08 febbraio 2016

Famigly day, forever!



Direbbe John Lennon, grande John Lennon: peccato che l’abbiano ammazzato, quello sì che sarebbe stato un perfetto Re del Mondo! Ci assataniamo dietro ai vari Family day, oppure ci opponiamo ai Family day, perché i “famigli” sono noiosi, spaccapalle, razzisti e fanno pure i predicozzi e la morale. Loro, ovviamente, sono contro perché (gli altri) sono froci o lesbiche, oppure non vogliono fare figli, o ancora li vogliono in provetta, e vogliono pure rubare figli già fatti per adottarli. Un perfetto casino, meglio di un Roma-Lazio che finisce al 94° minuto 1 a 1, con due rigori (uno per parte) nei minuti di recupero: Olimpico in fiamme, 247 ricoverati in ospedale e 145 fermati in Questura. Che meraviglia. Gran confusione sotto il cielo...tutto va bene!
Ma, qualcuno, riflette su cos’è la famiglia e su come è messa oggi?

Nel 2014, in Italia, ci sono stati 142.754 matrimoni, religiosi e civili: le separazioni sono state 89.303 ed i divorzi 52.335 (Fonte: ISTAT). Si potrà piluccare fra i numeri, ma la somma fra separazioni e divorzi fa 141.638, ossia “l’1 a 1” che prima citavamo. La durata media di un matrimonio è di 16 anni (in costante calo). Per fortuna, la vita media di un matrimonio, per ora, è superiore a quella di un elettrodomestico: cosa importante, così non siamo ancora arrivati a dividerci i pezzi della lavastoviglie di fronte ad un magistrato.

Possiamo continuare a sostenere che la famiglia è il “mattone” essenziale del vivere sociale?
Per certi versi sì: se non esistesse la famiglia, in Italia non esisterebbe stato sociale, e la famiglia tradizionale lo fa, ma con il fiato sempre più corto. Dunque, l’establishment al potere avrebbe maggiori grattacapi per sostenere le situazioni di povertà e di disoccupazione, per questo “concede” e preme su questo “format” obsoleto – o meglio, fa tanto chiasso sulla questione per l’affido dei minori – ma è un concedere monco, senza contropartite. A costo zero, come di consueto.
Sull’altro versante – ossia quello degli affetti e delle aspettative – la famiglia è un disastro.

Alcuni dati, un poco approssimativi poiché difficili da verificare, ci dicono che circa un terzo o la metà degli italiani/italiane tradiscono abitualmente il coniuge, hanno un’amante (o più storie, d’amore o di sesso) vivendo realtà affettive/sessuali in modo “seriale”, oppure perseguono menage a trois che durano decenni, restando in famiglia “fin quando i figli non saranno grandi” o, ancora, frequentano abitualmente i club “privé”...su tutte queste abitudini, svettano i siti Internet per incontri: è un dilagare di posizioni, da chi propone rapporti finalizzati ad una nuova convivenza a chi, semplicemente, prospetta “una botta e via”.
Qualcuno dirà “E’ sempre stato così e sempre sarà...” per alcuni aspetti è senz’altro vero – è questo l’aspetto interessante dell’evolversi sociologico – ossia il far capo a pulsioni archetipe che s’innestano in sempre diverse situazioni sociali.

La pulsione sessuale preme in tal senso e la conferma ci viene dall’etologia, laddove gli scimpanzè (che condividono con noi il 98% del patrimonio genetico) vivono un’esistenza di promiscuità, ma anche l’antropologia conferma: le popolazioni “primitive” che l’uomo occidentale ha incontrato sul suo cammino di scoperta e di conquista (Amazzonia, Polinesia, ecc.), vivevano con molta naturalità non tanto la poligamia (a ben vedere, una forma di potere), quanto l’estrema libertà sessuale (lo riporta in modo chiaro Melville, in “Taipi”).
La “teoria” della sessualità plurima si basa sul fatto che l’uomo desidera spargere il suo seme in più uteri per garantire la sopravvivenza della sua discendenza, mentre per la donna accettare rapporti con più partner assicura maggior appoggio “economico”: curiosamente, tali comportamenti non avvenivano in popolazioni che vivevano in ristrettezze alimentari, bensì era un evento naturale, al quale conferire scarsa importanza, mentre i veri “tabù” erano per lo più relegati ad aspetti della loro religiosità (luoghi, periodi, ecc).
Singolarmente, in tutte quelle culture c’era la rigida proibizione dell’incesto: però, per dei “selvaggi”!

L’impatto fra le due culture, quella bacchettona e quella libertaria – siamo nel ‘700/’800, ricordiamo il noto caso del Bounty – fece esclamare a qualche antropologo, forse in vena ridanciana, che l’uomo occidentale, nella sua corsa verso la modernità, “si stesse perdendo qualcosa”.
E che dire, allora, del Settecento libertino o del Quattrocento boccaccesco? O della “famiglia” latina, virgolettato per non confondere il medesimo termine con due concetti diversissimi? Al punto di nominare un “pater familias”, agghindando la lingua con un accusativo plurale, per sottolineare il concetto di potere plurimo e l’oggettività dei soggetti a lui sottoposti?
Insomma, abbiamo alle spalle una geo-storia molto variegata, che i nostri ignorantissimi politici (per cultura, lessico, e capacità di governare la polis) restringono ad una partita di calcio: di qua i “famigli”, di là gli altri. Quanno nnammo a magnà? Sse scopa stasera? Cce sta na mignotta de quelle bbone?

Capirete che incrociare sessualità, modernità e progresso è un affare un tantino complesso, che ha occupato molte menti – ricordiamo, una su tutte, Wilhelm Reich – e che è un po’ troppo per i Razzi, gli Scillipoti et similia – e la domanda che dovremmo porci è, allora, siamo giunti al termine della cosiddetta “modernità”?
Perché il mutamento non avviene solo per aggregati fisici (l’esterno: lavoro, prodotti, beni, economia, ecc) ma anche psichici (l’interno: libido, affettività, sentimenti, ecc): dire che siamo giunti al capolinea è una pietosa bestialità, poiché moderno significa soltanto meno vecchio di ieri, null’altro. Come la famosa “fine della Storia”.
Tutto ciò c’impone di dialogare con quest’Uomo timido e compresso, incapace oramai di gesti autentici: un Uomo che trova liberazione solo nella purezza di un Kata, nell’illusione (che Mishima trascinò con sé, più che evidenziare) che la fuggevolezza di un istante trasfiguri gli eventi.
Allora, cos’è cambiato?

La ferrovia. Non mettetevi a ridere: riflettete. A metà Ottocento la ferrovia, in pochi decenni, decuplicò la velocità di trasferimento di tutto ciò che serviva: bushel di frumento, tonnellate di carbone, metri cubici di legname. L’Uomo seguì quella velocità, a lui ed ai suoi tempi di “risposta” meno congeniale: “Tempi moderni” di Chaplin, non invento nulla.
Il dopo lo conosciamo: ciò che non possiamo più sapere è come viveva, intimamente, l’Uomo di prima.

Ci rechiamo a Venezia per il Carnevale, cercando qualche forma di trasgressione remota, ma non possiamo tornare – anche solo per un attimo – in quel noto “campo” dove, nobildonne e cortigiane, si recavano all’alba, in silenzio, per lasciarsi ammirare, per far comprendere agli amanti che si davano convegno la tempesta che era passata in quella notte d’amore: lasciavano seguire le tracce di quegli amplessi passo dopo passo, scolpite sui loro visi sfatti e gioiosi. In una società segnata dalla malattia mortale, inseguita dalla peste, il carpe diem era l’unica risposta accettabile, come lo era l’ascetismo per i (pochissimi) veri asceti.
Noi, oggi – magari vestiti da Marchese d’Ambaradan – non notiamo nulla, solo quattro pietre puzzolenti di piscio di cane: al più, ci massaggia la mano di una coscienziosa infermiera al Pronto Soccorso, dove vomitiamo una notte insulsa mentre attendiamo un’alba altrettanto svaccata.

Il capitalismo? E’ colpa del capitalismo? Perché, con la nobiltà di prima si campava meglio? No, erano i ritmi, la percezione del tempo che era diversa. Goethe si lascia andare per pagine e pagine nella descrizione di un paesaggio e non si cura se, il lettore moderno, scalpita e – in fin dei conti – vuol solo sapere se Carlotta, infine, gliela darà oppure non tradirà il marito. Ma non è colpa sua se ha fretta: non può capire un uomo del ‘700!

La famiglia, insieme all’Uomo, è stata triturata dall’aumento di velocità improvviso: 150 anni su...facciamo almeno 20.000? O un milione? Tanto, V=at sempre, comunque la pensiamo: Razzi, incosciente come una vergine, è rimasto “triturato”, ed anche Crozza che lo imita.
Difatti, anche l’accelerazione delle separazioni sui matrimoni segue questa linea (sempre fonte ISTAT) laddove t – Data Separazione meno Data Matrimonio (in minuti secondi) – è un limite che tende a zero.

Osservare i grattacieli che tremolano nelle acque del porto, la sera, è una bella icona del matrimonio. Ne è la sintesi. Occhio acceso, occhio buio, acceso, buio, buio, buio, acceso, buio, buio, buio...nel silenzio totale, nel buio fagocitante, nello sciacquio stanco della risacca, identico da milioni di anni. I grattacieli, i grandi palazzi, sono le icone del nostro tempo e, allo stesso tempo, il “termometro” dei matrimoni e delle famiglie.
Non più grandi case gaie, non più piccoli tuguri – magari gai perché quella sera c’è un salame in tavola – ma prevedibili, perfetti abituri, studiati fino all’inverosimile da coscienziosi architetti per addetti alla produzione, od al controllo della produzione. Poi al guadagno sulla produzione. Minime ristrutturazioni fra un passaggio e l’altro: saletta computer al posto della camera per il pupo.
Infine, ciak, si gira! Silenzio...motore...azione! Scena 34 di “Vita umana”. Via!
Il protagonista entra in scena e pronuncia poche parole: “La produzione è terminata”. Buona, spegni motore, via le luci.

Sparito tutto. Il carbone, che vorticava da 150 anni, non c’è più. Non si fabbricano più sedie, non si mungono mucche. Silente, il greggio scorre nell’oleodotto e finisce nella centrale, diventerà elettricità che scorrerà, anch’essa silente, nei fili.
Ricordo l’angoscia che provai leggendo Tiziano Terzani che comunicava, pelle a pelle, ciò che provava osservando la prima fabbrica giapponese completamente automatica. Anni ’90: lui e il guardiano, soli nella notte. Dalla vetrata, un enorme reparto, macchine che lavoravano. Sole. Il frastuono appena attenuato dalle pareti anti-acustiche.
A questo punto, i marxisti mi tireranno le loro adunche falci e martelli (questo significa gabbare Marx!), i fascisti vorranno darmi l’olio di ricino (e i figli per la Patria?), ma a me non frega nulla né degli uni e né degli altri perché – cercate di capire, non di controbattere a cervello spento – questo non è un articolo d’economia politica, ma un articolo su basi sociologiche dove si cerca di capire:

1) A che punto siamo giunti nel percorso storico/evolutivo;
2) Qual è, conseguentemente, la forma migliore per l’aggregazione sociale;
3) Come armonizzare l’aggregazione sociale con le pulsioni naturali.
Detto questo, una fabbrica completamente automatica dev’essere bellissima.

In definitiva, se la velocità degli scambi – commerciali, culturali, d’informazioni – è aumentata (modificando anche la percezione del tempo nei rapporti, ma noi non ci siamo accorti di nulla perché il fenomeno è stato “diluito” in un secolo e mezzo) la famiglia patriarcale, abituata a ritmi e tempi “lunghi”, è stata travolta. Rottamata. Prima, esistevano famiglie tradizionali incastonate nella cornice del villaggio, che era anch’esso una forma di “grande famiglia”, o clan.
A quel punto, intervenne il già citato aumento di velocità: le emigrazioni di massa furono possibili solo nell’era del vapore, così come le colonizzazioni “mercantili”, ossia un sistema complesso ma funzionale, che prevedeva lo stazionamento in area coloniale di una classe dirigente straniera per dirigere i traffici (George Orwell: Giorni in Birmania), mentre Stati Uniti ed Australia assorbivano l’eccesso di popolazione comune, per lavori di basso livello ma di buona competenza artigianale. Entrambe questi fenomeni iniziarono a “disossare” la tradizionale famiglia patriarcale.
La susseguente società industriale aveva bisogno, invece, solo di produttori/consumatori (più appartamenti = più lavatrici, lavastoviglie, televisori, ecc) e quindi l’impeto consumista fu diretto verso l’anello debole della famiglia patriarcale, ossia “la libertà”. E’ fuor di dubbio che, in quelle famiglie numerose, di libertà personale ce ne fosse poca, ma lo Stato – in contropartita – raccontò d’assumersi l’onere dello stato sociale.
Asili, ospedali, ricoveri (non lager!) per gli anziani, ecc. Oggi, nella società post-industriale, osserviamo il fallimento di quella impostazione: come sempre, quando viene soddisfatta l’esigenza del capitalista, il resto va alle ortiche. Diventano “risparmi”, e così la gente – imbambolata dai format televisivi – li percepisce.
Tali teorie non sono campate in aria: se ne occupò Gandhi in sociologia politica ed Ettore Scola, nell’arte, col film “La famiglia” (1987), oggi sono interessanti le riflessioni di De Benoist sull’argomento.

Risposte? Volete delle risposte?!? Ma per chi mi prendete? Non sono mica Renzi!
Ve beh, ve le darò...d’accordo...

La famiglia mononucleare come noi l’abbiamo vissuta (padre, madre, figli), è morta e bollita: finita. Nel tempo ha mostrato tutti i suoi limiti: scarsa elasticità, sensibilità estrema alle pulsioni soggettive disgregatrici, incapacità di far fronte a minime variazioni dell’ambiente circostante. Basta un imprevisto (anche a causa dell’odierna situazione economica) di spesa pari a 600 euro ed il 30%  delle famiglie è in crisi nera. In una società dove il 10% della popolazione possiede il 50% della ricchezza, non potrebbe essere diverso.
Conseguentemente, bisogna allargare la base del triangolo affinché il baricentro rimanga compreso nell’area di base: in altre parole, aumentare i componenti della “famiglia”.
Qualcosa del genere già accadeva nelle vecchie famiglie patriarcali, dove si trovava sempre una soluzione proprio per il numero dei componenti, ma il problema è trovare una forma d’aggregazione sociale che non ne includa i difetti: autoritarismo, subalternità della donna, morale “unica”, ecc.
Inoltre, in un mondo a “redditi variabili”, la compensazione interna è molto importante, perché consente di sopravvivere anche in tempi di “magra” restringendo un poco i consumi, oppure – se la pianificazione è più saggia – attingendo a risorse preventivamente accantonate. Mi pare che qualcuno abbia già parlato di vacche grasse e vacche magre...non ricordo più il testo di riferimento...

Inoltre, la società post-industriale non ha più bisogno delle ciclopiche aggregazioni cittadine, zeppe d’aggressività e poco inclini all’empatia: una saggia rioccupazione del territorio sarebbe la manna per tante ragioni: economiche, energetiche, ambientali e sociali. Ma il potere, guarda a caso, “rallenta” molto su uno degli aspetti più importanti di questa rivoluzione: la “banda larga”, essenziale per la comunicazione, come lo fu il treno per i trasporti. Meglio avere a disposizione le moltitudini, per nutrirle a panem et circenses?

Una famiglia “allargata” – chiamatela comunità, comune e come cavolo vi pare – ha più possibilità di resistere all’attacco coordinato del KriminalKapitalism e del BankAssassin: la famiglia tradizionale si separa, poi i partecipanti si risposano (omo od etero, è la stessa cosa) e continuano a lottare contro i mulini a vento.
Se pensate che vi stia raccontando delle bagattelle, provate a pensare cosa significa pagare un’imposta sulla spazzatura in due persone contro dieci: fa un quinto. 600 euro? 120 euro. Va meglio? Quando c’è da cambiare la lavatrice, siete in dieci (faccio un esempio) ad affrontare la spesa, non in due.

Personalmente, ho partecipato a due esperienze: una agricola ed una urbana. Sono i periodi della mia vita che ricordo con maggior gioia, poiché eri responsabile di te stesso ma non avvertivi quel senso di oppressione che la famiglia tradizionale ti assegna. Perché? Poiché la tua responsabilità era con-divisa da altre persone e...vivaddio! Fra tanti, c’è sempre qualcuno che sa cambiare un asse del cesso!
Non mi sembra opportuno raccontare particolari di quelle esperienze, perché questo articolo è scritto per chi ha coraggio e ci vuole provare: per gli altri, è solo tempo perso. Nel tempo che avete impiegato a leggere questo articolo, la vita media di un matrimonio è scesa di 1,463 secondi, anche se la funzione di riferimento è ancora in studio.

Vi posso solo dire che, ogni anno, c’incontriamo tutti, i vecchi “comunardi” e siamo come fratelli: nella famiglia tradizionale è il sangue a scegliere, in quella comunitaria sei tu a scegliere, secondo le tue inclinazioni ed i tuoi desideri. La profondità del rapporto è totale, ancora dopo 40 anni, ed è come se ci fossimo lasciati il giorno prima.
Per chi non avesse ancora capito, io posso recarmi – senza telefonare – a casa di chiunque visse con me 40 anni fa – magari a distanza di centinaia di chilometri – suonare il campanello e ricevere, per prima cosa, un abbraccio ed un sorriso di piacevole sorpresa.
Anche i “dotti” se ne sono interessati, e sono state redatte due tesi di laurea sulle nostre esperienze.

Perché finirono? Mai sentito dire panta rei? La comunità è, per suo statuto interno mai scritto, fluida e variabile: sta a chi partecipa saperla improntare alla stabilità, sapendo bene che – se lasci – devi consentire ad altri di giungere, e d’arrivare bene, di poter fare buona vita con chi rimane. Tu passi, la comunità deve restare. Erano tempi di pionierismo, e gli errori ci furono, tanti.
Oggi, a differenza di molti anni fa, mi sembra che quel “vezzo” stia diventando una necessità: urbana od agricola, poco importa, l’importante è saper reggere all’impatto dei bastardi che pretendono le nostre vite in locazione. Domani, in proprietà assoluta.

I figli? Tre coppie, nelle nostre esperienze, avevano figli: oggi campano bene – compatibilmente con il nostro tempo incivile – e non sembra che abbiano gravi problemi per essere stati abbandonati ad un’altra coppia per qualche tempo, con due mamme o con due papà, secondo chi era disponibile.
L’amore, il sesso? Certo, sono storie che capitano ed hanno impatti anche violenti in certe situazioni, ma – tutti noi che vivemmo insieme – concordiamo su un fatto: fummo molto naif in quelle situazioni, e c’è modo di porre un rimedio a tutto, soprattutto se la comunità è abbastanza ampia, se l’affetto comune, il senso d’appartenenza, supera queste buriane. Chiedete al un polinesiano d’oggi come viveva suo nonno.

Per questa ragione m’appassiona poco l’attuale dibattito (ma è un dibattito o una gazzarra?) sulla famiglia: si analizzano le “qualità” dei componenti, il loro sesso, i loro orientamenti sessuali, ma il “contenitore” deve restare identico. Omo od etero, uomini o donne, devono finire tutti nel “format” del cubicolo, con figli o senza, con un lavoro saltuario oppure stabile...tutti seduti ad ascoltare il Verbo, ossia mamma Tv. Penso, spesso, che dovrebbero pagarci per guardarla (non ditelo a me, non la guardo da decenni).
Nelle strutture comunitarie, c’è il rischio che, invece, la sera che non c’è niente da fare si giochi a briscola e ci si facciano quattro sane risate, condite da motteggi e frizzi: il miglior antidoto contro la depressione dilagante.

Cercavate un’alternativa? Questa non vi convince? Non so che dirvi...provate a rivolgervi a Giovanardi...

21 commenti:

Unknown ha detto...
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Unknown ha detto...
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Eli ha detto...



La famiglia così come è concepita

ed avallata dalle religioni, patriarcale e maschiocentrica, è anche una fonte inesauribile di prepotenza e violenza.
Senza contare che dà origine ed alimenta molte, moltissime psicopatologie, nevrosi, disturbi dell'alimentazione ed altro ancora.

Il tradimento sistemico è l'attimo speculare della poligamia.
Entrambi dimostrano una cosa sola: l'uomo e la donna non nascono monogamici, né possono divenirlo ope lege o per costrizioni religiose.
Ritengo che la fedeltà, così come la castità, possano essere soltanto il frutto di una scelta personale, libera e consapevole.

Forse si potrebbe tentare con un matrimonio da rinnovare, su volontà di entrambi i coniugi, ogni cinque anni.
Oppure accettare la durata del matrimonio fino alla maggiore età dei figli per garantirne lo sviluppo armonico, e poi ognuno per suo conto.

Mi aspetto molto dalle famiglie Arcobaleno, perché basate su presupposti diversi; poi anche lì ci saranno inevitabilmente prepotenze, furori, nevrosi. Ma osservarne l'andamento sarà divertente, una boccata d'aria fresca. E senz'altro daranno vita ad individui più aperti e forti interiormente.

Però, che bella prosa vivace!
Chapeau!

Eli

Unknown ha detto...
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Unknown ha detto...
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Eli ha detto...




Gentile Signora Sovento,

guardi che Karl Marx non ha mai affermato che ad obnubilare i popoli fosse il sesso, ma ha affermato che la religione è l'oppio dei popoli. Anche perché il sesso è un istinto naturale, mentre la religione è una sovrastruttura culturale, per Marx.
https://it.wikipedia.org/wiki/Karl_Marx
Questa dove l'ha sentita? In parrocchia?

Quanto alla violenza nelle famiglie, basta leggere qualsiasi normale quotidiano: viene ammazzata una donna ogni due giorni dal marito, dal fidanzato o dall'ex. Spesso gli assassini non si accontentano della moglie-compagna-ex, ma scaricano la loro violenza anche sui figli. Dall'inizio dell'anno in Italia sono state uccise già cinquantacinque donne, e siamo solo al 10 febbraio.
E questa è solo una parte delle belle famiglie italiane, dei padri-padroni, talebani nostrani e medievalisti di ritorno.
http://www.tgcom24.mediaset.it/rubriche/articoli/1044980/quante-donne-sono-state-uccise-in-italia-da-gennaio.shtml

"Avallate" con una sola v, per favore! E "fuorvianti", non forvianti.
Sa, questo è il blog di un Professore...
Quando ha dei dubbi, consulti questo:
www.treccani.it

Saluti.
E.

Unknown ha detto...
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Eli ha detto...



Io penso ai commenti,

all'ortografia ci pensi lei.
Sarei una bulla perché auspico correttezza grammaticale?
Forse lei ha la scala dei valori un tantino starata, parla di polemica e conflitto.
Mai sentito parlare di "ironia"?
Lasci stare McLuhan e riprenda piuttosto la grammatica.
La forma è contenuto, ed il contenuto è forma.
Un contenuto non espresso correttamente perde istantaneamente di credibilità, e fa comprendere molte cose dell'autore.
Saluti.
E.

Unknown ha detto...
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Eli ha detto...



Carlo,

Pio è tornato a casa sua, a Roma ha passato solo il week-end.
Però ai cittadini romani è costato tre milioni di euro.
Un po' tanto per un week-end, no?
Salutoni.
E.

Carlo Bertani ha detto...

Ragazze, basta casino altrimenti vi prendo a cinghiate, capito? Andate in cucina e preparate una bella pasta all'amatriciana, per Dio. Siete o non siete donne?
Gratta gratta, scompare il professore ed appare il LUPONE!!!
Grazie ad entrambe e, vi prego, non litigate: non serve...
Carlo

Roberto ha detto...

Salve a tutti!

Ok ho capito! il mondo dice che la famiglia composta da uomo e donna
o da donna e uomo o da madre e padre o da padre e madre,
quella famiglia composta dalla natura (o da Dio oppure dagli alieni)
o meglio composta dall'inizio dei tempi, umanamente parlando, non
va più bene!

Per citare la voce del popolo che spesso è anche (confusa) con la
voce della coscienza si può senz'altro dire a testa alta che
la famiglia è: "... una fonte inesauribile di prepotenza e violenza...
... e ... dà origine ed alimenta molte, moltissime psicopatologie, nevrosi, disturbi dell'alimentazione... ed altro ancora..."

Mi dispiace per la Signora Sonja ma si deve adeguare ed alla svelta!

La famiglia è probabilmente il male primo ed ultimo dell'umanità non
fosse altro perché fino ad oggi (o a ieri) proprio tutti gli umani
nascono in una famiglia.

Quindi è anche certo che bisogna agire alla fonte, no non alla famiglia
qui oramai il danno è fatto, bisogna agire sul singolo direttamente
e prima che nasca.
Bisogna dire alle donne che non sono donne agli uomini che non sono uomini
che anzi sono molto di più, possono essere quello che vogliono sempre
e din ogni momento, possono essere uccellini o possono essere pesci
o possono essere tigri o gazzelle o coleotteri o nudibranchi, l'importante
-per evitare tutte quelle cose negative come la violenza il tradimento
le psicopatologie, i disturbi alimentari e tutte le altre cose
terribili paventate dalla citazione sopra- è che non si sia mai uomini
e/o donne cioè che non si sia mai umani e mai che mai umanità!

Mi viene in mente una storiella stupidina e sempliciotta una
favoletta per bambini, ops... cardellini, la favoletta
ve la leggete su:
https://it.wikipedia.org/wiki/Favola_della_rana_e_dello_scorpione

L'arcobaleno era quello visto da Noè, era quello per la Pace (nel Mondo?!)
appeso alle finestre, ora è quello per la legge Cirinnà (perché come
ha ben detto la Signora Sonja di una legge si tratta cioè di
una convenzione contrattuale)... anche l'arcobaleno, che una volta
segnava il punto della pentola piena d'oro, è stato più
volte tradito dagli uomini e dalle donne, poveretto!

–-- prima parte: continua sotto....

Roberto ha detto...

–-- seconda parte ....

Se penso alla natura mi viene in mente che questa passa tutto il tempo,
e si parla di tempi molto lunghi diciamo qualche milione di volte
più lunghi della vita dell'intera umanità giusto per stabilire dei
valori di riferimento inequivocabili e non cambiabili da nessuna
legge umana di nessun tipo mai, passa tutto il tempo -dicevo- a
preoccuparsi delle differenze sessuali ad organizzare "matrimoni"
fra animali di sesso maschile e femminile a creare le differenze sessuali
anche nei kiwi a preoccuparsi di far nascere femmine quando c'è
una certa temperatura e maschi quando ce ne è un'altra, la natura si preoccupa
di trasformare maschi in femmine e viceversa a seconda del bisogno
(non sto parlando di 'trans' ma di ermafroditismo come per i pesci chiamati
volgarmente 'orate') ma sempre, anche se ermafroditi si accoppiano
con un altro della loro specie, non fanno da soli.
Ed in tutto questo lavoro della natura arriva l'uomo che si 'infastidia' della
propria condizione, da una parte dice -di sé stesso- che l'uomo è cattivo,
dall'altra che non si piace solo maschio o femmina non lo vede una cosa
'libera', e dall'altra ancora non vuole nemmeno subire la grave menomazione
impostagli dalla natura della impossibilità di procreare con l'utilizzo di un solo
sesso. Azz disdetta!

Vedi carissima Eli sai che io sono cattolico e praticante ma forse non sai
che a me non importa nulla delle scelte personali delle persone, io posso
cortesemente esporgli l'idea che viene sa Dio sulla nostra vita ma non posso,
e non voglio, inculcargli la fede. La sentinella (lo so che la parola non vi
piace ma viene da una citazione biblica) può urlare nella notte che arriva
il pericolo e con questo ha esaurito il suo compito ed il suo dovere, se
il popolo vuol continuare a dormire la libera scelta rimane di quest'ultimo.

Però non posso fare a meno di notare che è il sesso in senso stretto che
domina l'uomo moderno ed è proprio per questo, secondo la mia modestissima opinione,
che la natura (direi meglio: il Buon Dio) ha disposto la famiglia, perché
la famiglia è IL posto dove il sesso si insegna e dove il sesso viene calmierato
e dominato e non è più lui a dominare. Perché? Ovvio, perché il sesso
è “ridotto” a strumento, cioè a mezzo di riproduzione ed il “godimento”
che porta con sé è giustamente donato a chi fa una scelta di dono di sé.
Perché il sesso, lasciato da solo, ha un tendenza all'egoismo che al confronto
le cose gravi che hai scritto ed io ho citato sono bazzecole!

Carissima Eli ti voglio dire una cosa che sento nel mio cuore:
-io non ho paura delle unioni omosessuali e non ho nemmeno paura
della loro voglia di avere figli,
-anzi in fondo al mio cuore sento che queste unioni possano fare chiarezza
proprio sull'utilità indispensabile della famiglia per la società umana,
-però ho paura, come da sempre, delle strumentalizzazioni e di alcune
conseguenze come l'utero in affitto.

Vedi, carissima Eli, la tensione a divenire “genitore” è talmente profonda
nell'animo umano che anche il più “omo” degli uomini sente questo
bisogno che magari soffoca ma prima o poi viene fuori preponderante.
Altrimenti non si spiegherebbe tale tumulto popolare. O no?

Qiundi alla fine, carissima Eli, torneremo all'inizio, cioè alla famiglia,
o come diavolo la si vorrà chiamare, e quindi ti domando, nelle future
comediavolosichiameranno, ci saranno ancora i pericoli che tu
hai giustamente stigmatizzato?

Speriamo di no perché a me ancora piace essere uomo ed ho chiesto
anche ai miei famigliari ed anche a loro paice essere come sono
eppoi non mi ci vedo come cardellino, la massimo come 'orata'
ma non ti nascondo che sarei preoccupato per il cartoccio!

Carissimi saluti baci abbracci e carezze

RA

Eli ha detto...



Caro Roberto,

il fatto è che non c'è una sola famiglia, ce ne sono tante.
La mia famiglia eravamo io e mio figlio, dopo il mio divorzio.
La mia amica rimasta vedova con due figli ha la sua famiglia.
L'altra mia conoscente che vive con la mamma e la figlia è un'altra famiglia.
In Italia ci sono 350.000 famiglie Arcobaleno: vogliamo prenderne atto e regolamentare la cosa secondo legge, oppure dobbiamo lasciare tutto all'impeto selvaggio?

Voi cattolici ve ne dovrete fare una ragione, così come è stato per l'aborto e per il divorzio. Indietro non si torna, non si può che andare avanti, che ci piaccia o no.
Poi mi piacerebbe sapere cosa è "naturale" e cosa no. Per me, tutto ciò che esiste al mondo è naturale. E se uno nasce omosessuale, anche quella è Volontà di Dio, altrimenti non accadrebbe. E se due omosessuali trovano il modo di avere dei figli, anche quella è Volontà di Dio, perché "non si muove foglia che Dio non voglia".
Non posso farti qui l'elenco degli animali omosessuali in natura, te ne cito solo qualcuno: scimmie bonobo, delfini, daini. Quindi è tutto natura.

Al Family Day che si è tenuto a Roma erano presenti politici pluridivorziati, uno pure risposato a Las Vegas, ma è molto cattolico, una incinta senza manco essere sposata, e diversi che sono clienti di Efe Bal, nota transessuale, che li conosce molto bene. La mattina vanno al Family Day, la sera a trans.

Comunque, il primo esempio di utero in affitto è nella Bibbia: Abramo, non potendo avere figli dalla moglie Sara, mise incinta Agar ed ebbe Ismaele. Quando poi Sara restò incinta, quel bastardo di Abramo scacciò Agar ed il figlio, beccandosi una maledizione.
Altra famiglia Arcobaleno era quella di Gesù: Maria tredicenne sposa Giuseppe ottantenne e concepisce un figlio in maniera atipica, diciamo che è una fecondazione eterologa sui generis. Pertanto Giuseppe realizzò una step-child adoption, perché si dichiarò ufficialmente padre di un figlio non suo.
Perciò, attenzione quando si parla di natura e ricordiamo sempre che le leggi si fanno per tutti i cittadini italiani, che non sono tutti cattolici.
Cari saluti.

Eli


Unknown ha detto...
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Unknown ha detto...
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Eli ha detto...



Signora Sonia,

la sua prosa è un tale coacervo di banalità, luoghi comuni, ideuzze un tanto al chilo, sfoggio di citazioni mal digerite e mai assimilate, distonie grammaticali e sintattiche, che mi domando cosa la spinga ad esporsi così.
Forse il senso di solitudine?
Si faccia coraggio, le sono vicina.

Bye Bye.
E.

Roberto ha detto...

Gentilissima Sonja il mio intervento, almeno fino alla parte dove ho espresso i "pensieri del mio cuore" era ad alto contenuto ironico e direi quasi satirico.
Mi scuso con lei che forse mi legge per la prima volta (come del resto io l'ho letta per la prima volta) per la mia mancanza letteraria a causa della quale non sono riuscito a trasmetterle tale tonalità del mio dire.

La Gentilissima Eli, che bontà sua mi ha letto più volte, invece ha colto -non so
come viste le mie mancanze comunicative che riconosco sinceramente (non sono come Carlone, sono un misero informatico)- e mia ha risposto "a tono" cioè in modo corretto pur esprimendo concetti ed idee diversi dai miei.

Vorrei dire alla cara Eli che il concetto di famiglia è senz'altro estensibile
ad un nucleo originario, formato da donna e uomo ed eventuale figli, che per vari
motivi si è diviso ma, secondo il mio modesto parere, non ad altri tipi di nuclei.

Se mi si passa l'esempio di grande stupidità voorrei dire:

- la famiglia è come un singolo corpo umano, composto da membra ben determinate,
cioè, in un signolo corpo, non ci sono due teste come non ci sono
due peni o due vulve o 4 occhi ma ci sono le membra che tutti conosciamo
disposte come conosciamo...

se ci piace individuare le varie membra potremo dire che il cuore ed il seno
ed il grembo sono dati (al corpo unico che è la famiglia) dalla donna/madre,
che le braccia e le gambe dall'uomo/padre che gli occhi dai figli eccetera...
divertitevi come volete tanto è un esempio stupido, un giochino...

Se a questo corpo viene a mancare un braccio o tutte e due le gambe
o tutti gli arti assieme sempre corpo rimane anche se con gravi e irrimedianili
mutilazioni.

Se, invece, si formasse un corpo con due peni, due vulve, 8 braccia, 1 occhio
tranta orecchie beh! non sarebbe "corpo" né "famiglia".

Potrebbe essere senz'altro meglio del "corpo famiglia" ma non è, né sara mai,
la stessa cosa.

E qui, secondo me, sta il punto. Io mi batterò fino alla morte perché il corpo
con due peni abbia le possibilità di vita del corpo con uno solo ma lui stesso sa già
che non potrà avere le stesse cose così come le stesse cose
non le può avere il corpo che ha perso gli arti.

Io ho tre figli e se dessi ad ognuno le stesse cose sarei un mostro!
Perché la prima cosa he ho imparato da padre è che i figli sono
DIVERSISSIMI fra di loro!
Forse una delle mie figlie non vorrà avere figli, l'altra ne vorrà 10,
eccetera così come oggi scelgono studi diversi, divertimenti diversi,
letture diverse ecc...

Mi fanno un po' ridere quelle persone che sono per la diversità
in natura, per le diversità etniche eccetera, e giustamente!
ma poi le stesse persone sono per l'ugauglianza spinta degli uomini!
Sono forse come quelli che si sono indignati per le battute di spinoza
su un disabile (Bosso) eppoi magari parcheggiano negli spazi per
i disabili o le donne con il pancione!

Quello che dici, Eli, sull'omosessualità in natura forse è giusto,
anche se io ho dati diversi, ma in natura la procreazione è affidata
solo (a parte forse le amebe di nome e di fatto!) ed unicamente
ad eterosessuali e che eterogeneità usa la natura!

La natura usa il rapporto sessuale fra sessi diversi perché è il sistema
più perfetto che la natura stessa abbia inventato.
Sì certo, ci sono dei casi (di nuovo le amebe) diversi ma in tutte
le creature superiori, diciamo almeno superiori ai vermi, questo
non è ed anzi anche negli alberi più maestosi viene
usato questo semplice sistema.

MA non ti peoccupare,c ome ho già scritto, la voglia o lo "spirito"
della procreazione ce l'ha messo dentro Dio (o gli alieni) e non possiamo
coprirlo, quindi "keep calm" and "stay tuned" che vedrai
che le "unioni civili" alla fine sorprenderanno più te e quelli che
oggi portano l'arcobaleno che me ed i cattolici "mangiaostie" come me.

ciao

RA

Unknown ha detto...
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Eli ha detto...



Per la signora Sonia,

concessioni autobiografiche. Non sono una professoressa, anch'io ho il solo diploma.
Ma se scrivo, cerco di scrivere correttamente, per rispetto di chi legge e di chi ospita. E della lingua italiana, già notevolmente bistrattata sui blog.


Ma lei che fa? Lancia il sasso e ritira la mano?
E' lei che mi attacca, e poi fa la vittima?
Pubblico un commento, e mi contesta.
Rispondo a Roberto, e mi ri-attacca.
Ma non è capace di pubblicare la sua opinione rispettando quelle degli altri?
Allora mi sono divertita ad ironizzare, perché era tanto tempo che non mi divertivo così.
Ma ora basta, lei mi tedia in verità.
Non risponderò più alle sue provocazioni.

Unknown ha detto...
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