31 gennaio 2014

Un nobile intento che non genererà frutti. Ma li darà in futuro


Oggi, il Parlamento italiano ha raggiunto forse il limite inferiore della sua storia (in futuro potrà scendere ancora) e tutte le istituzioni, compresa la Presidenza, sono oramai gli zombie di ciò che erano non più di un anno fa.


Gli unici ad essere felici sono gli uomini di Bankitalia, che ringraziano per il generoso regalo di 4 miliardi di euro fatto ai loro azionisti: credevamo che l’IMU servisse per rimettere in sesto il bilancio italiano. No, adesso abbiamo la conferma ufficiale che serviva a rimpinguare i conti degli azionisti privati di Bankitalia.

Infine, la giornata si è chiusa con il deposito delle motivazioni per mettere sotto accusa il Presidente della Repubblica per attentato alla Costituzione.

Sappiamo che Napolitano non teme nulla, ma da oggi in avanti avrà una “onorificenza” in più da aggiungere al suo palmares.



Ecco le sei le accuse che il M5S rivolge al Capo dello Stato:



1) Espropriazione della funzione legislativa del Parlamento e abuso della decretazione d'urgenza;



Su questo punto andrebbero processati tutti i Presidenti, almeno da Pertini in avanti: le leggi contro il terrorismo sono state la “prova generale” della decretazione d’urgenza. Poi, il diluvio: oggi, si decreta “d’urgenza” anche un finanziamento di 1.000 euro a qualche parente, oppure un ministro entra a gamba tesa nella decisione su quale parente abbia diritto di gestire il bar di un ospedale.

Il “patto” scritto in Costituzione all’art. 77 “in casi straordinari di necessità e di urgenza” fu, probabilmente, un “patto fra gentiluomini”: nessuno immaginava, nemmeno lontanamente, un governo di nani e ballerine come nella ultime legislature.

Per questa ragione non fu specificato nulla: “l’urgenza” era egualmente percepita dal cittadino comune e dai politici, come avvenne per il Vajont, per l’alluvione di Firenze, ecc.

Questi farabutti, invece, hanno scelto di interpretare letteralmente la Costituzione: non essendo specificato un limite, o delle categorie, tutti – paradossalmente – possono diventare casi d’urgenza.



2) Riforma della Costituzione e del sistema elettorale;



L’eventuale riforma della Costituzione è argomento staccato dalla legge elettorale e bene ha fatto il M5S a lottare perché (finora) non avvenisse. C’è il rischio che riescano a raggiungere i 2/3 dei voti, e quindi che riescano ad evitare il referendum confermativo. E’ chiaro che il Presidente non considera il M5S un soggetto politico “attivo”: al più, dei divertenti clown. E come si può, con i suoi poteri – che ricordiamo “proseguono” con la Corte Costituzionale – negargli d’incontrare chi vuole? Non solo è un affare sporco, ma pure una vigliaccata ma in questo non si vede dove sia l’attentato alla Costituzione.

Le leggi elettorali – salvo il proporzionale puro e senza sbarramenti (una testa, un voto) – sono tutte delle truffe: dipende da chi vuoi farti truffare.



3) Mancato esercizio del potere di rinvio presidenziale;



Un “mancato esercizio” è tale e non può essere contestato, anche se – ad esempio Ciampi non rinviò il “Porcellum” alle Camere a fine legislatura (che, quindi, sarebbe caduto immediatamente, ben prima d’essere dichiarato incostituzionale sette anni dopo) – in molti casi sarebbe stato opportuno farlo. Già, ma è un potere presidenziale: che succede se non lo applica?



4) Seconda elezione del Presidente della Repubblica;



La Costituzione non contiene nulla al riguardo. Immaginiamo che i costituzionalisti (riflettendo sulla gerontocrazia italiana, già viva e pimpante all’epoca) non scrissero nulla perché ci risero sopra. E questi ne hanno approfittato: come si può tacciare di attentato alla Costituzione sul nulla?



5) Improprio esercizio del potere di grazia;



Qui, sembrerebbe esserci almeno “fumo” d’arrosto, giacché la vicenda Sallustri è complicatissima ed un vero ginepraio sono le rilevanze penali. Detto fuori dai denti, Sallustri era l’ultima persona da graziare, con tanta gente malata e condannata a pene lievi che ingombrano le nostre carceri.

Ma l’art 87 della Costituzione recita: “Può concedere grazia e commutare le pene.” Non c’è altro. Come si può trovare un appiglio per un “attentato alla Costituzione”?



6) Rapporto con la magistratura: processo “Stato-mafia”.



Qui è molto difficile estrapolare la verità: nulla di più probabile che gli apparati dello Stato si siano “attivati” molto “generosamente” in favore del Presidente. Forse sarebbe necessaria una commissione parlamentare d’inchiesta...ma sapete che fine fanno, vero? Chiacchierano per decenni e non concludono nulla.



Grillo sa benissimo che le possibilità di successo dell’iniziativa sono pari a zero, e per due motivi: il primo è che contro hanno il maggior consesso di giuristi e costituzionalisti, moltissimi al servizio di Re Giorgio; il secondo, banale, è che i numeri parlamentari non sono a loro favore.

Nonostante tutto, però, il successo dell’impresa è garantito: ovviamente Napolitano non decadrà dall’incarico, ma sarà travolto dalle susseguenti elezioni. Procediamo con calma.



Lo share di Napolitano è uno fra i più bassi del mondo occidentale: soltanto la metà dei cittadini lo approva (parecchi sondaggi recano queste cifre) e questo – per un capo di Stato che ha basato il suo agire sul “state tranquilli, qui ci sto io a controllare” – è una débacle. Metà dei cittadini ha capito il trucco.

Mentre scrivo non so – e soprattutto con quali emendamenti – verrà approvata la nuova legge elettorale: nessuno dei due schieramenti (PdL-PD) è in grado di giungere ad acchiappare il famoso “premio di maggioranza” il quale, sempre di più, assomiglia al prosciutto in cima all’Albero della Cuccagna.

Il 37% è una soglia alta – Berlusconi voleva il 35, non scordiamolo – perché entrambi i partiti ritengono che saranno loro gli attori al ballottaggio: nulla di più falso.

Sono tre partiti grosso modo equivalenti (ricordiamo le “sorprese” delle scorse elezioni), ma con una differenza: Grillo agiterà la clava contro il vecchio Re usurpatore, mentre i parlamentari del M5S – oramai costretti, più che dal numero, dalla insipienza della Boldrini e della sua “ghigliottina” – praticano una sorta di guerriglia parlamentare ai limiti del lecito. Agli altri, non rimarrà che difendere l’asfittico esistente.

C’è però un altro punto a favore del M5S: tutti i sondaggi danno un astensionismo pari a circa il 40%, la metà dei quali deciderà nell’ultima settimana cosa fare. Sono circa 8 milioni d’italiani, che avranno in tasca la chiavi del nostro futuro.



Su questi 8 milioni si sperticano gli istituti di ricerca ma non trovano nulla, perché ciascuno di loro ha un padrone: di conseguenza, “taroccherà” le risposte in modo di “adattarle” alle richieste. Nulla di utile.



Perciò, spegniamo questi bagliori e torniamo a ragionare con la nostra testa: una campagna elettorale nella quale un solo partito (il M5S) si approprierà di tutto il patrimonio di chi è schifato, annichilito, provato dal disgusto che avanza ad ogni passo è ciò che ci aspetta.



Difatti, Napolitano – che è un gran furbacchione – ha dichiarato di non essere preoccupato per la messa in stato d’accusa in merito alla Costituzione, bensì d’esserlo molto per cosa sta succedendo in Parlamento.

Là, si che si stanno giocando i futuri equilibri europei! Devono riuscire a tagliar la pelle all’asino senza farlo ragliare! E bene fanno quelli del M5S ad urlare più forte: non si facciano intimorire dalle tigri di camomilla come Letta!

Le banche vogliono ancora soldi: tutti hanno capito che col “fiscal compact” l’hanno fatta fuori del vaso, perciò in questo ultimo anno cercheranno di succhiare tutto il sangue che riusciranno, poi abbandoneranno la carogna.



Sta a quelli come noi, che hanno compreso la truffa – iniziata con Licio Gelli ed il suo “Piano di Rinascita Democratica” di 30 anni or sono – continuare a strombazzare qual poco di verità della quale siamo certi, perché l’abbiamo vissuta.

I ragazzi del M5S – almeno – sappiamo che continueranno.

23 commenti:

Eli ha detto...


Carlo,

non ho parole per esprimere il mio sdegno sulla mistificazione di quanto avvenuto in parlamento nelle ultime ore.
I capovolgitori di frittate sono all'opera su tutti i canali televisivi, ed i pennivendoli a contratto impazzano urbi et orbi.
I deputati del M56 sono degli squadristi? Almeno fanno opposizione!
Odifreddi, dal suo pulpito, evoca perfino il fascismo.

E la fine della democrazia parlamentare, operata da PD-PDL con la benedizione del Colle e l'ausilio di madama Boldrinmeier, dove la mettiamo? Ma sono tutti addormentati o conniventi.
Tra l'altro la "ghigliottina" è prerogativa del senato, e NON della camera.
E la legge elettorale, partorita da due pregiudicati AL DI FUORI DEL PARLAMENTO e delle relative commissioni, dove la mettiamo?
Sì, anche il bullo di Firenze ha una condanna, in primo grado, per danno erariale di sei milioni, perpetrato alla provincia di Firenze, mentre l'altro è fuori dal senato, e non si capisce il perché, fuori di galera.
C'è una fretta molto sospetta per l'approvazione di tale legge, bisognerebbe dire al bulletto fiorentino che non è importante "il fare", è importante "fare bene"! Ma si sa , le truffe e le mascalzonate vanno fatte in fretta, sennò la gente si accorge e il giochino finisce.

La demonizzazione e delegittimazione dell'avversario impazza, non si discute nel merito dei problemi, ma solo dei comportamenti.
Hanno tutti dimenticato il cappio della Lega, la mortadella e lo champagne stappato da un boiardo del PDL, ex AN, quando cadde il governo Prodi. Hanno stuprato il parlamento per vent'anni a colpi di decreti legge, ci hanno costretto a pagare lo stipendio da parlamentare alle vaiasse del nano, un ex magistrato (!) dà un pugno ad una giovane del M5S, e loro fanno le verginelle scandalizzate per la gazzarra! Oh oh!

Forse il Neapolitan Impeachment finirà impastoiato nelle sottocommissioni di esimi costituzionalisti coetanei dell'ospite della Casa di Riposo più cara del mondo, ma almeno si affermerà nel paese una presenza diversa, che legge i fatti in maniera autonoma, non si piega alla disonestà imperante, si chiama fuori dai giochi di Palazzo.

Sul regalone alle banche, surrettiziamente aggregato al decreto IMU, mentre i Decreti Legge dovrebbero essere omogenei, ho trovato questo articolo, chiaro ed obiettivo, a mio avviso.

http://www.huffingtonpost.it/2014/01/31/bankitalia-decreto-che-chiede-con-una-mano_n_4703513.html?utm_hp_ref=italy

Ciao.
E.

Luca C. ha detto...

La Banca d'Italia non ha nessun "azionista privato", ma bensì soci partecipanti al capitale, che ormai dal lontano 1936 non è più ripartito in azioni ma in quote, il cui valore è fissato per legge.
Si possono imputare molti difetti a questa legge, così come al fatto che una riforma di questa rilevanza venga messa insieme all'Imu e alla cessione su trattativa privata di beni immobili da parte dell'Agenzia del Demanio. Ma si dovrebbe evitare di parlare di queste cose in modo improprio. I grillini in alcuni loro interventi alla Camera sono addirittura arrivati a invocare il ritorno del legame tra la nostra moneta e l'oro, non mi sembra che brillino per novità ed efficacia.
E' poi vero che questa legge serviva per ricapitalizzare le banche (perché le quote da esse detenute vengono considerate parte del relativo patrimonio), ma è pur vero che con i nuovi accordi bancari imposti dall'Europa quelle che rischiavano più di tutte di finire a ramengo erano le banche piccole, banche popolari, Banche di Credito Cooperativo, non certo Intesa San Paolo e Unicredit.

Eli ha detto...



Soci, azionisti o partecipanti, come li definisce la Banca stessa, è sempre la medesima cosa.
La realtà è che Banca d'Italia è in mano ai privati, così come del resto la BCE e la Federal Reserve, malgrado il suo nome ingannatore.

Se le monete fossero proporzionali a riserve auree, almeno avrebbero un valore reale.
Mentre invece sia il dollaro sia l'euro hanno un valore fittizio, fissato da pochi tecno-banditi ai danni dei popoli, non legato al reale andamento dell'economia nei rispettivi paesi, ed insieme al signoraggio da cui sono strangolate dette monete costituiscono una vera e propria truffa.

Il motivo per cui è stato fatto il grosso regalo ai privati è che le principali banche (Intesa, Unicredit), hanno buchi di bilancio notevoli, titoli spazzatura in pancia per milioni di euro, ed una carenza cronica di contante: non avrebbero retto al periodico stress test condotto da
EBA (Autorità Bancaria Europea), BCE e Commissione Europea.

Non è l'essere piccini la condizione per il fallimento, ma la quantità di debiti e la robaccia ingurgitata negli anni d'oro della finanza creativa.

Questi sono i "soci" di Banca d'Italia al momento attuale, fra cui vi sono anche assicurazioni, e perfino l'INPS!

I SOCI DELLA BANCA D’ITALIA

Gruppo Intesa (27,2%), BNL (2,83%)
Gruppo San Paolo (17,23%) Monte dei Paschi di Siena (2,50%)
Gruppo Capitalia (11,15%) Gruppo La Fondiaria (2%)
Gruppo Unicredit (10,97%) Gruppo Premafin (2%)
Assicurazioni Generali (6,33%) Cassa di Risparmio di Firenze (1,85%)
INPS (5%) RAS (1,33%)
Banca Carige (3,96%) privati (5,65%)

Luca C. ha detto...

Non è che li definisce "la Banca stessa", ma il diritto, altrimenti la legge sarebbe diversa. In ogni caso l'elenco completo dei soci (il tuo non è completo) è consultabile sul sito della Banca d'Italia, non c'è niente di nascosto.
In quanto al fatto che tenere legata l'emissione monetaria alle riserve auree possa davvero consentire un valore vero della moneta circolante, mi permetterai di essere scettico. Ma questo non è il tema del post quindi non aggiungo altro.

Orazio ha detto...

"E' politicamente finito" "Non ha futuro elettorale" "Gli italiani lo hanno abbandonato". Queste frasi e altre ancora risuonano da anni in questo e in altri blog. Berlusconi è dato per politicamente deceduto, io, però, nel mio piccolo esprimo da sempre che Berlusconi è tutt'altro che finito, anzi, mai come oggi è vicino ad un'altra vittoria e stavolta non farà prigionieri. Dico da anni che il bassissimo Q.I. in campo politico degli italiani lo rende invincibile, come da oltre 20 anni fa e impone a tutta Italia. Carlo dopo che anche il lacchè da strapazzo Casini si recherà a Canossa, grazie alla legge elettorale che lui ha imposto ad un Renzi che vede solo la sua vittoria e forse non l'avrà. Riconosci che avevo ragione e Belrusconi sarà in nuovo re d'Italia. Politicamente parlando.

Unknown ha detto...

Che le banche siano piccole o grandi, che siano soci o azionisti non frega un tubo a nessuno e non cambia di una virgola il succo. Verranno dati soldi nostri a banche, 7, 5 o 4 miliardi che siano, ma anche un solo euro è una cosa ignobile!!!

Andrea ha detto...

«Ogni verità passa attraverso tre fasi: all’inizio è ridicolizzata, poi è violentemente contrastata, infine la si accetta come evidente»
Arthur Schopenhauer

nota: il M5S e' ancora tra la prima e la seconda fase ... ma, prima o poi, gli italiani spero si rendano conto della terza

Carlo Bertani ha detto...

Caro Luca,
penso che tecnicamente si trovino tutte le pezze per giustificare ciò che è accaduto: il problema è che quel "tecnicamente" è la radice dei nostri mali. Nel senso che quando il circuito delle Casse di Risparmio e delle Banche del Monte era "senza fini di lucro" (le altre, per carità, libere di fare qual che volevano) i dipendenti avevano ottimi stipendi ed ogni anno veniva donata una nuova ambulanza, oppure ristrutturato qualcosa, o ancora c'erano soldi per le scuole.
In altre parole, le due stampelle del sistema italiano - ossia il capitalismo ed una parte di socialismo, che provvedeva alla redistribuzione della ricchezza - mantenevano un certo equilibrio.
Poi - ma c'è da stupirsi? - qualcuno meditò che tutte quelle ambulanze potevano trasformarsi in Porsche Cajenne private. Non sto a dilungarmi.
Perciò sono contrario a finanziare il sistema bancario con i nostri soldi, rastrellati - oltretutto - con delle gabelle, perché l'appetito vien mangiando ed a queste storie non c'è mai fine.
C'è un bell'articolo di Loretta Napoleoni che spiega perché questa deriva è pericolosa, era sul Fatto.
Al termine, vorrei farti notare come è stato accolto il tuo intervento su questo blog: con fermezza (la mia compresa) ma far-play e rispetto. Da altre parti...
Orazio, mi sa che dovrai abituarti a vivere senza Berlusconi: lo so, è dura, ma è come per l'alcol o il gioco...dai, ci si può riuscire...
Vorrei segnalare a tutti la bellissima iniziativa editoriale del Fatto "La vita è un treno": veri pezzi d'autore, grande giornalismo d'inchiesta ma non solo.
Grazie a tutti
Carlo

Luca C. ha detto...

Da altre parti dove, Carlo? Io ho parlato solo qui, per ora.
In ogni caso la deriva involutiva che descrivi mi trova largamente d'accordo. L'Unione Europea impose l'abolizione delle Casse di Risparmio (istituti di credito del diritto pubblico) che andarono in mano alle fondazioni controllate dai partiti (ma questa non fu un'imposizione europea, ma una grave scelta del nostro parlamento).
Allo stesso tempo, le banche pubbliche vennero vendute per quattro spiccioli, e andarono a confluire nei due più grandi gruppi privati.
Il punto che non mi convince per niente è quello in cui si parla di "soldi nostri", tu e tanti altri.
Ma "soldi nostri" de che?!
Credete forse che la Banca centrale sia un ministero, che vive a carico del bilancio pubblico? La Banca d'Italia è un ente che opera sul piano finanziario, comprando e vendendo, e che percepisce dei compensi dalle sue varie attività di pubblico servizio: tesoreria unica dello stato e fabbricazione delle banconote, in primis. Come tale, la Banca d'Italia è un ente finanziariamente autosufficiente, che potrà benissimo utilizzare le SUE riserve per acquistare le quote in eccedenza dei vari soci partecipanti.
Noto di passaggio che se la Banca d'Italia riacquisice le quote dei soci partecipanti con i suoi soldi tutti sono lì a strapparsi i capelli, quando invece il governo italiano mette sul mercato il 40 % di Poste Italiane, azienda pubblica statale, non mi sembra che ci sia tutta questa agitazione.
Lo stesso dicasi di quando (nello stesso decreto per Bankitalia) l'Agenzia del Demanio viene autorizzata a vendere beni demaniali a trattativa privata...

Unknown ha detto...

Sono confuso, se i soldi di bankitalia non sono nostri allora cosa serve un decreto legge? Il governo italiano e poi il parlamento da quando si occupano di interessi di enti privati se di mezzo non ci fossero soldi dello stato, cioe nostri?

Luca C. ha detto...

Il governo e il parlamento italiano si occupano da sempre di enti privati, se questi hanno la sede in Italia. Se ne occupano anche in termini di sussidi economici a vario titolo (l'esempio della FIAT è il più illustre ma non certo il solo).
La Banca d'Italia NON è un ente privato, vista la natura prettamente pubblicistica del suo ruolo e dei compiti che svolge.
Ma anche se non lo fosse, se un'azienda privata spreca i suoi soldi, un giorno si ritroverà a dover mettere i dipendenti in mobilità, e la mobilità, e la cassa integrazione, le pagheranno il pubblico erario.
Questo alla fine è vero anche per le banche private, che non è per il fatto di essere private che possono fare i comodi loro. Purtroppo lo hanno fatto, e questo è oggi lo stato dell'arte.

Unknown ha detto...

Il decreto in questione si occupa di soldi dello stato gestiti da ente statale. Lo dici sopra, mi sembra che come me tu sia un poco confuso:-)

Unknown ha detto...

Il decreto in questione si occupa di soldi dello stato gestiti da ente statale. Lo dici sopra, mi sembra che come me tu sia un poco confuso:-)

Luca C. ha detto...

Pubblico non significa di per sé statale. La Banca d'Italia è un ente di natura pubblicistica, ma non è un ente statale.

Orazio ha detto...

Io lo deriderei di vivere senza Berlusconi, ma è lui e milioni d'italiani a non voler mollare. Egli è sempre li da oltre vent'anni e non mi pare che se ne voglia andare.

Carlo Bertani ha detto...

Oooops, Orazio! "Deriderei": lapsus fruediano?
Carlo

Eli ha detto...


"La vera pornografia è l'esercizio del potere!"

Rocco Siffredi

Lui sì che se ne intende!
Eli

Unknown ha detto...

Caro professore, seguo sempre con piacere il suo blog. La maggior parte delle volte che lei ha avuto modo di parlare dei ragazzi del M5S è stato molto critico o addirittura scettico. Ho osservato con piacere invece in questo articolo che "forse" ha cambiato idea. Se mi posso permettere di darle un consiglio, li segua più spesso...... A mio parere sono l'unica speranza che abbiamo per il nostro futuro, che, mi creda, vedo tutt'altro che roseo!!!! Complimenti per le sue attente analisi.
Con rispetto ......
Nino Scaffidi.

Eli ha detto...


Sintassi un po' traballante, ma concetti chiari: denuncia dell'Adusbef al governo per appropriazione indebita, danno erariale, ed altri capi d'accusa dettagliati.

Redazione- "Sono Elio Lannutti, il Presidente dell’Adusbef, l'associazione che difende gli utenti dei servizi bancari e finanziari.
Sullo scandaloso regalo di sette miliardi e mezzo di Euro dalla Banca di Italia, che è un istituto pubblico, alle banche e assicurazioni private abbiamo depositato esposti denunce a 130 procure della Repubblica, alle Procure Generali della Corte di Appello, chiedendo di valutare tutta una serie di reati, che vanno dal concorso formale in reato continuato articolo 81, pene per coloro che concorrono in reato, circostanze aggravanti, abuso di ufficio, omissione di atti di ufficio, interruzione di pubblico servizio e pubblica utilità, riduzione in schiavitù, truffa, appropriazione indebita, abuso della credibilità popolare, sono tutti articoli del codice penale che sono stati messi a punto dai nostri legali, Avvocato Golino, Avvocato Tanza e altri insigni giuristi.
Perché? Se il governatore Visco anche di recente ha affermato che la Banca d'Italia è un istituto di diritto pubblico e che si attingono dalle riserve, che sono 22 miliardi di Euro, quelle riserve, che non sono le riserve valutarie e auree che sono 105 miliardi, sono le riserve straordinarie della banca di Italia, frutto anche del signoraggio, ossia l’emissione della moneta. Si attingono sette miliardi e mezzo dal bilancio della Banca d'Italia, ente di diritto pubblico, per fare un regalo alle banche private, a Banca Intesa San Paolo, che ha oltre il trenta per cento, Unicredit, Monte dei Paschi di Siena, Assicurazioni Generali, Inps di Mastrapasqua collezionista di poltrone, etc.!
Noi ringraziamo il MoVimento 5 Stelle che ha fatto una durissima battaglia in Parlamento, per cercare di fermare questo scempio dei diritti e della democrazia e confidiamo che ci sarà un giudice a Berlino che tra l’altro abbiamo chiesto anche il sequestro preventivo di questi sette miliardi e mezzo, prima che vengano girati alle banche.
E in più abbiamo fatto una denuncia per danno erariale alla Procura Generale della Corte dei Conti e alla Commissione Europea, perché è un aiuto mascherato di stato, si tolgono soldi a un ente pubblico per regalarli a banche e assicurazioni private.
Mentre la gente muore di fame, mentre i giovani non hanno futuro, devono andare all’estero.
E' un furto a danno della collettività, perché le riserve della Banca d'Italia non sono nella disponibilità di questi oligarchi né di un Parlamento che abusando del proprio potere ha fatto ricorso alla ghigliottina per la prima volta nella storia della Repubblica! Sono soldi nostri! E cercheremo in tutti i modi di rivendicarli, davvero in nome del popolo italiano."
Elio Lannutti, presidente di Adusbef

Perfino Draghi, il governatore BCE col sorriso da Varano di Komodo, ha qualcosa da eccepire...Eppure il capo della banda è lui. Nel 1992, quando era governatore di Bankitalia, infatti, cedette quote a banche private ed assicurazioni, dando il via alla truffa al popolo italiano.
Se l'attuale monarca lasciasse il Palazzo, come niente ci ritroveremmo il Varano al suo posto, come premio per le sue mascalzonate.

Luca C. ha detto...

Nel 1992 Draghi era il Direttore generale del Ministero del Tesoro, carica che mantenne fino al 2001.
Il governatore della Banca d'Italia era Ciampi, che fu poi sostituito da Fazio quando divenne presidente del Consiglio.
Inoltre, la Banca d'Italia all'epoca non ha ceduto nessuna quota a nessuno. Il fatto è che con la privatizzazione delle principali banche pubbliche (Credito Italiano, BNL, ecc.) oltre che delle casse di risparmio i titolari delle quote divennero società per azioni a capitale privato. Ma questa fu un'iniziativa dei governi dell'epoca, e delle maggioranze che li sostenevano (che nel caso di Ciampi comprendeva anche il Pds).

Luca C. ha detto...

Occorre aggiungere, per completezza, che con la legge 262 del 2005 sulla Banca d'Italia di Giulio Tremonti veniva stabilito che le quote del capitale dell'istituto sarebbero dovute tornare di proprietà pubblica.
Per attuare questo ritorno veniva disposto dalla legge che entro tre anni un regolamento attuativo avrebbe dovuto stabilire nei dettagli la modalità e i tempi di quel ritorno.
Negli anni successivi non venne predisposto nessun regolamento in materia, né dal governo Berlusconi, né dal successivo governo Prodi, né dal nuovo governo Berlusconi, e tanto meno da Monti che ne prese il posto nell'autunno del 2011.
La legge attuale annulla quella disposizione, e oltre a questo annulla la possibilità, fino a oggi in vigore, che il Governo possa bloccare un qualsivoglia atto gestionale della Banca d'Italia.
Questa completa indipendenza di fatto dell'istituto di Banca centrale dal potere politico è probabilmente salutata da molti come un baluardo di indipendenza, ma sta di fatto che in tal modo l'istituto sfugge a un vero controllo di un potere statale che, bene o male, è espressione del gioco democratico.
Sta di fatto però che di questo quasi nessuno ha parlato, con la parziale eccezione di SEL e di Fratelli d'Italia. I Cinquestelle meno di tutti, mettendo in evidenza solo il presunto furto di soldi degli italiani.

Unknown ha detto...

Girala come ti pare Luca C., non mi fai sorgere alcun dubbio che si tratti di un grosso regalo

Luca C. ha detto...

Potremmo dire che in un certo senso lo è... si tratta infatti di una ripatrimonializzazione delle banche.
Ma se questa ripratrimonializzazione non fosse avvenuta con la ricapitalizzazione delle quote sarebbe dovuta comunque arrivare da qualche parte.
Le nuove norme imposte dal Comitato di Basilea dopo la crisi del 2007-2008 impongono infatti un livello di capitalizzazione molto più alto che in passato per le banche. Le banche italiane non avevano nel complesso requisiti adeguati ai nuovi parametri, e senza una ricapitalizzazione sarebbero andate incontro facilmente a rischi di fallimento.