25 maggio 2021

A microfoni spenti, parliamone

 

E’ caduta la cabina di una funivia. Tutti, ovviamente, si sono lanciati nella ricerca delle cause – remote o vicine – e pensano di averci capito qualcosa. Poi, giungono i famosi “tecnici” – gli azzeccagarbugli scientifici – i quali ci spiegheranno che, tanto…lasciate perdere…insomma…non avete i mezzi per capire le cause che possono aver generato gli effetti del disastro. Tanto, domani ne succederà un’altra, il lettore potrà distrarsi ed i giornalisti scribacchiare e mettere, così, il pane in tavola.

Prima o dopo, però, si giungerà ad un un’aula di giustizia e qui tutto verterà sull’analisi – e relative contrapposizioni – su un solo termine: DOLO.

Il Dolo è il vero deux ex machina del diritto italiano e solo con la certosina analisi delle sue sfaccettature potrà prevalere sull’altro caposaldo che attende, silente, il pronunciamento: il Perdono (il quale anche lui ha più sfaccettare nel Diritto).

Mentre il Perdono è un concetto più semplice da concepire, il Dolo è, sinteticamente, il “principale criterio di imputazione soggettiva” ma può essere intenzionale, diretto, eventuale, alternativo, soggettivo, oggettivo, alternativo soggettivo, alternativo oggettivo, generico e specifico. A latere del concetto di Dolo, riposa sempre la Colpa Cosciente: insomma, il percorso del processo è quello di determinare se avevi proprio voglia di delinquere e, se sì, con quale grado di precisa volontà.

Il concetto di Dolo (e relativi attributi di precisazione) pare quasi una scacchiera che dovrebbe aiutare il Magistrato/i nell’attenta calibrazione della pena, ma il Magistrato/i non è il solo attore della vicenda: oltre all’imputato, nel codice di Procedura Penale sono attentamente elencati Pubblici Ministeri, Avvocati (Difensori e di Parte Civile) e consulenti (ingegneri, medici, militari, ecc). E Giudici Popolari.

Nella gran maggioranza dei casi, poi, i reati da soppesare sono più di uno, e quindi per ogni reato si dovrà valutare il dolo. Infine, il Magistrato dovrà soppesare la pena, da un minimo ad un massimo e gli eventuali precedenti penali.

Nei Paesi d’origine Latina queste sono le basi del Diritto, mentre in quelli anglosassoni si va meno per il sottile: ha ucciso un cervo del Re. Impiccatelo. Con una corda d’Oro.

Certamente il nostro Diritto è più preciso ed ha più mezzi per valutare – di questo siamo coscienti – perché in alcune forme di Diritto s’appende magari un innocente ad una corda senza tante storie.

Però, c’è un però.

Il concetto di prescrizione è proprio la scappatoia da un Diritto che, per funzionare, richiede tantissimo tempo: è stato artatamente dilatato – e su questo siamo d’accordo – però non dimentichiamo che per la funivia di Stresa la sentenza finale di Cassazione sarà emanata intorno al 2040 e siamo sempre nell’attesa che inizi – finalmente! – il processo di Primo Grado per il Ponte Morandi, a quasi tre anni dal disastro.

E, domani, si schianterà un altro treno oppure cadrà una funivia, una nave affonderà oppure ci sarà un terribile incidente stradale per cause varie: carico sovrappeso, inefficienza dei freni, mancata revisione dei veicoli, ubriachezza, distrazione...e torna a valutare il tipo di Dolo, poi le aggravanti, le attenuanti…

Così è, se vi pare.

1 commento:

spes ha detto...

Il ponte Morandi ha evidenziato i Benetton, capitani coraggiosi.. che insieme a tanti altri,da Ponzano veneto con larghi e comodi ponti, hanno dato avvio a quel processo per il quale i meccanismi di appropriazione parassitaria di plusvalore avrebbero prevalso su quelli fondati sulla produzione diretta delle merci.Dopo il Ponte Morandi in questi giorni la funivia .
Purtroppo la logica del profitto si è sempre celata dietro ad un bisogno perverso: accumulare ricchezza tagliando sui costi,in questo caso su quelli della manutenzione e messa in sicurezza da parte di quelle che ormai fanno parte delle SRL(società a RESPONSABILITÀ LIMITATA...per cui). E allora, perché scandalizzarsi per gli incidenti di percorso, per i tragici infortuni che periodicamente appaiono sui giornali dietro i quali si evidenzia la “tragica fatalità”per la quale ci si affanna a trovare in fretta il capro espiatorio di turno perchè sia fatta giustizia che qui da noi ha invece una lentezza inqualificabile ,insomma la fretta contro la lentezza congegnate per non scomodare coloro che si sono corazzati nella loro inviolabilità.Tutto fa parte di una logica economica che ha santificato la ricerca del Massimo Rendimento con il Minimo Sforzo