L'eremo di Blagaj, nei pressi di Mostar |
Come saprete, ho abbandonato Comedonchisciotte al suo
destino perché troppo compressi dalla teoria che gli ebrei siano i veri padroni
dell’economia del Pianeta: siccome nessuno li schiodava da lì – ben corroborati
da leghisti, Casa Pound e neofascismi vari – ho deciso di fare un passo
indietro.
Questo non significa che io non legga CDC, perché ha il
pregio di raccogliere dal Web una serie di contributi: a volte interessanti,
altre un po’ meno. Si prende il buono e non si perde tempo con il resto.
Mi ha colpito un articolo di Pepe Escobar, addirittura intitolato
“Le
radici della demonizzazione dell’Islam sciita da parte dell’America”, ossia come se esistesse una differenza
incolmabile di tipo filosofico/religioso che impedisse all’America di Trump di
colmare, e calmare, i dissidi che esistono fra le due Nazioni.
Ohibò – mi son detto
– leggiamo cosa vuol dire Escobar, perché – essendo una materia che
richiederebbe più volumi per essere esposta – se ci è riuscito, tanto di
cappello.
Purtroppo, la
frittata non è proprio caduta bene nel piatto: anzi, diciamo che nel momento di
voltarla, durante la cottura è scivolata via, obbligando i commensali a
raccogliere i pezzi da terra. D’altro canto, il tentativo di spiegare, anche in
un’ottica geopolitica, la vicenda persiana/iraniana degli ultimi 2 millenni e
passa, va oltre le possibilità di un articolo, anche abbastanza corposo. Non se
la prenda Escobar: nel “manico” era già insita la sconfitta, inutile piangerci
sopra, sarebbe come descrivere l’intera storia Romana, decadenza compresa, in
due paginette.
Non sono mai stato in Iran ed in Iraq – le terre degli
sciiti – però da molti anni sono un corrispondente di IRIB, la radio iraniana
in lingua italiana. Ciò mi consente almeno di provarci evitando, però, d’avviarmi
senza pensarci prima su chine così impegnative.
Perciò, ho attuato una suddivisione per epoche, cercando di
rispettare le loro epoche.
L’epoca pre-islamica
L’area persica in epoca pre-islamica fu un confine ben
presente negli atti militari dell’antichità: più volte i persiani giunsero in
Grecia, più volte Romani e Greci s’avvicinarono alla Persia.
L’unico a conquistarla fu Alessandro il Macedone: il quale,
però, non aveva alle spalle una nazione coesa e decisa nell’appoggiarlo, ed
Alessandro lo sapeva. Le mille rivalità fra le polis greche lo aiutarono col
contagocce nel conquistare, ma nulla dopo nel mantenere le conquiste fatte: fu,
in sintesi, una lunga corsa per raggiungere il mitico fiume Indo e nulla più.
Alessandro lasciò un’eredità che durò secoli nel Mediterraneo, ma non in Asia.
I Romani si resero conto che la potenza persiana doveva
essere attenuata e disillusa dal venire in Occidente, e ci riuscirono, ma mai –
neppure Traiano che espugnò Ctesifonte (l’allora capitale) – meditarono di
conquistarla e di fare della Persia una provincia romana.
Sull’altro versante – nell’odierno Afghanistan – i persiani
dovettero controllare per secoli l’incontro/scontro con la civiltà cinese: un
po’ con la guerra, ma molto con la diplomazia.
La prima epoca
islamica
L’Islam ereditò un
mondo in disfacimento, soprattutto nella parte occidentale: per alcuni versi fu
un vantaggio per la nascente cultura islamica senza dimenticare, però, che
l’Impero Romano d’Oriente – i Bizantini – durarono fino al 1500.
Le vicende dinastiche delle classi dirigenti islamiche
seguirono un percorso che è abbastanza simile a quello che abbiamo avuto in
quei secoli in Occidente: una sequela infinita di lotte intestine per il
potere, a tutti i livelli ed a tutte le latitudini. Cosa si poteva creare, dopo
la disfatta del mondo greco-romano che aveva dipinto la civiltà per quasi un
millennio?
Mi chiedo – dall’articolo di Escobar – come si possa citare
il martirio di Alì come “la storia di Karbala e Imam Hussein e lo sforzo sciita nel
proteggere e difendere gli oppressi e lottare contro l’oppressore.” Siamo al 680
d.C.: qualcosa
di quel mondo esiste ancora? Certo, come la battaglia di Legnano-Pontida (1167)
viene celebrata dalla Lega come la “liberazione” dei lombardi…dimenticando
completamente il contesto storico, ossia che il nemico non era “Roma ladrona”,
bensì l’Imperatore Federico Barbarossa. Una delle mille battaglie medievali.
Insomma, non prendiamo a prestito pessime citazioni di
pessimi politici per cercare nella Storia delle giustificazioni per il
presente: ne viene ancora a Bossi od a Trump, di aizzare qualcuno nel nome di
faccende accadute nella fossa del tempo per giustificare le loro sporche mire.
Ciò che invece bisogna notare è il “picco” della cultura
islamica contemporaneo ai califfati abbasidi di Baghdad (900 d.C.) i quali,
liberi dalla prevaricazione teologica cattolica, condussero la scienza e la
tecnologia a livelli impensabili per l’epoca: dagli interventi chirurgici con
anestesia totale (oppiacei), che rimasero nei testi di medicina inglese fino al
1700 alle prime cartiere, importate dal sapere cinese.
Dai numeri cosiddetti “arabi”, che giunsero in verità
dall’India, all’algoritmo, che fu inventato in Persia da un dimenticato matematico
chiamato Al-Kwarizmi (De Al-Kwarizmi de
numero indorum). Anche il pensiero fece molti progressi: da “solo la logica (kalam) può riconciliare in
pieno ragione e fede” (scuola filosofica dei Mutaziliti) a “dal mondo
minerale a quello vegetale, dal vegetale all’animale, e da quest’ultimo
all’uomo” (Alì al-Masudi), laddove si cercava d’ipotizzare l’evoluzionismo.
Per favore, Escobar: lasciamo da parte Cartesio, che ancora
doveva nascere molti secoli dopo.
La seconda epoca
islamica
Finite le Crociate e tutti gli sconquassi che ne derivarono,
agli albori del Settecento si verificarono alcuni mutamenti: purtroppo, di
segno opposto rispetto alle aspettative od alle speranze di una conciliazione.
Paradossalmente, laddove gli islamici avevano scoperto la
logica nel 900 d.C., la dimenticarono mentre in Europa con l’Illuminismo stava
affermandosi: questo è uno dei punti chiave delle rispettive evoluzioni. Gli
Illuministi cozzarono violentemente contro il potere cattolico, mentre gli
islamici – segregati nella Umma e nei versetti del Corano – non poterono
accedervi.
Vi fu un luogo dove le rispettive tradizioni tentarono
l’incontro: da un lato i Gesuiti, dall’altro i Dervisci – da non confondere con
i Dervisci Danzanti, che erano per una via più legata all’ascetismo – mentre i
Dervisci Ottomani erano il vero contraltare dei Gesuiti cattolici.
Anche il luogo è noto e suffragato da prove storiche:
l’eremo di Blagaj, alle sorgenti della Buna, presso Mostar, in Bosnia.
In quel luogo (che visitai) per secoli le tradizioni vennero
confrontate, i “sacri testi” letti collettivamente, le discussioni fiorirono,
vi nacquero amicizie. Purtroppo, fu tutto inutile: l’Europa marciava a passo
lesto verso qualcosa che gli islamici non potevano cambiare così in fretta, e
già s’intravedeva l’ombra di un Corso che avrebbe significato il crollo
definitivo dell’Europa medievale, dei suoi riti, delle sue monarchie assolute,
delle nobiltà intangibili.
Dall’altra parte, e più precisamente nel deserto saudita, un
oscuro teologo islamico – Al-Wahabi – sosteneva proprio la tesi opposta, ossia
l’aderenza totale – letterale – con il Corano, scritto più di mille anni prima
(!). Incontrò un giovane emiro – tale Al-Saud – e, insieme, giurarono fedeltà
alla nuova (?) visione del Corano: era nato l’imperituro legame fra quello che 200 anni dopo sarebbe diventato il
regno degli Al-Saud e la visione di una civiltà islamica rigida e
conservatrice.
E l’Iran?
Fino all’anno 1000 governato dai califfati abbasidi, se ne
staccò quando gli abbasidi andarono in rovina, occupati dagli Ottomani. Fino al
1500 la regione subì invasioni dal grande Nord, dalle steppe asiatiche, e fu
governata da sovrani di derivazione mongola: nel 1500 – attenzione, secoli
prima del regno saudita – con la dinastia Safavide stabiliva confini abbastanza
definiti e corrispondenti grosso modo all’antico regno persiano. Nel 1600,
infine, iniziava la sua azione diplomatica, prendendo accordi con le nazioni
europee sempre nell’ottica di proteggersi dal pericolo ottomano (che era,
comunque, in caduta dopo l’ascesa dell’Impero Britannico).
Si può ben dire che l’inizio dell’Era Moderna trovò un Iran
già “strutturato” per entrarvi a pieno titolo: a parte la breve occupazione del
1941 – ad opera di britannici e sovietici – ricordiamo che l’Iran non è mai
stato colonizzato.
La religione sciita
come differenziazione sociale, oltre che teologica?
Francamente, la “teoria” di Escobar mi lascia un po’ freddo.
Le differenze fra i due sistemi teologici, mentre non sono
in discussione gli aspetti coranici, sono soprattutto nella scelta e
soprattutto nella genesi del clero, che è molto diversa.
Nel mondo sunnita si trova ancora un’eco molto presente di
derivazione genealogica: il Re del Marocco s’ostina a difendere la sua
(pretesa) discendenza per via diretta dal Profeta Maometto. Inoltre, le figure
eminenti dell’universo sunnita (come l’imam di Al-Azhar al Cairo) sono sì
ascoltate per quanto riguarda gli aspetti dottrinali, ma non hanno ruoli
sociali né, soprattutto, politici.
Invece l’Iran – piaccia o non piaccia, e nemmeno vi sto a
raccontare se sia più o meno giusto – è una repubblica islamica, nella quale la
figura principale – come se noi avessimo come Presidente il Papa – è il
prodotto di una gerarchia ecclesiastica, anche se fare raffronti è difficile e
carico di tranelli ideologici.
L’Iran, fra i Paesi del Medio Oriente, è il più orientale:
non mi stupisce che una gerarchia religiosa esprima il “migliore” a guida della
nazione: se vogliamo, è molto orientale questo tipo di scelta, paragonabile ai
santoni indiani, tibetani, birmani, cinesi, ecc. Ossia, devi dimostrare le tue
capacità e che il tuo pensiero è ben saldo e determinato: tutte doti richieste
a qualsiasi capo religioso in Oriente. C’è poi il caso, tutto iraniano, che la
guida religiosa sia anche colui che indica, a grandi linee, il percorso
politico della Nazione, anche se la gestione è completamente in mani civili.
La Religione Sciita,
allora, in sé racchiude tutto questo sistema: nelle città sante – in Iran ed
Iraq – cresce un clero dal quale escono le alte cariche. Ovvio che questo modo
di procedere entra in conflitto con tutto l’universo sunnita, dove troviamo
soprattutto reami, reami fasulli, presidenti che sono dei padri-padroni e
dittatori che vengono chiamati presidenti.
In altre parole – migliore o peggiore, giusto o sbagliato
che sia – l’Iran possiede una struttura costituzionale che nessuno ha in
quell’area: una solidità che dura, come Stato indipendente, dal 1500.
Ed è questo, se vogliamo, che potrebbe spaventare un
presidente americano: sapere d’avere di fronte una struttura composita – certo,
c’è anche la religione sciita – ma estremamente moderna.
Di una strana modernità, che non è misurabile con i nostri
“metri”: una modernità islamica.
4 commenti:
Bella panoramica su un mondo veramente per noi oscuro.
La culla della nostra civiltà: Sumeri, Accadi, Assiri, Babilonesi.
La scrittura, l'agricoltura, l'idraulica.
E probabilmente anche delle nostre popolazioni, dopo un intervento sul DNA, operato chissà da chi, visto che costoro si dedicarono con impegno alle migrazioni verso occidente.
Proprio ieri leggevo su di un sito di Storia che la grandezza dell'Impero Romano fu dovuta alla capacità dei Romani di accogliere, integrare e far crescere i cittadini delle province conquistate, mescolando etnie, religioni, culture ed usanze in un crogiolo che naturalmente conduceva ad un'evoluzione collettiva. Il culto di Mitra, ad esempio, proveniva dalla Persia. I Romani erano tolleranti ed accoglienti, appresero da tutti, Etruschi, Falisci, Fenici, Pelasgi, Egizi, Greci, ed il risultato fu una grande civiltà che ha influenzato il mondo intero.
Proprio come si fa oggi!!!
Ciao.
E=mc2
Certo, la qualità precipua dei Latini era quella di accogliere, anche per imparare. Difatti, Roma nacque da una convergenza di molte tribù verso una città che si presentava come "nuova" nel panorama dell'epoca. Anche New York ha avuto una simile genesi.
Mentre i paesini dell'Appennino che non ascoltano le proposte e non accolgono, sono inevitabilmente destinati all'estinzione.
Ma questo c'entra poco con l'articolo.
Ciao
Carlo
Mah, non so che valore possano avere le ragioni storiche, nel tentativo di trovare una giustificazione alle presunte idiosincrasie dell'America nei confronti dell'Iran e di tutto l'islam, come ha tentato di fare Escobar (Pepe, ovviamente). Non solo l'America di Trump, ma qualunque altra America si direbbe incapace di capire le ragioni storiche altrui, se non a livello di analisi prevalentemente militari e competitive in campo commerciale ed economico; ciò non toglie che qualunque tentativo di comprendere, al di fuori di schemi prefissati, merita comunque attenzione, se sostenuto da un ragionamento e da ricerche un minimo attendibili. Quindi se capita, anche io personalmente continuerò a seguire le letture meritevoli di attenzione, che Comedonchisciotte (e altri, naturalmente), a volte, continua a proporre. Certo, se si insiste con altre teorie assurde del tipo che Casaleggio sarebbe una entità massonica oscura che governa un partito azienda capace di condizionare con metodi apocalittici la mente e il consenso di milioni di italiani, passando per il britannia e altri misteri, non avendo nemmeno la bontà di vedere i condizionamenti creati da un vero partito azienda che è tutt'ora sotto gli occhi di tutti, allora mi sa che, almeno io, non ce la posso fa. D'altronde, chiunque tenti di semplificare fatti e avvenimenti, distorcendoli sotto una coltre di disinformazione più o meno parziale, mischiata a verità anche casuali, può solo cavalcare il momento delle reazioni emozionali di coloro che vogliono sentirsi dire certe cose.
Non ce l'avevo con Escobar: capita a tutti di partire con una premessa/promessa e, dopo, di non convincere. E' successo anche a me, parecchie volte. Solo che tirare in ballo sciiti e sunniti nel giudizio che hanno gli americani dell'Iran non ci sta, mi sembra un po' eccessivo e fuori luogo. O Escobar spiegava compiutamente quello che voleva sostenere, oppure io - che qualcosa di queste faccende ho approfondito - non mi sono sentito convinto, in primis perché non ho compreso dove volesse andare a parare.
Ciao
Carlo
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