Se vogliamo trovare un punto d’inizio della nostra disgrazia
è impossibile, si dovrebbe tornare a Cavour ed al Risorgimento...ma il 2011 è
un anno importante, credetemi, almeno nella nostra Storia recentissima. E’
rilevante perché la rovinafamiglie Fornero decise – lavorando in conto terzi,
ovvio, ossia per Monti e per l’UE – di distruggere non solo l’equilibrio
previdenziale italiano, bensì la socialità interna alle famiglie, le loro
(modeste) certezze, qualche sogno, le sicurezze alle quali tutti abbiamo
diritto dopo una vita di lavoro. Con i danni economici conseguenti
nell’economia reale: da quel momento, molto è cambiato.
“Rovinafamiglie” è un sostantivo composito, mutuato dai
dialetti italiani, il quale identifica una donna – anzi, una donnaccia – la
quale irretisce il capofamiglia ai danni della moglie naturale e, dunque, mette
a rischio gli equilibri (a questo punto, soprattutto economici) della famiglia.
Comunque la pensiate...morale, etica, ecc...questo è il significato comune.
Lungi da noi accusare Elsa Fornero sul fronte della sua
moralità femminile ma, agli effetti pratici, il suo agire è stato ben peggiore
di quello della più sciantosa fra le sciantose, peggio di una ballerina
d’avanspettacolo che si concede nel retro di un teatro, ancor più di una
“biondona” dalla pelle già un poco avvizzita che cerca compagnia seduta al
banco di un bar. Perché?
Poiché quelle – per quanto si diano da fare – riescono
soltanto a rovinare qualche famiglia, al più qualche decina di famiglie: lei ne
ha rovinate milioni! E, sottolineiamo, senza nemmeno il corrispettivo
godereccio per il capofamiglia!
Oggi, dopo 4 anni di disperazioni varie, conta degli anni,
somma di mesi, settimane e limatura di giorni, il disastro è compiuto:
s’aggiunga che, dal 2004, l’aspettativa di vita sana è in netto calo e la
frittata è fatta.
Questo ultimo dato è agghiacciante: significa una caduta di
felicità verticale, di sorrisi, di voglia di vivere. La malattia diventa un
rifugio inconsapevole, come la follia lo è per chi non riesce più a
destreggiarsi nella propria realtà. Riflettiamo sul gioco d’azzardo, sulle
tabaccherie sempre piene. (1)
Basti pensare ai macchinisti delle Ferrovie, che oggi vanno
in pensione a 67 anni: hanno un’aspettativa di vita di 64 anni! Colpa dei campi
magnetici dei locomotori? Non si sa: Tullio Regge assicurò che i campi
magnetici non causano danni all’organismo – come lo sostenne, visto quel
complesso elettro-chimico che è il corpo umano, non lo immaginiamo – ma ciò
bastò all’establishment per stabilire che il Vaticano aveva ragione e gli
abitanti di Ponte Galeria torto. Misteri italiani.
Da quel giorno in poi, i giovani hanno smesso di credere che
ci sarebbero stati, in futuro, giorni sereni anche per loro (come poterono
constatare per i loro genitori) e chi fu toccato all’improvviso da quelle
norme...beh, capì che era stato derubato della vita, della vita vivibile
perché, contemporaneamente, abbassarono tutti i parametri (Sanità, servizi,
ecc) che coadiuvavano a godere una vita “sana”. Questo argomento è importante,
lo vedremo in seguito quando analizzeremo i comportamenti dei vari governi e
degli uomini politici.
Oggi, mentre Elsa Fornero si gode la meritata pensione
interamente calcolata col sistema retributivo – ci mancherebbe! – i suoi epigoni
hanno iniziato il gran gioco dell’Oca Pensionata: come sempre, per andare il
pensione bisogna giungere a 90. Tira i dadi, dai.
I giocatori sono il presidente dell’INPS – quel bel faccione
di Tito Boeri, che abbiamo visto tante volte ospite gradito ai talk show di
Rai3 – quindi il ministro del Lavoro Poletti, viso meno rassicurante, barba
rasata corta, aria serissima e, talvolta, un po’ sofferente, come il miglior
identikit del massone moderno (nei manuali aggiornati).
I due s’affratellano e si discostano, ma di poco: entrambi
sostengono che la situazione è insostenibile – grazie, ce ne siamo accorti
tutti nell’osservare un ultrasessantenne che guida un TIR – ma poi si
discostano quando Poletti pensa alla promessa di Madama la Fornarina: 80
miliardi di “risparmi”! Da oggi (?) al 2021 (?)...miliardi che fanno sognare il
ceto politico...altro che le misere promesse di Renzi...quelli sono reali,
conti alla mano, parola di Fornarina la Saggia Piangente.
In ogni modo, se si “sfora” il fatidico “90” – al posto dell’Oca – s’incontra subito il faccione un poco
asfittico e ulceroso (o fegatoso? Mah...) di Padoan...replicante dei tanti
Padoa Schioppa (che, bontà sua, l’è sciopà) o di Mario Monti in persona (non si
fida nemmeno della governante, dicono le malelingue, e controlla ogni volta che
non manchi un calzino)...il replicante scuote il capo con una mossa più che
conosciuta...”No, no, no...manca la copertura...” (2)
Così, la coppia Boeri/Poletti torna da capo e ne pensa
un’altra (più o meno, sempre la solita), poi getta i dadi sul tavolo (camp’é i dadi però, in piemontese, ha un
altro significato) (3) e s’affratella nuovamente nella nuova/solita pensata.
Che ne faremo di questa gente che a 63 anni non ce la fa più? E passeggiano:
l’uno si pizzica la barba, l’altro gesticola nella nebbia...e noi li lasciamo
così, a correre per l’ennesima volta verso il “90”, al loro destino di un
Sisifo defatigante...dove troveranno il Replicante...ad libitum.
Perché c’è una cosa che vogliamo raccontarvi.
In questa nebulosa di lanci di dadi, avanzate, ritirate,
ripartenze...nessuno ha mai osato andare ad informarsi sulle norme
previdenziali dei meno, giacché quelle dei più già le sappiamo.
I meno, per definizione, sono pochi: più si è meno, e minore
è il numero. Al vertice della piramide, c’è il Capo dei Capi della Repubblica:
il Presidente. Come va in pensione un Presidente?
Beh...sono così vecchi che quando ci vanno...poco importa...
Già.
Ciò che non tutti sapranno, invece, è che – oltre alla
moglie, ovvio – alla dipartita del Presidente “emerito” il primogenito/a
eredita i “benefit” del padre: il primogenito?!? Ma che razza di regola è? Sono
tutti Principi di Piemonte?!?
Una simile regola (non osiamo parlare di “norma”) può
derivare solo dalla genesi della Costituzione Repubblicana, la quale nacque sì
per scrittura ex novo, ma dando un’occhiata ai due impianti costituzionali
precedenti, ossia quello della Repubblica di Salò e lo Statuto Albertino.
La
Costituzione di Salò era, per molti versi, un complesso di
norme molto avveniristiche e moderne (soprattutto nella parte riguardante il
lavoro e l’impresa) e poté essere emanata soltanto per un misero,
insignificante particolare: comandavano i tedeschi, e fu soltanto un lavoro “di
scuola” da parte della commissione costituzionale di Carlo Alberto Biggini
(praticamente, il solo estensore di quella Costituzione). Il quale, difatti,
prima rifiutò il compito e poi l’accettò, convinto com’era della sua inutilità
pratica: dubitiamo che, in quelle norme, vi sia un qualsiasi richiamo a casa
Savoia ed ai suoi eredi al trono.
Lo Statuto Albertino, invece – in vigore fino all’entrata in
scena della nuova Costituzione (pur essendo prevista la sua decadenza fin dal
1944) – conteneva precisi richiami alla successione del Re ed alla legge
salica.
Viene da qui la regola d’assegnare i benefit del padre
Presidente al figlio/a? Gli stessi che l’erede al trono – il Principe di
Piemonte – poteva vantare?
Se non fosse vera non potrebbe essere seria – viene da dire
parafrasando Flaiano – e la realtà è che i signori/e (primogeniti, sia chiaro)
Napolitano, Ciampi, Scalfaro, Cossiga, (Pertini non ebbe figli), Leone,
Saragat, Segni, Gronchi…si godono (senza capire il perché) guardie del corpo,
autisti, maggiordomi, vari benefit telefonici e telematici…la lista è in nota
(ancorché parziale). (4)
Insomma, è una faccenda che merita il segreto di Stato sui
suoi costi reali: altrimenti, cos’avrebbe detto madama la Fornarina? Non lo
sapeva, ovvio.
Difficile fare un calcolo preciso, ma se per ogni addetto
calcoliamo (con gli stipendi dei lavoratori del Parlamento e delle alte
cariche) un centinaio di migliaia di euro…si fa presto a raggiungere e superare
il milione. Per quanti anni? Per sempre. Una dozzina di milioni di euro l’anno
non poteva trovare miglior collocazione?
E, qui, scusate ma si è tirata in ballo sua maestà la Costituzione:
quanti gridano “al lupo” per i tentativi d’azzannarla a morte? La
rappresentazione – l’ultimo atto del “Piano di rinascita democratica” di Licio
Gelli – è andata in scena ultimamente al Senato, condita con insulti da trivio
ed eloquenti gesti di fellatio.
Alcuni si sono distinti nella strenua difesa della
Costituzione – e, per carità, per come vogliono violentarla ulteriormente siamo
d’accordo con loro – ma un dilemma ci tormenta: una Costituzione la quale
consente al sindaco di Firenze (unica carica elettiva alla quale aveva diritto)
di governare l’Italia…è una buona Costituzione? Oppure, la stessa legge
costituzionale che permise ad un tal Napolitano, eletto da un Parlamento
fasullo (per incostituzionalità della legge elettorale), di nominare Mario
Monti a capo (fasullo) del Governo…è una buona Costituzione? Una Costituzione
che concede anche i fasulli è una Costituzione fasulla. Punto.
Sarà un buon studio “di scuola” – come quello di Biggini –
ma non è una Costituzione: e adesso, dateci giù pesante…che tanto controlla
tutto la Massoneria,
il Bildenberg, la
Trilaterale…pardon…qualcuno può indicare qualche mezzo per
intaccare quei poteri? Poteri che nacquero prima del secondo conflitto mondiale,
con la partecipazione unitaria proprio dei Paesi che si confrontavano
militarmente? Parliamo di Prescott Bush e di Thyssen? Dell’Argentina del primo
dopoguerra e del Bildenberg?
Inutile perder tempo con queste faccende: l’eurodeputato
Borghezio provò a penetrare, in Svizzera, ad una riunione del Bildenberg e fu
buttato fuori dalle guardie interne senza tanti complimenti, lussandosi anche
un braccio.
Corse dalla polizia a dire che era un eurodeputato, che gli
avevano fatto...lo osservarono distratti, poi gli chiesero se dovessero
accompagnarlo da qualche parte. Non al Bildenberg, ovvio: vai dove vuoi, ma
quelli non si può, nisba. Hai capito? E tornò sui treni a prendersela con gli
immigrati.
Se la Costituzione repubblicana è bacata come una mela
marcia, e dunque le leggi che ne discendono nascono tutte dal baco, i casi sono
due: o si toglie il baco o si butta nel cesso la mela.
Volete un altro esempio?
E’ perfettamente normale che il Presidente della Provincia
di Firenze (sempre Renzi) spenda (5), nel solo 2007, cifre intorno al milione
di euro (c’è chi dice 1,7 milioni, ma qui i numeri sono tutti da verificare,
come gli “stipendi” dei figli dei Presidenti)? Certo, perché una legge
(coerente con la Costituzione) glielo ha permesso.
Volete sapere a quanto corrisponde – nella nostra realtà, di
poveracci – questa cifra?
Quando scrivevo per il gruppo di “Quota 96” degli insegnanti, ci fu
risposto dal replicante di turno che per mandarci in pensione non c’era
copertura: per mandare in pensione (circa) 3.500 persone ci volevano grosso
modo 350 milioni di euro. Un milione = 10 persone. Renzi s’è sbafato al
ristorante – in un solo anno! – la vita di 10 persone, capito?!?
Capite perché non toccano la legge Fornero? Renzi e tutti
gli altri parlamentari, Presidenti di Provincia, di Regione, Consiglieri,
Assessori, Sindaci...e tutto il resto, quanto ci costano? Provate a fare un
conto, anche solo a spanne: cifre da paura. Io ci provai a quantificare la
cifra, forse ci andai vicino, come una boccia al pallino: se volete,
l’indirizzo è in nota. (6)
Contrariamente a ciò che si pensa – nonostante il saccheggio
europeo dell’Italia continui, ieri l’industria automobilistica, l’altro ieri
quella aeronautica, domani quella dei cantieri navali (vicenda Fincantieri,
dove si parla di crisi con un portafoglio ordini mai stato così alto!) –
l’Italia è un Paese ricco perché siamo fantasiosi, sappiamo creare occasioni di
ricchezza, lavoriamo come bestie e, purtroppo, sappiamo solo affogare le urla
di disgusto per questi traditori in un piatto di spaghetti allo scoglio.
Non abbiamo nel nostro DNA la parola “Rivoluzione” come ce
l’hanno solo i francesi, al massimo un perdente Masaniello: dobbiamo imparare
in fretta, pena la fine della nostra decente sopravvivenza. E veniamo alle
nostre speranze, al M5S.
Non so se il M5S potrà ancora fare qualcosa, poiché ha
commesso troppi errori nel suo recente passato: contraddicendo se stesso e
tutte le promesse per il “dopo” è rimasto uno strumento docile, nelle mani di
Grillo e Casaleggio, che tutto sono meno che dei politici. Poco importa se Di
Battista o Di Maio sanno cavarsela con il lessico e con qualche ragionamento:
rischiano di diventare dei fenomeni mediatici, inutili a loro stessi ed agli
altri. Fra i “cacciati” non c’erano solo “traditori”, c’erano anche gente che
chiedeva un dibattito interno più democratico. E Grillo s’atteggiava, nei suoi
ridicoli messaggi, da Stalin.
Il M5S aveva, nella Primavera del 2013 – poco meno di tre
anni fa – il 25% dei consensi fra i votanti ed una forza parlamentare pari,
pressappoco, a quella del PD. Ovvio che il PD – l’espressione di UE, Banche,
ecc – aveva più mezzi per contrastarli: bisognava esserne consapevoli.
Ci sono due eventi stocastici nella vicenda del M5S,
all’indomani delle elezioni e nel suo passato politico.
Il primo, molto netto, fu la chiamata di Beppe Grillo da
parte dell’ambasciatore americano in Italia, Ronald Spogli: Grillo (che si recò
in via Veneto già nell’Aprile 2008), se veramente “uno conta uno”, aveva il
dovere di riferire e d’informare. Tutti, non solo la cerchia più ristretta. Non
parliamo poi delle confabulazioni con l’ambasciatore inglese, Enrico Letta
& Co. Dalle ricostruzioni storiche, per date ed eventi, esce una figura un
po’ diversa rispetto al “amicone” zazzeruto della porta accanto.
Il secondo fu una stupidaggine, un’ingenuità da dilettanti
della politica, quali erano i neo-parlamentari grillini che andavano ad un
incontro con due vecchie volpi come Bersani ed Enrico Letta. Vollero la ripresa
in streaming, ricordate?
Diedero ai due PD una bella strigliata mediatica, che fece
venire un orgasmo ai tanti grillini, grilline, galletti e gallinelle dell’aia
pentastellata...peccato che, a Bersani e Letta, non fregò una mazza e li
ascoltarono annoiati, come si osservano due ebeti. Mentre uscivano, Letta
chiese a Bersani, “Acc...ce l’ho sull’altro telefono...hai tu il numero di
Silvio?”
Le cose sarebbero andate diversamente – invece di vivere
come un sogno (qualcuno per i soldi, altri per la grande sfida che
s’apprestavano ad iniziare) la nomina a parlamentari – se si fossero riuniti
con calma ed avessero ragionato un pochino, ma solo un pochino, ino, ino,
ino...altre soluzioni c’erano per inguaiare il PD e salvare la faccia con gli
italiani.
Perché non dire ai due capoccioni PD: “Volete fare un
governo con noi? Volete i nostri voti? Dite che i programmi, per molti punti,
sono simili? Ok, accettiamo. In cambio, su 12 ministeri, chiediamo tre ministri
e 12 sottosegretari.”
Qui, Pierluigi ed Enrico sarebbero sobbalzati sulla sedia:
ma non doveva essere diverso il copione? Non ci hanno avvertito...(continua)
“Vogliamo tre ministeri: Interni, Giustizia ed Economia, più
un sottosegretario in ogni altro ministero. Ci pare una richiesta onesta: 3 su
12...abbiamo pressappoco la stessa forza parlamentare...”
Ovvio che la richiesta sarebbe stata rifiutata, altrimenti
sarebbero scesi i Lanzichenecchi a Roma dalla Germania, più la 82° e la 101°
paracadutisti direttamente dagli USA...però, il M5S avrebbe conseguito un punto
importante: avrebbe mostrato agli italiani d’avere una strategia per giungere
al potere (all’epoca perdente, vero) ed avrebbe scompaginato non poco le
schiere avversarie.
Per prima cosa, sarebbe venuto un coccolone a Napolitano e
ce lo saremmo tolto dai piedi anzitempo: dubito che in questa situazione
avrebbe accettato il reincarico. Il mantenimento dello “status quo” era la
condizione per rimanere, ma uno status quo ben definito e senza sorprese.
Inoltre, la palla sarebbe passata nel campo del PD, con
lunghi ed estenuanti mal di pancia fra la fazione maggioritaria (quella che
sostiene la reintroduzione del servaggio della gleba) e quella che ritiene i
lavoratori ancora meritevoli di qualche diritto. Se non altro quello di
votarli, ogni tanto, senza fretta.
Un terzo aspetto sarebbe stato una continua fibrillazione
parlamentare fra le forze minori del governo, con lo spauracchio di un governo
“vero” dietro l’angolo: tutti sappiamo che gli attuali parlamentari amano molto
i simulacri e le ciofeche rampanti.
Un quarto aspetto sarebbe stato un maggior legame, una
speranza più concreta per gli italiani: alle successive elezioni europee, non
avrebbero pensato “tanto quelli litigano e non sanno fare niente”, e magari
Grillo non sarebbe stato costretto alla dolorosa aggiunta ai grandi cartelli
con scritto “Venceremos”. Deve essere costato parecchio aggiungere gli
striscioni “Prossimamente su questo schermo”.
La situazione internazionale...e tutto il resto?
Ma l’Italia non è la Grecia ed un accordo si deve per forza
trovare, anche un accordo molto costoso per Francoforte, poiché la Grecia può
essere tranquillamente esportata nella penisola indocinese come terra da pipe,
mentre se esce l’Italia dall’UE, semplicemente, cade l’Europa Unita.
Non ci credete? Provate ad immaginare il blocco autostradale
– con il trasbordo su treni (italiani!) a Ventimiglia – di tutto il traffico
merci da/per la penisola iberica e l’Europa orientale (non diretto in Italia),
che oggi passa tutto qui, sotto il mio naso e, prima di Genova, si divide fra
chi prosegue per l’Italia e poi, magari, imbarca il camion a Brindisi e chi, a
Voltri, sale verso Milano, Tarvisio, Brennero, Gottardo. Fate due calcoli: una
débacle per i trasporti europei.
Insomma, gli scenari non erano fantapolitica – anzi, più
realismo del re, verrebbe da dire – e una classe politica italiana NON DI
VENDUTI sottolineo NON DI VENDUTI, avrebbe avuto il plauso ed i voti per
entrare a Strasburgo con il tappeto rosso.
Con questo non voglio assolutamente gettare m... addosso ai
sostenitori del M5S: so che, per il 99% sono persone oneste, amanti del proprio
Paese ed ai quali sanguina il cuore nel vederlo ridotto com’è oggi e come,
purtroppo, sarà domani.
Fa riflettere il sondaggio sul futuro sindaco di Roma:
Giorgia Meloni sindaco e la maggioranza del Consiglio al M5S. Ah, ma allora gli
italiani non sono così stupidi...una persona onesta come sindaco e dei
consiglieri onesti...la prima sottratta a qualche furbacchione del suo partito,
i secondi “sfilati” al capataz Grillo. Hai visto te che gli italiani sanno
scegliere? Se potessero...
Sulla Meloni ho fatto la mia, personale ricerca: ho buttato
su Google “Giorgia Meloni Hot” ed è comparso uno scenario di vita da spiaggia,
dove qualche paparazzo accaldato e pignolo è riuscito a rubacchiare mezza tetta
mentre si cambia il costume. No, la Meloni non è la solita squinzia politica da
tette e culi al vento su uno yacht, tanto per sperare – se va male – d’essere
chiamata all’Isola di Qualcosa. E’ una persona seria.
Non si può, però, imbastire una dietrologia complottista nei
confronti del M5S: mancano le prove, anche se ci sono quegli strani incontri di
Grillo nelle ambasciate straniere i quali, ripeto, dovrebbero essere spiegati politicamente (non detti e basta) ai suoi sostenitori.
Si può – anzi, di deve – rimarcare quali sono stati i
marchiani errori politici commessi. Cosa assai grave, praticati senza ascoltare
nessuno, con una prosopopea sgradevole, con messaggi video che parevano rivolti
“ai cretini”, ossia noi italiani. Mentre, quelli che capivano tutto di politica,
erano il santo protettore dei saltimbanchi unito a quello dei parrucchieri. Sic
transit gloria mundi. Oppure...Revolution! Quale scelta?
Forse, partire dalla richiesta di una nuova Costituzione è
più alla nostra portata di una riforma del Bildenberg (!), ma bisognerebbe
scendere in piazza, botte e lacrimogeni, non botte sulla tastiera e lacrime per
le risa sull’ultima battuta di Crozza.
Io ho quasi 65 anni, sono esentato ma – credetemi – che la
mia parte l’ho fatta quando avevo la schiena a posto, e come l’ho fatta! Oggi
tocca ai giovani, se vogliono ereditare qualcosa che non sia una landa desolata
dove, se chiederete qualcosa, vi risponderanno “Bitte?” o “Sorry?”
Organizzatevi: col solo Web (utilissimo) non si va da nessuna parte.
Nel 1948, Indro Montanelli salì al Quirinale per
intervistare il Presidente Einaudi e si fermò a pranzo. Un pranzo normalissimo,
prosciutto e melone, un pesce e correre. Quando giunsero alla frutta, il
cameriere portò una sola mela. Einaudi si voltò verso Montanelli e chiese:
“Facciamo metà ciascuno?”
Dobbiamo tornare a quella sobrietà, altrimenti non
basteranno 100 riforme del lavoro (la schiavitù per norma, tanto per dirne una)
o della Previdenza (60 anni di lavoro e 3 di pensione) o, ancora, della Sanità
(una visita gratis in Ospedale, poi 100 euro il giorno, altrimenti va a crepare
fuori da qui)...non basteranno mai per placare gli istinti famelici di queste
orde che osano farsi chiamare “eletti”.
Poiché hanno valicato ogni remora, ogni costume, ogni etica
e moralità: si vive alla grande, perché “semo de noantri”. Ci sarebbero
centinaia d’esempi, ma il lettore li conosce benissimo.
Basta blaterare con i complottismi vari: non vi rendete
conto che sono loro stessi ad auto-alimentarli come viatico per una loro
assoluzione? I poteri forti ci sono anche nel resto d’Europa, ma solo da noi si
giunge a questo parossismo di giustificare tutto con i grandi potentati!
Da almeno 30 anni mangiano a quattro palmenti 1000
parlamentari, 20 Regioni, 100 Province e quasi 10.000 Comuni: quale nazione può
reggere?
Chiedere una nuova Costituzione, denunciare il debito
pubblico come inesigibile, varare un Reddito di Cittadinanza basato su
minuscoli prelievi sulle transazioni finanziarie (come afferma, inascoltato, da
anni il prof. Fumagalli), cancellare le migliaia di pastoie che soffocano il
lavoro e l’imprenditorialità italiana, varare la “Scuola dei Bravi” al posto
della fasulla “Buona Scuola”: se studi vai avanti, se non studi, corso di
formazione professionale e al lavoro, via la prescrizione dai codici: chi
sbaglia paga, anche dopo 30 anni.
Proviamo a focalizzare la nostra attenzione su questi
obiettivi, e smettiamola di dare la colpa a Soros od a qualche marpione del suo
calibro...ah, dimenticavo...mentre scrivevo queste righe si sono mangiati le
Poste...smarcane un altro...auguro un buon posto a tutti, per sopravvivere.
(3) Dare i numeri, dar di matto