28 novembre 2012

Lettera aperta al Ministro dell’Interno, Annamaria Cancellieri



Gentile Ministro Cancellieri,

                                               per fortuna non capita a tutti di dover affrontare il trattamento che ha subito il povero Riccardo Welponer, in autostrada presso Mantova, con l’aggravante che gli autori del pestaggio sono stati due poliziotti. Uno dei quali è ritratto nella foto.

Immedesimiamoci per un istante nella vittima: dallo specchietto giunge un’auto senza insegne di riconoscimento, velocissima e chiede strada. “Eh, un momento…” è la prima reazione di chi guida, soprattutto se stai conducendo un furgone: guarda nello specchietto a destra se la strada è libera, metti la freccia, poi spostati…

Meno che mai t’aspetti, subito dopo, che l’auto ti “chiuda” e ne escano due energumeni i quali ti prendono a botte – fino a farti quasi perdere i sensi – per poi abbandonarti contro il guard-rail.

Fermiamoci un attimo e riflettiamo che, una simile vicenda, frantuma in un secondo le nostre certezze che esista uno stato di diritto: l’habeas corpus, concepito secoli fa dalla giurisprudenza britannica, perde significato, diventa una carta vecchia e scipita. In quel momento, però, pensi ad altro: ma cosa ho fatto? Deve essersi chiesto Riccardo Welponer, perché sono stato trattato in questo modo? Chi erano quei due bastardi che si sentono padroni dell’autostrada e delle vite che vi scorrono? Perché proprio a me? E per quale ragione?

 
La scena non deve aver avuto uno svolgimento così rapido, soprattutto se si riflette che un automobilista di passaggio ha avuto tutto il tempo d’annotare la targa dell’auto “pirata”. Immaginiamo cosa sarebbe successo se i due aggressori fossero stati rumeni o marocchini: no, per fortuna erano poliziotti, quelli che dovrebbero prevenire simili atti.

Subito dopo l’auto riparte a gran velocità ed il povero Welponer (presumiamo) viene soccorso da altri automobilisti: sul posto giunge la Polizia Stradale che raccoglie le prime impressioni dalla vittima la quale viene invitata a denunciare il fatto presso la Squadra Mobile della Questura di Mantova. Proviamo a pensare cosa passa per la testa agli agenti della stradale: “Ma guarda te che delinquenti…”

Welponer si reca in Questura a Mantova e fa denuncia “contro ignoti” perché non sa nulla dei suoi aggressori e, fortunatamente, consegna il numero di targa ricevuto dall’automobilista di passaggio.

Gli uomini della questura di Mantova, appena iniziata la ricerca – immaginiamo – sudano freddo: è un’auto “civetta” della Polizia di Stato. Probabilmente chiamano qualche superiore e chiedono lumi.

Da questo punto in avanti le informazioni si fanno fumose e procederemo più per logica che per conoscenza dei fatti: Riccardo Welponer è il nipote di Nadir Welponer, ex segretario regionale del PD ed è facile credere che Riccardo abbia informato telefonicamente lo zio della vicenda.

Gli uomini della Questura di Mantova si trovano stretti fra la difesa di un collega e quella forma, tutta italiota, del “lei non sa chi sono io”: probabilmente, decidono di comportarsi come Ponzio Pilato (e come la legge prescrive), ossia forniscono al magistrato tutti i dati della vicenda.

A questo si riferisce l’aggressore – Luca Prioli, di Vicenza e segretario regionale del COISP (Sindacato indipendente della Polizia) – quando afferma (1):

Certo è che chi ha fatto il mio nome in relazione a questa vicenda la pagherà cara, perchè nessuno doveva sapere che io mi trovavo in quella macchina...”

Un avvertimento in pieno stile mafioso.

Evidentemente, sperava in una “copertura” istituzionale che non c’è stata ed ora è nei guai, giacché quel rapporto della Questura di Vicenza, oggi, è sul suo tavolo, Ministro Cancellieri.

Che fare?

Se Prioli può giustificare qualcosa – ad esempio la fretta di quella missione – si contraddice, perché i due agenti hanno senz’altro perso più tempo nell’inutile aggressione: se si fossero limitati al classico “vaffa”, nulla di questo sarebbe successo e sarebbero giunti senz’altro prima.

Ma Prioli ha commesso una serie di reati mica da nulla: che ne dice Ministro?

Per prima cosa le lesioni personali (art. 582 C.P.) che comporta una reclusione da tre mesi a tre anni.
Dopo l’aggressione, i due poliziotti se ne sono andati, dimenticandosi che lasciavano una persona ferita (sono medici? potevano giudicare con uno sguardo le condizioni di Welponer?) appoggiata ad un guard-rail.

Perciò, sono colpevoli anche del reato di omissione di soccorso (art. 593 C. P.), che comporta la reclusione fino ad un anno.

 
Stando alle ammissioni dello stesso Prioli, i due stavano trasportando un detenuto: dalle affermazioni di Welponer si evince che gli aggressori erano due, dunque il fantomatico detenuto era solo ed abbandonato a se stesso.

Il reato corrispondente è quello, probabilmente, di omissione d’atti d’ufficio (art. 328 C. P.) che prevede la reclusione da 6 mesi a due anni, sempre che non sia prevista una diversa punizione da regolamenti interni della Polizia per mancata consegna.

Di là delle mere quantificazioni aritmetiche degli anni di galera, c’è un’aggravante: i reati sono stati commessi proprio da persone delegate alla difesa del cittadino. Se il comportamento del Welponer aveva violato qualche norma del Codice della Strada essi potevano multarlo, ma non è concepibile una simile forma di “legge del Far-West”.


Il Prioli dimostra, poi, scarsi rudimenti nella lingua italiana: si è giustificato definendo l’episodio (2) un “alterco” ma – da che mondo è mondo – un alterco è verbale e non lascia la vittima (di percosse) mezza svenuta contro un guard-rail.

 
Insomma, riteniamo che il Prioli ne abbia fatte più di Carlo in Francia, inanellando una serie di reati mica da ridere: sarà lei a giudicare se è ancora meritevole di portare una divisa.

A latere, notiamo che questi comportamenti squadristi da parte della Polizia di Stato si stanno moltiplicando: dalla “madre” di tutte le nequizie – la Uno Bianca – si passa all’azione squadrista della Diaz (“La più grave sospensione dei diritti umani in Italia dal dopoguerra”, come la definisce Amnesty International e, con toni appena più pacati, “puro esercizio di violenza di gravità inusitata” dalla Corte di Cassazione nella sua sentenza), poi arriva il caso Aldrovandi – un ragazzo che torna a casa dopo un concerto e viene massacrato senza un perché – infine Sandri, oggetto del “tiro a segno” di un agente che credeva d’essere Guglielmo Tell. E chissà quanti ne dimentico: lei, in ogni modo, ha tutti i casi nel suo archivio.
Il che, fa pensare che qualcosa non funzioni: troppo stress? Stipendi bassi? Beh, con i tempi che corrono…ma non è una buona ragione per massacrare la gente senza colpa. Ritengo, invece, che si tratti di pessima formazione: un insegnante sa bene che, se prende a schiaffi un ragazzo, viene licenziato. A volte mugugna, perché pensa “se questo fosse mio figlio…” però sa bene cosa significa “l’inviolabilità della persona umana” e si comporta di conseguenza. Perché un agente non lo sa? Perché nessuno glielo ha spiegato: anzi, probabilmente “qualcuno” lasciato capire che ci sarà sempre una sorta d’immunità. Questo non fa parte di quello che “ci chiede l’Europa”? Già…ma guarda. Un governo è responsabile anche delle azioni dei Pretoriani, lo rammenti.

 
A meno che il Prioli non fosse “in missione per conto di Dio”, ma in questo caso preferiamo tenerci gli originali:




 
Fiduciosi nel suo intervento, restiamo in attesa.

 

 

6 commenti:

Eli ha detto...

Dopo la fine della guerra e del fascismo, in questo paese, tranne qualche risibile eccezione, non fu fatto un bel ripulisti. E questa è ormai Storia. Forse l'ispirazione per le mancate epurazioni venne dai Popolari, sempre propensi al perdono anche quando non si dovrebbero confondere i peccati con i reati, forse Togliatti ed il PCI furono particolarmente morbidi per accreditarsi come governanti (basti vedere l'articolo 7 della Costituzione, voluto fortemente da Togliatti, che ci consegna mani e piedi al cancro vaticAno). Fatto sta che prefetti fascisti, commissari fascisti, poliziotti fascisti e funzionari governativi fascisti rimasero al loro posto, facendo danni negli anni successivi e dando una precisa connotazione al corpo. E questi esempi disonoranti per il paese intero sono i nipotini di quei figuri.

Occorre anche tener presente che fra le forze del cosiddetto ordine è tollerato l'uso di stupefacenti che rendono aggressivi, e che spesso l'addestramento avviene su quei video giochi americani che istigano alla violenza.

Quando qualcuno parla di mele marce, vorrei dirgli che ormai è marcito tutto l'albero...

MattoMatteo ha detto...

Mi viene in mente la sparata del prefetto di napoli contro quel sacerdote. Qui ci massacrano da tutte le parti, fisicamente (vedi i vari casi da te citati ed altri), economicamente (tasse e tagli allo stato sociale), psicologicamente (nessuna speranza per un futuro migliore), ora ci minacciano di privatizzare la sanita', l'emissario di goldman sachs non perde occasione per ricordarci che se lo spread non va alle stelle e' per la sua presenza. Non e' una bella situazione. Sembriamo proprio dei sudditi, non piu' cittadini. La cosa si fa preoccupante.

doc ha detto...

Quando avevo i capelli lunghi - fluenti e luccicanti di rosso-, una barba altrettanto luccicante (ormai sono 43 anni che la porto)- sono stato oggetto di 2 episodi, temporalmente ravvicinati, pesantemente invalidanti la mia libertà personale, entrambi da parte di pattuglie di vigilanza di Carabinieri.
Nel primo caso sono stato sotto tiro di un mitra (meno male che a bordo avevo mia moglie e mia figlia piccola che facevano da calmante..)l'altro mitra, prima dimenticato nel baule(lo aveva poggiato nel baule mentre ispezionava, perquisiva..) e poi, causa di un nuovo inseguimento, nuova fermata forzata,nuova perquisizione e poi... biascicamento di scuse!!!
Comprensibile la scena : il mio cognome (Curcio), il mio nome che sulla patente si confondeva con Renato, uniti al resto dell'abbigliamento e alle informazioni che arrivavano doveva averli quasi paralizzati...

Un finale per "Le comiche"

La seconda volta in città , a Foggia, in un viale a 3 corsie, di mattina, tornando, con mia moglie, dal fare gli auguri a un mio nipote, incappo in un Brigadiere ed un appuntato, sempre dei CC il cui approccio al significato delle parole usate era puro azzardo...

Ma qui, per come cercavano la provocazione per giustificare poi il resto, la vicenda stava deflagrando in tragedia. E una cinepresa sonora avrebbe immortalato - la questione è durata circa 3 ore, nella caserma dei CC di via Guglielmi- la questione socio/culturale che grava addosso, come un macigno soffocante ogni confronto critico, a tutte le forze dell'ordine...

Concludendo il racconto -che si badi bene riguardava un periodo della mia vita, tutto sommato molto tranquillo dal punto di vista della mia attività politica extra-parlamentare ( mi ero sposato fine 73, mi ero abilitato, insegnavo in una scuola ove tutti scappavano ma.. cmq sempre schedato come sovversivo rimanevo..)- posso dire che:

a-sebbene non ci siano state violenze fisiche nei miei confronti, come ai tempi del 68/71 delle lotte stuidentesche a Bari-, il puzzo di violenza elettrizzava lo stesso l'aria che respiravo, ed era identico a quello che sprigionava dalle cariche dei celerini..
b- sebbene formalmente, ma solo formalmente, il livello di istruzione sia cresciuto, sia il reclutamento che la formazione culturale e il loro addestramento poggiano su modelli culturali molto border line verso un autoritarismo che elimina del tutto la possibilità di raggiungere l'autorevolezza che è ben altra cosa...

Concludo con una esortazione ad informare sempre quando accadono queste nefandezze umane...

Buona coscienza a tutti
Doc

kingeagle ha detto...

Non si entra in polizia o carabinieri se non si è propensi alla violenza. Triste ma vero. Troppi films in TV con loro come 'protagonisti'!

Carlo Bertani ha detto...

Vedo che c'è, praticamente, la stessa comprensione del fenomeno dal punto di vista di tutti.
Cause storiche, vicende personali, clima politico e culturale determinano questa situazione. Fino a quando dovremo sopportare questa roba?
Andate in Olanda, in Inghilterra, in Francia, in Germania: addirittura in Spagna...
Già, ma non ce lo chiede l'Europa.
Grazie a tutti
Carlo

Eli ha detto...

Carlo,

mi viene in mente l'ineffabile poliziotta, ahimè donna, che ha partecipato al rapimento del bambino decenne di Cittadella (Padova), e che di fronte alla zia che gridava e cercava di aiutare questo povero esserino strattonato e trascinato sul selciato dal padre e da un sedicente psicologo, si è esibita nel peggiore show di arroganza che un membro delle forze del cosiddetto ordine possa esibire.
Costei ha affermato: "Io sono un'ispettrice di polizia, lei non è nessuno!", in puro stile Marchese del Grillo.

http://www.youtube.com/watch?v=Gd4w-mpvhAU

Non posso guardare questo filmato, mi fa stare troppo male...