04 gennaio 2020

Gambit

Il gambit è una mossa d’apertura nel gioco degli scacchi, che prevede il sacrificio volontario di un pezzo per acquisire risultati superiori: tipicamente, scambiarlo con un pezzo di valore più importante oppure di giungere fulmineamente allo scacco al Re.
Questo 2020 si è aperto con una curiosa vicenda, alla quale ne è seguita subito un’altra e già se ne promette un’altra ancora: chissà se queste vicende ne sottendono altre, ancor più segrete? Un vero e proprio gambit. Mascherato.
Beh…partiamo dalla prima.

Proprio nella notte di Capodanno, a San Pietroburgo doveva andare in scena uno “spettacolo pirotecnico” ad alto potenziale: no, non erano fuochi artificiali, bensì un attacco terroristico dell’ISIS (?) che prevedeva alcuni attacchi alla popolazione in punti diversi della città. Almeno, così ce l’hanno venduta. (1)
Prontamente, la polizia è intervenuta ed ha arrestato due cittadini russi (?) che avevano il solito ambaradan d’armi ed esplosivi in casa. Così è stato comunicato.
E chi è stato il “canarino” che ha cantato?

Il Presidente americano Trump, il grande “amico” di Putin. Oddio…con qualche faccenduola in sospeso fra loro, roba da poco…storie d’oleodotti e di piccoli Paesi, con l’Ucraina in prima pagina…ma non mancano altre scenografie ad arricchire la grande “amicizia”: Israele, Arabia Saudita, Iran, Siria, Libano, Turchia…cosa volete che siano…
Ovviamente,  Putin ha sparso subito – urbi et orbi – sincerissimi ringraziamenti per l’amico americano, salutandolo come persona seria ed affidabile, che si mostra “comprensivo” dei problemi altrui e poi, bla, bla, bla…
Pochissimi giorni dopo, “l’amico americano” fa saltare per aria il comandante delle brigate “Al Quds” iraniano, il generale Suleimani, molto noto in patria e molto stimato da tutti, amico personale dell’ayatollah Khamenei, eccetera, eccetera.
Naturalmente, l’Iran lancia subito minacce apocalittiche nei confronti degli USA e di Trump, minacciando sfracelli e disgrazie infinite per gli americani e per i loro amici (Israele ed Arabia Saudita, tanto per non far nomi).
Che bella storiella.

Assolutamente razionale, perfetta, ben congegnata, spendibile su tutti i media internazionali senza pecche e, soprattutto, fatta apposta perché i tanti cosiddetti “giornalisti” del Web ci caschino come tanti citrulli, imbevuti di retorica post-modernista, post-guerra fredda, post guerra irachena, post petrolio-dipendenti, post, post, post…basta postare in fretta e furia un articolo, per soddisfare la sete dei molti lettori, di tutte le taglie, forme, razze e religioni del Pianeta.
Se non che, non funziona.

Prima domanda: cosa ci faceva uno dei massimi comandanti militari iraniani in Iraq? Era andato a trovare i parenti, a salutare un amico, a trovare l’amante? Vabbè, prendiamole per buone.
Perché gli americani l’hanno ammazzato? Perché sono cattivi, perché sono stato imbeccati da Tel Aviv, perché s’era macchiato di tanti morti americani, perché, perché, perché…non ce n’è uno che funziona. Un generale che si “macchia” di morti americani?!? E cosa fanno i generali, normalmente, il solletico alle ragazzine?

Non dimentichiamo, poi, che i movimenti dei massimi dirigenti politici e militari delle nazioni non sono mai casuali, ossia ci sono una serie di “contrappesi” che devono essere soddisfatti: altrimenti, che ci vorrebbe a tirare un missile contro l’aereo di Trump o di Putin, di Macron o della Merkel, ma anche del capo di Stato Maggiore della Romania o del Perù?
Queste cose avvengono raramente, e si vide nel 1980 cosa causò l’aver tentato, con un sotterfugio, di far fuori Gheddafi mentre volava a Varsavia: una battaglia aeronavale nel Mar Mediterraneo, che anche se siamo qui a parlarne nessuno ha mai ammesso, perché i Mig cadono nei cieli di Calabria quando grandina. Eh…sì, patiscono la grandine: se non vi va bene e non ci credete, non ce ne frega una mazza.
Quindi, gli spostamenti del gen. Suleimani – un uomo molto vicino, per il suo ruolo, ai servizi di vari Paesi – sono stati rivelati: c’è un “canarino” che ha cantato, altrimenti non sarebbe successo niente del genere.
Ma vediamo di dare una risposta alle vere ragioni di questa vicenda, ossia:

a) Perché gli USA hanno pensato bene di far fuori Suleimani e perché, probabilmente, è stato tradito;
b) Quali possono essere gli sviluppi futuri.

Premesso che, un aumento del prezzo del petrolio di pochi dollari significa miliardi di dollari che s’ammassano (per tutti, Iran compreso!), ci passiamo oltre, perché questa è una storiella banale e non vogliamo raccontare banalità.
Prendiamo, ad esempio, in esame la situazione dell’Aeronautica Iraniana? E perché proprio gli aerei iraniani?
L’Aeronautica Militare Iraniana è ricchissima d’ottimi cervelli, tecnici e militari, ma è poverissima di mezzi, al punto – nel raffronto con Israele e l’Arabia Saudita (suoi avversari regionali) – di riuscire, forse e a malapena, a difendere il territorio nazionale.
Lasciamo pure fuori del conto gli aerei e le portaerei americane: per questa ragione ha ricevuto dalla Russia il sistema di protezione dello spazio aereo S-300, ma non ancora l’S-400 – che hanno richiesto – ma la Russia, che lo ha fornito seduta stante alla Turchia, ha risposto picche.
E gli aerei? Peggio che andar di notte a fari spenti.

Dalla fornitura degli F-14 (1975) americani, è stato un pianto antico: F-4 (quelli del Vietnam), poi F-5, vecchio caccia di seconda linea e pochi (e/o vecchi) Mig-29. Un disastro.
Per questa ragione, l’Iran ha scelto una via che potremmo definire “coreana” anche se non ha l’atomica: è fornita di migliaia di missili con gittate d’oltre 1.000 Km e decine di migliaia di minor gittata, molti dei quali forniti ad Hezbollah, il fedele alleato sciita in un mondo sunnita di nemici d’Israele. Il che, è già una bella tautologia.
Insomma, andare a toccare seriamente l’Iran scatenerebbe Armagheddon e gli Stati Uniti lo sanno benissimo: se l’Iran non può permettersi Armagheddon, nemmeno l’America osa andare a vedere cosa succederebbe.
Sono decenni che Michael Chossudowsy urla allarmi per una “futura” guerra contro l’Iran e mi fa piacere doverlo smentire ogni volta: non perché Chossudowsky mi stia antipatico (anzi), bensì perché mi sta molto antipatica la guerra.
L’industria aerospaziale iraniana è però molto sviluppata, e ricca di veri e propri talenti in quel campo. Notate cosa sono stati capaci di fare:



Questo aereo, denominato Saeqeh (in pharsi, non facile translitterazione) è, in realtà, un Northrop F-5 americano modificato:



al quale è stata totalmente riprogettata e ricostruita la sezione di poppa (si noti la doppia deriva, in stile F-A 18), più una serie d’interventi sull’elettronica di bordo, per dargli migliori potenzialità aerodinamiche e di combattimento.
Non sappiamo fino a che punto gli iraniani siano riusciti in questo giochetto, però siamo certi di una cosa: poche (o nessuna) industrie aerospaziali europee sarebbero state in grado di farlo.
In questo modo, gli iraniani hanno fatto fare al vecchio F-5 un salto generazionale, da un vecchio aereo di 3° generazione ad uno di 4°, almeno così sperano. Però, questo aereo rimane un semplice caccia-bombardiere per l’appoggio locale alle truppe oppure per la difesa aerea ravvicinata: è solo dotato di missili per autodifesa all’infrarosso (Sidewinder, ecc) con portate di una manciata di Km e non è in grado di portare missili in grado di colpire un aereo nemico a 50 o 100 Km di distanza.

Gli iraniani, si sono allora attivati ed hanno chiesto alla Russia di poter acquistare i più potenti Su-30, aerei di 4°+ generazione, pari almeno (o superiori) agli F-15 sauditi, ma…si sono messe di mezzo le sanzioni…che hanno impedito alla Russia (che ne sarebbe stata felicissima!) di soddisfare le loro richieste.
Qualcuno sostiene (2) che piloti iraniani siano già andati in Russia per addestrarsi sui caccia Sukhoi, perché un simile cambiamento richiede un lungo addestramento: è solo nei film americani (Indipendence day) che un ex-pilota del Vietnam, il quale vola su un biplano per spandere concimi, per andare a sparare agli alieni si siede su un F/A 18. E’ come passare da un biplano Sophwith Camel della 1GM ad uno Spitfire, forse peggio.
E quando scadono ‘ste benedette sanzioni? Nel 2020. Iniziate a capire qualcosa?

Allora, allora…
Il 2020, per Trump, è anno d’elezioni: ha sulla schiena una richiesta d’impeachment, non si sente molto sicuro…ha bisogno dei voti dell’elettorato ebraico, che in America può fare la differenza. E i finanziamenti elettorali non fanno la differenza?
Ha provato in tutti i modi a scotennare l’odiato Khamenei, ma non ha ottenuto molto: un drone abbattuto, qualche petroliera colpita…niente d’importante. Tel Aviv, però, non è contenta: sono loro a dover vivere sotto la minaccia dei missili di Hezbollah, mica gli americani! Ci hanno provato nel 2006 a farli fuori, ma non ce l’hanno fatta, e non trovano un presidente che dia loro retta: vogliamo aspettare che Tehran abbia l’atomica?
Preso fra due fuochi, Trump ha dovuto dare loro un contentino, scambiando con i russi qualche rivelazione “coperta”? Non siamo in grado di sostenerlo.
Ha anche spostato un contingente di 750 soldati dalla Siria all’Iraq occidentale – aveva detto loro: “si torna a casa!” (sic!) – lontano dalle popolazioni sciite e più vicino ad Israele ed all’Arabia Saudita. Insomma, io la buona volontà ce la sto mettendo tutta…ma a voi non basta mai!
E i russi?

Ai russi la cosa non può che portare vantaggi: scadute le precedenti sanzioni, nel 2020 potrebbero dare finalmente il via alla consegna dei tanto desiderati Su-30 all’Iran! Sarà una consegna molto “succosa”, si parla d’almeno 30-50 caccia dei quali gli iraniani hanno un bisogno disperato…e non staranno tanto a tirare sul prezzo. La vicenda di Suleimani ha scosso gli animi, da una parte e dall’altra, ed i russi potrebbero decidere autonomamente di consegnare gli aerei agli iraniani: anche i commentatori russi hanno glissato all’acqua di rose: “pericolo per la pace mondiale”… “atto inconsulto”…e via discorrendo…parliamo di cose serie, d’aerei per difendersi dalle minacce americane e saudite…

L’ultima risposta è su cosa potrà fare l’Iran per vendicarsi: lo farà, è chiaro, perché anch’essi hanno un elettorato ed una popolazione da soddisfare. Però, ci sono tanti modi per farlo.
Sul “come”, però, temo che sia il punto interrogativo che aleggia, proprio in queste ore, in molte menti a Tehran.
Aeronautica e Marina possono ben poco: non sono certo 3 sottomarini a spaventare la US Navy e sull’aeronautica abbiamo già detto.
Il presidio dello stretto di Hormuz, però, è molto ben fornito di missili antinave ed imbarcazioni veloci d’assalto: in assenza, però, di naviglio militare americano, non rimane che qualche petroliera che sconfini.
Il canale delle acque territoriali, ad Hormuz, è molto stretto e spesso avvengono leggeri sconfinamenti: da questo, però, ad affondare una petroliera con tutto l’equipaggio ce ne passa, peggio ancora affondare un’unità militare, con centinaia di morti. Sarebbe l’inizio di Armagheddon.
La brigata americana che si sta trasferendo dalla Siria all’Iraq è, ovviamente, sotto il tiro dei missili iraniani, e potrebbe essere un bersaglio adatto: anche qui, però, centinaia di morti.
Scarterei, in linea di massima, queste ipotesi comprendendo anche un eventuale attacco di Hezbollah su Israele: tutte troppo zeppe d’incognite sul futuro dell’area.

Ricordiamo che l’Iran ha messo più volte l’accento sulla “pazienza” nella vendetta: potrà lasciar passare anche qualche mese, prima d’attuare qualcosa. Molto probabilmente si tratterà dell’uccisione o della presa d’ostaggi americani nell’area, quando la tensione sarà calata e tutti tenderanno a dimenticare.
Il punto saliente, per gli iraniani, è ottenere finalmente la vendita degli aerei da parte russa, cosa di primaria importanza per la loro difesa: poi, qualcosa s’inventeranno, ma sarà qualcosa che non dovrà impegnare militarmente nessuno.

In fin dei conti, a questo serve il terrorismo: a mandare avvertimenti, senza mai comparire in prima persona, e questo è uno degli attori delle guerre a geometria variabile, che devono tener conto del prezzo del petrolio, delle armi nucleari e di riuscire ad intimidire l’avversario senza entrare in questi “campi minati”.
Dalla diplomazia alla guerra il salto può essere repentino, ma entrambi i contendenti lo sanno, e sanno anche cosa rischiano: per noi, che non vorremmo più dover raccontare storie come queste, rimane l’assillo di un Pianeta senza pace, che non riesce a convivere senza una pistola sotto il cuscino.
Ed è questa la grande sconfitta che tutti i giorni dobbiamo affrontare.

13 commenti:

Eli ha detto...


Carlo,

Buon Anno!
C'è molto dietro questo attentato terroristico di matrice usraeliana, che l'Europa pagherà molto caro.
Non subito, ma presto conosceremo il terrorismo sciita.
Questi sono dei pazzi psicopatici e giocano col fuoco.
Mi auguro che la Legge del Karma sia rapida ed efficace.

Carlo Bertani ha detto...

La legge del Karma non è né rapida e né efficace. Sottostà ad una seconda legge, quella dei Dodici Anelli dell'Originazione Interdipendente, che ne norma lo svolgimento.
Comunque, la vendetta arriverà sicuramente, e tutti quanti si chiederanno come sono finiti nella Gehenna...
Ciao
Carlo

bambilu ha detto...


La vendetta differita. Annunciata dagli Iraniani per l'assassinio in Iraq di Qasem Soleimani è un'idea non buona, buonissima. Stavolta gli attentati in USA non saranno auto-perpetrati, ma guerra vera. Si prevede la fine di israele, con Iran, Iraq ed Hezbollah Libanesi compattati. Anche la turchia di merdel-er dogan non la passerà liscia. E la Russia se furba come è, starà con i Tre dell'apocalisse. Il Z'ions asservito “trumpett” è caduto nell'imboscata. Il canto del ciuffo.

Carlo Bertani ha detto...

Non farti troppe illusioni: l'Iran non è in grado, oggi, di sostenere una guerra contro USA, Israele ed Arabia Saudita. Piuttosto, io credo di più in una presa d'ostaggi americani un po' prima delle elezioni presidenziali, cosa già fatta al tempo di Carter. In cambio, la vendita degli aerei russi...e via discorrendo.
Ciao
Carlo

gix ha detto...

Benché ci sia tensione da tempo tra americani e iraniani, e anche se ci sono sempre tizi inquietanti in America pronti a bombardare tutto, non c'erano motivi reali al momento perché questo generale dovesse temere di essere ammazzato in questo modo. Anche perché pare che abbia persino combattuto l'isis in collaborazione con gli americani stessi. Qui probabilmente bisogna anche interrogarsi su cosa si intende per "americani". E'evidente infatti che ci sono almeno due fazioni principali in lotta che nulla hanno a che vedere con quella che noi pensiamo essere la tradizionale contrapposizione tra democratici e repubblicani. Il generale probabilmente è stato vittima della vendetta in stile mafioso di una di queste fazioni, da lui stesso forse non prevista in quanto al momento in affari, diciamo così, con altri americani. Quello che viene dopo, Trump che cerca di sfruttare a suo vantaggio e gli iraniani che forse si vendicheranno, sara ad uso interno in effetti per entrambi. Già ora i messaggi sono tutto sommato concilianti da entrambe le parti, d'altronde una guerra seria da quelle parti farebbe male a tutti e, alla fine, non si vede perché Trump dovrebbe mandare altri americani a morire solo perché lo chiedono gli eletti.

Carlo Bertani ha detto...

Ribadisco: poter avere una cinquantina di Su-30 sulle piste, può essere motivo per creare un eroe? Pensateci.
Carlo

Eli ha detto...

Silla legge del Karma sbagli, Carlo.
E lascia stare le teologie, che, anche se esotiche, sono sempre costruzione mentale umana.
Il fatto è che il Karma agisce in modi e tempi che sfuggono alla limitatezza dei nostri sensi.
Ciao.
E.

gix ha detto...

Certo che può essere un buon motivo per creare un martire, e non è manco il solo. Un uomo con forte ascendente sugli iraniani, molto più della vecchia nomenclatura religiosa e non, potenzialmente uno che avrebbe potuto aspirare al potere e forse persino avviare una nuova politica di confronto con l'occidente. Come disse il padrino, colui che verrà a proporti l'accordo mortale avrà la faccia del tuo amico più fidato...

Carlo Bertani ha detto...

Eli, non t'offendere subito, dai...volevo solo dirti che la legge del karma è inesorabile, ma difficile da capire e da prevedere da noi, semplici umani.
Ciao
Carlo

Carlo Bertani ha detto...

Cari amici, sapete che non sono molto impressionabile sul fronte della guerra e di chi ne sostiene l'ineluttabilità, però mi sembra che stiano passando un limite, quello che un colpo di pistola finisca per rintronare come una cannonata. Spero che si diano una calmata, sono ancora in tempo.
Grazie a tutti
Carlo

Eli ha detto...

Carlo,

ma io non mi offendo mai, nemmeno quando m'insultano.
Figùrati!
Anch'io spero si diano una calmata. Mi colpisce l'assordante silenzio di tutti i governanti europei.
Questa è una storiaccia di massonerie reazionarie come le guerre di Bush.
Ciao.

E.

Carlo Bertani ha detto...

Purtroppo, Eli, siamo una colonia come lo sono gli irakeni o i panamensi...non contiamo niente, ancora peggio con la Brexit, perché la GB è tornata ad essere l'alleato fedele degli USA, una vera testa di ponte - disposta a tutto - in Europa.
Tutto quello che hanno saputo fare è di chiedere all'Iran "il rispetto dell'accordo del 2015 sul nucleare": e le contropartite? Nulla, visto che l'UE finisce per accettare qualsiasi tipo di sanzioni sancite dagli USA.
Siamo tornati ad una specie di guerra fredda 2.0, con l'Ucraina come nuovo muro di Berlino. C'è, però, un fattore nuovo.
Proprio in questi giorni, unità della Marina iraniana sono impegnate in esercitazioni congiunte, nel Pacifico, con le marine russa e cinese (non so se ci sono anche gli indiani), il che è un grosso cambiamento nella geopolitica mondiale. La Cina ha fatto da garante per la "serietà" della Corea, e Trump è stato costretto ad ingoiare il rospo, domani la Russia farà lo stesso con l'Iran, e Trump ingoierà un altro rospo.
La nullità politica europea, e l'ascesa della potenza cinese, cambieranno la bilancia di potenza in questo Pianeta: per questa ragione temo molto l'avventurismo americano, che è pilotato e sorretto da Israele e (per il poco che contano) dai sauditi. Però, laggiù, fra Yemen, Arabia Saudita ed Iran una guerra è già in corso, e pochi si rendono conto di quanto sia pericolosa.
Per finire, qui le massonerie c'entrano poco, utilissime nel governo delle colonie, quando parlano le armi vengono zittite, il loro agire non serve.
Ciao e buona Befana (mi raccomando, la scopa adesso è elettrica...)
Carlo

Carlo Bertani ha detto...

Vi faccio notare che su tutte le moschee iraniane è stata alzata la bandiera rossa dell'Imam Alì, genero di Maometto e principale figura dell'Islam sciita. Era stata ammainata nel 1988, con la fine della guerra con l'Iraq. Ossia, l'Iran è sceso in guerra, perché quella bandiera indica a tutta la popolazione proprio quello.
Sperem...
Carlo