19 gennaio 2020

Via Gradoli Caput Mundi


Forse qualcuno pensava che il punto più importante, nella storia geopolitica romana ed italiana, fosse piazza san Pietro a Roma, per qualcun altro il Quirinale, altri ancora la sede dell’ENI all’EUR…peccato se ci avete creduto, perché questa anonima via della zona Nord di Roma – guarda a caso a pochissimi chilometri dagli studi romani della Rai di Saxa Rubra (Grottarossa) – è senz’altro il centro politico e strategico di Roma. Peccato, non ve ne siete mai accorti: lì si trova il centro strategico dove la cosiddetta “politica nazionale” è sempre stata forgiata prima d’esser presentata sulle piazze politiche, di questo o di quello, come desiderate o più vi fa piacere.

Fino al 1978, chi capitava in via Gradoli ci passava solo per andare alla Tomba di Nerone: poi, col rapimento e l’uccisione di Aldo Moro, entrò in prima pagina. Anzi, con scherzi e burle, comprese le “sedute spiritiche” di quel buontempone di Romano Prodi. Ma la storia non finisce qui.
Se il numero 96 divenne famoso per la prigionia di Moro – a questo punto, ogni affermazione deve essere anticipata con un “presunta”, viste le cose come stanno – via Gradoli fu “gradita” anche dai terroristi dei NAR (quelli di Valerio Fioravanti), che s’insediarono comodamente nella via in due covi, al numero 65. Chissà se la sera, fra una sparatoria e l’altra, non giocavano a scopone con Moretti & Company.

Ovviamente, tutti questi appartamenti facevano capo a società fittizie (Immobiliare Gradoli Spa, Srl Caseroma, ecc…controllate da Fidrev, definita (durante la lunga odissea dei processi per la Strage di Bologna) una società di consulenza controllata dal SISDE, il servizio segreto che dipendeva dal Ministero dell’Interno, ma che era infarcito di ufficiali dei Carabinieri e d’altre Armi.
Non ho aggiunto il classico “deviato” dopo la parola “SISDE” perché fuorviante: in realtà, si dovrebbe definire più correttamente “Servizi segreti foglia di fico”, giacché se erano deviati era tutta la struttura di Stato ad essere deviata. Verso dove? Bella domanda.
Anche gli amministratori erano gente vicina al SISDE, un certo Domenico Catracchia, che si è rifiutato di testimoniare ai processi perché ha semplicemente riferito agli inquirenti d’avere più cara la pellaccia. Anch’egli, ovvio, “vicino” ai servizi, eccetera, eccetera…
Insomma, un bel teatro di posa per tutte le necessità degli “amici” oppure dei padroni, in genere americani: una telefonata e via…sempre a disposizione…

Così, Moro fu ammazzato dai comunisti brigatisti, non dai servizi americani che non ne potevano più della vera e propria politica italiana di potenza nel Mediterraneo, inaugurata da Mattei e poi seguita dalla coppia Moro-Berlinguer (che si salvò per il rotto della cuffia dall’attentato di Sofia…) per la quale ogni novità veniva discussa fra Roma, Tunisi, Tripoli e La Valletta, che era uscita dal Commonwealth soltanto quando aveva ottenuto la protezione aeronavale italiana.
Però, dopo la tragedia, si continua con la farsa.

Fu così che un povero pulcino bagnato come un ex giornalista RAI – Piero Marrazzo – presidente della Regione Lazio con la passione delle trans…per lui, che amava incontrarsi con alcuni transessuali della zona, fu riservato un appartamento nello stesso stabile dove “alloggiarono” le BR…forse c’era una sorta di “prelazione” fra destra e sinistra…
Il lavoro, in quel caso fu completo: il “protettore” delle trans morì per un’overdose di droga subito dopo, e nei giorni seguenti anche una delle trans fu trovata morta avvelenata per una stufa mal funzionante…eh, col gas bisogna starci attenti…

Quindi, ragazzi cari, smettiamola di mandare in onda i TG, i messaggi dei politici, quelli del Presidente…da altre sedi, che non hanno rilevanza…spostate una troupe in pianta stabile da Saxa Rubra a via Gradoli e finiamola lì. Avete a disposizione un intero quartiere!
Anzi, visto che a giorni ci sarà la pompa nazionale di fine Inverno – denominata Festival di Sanremo – e già che nella selezione dei testi come quelli di Junior Cally – Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la da. Si chiama Gioia, perché fa la troia, sì, per la gioia di mamma e papà…” – si nota una “mano” che non c’entra molto con la canzone italiana tradizionale (quella di Dalla e Celentano, ad esempio, ma anche di quelli che a Sanremo non ci misero mai piede, come De André e De Gregori) e non può essere tutta colpa di Amadeus, che col grande compositore austriaco condivide ignominiosamente il nome.
Magari le scelte le fanno altri…come per la politica…e allora perché – anche se comprendiamo che si deve andare a Sanremo per via dell’orchestra, della tradizione… – la giuria popolare, gli studi, tutto l’ambaradan della RAI non lo spostiamo direttamente in via Gradoli?
In fondo, tutto ciò che è stato veramente importante, per decenni, è sempre stato deciso lì, nei Gradoli’s  studios, che c’entra il resto di Roma? Perché non ci hanno girato “Fascisti su Marte”? Dai, veniva meglio…

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