Finalmente sarà abolita l’IMU…oh, per Dio, era ora!
Addirittura sarà celebrato il “funerale” dell’IMU e delle tasse sulla casa, ed
è stata annunciata anche la data: il 16 Novembre? Perché? Non lo sappiamo: che
c’entri con San Martino? Cade l’11…in un’epoca lontana scadevano gli affitti
dei mezzadri…no, non c’entra…che il 16 Novembre sia san Marco, san Renzo o san
Silvio? Può essere, oppure provvederà il Gran Cronista ed Estensore di
Calendari e di Santi, ad inserire la nuova ricorrenza di “Santa IMU”. Martire.
Non vogliamo entrare nel merito delle “ragioni” che hanno
condotto a tale scelta, per non far inorridire il marchese de la Palisse, perché – se così
sarà, ogni cosa in Italia dovrebbe oramai esser sempre preceduta da un “se Dio
(od Allah, fate voi) lo vorrà” – mentre
si celebra non solo il funerale dell’Illuminismo, bensì anche quello della
comune decenza, col trascorrere del tempo abbiamo smarrito i contorni della
vicenda storica per tracimare nella saga.
Vedi, cara Adele (la mia ultima nipotina), tanto tempo fa,
quando gli uomini erano tutti principi azzurri e le donne tutte belle
addormentate nel bosco incantato, chi voleva avere una casa se la faceva,
mettendo su mattone dopo mattone. Nei tempi preistorici, addirittura le pietre
del torrente. Qualcuno, più “agiato” (come riportano i vecchi atti di vendita
alla voce “professione”) la comprava, grazie al sudore dei mezzadri che
lavoravano per quei fortunati che erano, manco a ricordarlo, i nobili “per
grazia di Dio e volontà della Nazione”. Beh…la nazione li voleva, ma Gaetano
Bresci no! Niente, non è niente piccola Adele…una notazione a margine…quando
sarai più grande ti spiegherò…
A quei tempi, nessuno pensava di chiedere dei soldi, ogni
anno, perché avevi una casa: erano pochi quelli che riuscivano a costruirla,
tanti le affittavano e pochissimi i proprietari fondiari. I quali, esprimevano
il fior fiore dei Senatori del Regno ed Impero Italiano di Libia, Somalia ed
Abissinia…non penserai mica che si dessero la zappa sui piedi tassando loro
stessi! Poi, i tempi mutarono: panta rei, tutto passa…
Quei senatori, scoprirono – un po’ in ritardo rispetto ai
loro colleghi francesi – la
Borsa, cornucopia d’ogni delizia, che poi elargivano in
profumi e gioielli alle più fascinose cocotte dell’epoca…cos’è una cocotte? Te
lo spiegherò quando sarai più grande, no, non ora…
Che fare di tutte quelle case? Le misero in vendita, per
realizzare denari da investire nella Grande Madre che tutto esaudisce!
Le comprarono, a suon di mutui trentennali, i nipoti dei
loro antichi mezzadri: le banche – di proprietà degli antichi nobili, grazie
all’invenzione della “azione” (rima o bisticcio? mah…) – fornivano i capitali,
che i soliti servi della gleba (nel frattempo transitati al nuovo ed onorevole
ruolo di “operai”) ripagavano con interessi da strozzo.
La vera ricchezza, oramai, era diventata fluida come
l’acqua, evanescente come la brezza, potente come l’uragano…ma sempre
impalpabile, invisibile, leggera…volava dalle praterie americane al deserto dei
Gobi in una frazione di secondo, mentre le case erano sempre lì: solide,
aggrappate ai loro suoli, immobili nei secoli. La vedi questa pietra da camino,
piccola Adele? Fu posta lì prima che scoprissero l’America…pensa quanto tempo
fa…
Sun-Tzu non so se lo disse, ma certamente lo pensò: “ciò che
non puoi spostare, in un campo di battaglia, è irrimediabilmente perduto”.
E così, con qualche scusa delle solite, qualcuno pensò di
tassare le case: servono soldi! Le cicale lavoratrici divorano tutto in assegni
pensionistici e stato sociale! Ah, se non ci fossimo noi, parchi e misurati
custodi delle patrie finanze…
Poi, la storia s’aggrovigliò e diventò una saga, una saga
con tutti i personaggi di rito…Romanuccio morbiduccio, Silvietto rognosetto,
Montino l’assassino, Fornaretta la streghetta e Renzino lo sciocchino…che
tolsero, rinominarono, rimisero, ri-tolsero l’antica imposta…con sempre nuove
trovate, al punto che la saga si complicò al punto da non esser più ricordata,
conosciuta…né per tradizione orale e nemmeno per scritti…fu tutto un
accavallarsi di riforme, storni, bilanci, finanziarie…che condussero alla
cancellazione del diritto allo studio, alla salute, alla pensione…eh sì,
terminò la stagione dei diritti ed iniziò quella degli storti, che continua
tuttora e che continuerà con la prossima puntata del 16 Novembre.
I Vecchi Saggi si ritirarono sulla Montagna Sacra, come
conviene a chi si ritiene tale: a che serve raccontare che, in Italia, il 50%
della ricchezza è posseduta dal 10% della popolazione? Che sei milioni di
persone “raspano” 1000 miliardi di euro l’anno? Poi, quando si vede passare una
Harley Davidson da 20.000 euro la gente mormora: eh, poi dicono che non ci sono
soldi…
Certo che ci sono i soldi, quelli per comprare 6 milioni di
rombanti Harley non mancano, magari mancano quelli per comprare le medicine per
gli ospedali…echissenefrega – dice il solito “seimilionario” – io vado in una
clinica svizzera…
Inutilmente, uno dei Vecchi Saggi – il professor Fumagalli,
economista dell’Università di Pavia – si sgola da decenni per raccontare che
basterebbe una tassa dello 0,1-0,2% sulle transazioni finanziarie per istituire
un serio reddito di cittadinanza, oppure – sempre su questa strada – per
sistemare le storture di bilancio. Già, ma quel modestissimo obolo dovrebbe
essere profuso dai pronipoti degli antichi nobili!
Invece, si pensa di togliere/mettere/ritogliere/ri-mettere
le tasse sulla casa a seconda degli appetiti elettorali – quando i pronipoti
dei servi della gleba devono dare i due euro per le primarie, e poi recarsi
diligentemente al seggio – facendo credere che l’Italia sia quella dei
possessori di case, quelli sono i patrimoni! Anch’io sono un proprietario
fondiario: possiedo, al 50%, due case che ho ereditato le quali, grazie ai buoni
servigi di Montino l’assassino, non so a chi venderle! E mi svenano di costi e
di tasse! Spero nei cinesi, perché i russi pare che non abbiano più un copeco
bucato!
Eh, cara Adele, sapessi come la gente sia prodiga di
consigli ed avara di soluzioni!
Al termine, voglio confessarvi la ragione dell’intelaiatura
fiabesca di questo articolo, alle profonde ragioni che m’hanno convinto a
scriverlo.
Da alcuni giorni soffro di una noiosa tendinite al tendine
d’Achille, che limita molto la deambulazione: stamani, obtorto collo, ho dovuto
recarmi in ferramenta.
Mentre seguivo il solito commesso (che mi conosce da anni)
zoppicando vistosamente, gli dissi “Eh sì…mi ha morsicato una balena mentre
facevo il bagno alla boa”.
Voltatosi di scatto dall’armadio della bulloneria, sbarrò
gli occhi e mi rispose – serissimo – “Davvero?”
Sarà un caso estremo, ma non è così strano se ho inserito
come effige di questo articolo la nota campana di Gauss: noi che dissertiamo di
reddito di cittadinanza, signoraggio, Bildenberg, Trilaterale, complotti
vari…dobbiamo stare molto attenti a ciò che scriviamo, perché siamo ad uno
degli estremi. Il commesso è all’altro estremo? Passi pure. Ma la massa che sta
in mezzo? La gran parte degli italiani? Non sanno quasi nulla di ciò che non
racconta un qualsiasi telegiornale. Vai un poco oltre e ti bollano per un
visionario, chiudono subito occhi orecchie. E connessione Web.
E’ difficile capire quale sia il limite che può essere
compreso, non cedere al proprio orgoglio saccente di “benedetti” perché in
grado di trasferire su carta i propri pensieri, senza finire in inutili
prolusioni utili solo ad un’avanguardia d’eletti. Ah, la teoria
dell’avanguardia, quante vittime ha sulla coscienza! Da Lenin alle BR…per non
parlare dei futuristi, anch’essi vittime d’identico male…quante volte ho letto
“d’imminenti” guerre all’Iran, di “prossime” cadute rovinose del dollaro, di
“certe” dissoluzioni della Russia…basta così…meglio che vi racconti il mio
segreto.
«Ciao Moby»
«Ciao Carlo»
«Accidenti,
Moby, perché vieni così vicino a terra…ci saranno sì e no trenta metri
d’acqua…»
«Per salutarti.
E poi, non farmi più grossa di quanto sono…trenta metri bastano…»
«Moby: hai
saputo cosa mi è successo?»
«Lo so, lo so…è
stata quell’idiota di…beh, è inutile che ti dica il nome nella nostra lingua,
non significherebbe niente per te…che vuoi farci…ci sono idioti anche fra le
balene…ti ha fatto tanto male?»
«No, però non è
stato piacevole sentire il piede schiacciato contro la barca…per fortuna niente
di rotto…»
«Come siete
fragili…»
«E allora? Dai,
non prendermi in giro…sai che hai una pelle morbida?»
«Vuoi forse
farmi la corte? Sono una femmina sai?»
«No, Moby, non
potrei mai rischiare di fare l’amore con te sopra…rischierei la fine del fuco…»
«Cos’è un fuco?»
«Niente Moby, un
insetto che va per l’aria, lascia perdere…piuttosto: come riusciamo a
comunicare? Sai la nostra lingua?»
«E’ semplice,
rilassati: usa la telepatia, è così facile…»
«E’ vero: basta
non pensarci…»
«Dimmi una cosa,
Carlo: ho saputo di sorelle e fratelli che sono finiti sulla spiaggia, lontano
da qui…sai il perché?»
«Sono esplosioni
sottomarine di quelli che cercano il petrolio, confondono e scassano il vostro
sistema d’orientamento, il vostro GPS…»
«GPS?!?»
«Lascia
perdere…qui non c’è rischio, perché il fondale è roccioso e sotto non c’è il
petrolio…»
«Uh…ero
preoccupata…»
«Ti verrò a
trovare quando metterai in mare la tua barca, navigheremo insieme: ti piace
l’idea?»
«Basta che non
t’avvicini troppo…»
«Noi balene
conosciamo i rischi degli altri: peccato che non si possa dire la stessa cosa
per voi…abbiamo pessimi ricordi…»
«Vero, ti
dobbiamo delle scuse…»
«Adesso vado»
«Dove?»
«M’immergo dove
tu non potrai mai essere…»
«Anche tu non
potrai mai salire in cielo, come fanno gli uomini…»
«Siamo esseri
limitati…che ci vuoi fare…però possiamo essere amici…ma non raccontarlo troppo
in giro…»
«Stai
tranquilla, Moby, nessuno mi crederà: se mi credessero, mi farebbero a fette
per capire il perché!»
«Che mondo,
Carlo…vado, ho un po’ d’appetito…»
«Buon pranzo
Moby, arrivederci!»
«Ciao»
Per un poco non
avverto quasi nulla: dalla piattaforma, dove sono steso a prendere il sole,
solo un po’ di movimento nell’acqua…poi, lontano mezzo miglio, una grande coda
svetta per un attimo verso il cielo, per scomparire in fretta nel mare. Un po’
la invidio. Il sole fra poco calerà, mi tuffo e raggiungo la spiaggia…non vedrò
mai ciò che Moby osserva in questo istante. Se una persona me lo descrivesse,
probabilmente non ci crederei e gli darei del visionario. Già.