19 aprile 2018

Abbiamo vinto, o quasi

Parrebbe, dal titolo, una inconfessabile adulazione nei confronti del M5S, mentre il tono dell’articolo è un po’ diverso, senza nulla togliere al chiaro successo dei pentastellati. Assistiamo, in questi giorni, ad una fase del dibattito politico che ci pare sconnessa, confusa, senza un perché. E’ invece chiara, limpida come l’acqua, a volerla vedere per quello che è.
I vari partiti sembrano non intendersi su ciò che desiderano fare, sulle decisioni da attuare, con chi farle e una domanda nasce spontanea: perché è successo oggi e non cinque o dieci anni fa?
Vediamo.

Sarebbe troppo semplice affermare che siccome il M5S è oggi il primo partito, tutta l’architettura dell’oligarchia è saltata. In parte è vero, ma perché proprio oggi?
La risposta sta tutta nella legge elettorale.

Da quando mondo è mondo, quando l’oligarchia deve affrontare delle elezioni s’attrezza per farlo nel migliore dei modi, ossia progettando un conteggio elettorale favorevole a chi vuole far vincere. Così è sempre stato: fin quando il potere democristiano si basò sulle preferenze, guai a chi toccava “la libertà dell’elettore di scegliere”. Guarda a caso fu proprio un democristiano, Mario Segni, a volerle cancellare con un referendum. Pilotato da qualcuno? Da tanti? Vicini e lontani? Può essere, però è innegabile che quando il sistema del duopolio DC-PCI (più un PSI che si faceva largo) iniziò a dare segni di cedimento, la preferenza divenne pericolosa: non si sa mai chi può liberamente scegliere l’elettore.
Meglio un bel maggioritario, meno problemi e salutamme a sorreta.

Se, oggi, ci fosse stata una legge maggioritaria, il centro-destra avrebbe senz’altro conquistato la maggioranza in Parlamento. A parte che, andare a votare con il Porcellum o Porcellum modificato, iniziava ad essere un po’ scomodo: qualcuno aveva già ventilato l’ipotesi di chiamare gli osservatori dell’ONU, e questo non è bello, non fa fine e fa sembrare il tutto una cloaca, ovvero quello che è.
Allora s’inventa una legge meno maggioritaria (paura dei grillini?), ma fatta in modo che nessuno possa realmente vincere, e questo l’abbiamo capito tutti.

Di leggi maggioritarie, però, ce ne sono tante: da quelle che conferiscono un minimo premio di maggioranza a quelle che, con il 30% dei voti più qualche raccogliticcio che si raccatta in giro, si fa un governo. Il 30%, in realtà, vuol dire che meno di venti elettori su cento ti hanno realmente votato (astensionismo, schede bianche e nulle) e così si realizzava l’arcano: la cosiddetta “governabilità”.
Non voglio nascondermi dietro ad un dito: a mio avviso, solo una legge proporzionale perfetta è vera democrazia, tutte le altre sono soltanto dei tentativi di piegare o dirigere la volontà popolare. Il Parlamento è il luogo dove questi problemi vanno risolti, non i “caminetti”, i “patti”, ecc. ecc.
Se si corre dietro a queste alchimie, s’arriva alla Gran Bretagna dove, negli anni 70-80, i Verdi erano giunti a percentuali a due cifre e nessun rappresentante alla Camera dei Comuni. Non parliamo del sistema americano: lì, devi iscriverti se vuoi votare. Nostalgici del circolo Pickwick.

Questa volta, però, il sistema maggioritario poteva premiare oltre misura il M5S, e quindi è stata creata questa legge elettorale che ha introdotto una larga parte di proporzionale nei conteggi. Da questa apparente “anomalia” nascono i conflitti: se si fosse votato con un maggioritario puro, Berlusconi – anche se trascinato da Salvini, anche se pregiudicato – avrebbe vinto e nessuno avrebbe messo in dubbio la sua vittoria. Ma c’era incertezza, e allora il PD ha scelto di perdere ma di rimanere in qualche modo ago della bilancia, ed in parte ci sta riuscendo.

Devo confessare che Di Maio non m’attizza particolare simpatia – gli preferivo di gran lunga Di Battista, per la sua verve, per la sua feroce ironia che “sento” più vicina al mio modo d’essere – però gli riconosco una certa “calma olimpica” da democristiano DOC, che in una simile situazione ha i suoi vantaggi.
Non approvo, invece – fra le proposte presentate nel lungo approccio alla Lega – quella di cambiare ancora una volta il sistema in senso più maggioritario: caro Luigi, non mi far dire che il peggio che abbiamo visto sia migliore di un qualsiasi domani, perché della cosiddetta “governabilità” non ce ne può fregar di meno.
Per chi? Per il sistema bancario? Per l’Europa? Per gli USA? Per chi è “meglio”?

L’Italia è un Paese strano, un Paese giovane, figlio di mille vicissitudine, ancorato al passato di piccoli regni, retaggio di modi di sentire diversi: abbiamo bisogno di parlarci, di capirci, d’intenderci, di fidarci gli uni degli altri: se tu pensi “facciamo una bella alleanza con la Lega ed una legge maggioritaria”, quel poco che siamo riusciti ad ottenere – ossia che si sente parlare un poco di nuovi programmi, di soluzioni da cercare, di persone da volere o da non volere come compagni di viaggio – va a farsi benedire. Tempo un decennio e siamo da capo, con una specie di nuova DC e chissà che altro.

Già di cose abbastanza schifose ne vediamo anche oggi: il Presidente della Repubblica che tratta con un pregiudicato il futuro della Nazione. Ma dove siamo? Con la fedina penale “sporca” non puoi fare il poliziotto, l’insegnante, il carabiniere…ma neppure il bidello o l’usciere…e sali al Quirinale per contrattare il futuro dell’Italia? E tu lo ricevi? Non hai sentito la puzza? Se ci fosse stato al tuo posto tuo fratello buonanima, l’avrebbe probabilmente riconosciuto: era lo stesso puzzo che dovette avvertire poco prima che gli sparassero. E riesce ad eleggere una sua pupilla alla presidenza del Senato? Già, l’Italia è proprio un Paese strano.

E così è strano anche l’uomo che tu, Luigi, vorresti al fianco nel governo. Il M5S ha fatto il suo percorso negli anni: si potrà dire tutto ciò che si vuole sulla Casaleggio & Associati, su Beppe Grillo e quant’altro, però bisogna ricordare che la “pagnotta” se l’è guadagnata discutendo con le persone, mica con le banche o con la Casta al potere.

Perché anche questo bisogna ricordarlo: il caro Matteo “legaiolo-DOC” ha preferito fare la sua campagna elettorale sotto il mantello di Berlusconi…non sa che quest’uomo era nella P2 (accertato) ed in mille affari poco leciti sempre coperti da qualche amico degli amici e poi da sé, inventandosi le prescrizioni dei reati su misura?

Insomma: il M5S riconosce che ci sono molti punti in comune sui rispettivi programmi, però non vuole ingombranti padri e padrini del nuovo governo. Ne convieni? I “numeri” li avete. Non vuoi (o non puoi) allontanarti da Berlusconi? Problemi tuoi. Però Di Maio ti ha avvertito: stai sciupando un’occasione storica, ed il Paese ti guarda.
Oh, certo…i sondaggi dicono…ma la campagna elettorale è finita, e – se ne comincerà un’altra – avrà toni completamente diversi, filtrati da ciò che sta avvenendo in queste settimane, perché le vicende storiche dormono a volte per anni, poi in poche settimane aprono nuovi orizzonti.

Oggi, a discutere in Parlamento, ci sono attori veri, più simili ai milioni di persone che li hanno votati: c’è chi difende astiosamente le proprie ricchezze, chi tenta di difendere posizioni di potere acquisite in tempi lontani ed oramai svanite, nostalgici di tutte le risme, sognatori di un futuro più roseo…proprio come avviene nelle strade, nei bar, sulle spiagge…

Questo “miracolo” – ancora modesto, in parte incompiuto – si chiama “proporzionale”, ossia ascoltare ciò che dicono le persone e presentarsi in Parlamento per discuterle con altri, diversi per storie e passato, e dover trovare una sintesi, un accomodamento, sperando che sia il migliore possibile.
Non è soltanto una questione etica: le soluzioni “maggioritarie” sono false, poiché inficiate da un errore alla base. Non si è tenuto conto di milioni di persone: si governa, vero, ma in quale Paese? In quello che è andato alle elezioni? Sulla base dei desideri e sulle proposte che giungono dalla gente comune, dalle mille voci della strada e del Web? No, s’immagina un “Paese ideale” – mi rammenta molto il “gas ideale” dei fisici – che, però, proprio perché s’analizza in modo errato, non può che generare soluzioni balorde. Sperando di farla franca, sempre e comunque.

Volete fare una sola, grande accozzaglia dal centro destra al PD, ossia una conventio ad escludendum contro il M5S? Accomodatevi. Altrimenti, si torna al voto ma – almeno – con questa legge elettorale, che un po’ di verità (non voluta di certo da chi la scrisse) la racconta.
Con buona pace dei potentati europei che tireranno un sospiro di sollievo, ma sempre più flebile, più simile ad un rantolo.

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