La busta è anonima, come tante: sembra la solita pubblicità
o la richiesta delle mille ONG le quali, in questo periodo (dichiarazione dei
redditi), si fanno vive per la solita richiesta: Partita Iva
numero...sottoscriva...
Invece è l’INAIL, uno dei tanti carrozzoni statali con tanti
dirigenti e pochi “operai”, che chiede soldi: perché?
Sulle prime, mi sembra uno scherzo: vuoi vedere che qualche
furbacchione s’è inventato pure di chiedere 12 euro e 90 per l’INAIL sperando –
statisticamente – che un buon 10% abbocchi?
Invece è tutto vero, tutto drammaticamente vero – non per la
cifra, una pizza e una birra – ma per l’ardire, il coraggio di chiedere una
cifra modesta...a fronte di che? La legge istitutiva è del 1999 (!) ma solo ora
(sedici anni dopo!) qualcuno (?) ha meditato di metterla in atto con questa
richiesta piccina, modesta...che però, per il futuro, può crescere...come
no...e diventare un’altra abitudine “tassinifera” (scusate, oggi sono in vena
di neologismi) per il gregge italiota.
Della serie: chiedi poco (all’inizio) così s’abituano, poi
alzi la posta e nessuno più se n’accorge e paga, come ci hanno abituati a
pagare i mille balzelli per i Comuni – siete stati, recentemente, in qualche
piccolo Comune? Avete notato l’aumento iperbolico degli uffici e della gente
che gira con un foglio in mano? Sono il corrispettivo, dovuto, alla legge
elettorale in vigore: fasulla, falsa, dichiarata incostituzionale dalla Corte
Costituzionale, per crearsi un nuovo elettorato, nella sempre in auge teoria di
passare dal voto per appartenenza a quello per convenienza – oppure alle
Regioni, un altro sancta sanctorum di prebende, favori, tangenti, rendite,
appropriazioni, percentuali su ogni spesa, incassi...già...e nessuno
“s’incassa” più, tanto è tutto colpa dell’euro e della Germania, cosa stiamo a
considerare le quisquilie italiane...
A cosa servono i 12 euro e 90?
A creare un fondo per gli infortuni delle casalinghe le
quali – dopo la débacle dell’industria italiana – sono diventate
(probabilmente) la principale fonte di gambe rotte e nasi spellati...non era –
dico così, per caso – che l’Italia “brillava” per il numero d’infortuni sul
lavoro? Ah, ecco qui dei dati...549.000 infortuni sul lavoro, dei quali 660
mortali nel 2014. “E’ andata meglio dell’anno prima” – gongola qualcuno – ma
qualcun altro, un po’ più avveduto, ribatte “No, a fronte delle ore
complessivamente lavorate (in calo) è andata peggio”.
Se si va sul sito dell’INAIL si scopre la protervia di
questa tassa: nessuno escluso. Sembra una rivisitazione del famoso “tolleranza
zero”: devono pagarla tutti coloro che non pagano già l’INAIL, compresi (sic!)
cassintegrati, disoccupati, gente in mobilità...sono esclusi soltanto coloro i
quali abbiano un reddito personale inferiore ai 4648,11 euro oppure un reddito
familiare inferiore ai 9296,22 euro. Questo è logico: chi chiede la carità (è
statisticamente provato) ha una bassissima probabilità d’infortunarsi sul
lavoro.
E poi...immaginate la trafila burocratica per ricevere
l’assegno d’invalidità? Una soglia bassa (solo il 27%: perché?) ma il trucco è
un altro...sapete cosa significa presentarsi di fronte a queste commissioni?
Anzitutto, spendere un mare di soldi in ticket per le
analisi, la diagnostica, le visite specialistiche...e poi di tempo...corri qui,
corri là...dunque, signora...il primo appuntamento libero è per il 23 Agosto
2016...oppure, se va all’ospedale di Rapanello, s’anticipa al 12 Luglio...2016,
s’intende...no...per il 2015 abbiamo già chiuso le prenotazioni...
Poi, c’è il tempo per la domanda, la convocazione della
commissione, il responso, la registrazione del responso...cari signori
dell’INAIL, andate tranquillamente affanculo, voi e tutti i propinqui e parenti
vari che – noi non sappiamo nulla, ovvio, viaggiamo con le pelli di salame agli
occhi... – si spartiscono le mazzette per l’Expo di Milano, come si sono
spartiti quelle per Italia ’90 (gli stadi sono felicemente crollati da soli,
senza altre spese) e oggi – si scopre – hanno persino “tangentato” con il vino
di D’Alema...ma c’è un fondo? No, D’Alema conferma: nel mio vino non c’è fondo
e nemmeno solfiti.
In Francia – solo per citare un esempio – le cose funzionano
così: se avete un infortunio grave, l’assegno d’invalidità inizia ad essere
corrisposto dal giorno dopo
l’infortunio. Poi, si fa tutta la trafila burocratica e si va a vedere il
danno, si quantifica, si corregge...eccetera. Non come in questo Paese di
buffoni, ladri e tangentari.
Cari signori dell’INAIL, voglio raccontarvi una breve e
lontana storia, tanto perché possiate completare la vostra “formazione”, mentre vi fregate le mani per i 20 milioni di euro che v'appressate ad incassare.
Era l’Estate del 1965 e, come tanti giovani dell’epoca, durante
le vacanze andavo al lavoro. Dove? Nella fabbrica dove lavoravano mio padre e
mia madre. Soldi? Non ne vedevo: li davo in famiglia, allora usava così.
Presse per tagliare il cuoio: 5 tonnellate di spinta su una
fustella che tagliava articoli tecnici e sportivi in cuoio fra le mani di un
quindicenne, senza contratto di lavoro, senza nessuna assicurazione, in
pratica, uno zombie.
Un giorno arrivò un tizio accompagnato da sua eminenza il
gran direttore generale. Quando se ne fu andato chiesi a mia madre chi fosse:
“E’ quello dell’INAIL, poi passa in ufficio, prende la “busta” e se ne va.” Lo
credo bene: a parte la mia posizione (fece finta di non notarmi, non chiese
nulla), nelle prese di corrente c’erano i fili spellati – nessuna spina, quando
si rompevano nessuno le cambiava – tanto non c’era impianto di prese a terra...
Venne Settembre, io tornai a scuola e mia madre rimase sola
nel piccolo reparto...cioè...nella stamberga dove si lavorava...
E un brutto giorno la mano sinistra le rimase incastrata fra
la fustella e la “bandiera” che pressava le 5 tonnellate...la macchina pressò
da sola...a volte succedeva, il gancio scattava senza premere il pedale...e le
sfracellò due dita della mano sinistra. Era sola: dovette disincastrare la
macchina, liberare il braccio e chiedere aiuto prima di svenire.
Non fu portata all’ospedale ma in una clinica privata – sa,
altrimenti c’è l’INAIL, bofonchiò, contrito, il padrone... – e fu curata: perse
due dita. Nessuna denuncia, ovvio, altrimenti...eh...il posto di lavoro...
Non pagherò quei soldi, per una questione di principio: ne
metterò 15 in
grembo alla prima vecchietta che chiede la carità con gli occhi bassi vicino ad
una chiesa, oppure me li scoppierò in birra cercando di ricordare il viso di
mia madre segnato, il braccio fasciato, mia fratello piccolo da cambiare...
Maledetti, che siate maledetti per il coraggio di chiedere
quei miseri 12 euro e 90: andate nuovamente affanculo. E querelatemi, se ne
avete il coraggio.