Parrebbe, dal titolo, una inconfessabile adulazione nei
confronti del M5S, mentre il tono dell’articolo è un po’ diverso, senza nulla
togliere al chiaro successo dei pentastellati. Assistiamo, in questi giorni, ad
una fase del dibattito politico che ci pare sconnessa, confusa, senza un
perché. E’ invece chiara, limpida come l’acqua, a volerla vedere per quello che
è.
I vari partiti sembrano non intendersi su ciò che desiderano
fare, sulle decisioni da attuare, con chi farle e una domanda nasce spontanea:
perché è successo oggi e non cinque o dieci anni fa?
Vediamo.
Sarebbe troppo semplice affermare che siccome il M5S è oggi
il primo partito, tutta l’architettura dell’oligarchia è saltata. In parte è
vero, ma perché proprio oggi?
La risposta sta tutta nella legge elettorale.
Da quando mondo è mondo, quando l’oligarchia deve affrontare
delle elezioni s’attrezza per farlo nel migliore dei modi, ossia progettando un
conteggio elettorale favorevole a chi vuole far vincere. Così è sempre stato:
fin quando il potere democristiano si basò sulle preferenze, guai a chi toccava
“la libertà dell’elettore di scegliere”. Guarda a caso fu proprio un
democristiano, Mario Segni, a volerle cancellare con un referendum. Pilotato da
qualcuno? Da tanti? Vicini e lontani? Può essere, però è innegabile che quando
il sistema del duopolio DC-PCI (più un PSI che si faceva largo) iniziò a dare
segni di cedimento, la preferenza divenne pericolosa: non si sa mai chi può
liberamente scegliere l’elettore.
Meglio un bel maggioritario, meno problemi e salutamme a sorreta.
Se, oggi, ci fosse stata una legge maggioritaria, il
centro-destra avrebbe senz’altro conquistato la maggioranza in Parlamento. A
parte che, andare a votare con il Porcellum o Porcellum modificato, iniziava ad
essere un po’ scomodo: qualcuno aveva già ventilato l’ipotesi di chiamare gli
osservatori dell’ONU, e questo non è bello, non fa fine e fa sembrare il tutto
una cloaca, ovvero quello che è.
Allora s’inventa una legge meno maggioritaria (paura dei
grillini?), ma fatta in modo che nessuno possa realmente vincere, e questo
l’abbiamo capito tutti.
Di leggi maggioritarie, però, ce ne sono tante: da quelle
che conferiscono un minimo premio di maggioranza a quelle che, con il 30% dei
voti più qualche raccogliticcio che si raccatta in giro, si fa un governo. Il
30%, in realtà, vuol dire che meno di venti elettori su cento ti hanno
realmente votato (astensionismo, schede bianche e nulle) e così si realizzava
l’arcano: la cosiddetta “governabilità”.
Non voglio nascondermi dietro ad un dito: a mio avviso, solo
una legge proporzionale perfetta è vera democrazia, tutte le altre sono
soltanto dei tentativi di piegare o dirigere la volontà popolare. Il Parlamento
è il luogo dove questi problemi vanno risolti, non i “caminetti”, i “patti”,
ecc. ecc.
Se si corre dietro a queste alchimie, s’arriva alla Gran
Bretagna dove, negli anni 70-80, i Verdi erano giunti a percentuali a due cifre
e nessun rappresentante alla Camera dei Comuni. Non parliamo del sistema americano:
lì, devi iscriverti se vuoi votare. Nostalgici del circolo Pickwick.
Questa volta, però, il sistema maggioritario poteva premiare
oltre misura il M5S, e quindi è stata creata questa legge elettorale che ha
introdotto una larga parte di proporzionale nei conteggi. Da questa apparente
“anomalia” nascono i conflitti: se si fosse votato con un maggioritario puro,
Berlusconi – anche se trascinato da Salvini, anche se pregiudicato – avrebbe
vinto e nessuno avrebbe messo in dubbio la sua vittoria. Ma c’era incertezza, e
allora il PD ha scelto di perdere ma di rimanere in qualche modo ago della
bilancia, ed in parte ci sta riuscendo.
Devo confessare che Di Maio non m’attizza particolare
simpatia – gli preferivo di gran lunga Di Battista, per la sua verve, per la
sua feroce ironia che “sento” più vicina al mio modo d’essere – però gli
riconosco una certa “calma olimpica” da democristiano DOC, che in una simile
situazione ha i suoi vantaggi.
Non approvo, invece – fra le proposte presentate nel lungo
approccio alla Lega – quella di cambiare ancora una volta il sistema in senso
più maggioritario: caro Luigi, non mi far dire che il peggio che abbiamo visto
sia migliore di un qualsiasi domani, perché della cosiddetta “governabilità”
non ce ne può fregar di meno.
Per chi? Per il sistema bancario? Per l’Europa? Per gli USA?
Per chi è “meglio”?
L’Italia è un Paese strano, un Paese giovane, figlio di
mille vicissitudine, ancorato al passato di piccoli regni, retaggio di modi di
sentire diversi: abbiamo bisogno di parlarci, di capirci, d’intenderci, di
fidarci gli uni degli altri: se tu pensi “facciamo una bella alleanza con la Lega ed una legge
maggioritaria”, quel poco che siamo riusciti ad ottenere – ossia che si sente
parlare un poco di nuovi programmi, di soluzioni da cercare, di persone da
volere o da non volere come compagni di viaggio – va a farsi benedire. Tempo un
decennio e siamo da capo, con una specie di nuova DC e chissà che altro.
Già di cose abbastanza schifose ne vediamo anche oggi: il
Presidente della Repubblica che tratta con un pregiudicato il futuro della
Nazione. Ma dove siamo? Con la fedina penale “sporca” non puoi fare il
poliziotto, l’insegnante, il carabiniere…ma neppure il bidello o l’usciere…e
sali al Quirinale per contrattare il futuro dell’Italia? E tu lo ricevi? Non
hai sentito la puzza? Se ci fosse stato al tuo posto tuo fratello buonanima,
l’avrebbe probabilmente riconosciuto: era lo stesso puzzo che dovette avvertire
poco prima che gli sparassero. E riesce ad eleggere una sua pupilla alla presidenza
del Senato? Già, l’Italia è proprio un Paese strano.
E così è strano anche l’uomo che tu, Luigi, vorresti al
fianco nel governo. Il M5S ha fatto il suo percorso negli anni: si potrà dire
tutto ciò che si vuole sulla Casaleggio & Associati, su Beppe Grillo e
quant’altro, però bisogna ricordare che la “pagnotta” se l’è guadagnata
discutendo con le persone, mica con le banche o con la Casta al potere.
Perché anche questo bisogna ricordarlo: il caro Matteo
“legaiolo-DOC” ha preferito fare la sua campagna elettorale sotto il mantello
di Berlusconi…non sa che quest’uomo era nella P2 (accertato) ed in mille affari
poco leciti sempre coperti da qualche amico degli amici e poi da sé,
inventandosi le prescrizioni dei reati su misura?
Insomma: il M5S riconosce che ci sono molti punti in comune
sui rispettivi programmi, però non vuole ingombranti padri e padrini del nuovo
governo. Ne convieni? I “numeri” li avete. Non vuoi (o non puoi) allontanarti
da Berlusconi? Problemi tuoi. Però Di Maio ti ha avvertito: stai sciupando
un’occasione storica, ed il Paese ti guarda.
Oh, certo…i sondaggi dicono…ma la campagna elettorale è
finita, e – se ne comincerà un’altra – avrà toni completamente diversi,
filtrati da ciò che sta avvenendo in queste settimane, perché le vicende
storiche dormono a volte per anni, poi in poche settimane aprono nuovi
orizzonti.
Oggi, a discutere in Parlamento, ci sono attori veri, più
simili ai milioni di persone che li hanno votati: c’è chi difende astiosamente
le proprie ricchezze, chi tenta di difendere posizioni di potere acquisite in
tempi lontani ed oramai svanite, nostalgici di tutte le risme, sognatori di un
futuro più roseo…proprio come avviene nelle strade, nei bar, sulle spiagge…
Questo “miracolo” – ancora modesto, in parte incompiuto – si
chiama “proporzionale”, ossia ascoltare ciò che dicono le persone e presentarsi
in Parlamento per discuterle con altri, diversi per storie e passato, e dover
trovare una sintesi, un accomodamento, sperando che sia il migliore possibile.
Non è soltanto una questione etica: le soluzioni
“maggioritarie” sono false, poiché inficiate da un errore alla base. Non si è
tenuto conto di milioni di persone: si governa, vero, ma in quale Paese? In
quello che è andato alle elezioni? Sulla base dei desideri e sulle proposte che
giungono dalla gente comune, dalle mille voci della strada e del Web? No,
s’immagina un “Paese ideale” – mi rammenta molto il “gas ideale” dei fisici –
che, però, proprio perché s’analizza in modo errato, non può che generare
soluzioni balorde. Sperando di farla franca, sempre e comunque.
Volete fare una sola, grande accozzaglia dal centro destra
al PD, ossia una conventio ad escludendum contro il M5S? Accomodatevi. Altrimenti,
si torna al voto ma – almeno – con questa legge elettorale, che un po’ di
verità (non voluta di certo da chi la scrisse) la racconta.
Con buona pace dei potentati europei che tireranno un
sospiro di sollievo, ma sempre più flebile, più simile ad un rantolo.
Nessun commento:
Posta un commento