Forse qualcuno pensava che il punto più importante, nella
storia geopolitica romana ed italiana, fosse piazza san Pietro a Roma, per qualcun
altro il Quirinale, altri ancora la sede dell’ENI all’EUR…peccato se ci avete
creduto, perché questa anonima via della zona Nord di Roma – guarda a caso a
pochissimi chilometri dagli studi romani della Rai di Saxa Rubra (Grottarossa)
– è senz’altro il centro politico e strategico di Roma. Peccato, non ve ne
siete mai accorti: lì si trova il centro strategico dove la cosiddetta
“politica nazionale” è sempre stata forgiata prima d’esser presentata sulle
piazze politiche, di questo o di quello, come desiderate o più vi fa piacere.
Fino al 1978, chi capitava in via Gradoli ci passava solo
per andare alla Tomba di Nerone: poi, col rapimento e l’uccisione di Aldo Moro,
entrò in prima pagina. Anzi, con scherzi e burle, comprese le “sedute
spiritiche” di quel buontempone di Romano Prodi. Ma la storia non finisce qui.
Se il numero 96 divenne famoso per la prigionia di Moro – a
questo punto, ogni affermazione deve essere anticipata con un “presunta”, viste
le cose come stanno – via Gradoli fu “gradita” anche dai terroristi dei NAR
(quelli di Valerio Fioravanti), che s’insediarono comodamente nella via in due
covi, al numero 65. Chissà se la sera, fra una sparatoria e l’altra, non
giocavano a scopone con Moretti & Company.
Ovviamente, tutti questi appartamenti facevano capo a
società fittizie (Immobiliare Gradoli Spa, Srl Caseroma, ecc…controllate da Fidrev,
definita (durante la lunga odissea dei processi per la Strage di Bologna) una
società di consulenza controllata dal SISDE, il servizio segreto che dipendeva
dal Ministero dell’Interno, ma che era infarcito di ufficiali dei Carabinieri e
d’altre Armi.
Non ho aggiunto il classico “deviato” dopo la parola “SISDE”
perché fuorviante: in realtà, si dovrebbe definire più correttamente “Servizi
segreti foglia di fico”, giacché se erano deviati era tutta la struttura di
Stato ad essere deviata. Verso dove? Bella domanda.
Anche gli amministratori erano gente vicina al SISDE, un
certo Domenico Catracchia, che si è rifiutato di testimoniare ai processi
perché ha semplicemente riferito agli inquirenti d’avere più cara la pellaccia.
Anch’egli, ovvio, “vicino” ai servizi, eccetera, eccetera…
Insomma, un bel teatro di posa per tutte le necessità degli
“amici” oppure dei padroni, in genere americani: una telefonata e via…sempre a
disposizione…
Così, Moro fu ammazzato dai comunisti brigatisti, non dai
servizi americani che non ne potevano più della vera e propria politica
italiana di potenza nel Mediterraneo, inaugurata da Mattei e poi seguita dalla
coppia Moro-Berlinguer (che si salvò per il rotto della cuffia dall’attentato
di Sofia…) per la quale ogni novità veniva discussa fra Roma, Tunisi, Tripoli e
La Valletta,
che era uscita dal Commonwealth soltanto quando aveva ottenuto la protezione
aeronavale italiana.
Però, dopo la tragedia, si continua con la farsa.
Fu così che un povero pulcino bagnato come un ex giornalista
RAI – Piero Marrazzo – presidente della Regione Lazio con la passione delle
trans…per lui, che amava incontrarsi con alcuni transessuali della zona, fu
riservato un appartamento nello stesso stabile dove “alloggiarono” le BR…forse
c’era una sorta di “prelazione” fra destra e sinistra…
Il lavoro, in quel caso fu completo: il “protettore” delle
trans morì per un’overdose di droga subito dopo, e nei giorni seguenti anche
una delle trans fu trovata morta avvelenata per una stufa mal funzionante…eh,
col gas bisogna starci attenti…
Quindi, ragazzi cari, smettiamola di mandare in onda i TG, i
messaggi dei politici, quelli del Presidente…da altre sedi, che non hanno
rilevanza…spostate una troupe in pianta stabile da Saxa Rubra a via Gradoli e
finiamola lì. Avete a disposizione un intero quartiere!
Anzi, visto che a giorni ci sarà la pompa nazionale di fine
Inverno – denominata Festival di Sanremo – e già che nella selezione dei testi
come quelli di Junior Cally – Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla
mezza nuda, dopo te la da. Si chiama Gioia, perché fa la troia, sì, per la
gioia di mamma e papà…” – si nota
una “mano” che non c’entra molto con la canzone italiana tradizionale (quella di
Dalla e Celentano, ad esempio, ma anche di quelli che a Sanremo non ci misero
mai piede, come De André e De Gregori) e non può essere tutta colpa di Amadeus,
che col grande compositore austriaco condivide ignominiosamente il nome.
Magari le scelte le
fanno altri…come per la politica…e allora perché – anche se comprendiamo che si
deve andare a Sanremo per via dell’orchestra, della tradizione… – la giuria
popolare, gli studi, tutto l’ambaradan della RAI non lo spostiamo direttamente
in via Gradoli?
In fondo, tutto ciò
che è stato veramente importante, per decenni, è sempre stato deciso lì, nei
Gradoli’s studios, che c’entra il resto
di Roma? Perché non ci hanno girato “Fascisti su Marte”? Dai, veniva
meglio…
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