Un breve
comunicato, per definire le quote di abbattimento relative alla caccia al
cinghiale, stagione 2016:
“I contingenti di abbattimento proposti
durante la Commissione
sono: 8.043 capi nella provincia di Savona, 8.500 in quella di Genova
(di cui 4.200 nell’Ambito territoriale di caccia Ge 1 e 4.300 nell’Atc Ge 2), 4.500 in quella di Imperia
(di cui 3.500 nell’Atc e 1.000 nel comprensorio alpino), 3.200 nella provincia
della Spezia. Dai rappresentanti delle associazioni agricole è stata avanzata
anche la proposta di un aumento di contingente nella provincia della Spezia.”
In totale,
nell’intera Liguria saranno abbattuti circa 23.000 cinghiali, migliaia di
caprioli, qualche daino (li hanno inseriti da poco), cervi (idem) e poi
pernici, fagiani, lepri, ecc.
Tralasciando le
lepri e la selvaggina di penna – vengono allevati e poi liberati un paio di
mesi prima, pochi sopravvivono oltre il primo giorno di caccia – rimane il
numero esorbitante di cinghiali e caprioli, una vera mattanza. E si tratta di
una sola regione. Perché?
Voglio subito
premettere che questo non vuole essere un articolo pro o contro la caccia e,
più in generale, l’uccisione degli animali come fonte di cibo: è un argomento
che riguarda la nostra coscienza – non quella ambientale – ma quella roba che
ci rimorde quando osserviamo i camion con vitelli e maiali che vanno al
macello. Se si è contrari, basta diventare Vegetariani/Vegani ed il dubbio è
risolto.
In seconda
battuta, non comprendo la differenza fra un animale che viene ucciso con una
pistola a molla dal macellaio oppure con una fucilata da un cacciatore: forse,
il secondo, ha vissuto meglio.
Ho, purtroppo,
abbastanza anni per ricordare la caccia in epoca “pre-ungulati”, quando i
boschi erano deserti ed i cinghiali erano solo in Toscana ed in Sardegna,
nessuno immetteva selvaggina di penna e, finiti i pochi animali presenti, si
riponeva la doppietta. Spesso, una lepre in salmì e un fagiano alle erbe erano
le sole prede di una stagione di caccia, quando le licenze erano a buon
mercato, le cartucce si ricaricavano in casa e la doppietta era quella del
nonno.
Incontravo i
cacciatori mentre facevo la guardia alla vigna, giacché il danno peggiore non
era la grandine, ma proprio i “forestieri” che staccavano un grappolo,
mangiavano un paio d’acini e poi lo buttavano via. E tu spruzzavi il verderame
per tutta l’Estate, alla faccia loro.
Il business,
inutile dirlo, languiva, ed i voti dei cacciatori sono voti “pesanti”, che
possono decidere le maggioranze parlamentari ed i governi. Allora, via con
l’incrocio del cinghiale col maiale inglese (che è già nero di suo)! Con una
decina di cuccioli per femmina al posto dei due o tre della cinghialessa
originaria, il gioco è fatto: moltiplicate per 5 la fertilità primitiva ed ecco
che gli equilibri ambientali saltano come birilli.
In seguito,
giunsero i caprioli che hanno la pessima abitudine di nutrirsi di teneri
boccioli: le faggete, disseccate, sentitamente ringraziano. Ma il business è
decollato: armi rigate al posto delle vecchie doppiette, salatissime licenze
(eh, lo Stato vuole la sua parte…), freezer pieni di carne e ristoranti che si
riempiono per tutto l’Inverno, fra una stagione turistica e l’altra.
Una “squadra” di
cacciatori (per il cinghiale è obbligatoria la caccia in squadra), in una
stagione venatoria abbatte 50-100 prede, ed è composta da una decina di
persone. Fatevi due conti della serva. E’ proibito commerciare le prede, ma,
ma…se per quello, è proibito anche esigere il pizzo, farsi di coca oppure
guidare una Ferrari ai 200 all’ora…la legge? Ma dai…
La differenza
rispetto a mezzo secolo fa? Non ci sono più io che faccio la guardia alla
vigna, semplicemente perché la vigna non c’è più e, nei prati arborati dove un
tempo pascolavano le mucche, oggi crescono le querce. L’agricoltura di collina
e di montagna è stata abbandonata: è persino proibito vendere direttamente il
latte, se non hai un piccolo caseificio alle spalle “per l’igiene”! Eppure,
nessuno di noi – cresciuti col latte di cascina – è mai morto intossicato.
Anzi. Vorrei sapere come lavano le cisterne che scendono dalla Germania o dal
Belgio col latte d’importazione.
Demolita la
tradizione agricola su terreni scoscesi, era gioco forza impegnare quelle aree
con qualcosa: il business non può mica fermarsi! Gli agricoltori, in Italia, si
estinguono (non in Francia e Germania)? Bene! Operiamo per un allevamento
estensivo sul territorio di cinghiali, caprioli, tassi, stambecchi, camosci,
daini, cervi…
Per questa
ragione, possiamo affermare che la caccia non esiste più. Oggi, c’è un
“prelievo” di “risorse” da aree abbandonate, per le quali – a suo tempo – non è
stato fatto nulla affinché non lo diventassero. Oggi, coltivare in collina è
impossibile: provate a seminare mais o patate, ci penseranno i cinghiali ad
“ararvi” il campo per la prossima semina!
Equilibri
naturali?
Un bel sogno,
roba per Verdi ambientalisti e politici da strapazzo.
Mi sapete dire
quale predatore potrebbe limitare una popolazione (solo in Liguria!) di 23.000
cinghiali? I lupi? Ma se i pochi che vagano fra i monti vengono uccisi dai
pastori appena si fanno vedere?!? La lince, come hanno fatto in Austria?
Premesso che la
follia italiota d’incrociare i maiali con i cinghiali, lassù, non l’hanno
fatta, la lince è un “gattone” di 25
Kg, che se è affamato attacca l’uomo. Lascereste i
vostri figli tranquillamente nel bosco, in cerca di funghi o di mirtilli?
L’Austria è in
rotta con l’UE non solo per migranti o muri da erigere, è in disaccordo anche
per la rigidissima normativa europea sulle armi: in altre parole, gli austriaci
non accettano di essere disarmati, perché hanno linci ed orsi nei boschi, e
sono coscienti del pericolo che possono rappresentare.
In Italia,
invece – che ha accettato la normativa europea (vi sorprende?) – se dovessero
essere introdotti i predatori, i boschi diventerebbero dominio assoluto dei
“prelevatori”, ossia di quelli che ancora oggi chiamiamo “cacciatori”. Qualcosa
s’è visto, quando gli orsi si sono fatti vedere nel Nord-Est.
In buona
sostanza, ed in buona pace per Verdi, Vegani, ambientalisti…e per tutti coloro
che ritengono di poter risolvere le difficoltà con un semplice sillogismo
assoluto, ritengo che la situazione non abbia soluzioni. Al punto cui siamo
giunti, solo una grave carestia ci libererebbe dalla fauna imposta per motivi
politici ed economici. Forse.
P.S. Non ho mai
sparato un colpo di fucile in vita mia.
5 commenti:
Magari avessero solo incrociato il cinghiale con il maiale!
In Toscana hanno fatto di peggio, una ventina d'anni fa.
Il cinghiale maremmano, Sus Scrofa, era di taglia piccola, circa ottanta-novanta chili, la femmina figliava una-due volte l'anno, e produceva due piccoli.
Troppo poco per l'avidità dei cavernicoli autoctoni, che pensarono bene di introdurre cinghiali di razza slava, del peso di duecentocinquanta-trecento chili, che partoriscono dagli otto ai dieci cuccioli. Un bengodi per i decerebrati cacciatori.
Ormai, da anni, il cinghiale di zona non si vede più, ed i mostri importati si sono riprodotti in maniera esponenziale, creando danni notevoli all'agricoltura ed alle macchine che passano per strada. Periodicamente organizzano cacce sfrenate per sterminarli, perché i contadini non ne possono più.
Detto ciò, voglio renderti partecipe di una bellissima visione che mi è apparsa il giorno di Ferragosto.
Dalle finestre di casa ho visto un giovane cervo, coi piccoli palchi di corna ed il corpo alto ma esile, che attraversava la strada davanti casa mia. Non correva, passeggiava.
Sono uscita sotto il portico, immobilizzandomi subito e trattenendo il respiro, ed ho potuto osservarlo attraversare il prato. Poi si è infilato tra i cespugli ed è sparito nei sentieri del bosco.
Avevo osservato in passato daini e caprioli, ma è la prima volta che mi è venuto a trovare un cervo. E' una magia osservarlo spuntare, è come quando in una radura trovi un bel porcino, il bosco cambia, diventa magico. E ci si può sentire tutt'Uno con la Natura e l'ambiente circostante.
Ciao.
La "alchimia" - Eli - è la stessa che io ho citato, l'incrocio con i maiali: nei Balcani l'avevano già fatto prima. Il cinghiale (quello a strisce da cucciolo) fa pochi figli. Ma il cervo era in Toscana od a Roma?
Ciao
Carlo
E quindi e' una costante questa "alchimia".
Pare che cio' che vari sono solo le specie che si son volute incrociare.
Pure dalle mie parti i danni son assai visibili, li rintracci facilmente ai bordi della strada, nei fossati come in aperto campo.
Queste bestiacce non conoscono confini, recinzioni...aree di lizza, sono sfuggenti anche se spesso assai rumorose.
Ancor piu' visibili sono le loro tracce con l'approssimarsi di alcuni periodi dell'anno, settembre e novembre se non erro, poiche' coincidono con il ripetersi di alcune manifestazioni che si susseguono con scadenza non esatta.
Come una sorta di approssimazione, come se alla base vi fosse un numero irrazionale a governare tali eventi, una sorta di funzione continua, senza voler scomodare fibonacci, sezioni auree o quant'altro ma le omologie non mancano
.
A queste manifestazioni, almeno dalle mie parti, s'e' scelto di dare un nome: rally.
E queste bestiacce amano il rally ed accorrono copiose e sui loro passi rintracci rifiuti d'ogni sorta. Bottigliette, scatolette, fazzoletti ripieni, assorbenti, cicche, sputi, seggiole pieghevoli rotte...
"Questi cazzi di piccioni" componeva il dio Zappa.
"Questi cazzi di umani" bestemmio io.
Saluti ed abbracci. :-)
Carlo,
il cervo l'ho visto in Toscana.
Quest'anno ho rinunciato al mio solito Ferragosto romano, fatto di silenzio, strade deserte, piacevolezze cittadine, e mi sono tuffata nella Natura per un mese intero.
Mi ha fortificato, tonificato, e sono tornata rigenerata.
Ciao.
alsalto
non chiamare bestiacce i cinghiali.
Anche loro hanno la loro funzione, anche se totalmente privi di grazia.
E comunque sono migliori di qualche umano...
Bacioni!
E.
Posta un commento