Le elezioni in Abruzzo non hanno raccontato molto sulla
politica nazionale, perché ci sono di mezzo antiche questioni clientelari,
molte legate al terremoto dell’Aquila del 2009. Rispetto alle precedenti
elezioni regionali del 2014, il M5S ha preso circa la stessa percentuale,
intorno al 20%: la differenza è che il centro-destra, mediante il “traino” di
Salvini, ha spodestato il precedente presidente di centro-sinistra. Capisco
che, per chi segue ancora queste vittorie/sconfitte sempre nell’ambito della
dicotomia destra/sinistra, possa interessare. Personalmente, non lo ritengo
così importante, però un’analisi più approfondita è necessaria.
La vicenda elettorale toccherà probabilmente gli equilibri
nella gestione degli appalti, che “vireranno” verso il centro destra. Il tandem
Giorgetti-Berlusconi gioisce, anche se il Cavaliere non tocca nemmeno quota
10%, perché l’obiettivo dei due è far saltare l’alleanza “impuria” con i 5S e
restaurare un bel governo di destra a livello nazionale. Per Salvini la
questione è più seria poiché, senza quel 10% di Berlusconi, il governo di
destra non si farà mai e, dunque, si ripiomberebbe in un dejà vu che vedrebbe la Lega appoggiare sì i grandi
appalti – come una parte del suo elettorato desidera (tutti quelli di
Berlusconi) – mentre sul fronte europeo l’Italia finirebbe sotto il tallone di
Bruxelles. Il cavaliere, oggi, per Bruxelles è una garanzia. E Salvini, unito a
Berlusconi, perderebbe senz’altro molti voti da parte delle persone che oggi lo
voterebbero, ma senza l’ingombrante Cavaliere.
Facciamo notare che quel 10% che conta oggi Forza Italia
corrisponde in pieno alla ripartizione della ricchezza – ossia il 10% che
possiede il 50% della ricchezza nazionale – ed il Cavaliere è persona attenta a
non deludere il suo elettorato: la flat tax, con quell’aliquota unica per
tutti, è una bestemmia per qualsiasi governo che desideri spostare l’ago della
bilancia verso i ceti meno abbienti.
E, qui, entra in gioco il M5S.
Quando vi furono le trattative per il contratto di governo,
più volte si giunse quasi alla rottura definitiva: era normale che le cose
stessero così, poiché erano troppi i punti di totale disaccordo: il M5S ha
ceduto parecchio, sul fronte dell’immigrazione, sul decreto sicurezza ed altre
leggi che interessavano il centro-destra. Ne è valsa la pena?
Il principale provvedimento economico – battezzato
pomposamente “Reddito di Cittadinanza” – si è mostrato ben poca cosa: grazie ai
mille “paletti” per concederlo – utilizzando furbescamente il tandem reddito/immobili
– è stato ridicolamente depotenziato, al punto che Boeri ha chiarito che non
saranno più di 2-3 milioni i beneficiati.
Ora vengono i nodi “pesanti”, in primis la
TAV. Qui si gioca la partita definitiva,
ogni compromesso sarà letto dal suo elettorato come una sconfitta: il M5S deve
scegliere.
Messe come sono messe adesso le cose, il M5S sta lentamente
dissanguandosi: il Paese aspettava un colpo di reni per sfuggire al ricatto dei
Boiardi di Stato/Europa ed invece s’è visto presentare una melassa vischiosa,
dove ad ogni decisione proposta viene presentata una pletora di “sì, però, ma,
forse, dopo, si farà, non si può, siamo contrari, dopo le elezioni europee,
ecc. ecc.” da parte della Lega.
Però, il M5S ha compiuto – nella (quasi) disperazione – una
mossa giusta a metà: ha richiamato prepotentemente Alessandro di Battista dal
suo esilio sudamericano. Forse, all’inizio, doveva essere un “tandem” con Di
Maio per scansare i due mandati consecutivi, come fanno Putin e Medvevev. Ma le
cose sono precipitate.
A metà perché la figura del battitore libero poteva starci
prima, non oggi: per completare l’opera, il M5S deve nominarlo a capo
(segretario, responsabile, come credono) del partito, separando le cariche di
governo da quelle di partito, e riportando così il partito ad avere voce nelle
scelte di governo.
Il M5S può giocare un paio di carte che, oggi, contano: da
un lato i suoi voti reggono i 2/3 della coalizione, contro un solo terzo della
Lega e, inoltre, la boria di Salvini terminerà nel momento stesso nel quale
l’alleanza salterà, e si ritroverà magari ad essere primo ministro, ma sempre
con il guinzaglio di Berlusconi al collo. In altre parole, i 5S stanno fornendo
proprio loro la “benzina” per far correre la Lega: nel momento stesso che Salvini sarà alla
mercé di Berlusconi il prezzo da pagare salirà, e questo Salvini lo sa
benissimo.
La TAV,
come sapete benissimo ed è chiarito nello studio di Toninelli, non serve a
nulla: non ci sono i traffici e, volendo, potrebbero essere meglio utilizzata
la ferrovia costiera, raddoppiando (finalmente!) il binario tra Finale Ligure e
Ventimiglia. Lo scavo della TAV prevede una spesa (iniziale?) di 5 miliardi di
euro da parte italiana, contro 800 milioni (?) da pagare per chiudere una
questione inutile, che doveva servire solo ad acchiappare soldi dalle casse
dello Stato e finanziamenti europei.
Il M5S non deve fare altro che presentare una legge in
Parlamento con la chiusura totale della TAV e metterla ai voti: se passerà
s’andrà avanti, se la Lega
voterà (tutta, o in parte) contro salterà il governo. E sarà responsabilità
della Lega, non del M5S. Ci saranno nuove elezioni? Benissimo. Un governo
“tecnico” di transizione? Benissimo. Sono tutte alternative che, oggi,
convengono al M5S nella sua prospettiva d’essere una forza di cambiamento
profondo all’interno della società italiana. Perché, con la volatilità degli
elettorati moderni, con l’astensione che la fa da padrone, anche i risultati
inimmaginabili possono essere raggiunti.
Quali sono le due ipotesi?
1) L’attuale è un lento dissanguamento, che sta disperdendo
la sua grande novità verso la
Lega ed anche il PD. In buona sostanza, se le cose continuano
così, il M5S è condannato, alle prossime elezioni, a diventare una forza
secondaria, fatta da quelli che “avrebbero tanto voluto”, ma che non ci sono
riusciti. Una condanna definitiva da parte dell’elettorato italiano. Dovuta
anche, purtroppo, alla poca attenzione posta nella compilazione delle liste
elettorali…ma si sa, l’inesperienza combina dei guai. Chi ha messo De Falco in
lista?
2) Il governo cade, ed il M5S non è più disponibile ad
appoggiare governi che abbiano nel loro “DNA” TAV e trivelle. Qualcuno lo farà,
e sarà il solito disastro – che ovviamente si appellerà ai “disastri” fatti dai
5S in sei mesi di governo – e che, dopo le prime (tiepide) accoglienze
iniziali, inizierà a perdere consensi mese dopo mese. Loro sono tanti e non
avranno difficoltà a comprare qui e là chi gli serve: non penso che ne
pescheranno molti nelle file del M5S. Ma le aree “di centro” sono un crocevia,
dove un ex PD passa di là o di qua, secondo le esigenze. Come un Leghista od
+Europeo. Ed il M5S si troverà nella comodissima posizione d’evidenziare tutte
le magagne, riconquistando ed ampliando la sua platea di riferimento. Senza contare
che Conte ha mostrato d’essere un politico di prim’ordine, e tanti oggi lo
stimano.
Non sono sicuro che Salvini si sia prestato, cosciente, per
un simile gioco: non ne ho le prove e, dunque, non lo sostengo. Però, le cose
non cambiano: o il M5S dimostra che non è al governo per reggere gli interessi
dei soliti ladroni di Stato, oppure perderà definitivamente le penne e la coda.
Tertium non datur.
5 commenti:
Hanno deluso
- i No-Tav
- i No-Tap
- i pensionati (blocco aumento ISTAT, riduzione rimborso spese mediche per animali)
- le DONNE! Quel maledetto progetto di legge di Pirlon incontra difficoltà, ma va avanti
- chi aveva dato loro il voto affinché fosse abrogata la legge Lorenzin sull'obbligo
vaccinale; anzi, Beppe Grillo è stato folgorato sulla via di Glaxo.
- gli studenti
- i tarantini (Ilva)
- i dipendenti FCA di Termini Imerese
- i sindacati, mai ascoltati sui problemi del lavoro
Con il 33% dei voti ottenuti alle elezioni, sono diventati lo zerbino del Ministro della Paura, e cercando d'imitarlo si sono persi. Dovrebbero sapere che gli elettori preferiscono sempre gli originali, diffidano delle imitazioni.
Hanno tradito tutte le aspettative per cui erano stati votati, avranno avuto i loro motivi, non ne dubito, ma alcuni sono davvero molto opachi.
Tertium non datur!
Ciao.
E vedrai quando voteranno in Parlamento che Mattea è la nipote di Mubarak!
Questa i loro elettori proprio non gliela perdoneranno.
Nessuno può essere al di sopra delle leggi, delle convenzioni europee e dei trattati internazionali. Tanto meno un ministro della Repubblica.
Altrimenti si chiama "regime".
Hai ragione su molte cose, ma sui trattati europei no. Sono stati scritti, approvati ed applicati da persone mai elette da nessuno (la Commissione). Perciò, è lecito opporsi.
Ciao
Carlo
E' lecito opporsi e modificarli.
Ma finché sono vigenti, occorre rispettarne le regole.
Poi io non parlavo dei trattati veri e propri, tipo Dublino, Maastricht, ma delle regole europee che prevedono il soccorso in mare ai migranti, senza lasciarli in mare per giorni, privati della libertà personale.
Eli, mi fai parlare da marinaio...quale naufrago si lamenta della nave che l'ha tratto in salvo (e chiede i danni!)? C'è dietro dell'altro...oppure crediamo a tutte le fatine che passano?
Ciao
Carlo
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