03 gennaio 2018

L’universale degli i....i è in costante aumento. E scrivono pure


(Nel titolo) Sostantivo plurale, 6 lettere: al singolare è il titolo di una notissima opera di Dostoevskij.

Come altro si potrebbe definire un certo Massimo Famularo – che, in realtà, si dovrebbe appellare Fabularo, ossia affabulatore, ma passi se ha scelto un nick come giornalista… – dove scrive? Sul Fatto Quotidiano: che sia stato raccomandato dal “grande” Scacciavillani? Non ci sarebbe da stupirsi perché il Fatto, da qualche tempo, è tutto uno spasso, un giardino dove si nutrono quelle bufale che il Governo racconta di dover estirpare alla radice, cosicché la mala pianta scompaia dai nostri pascoli, lasciandovi incontrastate praterie della Verità.

Il travagliato parto del nostro affabulatore ha un titolo: “I super ricchi sono sempre esistiti. Con la differenza che ora possiamo diventarlo tutti” (1).
Detto così, parrebbe uno spassionato elogio verso l’American Way of Life: purtroppo, non è così, ed il seguito arranca su sponde mai visitate da autori degni di un minimo di saggezza letteraria. Ed economica.
Chi è Massimo Famularo?

Le scarne notizie che abbiamo di lui ci narrano che è un “esperto di crediti bancari in sofferenza”. Curioso: un tizio che vive a contatto con i nuovi poveri, o comunque con gente indebitata con le banche, ci racconta che la ricchezza è a portata di mano. Sarebbe arrischiata l’inferenza “sofferenza bancaria = maggior ricchezza dei singoli”?
Non la esploriamo, poiché lui non cita nulla del genere.
Il buon Massimo fa un temino, un temino buono per prendere un 6- durante l’anno scolastico ma che – alla maturità – sarebbe stato un flop completo, soprattutto in Storia.

In sostanza, il buon Massimo c’indottrina con una teoria semplice e di nessuna utilità: in epoche storiche lontane, la sperequazione della ricchezza era maggiore di oggi.
Non ho nessun dubbio nel credere che Alessandro Magno fosse il greco più ricco oltre ogni limite. Che il duca di Wellington e re Giorgio IV fossero in testa alla “hit parade” dell’epoca, come gli hidalgo spagnoli, gli aristocratici russi, eccetera, eccetera…

Ma, fra quel tempo e noi, sono intervenuti due fattori molto importanti:
1) Le rivoluzioni francese e russa;
2) La fine degli stati assolutisti, ossia la concessione (forzata) delle Costituzioni.

Per non parlare dell’affermazione della borghesia sulla nobiltà…poi le organizzazioni sindacali e politiche dei  lavoratori, i fascismi, il socialismo reale…ma dove ha studiato la Storia il buon Massimo? Alla Scuola Radio Elettra? E lo fanno scrivere su un giornale?!?

Oggi, un economista che vuole indagare in tal senso, va a cercare l’indice di Gini (2), poiché dalla classifica (3) si evince che l’Italia è al 52° posto, però con ultima rilevazione nell’anno 2000. Già con questo dato, sopra di noi (cioè con meno disuguaglianze) troviamo Francia, Svizzera, Austria, Danimarca…sotto di noi, decine di repubbliche delle banane, ma anche Portogallo, Brasile, Uruguay e…Stati Uniti.

Se desidera ampliare le sue conoscenze nel campo, caro Massimo, studi: perché l’indice di Gini ha parecchie peculiarità, che lo rendono sì duttile, ma che richiedono molta attenzione. Soprattutto, non basarsi su rilevazioni di 18 anni fa ed imparare ad evitare i trucchi contabili dei governi.

Però, se si trattava solo di capire che il Re Sole era il più ricco fra i francesi ha ragione lei: non serve scomodare Gini. Peccato che il suo articolo, parimenti, non serva a nessuno: lo sapevamo già, tutti. Saluti

2 commenti:

massimiliano p ha detto...

Guardo quasi regolarmente il Fatto ma questa me la ero persa. Il motivo è che ormai da lungo tempo non leggo quasi più gli articoli economici del sito di quel giornale perché spesso è spazzatura illeggibile. Almeno evito inutili arrabbiature.

Ti auguro tutto il vento di cui avrai bisogno per gonfiare le vele.

Ciao
Massimiliano

Carlo Bertani ha detto...

Grazie per il vento, ciao.