05 novembre 2007

Ignoranza, male primigenio

Nel volgere di pochi giorni, ci sembra d’aver scoperto che esistono bande di romeni che rubano e ammazzano. Facciamo appena in tempo a voltar pagina, che la trama del film “Un giorno d’ordinaria follia” si svolge sotto i nostri occhi. Un ex capitano dell’esercito – congedato per turbe psichiche – costruisce un bunker sul terrazzo condominiale, lo attrezza con trappole esplosive, “collauda” un lanciafiamme (era un capitano del Genio…) e dà inizio alla mattanza, sparando con armi di precisione a puntamento laser.
Il cadavere della povera Patrizia Reggiani è appena sceso nella terra che subito la segue quello di Pino di Sanfelice, che passava di lì per caso.
Due morti “imprevedibili” – qualcuno potrebbe affermare – e invece erano due morti evitabili, se solo si fossero comprese anzitempo le ragioni di quelle storie.
Pensando al film “Un giorno d’ordinaria follia”, un’altra pellicola mi torna alla mente, “Il tempo dei gitani”, di Emir Kusturica, e il filo dei pensieri mi riporta nello schermo della mente l’ex ambasciatore della Repubblica di Jugoslavia – un montenegrino – al tempo della guerra del Kosovo.
Sì, perché il diplomatico – pressato dalle domande che chiedevano lumi sull’apparente follia di quelle terre – rispose che, per comprendere i Balcani, e più precisamente la Jugoslavia, non si poteva far altro che “leggere i libri di Ivo Andric e guardare i film di Kusturica”.
Sembrerebbe – detta da un diplomatico – quasi una battuta per evitare domande e risposte imbarazzanti, eppure così è: senza afferrare il coagulo di vicende che si concentrano in quei luoghi, è quasi impossibile comprendere come mai una persona riduca in fin di vita una donna solo per approfittare del suo corpo. Così, è difficile capire perché un uomo malato di mente possa mantenere il privilegio dell’arma – tipico degli ex ufficiali – e che nessuno se ne renda conto. L’Esercito lo congeda perché non si fida più di lui, e lo consegna – armato – in un condominio della capitale.
Nella stessa città, per vie assai misteriose, il destino “recapita” un romeno, il quale s’imbatte in una donna che torna a casa una sera come tante altre, e finisce in tragedia.
In queste faccende, però, il Fato c’entra ben poco: sono gli uomini che creano il filo degli eventi.
Macrocosmo e microcosmo sembrano sovrapporsi in queste due vicende, quasi che le due follie – l’una definita quasi “antropologica” da frettolosi analisti, l’altra ritenuta oramai facente parte del nostro vivere quotidiano – siano fatali, ineluttabili, quasi “normali”. Eppure, di normalità – oramai – c’è ben poco.
Le statistiche ci dicono che i crimini sono diminuiti – non intendo commentare queste cifre, conscio che il noto “mezzo pollo” non ha mai sfamato chi il pollo non ce l’ha – ma credo che, una sola giornata “d’ordinaria follia” del nostro vivere odierno, stramazzerebbe in pochi minuti un abitante di mezzo secolo fa che dovesse giungere fra noi con la macchina del tempo.
Basta scorrere qualche giornale dell’epoca per rendersene conto: il delitto Fenaroli/Ghiani tenne banco per mesi, ma non avveniva lo stillicidio di violenza – spesso gratuita – come oggi accade. In questo senso, dobbiamo ammettere che siamo profondamente malati: i legami di solidarietà sono oramai labili, mentre quelli della competizione – stimolati dal sistema economico – prevalgono. Sui capitani in pensione e sui romeni girovaghi.
Su tutto, poi, regna oramai un senso di fatalismo che ci preclude di capire cosa sta succedendo.
A molti, oggi, risulterà incomprensibile perché la Romania sia entrata in Europa frettolosamente, senza che s’attendesse qualche anno di “decantazione” prima d’aprire le porte di quel paese all’UE.
Romania e Bulgaria sono entrate in Europa per precise ragioni geo-strategiche: dei rumeni e dei bulgari, a nessuno fregava un accidente.
La necessità, la fretta era dettata dal momento storico favorevole: prima che gli USA riescano a districarsi dal pantano iracheno, prima che la Russia torni ad essere così forte da gettare nuovamente la spada sui Balcani.
La furbesca Europa dei banchieri – conscia di non avere forza militare per un confronto – ha approfittato del momento favorevole per occupare uno spazio che altri, in quel momento, non erano in grado d’occupare.
Tanto per capirci, la debolezza economica di quei paesi, li consegna mani e piedi legati alle burocrazie europee, alle banche europee, al sistema economico europeo.
Cosa se ne fa l’Europa della Romania?
Del paese, in sé, poco o nulla ma del territorio sì, perché la Romania si apre sul Mar Nero, e sull’altra sponda del Mar Nero c’è tanto petrolio e tanto gas che vorrebbe giungere in Europa, ma non ci riesce. Fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare.
Su quel mare s’affacciano l’Ucraina – sempre in bilico fra Russia ed USA – e la Turchia in bilico fra USA e UE. Da quelle parti ci sono la Cecenia, La Georgia, il Kazachistan ed il Caspio…ho, mio Dio, quanto petrolio e gas c’è intorno al Caspio…
Si può farlo giungere in Europa con i “corridoi” adriatici: il meglio sarebbe un percorso nella pianura serba, poi Montenegro o Albania, quindi la Puglia, ma c’è di mezzo un rompicapo chiamato “Kosovo”, che nessuno sa come risolvere. Si può optare per un percorso più a sud, che coinvolga Grecia ed Albania, ma dall’altra parte sempre sulle coste rumene bisogna andare a parare.
Ecco la soluzione dell’enigma, ecco perché due paesi con economie traballanti, con un controllo del territorio evanescente, con popolazioni nomadi che li attraversano hanno trovato casa a Bruxelles.
Scopriamo oggi i Rom e gli tzigani?
Veramente, sono secoli che viaggiano per l’Europa: già rubavano galline quando ero bambino, però non capitava mai che una donna che tornava a casa dopo aver fatto la spesa venisse uccisa in quel modo.
Qualcosa è cambiato, già, tutto cambia.
Ad uno di questi “cambiamenti” abbiamo dato una mano anche noi, anche se ne siamo immemori: quando l’UCK scese in Kosovo, nel 1999, si fece consegnare le piantine delle città e diede 24 ore di tempo ai Rom di quelle terre per andarsene. Chi fuggiva perdeva casa e beni, chi restava bruciava insieme alla casa: se avete dubbi, leggete la “Storia di Reska” – la troverete facilmente sul Web – per rendervi conto di cosa successe a Pristina, a Graçanica, a Kosovo Polje, a Mitrovica.
A Kosovska Mitrovica, in un solo pomeriggio, furono date alle fiamme 1.500 case di Rom che vivevano lì, stanziali, da secoli. Decine di migliaia di Rom, che vivevano e lavoravano in quelle terre, fuggirono in Serbia ed in Bulgaria: poi, come uccelli migratori, si sparsero ovunque.
Sarebbe ingiusto, però, non ammettere che i Rom sono molto diversi dalle popolazioni europee, differenti anche dalle altre etnie jugoslave. Le donne lavorano e mendicano – non battono il marciapiede, è assai raro – ed i bambini sono considerati forza lavoro a costo zero. Questa è la loro società, il loro modo di vivere, da secoli: a Bruxelles non lo sapevano?
I Rom che viaggiavano nell’Europa di 50 anni fa, trovavano un mondo contadino che quasi li specchiava: molti facevano i calderai, e non era raro che nelle campagne la gente acquistasse i paioli di rame dagli “zingari”. I quali, poi, se c’era qualche pollaio “invitante” lo visitavano, ma non accadevano tragedie.
Poi la comunicazione s’è espansa, e le TV occidentali hanno iniziato a “battere” i Balcani, con l’iconografia di un mondo opulento, facile, a portata di mano.
La linea di faglia dei due mondi ha iniziato a scricchiolare: il concetto del tempo ci ha divisi. Loro, che continuano a viaggiare con i loro ritmi antichi, con le loro abitudini ataviche – che noi non condividiamo, non accettiamo, non comprendiamo – e noi che ci affrettiamo sulla via del tempo, dove non ci seguono più.
Inevitabilmente, inesorabilmente, lungo le linee di faglia si scatenano i terremoti. Anche questo non sapevano a Bruxelles?
E a Roma? Nessuno poteva accertare che una “faglia” s’era creata – ed era stata quasi sicuramente certificata da una commissione medica militare – nella mente di un ex ufficiale? Nessuno ha pensato di privare quell’uomo delle armi? Non è la prima volta che persone che possiedono armi facciano macelli: in famiglia, soprattutto. E la vicenda della “Uno Bianca”? Non ci ha insegnato nulla?
Linee di faglia che si creano, nelle menti e nella storia, mentre noi procediamo immemori del nostro vivere, del nostro creare mondi mostruosi, per noi e per gli altri.
Alla fine – per dare giustizia a una moglie che tornava a casa pensando alla cena e ad un passante che probabilmente cercava una pizzeria – si scatena la “vucirria” di giornalisti e commentatori, mentre gli avvoltoi della politica si lanciano su quei due poveri morti per cercare d’accaparrarsene un’unghia.
Intanto, le linee di faglia, sotterranee, nascoste, continuano a fremere, a stridere, ad aggrovigliarsi. Fino al prossimo terremoto.

10 commenti:

Cloroalclero ha detto...

Bertani: che postone del dio!
Te lo frego e lo metto pure sl mio blog.
Cloro

noname ha detto...

Buona sera, arrivo quì passando dal blog della Cloro,ho copiato un tratto del tuo scritto quì di seguito perche ritengo il brano stesso un pò esaltato ed esaltante e che a mio avviso grava sù tutto l'articolo stesso .
Questo è il brano tratto dal tuo articolo :

....A molti, oggi, risulterà incomprensibile perché la Romania sia entrata in Europa frettolosamente, senza che s’attendesse qualche anno di “decantazione” prima d’aprire le porte di quel paese all’UE.
Romania e Bulgaria sono entrate in Europa per precise ragioni geo-strategiche: dei rumeni e dei bulgari, a nessuno fregava un accidente.
La necessità, la fretta era dettata dal momento storico favorevole: prima che gli USA riescano a districarsi dal pantano iracheno, prima che la Russia torni ad essere così forte da gettare nuovamente la spada sui Balcani.
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Ritengo che questo brano sia rappresentante appunto di un'autoesaltazione, autoesaltazione che fà dimenticare il punto di fuoco.

Cloro nel suo Blog ti descrive come un qualcuno che starebbe bene o sarebbe utile che apparisse trà i media di Stato o ufficiali, io criticando questo brano, in un certo senso infatti è come se fossi criticando un X personaggio in Tv che si riempie la bocca ( sensa offesa) di frasi e contesti che sembrano appartenere alle persone che contano, mi sono spiegato ???

Le geopolitiche intenazionali...queste grandi affermazioni, queste grandi parole che sembrano essere vocaboli di chi "capisce" e può definirsi la "Casta", il salto di qualità.."io si che parlo alla grande..." mi sono spiegato ??????

Infatti se in molti magari non sanno, io ti posso dire che stare con il popolo vuol dire non dimenticare mai la visione del popolo, non dimenticare la visione del popolo vuol dire ricordarsi ed affermare che la Romania, la Bulgaria, ieri l'Albania, etc etc etc, sono in primis sacche che il capitalismo sfrutta al di là delle grandi "geopolitiche ".

Il capitalismo ha bisogno del povero, ha bisogno di quello da sfruttare per esistere e continuare ad esistere.

Affari d'oro si fanno già oggi ma anche da ieri in Romania, Bulgaria....

In un certo senso cosi come il capitalismo ha bisogno della guerra per distruggere e poter ricostruire, cosi l'Europa Capitalista ha bisogno di paesi cosi arretrati alla quale poter consegnare tutti gl'avanzi dell'Occidente ed in esso cercare affari d'oro,visto che sono paesi in cui non vi è nulla e che tutto è da fare sotto il profilo capitalista .

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Fai una differenza poi in cui poni un'America impegnata in Iraq ???!!!!

Scusami eh..ma l'Europa non è altro che una serie di stellette in più sulla bandiera Statunitense...........:):):)

vabbè và...:):)

Non che le geopolitiche non esistano o non sia vero che in passato si sia ucciso ed ucciso per questioni da te elencate ma in realta stando con i piedi per terra si evince che la Romania,l'Albania etc etc etc
sono un pò come il mezzogiorno Italiano.......

Del resto quello detto da me è sù tutti i telegiornali, dalla Romania si alza un coro di voci Italiane che decanta i rapporti economici con la Romania e chiede di smorzare i toni.....

O meglio ancora, si sà che andare in Bulgaria o Romania si spende la metà della metà di quello che si spende in Italia( vedi pubblicità per curarsi i denti con la metà dei soldi che servono in Italia...)

..e cosi via.. molti esempi pratici e non "pompamagneschi" ci spiegano del perche la Romania sia entrata in Europa cosi,senza decantazione......

Saluti e solo per spirito di conversazione senza offese intenzionali

Andrea

Bleck ha detto...

Bellissimo post.
Solo un appunto piccolo
La Reggiani si chiamava Giovanna.

Nidiaci ha detto...

E' una delle riflessioni più belle che abbia letto in merito.

Siccome citi la mia "Storia di Reska", mi permetto di darne le coordinate:

http://www.kelebekler.com/reska/

Pietro ha detto...

A mio avviso Bertani è uno dei pochi, seppur ancor troppo poco conosciuto, ma non da me che lo leggo già da più di un anno, che sappia centrare in maniera equilibrata il nodo dei problemi,dando al contempo anche delle indicazioni di possibili soluzioni agli stessi, riuscendo contemporaneamente, grazie ad una buona dote descrittiva e narrativa ad essere leggero ed al contempo efficace e sferzante. Mi auguro che in futuro tu possa avere maggior popolarità, non fine a se stessa ma come sprone e stimolo, e che le tue proposte contribuiscano a smuovere il pantano nel quale oramai siamo irrimediabilmente immersi.

Luca C. ha detto...

Una riflessione interessante. Solo su una cosa mi restano dubbi: il fatto è che zingari dalla Jugoslavia io che ho 37 anni me li ricordo da sempre. Il salto di qualità, in basso, è avvenuto molto di recente con l'ingresso della Romania nell'Unione Europea, e con essa con la libera circolazione dei rom della Romania nel nostro paese. Si tratta di una differenza dovuta alla particolare situazione romena (il regime di Ceausescu era molto diverso da quello jugoslavo) e al particolare ruolo a cui in quel paese sono stati per decenni relegati i rom.
Ora il vaso di Pandora è stato aperto, e non c'è da illudersi che qualcuno lo richiuda. Come cittadino romano, posso solo dire che il fatto che così tante persone siano costrette a vivere in baraccopoli indegne è intollerabile. Se la cittadinanza europea non dà adito al riconoscimento di diritti essenziali la qualità della vita nelle città non potrà che peggiorare.

Carlo Bertani ha detto...

Ciao a tutti: come sempre, tanta carne al fuoco.
Ho usato il termine "geopolitica" perché è corretto farlo: se osservate i percorsi previsti per gli oleodotti ed i gasdotti dal Caspio, noterete che la Romania è strategica.
Poi, che faccia comodo avere muratori romeni a basso costo, oppure fabbriche in Romania, non guasta. Il capitalismo non guarda in faccia alla gente, ma ai soldi.
E gli intesessi della borghesia europea possono non coincidere con quelli delle borghesie americane e russe.
C'è inoltre un altro aspetto da approfondire: la Shoà ebraica non è nemmeno criticabile per editto (legge Mastella); e quella dei ROM?
Bene ha fatto Martinez ad inserire il link per la "Storia di Reska", poiché è una delle pagine di giornalismo più vero che ho letto da anni.
Quando aggiornerò il mio sito, aggiungerò un articolo su un viaggio che ho compiuto in Bosnia, per aggiungere una pagina sui Balcani.
Purtroppo, la vicenda dei ROM si può comprenderla solo con il cuore, poiché loro non possiedono quasi "mente", intesa come capacità raziocinante di stampo illuminista.
Ne darò notizia qui sul blog.
Per ora, un abbraccio a tutti

Carlo Bertani

Cloroalclero ha detto...

x Andrea: mah, a parte che sul panamericanismo europeo sono d'accordo ( e comunque il Carlo altrove ne parla) non mi pare che l'analisi qui fatta sia monca. E' solo specifica e ben tematizzata, nonostante tocchi un ampio raggio di significati. Mi pare che si arrivi con grande maestria, dalla fenomenologia dei segni della sottocultura mediatica, al movente economico di tutta la macchina messa in moto.
Ma penso, anche da altre opinioni espresse sul mio blog, che qualcuno il senso del post di Carlo non l'abbia capito. Con rispetto parlando.
Ciao Carlo e ciao a tutti.
Cloro

Carlo Bertani ha detto...

Mah, penso che Cloro abbia ragione. In un post, si può solo dare qualche indicazione di un fenomeno. Per analisi più estese servono articoli e libri. La vicenda dei Rom e della Jugoslavia è così complessa...
Ricordo un bell'articolo di Paolo Rumiz, dove ricordava che la distruzione del ponte di Mostar avvenne il 9 novembre (9/11) e le torri l'11/9.
Curioso vero?
Rumiz sosteneva che, a ben vedere, la frattura sul diverso concetto del tempo e degli universi fantastici dell'uomo - così distante fra noi e il mondo orientale - si "materializzò", come prodromo d'eventi funesti, proprio con la distruzione di quel ponte, costruito (insieme a quello di Visegrad) ai tempi di Solimano il Magnifico, come testimonianza di legame fra i due mondi.
Che, oggi, appassiscono separati, con le conseguenze che abbiamo sotto gli occhi.

Un caro saluto a tutti

Carlo Bertani

Maria ha detto...

Non siete stati favorevoli all'idea che la Romania entrasse nell'Unione Europea e che i rumeni circolassero liberi tra voi? Anche io avrei voluto reprimere il fermento imprenditoriale italiano: mi sarebbe piaciuto impedire il fiorire delle miriadi di imprese italiane e paralizzare i meccanismi di sfruttamento intensivo praticato dagli italiani nel mio paese. Se i miei connazionali non sono tutelati dallo sfruttamento nel proprio paese, perché prosperino le imprese italiane, o dalla disoccupazione, emigrano all'estero.

"Purtroppo, la vicenda dei ROM si può comprenderla solo con il cuore, poiché loro non possiedono quasi "mente", intesa come capacità raziocinante di stampo illuminista."

Non mi risulta che tutti i rom non possiedano quasi "mente".