“Nulla è più triste a vedersi di un giovane pessimista, eccetto un vecchio ottimista.”
Mark Twain
Se l’ennesima querelle estiva della politica italiota fosse soltanto il comune “salto della barricata”, non ci sarebbe troppo da stupirsi: è lo sport più praticato nel Belpaese.
L’unico “bene” che l’Italia sa riciclare sono i politici: la monnezza no, non fa notizia, la lasciamo ai posteri.
Sicché, quando abbiamo letto[1] che il prof. Umberto Veronesi sta meditando d’accettare una poltrona di una certa importanza, niente po’ po’ di meno che da Sua Sultanaggine Silvio I da Arcore, la cosa più di tanto non ci ha strapazzato le budella: uno più, uno meno…
Nemmeno la “rampogna”, subito emessa dal segretario del Politburo Pidieddino Bersanowskj, ci ha stupito: fa parte del gioco rampognare – ma con delicatezza, si tratta pur sempre di un luminare della medicina e…s’am vegn an chencher? – chi lascia la vecchia via per la nuova, i “traditori”, eccetera…
Siamo venuti così a sapere che, l’esimio professore, ha una poltrona senatoriale PD senza nemmeno essere iscritto al partito! Grillo era iscritto e non l’hanno lasciato partecipare alle primarie, questo non è nemmeno iscritto e diventa senatore…che strano partito questo PD, non finisce mai di stupire…
A dire il vero, la “poltrona” offerta da Berlusconi ci potrebbe anche stare: siccome si tratta del ruolo di controllo per le future (a quando? Mah…) attività nucleari italiane, verrebbe da dire che si tratta di una “cortesia” istituzionale. Un po’ come il controllo dei servizi segreti, che spetta per tradizione all’opposizione: Berlusconi fa le centrali e Veronesi, in conto PD, controlla. Ma non è così.
La cosa non quadra perché Veronesi non è minimamente critico nei confronti del nucleare, è entusiasta!
Chiariamo che non è necessario essere degli adoratori del sole per essere ferocemente contrari al nucleare: si può accettare il nucleare come il male minore, esprimendo però tutte le cautele e le critiche del caso. Una posizione che potrebbe ricordare quella di Carlo Rubbia.
Invece, il nostro arzillo gran dottore, non ha il minimo dubbio: è così, naif, proprio come Minzolini è “direttorone”, Veronesi s’appresta a diventare “professorone” nella squadra del Banana.
E’ addirittura pronto a lasciare la poltrona di senatore (vedremo…) pur di partecipare alla Gran Lotteria dell’Atomo, il maestoso gratta e vinci per tutte le tasche (dorate) che dovrebbe andare in onda dopo i vari G8, il terremoto, la “Protezione Civile s.p.a.” (terminata con un aborto procurato), le case al Colosseo e tutta la gran cagnara alla quale assistiamo da troppi anni.
Quel che fa spisciazzare dalle risate, sono le motivazioni addotte per l’adesione: una serie di metastasi para-scientifiche spacciate per il Verbo Divino. Cominciamo dall’inizio.
Anzitutto, herr professor afferma:
“Mi affascina il pensiero che un neutrone scagliato contro un atomo di uranio possa far scaturire una quantità di energia così gigantesca da risolvere buona parte del fabbisogno energetico del mondo.”
Liquidando la faccenda sotto il solo profilo della “fascinazione”, si potrebbe ricordare che 200.000 giapponesi lo furono prima di lui, ma sarebbe scorretto perché Veronesi si riferisce agli aspetti civili. Meno male: non vorremmo ritrovarci, domani, la reincarnazione di Oppenheimer che sorveglia le attività nucleari.
Già che siamo nel girone del “fascino” e della reincarnazione, anche nella mia famiglia siamo rimasti gioiosamente stupiti quando un colombo ha deciso d’abitare – in piena Estate – nel locale caldaia. Esce in cortile, s’accuccia nel vaso del prezzemolo e, quando lo scacci, torna vicino alla caldaia con l’aria offesa, quella dell’onor ferito. A volte, invece, entra dal balcone e si sistema direttamente in cucina: t’osserva con aria di sufficienza e tuba. Mah…
Io l’ho chiamato “ Il Colombo Jonathan Livingstone”, mentre mia moglie è convinta che sia la reincarnazione di Danny – il nostro gatto, che amava spiare i piccioni appollaiato sopra il frigorifero – il quale è sparito misteriosamente qualche mese fa, in completa assenza di vicentini nelle nostre contrade.
Si può rimanere “affascinati” da un piccione il quale, ostinatamente, vuole vivere in famiglia e non partecipare alle comuni attività di volo di squadra con i suoi compagni: non per questo, però, mia moglie ha chiesto la presidenza della Protezione Animali!
Passiamo oltre la prima giustificazione – potremmo classificarla di tipo “filosofico”? Mah… – e veniamo a quelle più pratiche.
La prima, incontrovertibile verità “veronese” – e se fosse, invece, un vicentino mascherato che s’è mangiato Danny? – è che l’attività nucleare “libera” l’uomo dalla schiavitù energetica.
Che l’atomo produca energia è incontrovertibile, peccato però che nessuno ci punti più molto: forse, l’esimio professore, non sa che gli ultimi vent’anni sono stati i più fortunati per l’industria elettro-nucleare.
Il “miracolo” avvenne grazie agli accordi SALT, mediante i quali gli USA e l’URSS/Russia si liberarono di una gran quantità di ferrivecchi degli anni ’50, e l’Uranio ricavato venne messo in vendita per le attività civili.
Non fu amorevole adorazione della pace, bensì una misera storia di convenienza economica: le testate degli anni ’50 erano singole, ossia ogni missile ne portava solo una a destinazione.
Oggi, con il progredire (sic!) della scienza e della tecnologia, è possibile raggruppare in un solo missile più testate (vengono definite “veicoli di rientro”), così un solo missile viene lanciato – poniamo – sull’Italia. In seguito, fuori dell’atmosfera, 12 veicoli di rientro si staccano e portano ciascuno la sua bombetta sulla città prescelta: Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Ancona, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari.
Con un solo missile, l’Italia è belle che fritta! Vuoi mettere il risparmio?
Oggi, quel bengodi è terminato per molte ragioni: per prima cosa quegli arsenali desueti (che rappresentavano un costo) sono stati eliminati, in seconda battuta non circola più molta “aria” di disarmo nucleare. Anzi.
La chiusura dell’hard discount nucleare ha condotto il mercato alle origini, ossia a rifornirsi dai giacimenti d’Uranio, le miniere. E, il prezzo, ha iniziato a salire vertiginosamente.
Il prezzo dell’Uranio – dobbiamo precisare – non è così determinante ai fini del costo finale del singolo KWh, giacché i costi (altissimi) sono da ricercare nella costruzione delle centrali, dei reattori e di tutto l’ambaradan che c’è appresso. Determina solo una frazione del costo finale, intorno al 15%[2]: certo, se il prezzo dell’Uranio continuasse ad aumentare a questi ritmi…
L’IEA stima che ci sarà Uranio a prezzi “paragonabili” a quelli attuali per circa 40 anni, poi altri 40 a prezzi “molto diversi”. Quanto? Mah…il fatto è che il prezzo dell’Uranio aumenta come un’iperbole già oggi. Ah, dimenticavamo: e dopo i 40+40 anni? Fine dell’Uranio.
Le previsioni dell’IEA, però, non tengono conto di possibili “impennate” della richiesta – la Cina, ad esempio, ma anche l’Iran e la Francia che non molla di un centimetro sul nucleare – e le previsioni sono quindi molto aleatorie, da prendere con le molle[3].
Sia come sia, però, negli USA da un paio d’anni la produzione elettrica di fonte eolica ha superato quella di fonte nucleare[4]: attenzione, non la potenza installata, l’energia effettivamente prodotta.
Lo diciamo piano, per non infrangere l’emozione che il professore sta gustando: in ogni modo, quando andrà a sedersi sull’ambita poltrona, potrà chiedere tutte le delucidazioni del caso, sull’eolico, a Denis Verdini e ad Ugo Cappellacci, nonché a Flavio Carboni. A quel punto, saranno tutti suoi “compagni di mer...” pardon, “di cordata”.
Il secondo “fascino” dal quale Veronesi è stato accalappiato è la fine delle guerre per l’energia: basta, maledetto petrolio, hai già succhiato troppo sangue nel Pianeta! Ne è pienamente convinto: non è uno scherzo!
Con tutte le cose che ha da fare Veronesi – medico, ricercatore, senatore, uomo politico – di tempo per informarsi gliene rimarrà poco: niente paura, provvediamo noi per lui.
Certamente sarà all’oscuro di quanto sta avvenendo nel Niger e nelle aree limitrofe, dove la cupidigia “nucleare” francese sta causando una catastrofe umanitaria: decine di migliaia di persone sono in fuga da quelle aree – li ritroveremo fra qualche mese sui barconi – perché i francesi sono stati un po’ troppo “spicci” nelle procedure d’estrazione. Riportiamo un breve estratto dell’articolo/denuncia di Greenpeace[5]:
“in 40 anni di attività, 270 miliardi di litri di acqua sono stati utilizzati nelle miniere, contaminando e impoverendo la falda acquifera…le detonazioni e le trivellazioni in miniera causano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e enormi mucchi di fango rimangono esposti all’aria aperta…la concentrazione di uranio…nei pressi della miniera sotterranea di Akokan è risultato circa 100 volte superiore ai livelli normali nella regione…per le strade di Akokan…500 volte superiore al fondo naturale…i tassi di mortalità legati a problemi respiratori nelle zone delle miniere sono il doppio di quelli del resto del Paese…”
Cosa racconta alla sua coscienza di medico, Veronesi, questo quadro apocalittico, nel quale popolazioni ignare sono state precipitate come in un girone infernale, soltanto per consentire alla gente “affascinata” come lei di sognare un mondo “ripulito” dalle petroliere?
Si rende conto che il suo “sogno” è pagato – da sempre – dall’Africa[6]? In Congo, Sudafrica…mille guerre dimenticate per l’Oro, i diamanti i metalli rari e sempre lui, Mister Uranio, il più “effervescente” fra i suoi fratelli.
Nello Zimbabwe[7] viene scoperto un consistente giacimento d’Uranio e, subito, parte un “copione” che già abbiamo visto in atto per l’Iraq: il presidente Mugabe non è gradito alle diplomazie europee ed americane…cosa le fa immaginare una situazione del genere, tanto Uranio in un Paese povero dell’Africa?
Lei si picca d’essere un umanista, uno studioso. Bene. Provi a riflettere su questo semplicissimo assioma: in un pianeta X decidono di ricavare il fabbisogno energetico da fonti finite, e le fonti sono distribuite in modo eterogeneo nel pianeta stesso.
Oggi lo chiamano carbone, domani petrolio e dopodomani Uranio e…tutti li vogliono! Cosa succede?
Non continuiamo per non offendere la sua intelligenza.
C’è poi il capitolo “sicurezza”, sul quale lei ricorda che il rischio per la salute è “ormai vicino allo zero”.
Dottore, dottore…lei si ritiene uno scienziato…va bene…ma la Medicina – ci permettiamo di ricordarlo – non è una Scienza esatta e, quel “vicino” allo zero, non è zero. Al massimo, un limite che tende a zero, che non è zero.
L’unica grande catastrofe nucleare fu Chernobyl ma, negli anni successivi, c’è stato uno stillicidio d’incidenti, alcuni mortali, in tutto il mondo “nucleare”, dalla Francia al Giappone, dalla Slovenia agli USA.
Lei, con l’andazzo italiano d’assegnare poltrone dirigenziali, presidenze di commissioni, istituti di controllo e via discorrendo con il sistema, ben noto, del Manuale Cancelli, si fida del nucleare “italiano”? Ci mette la mano sul fuo…pardon, sul reattore?
E se il prescelto a dirigere una centrale fosse – poniamo, pura ipotesi “di scuola”, i nomi citati sono di pura fantasia – il nipote di Scagliola, che ha sposato la cugina di Dalemme, mentre in prime nozze era sposato con la figlia di Bottiglione? Saremmo certi delle sue competenze? Potremmo dormire sogni tranquilli?
Non succedono mai queste cose, no, siamo solo dei malpensanti.
Già, dice lei, ma al nucleare non ci sono alternative.
Ancora una volta, lei è poco informato: erano più informati di lei i suoi (probabili) futuri “compagni di viaggio” come Verdini & Company, i quali – mentre il loro governo smazzava centrali nucleari ai quattro venti – proprio sul vento cercavano di far soldi (e tangenti). Quella gente sa benissimo cosa può rendere in campo energetico, e se ne fregano se la fonte è tradizionale o rinnovabile: l’unico obiettivo è il denaro.
Per questa ragione, più volte abbiamo proposto – documentando accuratamente il progetto[8] – un eolico pubblico, con destinazione sociale degli utili. Già, ma lei è “affascinato” dai neutroni che si scontrano, come all’autoscontro del Luna Park che frequentava quando era giovanotto.
C’è poi un’altra critica alle energie rinnovabili:
“Per il solare ritengo sia necessaria una politica di grandi investimenti nella ricerca oggi non attuabile. Le potenzialità del solare sono molto elevate, ma la tecnologia è in ritardo e i soldi per accelerarla non ci sono.”
Qui, caro professore, ci sembra che lei stia inviando più che altro un “pizzino” a qualcuno che non è proprio d’accordo con lei, qualcuno che sta dimostrando proprio il contrario. Qualcuno che lo sta realizzando lontano dall’Italia, in Spagna, proprio perché la coalizione politica alla quale s’appresta a fornire i suoi servigi lo cacciò dalla presidenza dell’ENEA nel 2004.
Ed è un qualcuno che ha pure, nel suo carnet, un premio Nobel.
Sicuro, professore, che in questa sua decisione non si sia intrufolato un diavoletto bizzoso, il quale le ha detto, pressappoco: «Ma che sfiga…Rubbia, la Montalcini e Dulbecco hanno vinto il Nobel…io ho oramai 85 anni e non lo vincerò più…in tanti mi hanno proposto e invece…ciccia! Che sfiga, maledizione…ma adesso gliela faccio vedere…»
Per una volta, ci sembra di poterci associare ai “consigli” che le ha dato Bersani – il quale, precisiamo, sul nucleare non è proprio di una chiarezza adamantina, sembra il Papa quando parla di pedofilia dei preti – ma, in questo caso, riteniamo che farebbe meglio a seguire i consigli del suo non-segretario.
A 85 anni suonati, professore, riteniamo che possa accontentarsi della carriera e dei risultati che ha raggiunto: lasci perdere cose più grandi e, soprattutto, più “giovani” di lei.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
Mark Twain
Se l’ennesima querelle estiva della politica italiota fosse soltanto il comune “salto della barricata”, non ci sarebbe troppo da stupirsi: è lo sport più praticato nel Belpaese.
L’unico “bene” che l’Italia sa riciclare sono i politici: la monnezza no, non fa notizia, la lasciamo ai posteri.
Sicché, quando abbiamo letto[1] che il prof. Umberto Veronesi sta meditando d’accettare una poltrona di una certa importanza, niente po’ po’ di meno che da Sua Sultanaggine Silvio I da Arcore, la cosa più di tanto non ci ha strapazzato le budella: uno più, uno meno…
Nemmeno la “rampogna”, subito emessa dal segretario del Politburo Pidieddino Bersanowskj, ci ha stupito: fa parte del gioco rampognare – ma con delicatezza, si tratta pur sempre di un luminare della medicina e…s’am vegn an chencher? – chi lascia la vecchia via per la nuova, i “traditori”, eccetera…
Siamo venuti così a sapere che, l’esimio professore, ha una poltrona senatoriale PD senza nemmeno essere iscritto al partito! Grillo era iscritto e non l’hanno lasciato partecipare alle primarie, questo non è nemmeno iscritto e diventa senatore…che strano partito questo PD, non finisce mai di stupire…
A dire il vero, la “poltrona” offerta da Berlusconi ci potrebbe anche stare: siccome si tratta del ruolo di controllo per le future (a quando? Mah…) attività nucleari italiane, verrebbe da dire che si tratta di una “cortesia” istituzionale. Un po’ come il controllo dei servizi segreti, che spetta per tradizione all’opposizione: Berlusconi fa le centrali e Veronesi, in conto PD, controlla. Ma non è così.
La cosa non quadra perché Veronesi non è minimamente critico nei confronti del nucleare, è entusiasta!
Chiariamo che non è necessario essere degli adoratori del sole per essere ferocemente contrari al nucleare: si può accettare il nucleare come il male minore, esprimendo però tutte le cautele e le critiche del caso. Una posizione che potrebbe ricordare quella di Carlo Rubbia.
Invece, il nostro arzillo gran dottore, non ha il minimo dubbio: è così, naif, proprio come Minzolini è “direttorone”, Veronesi s’appresta a diventare “professorone” nella squadra del Banana.
E’ addirittura pronto a lasciare la poltrona di senatore (vedremo…) pur di partecipare alla Gran Lotteria dell’Atomo, il maestoso gratta e vinci per tutte le tasche (dorate) che dovrebbe andare in onda dopo i vari G8, il terremoto, la “Protezione Civile s.p.a.” (terminata con un aborto procurato), le case al Colosseo e tutta la gran cagnara alla quale assistiamo da troppi anni.
Quel che fa spisciazzare dalle risate, sono le motivazioni addotte per l’adesione: una serie di metastasi para-scientifiche spacciate per il Verbo Divino. Cominciamo dall’inizio.
Anzitutto, herr professor afferma:
“Mi affascina il pensiero che un neutrone scagliato contro un atomo di uranio possa far scaturire una quantità di energia così gigantesca da risolvere buona parte del fabbisogno energetico del mondo.”
Liquidando la faccenda sotto il solo profilo della “fascinazione”, si potrebbe ricordare che 200.000 giapponesi lo furono prima di lui, ma sarebbe scorretto perché Veronesi si riferisce agli aspetti civili. Meno male: non vorremmo ritrovarci, domani, la reincarnazione di Oppenheimer che sorveglia le attività nucleari.
Già che siamo nel girone del “fascino” e della reincarnazione, anche nella mia famiglia siamo rimasti gioiosamente stupiti quando un colombo ha deciso d’abitare – in piena Estate – nel locale caldaia. Esce in cortile, s’accuccia nel vaso del prezzemolo e, quando lo scacci, torna vicino alla caldaia con l’aria offesa, quella dell’onor ferito. A volte, invece, entra dal balcone e si sistema direttamente in cucina: t’osserva con aria di sufficienza e tuba. Mah…
Io l’ho chiamato “ Il Colombo Jonathan Livingstone”, mentre mia moglie è convinta che sia la reincarnazione di Danny – il nostro gatto, che amava spiare i piccioni appollaiato sopra il frigorifero – il quale è sparito misteriosamente qualche mese fa, in completa assenza di vicentini nelle nostre contrade.
Si può rimanere “affascinati” da un piccione il quale, ostinatamente, vuole vivere in famiglia e non partecipare alle comuni attività di volo di squadra con i suoi compagni: non per questo, però, mia moglie ha chiesto la presidenza della Protezione Animali!
Passiamo oltre la prima giustificazione – potremmo classificarla di tipo “filosofico”? Mah… – e veniamo a quelle più pratiche.
La prima, incontrovertibile verità “veronese” – e se fosse, invece, un vicentino mascherato che s’è mangiato Danny? – è che l’attività nucleare “libera” l’uomo dalla schiavitù energetica.
Che l’atomo produca energia è incontrovertibile, peccato però che nessuno ci punti più molto: forse, l’esimio professore, non sa che gli ultimi vent’anni sono stati i più fortunati per l’industria elettro-nucleare.
Il “miracolo” avvenne grazie agli accordi SALT, mediante i quali gli USA e l’URSS/Russia si liberarono di una gran quantità di ferrivecchi degli anni ’50, e l’Uranio ricavato venne messo in vendita per le attività civili.
Non fu amorevole adorazione della pace, bensì una misera storia di convenienza economica: le testate degli anni ’50 erano singole, ossia ogni missile ne portava solo una a destinazione.
Oggi, con il progredire (sic!) della scienza e della tecnologia, è possibile raggruppare in un solo missile più testate (vengono definite “veicoli di rientro”), così un solo missile viene lanciato – poniamo – sull’Italia. In seguito, fuori dell’atmosfera, 12 veicoli di rientro si staccano e portano ciascuno la sua bombetta sulla città prescelta: Torino, Milano, Genova, Venezia, Bologna, Ancona, Firenze, Roma, Bari, Napoli, Palermo e Cagliari.
Con un solo missile, l’Italia è belle che fritta! Vuoi mettere il risparmio?
Oggi, quel bengodi è terminato per molte ragioni: per prima cosa quegli arsenali desueti (che rappresentavano un costo) sono stati eliminati, in seconda battuta non circola più molta “aria” di disarmo nucleare. Anzi.
La chiusura dell’hard discount nucleare ha condotto il mercato alle origini, ossia a rifornirsi dai giacimenti d’Uranio, le miniere. E, il prezzo, ha iniziato a salire vertiginosamente.
Il prezzo dell’Uranio – dobbiamo precisare – non è così determinante ai fini del costo finale del singolo KWh, giacché i costi (altissimi) sono da ricercare nella costruzione delle centrali, dei reattori e di tutto l’ambaradan che c’è appresso. Determina solo una frazione del costo finale, intorno al 15%[2]: certo, se il prezzo dell’Uranio continuasse ad aumentare a questi ritmi…
L’IEA stima che ci sarà Uranio a prezzi “paragonabili” a quelli attuali per circa 40 anni, poi altri 40 a prezzi “molto diversi”. Quanto? Mah…il fatto è che il prezzo dell’Uranio aumenta come un’iperbole già oggi. Ah, dimenticavamo: e dopo i 40+40 anni? Fine dell’Uranio.
Le previsioni dell’IEA, però, non tengono conto di possibili “impennate” della richiesta – la Cina, ad esempio, ma anche l’Iran e la Francia che non molla di un centimetro sul nucleare – e le previsioni sono quindi molto aleatorie, da prendere con le molle[3].
Sia come sia, però, negli USA da un paio d’anni la produzione elettrica di fonte eolica ha superato quella di fonte nucleare[4]: attenzione, non la potenza installata, l’energia effettivamente prodotta.
Lo diciamo piano, per non infrangere l’emozione che il professore sta gustando: in ogni modo, quando andrà a sedersi sull’ambita poltrona, potrà chiedere tutte le delucidazioni del caso, sull’eolico, a Denis Verdini e ad Ugo Cappellacci, nonché a Flavio Carboni. A quel punto, saranno tutti suoi “compagni di mer...” pardon, “di cordata”.
Il secondo “fascino” dal quale Veronesi è stato accalappiato è la fine delle guerre per l’energia: basta, maledetto petrolio, hai già succhiato troppo sangue nel Pianeta! Ne è pienamente convinto: non è uno scherzo!
Con tutte le cose che ha da fare Veronesi – medico, ricercatore, senatore, uomo politico – di tempo per informarsi gliene rimarrà poco: niente paura, provvediamo noi per lui.
Certamente sarà all’oscuro di quanto sta avvenendo nel Niger e nelle aree limitrofe, dove la cupidigia “nucleare” francese sta causando una catastrofe umanitaria: decine di migliaia di persone sono in fuga da quelle aree – li ritroveremo fra qualche mese sui barconi – perché i francesi sono stati un po’ troppo “spicci” nelle procedure d’estrazione. Riportiamo un breve estratto dell’articolo/denuncia di Greenpeace[5]:
“in 40 anni di attività, 270 miliardi di litri di acqua sono stati utilizzati nelle miniere, contaminando e impoverendo la falda acquifera…le detonazioni e le trivellazioni in miniera causano enormi nuvole di polvere, montagne di rifiuti industriali e enormi mucchi di fango rimangono esposti all’aria aperta…la concentrazione di uranio…nei pressi della miniera sotterranea di Akokan è risultato circa 100 volte superiore ai livelli normali nella regione…per le strade di Akokan…500 volte superiore al fondo naturale…i tassi di mortalità legati a problemi respiratori nelle zone delle miniere sono il doppio di quelli del resto del Paese…”
Cosa racconta alla sua coscienza di medico, Veronesi, questo quadro apocalittico, nel quale popolazioni ignare sono state precipitate come in un girone infernale, soltanto per consentire alla gente “affascinata” come lei di sognare un mondo “ripulito” dalle petroliere?
Si rende conto che il suo “sogno” è pagato – da sempre – dall’Africa[6]? In Congo, Sudafrica…mille guerre dimenticate per l’Oro, i diamanti i metalli rari e sempre lui, Mister Uranio, il più “effervescente” fra i suoi fratelli.
Nello Zimbabwe[7] viene scoperto un consistente giacimento d’Uranio e, subito, parte un “copione” che già abbiamo visto in atto per l’Iraq: il presidente Mugabe non è gradito alle diplomazie europee ed americane…cosa le fa immaginare una situazione del genere, tanto Uranio in un Paese povero dell’Africa?
Lei si picca d’essere un umanista, uno studioso. Bene. Provi a riflettere su questo semplicissimo assioma: in un pianeta X decidono di ricavare il fabbisogno energetico da fonti finite, e le fonti sono distribuite in modo eterogeneo nel pianeta stesso.
Oggi lo chiamano carbone, domani petrolio e dopodomani Uranio e…tutti li vogliono! Cosa succede?
Non continuiamo per non offendere la sua intelligenza.
C’è poi il capitolo “sicurezza”, sul quale lei ricorda che il rischio per la salute è “ormai vicino allo zero”.
Dottore, dottore…lei si ritiene uno scienziato…va bene…ma la Medicina – ci permettiamo di ricordarlo – non è una Scienza esatta e, quel “vicino” allo zero, non è zero. Al massimo, un limite che tende a zero, che non è zero.
L’unica grande catastrofe nucleare fu Chernobyl ma, negli anni successivi, c’è stato uno stillicidio d’incidenti, alcuni mortali, in tutto il mondo “nucleare”, dalla Francia al Giappone, dalla Slovenia agli USA.
Lei, con l’andazzo italiano d’assegnare poltrone dirigenziali, presidenze di commissioni, istituti di controllo e via discorrendo con il sistema, ben noto, del Manuale Cancelli, si fida del nucleare “italiano”? Ci mette la mano sul fuo…pardon, sul reattore?
E se il prescelto a dirigere una centrale fosse – poniamo, pura ipotesi “di scuola”, i nomi citati sono di pura fantasia – il nipote di Scagliola, che ha sposato la cugina di Dalemme, mentre in prime nozze era sposato con la figlia di Bottiglione? Saremmo certi delle sue competenze? Potremmo dormire sogni tranquilli?
Non succedono mai queste cose, no, siamo solo dei malpensanti.
Già, dice lei, ma al nucleare non ci sono alternative.
Ancora una volta, lei è poco informato: erano più informati di lei i suoi (probabili) futuri “compagni di viaggio” come Verdini & Company, i quali – mentre il loro governo smazzava centrali nucleari ai quattro venti – proprio sul vento cercavano di far soldi (e tangenti). Quella gente sa benissimo cosa può rendere in campo energetico, e se ne fregano se la fonte è tradizionale o rinnovabile: l’unico obiettivo è il denaro.
Per questa ragione, più volte abbiamo proposto – documentando accuratamente il progetto[8] – un eolico pubblico, con destinazione sociale degli utili. Già, ma lei è “affascinato” dai neutroni che si scontrano, come all’autoscontro del Luna Park che frequentava quando era giovanotto.
C’è poi un’altra critica alle energie rinnovabili:
“Per il solare ritengo sia necessaria una politica di grandi investimenti nella ricerca oggi non attuabile. Le potenzialità del solare sono molto elevate, ma la tecnologia è in ritardo e i soldi per accelerarla non ci sono.”
Qui, caro professore, ci sembra che lei stia inviando più che altro un “pizzino” a qualcuno che non è proprio d’accordo con lei, qualcuno che sta dimostrando proprio il contrario. Qualcuno che lo sta realizzando lontano dall’Italia, in Spagna, proprio perché la coalizione politica alla quale s’appresta a fornire i suoi servigi lo cacciò dalla presidenza dell’ENEA nel 2004.
Ed è un qualcuno che ha pure, nel suo carnet, un premio Nobel.
Sicuro, professore, che in questa sua decisione non si sia intrufolato un diavoletto bizzoso, il quale le ha detto, pressappoco: «Ma che sfiga…Rubbia, la Montalcini e Dulbecco hanno vinto il Nobel…io ho oramai 85 anni e non lo vincerò più…in tanti mi hanno proposto e invece…ciccia! Che sfiga, maledizione…ma adesso gliela faccio vedere…»
Per una volta, ci sembra di poterci associare ai “consigli” che le ha dato Bersani – il quale, precisiamo, sul nucleare non è proprio di una chiarezza adamantina, sembra il Papa quando parla di pedofilia dei preti – ma, in questo caso, riteniamo che farebbe meglio a seguire i consigli del suo non-segretario.
A 85 anni suonati, professore, riteniamo che possa accontentarsi della carriera e dei risultati che ha raggiunto: lasci perdere cose più grandi e, soprattutto, più “giovani” di lei.
Articolo liberamente riproducibile nella sua interezza, ovvia la citazione della fonte.
[1] Vedi: http://www.repubblica.it/politica/2010/07/24/news/veronesi_nucleare-5790768/
[2] Vedi: http://www.cittanuove.org/index_050.htm , considerando che il costo finale del KWh di fonte nucleare s’aggira fra 6-8 euro/cent.
[3] Vedi: http://www.finanzainchiaro.it/dblog/articolo.asp?articolo=9382
[4] Vedi: http://www.repubblica.it/2007/09/sezioni/ambiente/nucleare1/eolico-america/eolico-america.html
[5] Vedi: http://www.politicambiente.it/?p=7108
[6] Vedi: http://www.unimondo.org/Notizie/Africa-crocevia-d-intrighi-nucleari2
[7] Vedi: http://editato.splinder.com/post/6355600/anche-lo-zimbabwe-ha-il-suo-uranio
[8] Vedi: http://carlobertani.blogspot.com/2009/03/venti-nucleari.html
18 commenti:
Siamo alle solite Carlo: l'Italia si riconferma il paese degli interessi personali. Neppure a quell'età non si trova pace (certo, quando non si fanno lavori che ti spezzano corpo e mente...). Spero che tu glie l'abbia mandata al suo indirizzo: non sarebbe male se, pure alla sua età, cominciasse a rendersi conto di alcune cosette. È proprio vero: ci vuole un bel coraggio... Oppure una bruttissima incoscienza.
Parte 1 di 2
Ho letto velocemente il “Veronesi-pensiero” o più probabilmente una sintesi del medesimo questa mattina.
In questi giorni sono in ferie, in altre faccende affaccendato... principalmente girare per alpeggi e rifugi, sia per scappare dalla calura africana, inusuale dalle mie parti e per la verità da venerdì sera notevolmente attenuatasi, sia per mostrare a mia figlia qualche cavallo, mucca e maiale dal vivo, oltre a farle “assaporare” le Alpi prima che uno stato (qua il minuscolo non è un errore di ortografia) con le pezze al culo ma con velleità di entrare tra le “Potenze Nucleari” non le venda a qualche facoltoso privato, che ne farà un prestigioso parco privato vietandone l'accesso alla plebaglia, di cui il sottoscritto fa ovviamente parte. In attesa che la bambina, diventata adulta, non riesca magari ad impalmare qualche nipote del Berlusca, come da consiglio di Testa d'Asfalto in persona, neanche troppo tempo fa...
Pensavo di scrivere qualche commento al proposito qua e là, nonostante il limite a pochissimi caratteri di stampa o le possibilità prossime allo zero di essere pubblicati. Qualcosa scriverò. Poi mi sono scoperto in sintonia quasi telepatica con l'intervento del “nostro” Carlo.
Il problema nella questione-Veronesi è che l'illustre oncologo pare essere genuinamente entusiasta, qua e là nelle sue dichiarazioni sembra di sentire un bambino.
Il prof. Rubbia è un esperto di fisica nucleare: il Nobel l'ha preso nel 1983 perché è riuscito ad osservare sperimentalmente l'esistenza delle particelle W+, W- e Z0, responsabili dell'interazione nucleare debole. Per inciso, una quindicina di anni prima il Nobel lo presero quelli che avevano teorizzato l'esistenza di tali particelle. Di reattori nucleari se ne intende “discretamente”, insomma...
Il paradosso è che ci troviamo di fronte ad un luminare dell'oncologia entusiasta sul nucleare e ad un luminare della fisica contrario all'impiego dell'energia elettronucleare. Riguardo a chi seguire avrei pochi dubbi, così come pochi dubbi hanno avuto gli spagnoli... Altrimenti detto, da piccolo mi piaceva giocare al chirurgo: questo ovviamente non fa di me un medico.
Parte 2 di 2
È vero che il prof. Veronesi dichiara che farà da coordinatore di un gruppo in cui saranno presenti e, si suppone, ascoltati molti fisici, o almeno così lui dice. Bisogna vedere quali. Sia Rubbia che Zichichi sono laureati in fisica, così come Franco Battaglia è considerato da molti un “espertone” in questioni energetiche. Presenta una sfilza di titoli da far soggezione, ma se uno legge i suoi libri ed articoli trova parecchie inesattezze e non poca malafede. Se poi i pareri che conteranno veramente saranno quelli di Verdini, Cappellacci e Carboni (a pensar male, tante volte s'indovina), stiamo freschi...
Aria di disarmo nucleare non ne circola più tanta, in effetti. Sarà forse perché ci si sta preparando a contendersi gli ultimi barili di petrolio, entro le prossime due generazioni al massimo? Fatto sta che l'uranio a prezzi relativamente bassi sta per finire, anche perché ce n'è meno ancora del petrolio, parlando ovviamente in termini di anni di approvvigionamento energetico.
Rimane un fatto: le nazioni leader nell'elettronucleare non costruiscono nuovi impianti da oltre 30 anni, altre che li avevano in programma stanno rivedendo i piani, altre ancora sono state “solate”, come direbbero a Roma, vedi Finlandia... Chissà perché. Economie emergenti (India) hanno mostrato interesse per l'elettronucleare, però quello basato sul torio. Non è poi detto per questo che lo realizzino.
Sulle potenzialità del solare, che però è in ritardo quanto a tecnologia e soldi per realizzarla, vada a chiedere notizie a spagnoli, israeliani, statunitensi e, più di recente, tedeschi...
Il problema è che questi, per ignoranza o per dolo, non vedono altro. Intanto in Italia prima non abbiamo creduto nell'eolico, poi abbiamo inventato il solare termodinamico abortendolo ed ora lo stanno sviluppando altri. Infine, in Italia sta nascendo un eolico di nuova concezione, ancora incerto ma promettente (kitegen). Triste avere la quasi certezza che in caso di mantenimento delle promesse la realizzazione avverrà ovunque fuorché in Italia.
A latere del tuo articolo sberla, all'amico della chemio e al nemico giurato del povero Di Bella, propongo a tutto il blog una sana lettura...
http://www.missioni-africane.org/256__
La_maledizione_dell_
oro_congolese
...e non dimentichiamoci che, la maggior parte dell'uranio, è estratto a mani nude da bambini schiavi del mondo reso terzo dalle banche del primo.
E per quanto attiene ai danni da uranio depleto, dovremmo inviare all'indirizzo del medico ottuagenario - che non potrà certo scrivere "Le confessioni di un italiano", perchè a lui l'assoluzione neanche Ratzinger gliel'ha potrà dare - questa bella disamina scientifica.
http://www.ilnuovomondo.it
/arturaniodepleto.htm
Per lo stoccaggio delle scorie del futuro nucleare italiano, qualche intelligentone sta pensando alla caldera del Vesuvio, mah...
Forse era meglio Montecitorio(sic!)
Definizione di neutrone:
Uno che si fa i c...i suoi.
ciao
B.S.
Ma Carlo lo scontro tra Berlusconi e Fini è arrivato al redderazionem. Il futuro d'Italia si scriverà nei prossimi mesi. Bisogna pur dire qualcosa in merito. La FIAT, le trivellazioni al largo della Sicilia, un ministro della repubblica che sbaglia, volutamente?? o no l'organico dei suoi dipendenti. L'Afghanistan che tanto piace al ministro La Russa che sta divenendo il vietnam del XXI secolo. No Carlo la casa brucia e non possiamo dire non ci interessa.
Ciao Carlo
p. s.
Io credo che il nano di Arcore farà cose da pazzo per mantenere il potere, non abbiamo visto niente ancora le pagheremo noi.
Bè non c'è da stupirsi se un oncologo, il quale ha sempre sostenuto che oltre la chemio non c'è possibilità di salvezza (la chemio ha sterminato più gente del cancro stesso) si attacchi all' atomo, piuttosto sarebbe da analizzare quanto uno studiodo come lui creda veramente nell' efficacia di esso o quanto le varie lobby industriali e farmaceutiche l' abbiano plagiato a suon di finanziamenti per i suoi scarsi studi. Purtroppo quello che dici Carlo è tutto vero ma arriva a pochi e molti di essi continuano a credere che sia tutta una utopia.In Spagna dove l' investimento per l' eolico è notevole ho dei carissimi amici (Uno è un pediatra affermsto) che sostengono proprio come Veronesi che in tempi di guerra economica come questi è impossibile pensare di investire sul solare perchè è troppo costoso e tutto ciò è riportato da personaggi che lavorano all' interno delle istituzioni locali.Posso assicurarti dell' onesta della gente di cui sto parlando, però come tu ben sai propaganda e interessi sono spesso (purtroppo) molto più forti delle tue e delle mie povere parole ciao.
Da www.beppegrillo.it sul prof Veronesi :
"Cancronesi è stato ospite dallo stuoino Fazio. Ha detto che gli inceneritori non hanno alcun effetto sulla salute. Ne dovrà rendere conto, prima o poi, agli ammalati e ai loro parenti. Sono decenni che questo uomo sandwich si occupa di finanza, di imprese e, saltuariamente, di salute. Non è informato sui fatti e ha qualche piccolo conflitto di interessi. Per lui inceneritori e istituto dei tumori sono un ciclo virtuoso di creazione della malattia. Un business. La provoca e la cura. La fondazione Veronesi ha come partner: ACEA - multiutility con inceneritori, ENEL - centrali a carbone ed olii pesanti e nucleare, VEOLIA Environment - costruzione inceneritori."
Il succo della risposta di veronesi è:
"Veronesi afferma che “esistono molte ricerche che ne provano la non pericolosità” e che “la mia posizione risale ai tempi in cui ero ministro della Sanità… nelle discussioni con gli esperti circa il problema dei rifiuti essi mi informarono che i termovalorizzatori di ultima generazione sono una necessità per il Paese e i rischi per il Paese sono trascurabili”.
l'intera lettera la si puo' leggere qui:
http://www.beppegrillo.it/immagini/immagini/Umberto_Veronesi.pdf
e QUESTO SIGNORE SI AUTODEFINISCE UNO SCIENZIATO!!
Doc
Vedo, cari amici, che siamo tutti sulla stessa lunghezza d'onda ed i vostri contributi confermano/ampliano il discorso generale che ho affrontato nell'articolo.
Ci sarebbe veramente bisogno d'aria fresca, soprattutto in due campi essenziali: energia ed economia.
E' vero che il kitegen (l'eolico d'alta quota) è una tecnologia molto promettente - solo a Chieri, in Olanda e negli USA c'è chi sperimenta - e saremmo, per una volta, nel gruppetto dei "primi".
Il pessimismo, invece, mi dice che rischieremo di perdere anche quel treno. Perché?
Poiché il gestore della rete afferma che la discontinuità dell'eolico non consente di ricavare più del 15-25% del fabbisogno da quella fonte.
Per certi versi ha ragione, ma dimentica due fattori:
1) Più le aree di captazione eoliche sono distanti, più si riduce il rischio della scarsa produzione.
2) (e più importante) Già nel 2004 avevo indicato, in "Energia, natura e civiltà" la soluzione: l'Idrogeno. Non è tecnologia avveniristica: sarebbero semplicemente dei gazometri come tanti ne abbiamo visti colmi d'Idrogeno. Il necessario "polmone".
Questo mi fa dire che dietro c'è dell'altro, e "l'altro" sappiamo tutti essere la potenza dell'ENI.
Credo sia opportuno centrare il nostro interesse su questi campi - aggiungerei l'agricoltura - visti in un'ottica di decrescita.
Comprendo le ansie di Orazio e di Marco, ma questo blog è giusto che si qualifichi come un'area di discussione...diciamo di buon livello...proprio per consentire a tutti coloro che desiderano confrontarsi in modo aperto - ma senza scherzi (quando qualcuno tenta di fare il troll lo caccio) - su questi temi d'esprimere il meglio.
In alternativa, finiremmo come i tanti "rotocalchi" Web che lasciano il tempo che trovano.
Ho sempre creduto alla qualità, in tutto: la scelta della Gretel è avvenuta dopo anni di ricerca, proprio perché volevo il meglio.
Quella, nonostante i "soli quasi 10 metri", è - per sicurezza - una barca oceanica.
Così deve essere il nostro lavoro: cercare di presentare il meglio, affinché ci siano dei luoghi dove si pongono le basi per una nuova cultura.
Saremo pochi senz'altro, ma il nostro "poco" rappresenterà sempre "l'élite" dalla quale si potrà attingere qualcosa.
Nella cultura italiana, almeno in campo artistico, il "meglio" non ce l'hanno fatta a tritarlo: vedi Pasolini, De André, Bene, Sinopoli e tanti altri.
Stupenda la definizione di neutrone di Black: d'ora in poi, sarà necessario mettere una voce di disambiguazione.
Ciao a tutti
Carlo (detto il saldatore)
Mi prudono le mani, sarà un orticaria socratica, ma ho un impellente desiderio di blaterare di democrazia.
A ben vedere, le questioni che ci pone il "saldatore" ovvero energia e agricoltura, sono integralmente problemi di democrazia.
Ma alla base c'è la terra, intesa proprio come spazio fisico dove praticare l'agricoltura e dove ricavare, tramite installazione, energia.
E' una base, il territorio, che ha un valore politico e di potere, che oggi sta diventando l'oggetto di culto dei nuovi burocrati e degli speculatori più agguerriti.
Non a caso, il demanio fiscale, che non è un modo per riavvicinarsi alla base popolare, ma a quello del profitto.
Il demanio fiscale, in ultima istanza, servirà ad espropriare, al popolo, l'unico potere democratico che gli era rimasto.
E se levi la terra da sotto i piedi ad un uomo, lo vedrai precipitare e sparire all' inferno.
Come l'agricoltura usa le rotazioni stagionali delle coltivazioni, così occorrerebbe praticare l' installazione di sistemi di produzione di energia pulita: solare/fotovoltaico, geotermico, eolico.
Il problema è l'accumulazione e la distribuzione.
Finchè produrremo energia pulita utilizzando la rete delle corporation che fanno profitto saremmo vassalli, valvassori, valvassini, dei monarchi.
Finchè aspetteremo che il potere discenda su di noi per aiutarci, non ci slegheremo dal rapporto padre e figlio: una relazione di dipendenza.
Questo blog ci ha messo più o meno sulla stessa linea d'onda, ora è tempo di agire, trovarci in un luogo, e, PROGETTARE, per poi trasferire la conoscenza acquisita, ognuno nella propria comunità.
Perchè?
Non lo dico io , ma Alce Nero:
"Ogni luogo è il centro del mondo."
Black (il decoratore)
ciao
Carlo davanti alla qualità del Blog mi levo il cappello e faccio un passo indietro, forse non sono all'altezza di scrivervi. Ma il mio intendimento è sempre stato quello di commentare le tragedie italiane ed estere. Forse sono troppo ripetitivo sul pericolo che Berlusconi rappresenta per la democrazia italiana, ma per me egli è pericolosissimo, specie ora che è attaccato, potrebbe fare ricorso al popolo chiedendo un plebiscito o con me o contro di me e vincerlo e poi il giorno dopo ci troveremmo nel regno delle escort. Non sottovalutate e non ridete ma io sono più che mai convinto dell'estrema pericolosità di questo personaggio triste e ridanciano.
Ciao a te Carlo
Dalla gazzetta online di ieri:
Regione, le pensioni
d'oro a 19 consiglieri
(15 anni:10mila euro)
BARI - Consigli per una vecchiaia felice. Come si fa a lavorare (lavorare...) 15 anni e garantirsi una pensione di 10.071,8 euro lordi al mese (circa 7mila netti)? Rivolgersi per informazioni in via Capruzzi a Bari, sede del consiglio regionale della Puglia. Dove, alla faccia della crisi (per gli altri) è stata appena disposta l’erogazione dei vitalizi agli ex consiglieri, compreso l’ex vicepresidente Sandro Frisullo.
I vitalizi sono uno dei tanti regali previsti dalla legge 8 del 2003, meglio nota come legge De Cristofaro. Oltre a prevedere che ai consiglieri in attività spetti una indennità pari all’80% di quella dei parlamentari (da quest’anno sono 11.190,89 euro al mese) cui si aggiunge una diaria variabile ed esentasse, la legge ha pensato pure alla vecchiaia del consigliere. Che ha diritto, con almeno 5 anni di servizio ed a partire dai 60 anni d’età, a un vitalizio mensile pari al 40% dell’indennità. Più sono gli anni trascorsi in aula, più sale l’assegno (fino ad arrivare al 90% per chi ha fatto tre lustri o più) e più diminuisce l’età minima necessaria a ricevere il vitalizio (bastano 10 anni di presenza per ottenere il vitalizio a 55 anni). Gli anni, ovviamente, si calcolano all’italiana (bastano 6 mesi e un giorno), e per chi si fa riconoscere l’inabilità parziale o totale al lavoro non si calcolano affatto: l’ex consigliere Tommy Attanasio, per dire, da giugno riceve i 7.274 euro corrispondenti ai suoi 10 anni in consiglio nonostante abbia appena 52 anni. Dunque, un baby pensionato.
Naturalmente non c’è trucco e non c’è inganno. È tutto in regola, come la legge comanda. Per aver diritto al vitalizio, i consiglieri in attività lasciano ogni mese nelle casse dell’ente il 25% dell’indennità. Soldi ben spesi, dato che il vitalizio è come WinForLife, una rendita assolutamente cumulabile con qualunque altro reddito e con la pensione di anzianità o di vecchiaia.
Logico che nessuno se la faccia sfuggire. Finora, a fronte di 35 consiglieri non rieletti, l’hanno potuta chiedere in 19. Tra loro c’è pure l’ex vicepresidente Sandro Frisullo, che avendo trascorso in consiglio 15 anni di vita, ha diritto alla cifra massima (10.071 euro al mese). Frisullo, peraltro, è stato il primo in assoluto a sfruttare un’altra normetta inserita con lungimiranza nel 2003. A chi è stato destinatario di «misure cautelari tali da impedire l’effettivo esercizio del mandato», la legge garantisce il 50% dell’indennità, il 70% della diaria e il 100% del trattamento accessorio (in cui sono compresi i 900 euro di rimborso per il «rapporto con gli elettori»). Frisullo, arrestato il 18 marzo e tecnicamente in carica fino a maggio, per due mesi ha dunque ricevuto il sussidio regionale.
Tra gli ex consiglieri che portano a casa il vitalizio massimo ci sono anche Luciano Mineo, Roberto Ruocco, Nicola Tagliente e Giovanni Copertino. Pina Marmo, l’unica donna della passata legislatura, deve invece accontentarsi di appena 3.783 euro lordi al mese: con soli 5 anni di contribuzione, in virtù di un altro bizantinismo contenuto nella legge, può infatti ricevere un assegno leggermente ridotto anche se le mancano 3 anni ai fatidici 60 d’età.
Ora, è chiaro che non approfittare di questo beneficio sarebbe criminale. E infatti Antonio Scalera, che nella scorsa legislatura ha fatto solo 44 mesi, per poter accedere al vitalizio ha chiesto di versare i 38mila euro che mancano (2.377,18 euro per 16 mesi). Altri ancora, essendo troppo lontano il traguardo dei 5 anni, hanno chiesto indietro i contributi versati: si tratta di Zaccagnino (riceverà 36.599 euro), Caputo (20.674 euro) e degli ex assessori Magda Terrevoli e Gianfranco Viesti (20.854 euro a testa). Il tutto, naturalmente, senza contare la liquidazione che spetta agli ex consiglieri con almeno una legislatura alle spalle: un bell’assegnone da non meno di 129mila euro, tanto per rendere meno traumatico il ritorno tra i comuni mortali.
Ancora non siete (siamo) abbastanza
inkazzati?
Doc
Resistere, resistere, resistere
Caro Carlo,
dal signore da te descritto non ci si può aspettare altro. E' fatto così, quando si convince di una cosa non c'è niente che lo faccia retrocedere. Certo, ci si può chiedere perché si sia così appassionato al nucleare, tanto da esporsi in modo tanto palese. Poi, se si riflette un pochino una motivazione di fondo la si trova: il ragazzo ha 85 (ottantacinque) anni!!! Fa cioè parte di quella generazione che è cresciuta con il nucleare e con il mito creato intorno ad esso (creato dalle nazioni potenze nucleari per motivi militari; l'uso civile è sempre stato subordinato all'unico scopo finale: quello della produzione di materiale per le bombe), generazione che ha una visione del mondo completamente diversa poiché grazie al sistema in cui sono vissuti sono potuti passare dall'analfabetismo e la povertà alle lauree ed al benessere, hanno quindi migliorato la loro condizione grazie al capitalismo. E poi, pensierino malevolo, ha cinque figli ed una fondazione da tirare avanti, e, per tutto ciò, gli servono soldi dagli sponsor istituzionali e la materia prima, ovvero i malati di cancro, tant'è che è anche favorevole agli inceneritori, guarda un po'....
Va bene.
“Convertire” la nostra società alla acrescita è un'operazione alquanto impegnativa. La cosa ho provato a sottolinearla in un mio commento precedente al post precedente di Carlo (qui evidentemente si scrive molto!!! L'è diventat un lavur, ostregheta! ). Sono cose che possono avvenire nell'arco di decine di anni (ad essere ottimisti), e non certo in pochi mesi dopo che noi ci siamo scambiati un po' di idee in un blog!
L'attuale sistema va ancora molto bene (almeno per la gran parte di noi che sta dalla parte fortunata); è un sistema che, come ben sapete, ha come base del proprio funzionamento economico quello dei cicli (ad una crescita ed espansione dell'economia, segue sempre una decrescita con una contrazione dell'economia, e così via all'infinito). La crisi del 2008 è stata l'ultima fase discendente, ma perdura tutt'ora ed il famoso rimbalzo non c'è stato; anzi la curva dell'economia invece di iniziare a risalire si è appiattita su di un andamento la cui tangente è prossima allo zero. In parole povere la crescita è prossima allo zero.
Ma la crescita di cosa o di chi?
Ad una più attenta analisi sembra che a rimetterci siamo proprio noi paesi occidentali, poiché paesi come Brasile, Cina o India, tanto per citare i più grossi, non fanno altro che crescere. Certo il loro tasso di crescita è un po' diminuito, ma viaggiano abbondantemente sopra l'8%.
Quindi l'impoverimento dei noi occidentali ha fatto gridare alla fine del capitalismo, ma in realtà il sistema è vivo e vegeto e sta facendo il suo “sporco lavoro” alla grande: l'arricchimento degli uni a scapito degli altri: ora “gli altri siamo noi” e i soliti africani. Oggi a me domani a te. Che vuoi fare? C'est la vie.
(vado a fare un goccio....------->)
(-----> Fatto!)
La diffusione del verbo acrescere è dunque operazione ardua che necessità di molta pazienza, molta costanza, tanta fiducia e una buona dose di anticonformismo, una incredibile resistenza alle frustrazioni ed agli stati depressivi che inevitabilmente saranno generati per il continuo stress a cui si sarà sottoposti per le inevitabili, continue delusioni e sconfitte.
L'unica cosa che potrebbe facilitare il lavoro potrebbe essere una qualche forma di disastro planetario dovuta all'eccessivo impatto delle attività di dieci miliardi di uomini in crescita perenne.
A volte penso che un tale disastro sia inevitabile. Infatti l'umanità mi sembra come un bimbo che mangia per crescere, e più mangia e cresce e più è in grado di aumentare la capacità di mangiare e quindi di crescere.
C'è poco da discutere, l'aumento demografico ed il cambiamento degli standard di vita dipendono dalla disponibilità di fonti di energia.
Tim Garrett, professore all'Università dello Utah, (http://www.unews.utah.edu/p/?r=112009-1) paragona la civiltà a una macchina termica che consuma energia e la converte in produzione economica (il lavoro) che a sua volta alimenta la fame energetica del sistema. Secondo la sua teoria il risparmio energetico o la maggiore efficienza tecnologia in realtà non conservano l'energia ma al contrario ne accelerano il consumo, stimolando la crescita economica.
In particolare, il sistema umano cresce attraverso un ciclo di feedback autoperpetuantesi in cui il tasso di consumo di risorse energetiche primarie rimane legato all'accumulazione storica della produzione economica mondiale (quest'ultima pari al prodotto tra popolazione ed efficienza energetica) attraverso un fattore indipendente dal tempo. Grazie a questa costante non è quindi necessario prendere in considerazione la crescita della popolazione ed il tenore di vita nel predire il futuro consumo di energia della società e le conseguenti emissioni di anidride carbonica, ma è sufficiente conoscere la crescita della domanda di energia.
In parole semplici, ne consegue che la stabilizzazione delle emissioni di CO2 ai livelli attuali richiederà circa 300 gigawatt all'anno di nuova capacità di produzione energetica rinnovabile (che quindi non emette CO2) - circa un nuovo impianto nucleare (o equivalente) al giorno. Perciò, sempre secondo Garrett, fisicamente, non ci sono altre opzioni: o si uccide l'attuale economia, o il riscaldamento globale non potrà essere arrestato con le inevitabili conseguenze a cui andrà incontro il mondo.
Ma noi tutti speriamo di non arrivare ad un simile finale, e per questo ci prodighiamo per uccidere l'attuale sistema ecomonico globale.
A volte vengono propinati nuovi scenari quali risolutori degli attuali problemi: oggi vanno molto di moda le energie “alternative”. Bisogna poi cercare di non cadere nell'errore e scambiare per acrescita cose tipo questa “http://www.popolobue.tv/”, poiché la vera sfida, lo ripeto, è rispettare la biocapacità della terra, ovvero la capacità dell’ecosistema terrestre di produrre risorse naturali, senza che vengano esaurite dalle nostre attività e di assorbire il materiale di scarto generato da noi umani.
Bella la tecnologia del fotovoltaico, molto pulita. Ma chi ne faremo, tra venti trent'anni, dei milioni di pannelli fotovoltaici installati oggi che all'epoca saranno esauriti?? Finiranno in discarica tal quali perché non riciclabili......
Quando faccio qualcosa, debbo considerare la sua cosiddetta impronta ecologica, cioè l'impatto che essa avrà rispetto alla biocapacità della terra. Qui sta il primo scoglio. Come calcolo questa impronta ecologica? Bisogna trovare il metodo più obiettivo e realistico possibile e più condiviso e condivisibile. Vogliamo partire da questo? Non è facile.
Certo, oggi tutto si basa sul PIL, e nessuno sa come si calcola, quindi speranze ce ne sono ;-)
Saluti,
Alex
Acrescere, acrescere, acrescere
Per Balckskull.
Ti ringrazio per la tua commozione (anche se devo dire che io mi commuovo già alla vista del solo seno ;-) ), e per le lodi.
L'articolo che citi lo avevo a suo tempo letto, e, a parte la bravura di chi lo ha scritto, tratta di un tema, quello della droga, che è molto più complesso di quanto possa sembrare.
Le droghe accompagnano il cammino dell'uomo fin dalla notte dei tempi e dunque non è un fatto straordinario che se ne faccia uso. Il fatto straordinario e nuovo è il proibizionismo partorito (ma guarda un po', manco a farlo a posta) dal binomio capitalismo ed economia del petrolio. Il capitalismo, specie dopo la crisi del '29, ha ritenuto necessario creare un canale parallelo, fuori dalle regole, in cui far confluire masse di ricchezze sempre più consistenti per sottrarle agli alti e bassi del cicli ”naturali” di crescita e decrescita insisti in se stesso, oltreché dove far confluire le masse di denaro frutto di altri traffici illeciti, e dalle guerre.
E' stato “sufficiente” (in realtà è stato un lavoro lungo e faticoso, iniziato nei primi anni trenta e concluso con successo alla fine degli anni cinquanta) convincere gran parte del mondo a dichiarare illecito qualsiasi uso di droghe, dichiarare droghe alcune sostanze, et voilat, le joue son fait: dopodiché l'economia di mercato prima e poi anche la globalizzazione hanno fatto il resto, ed ora siamo giunti al punto descritto così bene da Saviano.
In questo campo l'acrescita sarebbe auspicabile soprattutto per ridare libertà e dignità alle popolazioni contadine andine del sud America (Bolivia, Colombia, Perù ed Ecuador) private dell'uso di una pianta, la coca, che ha da sempre rivestito un particolare significato sociale, medico e religioso ed è stata perciò considerata sacra da migliaia di anni.
Arisaluti.
PS: Caro Carlo, vedo che più che depresso, sei oberato di lavoro ed ansioso per l'approssimarsi del varo della Gretel. Buon lavoro, allora!
Caro Carlo,
Qui si tratta di superare l'antico ossimoro italiota: "Energia - Centrali atomiche". Fuori il coraggio, allora, di indicare le figure giuste, lontano da noiosi e antiquati moralismi: chi riuscirebbe meglio di ottimi e referenziati imprenditori del Sud, veri esperti del settore (Conferme anche dalla magistratura) ? Quanta energia, diversamente sostenibile, si può ancora estrarre dal calcestruzzo ?
Vorrei che nessuno s'offendesse, in questo periodo, se le mie risposte e la mia partecièazione al dibattito è alquanto aleatoria.
Ha visto giusto Alex, ma con qualche "se".
Viste le "sorprese" che la Gretel riserva ogni giorno - la falchetta, all'interno, è in condizioni pietose e mi sono pure "ccecato n'occhio" per la classica molata che solo dopo ti ricordi degli occhiali - non sono ansioso per il varo (e quando mai! Si parla di 2-3 anni!) ma di riuscire a portare a termine l'impresa.
Avevo già lavorato su una barca (non mia) - un ex guardacoste francese degli anni '40, ma era in legno! - ma qui la cosa è enorme.
Perciò sono un po' scorato, tutto qui: non è come per una casa - che è grande, quindi sei preparato al "poco ma tutti i giorni" - perché la vedi relativamente piccola e non ti rendi conto della mole di lavoro che richiedono quei 10 metri scarsi.
Perciò, scusatemi se sarò breve rispetto ai commenti pungenti come quelli di doc o di Verde, oppure alle lunghe analisi di Alex.
Sto comunque lavorando ad un lungo articolo sulla decrescita, che spezzerò in 2 o forse 3 parti, ma non so quando vedrà la luce.
Voglio dire una cosa ad Orazio: non sentirti offeso se il blog è "di qualità". L'antiberlusconismo come lo conosciamo, non scalfisce di un'unghia Berlusconi: va avanti dal 1994, e lui è sempre lì. Anche perché chi è all'opposizione non ha idee.
Perciò, è solo sulle idee che possiamo lavorare: è chiaro che quel piduista lavora solo pro domo sua e dei suoi confratelli, però il forte astensionismo alle ultime elezioni dimostra che qualcosa si sta muovendo.
pensa un po' a come dovevano sentirsi gli antifascisti nel ventennio! Sursum corda!
Saluti a tutti
Carlo
Per Alex:
è interessante la tua considerazione sulla via laterale di defluizione di quella massa monetaria che il capitalismo dirotterebbe nel mercato della droga per evitare la sua implosione.
In sostanza, sostieni che non è principalmente la guerra a decomprimere il capitalismo.
Io ho una visione più classica, filomarxiana.
E' il lavoro schiavistico che permette la decompressione e la droga è il mezzo-prodotto che il capitalismo -definiamolo, consolatorio- utilizza per garantirsi l'obbedienza degli schiavi.
Il ciclo di produzione e distribuzione della coca, non è dissimile da nessun altro sistema di produzione.
E', per tale ragione tecno-economica che, a mio modesto parere, è errato considerare il mercato della droga parallelo.
Il capitalismo è una sovrastruttura che plasma la coscienza degli uomini,nonchè il loro corpo:non importa quale prodotto scaturisca da esso.
Il fine del capitalismo è D-M-D', la sua formula generale che si manifesta immediatamente nella sua forma di circolazione.
L' intera massa di denaro circolante nel mondo oggi è D, domani o tra un' ora o tra un minuto dovrà essere D' cioè più denaro...punto!!
ciao a tutti
B.S.
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