17 maggio 2021

L'ENI si muove

 

Mentre il governo sguazza per riuscire ad imbastire la risposta da fornire all’UE sugli impegni da sottoscrivere per ricevere i finanziamenti, anche l’ENI si muove con scaltrezza. Il ministro della Giustizia ha ricordato che senza riforme sostanziali (ossia che taglino nella carne e non solo la pelle del sistema politico/tangentizio) per giungere a ridurre, in 5 anni, del 40% il tempo necessario per giungere ad una sentenza definitiva in campo civile e del 25% in ambito penale, più la “faccenda” prescrizione, non “salterà” soltanto la parte relativa alla Giustizia, bensì l’intero Recovery Plan. E, sinceramente, pur ammettendo la “lunga mano” di Draghi in Europa, non ci sono alternative: i Paesi del Nord Europa, se l’Italia verrà meno ai suoi impegni, faranno blocco e fermeranno tutto perché l’Italia – grazie a Conte – è riuscita ad aggiudicarsi la fetta più grossa del totale.

l’ENI si muove, come sempre s’è mossa, ossia senza mai comparire.

Il piano energetico nazionale richiede una “spinta” come mai era stata necessaria: le Rinnovabili, oggi, da quota 32 GW (di potenza installata) dovranno giungere a 70 GW nel volgere di 8 anni. Mica una storia da ridere: nel contempo, dovrà essere ridotta l quota termoelettrica da fossili. Ahi, ahi…

A parte i tentativi puerili di far passare le centrali a metano nella quota rinnovabile, ricordare che abbiamo a Caorso una bella centrale nucleare…mai entrata in esercizio….che peccato…ma quando la TOTO Engineering ha fatto domanda per un’area di mare a 60 chilometri dalla Sicilia occidentale per installare un campo di aerogeneratori in mare,  ai piani alti dell’ENI c’è stato un sussulto, e subito sono apparse le contromisure.

L’impianto è simile a quelli installati in Scozia e negli USA a grande distanza dalle coste e su alti fondali: le piattaforme sono ancorate al fondo e, dunque, non vi è nessuna altra struttura da costruire. L’impianto, poi, è assolutamente invisibile da terra. Per l’Italia si tratterebbe di un record: i generatori sono 190 da 10 MW ciascuno, per una potenza complessiva di 1.900 MW, pari a 1,9 GW, un primo passo verso l’incremento dei 70 GW richiesti e richiederebbe uno spazio marino di 18 Km2, che corrispondono ad un quadrato di 4,2 chilometri per lato. Ma ecco il trucco.

I 18 Km2, sulla grande stampa, diventano 18 milioni di m2, dimenticandosi che un metro quadrato, in mare, nessuno lo nota. Ma fa effetto, colpisce il numero.

E così possono saltare sul banco le associazioni dei pescatori, dei sindaci, dei traghetti…tutti contro quel furto di un tratto “immenso” di mare che, riportandolo alle unità di misura del mare (i 4,2 km sono circa 2,5 miglia) un traghetto copre in 10 minuti e che non toccano quasi nulla alla pesca. Anzi, una zona di ripopolamento può far aumentare il pescato, come molte sperimentazioni hanno dimostrato. Il tratto in questione, poi, è situato più a Nord delle classiche rotte mediterranee e, non dimentichiamo, è solo una delle tre aree di mari italiani (insieme alla Puglia orientale e alla Sardegna occidentale) dove l’impianto in mare è redditizio quasi come nei mari del Nord.

L’energia elettrica prodotta annualmente sarebbe di circa 5.548 GWh che, sui 333.591 GWh del consumo annuo di sola energia elettrica, sarebbe già una quantità stimabile, non decimali.

Ma l’ENI non demorde, trasforma i km in metri e la gente abbocca: se vogliamo veramente fare qualcosa – sia per i gas serra e sia per l’esaurirsi delle fonti fossili – queste sono le scelte da fare che, in realtà, non toccano niente a nessuno. Ma l’ENI pesca: sempre e soltanto boccaloni.

3 commenti:

spes ha detto...

L'Eni si muove ma gli italiani dove si spostano?
"I Die Grünen, il partito dei Verdi tedeschi hanno molte probabilità di trovarsi, a settembre, in un testa a testa con l’Spd, il partito socialdemocratico che era antagonista del Cdu. Baerbock, che dei Verdi è la presidente insieme a Robert Habeck, sarà la candidata con cui tenteranno di prendere le redini del paese. Le probabilità sono molto alte ed è curioso notare che si tratta di un tipo di partito, i Verdi, che dopo un exploit negli anni 80 è praticamente scomparso in Italia, delegando ad altre formazioni le politiche ambientali, mentre nel resto d'Europa vanno fortissimo."
Prigionieri di un bizantinismo fuori tempo ,come ben descrivi in questo post,abbiamo visto passare e perso una serie innumerevole di treni che battevano altre bandiere.E i verdi ,se ci sono che battano un colpo,cosa hanno proposto e, meglio,cosa propongono?Restare perennemente in controtendenza non ci ha MAI aiutato per cui cominciare,non dico a correre per recuperare sui tempi,ma almeno a muoversi sarebbe cosa buona e giusta

Carlo Bertani ha detto...

Beh, spes, i Grunen italiani non sono mai esistiti o, se vogliamo, sono vissuti solo nei loro sogni, diversi da ciascuno di loro, pensa ad uno come Pecoraro Scanio! Uno che si prende al ministero un premio Nobel e poi lo butta nel cesso senza problemi. Ed il premio Nobel, oggi senatore a vita, manco si prende il disgusto di recarsi a votare in Senato.
Hai detto bene: affoghiamo nei nostri bizantinismi e, un giorno qualsiasi, ci accorgeremo che le mura giustiniane non proteggono più nessuno e ci saranno i veneziani, non i turchi alla porta.
Cosa dirti: non mi prendo più il gusto d'articoli lunghi, magari un po' pretenziosi, ma completi di una vicenda. Mi limito a dei post su FB che poi copio qui, dove siamo rimasti in pochi. Dimmi cosa ne pensi di questa scelta.
Ciao
Carlo

spes ha detto...

"le mura giustiniane non proteggono più nessuno e ci saranno i veneziani, non i turchi alla porta."
Quando poi la porta è sfondata la entrata è libera per tutti ,non dico cosa succede quando le chiavi le hanno in mano i Chicco Testa.
Abbiamo una considerazione pessimista delle cose "lunghe";per es. quella burocratica, per cui la dinamica del corto e preciso è più contundente.
Ciao