Se, nella caligine egiziana mancava ancora qualcosa, non sono certo le cariche armate a cavallo o con i cammelli, le bande di “squadroni della morte” di Mubarak che scorrazzano per le vie del Cairo con lo scopo d’ammazzare i dimostranti.
Neppure le dichiarazioni in pieno stile imperialista e neocoloniale dell’amministrazione USA – un conto è se gli egiziani riescono a liberarsi di un losco figuro come Mubarak, un altro è “presentare il conto” con lo stile che fu dei sovietici in Polonia ed Ungheria – raggiungono la serafica, idilliaca, positivissima presentazione della crisi egiziana che ha fatto il nostro Ministro degli Esteri Frattini – fra una telefonata e l’altra, un fax ed una mail con Saint Lucia – in Parlamento.
Secondo il nostro Metternich, per risolvere la crisi egiziana basta individuare una “road map”: pronto? Benjamin? come hai detto? “road map” o “load map”? Eh, sai, devo ripeterlo al Parlamento Italiano, tu parli bene l’inglese, io…
Poi, per non scontentare le camicie verdi padane che non devono mollare il governo – altrimenti col cavolo che il suo capo si salva dal “ciclone” delle Ruby – bisogna ricordare che è importante non creare “flussi di disperati” nel Mediterraneo. Come se i “flussi” li creasse la crisi egiziana: decenni di neocolonialismo, di rapina delle risorse minerarie in Africa, di liberismo e neoliberismo coniugati all’ennesima potenza sono solo fanfaluche dei giudici, dei comunisti e dei maledetti bloggher che ci remano contro perché non sono “belli e laureati 110 lode”, come le nostre ragazze “90-60-90”.
Possiamo soltanto supporre che la linea telefonica con Tel Aviv fosse molto disturbata, perché l’ipotesi – al punto cui sono giunti al Cairo – di “concordare” con Mubarak una “transizione”, nella quale sia Mubarak stesso l’attore che, metaforicamente, si taglia i c… per presentarli, all’onore del mondo, in Piazza Tahir, ci sembra una roba da scambio delle figurine Panini. Altro che politica estera.
Mubarak non è un dittatore che incarcera ed uccide da 30 anni gli oppositori, non è il successore di Sadat comprato a peso d’oro a Camp David in blocco con un assegno firmato, congiuntamente, da israeliani e statunitensi. Non è un dipendente che viene, semplicemente, licenziato dai suoi datori di lavoro: no, per il nostro straordinario Ministro degli Esteri Hosni Mubarak è un Presidente che si è visto sottrarre il consenso da manovre di piazza. Un consenso ricevuto dal popolo: dove abbiamo già sentito ‘sta frase? Mah…
Tranquilli, italiani: l’Italia è in prima fila nella crisi egiziana. In fin dei conti, si tratta solo di raggiungere un nuovo “equilibrio” con le forze che non sono rappresentate al Parlamento egiziano: magari, si divide in due parti il sito archeologico di Luxor, metà a Mubarak e metà alla Fratellanza Musulmana. Come lo Stelvio alla SVP.
Oppure, rassicurare Al-Azhar che non mancheranno i fondi per le scuole private coraniche: dove l’abbiamo sentita ‘sta roba? Mah…
Infine, possiamo comunicare ai nostri lettori che la diplomazia italiana ha in serbo un colpo da maestro, che renderà del tutto inutile la grande manifestazione di Venerdì al Cairo, nella quale qualcuno potrebbe sbucciarsi un ginocchio o, malauguratamente, rompersi una tibia.
Con una aereo della nostra Aeronautica Militare, saranno prontamente paracadutati – con precisione millimetrica, proprio sul Parlamento egiziano – i deputati Razzi e Scillipoti: con il loro ausilio, Mubarak raggiungerà una maggioranza di 314 deputati che gli consentirà, Viagra permettendo, di regnare fino alla veneranda età di 112 anni. Poi, si farà un nuovo accordo.
Forza Frattini! Siamo tutti con te: sei er mejio der mejio…cce pari quasi Napoleone!
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.
Neppure le dichiarazioni in pieno stile imperialista e neocoloniale dell’amministrazione USA – un conto è se gli egiziani riescono a liberarsi di un losco figuro come Mubarak, un altro è “presentare il conto” con lo stile che fu dei sovietici in Polonia ed Ungheria – raggiungono la serafica, idilliaca, positivissima presentazione della crisi egiziana che ha fatto il nostro Ministro degli Esteri Frattini – fra una telefonata e l’altra, un fax ed una mail con Saint Lucia – in Parlamento.
Secondo il nostro Metternich, per risolvere la crisi egiziana basta individuare una “road map”: pronto? Benjamin? come hai detto? “road map” o “load map”? Eh, sai, devo ripeterlo al Parlamento Italiano, tu parli bene l’inglese, io…
Poi, per non scontentare le camicie verdi padane che non devono mollare il governo – altrimenti col cavolo che il suo capo si salva dal “ciclone” delle Ruby – bisogna ricordare che è importante non creare “flussi di disperati” nel Mediterraneo. Come se i “flussi” li creasse la crisi egiziana: decenni di neocolonialismo, di rapina delle risorse minerarie in Africa, di liberismo e neoliberismo coniugati all’ennesima potenza sono solo fanfaluche dei giudici, dei comunisti e dei maledetti bloggher che ci remano contro perché non sono “belli e laureati 110 lode”, come le nostre ragazze “90-60-90”.
Possiamo soltanto supporre che la linea telefonica con Tel Aviv fosse molto disturbata, perché l’ipotesi – al punto cui sono giunti al Cairo – di “concordare” con Mubarak una “transizione”, nella quale sia Mubarak stesso l’attore che, metaforicamente, si taglia i c… per presentarli, all’onore del mondo, in Piazza Tahir, ci sembra una roba da scambio delle figurine Panini. Altro che politica estera.
Mubarak non è un dittatore che incarcera ed uccide da 30 anni gli oppositori, non è il successore di Sadat comprato a peso d’oro a Camp David in blocco con un assegno firmato, congiuntamente, da israeliani e statunitensi. Non è un dipendente che viene, semplicemente, licenziato dai suoi datori di lavoro: no, per il nostro straordinario Ministro degli Esteri Hosni Mubarak è un Presidente che si è visto sottrarre il consenso da manovre di piazza. Un consenso ricevuto dal popolo: dove abbiamo già sentito ‘sta frase? Mah…
Tranquilli, italiani: l’Italia è in prima fila nella crisi egiziana. In fin dei conti, si tratta solo di raggiungere un nuovo “equilibrio” con le forze che non sono rappresentate al Parlamento egiziano: magari, si divide in due parti il sito archeologico di Luxor, metà a Mubarak e metà alla Fratellanza Musulmana. Come lo Stelvio alla SVP.
Oppure, rassicurare Al-Azhar che non mancheranno i fondi per le scuole private coraniche: dove l’abbiamo sentita ‘sta roba? Mah…
Infine, possiamo comunicare ai nostri lettori che la diplomazia italiana ha in serbo un colpo da maestro, che renderà del tutto inutile la grande manifestazione di Venerdì al Cairo, nella quale qualcuno potrebbe sbucciarsi un ginocchio o, malauguratamente, rompersi una tibia.
Con una aereo della nostra Aeronautica Militare, saranno prontamente paracadutati – con precisione millimetrica, proprio sul Parlamento egiziano – i deputati Razzi e Scillipoti: con il loro ausilio, Mubarak raggiungerà una maggioranza di 314 deputati che gli consentirà, Viagra permettendo, di regnare fino alla veneranda età di 112 anni. Poi, si farà un nuovo accordo.
Forza Frattini! Siamo tutti con te: sei er mejio der mejio…cce pari quasi Napoleone!
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Questa pubblicazione non può essere considerata alla stregua della pubblicazione a stampa, giacché ha carattere saltuario e si configura, dunque, come un libera espressione, così come riferito dall'art. 21 della Costituzione. Per le immagini eventualmente presenti, si fa riferimento al comma 3 della Legge 22 Maggio 2004 n. 128, trattandosi di citazione o di riproduzione per fini culturali e senza scopo di lucro.
2 commenti:
L’altra sera ho visto “Il Divo”in tv. C’era lui, il divo, e il suo contorno di politici, “Lo Squalo”, “O ministro”, “Il Braccio Destro”, “l’uomo ponte tra dc e mafia”, “Sua Sanità” e gli altri immensi statisti dell’epoca. Sembrano passati cent’anni, ma è roba dell’altro ieri. Di loro mi colpiva la assoluta scaltrezza, la disponibilità a fare qualunque tipo di accordi con chiunque, anche col diavolo, e, anche se non era vero, si capiva che poteva esserlo, senza il minimo problema; il mistero comunque li rendeva in qualche modo un mito. Il tutto però sempre in grazia di Dio, con una devozione e una fede conosciuti da tutti, ma in fondo neanche troppo esibiti; capaci di andare alle feste nei peggiori salotti e uscirne assolutamente integri. Persino tipi come lo squalo, personaggi di una rozzezza unica, erano comunque dei timorati di Dio, gente disposta alla preghiera appena dopo aver intrallazzato nei modi peggiori. Personaggi che sapevi essere in possesso di segreti e informazioni tali da chiederti come facessero a dormire la notte.
Oggi abbiamo Frattini. Forse faranno un film anche su B. e tutto il suo contorno, non parlo di un cinepanettone, ma di qualcosa che inviti a riflettere un po’ di più sul fenomeno. Come si potrà dipingere gente come Frattini, o Brunetta, o Bondi? Nonostante tutti gli sforzi io non riesco a proporre nemmeno un minimo di approfondimento psicologico, non mi viene in mente nemmeno una semplice caratterizzazione; forse solo con Brunetta, il banale attributo dell’altezza,e parliamo di gente che sta in politica più o meno da una ventina di anni.
Forse eccola la differenza, di quelli si sapeva poco, ma si conosceva, si immaginava tutto; di questi si sa tutto, ma si conosce, si capisce, veramente, poco.
C'è una differenza fra quella classe politica, "timorata di Dio" e che ascoltava più che altro Oltretevere, e questa, che ascolta soltanto (e male) i dettami del neoliberismo e dell'autoritarismo sociale.
Ciò, conferma quanto affermi: sono difficilmente "definibili".
In effetti, non servono teste pensanti - anche se demoniache - bensì mani obbedienti, che premano solo dei pulsanti.
Il resto, quel poco che esula dalle leggi per la protezione del Capoccia, lo fanno (male) poche persone.
Difatti, economicamente e politicamente, l'Italia sta andando a fondo.
Ciao
Carlo
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