poi però alla fine rimane da chiedersi sempre di più se veramente queste non siano ormai piccole beghe locali di fronte agli enormi problemi a livello mondiale che ci condizionano realmente la vita, senza che ce ne rendiamo conto veramente.

Carlo Bertani ha detto...

Ottima analisi Orazio: il 30% di voti a Berlusconi, se rapportato ai votanti, fanno circa 22 voti su 100.
Il 10% degli italiani possiede il 45% della ricchezza, il 20% (non ho dati) arriverà al 60% della ricchezza, come minimo.
Ecco da dove saltano fuori i suoi voti: da gente che non vuole pagare le tasse e condonare gli immobili, ecc.
I voti a B. non sono di e..., sono di gente interessata.
Ciao
Carlo

Carlo Bertani ha detto...

Il fora di ball, gix, è necessario perché la Lega, a differenza di B., prende in giro il suo elettorato. Chiacchiere, e basta.
Devo scappare...
Ciao
Carlo

Orazio ha detto...

La lega conta bal al suo elettorato, perchè il suo elettorato vuole sentirsele raccontare. Che desolazione è l'Italia. Per passare ai ribelli libici li vedo messi male, col tempo bisognerà mandargli dei rinforzi senza i quali ci terremo due libie per chissà quanto tempo?

doc ha detto...

Il metodo induttivo viene da molto lontano ma credo che siano stati i sofisti a renderlo funzionale alle varie occasioni fattuale che di volta in volta si presentavano.

In matematica e nelle scienze in generale, i danni prodotti da detto metodo sono stati enormi.

In italia, addirittura, e' stato in qualche modo normato, anzi istituzionalizzato: un imputato può mentire senza subirne conseguenza, tranne in casi specifici.

Durante i periodi elettorali e/o di grandi ri-volgimenti il metodo induttivo e' l'arma più efficace che viene usata dal potere, ai diversi possibili livelli, per manipolare, finalizzare gli eventi secondo direzioni pre-programmate:

Alemanno vince le elezioni "inducendo" nella popolazione la psicosi dello straniero che stupra";

Berlusconi dice che "essendo già di ricco di suo è costretto a fare gli interessi dell'Italia ";

Israele/Usa dicono che i palestinesi, gli irakeni, gli afgani,i libici di gheddafi etc.. sono potenzialmente terroristi e quindi inducono con le armi la democrazia...

Ma in tempo di calma, anche se apparente, il metodo viene affiancato dall'utilizzo della "inferenza statistica" costruita a misura proprio per indurre, veicolare consenso.

La pubblicità lo fa in modo visibile, spudorato, con inaudita violenza sulle popolazioni più fragili. E lo fa utilizzando entrambi i metodi:

il campione statitisco inferente e' già predefinito. E', per semplificare, quello che in definitiva già possiede quello status, rappresentato come finalità appagante; l'induzione, usata in maniera più subdola, viene rappresentata dalla "necessità" di essere/diventare come gli altri.

E così via.

Per dirla con altre parole: nonostante il fallimento del Capitalismo e del Comunismo reale andiamo velocemente verso una società globalizzante orientata verso "L'avere" anzichè vero "L'essere" (Eric Fromm).

Oppure possiamo arrivare ad un risultato equivalente ascoltando
" il tutto è falso, il falso è tutto" (G.Gaber)

In conclusione, chiunque si approcci alla tematica "del fare" per e con gli altri ha degli obblighi: deve fermarsi, osservare proprio quelli che non ci piacciono, ascoltarli, riflettere, analizzare, elaborare, confrontare e poi agire di conseguenza tenendo conto sopratutto che abbiamo bisogno in ogni caso degli altri, di quelli che non la pensano come noi.

Buon Cammino
Doc

Roberto ha detto...

I have understood but i have learned english by myself, reading technical manuals about computers and informatic systems.

Scusa Carlo...

ad ogni modo mozart lo condivido più in 'albionico' che in italiano.

Ringrazio Doc per il suo commento intelligente e "salutare".

saluti

RA

Carlo Bertani ha detto...

Scusatemi, ma da un po' di tempo a questa parte Bloggher dà i numeri e fa un sacco di casini (commenti non riportati, ecc). meno male che presto andremo su WordPress che è una piattaforma più solida.
Il disastro italiano non merita più tante parole: è sotto gli occhi di tutti.
Stanno fornendo un teatrino, agli occhi esteri, che ci richiederà 50 anni per essere di nuovo credibili.
Mah, lavoriamo per l'Olandese che è meglio.
Carlo

Mauro Buti ha detto...

Complimenti per l'articolo, segnalo (sempre per cronaca, e perchè sarebbe un dibattito interessante da fare a voce) che c'è un unico partito nel parlamento Italiano che a livello di politica energetica ha espresso una posizione chiara e netta. E cioè quello del populista Di Pietro. :D

E' un partito che a lei non piace, e che pure trovo vicino alla maggior parte dei suoi articoli e alla sua visione in materia economica, energetica e in tante delle questioni "di sostanza" che vengono affrontate in maniera affascinante nel suo blog.

Roberto ha detto...

Io ho conosciuto ed incontrato più volte Gino Bramieri e la sua famiglia. Quando facevo il fonico mi è capitato di stare al mixer per amplificare i suoi spettacoli.

Come raccontava le barzellette lui....Gino...mai nessuno prima e sopratutto dopo!

In più quello era il suo mestiere ed ascoltare le sue barzellette era anche economico visto che i suoi spettacoli erano spesso gratis o a basso costo.

Quanto invece ci costano le barzellette di mister B. che in più no le sa nemmeno raccontare?

saluti comici

RA

Carlo Bertani ha detto...

Gentile sig. Buti,
non so quale parallelismo si possa tracciare sul dibattito che avviene in questo blog e l'IDV.
L'IDV non è il solo partito contrario al nucleare: Vendola, che nei sondaggi ha almeno il doppio dei consensi dell'IDV, lo è. Ma non è questo il punto.
Non so se lei ricorda, ma l'IDV votò a favore del federalismo demaniale, che è la base di "finanziamento" per un futuro, fumoso "federalismo" il quale, altro non è che l'ennesimo tentativo della Lega di farsi il suo stato al Nord. Perché Di Pietro così ha voluto?
Vede, Buti, nel 2004 ricevetti da Vatinno, responsabile IDV per l'energia, una bozza del programma del centro sinistra per il settore energetico. Il commento di Vatinno, persona seria e competente, fu sconfortante. Ricordo il senso delle sue parole: "gli dia uno sguardo, ma tanto è uno schifo".
Allora, mi chiedo tante cose sull'IDV, perché non basta essere contro il nucleare.
Mi domando, ad esempio, perché Vatinno non sia in Parlamento mentre c'andarono Razzi e Scilipoti. Oppure, che ci facevano De Gregorio e Franca Rame sotto lo stesso tetto.
In sintesi, un partito di proclami, retto da un padre padrone, che manda in Parlamento un'accozzaglia di sprovveduti e tiene in panchina le migliori menti.
Termino come terminerebbe Pietruzzo"ma che c'azzecca con noi?".
La saluto e la ringrazio
Carlo Bertani

Carlo Bertani ha detto...

Non sono d'accordo Roberto: ho guardato il video, non le racconta proprio male.
Il problema è che sa fare solo quello. -))
Ciao
Carlo

Orazio ha detto...

Oggi il bufff. d'Italia va a Tunisi a promettere come fa di solito in Italia agli italiani che nel 1/3 sono disconnessi tra cervello e corpo. Ma in Tunisia alle sue mirabolanti promesse di denaro e aiuti gli diranno prima vedere cammello poi dare donne. I superbi leghisti avranno una bella lezioni di intelligenza da parte dei disprezzatyi (da loro) tunisini. Ecco cos?è l'Italia oggi un paese che unico al mondo crede alle favole del proprio padrone.
A dimenticavo chi studiasse la storia della colonizzazione americana nei secoli XVI XVII e XVIII scoprirebbe che di solito i deportati venivano letteralmente gettati sulla spiaggia con leloro poche masserizie. I leghisti e i pdellini vorrebbero fare lo stesso. Verrebbe voglia che ciò accadesse per poi veder deferito il loro nanesco e padrone alla corte dei diritti umani dell'Aja come Milosevic. Sono troppo speranzoso? Sono però certo che solo un intervento straniero ci salverà dalla dittatura di Belrusca.

Anonimo ha detto...

Caro Sig.Buti un ex Idv come me tesserato e attivista per un piccolo nucleo del V municipio in Roma può testimoniarle che mentre si raccoglievano le firme per il nucleare si raccoglievano indirizzi per inviare materiale elettorale per le amministrative.L' Idv è contenitore politico di buoni propositi al quale ho partecipato credendo di trovare un soggetto politico nuovo e trasparente, però, purtroppo ho potuto constatare che un agglomerato di ex forzisti,socialisti,dc e p.c.i in cerca di poltrona .La campagna elettorale per le amministrativo dove "ripeto" io ho partecipato, nel Lazio Ha visto fronteggiarsi 71 candidati dei quali molti non hanno saputo(oltre che distribuire e stampare carta)dare un senso proprio che andasse oltre il programma nazionale del partito.Alle riunioni di partito mi si diceva che la politica si fa a maggioranza, quindi per alzata di mano, chi è d'accordo bene gli altri fuori.L' unica persona che sembrava volesse dare un input al partito era De Mgistris che durante il congresso (dove ero presente) denunciò correttamente che una classe dirigente non si deve formare sul numero delle tessere, poi purtroppo queste parole sono sparite dietro una nuova candidatura a Napoli.Come non dare ragione a Carlo quando dice che un partito non può formarsi solo sui buoni propositi.Concludo dicendo che Vatinno presentò la sua mozione al congresso ma non fu discussa in quanto Di Pietro disse davanti la platea,invocando l' alzata di mano (sic) che le mozioni non consone alla filosofia del partito sarebbe stato meglio non discuterle, alla faccia della democrazia.Cordiali saluti!

Mauro Buti ha detto...

Quale è il punto su cui valutare il valore di un partito politico, Bertani?

Essere perfetto? Scegliere solo le menti migliori? Avere la linea perfetta sul federalismo demaniale e piacere a Mr Vatinno (immagino si parli di Giuseppe, attuale militante in un partito guidato da un altro campione di coerenza)? O piuttosto muoversi in un mondo dove il compromesso è all'ordine del giorno e portare avanti una linea coerente e utile per il paese?

Fatico a vedere altri partiti che centrino il problema dove esso si trova, e cioè sulla corte dei conti, la corruzione, i reati dei colletti bianchi. E la politica energetica, il precariato, e tanti altri temi sulla falsariga. Infatti è molto facile attaccare su Scillipoti (che è un singolo, in un partito che di quella tipologia di singoli ha avuto bisogno per crescere e ottenere dei primi riscontri, partendo dal nulla) e un po' meno nel merito. Quando nel 2008 andavamo in piazza Navona eravamo dei populisti. Oggi tutta l'opposizione è su linee durissime, e cosa è cambiato, di preciso? Non si tratta forse dello stesso uomo, e dello stesso identico modello culturale, da più di 15 anni?

Fintantochè si pretende la perfezione e non si premia chi ottiene risultati sostanziali (il referendum sul nucleare, ad esempio, non si sta facendo grazie al contributo di vendola), e chi porta avanti pur con difetti e problemi una proposta sana, non ci sarà mai luce in fondo al tunnel. Fa ridere questa cosa del "partito col padre padrone". Tutti i partiti italiani hanno il padre padrone, a parte il PD che è quello in condizioni in assoluto più imbarazzanti, incapace di avere una linea politica comune su qualunque tema rilevante.

In mezzo a quel crogiuolo, o alla galassia multiforme che compone il centro, sicuramente la linea perfetta sul federalismo demaniale sarà anche presente. Fra cento altre, però.

I partiti non sono solo espressione dei loro leader (pure ingombranti). Con i loro pregi e difetti sono espressione di un concetto di fondo. Di una filosofia che propongono al paese. Sinceramente in Italia fatico a vederne uno più utile del mio oggi. Non a caso è quello più odiato su tutto l'asse parlamentare, a destra come a sinistra, e quello che più di ogni altro continua a venire attaccato su questioni futili, legate ai singoli che lo compongono, e quasi mai nel merito e sulla linea.

Ah no, c'è il federalismo demaniale. Quanti anni fa?

Saluti