15 febbraio 2020

Le favolette desuete di Franco Prodi



Abbiamo letto, ovunque (1), propalate ai quattro venti, le storielle per incantare gli allocchi che Franco Prodi, paludato “scienziato” italiano ha strombazzato nei media, certamente aiutato da un fratello, da un altro fratello e poi…anche Nomisma non lo avrà certo trascurato. Tutto per dire che Greta Thunberg è soltanto una scolaretta un po’ svogliata che si diletta a parlare all’ONU invece che a mandare foto e barzellette su Wathsapp.
Non ho mai seguito Greta perché occupato, da almeno trent’anni, a spiegare con parole e libri che stiamo combinando qualcosa di rischioso. Non ho mai lanciato allarmi catastrofici sullo scioglimento dei ghiacciai – che pure avviene! – né sull’aumento del livello dei mari perché non mi parevano queste le dinamiche interne al discorso, salvo una sola volta, quando mi sono trovato coinvolto – con mio grande dispiacere – nel primo (almeno, credo) Ciclone che si sia abbattuto nell’alto Mar Mediterraneo.
Venti ad oltre 180 Km orari ed onde alte 10 metri, che fu catalogato come Uragano, Ciclone o Tempesta Tropicale (sono tutti sinonimi) di forza 3, il 30 Ottobre del 2018. Al quale, è stata creata un’apposita pagina su Wikipedia per spiegare il perché della differenza di quell’evento dalle tante mareggiate che hanno colpito, colpiscono e colpiranno la costa ligure.(2)

Detto in parole povere, caro prof. Prodi, non si può rammentare con paludamenti accademici che le condizioni climatiche della Terra sono cambiate e cambiano continuamente: è un’ovvietà, che anche i bambini imparano quando guardano i cartoni animati sull’Era Glaciale. Quando diventano un po’ più grandi, imparano che l’Europa è stata sotto i ghiacci per circa 40.000 anni durante la glaciazione di Wurm, terminata appena 10.000 anni fa.
Se studiano ancora di più, capiscono che queste sono soltanto le macro variazioni del clima, perché all’interno ci sono quelle più modeste, come l’epoca “calda” dei Romani, poi più fredda verso il 500 d C., nuovamente più caldo intorno all’anno 1000, poi si scese nuovamente…e, già nel 1300 circa, in Gran Bretagna non si poteva più coltivare la vite e gli inglesi decisero di difendere i loro feudi in Francia per continuare a bere vino: era nata la guerra dei Cent’anni. Poi giù, per la cosiddetta “piccola glaciazione” di metà millennio ed oggi di nuovo su: ma sono cose ovvie, che tutti sanno. Lei vuole spacciarle per il Verbo climatico planetario?

La seconda chicca che regala ai suoi lettori è il dubbio. Già, il dubbio. Siamo soltanto come un corpo di vetro che fluttua nel buio cosmico nelle vicinanze di una stella, che ci regala, quindi, la sua radiazione. Nient’altro. No, scusate, c’è dell’altro.
I cambiamenti climatici potrebbero essere determinati (secondo Prodi) da mutamenti dell’orbita (che, però, nessuno scienziato ha mai notato) e solo Jacques Laskar s’è lanciato a dire che sì, forse, ci potrebbero essere nei cambiamenti, ma se ne parlerà fra 100 milioni di anni.
Ci potrebbero essere anche cambiamenti nell’asse terrestre, ma nessuno – sono pochi decenni che abbiamo dati certi e provati – ha notato niente del genere.
Quindi, le sarei grato se potesse chiarire un po’ le sue fonti perché così, a naso, mi paiono molto “ballerine”.
Grazie a queste misteriose “fonti” però – che non vorrei fossero la fantasia sfrenata che si può notare nel suo sguardo “furbetto” – lei esclude categoricamente che l’uomo sia stato in grado di modificare il clima terrestre.
Tot fotoni arrivano, tot se ne vanno: alla salute! Cin-cin.

Concordo con lei quando esprime il suo dolore per le mille ferite d’origine chimica che inferiamo al Pianeta: ha ragione, però non è facile vivere in 7 miliardi (essendo pure un po’ stupidelli) in questo territorio finito dei cinque continenti, senza – peraltro – cercare di capire come si possa fare a meno della Chimica nell’ambiente: non abbiamo una mentalità ciclica, lo ammetta, e la prima cosa che ci viene in mente è: influenza? Antibiotico. Peste suina? Antibiotico. Malaria? Clorochina. Ecc, ecc.

Quindi, lei, passa a verificare qual è la posizione della (sua) Scienza nei confronti del problema: non le passa nemmeno per la mente che, oggi, circa il 90% degli scienziati se non è convinta, ha forti sospetti che buttare nell’atmosfera per un secolo un mare di CO2 qualche effetto può averlo. Gli altri? Non so, faccia lei: però i 16 milioni di dollari che la Exxon-Mobil destinò come “finanziamento” per “alcuni” scienziati, cos’erano?
E passiamo ai dati, che lei sciorina così, facilmente, come se fossero oro colato.

Il primo, ovviamente, è quello sull’aumento della temperatura media globale: 0,2 gradi negli ultimi due secoli. La fonte, prego?
Mi sono un po’ documentato prima di risponderle, ed ho trovato questo grafico, il quale è contenuto in un articolo de “L’Inkiesta” (3) – noto format giornalistico, con tanto di fonti – dal quale si evince che l’aumento delle temperature medie, dal 1960 ad oggi, è di circa 0,7 gradi centigradi.


 Riportando, quindi, le lancette della Storia all’inizio dell’era industriale – circa due secoli – non è una bestemmia affermare che l’aumento della temperatura media è stato di circa 1,5 gradi, come sostengono quel 90% di scienziati “creduloni” non perché sono corsi appresso a Greta, bensì soltanto perché hanno studiato il problema e sono giunti a deduzioni logiche. La fonte del grafico? La compagnia petrolifera Exxon-Mobil, che pagò un sacco di soldi poiché non fosse divulgato: per fortuna ci sono alcuni eroi come Julian Assange anche nel mondo scientifico, per rivelare ciò che si cerca d’insabbiare.

E veniamo al tormentone della “prova scientifica” che non c’è, ossia non è dimostrato che l’aumento delle temperature sia dovuto alle attività umane: il noto principio dell’epistemologia scientifica che prevede la riproducibilità dell’evento. Non posso che darle ragione, poiché una simile “prova” – trattandosi, nel contesto interessato, niente di meno che dell’intera Biosfera! – quando la prova ci fosse, l’intera umanità non si saprebbe dove andrebbe a finire.
Oddio, qualche prova c’è: è scientificamente dimostrato in laboratorio che l’aumento dei gas serra (principalmente CO2 ed altri) provoca una riflessione verso la superficie del Pianeta della radiazione infrarossa, proporzionale alla quantità di gas serra immessa.
E’ una sperimentazione facilissima, per la quale bastano due identici recipienti di vetro – alla medesima temperatura – attraversati dalla medesima radiazione fotonica, e due termometri per la rilevazione immersi in due, uguali, strati d’acqua sottostanti. In uno aria, nell’altro aria + CO2: è stato fatto ed i risultati scientifici sono incontrovertibili.
Non è proprio come dice lei: “i fotoni arrivano e se ne vanno”, i fotoni arrivano, si trasformano in radiazione infrarossa (rifrazione) e poi, invece di prendere la strada degli infiniti spazi cosmici (riflessione) in parte ritornano a terra aumentando l’energia che ristagna. La quale, a volte, si “consuma” trasformandosi in energia cinetica che mette in moto l’atmosfera sotto forma  di venti, mari e tempeste varie. Oppure ristagna, regalandoci sì Inverni quasi inesistenti, ma Estati da caldo africano.

C’è poi l’aspetto economico, per il quale molti – che credono d’essere i polli più furbi del pollaio – lanciano impietosi strali: ecco! Vogliono l’economia “verde” perché ci sono enormi interessi economici attorno! Sono finanziati dalle lobby “verdi”! Eccetera, eccetera.
In un sistema economico globale (quasi) totalmente capitalista è inevitabile che qualsiasi nuova realizzazione coinvolga le banche, le finanziarie, i fondi sovrani ed i fondi d’investimento privati. Che si costruisca un generatore a vento oppure una piattaforma petrolifera, un pannello solare od una centrale nucleare, i soldi da lì devono arrivare. Sono scelte di natura politica, che poi devono rivolgersi al sistema finanziario.

I governi, dopo Chernobyl e Fukushima, non gradiscono più il dover installare una tecnologia la quale, al minimo errore – e mi dica lei se possiamo eliminare l’errore dal calcolo delle probabilità! – consegna intere regioni al disastro, all’inabitabilità, a costi astronomici per almeno sopperire un poco al problema, già sapendo di non poterlo risolvere.
Se desidera, dia un’occhiata (4) ai terrificanti problemi che ha incontrato Areva nella costruzione della centrale nucleare di Oikiluoto in Finlandia per renderla almeno “accettabile” per l’aspetto sicurezza, dal quale si ricava che la sicurezza assoluta, in campo nucleare, non esiste.
La fusione nucleare? Per ora non c’è nulla di serio, a parte i ritardi che la Francia accampa anno dopo anno per la prima sperimentazione: sono vent’anni che il balletto va avanti.

La realtà, invece, qual è?
La Gran Bretagna ha recentemente stanziato 41 miliardi di sterline per installare nuovi “campi” di generatori eolici nei mari che la circondano:  41 miliardi, mica bazzecole, battendo la Germania che ha fermato il suo investimento a 23 miliardi di euro.
La Gran Bretagna – non so se lei è a conoscenza di questa vicenda – già in anni lontani fu incaricata dai consessi internazionali d’interessarsi alla Corrente del Golfo. Responsabile è l’università di Southampton, che svolge periodiche rilevazioni usando un sommergibile della Royal Navy.
Le rilevazioni iniziarono intorno al 1970, quando gli inglesi individuarono 12 enormi “camini” d’approfondimento delle acque “esauste” della Corrente, ossia dove le acque scendevano verso il fondo e tornavano verso il Golfo del Messico: una sorta di circolazione “a termosifone”. Oggi, ne hanno ritrovati solo due ed a latitudini più basse, perché le acque calde e salate della Corrente incontrano prima le acque dolci di scioglimento dei ghiacci polari (più leggere) e scivolano sotto.
Insomma, la Corrente del Golfo ha perso consistenza, ed anche il fenomeno meteorologico definito “Anticiclone delle Azzorre” (dipendente dalla Corrente) è sostanzialmente diminuito: un tempo, d’Estate, in Europa s’espandeva l’anticiclone delle Azzorre. Oggi è molto ridotto e nel Mediterraneo s’espande l’anticiclone Africano, più torrido e meno temperato.
E la Gran Bretagna – che caso! – finanzia con ben 41 miliardi di sterline un piano epocale di generatori a vento!

C’è poi il tormentone dello scioglimento dei ghiacci Artici ed Antartici.
Nessuno ha mai detto che il Mar Glaciale Artico si scioglierà totalmente, giacché se questa – finalmente! – fosse la“prova scientifica” caparbiamente ricercata, a New York abiterebbero solo più dal secondo piano in su e Central Park sarebbe un grazioso laghetto dove incrocerebbero i vaporetti al posto degli autobus.
La realtà è, invece, che le regioni periferiche della calotta artica stanno degenerando e si sciolgono sempre per più tempo, mentre si ricostituiscono, in Inverno, con spessori sempre più sottili.
D’altro canto, perché Putin ha ordinato la costruzione di ben 21 nuovi rompighiaccio a propulsione nucleare – con quello che costano! Noti che la US Navy ha solo 12 porterei nucleari! – per navigare nel Mar Artico?
A meno di pensare che Putin sia un idiota, non c’è altra spiegazione che il Mar Artico – sul quale la Russia ha numerosi porti commerciali – è libero da ghiacci, nella parte periferica, per quasi otto mesi l’anno e, per i restanti quattro, i rompighiaccio guideranno le navi fino agli oceani.
Perché questa soluzione? Poiché il trasporto marittimo è il meno costoso e perché il Mar Artico consente di raggiungere moltissimi, importanti porti in Europa, Asia e in America mediante rotte parecchio più brevi rispetto ad una rotta a latitudini più basse.

Insomma, prof. Prodi, forse un briciolo d’umiltà non guasterebbe, sciolga un cucchiaino di dubbi nel suo sapere scientifico così certo e cristallizzato: ha sentito parlare del cardinal Bellarmino? Eh, finisce un po’ per assomigliargli…
Greta non c’entra niente, è soltanto una testimonial arrivata a caso o creata…ma è il problema che sottende il dato importante: ci sono migliaia di giovani, anche italiani, che lavorano – ben pagati – nei nuovi campi della ricerca energetica. Non capisco perché, un semplice cambiamento nel sistema d’approvvigionamento energetico, debba scandalizzare fino a questi punti!
Arrivò la ferrovia? I cavalli tornarono nelle stalle e furono sostituiti da allevamenti bovini…quale fu il problema?

Oggi, i generatori a vento hanno raggiunto una potenza unitaria di quasi 10 Megawatt, il suo collega Carlo Rubbia ha inventato un sistema eccezionale per la captazione solare…di cosa dobbiamo preoccuparci?
D’altro canto, il ministro del Petrolio saudita, molti anni fa, fu profetico quando disse: “L’Età della Pietra non terminò di certo per l’esaurimento delle pietre, e così l’Età del Petrolio potrebbe terminare prima dell’esaurimento del Petrolio.”
Se ne faccia una ragione: su, coraggio.

10 commenti:

ambrogio negri ha detto...

Io, di fronte a questi problemi, mi pongo sempre due domande:
1. Per chi predica questo tizio?
2. Costui, non ha figli, nipoti e/o altri discendenti?
Non credo affatto che Franco Prodi sia impreparato, ma sono sicuro che sia in malafede.
Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Non penso sia in malafede, penso soltanto che sia...un benestante,moooolto benestante. Ciao

federico ha detto...

90%??? gli ha contati o crede a ciò che scrive certa stampa? se anche lei cade in questa trappola, siamo rovinati...
La realtà ed i numeri sono molti diversi. Prodi non è certo l'unico e non è certo solo (certo, la sua parentela non aiuta, ma sarebbe un pregiudizio), anzi... direi che i più autorevoli sono certi che il Co2 prodotto dall'attività umana ha una influenza del tutto trascurabile.
Fare ricerca per trovare fonti alternative energetiche efficienti è giusto e doveroso. Cercare di spingere con argomentazioni poco oneste, no.
Se vuole le faccio la lista e le fornisco una bibliografica chilometrica... ma diciamocelo... non servirebbe, è tutto pubblico, basta cercare e non imitarsi quelli che altri ci sbattono in faccia (poi sull'auto elettrica lasciamo perdere, più inquinante delle batterie al litio, fra costi ed energia di estrazione, uso di sostanze altamente tossiche ed inquinanti per la purificazione del litio, enormi problemi di smaltimento con miliardi di batterie la cui vita media è risible...)

Carlo Bertani ha detto...

Insomma, lasciamo tutto quanto com'è, il rischio non esiste, state tranquilli, comprate auto diesel che vanno benissimo, se creano un po' di smog non fa niente...c'è sempre stato...
Federico: sono stanco di confrontarmi con gente che non vuole capire...andate per la vostra strada, tanto, i governi mostrano un'attenzione sempre maggiore per le nuove tecnologie energetiche verdi. Io, l'auto elettrica non l'ho nemmeno citata, perché è sulle fonti che bisogna lavorare, non al fondo della catena. Tanto, è tutto inutile: ti ricordo che questa querelle non è Roma-Lazio o Inter-Milan...è qualcosa di più serio. 41 miliardi di sterline il piano energetico/eolico inglese...questo è ciò che conta...poi, se volete correre dietro ai miliardi che le compagnie petrolifere immettono nei media per confortare le loro tesi indimostrabili, fate pure...Ciao
Carlo

ambrogio negri ha detto...

Scusate la celia. A me certi discorsi fanno venire in mente mia moglie che, quando sbaglia a salare il cibo, si giustifica così: questo sale sala di meno o di più, a seconda del risultato, di quello normale.
Ciao

Carlo Bertani ha detto...

Non ho capito la metafora di Ambrogio.

ambrogio negri ha detto...

La metafora é: Federico si accorge della bibliografia chilometrica ma non vede quella misurabile in anni luce che dimostra il contrario. Forse è troppo grande per la sua vista!
Oppure, come mia moglie, gli piace arrampicarsi sui vetri.

Carlo Bertani ha detto...

Adesso ho capito. Federico, temo di no. Ciao

alsalto ha detto...

Buonasera a tutti.
Anche qualora l'attuale attività umana non sortisse questi grandi effetti sul riscaldamento globale rimarrebbe l'evidenza di come risulti nociva per la salute, ci stiamo avvelenando.
Il più bel nespolo giapponese che abbia mai visto si trova nel giardino di una villa nella prima cintura di Torino segno che tanto CO2 e tepore ai vegetali male non fa. Di così belli e rigogliosi non ne ho visti manco in sicilia. Sul fatto che i frutti di quella pianta siano sani nutro però molti dubbi.
La settimana scorsa sono sceso in frutteto per la potatura, abito a 600mt slm ai piedi del Monviso, i mandorli sono in fiore (?), sui kiwi ho raccolto alcuni frutti dimenticati, in perfetto stato di maturazione. Fin qui tutto bene, anzi prodigioso. Non fosse che da 5 anni non salvo manco il 20% della famiglie d'api che inverno, pur alimentandole col candito, facendo profilassi contro varroa, trappole per vespe vellutine ed ogni sorta di sforzo.
I castagni seccano così: di colpo. Idem dicasi di noci e peggio ancora ciliegi e carpini, qualcosa che non funziona c'è eccome, siamo avvelenati. Hanno tanto rotto il cazzo con la terra dei fuochi ma i posti piu' devastati sono qui, torinese e Brianza, solo che l'economia traina a quindi tutti muti ed andare. Tanto abbiamo uno tra i più importanti istituti di ricerca contro il cancro, guardacaso, qui a due passi, a Candiolo. E che non mi si sciorinino numeri, a me interessa la vita non le statistiche, come Bukowski o prima Trilussa.

Carlo Bertani ha detto...

Forse, tutti i dati che citi sulla tua zona, indicano semplicemente un mutamento di clima molto veloce ed imprevisto. Io, qui a Saliceto, primo paese del Piemonte oltre la Liguria, ritengo che nelle zone collinari si potrebbe dar inizio alla coltivazione dell'olivo, con le cultivar che recentemente sono state innestate con gli olivi di Casale Monferrato, sopravvissuti in un monastero dall'anno 1000. Le vendono al mercato di Mondovì.
Certo, si può ragionare su ciò che sta avvenendo, capire le posizioni delle altre persone, ma quando c'è totale chiusura (vedi Prodi o Federico) purtroppo non c'è discorso che tenga. E' tutto inutile.
Ciao
Carlo