24 luglio 2010

Le sere del nulla

“Non c’è più niente da fare
è stato bello sognare…”
Bobby Solo

Sono appena le 18, quando entriamo nell’area del festival dell’Unità…cioè, dei Democratici…anzi no, non è più Festival bensì “Festa”…insomma, quella roba lì…non so che nome abbia adesso, ne hanno cambiati troppi. Siamo andati giacché, in primis, la “cosa” avviene nei giardini prospicienti il mare: dunque, prima un bel tuffo, poi si vedrà.
Ma, la vecchia amica che mi ha chiesto di partecipare all’incontro “La politica al tempo della rete”, mi corre incontro e sembra, a parte il caldo soffocante, “soffocata” da qualcos’altro.

L’onorevole che doveva presiedere l’incontro le ha “dato buca”…è dovuto rimanere a Roma per delle votazioni in Parlamento…ma, ribatto, e “l’aiutante” dell’onorevole, quello che è in Rete, su Facebook…insomma, quello lì, non viene?
No – è imbarazzata, probabilmente abituata, dopo 40 anni di “partito”, ad ogni genere di “sola” – non viene nemmeno lui. E perché?
La risposta è evanescente come l’orizzonte marino d’Estate quando, dietro la cortina di vapori all’orizzonte, potrebbe esserci la Bismarck con i suoi 381 puntati proprio contro il tuo naso e non t’accorgeresti di nulla. Capisco solo che, quando un onorevole la “dà buca”, anche l’aiutante fa lo stesso, tanto per non apparire un minus habens. Già, ma che c’entro io?
Eh, siamo rimasti solo io e te e, quando arriva la gente, che si fa?
Va bene l’antica amicizia, ma io sarei dovuto essere la coscienza critica, la controparte di quel PD che sta “in Rete”…ma…ci sta poi per davvero? Mah…

Mi chiede di buttarle giù rapidamente la mia bio-bibliografia, qualche dato per presentarmi.
Mentre – con il sudore che cola sul volto, nell’afa del tendone – scrivo titoli, anni, case editrici…mi rendo conto di quanto, oramai, mi freghi poco di quel mondo e devo ricorrere alla memoria di mia moglie per ricordare i titoli esatti, gli anni…
Mentre scrivo, tornano alla mente telefonate notturne: “hai sforato di 3000 parole…lo sai che sono quattro trentaduesimi e basta!” “E togli un po’ di pubblicità” “No, non si può fare”. Oppure: “Professore, ce la fa per Martedì a mandarmi le rimanenti 120 cartelle?” “Ma…non era per la settimana ventura?” “Eh sì, ma la stamperia ci fa un buon prezzo da Martedì in poi…”. Al diavolo.
Adesso basta: consegno il foglio, attraverso il piazzale e…finalmente…l’acqua!

C’è un po’ “di mare”, come si dice in Liguria per definire il mare mosso, ma è divertente ballonzolare fra la schiuma, finché si superano i frangenti e si va appena un poco oltre la prima cortina dei bagnanti.
Mentre “faccio il morto”, per riposarmi dopo la nuotata, medito sulla catena dell’ancora della Gretel: 110 metri di sola catena, niente cima. Con quel mare, l’ancora “terrebbe” su un fondale di 30 metri? Speriamo. Valli a trovare però, nel Mar Ligure, 30 metri di fondo un po’ distanti dalla costa…roba rara…
Ma sì, qualche posto c’è…forse verso Alberga…poi c’è la rada di Villefranche, splendida, dove s’ancorava addirittura la corazzata Missouri…qualche posto per dar fondo lo troveremo…
L’ora, però, s’avvicina: devo lasciare le carezze delle onde per andare in un posto dov’ero stato chiamato soltanto come voce critica. Invece, dovrò fare…cosa dovrò fare? Chi l’ha capito?

Quando giungo al tendone l’amica smania: ha solo mezzora per mangiare qualcosa, poi dovrà “tirare dritto” fino a mezzanotte. Così, ci lascia padroni del tendone e se ne va.
Ci guardiamo intorno: tante sedie bianche, vuote, ed un tavolo zeppo di libri. Per mia fortuna trovo un libro fotografico su de André – foto che non avevo mai visto – ed è piacevole tuffarsi nella gran serietà di quei visi, fra un Villaggio ancora giovanotto, un Tenco con il destino già segnato sul viso ed un Mannerini che sembra un Grande Capo Lakota, quello della tribù degli Squinternati Danzanti.
L’amica torna e, piacevole novella, mi rassicura: se ti piace, il libro puoi tenerlo. Ringrazio sentitamente, di cuore. Ma…l’incontro? L’ora è scoccata.
Si guarda intorno: non c’è nessuno. Forse verranno fra un po’…intanto – comunica – s’è ricordata che doveva vedere una persona, parlare con un tizio…e scappa di nuovo. La cosa mi mette un poco d’angoscia: e se viene qualcuno, cosa racconto?
Posato il libro, rifletto meglio su quel che mi circonda.

Un tendone vuoto, con due persone (io e mia moglie) sedute in modo assolutamente anonimo con accanto la borsa “del mare”, quella con le maschere e gli asciugamani. In fondo c’è una signora: forse aspetta il famoso “dibattito”? Il marito? Un improbabile fidanzato, perdutamente innamorato?
Se, quello, doveva essere un incontro sulla comunicazione – rifletto – nel tempo della comunicazione doveva ricalcarne i canoni. Che so…magari un portatile sul quale far vedere Draquila…già, non si può, perché la Guzzanti mostra – nel film – l’impotenza e l’inconcludenza del PD proprio a L’Aquila…magari la famosa intercettazione, nella quale Berlusconi cerca di “comprare” i senatori dell’opposizione…basta andare su Youtube…no, anche lì non si può: era implicato Bordon, senatore dell’allora Ulivo.
Così come stanno le cose, però, pur mettendoci tutta la buona volontà, come fa una persona comune – una delle decine che transitano nei viali – a comprendere che lì ci sarà un dibattito sulla comunicazione, sul legame fra politica e Rete?!?
Legge la locandina, certo, ma quanti la vedono?

Insomma, parlando di comunicazione, è proprio sui canoni della comunicazione nell’era del Web 2.0 che la cosa risulta un non sense; pensato, programmato e gestito come una “cosa” anni ’70: con tutta la buona volontà del caso, un fallimento sicuro ed annunciato.
Niente di nuovo sotto il sole – Grillo l’ha detto mille volte – ma questi non se la cavano proprio a competere con l’altra parte: snobbano Berlusconi, ma non si rendono conto che l’uomo di Arcore ha in mano le “chiavi” della comunicazione.
Prima ancora delle TV, il Banana sa come gestire il feeling con il suo elettorato: tutte le sue goffe battute – dalla “bellezza” della Bindi ai cucù alla Merkel, per terminare con la (fasulla) immagine del “macho” a 360 gradi – sono studiate a tavolino dal suo entourage. La politica è un palcoscenico, gli italiani una razza inferiore da schiavizzare: in questo, qualche punto d’incontro con Mussolini ce l’ha.
L’unica, vera contrapposizione che incontra non è qui – fra questi banchetti da mercato rionale – ma sul Web: per questa ragione gli sta tanto a cuore la legge sulle intercettazioni la quale – non dimentichiamo – contiene il velenoso comma che chiede a tutti i bloggher la rettifica entro 48 ore (o 24, non ricordo) con pesanti multe, sul quale state certi che i grandi giornali non lanceranno campagne di sfida ed anatemi. Anzi.

L’amica torna e pone una diga ai miei pensieri: sono oramai le 21,15: non verrà nessuno, afferma sconsolata. Beh, con queste premesse – penso – se veniva qualcuno era come minimo telepatia.
Andiamo finalmente a mangiare e, al termine, riflettiamo che in qualsiasi spiaggia dove preparano qualche piatto caldo avremmo mangiato meglio e speso qualcosa in meno: devono “finanziare il partito”, mi spiegano.
Lasciamo quel bailamme per tornare a casa, convinti come non mai che – se dipendesse da loro – nel 2312, in Italia, regnerebbe Gian Silvio IV di Berlusconia-Coburgo.
Ma, a casa, c’attende una sorpresa.

La mattina seguente – è il 23 di Luglio – mia moglie fa un estratto conto: sorpresa, non c’è lo stipendio!
Strano, penso – il giorno di paga per gli insegnanti è il 23 d’ogni mese – da sempre, il 23, lo stipendio c’è stato. Mia moglie sostiene che si tratta di un “gioco” sulla valuta: no, perché la valuta parte ugualmente dal 23.
Mi tornano allora alla mente alcune notizie che avevo notato, pallide bottiglie abbandonate nel mare magnum del Web: la disoccupazione viene pagata oramai con forti ritardi, mentre le ASL pagano oramai quando possono, come possono, “sforando” oramai i consueti “120 giorni” contrattuali. Pagano dopo mesi e le aziende che lavorano per loro e – a meno d’essere un trafficante di droga e sesso come Tarantini, che riforniva addirittura di donnine “l’Empireo” di Palazzo Grazioli – devono ricorrere alle banche o alle varie “Leghe”, che poi sono delle banche mascherate.
Siccome vanno quasi a “strozzo”, chi finisce veramente strozzato sono i dipendenti, costretti a salari da fame: tutta la vicenda dei contratti a progetto, nei servizi, nasce qui.

In Sicilia, iniziano ad esserci ritardi nei pagamenti per i dipendenti pubblici mentre, a Napoli, i disoccupati sono stati costretti ad occupare il Duomo per tentare di far scucire qualche soldo alla Regione.
Saltano allora ai miei occhi vecchi ricordi, che i giovani possono leggere ma dei quali non possono avere consapevolezza di “vita vissuta”, d’emozioni, perché era il 1992.
Le elezioni del 1994 sono comunemente accettate come lo “spartiacque” fra la Prima e la Seconda Repubblica (più “cosiddette” che reali) mentre, nel mio ricordo, è il 1992 l’anno nel quale ci fu il “giro di boa”. Perché?

Poiché, proprio quell’anno, un Ministro delle Finanze del quale pochi ricorderanno il nome – Giovanni Goria, morì nel 1994 – andò semplicemente in TV e dichiarò che, nello spazio di pochi mesi, non ci sarebbero stati più soldi per pagare stipendi e pensioni.
Ebbene, dopo aver compiuto lunghi giri come una pianta di zucca – mia madre, ama ricordare “che la zucca gira sempre attorno al letamaio” – siamo tornati da capo: ancora manca il coraggio d’andare in TV per dirlo chiaramente – Tremonti non è certo un cuor di leone – ma la situazione è oramai fuori controllo.

Il debito pubblico, dall’inizio del 2010, è salito di 65,8 miliardi: a fine anno saremo probabilmente a 120, forse più. 120 miliardi, il prossimo anno, richiederanno – solo loro – almeno 5 miliardi in più d’interessi rispetto all’anno precedente: dove li prenderanno?
La FIAT prende i soldi e scappa in Serbia, Bertolaso e la sua Protezione Civile “aziendale” – secondo Sabina Guzzanti – sono serviti per “deviare” 10 miliardi di soldi pubblici in tasche private, mentre con l’attuale Legge Finanziaria e con l’accordo di Pomigliano è stato praticamente cancellato il concetto di contratto di lavoro.
Il numero delle auto blu – secondo Brunetta – corrisponde ad una spesa di “soli” 4 miliardi l’anno ma, se si leggono attentamente i dati che ha presentato, si scopre che alla richiesta di fornire i dati ha risposto meno della metà delle amministrazioni: anche le auto blu sono dunque fuori controllo.
Tutto è fuori controllo per motivi semplicissimi: se riflettiamo che lo “scudo fiscale” ha portato nelle casse dello Stato 5 miliardi – ma, se a suo tempo fossero state pagate le tasse, sarebbero stati 40 – ecco dove il bilancio va fuori controllo.

Può darsi che, qualche giovane, immagini la fine della Prima Repubblica come una colossale “panciata” sull’acqua, quei “botti” che ti fanno voltare: niente di più falso.
Per dirla con un noto verso di De André, terminò con una “pace terrificante”: da un giorno all’altro, con un processo, una condanna, una fuga, delle dimissioni.
Chissà cosa s’inventeranno questa volta.

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12 commenti:

Orazio ha detto...

Carlo il tuo ultimo articolo è, come sempre, di alta qualità. Saprai che la BP sta per trivellare al largo della Sicilia, se confermano la loro sciatteria temo che annichileranno tutto il Mediterraneo e sarà la fine di questa civiltà, tanto celebrata dallo storico Braudel. Anche la FIAT sta martoriando il nostro paese e Berlusconi gli tiene bordone. Per quello che ha detto in un paese occidentale ad industria avanzata sarebbe stato cacciato via a furor di popolo da noi è sempre saldo in sella e si appresta a cacciare via Fini e i suoi. A proposito rifaresti una scommessa che questo nano eroticus rimarrà fino a natale saldo in sella con le sue ministre. Vedi la figura barbina della Gelmini sugli organici della scuola. Lo so sono ripetitivo, ma lo devo dire: in un altro paese sarebbe statta costretta a dare le dimissioni.
Ma è una cosa vera cari amici del blog.

Ciao Carlo, gradita una tua risposta.

servo inutile ha detto...

Siamo veramente tre gatti e quindi approfittiamone per dire qualche cosa di velenoso.

Carlo Bertani, per noi, frequentatori del suo blog, amico, per gli organizzatori del festival del PD, un ossimoro.

In verità è il PD ad essere un ossimoro, perchè doveva organizzare un rave party, non un convegno sulla comunicazione.

Si dovevano mettere enormi casse, subwufer da migliaia di watt, mix di electric music degli ultimi 30 anni e via con ecstasy, crack e anfetamine e vedevi quanta affluenza.

ORG.PD"Professor Bertani, la preghiamo di salire sul palco e sillabarci un rap contro questi capitalisti di merda, le chiediamo di essere trascinante e non si presenti con la borsa mare o una donna che non abbia almeno trent'anni meno di lei.
Prepari un bel pezzo acido e infiammi la folla di sbarbati con turpiloquio e inneggiamenti al libero sballo.

E non dica a nessuno che si sta facendo una barchetta per salpare il più lontano possibile dai giovani: hanno ancora bisogno di lei!!"

Ironizzo Carlo, e tu lo sai benissimo: non potevi essere più nostalgico e forse più preparato di così, per un non incontro con la gente di sinistra che ormai non c'è più.

ORG.PD"Lo sa professor Bertani, che un certo Diego Fusaro, pupillo di quel Vattimo, sostiene il ritorno di Marx senza scrivere una sola riga contro il capitalismo? Pensi che ha fatto incazzare pure Preve, che era in pensione, si è scomodato dalle sue ricerche infinite su Hegel e non ha dato il viatico all'opera, criticandola come si conviene"

"Anche lei la pensa come Preve? o come Garroni? La prego non dica che sta meditando la fuga sulle coste francesi o l'ancoraggio al fondo marino a mille metri dal litorale ligure? Si assuma la responsabilità davanti ai giovani che la stanno osannando"

"E non ci venga a raccontare che lei è un vecchio rimbambito: abbiamo letto i suoi articoli sul blog e i commenti dei suoi adepti e pensiamo che lei sia un ottimo aggregatore."

"A noi non interessa che lei non creda più alla sinistra, perchè siamo d'accordo con lei: non ci crediamo neanche noi."

W I RADICAL-SPRITZ

con la grande stima che mi lega a te.
B.S.

Carlo Bertani ha detto...

L'unica scommessa che ancora faccio, Orazio, è se per ferragosto la Gretel sarà "chiusa", ossia verniciata la coperta e tutti i boccaporti a posto. Del resto, scrivo, ma poco mi frega.
Mi fregherebbe qualcosa, Black l'ha capito, se il dibattito fosse altra cosa, se non fossimo solo tre gatti a dissertare su Fukuoka o sul reddito di cittadinanza.
Purtroppo è così, e il Banana c'entra poco: sono le matastasi il vero problema, il cancro che oramai, più che aggredirci, ci dileggia.
Domani è un altro giorno di carta a vetro: questa, almeno, è una certezza.
Buonanotte
Carlo

Alex ha detto...

Resistere, resistere, resistere.

Scrivo un po' a ruota libera....

Certamente la situazione non è molto rosea.
Globalmente il sistema capitalistico come lo conosciamo oggi è arrivato agli sgoccioli. Se non si prova a cambiare qualcosa non ci sarà un grande futuro per tutta l'umanità.
Per noi italiani c'è anche l'aggravante di una situazione paese piuttosto deprimente. E nel futuro le cose difficilmente potranno migliorare visto lo stato di abbandono in cui versano le generazioni nate dal 1965/1970 in poi.
Le motivazioni per questa nostra situazione sono state, e sono, ampiamente dibattute in questo blog grazie soprattutto alle tue analisi, Carlo, sempre estremamente circostanziate e ricche di dettagli.
Anche le possibili soluzioni sono state ampiamente dibattute. Ad esempio nel campo politico, siamo tutti concordi nella necessità di creare di una vera opposizione e non quel simulacro del PD& Company (la cui arretratezza ed immobilità tu Carlo descrivi in modo così illuminante in questo tuo ultimo post).

Ma in questo momento mi premono più che le sorti della nostra Italia, quelle del mondo intero, poiché la globalizzazione ha dato una accelerazione decisiva al processo di avvicinamento tra i popoli e le culture della terra tanto che oggi siamo veramente legati tutti da un medesimo destino.

Ed anche perché trovare soluzioni a problemi globali forse può aiutare il nostro paese a ritrovare se stesso e consentire ai suoi abitanti di ricominciare a vivere.
Crescere!
Ecco l'attuale imperante dictat che condiziona ogni singola esistenza, ogni scelta politica, praticamente in tutto il mondo, crescere. Per vivere in questo mondo dobbiamo crescere.
Ma il modello basato sulla crescita è decisamente vecchio, ha più di duecento anni, ed il peso di questo tempo trascorso si fa sentire tutto.
E' evidente che oggi il sistema in cui viviamo è completamente dipendente da questa visione. Ogni azione che noi compiamo, ogni decisione che viene presa, sono impregnate dall'ideologia della crescita.
E' evidente che scardinare un sistema così ben collaudato e così diffuso è un'operazione alquanto difficile, ma dobbiamo comunque provarci se vogliamo cercare di cambiare le cose prima che gli eventi naturali ci obblighino tragicamente a cambiare rotta.

Acrescere!
L'acrescita deve essere il nuovo modo di vedere il mondo, la nuova prospettiva a partire dalla quale fare progetti e che ci deve guidare nel pensare un nuovo modello di società.
In genere siamo tutti più o meno d'accordo sul fatto che il perseguimento indefinito della crescita è incompatibile con un pianeta finito. Ma abbandonare tale modello significa letteralmente abbandonare una fede, la religione dell’economia, del progresso e dello sviluppo.

In una prima analisi le conseguenze dell'acrescita sono produrre meno e consumare meno. Per questo sembrerebbe un problema tipico delle società occidentali avanzate.
In realtà la diminuzione della produzione e del consumo sono solo due degli effetti più evidenti che si ottengono con l'acrescita; essa va in realtà ad incidere principalmente sul modello economico e sul modello di sviluppo delle società umane, ed il mutamento di questi modelli ha come conseguenza anche la diminuzione della produzione e dei consumo.

Quindi è più corretto dire che l'acrescita deve interessare tutte quelle società che hanno adottato il modello dell'economia capitalistica a crescita indefinita, quindi non solo quelle occidentali, ma anche quelle cosiddette emergenti, o quelle dei paesi cosiddetti in via di sviluppo (certamente la tribù degli uomini rossi scoperta un paio di anni fa nell'amazzonia brasiliana non ha molto da acrescere; ma molto da insegnarci, quello si, su come acrescere.....).

(Scusate mi scappa il P.I.L. Torno subito ---->)

Alex ha detto...

(----> Fatto. Eccomi qui. Scusate l'interruzione, stavolta non ce l'ho fatta a resistere....)

Un altro equivoco: acrescere non significa fermare lo sviluppo ed il miglioramento di vita delle popolazioni. Acrescere significa adottare tutta una serie di scelte politiche, economiche, tecnologiche che determino un consumo di risorse ed una produzione di rifiuti tali da essere compatibili con la biocapacità della terra, ovvero con la capacità dell’ecosistema terrestre di produrre risorse naturali e di assorbire il materiale di scarto generato da noi umani.

La cosa è molto seria, poiché ogni anno il “giorno del debito ecologico” (cioè il giorno in cui l’umanità ha terminato le risorse generate dal nostro pianeta per il dato anno e ha iniziato ad accumulare il suo debito ecologico) arriva sempre prima: consumiamo tutto ciò che il nostro pianeta produce e intacchiamo le risorse per l'anno successivo. Nel 2009 tale giorno è caduto il 25 settembre (nel 1987 era caduto il 19 dicembre, i bei tempi andati !!)

L'acrescita non considera gli individui come consumatori: lo scopo dell'acquistare è l'uso e non il consumo.
L'acrescita non considera gli individui come strumenti per realizzare la crescita economica, ma l'economia come uno strumento per migliorare la vita degli individui.
Fateci caso. Quale lavoro è importante nella società di oggi? Quello fa crescere l'economia, quello che fa aumentare il PIL (e i marroni....). E così lavori fondamentali per la società, come quello delle mamme che crescono i figli sono considerati non lavori: la/il casalinga/o (che in genere si fa un bel mazzo, specie quando in casa ci sono bimbetti che saltellano e/o nonnetti un po' rinco che gironzolano), non produce nulla per il PIL e dunque è per definizione reietta e depressa, senza futuro.
Mentre un cantante hip pop americano delinquente e semianalfabeta può diventare ricco e famoso solo perchè canta dei testi da semianalfabeta a ritmi africani, e vende migliaia di dischi (a migliaia di delinquenti semianalfabeti come lui che per questo lo apprezzano - scusate lo sfogo...) e fa perciò aumentare il PIL.

Alla prossima
Alex

Acrescere, acrescere, acrescere

P.S.: Caro Carlo, stai facendo una cosa molto bella con la tua barca. Ma a volte sembra che tu lo prenda come un ripiego. Del tipo: il mondo mi ha deluso me ne vado sulla mia barca.... Spero non sia così. Consentimi allora una affettuosa esortazione: la tua storia di amore con la Gretel la devi vivere fino in fondo bene. Con la gioia e l'entusiasmo che derivano dal fare le cose con le proprie mani e la propria testa per realizzare un proprio sogno. L'andar per mare su un “qualcosa” di fatto personalmente ha un sapore del tutto diverso.
Se poi le cose del mondo vanno non proprio come uno vorrebbe, bè pazienza. A volte, quando le forze nemiche sono soverchianti, e quando non si hanno più le energie e le risorse sufficienti, è meglio abbandonare per un po' il campo di battaglia, ritirarsi in buon ordine e stare lì ad osservare gli eventi, ed aspettare. Aspettare. Magari dopo qualche tempo, chissà, gli eventi che prima ci erano sfavorevoli poi possono tornare ad essere a nostro vantaggio e darci l'opportunità di ritornare in partita.
Un caro saluto, Alex

Davide1969 ha detto...

Vorrei ringraziare Alex per aver spiegato il suo concetto di “acrescita”, sul quale sono sostanzialmente d'accordo nonostante alcune mie obiezioni in campo energetico.
Purtroppo sul PIL siamo messi ancora peggio di così... Lui fa, giustamente, l'esempio del cantante hip hop semianalfabeta che tira su un mucchio di grana, e la fa tirare su alla casa discografica, per via del successo presso migliaia di suoi simili un po' più sfigati di lui. Magari fosse solo quello! Purtroppo un “viagra per PIL” assai più efficiente è qualcosa tipo il terremoto a L'Aquila, oppure una Chernobyl nostrana... Una guerra, a patto di non subirla sul proprio territorio e purché si riesca poi a farsi assegnare un po' di commesse per la successiva ricostruzione... Qualcosa che implichi ricostruzioni e quant'altro. Sempre e comunque a carico della gente comune, i VOP (Very Ordinary People).
Comunque sul fatto che purtroppo manchi un modello di economia basato sulla decrescita sono d'accordo. Forse non manca del tutto. Magari qualche idea c'è, demonizzata da quel 2 o 3 del mondo a farla grossa che col cambio di prospettiva avrebbe solo da perderci perché attualmente ha il mondo in mano. Una piccolissima minoranza che però detiene il potere e con esso l'informazione, quelli che non a caso imbavaglierebbero volentieri il web.
Il modello “o cresci o muori” è figlio del suo tempo. Ad inizio rivoluzione industriale ovviamente funzionava benissimo, l'energia da fossili era ancora tutta lì da utilizzare, la popolazione mondiale era 5 o 6 volte meno numerosa di quella attuale, l'impronta ecologica media mondiale era assai lontana dall'attuale. C'erano le condizioni e i margini per la crescita. Poi a volte le teorie e i modelli diventano dogmi e non si riesce ad abbandonarli nemmeno quando cessano di funzionare o addirittura diventano dannosi. Figuriamoci che a volte è successo anche nell'ambito della Fisica, che pure per sua natura è portata ad innovare, a incentivare il dubbio, cercare i punti deboli delle teorie, superandoli. Figuriamoci in ambito economico, dove sono in gioco interessi colossali.
A volte mi chiedo che accadrebbe ad un ipotetico “Einstein della macroeconomia”. Finirebbe ignorato ed inascoltato? O magari sputtanato e quindi inascoltato? Gli capiterebbe forse qualche spiacevole incidente?
Riguardo al periodo di scoramento di Carlo, mi dispiace. Spero gli passi, spero che scriva ancora, spero che continui ad alimentare discussioni sia pure tra quattro gatti. Però accidenti se lo capisco.

servo inutile ha detto...

Caro Alex,

il tuo ottimismo mi commuove come un bimbo che si attacca al seno della madre.

Sei, evidentemente, un' ottima persona, che ha sentito puzza di depressione tra i coabitanti del blog e ce la mette tutta per ispirarci.

A te le mie lodi, per quanto possano valere, ma t'invito a leggere questo articolo e se ti va, dirci cosa ne pensi.

Perchè l'acrescita dovrebbe iniziare proprio da lì.

Una volta Carlo ha sostenuto che chi si rifiuta di essere ingranaggio del sistema o scapa dove può e come può o impazzisce o finisce in uno slum o si strafà fino alla morte.

Les banlieux sono il nostro futuro, tenuto conto che il tempo di declino della società italiana è tecnicamente più lungo, in quanto siamo stati refrattari, per cultura, ai modelli economici americani, per almeno 50 anni.

Ci aspettano 20-30 anni, nei quali la mia generazione, 1971, e come dici giustamente tu, quella del 1965, vivrà, se potrà, con l'accumulazione patrimoniale dei padri...poi les banlieux...

http://espresso.repubblica.it
/dettaglio/vi-racconto-limpero-della-cocaina/1533128

ciao
B.S.

lucurtu ha detto...

Gentile Prof Bertani,
la seguo da un pò e ad ogni nuova pubblicazione la mia stima nei suoi confronti cresce. il suo post ha un sapore romantico/melanconico che mi fa pensare ad un fiero leone ormai stanco delle lunghe battaglie, e questo mi spiace. Il problema per come lo vedo io non è destra, sinistra, un nuovo partito o movimento, il problema è che siamo stati corrotti nell'animo, non siamo più in grado di riconoscere la verità o se la riconosciamo ne fuggiamo via. non siamo più capaci di combattere non ne abbiamo la forza: siamo come morti viventi. per il resto penso che, anche se la vedo nera,dobbiamo comunque provarci. per cambiare qualcosa dobbiamo essere il cambiamento.
Saluti
Gaetano

doc ha detto...

Dal punto di vista teorica la pietra nella fionda ruotante con Davide centro di rotazione:

la pietra rimane ancorata a girare se il momento angolare rimane >0.

Le economie nazionali girano continuamente attorno al centro che e' il il turbocapitalismo:

le economie nazionali rimangono ancorate a ruotare fin quando il momento angolare di questo sistema rimane >0.

Ma questo e' vero a livello teorico, o meglio in un sistema isolato in cui bisogna anche fare altre ipotesi...

Cio' che tiene in piedi il sistema, sintetizzando al massimo e senza dover ricorrere ad altro che "al proprio naso (=buon senso)"
e il meccanismo teocratico messo in piedi: PIL/MERCATO/DENARO=PROGRESSO/BENESSERE/PERTUTTI

Cio' che il naso mi dice e' che ci sono degli sfilacciamenti, che qualche paese sta andandosene per la tangente. E questo e' un fatto.

Ed e' mia opinione che siamo in piena accelerazione da effetto valanga.

In italia ad esempio, la Berlusconeide e' al suo paragrafo finale;
l'accozzaglia sinistroide postBolognina e post muro ha svelato tutta la sua storica inconsistenza politica: la sua esistenza era NECESSARIAMENTE COMPLEMENTARE al berlusconismo.

E se si toglie il moto di orgoglio sulla questione morale di Berlinguer, c'e poco da salvare anche della sinistra post-republica.
(nota personale: la questione morale era gia' pimpante e pressante alla fine deglia anni 60 inizio anni 70.. e non poteva esseree diversamente data l'accettazione incondizionata della teoria dell'economia costruita sul debito..)continua..
Doc

Carlo Bertani ha detto...

Mi sento molto vicino alle soluzioni - per ora solo ipotesi - tracciate da Alex e da Davide.
facciamo così: scriverò un articolo sulla decresita, così potremo approfondire meglio la questione.
Ora, però, pubblico una cosa che "ho sul gozzo".
Grazie a tutti.
Carlo
PS: non sono così depresso, solo non ce la faccio a fare tutto!

doc ha detto...

Alex scrive:
"Acrescere significa adottare tutta una serie di scelte politiche, economiche, tecnologiche che determino un consumo di risorse ed una produzione di rifiuti tali da essere compatibili con la biocapacità della terra, ovvero con la capacità dell’ecosistema terrestre di produrre risorse naturali e di assorbire il materiale di scarto generato da noi umani."

Ma le scelte politiche come, nella situazione attuale possono essere "indirizzate, canallizzate" per tale fine?

Secondo me non e' percorribile: non esistono le condizioni, la benzina necessaria a mettere in moto all'interno poi di questo sistema un meccanismo così virtuoso.

MANCA L'HUMUS dove inserire innestare questo circolo virtuoso.

Inoltre questo discorso sottende, nasconde un pericolo, quello che in definitiva ha prodotto le società attuali: sostituire l'alienazione costruita negli ultimi duecento anni con un'altra senza che si vada alla radice del problema.

Inoltre, secondo una mia opinione "a pelle" si tratterebbe di sostituire ad un capitalismo becero un'altro di tipo illuminato.

Si produce meglio in modo che si consumi meglio compatibilmente con le capacità di assorbimento del pianeta.

Mentre io credo che un nuovo sistema economico deve presuppore un modo di produrre finalizzato ad un uso utile del prodotto finale.

In ogni caso, sia nella prima che nella seconda ipotesi, si presuppone un grande cambiamento nel genere umano:in informazione, in consapevolezza, in responsabilità, in autonomia e dignità.

Esiste, in Italia, una speranza plausibile di rinnovamento?

Credo di sì e la speranza e' rappresentata da quell'oltre 30% di astenuti consapevoli alle ultime elezioni politiche regionali.

Buon cammino a tutti
Doc

Carlo Bertani ha detto...

Forse, doc, il fatto che molti di noi non siano più giovanissimi, ci fa perdere di vista uno dei fattori più importanti: il tempo.
Ci vorrà tempo e lavoro per raggiungere quegli obiettivi, ed il tempo, spesso, sembra che voli.
Ciao e grazie
Carlo