05 settembre 2015

Storie di balene, e di sciocchini


Finalmente sarà abolita l’IMU…oh, per Dio, era ora! Addirittura sarà celebrato il “funerale” dell’IMU e delle tasse sulla casa, ed è stata annunciata anche la data: il 16 Novembre? Perché? Non lo sappiamo: che c’entri con San Martino? Cade l’11…in un’epoca lontana scadevano gli affitti dei mezzadri…no, non c’entra…che il 16 Novembre sia san Marco, san Renzo o san Silvio? Può essere, oppure provvederà il Gran Cronista ed Estensore di Calendari e di Santi, ad inserire la nuova ricorrenza di “Santa IMU”. Martire.

Non vogliamo entrare nel merito delle “ragioni” che hanno condotto a tale scelta, per non far inorridire il marchese de la Palisse, perché – se così sarà, ogni cosa in Italia dovrebbe oramai esser sempre preceduta da un “se Dio (od Allah, fate voi) lo vorrà” –  mentre si celebra non solo il funerale dell’Illuminismo, bensì anche quello della comune decenza, col trascorrere del tempo abbiamo smarrito i contorni della vicenda storica per tracimare nella saga.

Vedi, cara Adele (la mia ultima nipotina), tanto tempo fa, quando gli uomini erano tutti principi azzurri e le donne tutte belle addormentate nel bosco incantato, chi voleva avere una casa se la faceva, mettendo su mattone dopo mattone. Nei tempi preistorici, addirittura le pietre del torrente. Qualcuno, più “agiato” (come riportano i vecchi atti di vendita alla voce “professione”) la comprava, grazie al sudore dei mezzadri che lavoravano per quei fortunati che erano, manco a ricordarlo, i nobili “per grazia di Dio e volontà della Nazione”. Beh…la nazione li voleva, ma Gaetano Bresci no! Niente, non è niente piccola Adele…una notazione a margine…quando sarai più grande ti spiegherò…
A quei tempi, nessuno pensava di chiedere dei soldi, ogni anno, perché avevi una casa: erano pochi quelli che riuscivano a costruirla, tanti le affittavano e pochissimi i proprietari fondiari. I quali, esprimevano il fior fiore dei Senatori del Regno ed Impero Italiano di Libia, Somalia ed Abissinia…non penserai mica che si dessero la zappa sui piedi tassando loro stessi! Poi, i tempi mutarono: panta rei, tutto passa…

Quei senatori, scoprirono – un po’ in ritardo rispetto ai loro colleghi francesi – la Borsa, cornucopia d’ogni delizia, che poi elargivano in profumi e gioielli alle più fascinose cocotte dell’epoca…cos’è una cocotte? Te lo spiegherò quando sarai più grande, no, non ora…
Che fare di tutte quelle case? Le misero in vendita, per realizzare denari da investire nella Grande Madre che tutto esaudisce!
Le comprarono, a suon di mutui trentennali, i nipoti dei loro antichi mezzadri: le banche – di proprietà degli antichi nobili, grazie all’invenzione della “azione” (rima o bisticcio? mah…) – fornivano i capitali, che i soliti servi della gleba (nel frattempo transitati al nuovo ed onorevole ruolo di “operai”) ripagavano con interessi da strozzo.
La vera ricchezza, oramai, era diventata fluida come l’acqua, evanescente come la brezza, potente come l’uragano…ma sempre impalpabile, invisibile, leggera…volava dalle praterie americane al deserto dei Gobi in una frazione di secondo, mentre le case erano sempre lì: solide, aggrappate ai loro suoli, immobili nei secoli. La vedi questa pietra da camino, piccola Adele? Fu posta lì prima che scoprissero l’America…pensa quanto tempo fa…

Sun-Tzu non so se lo disse, ma certamente lo pensò: “ciò che non puoi spostare, in un campo di battaglia, è irrimediabilmente perduto”.

E così, con qualche scusa delle solite, qualcuno pensò di tassare le case: servono soldi! Le cicale lavoratrici divorano tutto in assegni pensionistici e stato sociale! Ah, se non ci fossimo noi, parchi e misurati custodi delle patrie finanze…
Poi, la storia s’aggrovigliò e diventò una saga, una saga con tutti i personaggi di rito…Romanuccio morbiduccio, Silvietto rognosetto, Montino l’assassino, Fornaretta la streghetta e Renzino lo sciocchino…che tolsero, rinominarono, rimisero, ri-tolsero l’antica imposta…con sempre nuove trovate, al punto che la saga si complicò al punto da non esser più ricordata, conosciuta…né per tradizione orale e nemmeno per scritti…fu tutto un accavallarsi di riforme, storni, bilanci, finanziarie…che condussero alla cancellazione del diritto allo studio, alla salute, alla pensione…eh sì, terminò la stagione dei diritti ed iniziò quella degli storti, che continua tuttora e che continuerà con la prossima puntata del 16 Novembre.

I Vecchi Saggi si ritirarono sulla Montagna Sacra, come conviene a chi si ritiene tale: a che serve raccontare che, in Italia, il 50% della ricchezza è posseduta dal 10% della popolazione? Che sei milioni di persone “raspano” 1000 miliardi di euro l’anno? Poi, quando si vede passare una Harley Davidson da 20.000 euro la gente mormora: eh, poi dicono che non ci sono soldi…
Certo che ci sono i soldi, quelli per comprare 6 milioni di rombanti Harley non mancano, magari mancano quelli per comprare le medicine per gli ospedali…echissenefrega – dice il solito “seimilionario” – io vado in una clinica svizzera…

Inutilmente, uno dei Vecchi Saggi – il professor Fumagalli, economista dell’Università di Pavia – si sgola da decenni per raccontare che basterebbe una tassa dello 0,1-0,2% sulle transazioni finanziarie per istituire un serio reddito di cittadinanza, oppure – sempre su questa strada – per sistemare le storture di bilancio. Già, ma quel modestissimo obolo dovrebbe essere profuso dai pronipoti degli antichi nobili!
Invece, si pensa di togliere/mettere/ritogliere/ri-mettere le tasse sulla casa a seconda degli appetiti elettorali – quando i pronipoti dei servi della gleba devono dare i due euro per le primarie, e poi recarsi diligentemente al seggio – facendo credere che l’Italia sia quella dei possessori di case, quelli sono i patrimoni! Anch’io sono un proprietario fondiario: possiedo, al 50%, due case che ho ereditato le quali, grazie ai buoni servigi di Montino l’assassino, non so a chi venderle! E mi svenano di costi e di tasse! Spero nei cinesi, perché i russi pare che non abbiano più un copeco bucato!
Eh, cara Adele, sapessi come la gente sia prodiga di consigli ed avara di soluzioni!
Al termine, voglio confessarvi la ragione dell’intelaiatura fiabesca di questo articolo, alle profonde ragioni che m’hanno convinto a scriverlo.

Da alcuni giorni soffro di una noiosa tendinite al tendine d’Achille, che limita molto la deambulazione: stamani, obtorto collo, ho dovuto recarmi in ferramenta.
Mentre seguivo il solito commesso (che mi conosce da anni) zoppicando vistosamente, gli dissi “Eh sì…mi ha morsicato una balena mentre facevo il bagno alla boa”.
Voltatosi di scatto dall’armadio della bulloneria, sbarrò gli occhi e mi rispose – serissimo – “Davvero?”

Sarà un caso estremo, ma non è così strano se ho inserito come effige di questo articolo la nota campana di Gauss: noi che dissertiamo di reddito di cittadinanza, signoraggio, Bildenberg, Trilaterale, complotti vari…dobbiamo stare molto attenti a ciò che scriviamo, perché siamo ad uno degli estremi. Il commesso è all’altro estremo? Passi pure. Ma la massa che sta in mezzo? La gran parte degli italiani? Non sanno quasi nulla di ciò che non racconta un qualsiasi telegiornale. Vai un poco oltre e ti bollano per un visionario, chiudono subito occhi orecchie. E connessione Web.
E’ difficile capire quale sia il limite che può essere compreso, non cedere al proprio orgoglio saccente di “benedetti” perché in grado di trasferire su carta i propri pensieri, senza finire in inutili prolusioni utili solo ad un’avanguardia d’eletti. Ah, la teoria dell’avanguardia, quante vittime ha sulla coscienza! Da Lenin alle BR…per non parlare dei futuristi, anch’essi vittime d’identico male…quante volte ho letto “d’imminenti” guerre all’Iran, di “prossime” cadute rovinose del dollaro, di “certe” dissoluzioni della Russia…basta così…meglio che vi racconti il mio segreto.

«Ciao Moby»
«Ciao Carlo»
«Accidenti, Moby, perché vieni così vicino a terra…ci saranno sì e no trenta metri d’acqua…»
«Per salutarti. E poi, non farmi più grossa di quanto sono…trenta metri bastano…»
«Moby: hai saputo cosa mi è successo?»
«Lo so, lo so…è stata quell’idiota di…beh, è inutile che ti dica il nome nella nostra lingua, non significherebbe niente per te…che vuoi farci…ci sono idioti anche fra le balene…ti ha fatto tanto male?»
«No, però non è stato piacevole sentire il piede schiacciato contro la barca…per fortuna niente di rotto…»
«Come siete fragili…»
«E allora? Dai, non prendermi in giro…sai che hai una pelle morbida?»
«Vuoi forse farmi la corte? Sono una femmina sai?»
«No, Moby, non potrei mai rischiare di fare l’amore con te sopra…rischierei la fine del fuco…»
«Cos’è un fuco?»
«Niente Moby, un insetto che va per l’aria, lascia perdere…piuttosto: come riusciamo a comunicare? Sai la nostra lingua?»
«E’ semplice, rilassati: usa la telepatia, è così facile…»
«E’ vero: basta non pensarci…»
«Dimmi una cosa, Carlo: ho saputo di sorelle e fratelli che sono finiti sulla spiaggia, lontano da qui…sai il perché?»
«Sono esplosioni sottomarine di quelli che cercano il petrolio, confondono e scassano il vostro sistema d’orientamento, il vostro GPS…»
«GPS?!?»
«Lascia perdere…qui non c’è rischio, perché il fondale è roccioso e sotto non c’è il petrolio…»
«Uh…ero preoccupata…»
«Ti verrò a trovare quando metterai in mare la tua barca, navigheremo insieme: ti piace l’idea?»
«Basta che non t’avvicini troppo…»
«Noi balene conosciamo i rischi degli altri: peccato che non si possa dire la stessa cosa per voi…abbiamo pessimi ricordi…»
«Vero, ti dobbiamo delle scuse…»
«Adesso vado»
«Dove?»
«M’immergo dove tu non potrai mai essere…»
«Anche tu non potrai mai salire in cielo, come fanno gli uomini…»
«Siamo esseri limitati…che ci vuoi fare…però possiamo essere amici…ma non raccontarlo troppo in giro…»
«Stai tranquilla, Moby, nessuno mi crederà: se mi credessero, mi farebbero a fette per capire il perché!»
«Che mondo, Carlo…vado, ho un po’ d’appetito…»
«Buon pranzo Moby, arrivederci!»
«Ciao»

Per un poco non avverto quasi nulla: dalla piattaforma, dove sono steso a prendere il sole, solo un po’ di movimento nell’acqua…poi, lontano mezzo miglio, una grande coda svetta per un attimo verso il cielo, per scomparire in fretta nel mare. Un po’ la invidio. Il sole fra poco calerà, mi tuffo e raggiungo la spiaggia…non vedrò mai ciò che Moby osserva in questo istante. Se una persona me lo descrivesse, probabilmente non ci crederei e gli darei del visionario. Già.