09 maggio 2008

Quando ce vo’, ce vo’

Vorrei segnalare la bella puntata di “Annozero” di Giovedì 8 Maggio: spesso sono stato critico con Santoro, e proprio per questa ragione voglio segnalare il merito di chi sa ancora fare del buon giornalismo televisivo. Quando si ricorda di farlo.
La puntata non era soltanto dedicata all’assassinio di Nicola Tommasoli, ma – proprio come nel miglior giornalismo – partiva dall’evento per “allargarsi” a 360 gradi.
Intendiamoci: nessuno sostiene che Santoro ci abbia spiegato l’arcano – questo è pessimo giornalismo al quale siamo, purtroppo, abituati – mentre ha saputo presentare una realtà variegata, più opinioni a confronto, molti “input”, che qualificano un prodotto editoriale.
Forse un po’ carente l’analisi in Studio – fra una Assunta Almirante fuori luogo in quel contesto, ed una Titta de Simone (ex parlamentare PRC) ancora troppo legata a schemi ideologici – ma la composizione giornalistica della puntata era veramente encomiabile, per come sapeva trasmettere l’incertezza di fondo e l’insicurezza del mondo giovanile, che s’espande e si sostanzia nei comportamenti descritti.
Ciò dimostra che il servizio pubblico – quando lo vuole fare – ha strumenti e mezzi per fare dell’ottimo giornalismo: a quando la “pulizia” dello studio dai pessimi politici che lo ingombrano da decenni, e l’invito ai tanti, ottimi giornalisti/blogger che c’informano sulla Rete? In pratica: quando torneremo alla vecchia Samarcanda – dov’era la gente a parlare – e non i loro pessimi “dipendenti”?

4 commenti:

Luca C. ha detto...
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Luca C. ha detto...

Già, Samarcanda era davvero una buona trasmissione. Come lo erano altre trasmissioni successive di Santoro (Il rosso e il nero, Sciuscià) anche se negli ultimi anni prima della cacciata durante il passato governo Berlusconi già la qualità era un po' scaduta, cedendo il passo a un'impostazione eccessivamente scandalistica.
Annozero in questo anno e mezzo di vita si è distinta per qualche buon momento di inchiesta e qualche interessante spunto di dibattito (più i primi dei secondi) in un quadro, mi sembra, di generale mediocrità.
Le inchieste non sempre sono ineccepibili, a volte c'è un taglio un po' aggressivo e scandalistico che ricorda "Striscia la notizia".
Il dibattito in studio è complessivamente carente, e questo anche perché non si dà spazio alla società. Forse timoroso di essere nuovamente "segato", Santoro sembra sempre lì che pesa con il bilancino
le presenza: uno della sinistra radicale, uno della destra, uno della sinistra ministeriale, più alcune presenze alquanto discutibili, come Sartori e Dario Fo, che ormai sono figure decisamente appassite.
Troppo spesso poi questi non fanno altro che litigare in pubblico e coprirsi la voce, riecheggiando lo spettacolo penoso che offrono le altre cosiddette trasmissioni di approfondimento, prima fra tutte Ballarò, su RaiTre.
Ciao
Luca

Carlo Bertani ha detto...

Ricordo ancora quando Samarcanda cantò l'ultimo "canto libero". Fu nell'occasione dell'uccisione di Salvo Lima, quando due intervistati dichiararono che "quella era tutta roba loro". Fu troppo, e Santoro dovette adeguarsi al politically correct. Nella stessa settimana, "Cuore" titolava: "Salvo Lima come John Lennon: ucciso da un fan impazzito".
Ma quelli erano veramente altri tempi.
Ciao
Carlo

Luca C. ha detto...

Già, decisamente altri tempi... basti pensare che il direttore di Cuore all'epoca era Michele Serra, che oggi è collaboratore della Repubblica e uno degli autori di "Che tempo che fa"!