23 luglio 2020

Plotoni allo sbando


Il plotone, da sempre, è la pedina essenziale dell’ordinamento militare: se il plotone funziona, le compagnie funzionano, funziona il battaglione…e così via: a terra, in mare come in cielo.
Questo è un assioma essenziale del pensiero militare: in Vietnam, ad esempio – la compagnia C, appartenente alla 23° Divisione di Fanteria USA – si abbandonò nel 1968 al massacro indiscriminato di civili vietnamiti (504 vittime), ricordata come “massacro di My Lai”. Molti altri massacri sono rimasti nascosti di quella guerra, ed i comandi “purgavano” tutti i rapporti di fonte giornalistica. Ne discende, direttamente, che un esercito che non funziona, che non ha ben presente i suoi compiti (ed i suoi limiti), pur possedendo armamenti “stratosferici” rispetto al nemico – aerei, carri armati, artiglieria, marina, ecc – perde la guerra, inesorabilmente.

La Storia è zeppa di questi avvenimenti, dalle repressioni inglesi in India, che generarono il vero supporto all’indipendenza indiana, alle più recenti guerre americane in Oriente dai molto dubbi risultati (Iraq, Afghanistan) fino a ricordare la “terra bruciata” che i nazisti attuarono in Ucraina, che condusse – dopo la disperata resistenza a Stalingrado – alla rovinosa sconfitta. E tanti altri: Libia ed Etiopia per gli italiani, Algeria per i francesi, Messico per gli spagnoli, ecc.
In altre parole, se un esercito dilaga in azioni violente contro le popolazioni, concede all’avversario che ancora combatte la vera ragione per continuare a combattere: se sono incazzato perché so che non sarò fatto prigioniero bensì fucilato, torturato, massacrato…combatterò con più veemenza, senza risparmiarmi. Tanto, sarebbe inutile e cadere prigioniero la peggior iattura.
Alle forze armate italiane, schierate sul Piave dopo Caporetto, veniva spesso ricordato il pessimo stato delle popolazioni italiane sotto occupazione straniera, soprattutto le donne. E fu una motivazione più convincente dei richiami all’amor patrio di Cadorna.

Vorrei qui ricordare che l’architettura italiana delle varie forze dell’ordine è assai strana: due su tre (Carabinieri e Guardia di Finanza) sono militari mentre una sola, la Polizia, è un ordinamento civile. Questo fatto, assai strano ed unico in Europa, mi fu spiegato da un commissario di Polizia: lo Stato non si fida, e dunque ogni Forza è in continuo incontro/scontro con l’altra, che non si può mai sentire sicura all’interno dell’ordinamento. Guarda a caso, le indagini sulla caserma di Piacenza sono state gestite dalla Guardia Di Finanza.

Ogni volta che si scoprono dei comportamenti da vera e propria struttura criminale all’interno delle Forze dell’Ordine si ricorre sempre al medesimo contrattacco, quello delle “mele marce”. Gli altri sono tutti bravi…meno questi, che verranno puniti…certo, come no…abbiamo visto tutti cosa c’è voluto per scoprire la verità sul caso Cucchi. Ma anche molti altri – la caserma di Aulla, con 27 rinvii a giudizio per violenze, torture, ecc – dove, dalle intercettazioni, era saltato fuori che i militari minacciavano anche un magistrato che li indagava. Le notizie vengono oscurate nella maggior parte dei casi: su una stazione della Campania settentrionale, a due anni dalle vicende (violenze, torture, ecc) tutto è scomparso dal Web. Evidentemente, più che a dare la caccia ai mafiosi, gli informatici dei Carabinieri sono molto occupati a cancellare la memoria di questi eventi. E, qui, sono i Comandi ad essere coinvolti.

I Carabinieri sono circa 115.000, suddivisi in circa 110.000 sottufficiali e 4.000 ufficiali: un rapporto assai strano per una forza di Polizia Giudiziaria che lavora sul territorio. Perché, se dividete 110.000 per 2.000 ufficiali inferiori (circa la metà degli ufficiali superiori e trascurando gli alti gradi) saprete che, per ogni ufficiale effettivamente a contatto con le truppe, scoprirete un numero che non è assolutamente consono con la realtà: 55. Per ogni ufficiale inferiore – Sottotenente, Tenente o Capitano che sia – ci saranno 55 Carabinieri, Brigadieri e Marescialli: un numero troppo alto.
Generalmente, il plotone è formato da 15-30 uomini (secondo gli eserciti) ed è comandato da un Tenente o Sottotenente: il Capitano più difficilmente viene a contatto diretto con le truppe, poiché deve sorvegliare l’intera Compagnia, che è formata da 3-4 Plotoni.
Tutto questo in tempo di pace: ovvio che, in tempo di guerra, le cose siano diverse.

Ancora differenti se, in una nazione, quei militari hanno compiti di Polizia Giudiziaria, dove devono scoprire reati, analizzarli, consegnare rapporti, eseguire arresti, sorvegliare le strade…ecc, ecc.
L’Italia è un Paese molto “polverizzato” in migliaia di piccoli Comuni: i comuni con più di 100.000 abitanti sono soltanto 45. Quelli con più di 50.000 abitanti un centinaio: tutto il resto è una miriade di piccoli e piccolissimi centri dove l’unica autorità di Polizia Giudiziaria sono i Carabinieri, dispersi in una miriade di piccole Stazioni, dove ci sono dai 4 ai 6 militari. La Polizia è presente nelle Questure, ossia solo nei centri maggiori, mentre la Guardia di Finanza si occupa di reati finanziari. Le 4.500 Stazioni dei Carabinieri sono, in sintesi, quasi l’unica presenza dello Stato nel vasto territorio nazionale dove, invece – lontano da strutture più articolate e quindi più pericolose per loro – vivacchiano alla grande le organizzazioni criminali.

Le 4.500 Stazioni dei Carabinieri sono, genericamente, al comando di un Maresciallo: purtroppo, in molti accadimenti delittuosi, s’è visto come la figura del Maresciallo non sia capace di tenere a bada, se sgarrano, i sottoposti. Quando non si mette egli stesso a capo della combriccola. E, conti alla mano, c’è un solo Ufficiale per una decina di Stazioni, il quale si fa vivo raramente e solo se capitano situazioni che richiedano con urgenza una presenza più qualificata.
Eppure, le retribuzioni non sono così basse: se un Carabiniere semplice guadagna intorno ai 1.500 euro, un Maresciallo si avvicina già ai 3.000 mentre – per citare un semplice paragone – un operaio semplice s’aggira intorno ai 1.300 euro ed un insegnante – personale laureato – giunge a fatica e solo a fine carriera ai 2.000.
Anche le norme previdenziali, tuttora, sono molto di “manica larga” nei confronti delle Forze dell’Ordine e la riforma Fornero li escludeva a chiare lettere.
Qual è, allora, il problema?

Il vero problema ha due aspetti: la vicinanza con le organizzazioni criminali – la mafia sa bene come distribuirsi sul territorio – e la lontananza dei comandi la quale, se associata alla totale mancanza d’ispezioni a sorpresa, consente proprio quella garanzia d’immunità sulla quale i Carabinieri di Piacenza si basavano.
Per carità, le informazioni via Trojan o le intercettazioni telefoniche vanno benissimo: però, se qualche Tenente alzasse il sederino dalla poltrona e, ogni tanto, svolgesse un’azione di controllo sulle varie Stazioni senza avvertire, forse le cose andrebbero meglio.
Ad esempio, durante il lockdown, ho spessissimo notato i Carabinieri che andavano a controllare le persone all’ingresso dei supermercati, ma sempre senza mascherina. Della serie: noi siamo noi, e voi non siete un cazzo. E ne sono morti diversi fra loro, proprio per questa sottovalutazione dei rischi.

Non si può chiedere ad un Carabiniere di conoscere il Diritto: però un Tenente conosce sia il Codice Civile e sia quello Penale oltre, ovviamente, alla Costituzione.
Lo dico per ricordi personali: la mia famiglia è stata una famiglia di Ufficiali e sapete cosa mi raccontavano sempre?

Se un uomo al tuo comando non si comporta bene e non fa il suo dovere è soltanto colpa tua che non hai vigilato, perché avevi i mezzi e l’autorità per farlo. Capito signori Ufficiali?

11 commenti:

ambrogio negri ha detto...

Il maresciallo Carotenuto, il maresciallo Rocca, il commissario Montalbano ed altri personaggi televisivi o cinematografici potrebbero indurre a pensare quanto siano nobili gli ideali dei rappresentanti delle "forze dell'ordine". Potremmo così dimenticarci che anche questi organismi sono costituiti da persone che, come tali, possono essere condizionate dalla natura umana.
La madre dell'appuntato con villa e svariati conti correnti, anche se le prove raccolte inchiodano il figlio, sostiene che ce l'hanno con lui perché napoletano. Suo figlio è un bravo ragazzo che ha vinto all'enalotto!
Qualche anno fa, un mio amico, preside di un ITS, aveva bloccato in ufficio scolastico uno studente sorpreso a spacciare fra gli altri compagni, in attesa dei carabinieri. I genitori del giovane delinquente lo hanno denunciato per sequestro di persona,
Se ci guardiamo in giro e mettiamo in fila tutto il crimine che ci circonda, perché sorprenderci?
Io sarei per l'introduzione di un minimo di censura in ciò che circola. Se visioni un qualsiasi film o serie tv, fosse la trama anche la beatificazione di S. Maria Goretti, gli ingredienti immancabili sono: sesso, droga, alcol, notti brave, bullismo.
Che messaggi vengono veicolati così?
Poi, secondo me, c'è qualcosa che non mi convince anche nel nostro sistema investigativo. Com'è possibile che per qualsiasi crimine, compreso il falso cieco che guida la macchina, siano necessari mesi o anni di indagini. Non basta fermare, la prima volta, il cieco che guida e contestarli il reato?
Che altro posso dire? Sic mundus creatus est?
Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Mi stupisce il caso del preside e della successiva denuncia: trattandosi di un reato accertato, un pubblico ufficiale ha il dovere d'informare l'autorità di Polizia Giudiziaria. Trattandosi di spaccio di droga, d'aspettare i militi e consegnare il sospettato a loro.
Quello che, invece, mi stupisce è quello che sta accadendo a Piacenza: fatti saltare un colonnello, un tenente colonnello ed un maggiore. E gli ufficiali inferiori, dov'erano?
Sottotenenti, Tenenti, Capitani: dov'eravate? Da che parte stavate? Sapevate? Non sapevate nulla?
Fatevi vivi e rispondete: in fin dei conti, i più vicini ai Marescialli ed ai Brigadieri dovreste essere proprio voi.
Ciao e grazie
Carlo

Eli ha detto...

@ ambrogio

Certo, quello che manca è un altro po' di censura. Non basta quella che già opera incontrastata, sui giornali, su Facebok e YouTube, su tutte le televisioni nazionali.
Prima di scrivere, occorrerebbe un ripassino di grammatica.
Ma quanto sei vecchio? E non mi riferisco all'età anagrafica, ma a quella mentale.

ambrogio negri ha detto...

@ Eli
A proposito di grammatica, trascrivo qui il significato di censura da Treccani: …. Esame, da parte dell’autorità pubblica (c. politica) o dell’autorità ecclesiastica (c. ecclesiastica), degli scritti o giornali da stamparsi, dei manifesti o avvisi da affiggere in pubblico, delle opere teatrali o pellicole da rappresentare e sim., che ha lo scopo di permetterne o vietarne la pubblicazione, l’affissione, la rappresentazione, ecc., secondo che rispondano o no alle leggi o ad altre prescrizioni. Con sign. concr., l’ufficio stesso che è addetto all’esame. …
Sentirti sostenere che ci sarebbe una censura su tutti gli strumenti che hai elencato, mi fa scompisciare dal ridere. Probabilmente io devo avere, secondo te, seri problemi di comprendonio, perché a me pare che su tutto ciò che hai nominato circola impunemente qualunque cosa senza un minimo di conseguenze per chi la produce, tu ed io compresi.
Concludo rivolgendo a te lo stesso invito: “Prima di scrivere, occorrerebbe un ripassino di grammatica.”
@ Carlo
In effetti il mio amico preside non ha avuto conseguenze al contrario dello studente. Quello che ho voluto evidenziare è l’atteggiamento dei genitori che, invece di prendere a scapaccioni il figlio, l’hanno difeso ad oltranza procedendo anche in una denuncia inconsistente.
Ciao

Carlo Bertani ha detto...

x Eli: guarda che Ambrogio non si riferiva alla censura sull'informazione, bensì a quel malvezzo che distribuisce urbi et orbi violenza gratuita, solo per pubblicare prodotti mediatici di mediocre qualità che hanno, come denominatore comune, il sangue. Il quale - siccome ho insegnato e mi ricordo bene queste vicende - attira in modo parossistico i giovani: insomma, più c'è sangue e violenza e più il libro o film è degno di nota, e fa cassetta al botteghino o sul Web. I grandi maestri della giallistica - prendi Simenon o la Christie - passavano leggeri sul sangue, centrando la loro attenzione sulle mille contraddizioni delle indagini...fino alla scoperta dell'assassino.
Difatti, rimangono dei maestri che saltano da una generazione all'altra, mentre oggi i giallisti odierni si esauriscono in fretta, ed ogni nuovo libro aumenta la dose di sangue e violenza (spesso gratuita). Non lo faranno mai, ma qui qualche intervento di moderazione ci vorrebbe.
x Ambrogio. La cosa non mi stupisce. Quando insegnavo, nelle scuole dove si insegna il Diritto, i verbali degli scrutinii di fine anno li compilava sempre l'avvocato. Nelle scuole dove non c'era il Diritto, arrivavano sempre dei fac-simile gentilmente offerti da mariti/mogli/parenti dei docenti. Quasi tutti noi docenti abbiamo avuto qualche problema con i genitori "rampanti" poi, capita l'antifona, non ne abbiamo più avuti. Se vuoi, con un po' di tristezza: invece di scrivere "l'allievo presenta delle profonde lacune nelle Scienze o nel Latino...ci toccava scrivere: "L'allievo - come ricorda il 3°comma dell'articolo 47 della legge 34/1975, ricordando l'art. 9 del Regio Decreto n...Che tristezza.
Ciao a tutti
Carlo

ambrogio negri ha detto...

Grazie Carlo per essermi venuto in soccorso, svolgendo il tema da me proposto per chi non ha l’abilità di cogliere il significato dalle sintesi. Ma tu sei agevolato nella didattica per i tuoi precedenti da docente.
Voglio, però, integrare lo svolgimento.
È noto che in Italia la produzione e spaccio di droghe è illegale, perciò è altrettanto vietato farne pubblicità sui mezzi d’informazione.
Una consistente percentuale di film e serie tv, queste ultime tranquillamente fruibili al proprio domicilio, qualunque ne sia il genere o la trama, non risparmiano la presenza di giovani e meno giovani che fanno uso di stupefacenti ed alcol. Guardano le stelle e fumano una canna e bevono svariate lattine di birra; fanno l’intervallo a scuola e fumano una canna; vanno al cesso e fumano una canna; tornano a casa e vanno diretti al frigo per bere una birra; e via dicendo. L’apoteosi si manifesta nei fine settimana, quando alla canna subentrano le pastiglie per ogni necessità e i superalcolici. Nessuno spiega dove si procurano i quattrini per fornirsi e, a mo’ di giubileo, stanno tutti bene. I ragazzi giocano faticanti partite di rugby e le ragazze saltano come cavallette nelle loro danze da cheerleader.
Messaggio pubblicitario subliminale: Alcol e droga sono meglio dei biscotti e zabaione della nonna!
Ora, a tutti i guardiani e difensori delle libertà, chiedo che provino a convincermi che ciò sia moralmente ed eticamente lecito.
Ciao

alsalto ha detto...

I giovani sono un problema da sempre.
Tra alcool e droghe varie, feste ed assembramenti, sesso e risse.
Bisognerebbe sopprimerli appena nati in modo da risolvere il problema alla radice, lasciando così spazio alle persone adulte, per bene.
Anzi, mandiamoli a far la guerra, che si rendano almeno utili, stile sfaticati.

alsalto ha detto...

Sti sfaticati.

alsalto ha detto...

Io una volta ho visto un giovane che brandendo una canna enorme ha menato un povero adulto che passava di li per caso. E quante je ne ha date con sto cannone, ovunque, in testa, sulla schiena, poveraccio.

alsalto ha detto...

Mi hanno anche raccontato di quattro tipacci drogatissimi che una volta si sono chiusi in una stanza con tantissima di quella troca che quando hanno usciti avevano composto Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band. Sti trocati.

alsalto ha detto...

Perché sappiamo tutti benissimo che dietro a quelle serie TV, quei films, quelle reclam si nasconde sempre un giovane che le ha fatte dopo aver giocato a futtbol e lanciato per aria la cirlider mentre si arrotolava una canna nella birra.
Mica cazzi.