31 luglio 2009

Questua o sfascio totale?

“Oggi faccio scaturire la materia per più tracotanti Repubbliche
Walt Whitman

Verrebbe quasi la voglia di non scrivere nulla, tanto la querelle del cosiddetto “partito del Sud” potrebbe apparire come la solita questua estiva, il consueto affilare le lame nell’attesa della Finanziaria. Ci sono, però, alcuni elementi che tendono a farci ritenere che quella che sta emergendo sia solo la punta dell’iceberg, e che il futuro ci riserverà molte sorprese.
Avevo già indicato rischi del genere in due lunghi articoli – “Non può che finire così” (1 e 2)[1] – perciò, rimando chi desiderasse approfondire l’argomento a quella lunga e dettagliata analisi.

I nodi che stanno venendo al pettine – dopo un solo anno di governo, con una maggioranza schiacciante, è bene ricordarlo – non sono “interni” alla maggioranza di governo, come i meno attenti potrebbero concludere, bensì sono “interni” al Paese-Italia, alla sua composizione sociologica, ai suoi livelli di reddito ed alla re-distribuzione della ricchezza.
Sappiamo che la causa primigenia del collasso della nazione risiede soprattutto nell’accoppiata fra il signoraggio bancario e la debolezza industriale ed economica italiana, ma ci vorremmo soffermare oggi più sulle istanze relative all’azione di governo, al suo incedere.

Apparentemente sopraffatto dalle vicende di gossip – fin troppo esacerbate da alcuni giornali, i quali hanno costruito sopra quelle carte un castello, per vederlo crollare il giorno dopo la “splendida” rappresentazione mediatica del G8, un nulla di fatto trasformato in uno show, in pieno stile Mediaset – Silvio Berlusconi si ritrova fra le mani una patata bollente di non facile soluzione.
E, gli stessi giornali che hanno calcato la mano (giungendo al cattivo gusto) sulle “escort”, hanno “dimenticato” che è sempre dall’economia che si parte per comprendere gli sviluppi politici, e non dagli harem. It’s the economy, stupid. Ricordate?

Se la questione potesse essere confinata semplicemente nei recinti delle lotte di potere – comunque presenti, come sempre – allora non ci sarebbe da preoccuparsi: il Governo ha sbloccato qualche miliardo di fondi FAS per il Sud (per altro, già destinati da tempo) e Lombardo, Micchiché & Co sono tornati a sorridere a Palazzo Grazioli.
Invece, abbiamo la netta sensazione che la cosa non terminerà qui: perché?

Poiché la schiacciante vittoria elettorale del 2008 consegnò nelle mani di Berlusconi un potere senza limitazioni, compresa un’opposizione inesistente, numericamente e politicamente.
Il fenomeno, ingenerò nel Presidente del Consiglio un ben strano sillogismo: ho vinto l’Italia al Superenalotto, adesso basta trattarla come si fa con un’azienda ed il gioco è fatto. In fin dei conti, tutto il battage orchestrato sulle “escort” – dopo i “fasti” (in realtà, solo fumo mediatico) del G8 – è stato declassato a semplice scopata con la segretaria.
Le vicende interne al Governo ed al Parlamento sono gestite da Letta e Bonaiuti, e “papi” non si scomoda troppo per quelle incombenze: giunse a chiedere il voto per i soli capigruppo!
Fin qui, la solita politichetta italiota.

Invece, i dati economici indicano per Giulio Tremonti una strada sempre più in salita.
Il buon Giulio, ogni tanto, si ricorda d’essere (o di dover giocare la parte di) un economista: per questa ragione, è l’unico a tener d’occhio l’andamento del debito pubblico, il quale continua a salire in modo progressivo e costante, senza cedimenti.

"Sembra infatti che i conti pubblici vadano sempre peggio e che il debito italiano abbia infilato un nuovo record negativo arrivando a ben 1.752 miliardi di euro, mentre le entrate crollano a 4,5 miliardi. Secondo i dati di Bankitalia il debito pubblico aveva raggiunto nei primi 5 mesi del 2009 quota 1.752.188 milioni di euro, crescendo di ben il 5,4%.
Per avere un idea più chiara basta solo pensare che al 31 dicembre 2008 il debito pubblico si era attestato a 1.662,55 miliardi, un incremento notevole quindi che viene anche amplificato dal fatto che nei primi 5 mesi del 2009 le entrate fiscali sono anche diminuite del 3,2%, ovvero 134,8 miliardi, contro i 139,3 miliardi dello scorso anno"
[2].

Se l’UE stima un rapporto Debito/PIL superiore al 116%[3], ed “in corsa” nel prossimo anno verso il 120%, Tremonti sa che, in Finanziaria, gli interessi saliranno, che bisognerà trovare altri mezzi per taglieggiare gli italiani, ma la coperta si va facendo ogni giorno più corta.
Con i decreti dello scorso anno, riuscirono a reperire risorse tagliando 8 miliardi sulla scuola, ossia la famosa “riforma Gelmini”, scritta da Brunetta e Tremonti e poi controfirmata da Mariastella: assisa allo scranno più elevato di Viale Trastevere c’è soltanto una passacarte, null’altro.
Oggi, 2009, non basta: bisogna cercare altro sangue da spremere agli italiani.

Spero che nessuno abbia creduto alla pietosa balla del “richiamo UE” per elevare l’età pensionabile delle donne a 65 anni, poiché si è trattato di un “giochetto in famiglia”: mia cugina è appena andata felicemente in pensione, in Francia, a 60 anni e, là, nessuno ha sentito parlare di richiami UE. Oltretutto, le giustificazioni “giuridiche” sono pietose: perché solo le dipendenti pubbliche? Nessuno, dall’Europa, ha scritto una riga per chiedere come mai l’Italia non tenga conto – nella valutazione dell’età pensionabile – dei figli partoriti, una clausola presente in molti impianti pensionistici europei.
Perché questo strano balletto? Poiché il Governo deve fare cassa. Dove va a farla? All’INPS il quale, lo scorso anno, aveva una gestione previdenziale in attivo per 17 miliardi di euro. Non separando la previdenza dall’assistenza, hanno trovato il modo per attingere alle casse dell’INPS come e quando vogliono. I pretesti si trovano. Ma non basta ancora: il debito che “galoppa” lo dimostra.

In buona sostanza, il buon Giulio si sta scervellando per trovare cifre da incolonnare nella sezione “attivi”, ma è sempre più difficile scovarle.
Il problema è che – già nella legislatura 2001-2006 – si dedicarono alacremente alla demolizione dell’art 53 della Costituzione:

Art. 53: Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Quei criteri di progressività sono andati via via ad annullarsi, con mille mezzi e mezzucci, poiché il Gran Capo aveva decretato di non “mettere le mani nelle tasche degli italiani”. Ovvero, d’alcuni italiani, i più ricchi come lui.
Il Gran Capo, però, si dedica più che altro all’aspetto mediatico: gli abruzzesi sanno benissimo che passeranno l’Inverno nessuno sa come ma, nella vulgata imperante, a Settembre rimarranno solo da attivare le gare d’appalto per chi dovrà fornire i gerani per le finestre delle casette.
Di qui la discrepanza fra l’apparenza mediatica e la realtà, che per ora tiene, ma fino a quando?

Purtroppo, con i numeri non si scherza e questo è il nervo scoperto che sta facendo “scoppiare” il centro/destra del Sud.
Già colpiti dalla riforma cosiddetta Gelmini – le decine di migliaia di docenti ed ATA “tagliati” sono soprattutto al Sud – oggi il Meridione s’interroga, cerca di comprendere se il tanto sbandierato federalismo fiscale non significherà la fine di quel trasferimento (valutato molto approssimativamente in un 10% del PIL) che consente alla sfasciata burocrazia meridionale di sopravvivere.

Da un lato, vengono a mancare posti di lavoro tradizionali, dall’altro – con la riduzione dei fondi FAS – quel groviglio di soldi generato dalle elargizioni politiche (progetti del nulla, assistenze inesistenti, ecc) finiranno per ridursi ad un misero rigagnolo. E non finisce qui.
Micciché – personaggio assai strano – s’era lamentato che nel decreto governativo anti-crisi non c’era una parola sul Ponte di Messina: probabilmente, con i chiari di luna che ci sono, il governo non se la sente più di fornire i 3,5 miliardi per la costruzione del ponte, più un’identica cifra come “copertura” per gli investimenti privati.
Anche perché, come tutti sanno, quei 7 miliardi iniziali chissà a quanto giungeranno alla fine dei (probabili?) lavori.
Insomma, per le regioni meridionali – soprattutto per la Sicilia, uno stato nello stato – appare all’orizzonte lo spauracchio della fine della “solidarietà”, la quale è sempre stata – dall’Unificazione in poi – una sorta di “tassa” per il Mezzogiorno.

Tremonti deve far fronte anche alle richieste del Nord, poiché il federalismo fiscale partorito dal “porcaro” Calderoli dovrebbe garantire tutti: dal Sud al Nord, Province, Regioni e Comunità Montane comprese (magari sotto altra forma e cambiandone il nome).
Come si potrà notare, si tratta di una politica da brivido, nella quale appare sullo sfondo il fantasma d’aver evocato la questione meridionale (e, per la deindustrializzazione in atto, quella settentrionale) in modo assolutamente stregonesco, senza comprendere che – quella – è la mina che può far saltare per aria il Paese.

Ovviamente, oggi i siciliani possono cantare vittoria e – da politici navigati quali sono – si guardano bene dal tirare la corda fino a romperla: l’essenza della loro sopravvivenza – collegata ai mille rivoli di corruzione e nepotismo che gestiscono – sta proprio nell’intangibilità di quel rapporto, che deve continuare sul filo di un rasoio sempre più stretto e tagliente.

Le rassicurazioni del commercialista Tremonti sono, ovviamente, pienamente soddisfacenti (!): resusciteranno la Cassa per il Mezzogiorno (sic!) e tutti i progetti finanziati saranno accuratamente monitorati(!)[4]. Parole da conservare come oro colato.
Ricordiamo che il suo compare Sacconi, solo pochissimi mesi or sono (10/3/2009), riguardo all’aumento dell’età pensionabile delle donne affermava che “Non c'è nessun innalzamento dell'età delle donne[5]: ah già, c’era la campagna elettorale…
Siamo quindi autorizzati a credere che il gozzoviglio siciliano (in pensione a 47 anni![6]), continuerà, che i 4 miliardi appena stanziati si trasformeranno – come sempre – in capannoni abbandonati, cemento a gogò e relative tangenti. Il “comparto” più ambito dagli amministratori siculi.

La sconfitta del “Partito del Nord” è cocente è completa: gli strilli di Brunetta, le minacce di Bossi, i silenzi di Maroni e tutto il resto rimarranno sullo sfondo. Perché?
Poiché, nella visione aziendale del Capoccia, sono soltanto strategie di mercato: oggi conviene investire nel comparto immobili, domani nella pubblicità, dopodomani nelle giacenze di magazzino.
Si dà il caso che la politica sia faccenda assai diversa dalla gestione aziendale: difatti, la preparazione universitaria ai due settori è completamente diversa e distante per impostazione, piani di studio, ecc.

Interpretare la politica nazionale come una semplice gestione aziendale richiede un convitato di pietra: il debito. Senza il debito, non è possibile accontentare almeno 30 italiani su 100[7], quelli che sostengono con il loro voto questo governo.
La differenza fra le due gestioni, che Berlusconi comprende ma tende a negare – lo spregio per la Costituzione, per gli organismi di controllo, per il sindacalismo, ecc – risiede in quel semplice assioma: non devo rispondere ad un ristretto numero di azionisti, ma ad una platea di 60 milioni d’abitanti. Questa è la cosa che più lo disturba: gli italiani, quei tizi che non lo adorano abbastanza.

Il gioco, però, continua a procedere con una “navigazione a vista” – come afferma Tito Boeri[8] – ed è vero: fino a quando?

L’ago della bilancia non sarà il Sud, bensì ancora una volta il Nord, come sempre è stato nella storia italiana: i morsi della delocalizzazione industriale, della vetustà dell’apparato produttivo, della perdita di competitività si faranno presto sentire.
E, ci teniamo a precisare, la completa assenza di piani di sviluppo nelle nuove tecnologie energetiche, nei trasporti, nell’istruzione e nella gestione del territorio (agricoltura di qualità, captazione d’energia rinnovabile diffusa, turismo, ecc) sono proprio i temi che potrebbero catalizzare una “ripresa” italiana dopo i decenni dell’industria pesante e manifatturiera, oramai svaniti e lontani.

La cultura aziendal/politica di questo governo, invece, impedisce di guardare oltre, poiché la pletora di ministri in carica – “veline” a parte – è formata da un guazzabuglio di ex socialisti craxiani ed ex missini claudicanti. I primi, ripetono come pappagalli la politica del debito che fu di Craxi (in questo, pienamente appoggiati dai pochi residuati bellici ex democristi), i secondi stanno a guardare, accontentandosi di qualche “sparata” autoritaria che li fa sentire soddisfatti, quasi come se “Lui” li adunasse ancora sotto il balcone di Palazzo Venezia.
In definitiva, vecchiume: roba da portare al mercatino delle pulci e sperare di cavarci i soldi del gasolio.

Sull’opposizione non è nemmeno il caso di sprecare righe: stanno andando al macero, e lo sanno benissimo.
Merita invece qualche riga la strana dicotomia fra una cultura nascente, quella che s’interessa d’energia, di nuovi sistemi economici, di decrescita, di moneta, ecc, e la completa assenza di peso politico della stessa.
Non c’è da stupirsi: qualsiasi basso impero della Storia, ha percorso fino al dirupo la sua parabola. Perché? Poiché il primo, più impellente imperativo è quello del controllo: una classe politica debole non può permettersi il confronto, tanto è vero che sono stati costretti – nonostante i “chiari di luna” di bilancio – a ripristinare i fondi per la stampa.
Senza la catarsi, non ci sarà nessun mutamento: ciò non significa che il dibattito sia inutile; basta essere coscienti che, nell’immediato, non condurrà a nessun frutto. Domani, certamente. Quando? Ah…

Infine, per chi crede che lo “stellone” italiano salverà sempre tutto e tutti, vorrei ricordare che appena due decenni or sono – per le strade di Sarajevo – nessuno blaterava d’uccidere i turchi bosniaci o di lanciare i bambini serbi giù dai ponti. Semplicemente, ciascuno iniziava a soppesare quanto ci avrebbe guadagnato se avesse abbandonato l’altro al suo destino.
La Storia non si ripete, bensì si manifesta per parallelismi che tengono conto delle differenze esistenti in tempi e luoghi diversi: in mancanza di una vera politica nazionale, però, l’esito è certo.

[1] Vedi: http://carlobertani.blogspot.com/2009/05/non-puo-che-finire-cosi-prima-parte.html e http://carlobertani.blogspot.com/2009/05/non-puo-che-finire-cosi-parte-seconda.html
[2] Fonte: http://www.finanzaoggi.it/blog/2009/07/14/italiacresce-ancora-il-debito-pubblico/ (su dati Banca d’Italia). 14/7/2009.
[3] Fonte : http://borsaitaliana.it.reuters.com/article/businessNews/idITMIE54309K20090504
[4] Fonte: http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/partito-sud/sblocco-fondo/sblocco-fondo.html
[5] Fonte, http://unionesarda.ilsole24ore.com/Articoli/Articolo.aspx?id=109917 10/3/2009.
[6] Fonte: http://www.repubblica.it/2009/06/sezioni/cronaca/pensionato-sicilia/pensionato-sicilia/pensionato-sicilia.html
[7] Calcolando i voti realmente espressi, non le percentuali (che sono calcolate solo sui votanti).
[8] Fonte: http://www.repubblica.it/2009/07/sezioni/politica/bilancio-governo/bilancio-governo/bilancio-governo.html

24 commenti:

Orazio ha detto...

Una seria analisi della situazione italiana, complimenti Carlo, ma mi vengono i brividi al pensiero che la disunità d'Italia precipiterà il sud in una serie di repubblichette mafiose con a capo i figli dei boss non troppo schifosi a vedersi. Mi consolo pensando che il nord che vende le sue merci al sud in gran parte finirà per cadere nelle mani di Francia e Germania. I lombardi mal gradiscono i tedeschi, ma se lo meritano avendo dato grande sostegno alla lega un partito che doveva essere messo fuorilegge già 20 anni fa.

Carlo Bertani ha detto...

E' difficile, Orazio, comprendere come si manifesterà il dissesto: anche fattori esterni potrebbero accelerare il processo. Di certo, la situazione che stiamo vivendo sta avviandosi verso l'insostenibilità (inflazione zero! Nessuno più compra!) e c'è poca trippa per gatti per i sostenitori dei pannicelli caldi. Staremo a vedere.
Ciao e grazie
Carlo

Roberto1963 ha detto...

direi che questo suo articolo non fa altro che confermare che ci siamo incamminati sulla strada che porta a "non può che finire così". Come diceva pochi giorni fa Panebianco sul Corriere, il potere unificante fornito dal PdL è molto meno forte di quello della vecchia DC.
A questo punto tutto mi lascia pensare che le danze verranno aperte ufficialmente dopo le prossime elezioni regionali, dando per scontato che la Lega otterrà oltre che nel Veneto un buon risultato anche nelle altre regioni "padane". Poco importa se ora bisogna promettere qualche miliardo ai baroni meridionali, probabilmente saranno gli ultimi soldi che vedranno, e non è neanche detto che facciano in tempo.
Infatti giusto dopo le regionali saremo prossimi metà legislatura, il che renderà possibile anche una caduta del governo, anche perché in una prospettiva di rialzo dei tassi le preoccupazioni di Tremonti potrebbero concretizzarsi in scenari da incubo.
Cessato il "coma farmacologico" dovuto all'economia della crescita infinita e dei pani e pesci per tutti (insostenibile nel lungo termine), al primo contatto con la dura realtà il nostro Paese farà la fine di un vaso di coccio.
Senza un partito di destra che incarni il no alla globalizzazione ed allo straniero predicando però nel contempo l'unità nazionale (il ruolo naturale di AN se Fini non fosse accecato da bramosie di potere personale) a quel punto il "si salvi chi può" per il Nord assumerà il volto contorto di Bossi e la conseguente frantumazione dell'Italia diventerà l'esito scontato.

ladnag ha detto...

ciao carlo. ottimo articolo, come sempre. mi spiegheresti meglio il parallelismo con l'ex-jugoslavia? grazie

Carlo Bertani ha detto...

Hai ragione - Roberto 1963 - nel dire che le conclusioni sono le stesse dei precedenti articoli. A meno di qualche miracolo, la via segnata è quella, come tu stesso articoli compiutamente.
Qui, le scelte sono poche: o cercare d'iniziare un cammino "a futura memoria" (Italianova), oppure dedicarsi alla letteratura, cosa che non mi dispiace affatto.
Il parallelismo fra la situazione italiana e quella jugoslava è antecedente al conflitto: là, fu il Fondo Monetario Internazionale ad esigere la ripartizione del debito fra le reubbliche, che condusse alla frantumazione. Da noi, nessuno lo chiede, ma siamo noi stessi ad incamminarci su quella via col federalismo fiscale e le (giuste) rivendicazioni di chi chiede parità di diritti, e non 4 miliardi in cambio di voti. In un modo o nell'altro (Nord o Sud), il sistema va allo sfascio.
Ciao a tutti
Carlo

Orazio ha detto...

Si Carlo, ritengo che la Lega farà di tutto, con il federalismo fiscale, per mandare in bancarotta l'Italia e poi porsi a capo delle regioni del nord e fare la secessione di fatto e di diritto. I meridionali che vivono al nord si nasconderanno arrivando a negare le loro radici suddiste, vedrete in Italia ci ridurremo peggio del 1300 dove ogni campanile faceva la sua politica e i signorotti locali opprimevano il popolo senza pietà.

Roberto1963 ha detto...

devo dire che le leggi fatte passare dalla Lega vanno tutte in quella direzione, partendo dal federalismo, propedeutico alla ripartizione del debito pubblico previa benedizione del FMI, passando per gli esami regionali per gli insegnanti (poi suppongo passeranno a polizia, carabinieri e magistrati) per arrivare alla creazione delle "ronde" necessarie a garantire l'ordine pubblico durante un "eventuale" periodo di collasso delle istituzioni. Non a caso, pur non dovendo usare armi da fuoco, requisito fondamentale per entrare a far parte delle ronde è la conoscenza dell'uso delle armi..
Devo ammettere che comunque ritengo l'opzione secessione la meno terrificante, anche se riconosco che è gravida di non pochi rischi. L'alternativa sarebbe rappresentata da un governo tecnico che porterebbe verso l'abbattimento di tutto il nostro sistema sanitario e pensionistico e la svendita di tutto quello che resta di appetibile in Italia ai finanzieri anglo americani del Britannia (come Soros) qui ben rappresentati dagli uomini Goldman Sachs come Draghi, Padoa Schioppa e Mario Monti per non parlare dei "privatizzatori" di "sinistra" alla Prodi, d'Alema e prossimamente Bersani.
Stiamo a vedere, per ora sembra che Berlusconi abbia suggellato il suo testamento politico (ed economico) con Bossi e Putin. Passato per lui il pericolo delle scosse evocate da d'Alema puntualmente amplificate dalla stampa anglosassone, sarà da vedere se il nostro primo ministro dispone anche di un affidabile servizio di sicurezza (alla Saddam per intenderci).
In mancanza per lui di "imprevisti" nel prossimo anno, l'esito per l'Italia sarà probabilmente quello prospettato.
Saluti

Orazio ha detto...

Berlusconi al potere renderà sempre più incancrenita la situazione in Italia, che se non si sfaserà in compenso si acuiranno le tensioni nord sud con l'aumento dell'odio fra leghisti e suddisti. Il suo potere mediatico renderà impossibile la secessione di diritto, ma quella di fatto sarà quasi completa, i vari Lombardo e soci hanno bisogno di molti soldi per tenere a bada il loro povero e avido elettorato, Bossi invece con i suoi colonnelli giocherà allo sfascio di tutte le istituzioni statali e Berlusconi non riuscirà ad impedirlo. Non sperate nel centro sinistra che non ha la cultura per combattere Berlusconi e Bossi. Se invece i poteri anglo-sassoni vorranno rovesciare Berlusconi dovranno cambiare strategia quella degli scandali sessuali non attacca con gli italiani, forse moralmente più corrotti del loro amato capo. L'Italia non deflagrerà come la Yugoslavia, si spegnerà pian piano come stato unitario. Bossi userà la politica del carciofo al contrario rispetto a Cavour.

Luca C. ha detto...

Sulle pensioni hanno fatto di peggio, a quanto sembra di capire. Hanno legato il finanziamento degli interventi di politica sociale all'innalzamento dell'età pensionabile. In altre parole: "ti togliamo il diritto alla pensione (sia pure pro tempore) e in cambio con i soldi che ti spetterebbero finanziamo gli assegni di accompagno e di invalidità.
D'altra parte l'opposizione è in caduta libera. Sono stato alcuni giorni fa in vacanza in Umbria, dove la sinistra ha sempre primeggiato, e anche lì come in altre regioni del centro dove aveva l'egemonia il PD sta scricchiolando seriamente. Se usciranno dal congresso di ottobre senza secessioni sarà già un miracolo.
A proposito di secessioni, non so se l'ho già detto: Wolfstep (persona che non stimo ma che ogni tanto ci coglie) ha rilevato tempo fa che in Italia ci sono solo due regioni che danno più di quanto ricevano: Emilia Romagna e Lombardia. Con la differenza che la prima beneficia comunque di grossi interventi infrastrutturali pubblici fondamentali per i nodi di scambio stradali e ferroviari.
In questo quadro, dalla strada della secessione non avrebbe da guadagnare quasi nessuno. A meno che non si vogliano vedere le ragioni più politiche della secessione: ossia, la volontà di tagliare le gambe a un'Italia che comunque mantiene (specialmente con Berlusconi, nonostante tutto) un relativo protagonismo in politica internazionale, stringendo accordi di partnership energetica con la Russia di Putin e Medvedev e con i paesi del Nord Africa. Cosa che una repubblichetta del nord egemonizzata dai banchieri crucchi non farebbe, e neppure uno stato (si fa per dire) del sud egemonizzato dalle mafie, dalle massonerie e dal Fmi...

Carlo Bertani ha detto...

Voglio far notare un'altra sparata leghista: gli Alpini solo settentrionali. Un altro tassello.
Nessuno può prevedere gli "step" del processo, ma a grandi linee li abbiamo capiti tutti: bisognerà vedere i tempi ed i modi.
Certo, deprime vedere i tenori dei commenti su altri siti, dove la gente s'accapiglia come i polli di Renzo.
Teniamoci stretto questo piccolo spazio d'educazione, almeno quello (per ora) non ce lo porta via nessuno.
Spero, nell'Autunno, di riuscire a ripubblicare Italianova, ma sono molto stanco, e le cose da fare molte.
Buonanotte a tutti
Carlo

Roberto ha detto...

divido il post in due parti:

I parte.

Ciao a tutti, sono di ritorno da una settimana di vacanza in Austria dove vado ormai tutti gli anni dal 1999 (eclissi)...montagne, valli e ancora montagne...ore di camminate in salita ecc ecc...
Ho letto gli ultimi 2 articoli che mi mancavano (Blondet e questo) ed essendo nell'umore post-vacanze mi sono sembrati (gli articoli ma ancora di più i commenti) troppo tristi, fino al fatalismo...
Io credo nell'Italia e sentirmi dire che sarà frazionata per interessi di pochi stronzi non mi piace, mi fa male...
Allora ho deciso di andare decisamente fuori tema con un po' di buone notizie familiari.

Ho tre figli: 1 femmina di 14 anni che ha appena finito la terza media (orrore: ultima classe secondaria di I grado), un'altra di 9 che ha finito la 4 elementare (orrore: 4 classe scuola primaria) ed un maschietto di 5 anni che dire tutto 'pepe' (se siete genitori: "capite ammé") che ne avanza...

Queste tre personcine stanno pascolando in casa dal divano e tv al tavolo e pc oppure letto e mp3 o nintendo e biciclettina a gogo per il più piccolo...

La 14enne è uscita dal ciclo scolastico con un bel 10 pieno, ha vinto assieme ad alcuni suoi compagni un premio per un lavoro 'd'Arte' fatto durante l'inverno, ha vinto tutto da sola un importante premio/borsa di studio di 1500 euro totali (1000 alla scuola e 500 a lei) indetto dal Rotary e da alcune associazioni locali (comuni, associazioni filantropiche ecc).
Quella di 9 anni (che si chiama Ophelia, nome imposto da me alla mia moglie in memoria del mio amore per Shakespeare) è stata definita dalle sue 'maestre' del 'tempo pieno' (orrore degli orrori per gli attuli ministri dell'istruzione) come la 'migliore dell'Istituto'. Il parroco si è stupito, durante il campeggio estivo di fine giugno, della serenità, voglia di 'lavorare', della pacatezza, del mettersi in gioco senza mai esagerare ecc ecc (sono stato bassino perché sennò mi pensate un padre gongolone stile nano-lombardo-sardo) di questa bambina...ed io che -a casa- non me ne ero mai accorto!...
Ah! i genitori questi ingrati/ignoranti verso i figli!

Roberto ha detto...

II parte.

Loro (i miei figli, i notri figli) vivono in un limbo dorato si sentono fieri di quello che hanno fatto e ne hanno ragione, si sentono protetti dai genitori (la mamma in particolare perché io tendo al burbero andante, visto che ho un carattere cinghialesco)...

La più grande comincia a fare progetti per il futuro, si è voluta iscrivere allo 'scientifico' versione Pni lasciando quindi tutte le amiche che hanno scelto altri lidi (in particolare 4 delle sue amiche più care hanno scelto 'scientifico' linguistico)...i suoi professori ed io l'avevamo consigliata per il Classico...ma lei attualmente è fissata con la matematica...e sopratutto è una gran testa dura (come i cinghiali)...
Comincia già a parlare di università a Milano (350 km da casa...mentre Bologna sarebbe a 120)...

E voi vorreste smontargli questo castello dorato? Siete dei bastardi...salvo solo Luca per il maglioncino rosso e la faccia da 'scientifico' che ha...per gli altri, se vi prendo, vi getto dalla rupe assieme al Bossi...

Veniamo più in tema, per varie vicissitudini ho assistito ad una cena 'conviviale' del Rotary locale, era la prima 'riunione' dopo l'investitura del nuovo presidente.

Premetto che io non ho assolutamnte nulla a che fare con il rotary ed ero lì in veste 'tecnica' a causa del mio ex-lavoro ed ero anche 'stipendiato' (nel senso che i miei servigi erano gratuiti ma con promessa di 'offerta' alla mia parrocchia, cosa che hanno puntualmente fatto)...

Ho assistito ad una bella messa in scena:
-per iniziare la serata il presidente ha richiamato i commensali all'ordine (era un buffet) dichiarando l'inizio ufficiale della serata nel momento che, il presidnete stesso, ha suonato la campana! Subito dopo tutti sull'attenti per ascoltare gli inni nazionali e del rotary...

Ha materialmente suonato una campana in ottone che era stata messa a bell'apposta nel centro del tavolo di presidenza!

E voi state qui a parlare di crisi, secessione, ricchezza, povertà, squillo, nani e put-(in)!

Loro, i ricconi del rotary, suonano la campana, allora mi viene una domanda...per chi?

ciao

RA

Carlo Bertani ha detto...

Domani, potrebbero tranquillamente suonare la campana per salutare la "fine del disordine", ovvero un'Italia rigidamente federale, con una ripartizione della ricchezza che farà scoppiare il resto.
Loro, potranno così continuare a suonare campane ed altri a giocherellare con eleganti grembiulini e compassi.
Ciò che avviene non è estraneo ai Rotary ed al Lions - io non ci ho mai bazzicato, ma li conosco - ma è quasi suggerito dalle molte lobby extra-democratiche italiane, quelle che realmente comandano.
Auguri per i tuoi figli.
Ciao
Carlo

Orazio ha detto...

Si Carlo tutti "giocano" alle società segrete, tanto sono ricchi e in Italia vale sempre il detto Francia o Spagna purché se magna. Ma quelli che hanno un reddito mensile al massimo di 1500 EURO al mese, ma anche meno di 1000 al mese in un Italia prerisorgimentale cosa faranno? Continueranno a cercare il papi di turno?

Orazio ha detto...

Ehi avete visto l'intervista di Barbara Berlusconi sul padre, la lotta per l'eredità è ufficialmente aperta. I discendenti di Carlomagno si spartirono l'impero che poco dopo affondò. Ringraziamo le astuzie della storia che ha fatto Veronica prolifica. Mi fanno tenerezza i direttori delle testate berlusconiane che dovranno non attaccare troppo Barbara e gli altri, dato che potrebbero in un vicino futuro trovarseli come padroni. Un vero dilemma cornuto per loro.

Roberto1963 ha detto...

Leggo sui giornali degli operai di una fabbrica di Milano in chiusura che da una gru chiedeno l'intervento di Berlusconi. Io lavoro in una grande banca del Nord Italia. Oggi la responsabile ha ammesso che abbiamo messo recentemente a sofferenza circa il 30% delle ditte che lavora(va)no con noi, contabilizzando una cospicua perdita. Un altro gestore mi ha confidato che non sa quante ditte riapriranno in settembre e quante no. Comunque l'attività principale dei miei colleghi gestori ora è quella di "far rientrare" le ditte. Qui una buona percentuale di quelli che conosco lavorano per ditte minuscole, di quelle che la cassa integrazione non sanno neanche cosa sia, altri sono "manager" quindi licenziabili in qualunque momento. Ho già cominciato a vedere conoscenti o amici che hanno perso il posto o che stanno per perderlo. Tanti piccoli indizi, uno sull'altro, ma ancora la cassa integrazione tiene, almeno fino a settembre, poi.. L'Italia che ha affidato la gestione dello stato anche al nord ai meridionali, scuole, polizia, carabinieri, uffici del tribunale, i meridionali hanno in genere il "posto", e non mi sbaglio se dico che al sud una grande parte della popolazione campa grazie alle pensioni di invalidità o al lavoro per lo Stato. Fino ad oggi è andato tutto liscio, grazie ai miracoli della crescita infinita le PMI del nord guadagnavano ed arricchivano i loro proprietari, gli altri trovavano lavori ben remunerati e "sicuri" in quanto ricercati. Oggi il meccanismo si è rotto, e se l'autunno sarà come io temo, allora
il nord Italia rischia davvero di scoppiare. L'odio monta e tutti quelli di "sinistra" che sento (la maggioranza vivendo in Emilia) ce l'hanno (oltre che con Berlusconi) con gli immigrati e col sud Italia, e non mi dilungo nel descrivere quello che sento dire, altro che razzismo..
Ora la Lega sta seduta in riva al fiume ad aspettare... e intanto propone di far sventolare la bandiera della regione di fianco a quella italiana... tanto per farci abituarci un po', con buona pace di chi è impegnato a vedere i suoi figli crescere per non accorgersi degli scricchiolii sempre più forti che arrivano dal nord di questo Paese.
A fine anni ottanta conobbi in Grecia una bella ragazza jugoslava. Mi invitò ad andare a vivere a Belgrado. Le risposi testualmente: "vengo l'anno prossimo su un carro armato". Lei si mise a ridere...
Spero veramente di sbagliarmi oggi.

Roberto1963 ha detto...

a questo punto bisogna vedere chi sarà il successore di Berlusconi alla guida del Paese, dando per scontato che in un clima di rivolte sociali e con la reputazione quantomeno infangata, il nostro finalmente si decida a gettare la spugna. Fini si è mosso fino ad ora bene, ha ripulito il più possibile la sua camicia dal nero e in prospettiva in caso prendesse la guida del PdL gli sarebbe possibile stringere alleanze coi centristi (buttando fuori la Lega dal governo), sempre che dal congresso il PD finisse con una scissione (cosa molto probabile). Ma si è mosso nel contesto "vecchio" di un Berlusconi stretto alleato degli anglo-americani. Dalle elezioni di Obama in poi il quadro a questo proposito sembra radicalmente cambiato, e diversi elementi (il gasdotto Southstream, l'allontanamento di Mentana, la "guerra" a Murdoch, le dichiarazioni sull'Ossezia, gli attacchi sferrati dai giornali inglesi), mi fanno capire che gli alleati di Berlusconi non stanno più a ovest, non sono più gli stessi a cui Fini teneva tanto a diventare amico. La stessa impressione di cambio fronte la ricevo leggendo il "Giornale" costantemente all'attacco degli sprechi del meridione e a favore delle idee leghiste. A questo punto gli alleati sono diventati chi ci sta dei mitteleuropei (appena la Germania si decide), ovviamente la Russia e in Italia... la Lega.
Questo sempre non succeda un "imprevisto".. eh già perché anche gli "dei" talvolta muoiono.

Roberto ha detto...

Caro Roberto1963,
io sto in pace ma mi rendo benissimo conto del mondo che mi circonda.
Ho 48 anni e tre figli e negli anni '80 ho avuto occasione di lavorare alla Rai di Corso Sempione a milano, in particolare Rai2.
Ho conosciuto alcune persone che avevano lavorato (ed in parte lavoravano ancora) in Canale 5, l'avevano resa grande da zero, mi hanno parlato di questo tal berlusconi che ancora non conoscevo.

Ed ho capito subito una cosa:
la stessa cosa espressa quì,
http://null-p.blogspot.com/.

La Padania, Le Regioni, o magari in futuro le Provincie o i Comuni (di medievale menoria)...non sono altro che decadentismo che stasi che un ritorno indietro...nel buio dell'ignoranza sociale e umana...

A me non frega niente se la Lega vuole dividere l'Italia per motivi economici...o più semplicemente razzisti...quello che mi interessa è che qualsiasi divisione realizzata porterà ad una sicura arretratezza e non ad una miglior situazione sociale....assolutamente...

Quello che paventa il buon Bertani un po' fra le righe (ma non troppo) è che la futura Italia Divisa ovvero il NORD della futura Italia Divisa, non potrà altro che diventare il SUD della Mittel-Europa, con tutte le conosciute conseguenze sul tenore di vita che tutti i Sud del mondo e della Storia hanno sempre avuto...

Una verità, triste ma vera, che la Lega e tutti quelli che la pensano come loro, nascondono, è che buona parte del benessere del Nord è dovuto, più o meno indirettamente, alla presenza di un Sud...I leoni vivono grazei alle gazzelle, se i Leoni vivessereo in zone di soli leoni alla fine diverrebbero loro stessi prede degli orsi bruni e/o bianchi oppure si estinguerebbero da soli...

Ti faccio un esempio stupidissimo ma che ti garantisco è già 'tatuato' nelle carni delle persone che pensano 'leghista':
"non appena saremo divisi dal sud mangiasoldi pagheremo molte meno tasse..."
Questi vorranno buste paghe più grosse e pagare meno tasse, pensa un po' cosa stanno pensando i commercianti, artigiani, industriali eccetera...
Dopo vent'anni di dichiarazioni dei loro leader sui soldi sprecati
per il Sud, voglio proprio vedere come saranno convinti a pagare -invece- più tasse, per 'fondare' la nuova nazione divisa...


ti saluto con un amen

ciao

RA

Orazio ha detto...

I nordici che vogliono e vorranno la secessione del nord, pensano di avere più soldi, meno tasse e cacciare tutti gli extracomunitari. Sono deficienti e invece, come ha detto Roberto, avranno meno denaro per molti e solo più per i soliti noti, più tasse e uno stato non solo in mano alla Germania, ma anche rapace di denaro per costruire il nuovo Stato. Più tasse e meno libertà è quello che si meritano. Piango sul centro-sud in mano a mafie e vaticano, che non è meno rapace di denaro di altri. Le proposte della lega fatte d'agosto cercano di sviare dalla crisi economica che si espanderà in autunno sempre più. Infine io non credo al detti "italiani brava gente", quindi saranno capaci di fare violenze simili a quelle dell'ex Jugoslavia.

Roberto1963 ha detto...

Ciao Roberto
nei miei ragionamenti mi sforzo di essere realista, e la realtà mi dice che in Italia convivono due stati ben distinti, una Italia del Nord che secondo recenti dati statistici sarebbe da sola il più ricco paese europeo ed una Italia del Sud che sarebbe il più povero paese europeo.
Il tutto nonostante gli ultimi 15 anni abbiano visto una crescita impetuosa di tutti i paesi ex comunisti, Albania inclusa la quale gode di uno sviluppo senza precedenti. Nel nostro meridione invece no, si continua ad assistere da decenni ad un declino economico e morale costante, a prescindere dei soldi che si buttano nel calderone.
A questo punto non si tratta di smontare un castello dorato, questo sta diventando un cappio al collo per le popolazioni del nord alle prese con la crisi globale e che in più, come da dati dello stesso Carlo Bertani, devono girare al Sud ed alle sue 4 mafie qualcosa come il 10% del PIL prodotto in Italia e
il mio realismo mi dice che questa situazione non può più andare avanti. Quindi non si tratta da parte mia di fatalismo o di rassegnazione, ma diciamo un misto tra la speranza che il "mio" nord possa levarsi di dosso questo supplizio di Tantalo e il meridione abbia la possibilità di cercare da solo il proprio riscatto unita alla preoccupazione per i rischi che una transizione di questo genere comporta.

Carlo Bertani ha detto...

Cari amici,
sono tornato di corsa da mia madre, di nuovo col 56k.
Non mi sembra che nessuno di noi sia felice per un'eventuale secessione. E' un fallimento, ma dai fallimenti bisognerà pur saper uscire.
Personalmente, preferirei che una nuova forza politica nascesse e riuscisse ad unire i tanti come noi (a proposito, terribilmente bello l'articolo di Badiale & Bontempelli su CDC) perché la secessione non condurrebbe a quel mutamento, anzitutto culturale e sociologico, al quale aneliamo. Sì, forse il Nord avrebbe qualche quattrino in più...ma vale la pena d'accontentarsi di questa vittoria di Pirro?
Nel mondo leghista non c'è traccia di quella società più gioiosa, dell'energia pulita, della delocalizzazione sul territorio, della giustizia sociale.
Solo qualche AUDI in più. Embè? Perché dovrei scaldarmi per solo questo? La mia era un'analisi e basta: non vorrei che qualcuno la scambiasse per la "mia" soluzione.
Buon refrigerio a tutti
Carlo

Luca C. ha detto...

Anche se è apparentemente OT (ma solo apparentemente) desidero segnalare a voi tutti la prolusione di Ugo Bardi su "Il picco e la crisi. Un caso storico: la caduta dell'Impero Romano" pubblicata sul blog Crisis in quattro parti. E' un po' lunga ma merita (mi ha fatto pensare un po' al volume di Carlo Bertani "Mutamenti climatici", quando ancora il Nostro pubblicava volumi, e non solo pdf...

Orazio ha detto...

Avete visto Berlusconi, in ossequio allalega, chelo ricatta, è per le gabvbia salariali al sud. Mala tempora currunt.

Carlo Bertani ha detto...

Luca,
mi sono stufato di scrivere libri per case editrici che non promuovono nulla. Mi diverto di più con la narrativa: magari ci aggiungerò anche qualcosa di saggistica, vedremo.
Sorpresi dal Berluska? Un colpo al cerchio e uno alla botte!
Ciao a tutti
Carlo